Un articolo di Sgarbi su Repubblica fa vedere come abbia perso ancora una volta la grande possibilità di stare zitto. Quello che si capisce è che la scuola è inutile e dannosa, quindi fa bene la Moratti ad abbassarne il valore culturale d'insieme. La cultura uno se la fa da se. Leggete, leggete, è ... istruttivo. Tenete poi presente che Sgarbi, proprio in materia di arte ha commesso notevoli svarioni, cito a memoria uno svarione rispetto a una immagine di Madonna che Sgarbi riteneva autentica e di cui si sorprendeva non venisse fatta citazione e la secca smentita della sovraintendenza alle belle arti della Liguria: tutti sapevano da tempo che era un falso...
Risposta a de seta sulla storia dell´arte trascurata a scuola BRAVA MORATTI STUDIARE FA MALE VITTORIO SGARBI
Alle comprensibili preoccupazioni di Cesare De Seta, che mi chiama in causa
per lamentare l´incredibile e intollerabile assenza di qualunque riferimento
alla storia dell´arte nella riforma della scuola proposta dal Ministro
Moratti, vorrei opporre qualche osservazioni consolatoria. De Seta è
un uomo troppo fine per compiacersi della doppia retorica della critica al
Ministro e dello stupore per l´imbarazzante silenzio dei queruli critici.
Egli mostra di indignarsi anche per non aver udito nessuna voce di «dissenso
o di imbarazzo». Pensa così di interpretarli, il dissenso e l´imbarazzo,
rivolgendosi al ministro Urbani per chiedergli se non crede (come non può
non credere), «che per tutelare il nostro patrimonio d´arte sia
indispensabile educare non i giovani, ma i bimbi al fine di conoscere e amare
le meraviglie che sono intorno», e a me, addirittura, di «strattonare»
la Moratti con l´energia che, bontà sua, mi riconosce.
Dovrò deluderlo. Io ringrazio il ministro Moratti non per avere escluso
storia dell´arte dall´insegnamento scolastico, ma per averla dimenticata.
Il suo è un merito inconsapevole e passivo. Mi spiego: i valori dell´arte
e della bellezza devono coincidere con la più lussuosa delle libertà:
la libertà del piacere. Molti di noi, che amano la pittura, la scultura,
l´architettura, sono piuttosto distratti dalla fisica, dalla botanica,
perfino dalla matematica; quando non assolutamente ignoranti. Eppure non ne
sentono la dolorosa mancanza. Mai sentito un botanico reclamare la responsabilità
dello Stato e l´ignoranza degli italiani in materia di piante e di fiori.
In compenso sono tanti i cultori della poesia, non certo per averla studiata
a scuola. Gli amanti dell´arte, in età adulta, disertano le discoteche,
per frequentare le pinacoteche. Il vero stimolo e la piena soddisfazione sono
perché nessuno li costringe. E mentre le gite scolastiche servono a
non vedere i musei, i viaggi e le visite alle mostre sono motivo di straordinario
piacere e divertimento.
Perché faccio queste considerazioni? Perché non mi risulta che
l´obbligo dei classici greci, latini e italiani nelle scuole abbia favorito
l´amore per la letteratura. Le penose trasmissioni sui libri, in televisione,
cercano di rendere gradevole la lettura (che è un puro piacere) coniugandola
con i quiz. Volgare espediente. Ha in realtà ragione Perec quando scrive
che alcuni verbi, pur non essendo grammaticamente irregolari, non consentono
l´imperativo. Amare. Sognare. E anche leggere. Come dire a qualcuno:
«Ama!», «Sogna!»? Nulla di peggio per la poesia che
essere «materia scolastica obbligatoria», argomento di interrogazione
(verifica non molto diversa dai quiz). Il risultato è che nessuno,
se non per ragioni professionali, dopo la scuola dell´obbligo legge
Petrarca, Ariosto Tasso, Parini, Manzoni, Alfieri; neppure Boccaccio. E vedi
che fine ha fatto la «Cavallina Storna»!
Sarà la difficoltà della lingua letteraria. Ma sarà,
forse, soprattutto l´essere stati costretti a leggere senza una curiosità
o uno stimolo individuale. Così si è ucciso Manzoni di cui nessuno
credo abbia comprato i «Promessi Sposi» se non come «libro
di testo»: ovvero l´opposto di libro. Temo che il residuo e improvviso,
imprevedibile, amore per Michelangelo, Giotto, Pontormo, Caravaggio, per non
parlare di Modigliani, Klimt, Schiele, finirebbe con lo svanire se invece
di cercare le opere di questi autori sui cataloghi e nelle mostre dovessimo
soffrirli come la matematica, la fisica, la geografia, la letteratura latina.
Nessuno è pratico di geografia per averla studiata a scuola. Allora,
mentre capisco i tormenti di De Seta, gli dico: ringraziamo la Moratti che,
senza volerlo, ha lasciato in libertà i nostri amatissimi artisti.
Non li ha resi prigionieri della scuola.
Io, al Liceo, non provato il minimo interesse per la storia dell´arte.
Mi sembrava insopportabile. All´Università l´ho scelta
appassionatamente, seguendo le lezioni di Francesco Arcangeli, la sua capacità
di seduzione. Cosa direbbe De Seta, sapendo che l´arte è (per
un tempo che supera la nostra vita) come la bellezza (troppo più breve)
di una donna, se lo volessero costringere a fare l´amore? Ecco: l´unico
rapporto possibile con l´arte è un rapporto amoroso. E sempre
dopo l´orario delle lezioni. Per libera scelta. Non può essere
imposto: deve essere desiderato, ricercato, conquistato, fuori della scuola.
Si può vivere anche senza conoscere Simone Martini. O De Seta è
convinto che lo studio degli scrittori, a scuola, abbia migliorato l´uso
ordinario della lingua italiana? Non sente come parlano gli italiani che hanno
frequentato, per lunghi anni, la scuola dell´obbligo (inquietante formula)?
Anche i suoi amati Francesco De Sanctis e Benedetto Croce, grandissimi letterati,
rivelano la forza delle passioni e del capriccio proprio nel loro poco o nullo
amore per le arti figurative. Così va il mondo.
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Così va il mondo caro Sgarbi. E si riconosce subito chi ha studiato
e chi non ha studiato....