12 February, 2002

 

Un articolo di Sgarbi su Repubblica fa vedere come abbia perso ancora una volta la grande possibilità di stare zitto. Quello che si capisce è che la scuola è inutile e dannosa, quindi fa bene la Moratti ad abbassarne il valore culturale d'insieme. La cultura uno se la fa da se. Leggete, leggete, è ... istruttivo. Tenete poi presente che Sgarbi, proprio in materia di arte ha commesso notevoli svarioni, cito a memoria uno svarione rispetto a una immagine di Madonna che Sgarbi riteneva autentica e di cui si sorprendeva non venisse fatta citazione e la secca smentita della sovraintendenza alle belle arti della Liguria: tutti sapevano da tempo che era un falso...

Risposta a de seta sulla storia dell´arte trascurata a scuola BRAVA MORATTI STUDIARE FA MALE VITTORIO SGARBI

Alle comprensibili preoccupazioni di Cesare De Seta, che mi chiama in causa per lamentare l´incredibile e intollerabile assenza di qualunque riferimento alla storia dell´arte nella riforma della scuola proposta dal Ministro Moratti, vorrei opporre qualche osservazioni consolatoria. De Seta è un uomo troppo fine per compiacersi della doppia retorica della critica al Ministro e dello stupore per l´imbarazzante silenzio dei queruli critici. Egli mostra di indignarsi anche per non aver udito nessuna voce di «dissenso o di imbarazzo». Pensa così di interpretarli, il dissenso e l´imbarazzo, rivolgendosi al ministro Urbani per chiedergli se non crede (come non può non credere), «che per tutelare il nostro patrimonio d´arte sia indispensabile educare non i giovani, ma i bimbi al fine di conoscere e amare le meraviglie che sono intorno», e a me, addirittura, di «strattonare» la Moratti con l´energia che, bontà sua, mi riconosce.
Dovrò deluderlo. Io ringrazio il ministro Moratti non per avere escluso storia dell´arte dall´insegnamento scolastico, ma per averla dimenticata. Il suo è un merito inconsapevole e passivo. Mi spiego: i valori dell´arte e della bellezza devono coincidere con la più lussuosa delle libertà: la libertà del piacere. Molti di noi, che amano la pittura, la scultura, l´architettura, sono piuttosto distratti dalla fisica, dalla botanica, perfino dalla matematica; quando non assolutamente ignoranti. Eppure non ne sentono la dolorosa mancanza. Mai sentito un botanico reclamare la responsabilità dello Stato e l´ignoranza degli italiani in materia di piante e di fiori. In compenso sono tanti i cultori della poesia, non certo per averla studiata a scuola. Gli amanti dell´arte, in età adulta, disertano le discoteche, per frequentare le pinacoteche. Il vero stimolo e la piena soddisfazione sono perché nessuno li costringe. E mentre le gite scolastiche servono a non vedere i musei, i viaggi e le visite alle mostre sono motivo di straordinario piacere e divertimento.
Perché faccio queste considerazioni? Perché non mi risulta che l´obbligo dei classici greci, latini e italiani nelle scuole abbia favorito l´amore per la letteratura. Le penose trasmissioni sui libri, in televisione, cercano di rendere gradevole la lettura (che è un puro piacere) coniugandola con i quiz. Volgare espediente. Ha in realtà ragione Perec quando scrive che alcuni verbi, pur non essendo grammaticamente irregolari, non consentono l´imperativo. Amare. Sognare. E anche leggere. Come dire a qualcuno: «Ama!», «Sogna!»? Nulla di peggio per la poesia che essere «materia scolastica obbligatoria», argomento di interrogazione (verifica non molto diversa dai quiz). Il risultato è che nessuno, se non per ragioni professionali, dopo la scuola dell´obbligo legge Petrarca, Ariosto Tasso, Parini, Manzoni, Alfieri; neppure Boccaccio. E vedi che fine ha fatto la «Cavallina Storna»!
Sarà la difficoltà della lingua letteraria. Ma sarà, forse, soprattutto l´essere stati costretti a leggere senza una curiosità o uno stimolo individuale. Così si è ucciso Manzoni di cui nessuno credo abbia comprato i «Promessi Sposi» se non come «libro di testo»: ovvero l´opposto di libro. Temo che il residuo e improvviso, imprevedibile, amore per Michelangelo, Giotto, Pontormo, Caravaggio, per non parlare di Modigliani, Klimt, Schiele, finirebbe con lo svanire se invece di cercare le opere di questi autori sui cataloghi e nelle mostre dovessimo soffrirli come la matematica, la fisica, la geografia, la letteratura latina. Nessuno è pratico di geografia per averla studiata a scuola. Allora, mentre capisco i tormenti di De Seta, gli dico: ringraziamo la Moratti che, senza volerlo, ha lasciato in libertà i nostri amatissimi artisti. Non li ha resi prigionieri della scuola.
Io, al Liceo, non provato il minimo interesse per la storia dell´arte. Mi sembrava insopportabile. All´Università l´ho scelta appassionatamente, seguendo le lezioni di Francesco Arcangeli, la sua capacità di seduzione. Cosa direbbe De Seta, sapendo che l´arte è (per un tempo che supera la nostra vita) come la bellezza (troppo più breve) di una donna, se lo volessero costringere a fare l´amore? Ecco: l´unico rapporto possibile con l´arte è un rapporto amoroso. E sempre dopo l´orario delle lezioni. Per libera scelta. Non può essere imposto: deve essere desiderato, ricercato, conquistato, fuori della scuola. Si può vivere anche senza conoscere Simone Martini. O De Seta è convinto che lo studio degli scrittori, a scuola, abbia migliorato l´uso ordinario della lingua italiana? Non sente come parlano gli italiani che hanno frequentato, per lunghi anni, la scuola dell´obbligo (inquietante formula)? Anche i suoi amati Francesco De Sanctis e Benedetto Croce, grandissimi letterati, rivelano la forza delle passioni e del capriccio proprio nel loro poco o nullo amore per le arti figurative. Così va il mondo.
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Così va il mondo caro Sgarbi. E si riconosce subito chi ha studiato e chi non ha studiato....


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