12 April, 2002

Mentre le televisioni e la stampa bombardano, i girotondi diventano ... "conservatori". Osservate il livore di questo articolo pubblicato su Il Corriere della Sera. Piccolo commento: i motivi per cui chi è nella scuola è in disaccordo con la controriforma sono stati detti in tutti i modi possibili e non certamente attraverso slogan... Il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione ha recentemente espresso il parere contrario con un voto contro su 75 (!)(Berlusconi: tutti comunisti e bugiardi...), motivandolo ampiamente. Che si vuole di più? Perché prendersela con i girotondi e quant'altro?

Domande a chi farà il girotondo sulla riforma Moratti

LA SCUOLA DEI CONSERVATORI

di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI

Come in una novella di Borges, a giocare sulla riforma della scuola si è persa memoria della posta sul tavolo. Intanto generazioni prive di scuola riformata si avvicendano sui banchi. Contro l’ultima proposta, il sabato protestatario ci regala un girotondo, convocato davanti al ministero romano della Pubblica Istruzione. Trastevere è sempre lieto nel fine settimana. Saprà vivere in allegria anche questa occasione. Ma la sostanza della vicenda è triste. Non si riesce a superare la coazione a ripetere slogan e rabbia e non si trova il modo di scendere alla materia del contendere. Se l’obiettivo è correggere, suggerire, contestare e avanzare formule alternative, non si vede perché affidarsi allo strumento sincopato delle magliette e degli striscioni.
Se la strategia di fondo non è poi ottenere la migliore riforma possibile, ma affondare con strumenti extraparlamentari l’iniziativa del ministro Moratti, l’obiettivo non coincide con gli interessi di studenti, genitori e professori.
Nell’antica Roma i girotondi dei «circum- celliones» erano la fase più irrazionale e incendiaria delle rivolte degli schiavi.
Gli innocui girotondi stradali della Roma moderna non hanno schiavi e non hanno incendi. Sono un modo, se si vuole gentile, di manifestare dissenso. Ma talvolta mostrano una contraddizione, vogliono il meglio ma parrebbero disinteressarsi dell’esistente da migliorare. Poiché nessuno intende, ne sono certo, intimidire la Moratti, non si capisce perché domani mattina, anziché girare intorno al Palazzo vuoto nel quale il ministro ha promesso di restare a lavorare, registi, scrittori, professori e genitori non salgano le scale in pacifica delegazione oppure uno per volta, e non si facciano illustrare alcuni punti contesi della riforma per poi avanzare proposte alternative.
Si possono chiarire cose come queste: 1) Anticipazione della scuola dell’infanzia a due anni e mezzo per le materne e a cinque e mezzo per le elementari. Sgretola il monopolio privato delle «primine» a vantaggio della centralità della scuola pubblica. E’ una novità osteggiata da sinistra, in mezzo agli slogan: «La Moratti svende la pubblica istruzione ai privati».
2) Regionalizzazione del percorso formativo, parallelo a quello liceale, regionalizzazione obbligata dalla modifica del titolo Quinto della Costituzione. Questa trasformazione costituzionale, recepita dal progetto Moratti, fu voluta dalla sinistra e confermata dal referendum sostenuto dalla sinistra. Eppure gli slogan gridano: «La Moratti si arrende a Bossi». La resa appartiene ad altra stagione politica.
3) «Date una bacheca leggibile in ogni scuola», chiede da tempo la scienza della comunicazione come premessa ai cambiamenti. Hanno bisogno di maggiori illustrazioni dei contenuti la gente dei girotondi, gli intellettuali che firmano i manifesti, ma soprattutto le famiglie. Eppure viene definita una scorrettezza propagandistica la redazione di una guida che si propone di illustrare i contenuti dell’intera riforma.
4) Buona logica suggerirebbe di tenere separata la fase dell’approfondimento delle novità da quella della protesta per la condizione attuale della scuola, che precede la riforma. La legge non può essere blindata né dalle enfasi di chi la propone né dai preconcetti di chi la respinge. Fra i suoi obiettivi afferma di avere quello di dare dignità contrattuale e finanziaria al mestiere di insegnare.
Si acceleri quindi il momento della verifica di questa promessa senza rifugiarsi in nicchie di conservazione.
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E intanto nasce un altro coordinamento a Vicenza, notizia su Il Giornale di Vicenza...

Un fronte unico composto, fra gli altri, dagli istituti Fogazzaro, Quadri, Fusinieri, Montagna
[]In diciassette contro la Moratti
Un coordinamento a difesa della scuola pubblica e pluralista

di Anna Madron


L'unione fa la forza. Devono aver pensato così le scuole vicentine, gran parte istituti superiori, che si sono trovate intorno ad un tavolo per discutere della riforma Moratti. Decidendo che non è il caso di restare spettatori silenziosi ma che è tempo di far sentire la propria voce, prima che sia troppo tardi. E così, dopo riunioni e confronti, è nato, giusto l'altro ieri, un coordinamento formato da 17 istituti (tra cui due comprensivi, il 3 e il 9), decisi a formare un fronte unico e compatto per ribadire dubbi e dissensi su un disegno di legge destinato a cambiare profondamente il volto della scuola italiana.
A dire il vero non è la prima volta che le perplessità vengono a galla nelle scuole cittadine. Il Fogazzaro, qualche tempo fa, aveva messo a punto un documento articolato che era stato poi distribuito agli alunni della scuola di contrà Burci. E il Quadri ne aveva seguito le orme, mettendo per iscritto una serie di "no" alla riforma, sottoscritti da oltre novanta docenti del liceo scientifico di via Astichello. Il malumore, insomma, non è certo mancato da quando il ministro ha illustrato, a più riprese, la rivoluzione che investirà il mondo della scuola nei prossimi anni «Solo che non tutti gli istituti hanno espresso la loro protesta in documenti o volantini, come nel caso del Fogazzaro - spiega Marina Carta, insegnante di filosofia nella scuola di contrà Burci - per questo abbiamo deciso di unirci e ribadire le nostre posizioni attraverso una voce unica». Tutti per uno, insomma. E così ad aderire a questa "campagna" contro la Moratti si sono schierati, tra gli altri, gli istituti Fogazzaro, Quadri, Boscardin, Fusinieri, Da Schio, Montagna, Pigafetta oltre a due istituti comprensivi, il 9 e il 3, diretti rispettivamente da Giovanni Colpo e Lorenzo Remonato.
«A conferma del disagio profondo in cui vive anche la scuola di base»", osserva Marina Carta. Che annuncia le prossime mosse del coordinamento, ufficialmente costituitosi martedì durante l'ennesimo incontro tra insegnanti. «Abbiamo preparato un volantino - spiega Carta - in cui sono stati riassunti quelli che a nostro avviso sono i passi falsi della riforma, dalla separazione drastica tra istruzione e formazione alla riforma degli organi collegiali ai tagli sul personale. Lo distribuiremo sabato mattina davanti alle scuole, in modo che ancora una volta le famiglie prendano atto dei pericoli che incombono sulla scuola pubblica». Un primo passo, prima di quella che sarà la protesta ufficiale di tanti prof: lo sciopero del 16 aprile prossimo, indetto da Cgil e Cisl, in cui, proprio nel Veneto, l'indice verrà puntato anche contro i tagli degli organici. E mentre ci si prepara a scendere in piazza, il neonato coordinamento coltiva il proposito di aprire un sito Internet e una casella di posta elettronica per dialogare con le scuole di altre province. «A Padova esistono già iniziative simili - spiega l'insegnante del Fogazzaro - alcuni docenti hanno persino pubblicato sulla stampa locale, a loro spese, inserzioni in cui dichiarano la loro contrarietà al disegno Moratti».
Ma in cantiere ci sono anche incontri con i genitori e un convegno pubblico, probabilmente a conclusione dell'anno scolastico, a cui prenderanno parte i rappresentanti di tutti gli istituti della città. Parola d'ordine mobilitazione, insomma. E Vicenza ci sta. «La battaglia è contro una riforma che non piace e non convince - ribatte Marina Carta - e a favore di una scuola pubblica, laica e pluralista».

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E il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione boccia con un voto contro su 75 la controriforma Moratti, tra i tanti riportiamo l'articolo apparso su La Stampa:

Il Consiglio nazionale contesta il ricorso alla delega
Sotto accusa, la parziale regionalizzazione dei programmi e la creazione di istituti di serie a e b
Scuola, «bocciata» la riforma Moratti ( La Stampa dell’ 11 aprile 2002)

In dodici pagine il Consiglio nazionale della Pubblica istruzione (Cnpi) - il più alto organo di rappresentanza della scuola - boccia la riforma Moratti. Il testo non è ancora di pubblico dominio (dovrebbe diffonderlo oggi il ministro stesso, anche se sono circolate alcune copie «pirata») ma le critiche riguardano soprattutto il ricorso alla delega, il doppio canale tra istruzione e formazione, la regionalizzazione di una parte dei programmi. Il Cnpi è il più alto organo collegiale della scuola, ed è eletto con gli stessi criteri di tutti gli altri: si costituiscono delle liste, in genere collegate a sindacati e associazioni professionali, e con questo sistema vengono eletti a questa specie di «parlamentino» dell´istruzione, i rappresentanti di tutte le categorie, quindi insegnanti e presidi, ispettori e bidelli, personale amministrativo e tecnici. In totale il Consiglio è costituito da 75 componenti, di cui una settantina eletti e gli altri nominati dal Cnel e dall´amministrazione stessa. Presidente è il ministro che, quindi, ieri pomeriggio ha assistito all´impietosa disamina della sua riforma. Le critiche mosse dal Cnpi sono di due generi: di metodo (soprattutto) e di merito. Cominciamo con il metodo. Il Consiglio è chiamato dal ministro ad esprimere pareri oppure, di sua iniziativa, può decidere di darne. L´opinione così espressa non è vincolante ma - è stato fatto notare al «presidente-ministro» - ha un senso se chiesta preventivamente. In questo caso, invece, il Consiglio ha contestato di essere stato convocato sulla riforma solo il 25 febbraio, quando cioè i giochi erano fatti, nel senso che il governo aveva già definito un disegno di legge e aveva anche deciso di affidarlo ad una delega. Ieri quindi il Cnpi ha votato un documento nel quale si sottolinea che non verrà espresso sul disegno di legge di riforma, né un parere positivo né uno negativo, appunto per quei problemi di «metodo» di cui sopra. Il senso è: «Non ci avete consultato prima e adesso che volete che diciamo?» Ciò nonostante i componenti eletti del Cnpi non hanno rinunciato a esprimere alcune valutazioni di merito. Una commissione si è occupata nelle scorse settimane di stilare il «cahier de doléances» che ieri è stato letto - presente il ministro - e votato praticamente all´unanimità, nel senso che su 75 rappresentanti ci sono stati un solo voto contrario e quattro astenuti. Le lamentele sono varie e anche molto tecniche. Vale la pena di sottolineare però quattro punti:
1. Il ricorso alla delega che sottrae la riforma ad un libero dibattito incanalandola entro uno schema rigido;
2. L´anticipo delle scuole materna ed elementare dato come un semplice servizio su domanda delle famiglie, senza un adeguato intervento pedagogico mirato al bambino;
3. La parziale regionalizzazione dei programmi che costituisce una frattura nel tessuto unitario del percorso didattico e dà adito a esasperazioni territoriali e partitarie;
4. Il doppio canale istruzione-formazione che «inevitabilmente» riproporrà una classificazione tra scuole di serie A e B.
Non si tratta di critiche inedite. Peraltro, anche un sondaggio commissionato dallo Snals, il maggior sindacato autonomo della scuola, e illustrato ieri nel corso di un convegno, ha dimostrato una sostanziale perplessità degli intervistati (64 mila docenti) su alcune questioni ancora aperte della riforma: il 74 per cento, per esempio, non approva il ricorso alla delega e il 90 per cento è preoccupato per l´incertezza delle risorse economiche di cui la riforma potrà usufruire.

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Il depliant agli italiani per spiegare le magnifiche sorti progressive della riforma NON uscirà domani come previsto ma fra 15-20 giorni...
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