Mi scuso dell'interruzione della rassegna stampa quotidiana dovuta a ... problemi tecnici e vi scodello subito cosa dice comunione e liberazione, articolo su Il Corriere di Brescia....
Docenti a convegno, al Sancarlino, con relazioni di Giuseppe Meroni, Enrico
Gori e Giuseppe Bertagna
Scuola, la scommessa degli insegnanti
Identità, qualità e nuovo stato giuridico per dare sostanza
alla riforma
La scuola cambia. Ma può cambiare senza gli insegnanti? Quale ruolo
e quale identità del corpo docente dentro il nuovo orizzonte educativo
proposto dal ministro Moratti? Saranno attori o semplici comparse sul nuovo
palcoscenico scolastico? Sono queste alcune delle domande che hanno percorso
il convegno, organizzato dallassociazione Diesse (Didattica ed innovazione
scolastica), tenutosi ieri al Sancarlino, alla presenza di numerosi insegnanti
bresciani. Centrale il tema scelto: «La scuola che cambia: quale professione
do- cente?». Aperto dal saluto dellassessore provinciale alla
Pubblica Istruzione, Roberto Faustinelli, e del neo-nominato dirigente dellUfficio
scolastico provinciale Giuseppe Colosio, il convegno sè snodato
intorno a tre grandi temi: lidentità dellinsegnante, sviluppata
da Giuseppe Meroni, presidente nazionale di Diesse; il progetto di riforma,
presentato da Giuseppe Bertagna, padre del disegno adottato dal ministro Moratti;
gli strumenti della valutazione della qualità, affrontati da Enrico
Gori, presidente del Comitato tecnico scientifico dellIstituto Nazionale
per la valutazione dei sistemi di istruzione.
Lidentità
Innanzitutto il nodo: chi è linsegnante. Quale il suo compito?
Quale la sua identità dentro un orizzonte culturale (e dunque educativo)
caratterizzato dal terrore della certezza, da un infinito processo di ricerca
che diviene fine a se stes- so? Non è forse, lidentità
dellinsegnante, legata al significato profondo della missione di colui
che, a partire dal proprio rapporto col reale, introduce lo studente al significato
stesso della realtà. Giuseppe Meroni ha insistito su questo «a
priori» determinante, che a catena ha provocato perdita di senso della
propria missione, autosvalutazione, mancanza di identità sociale. Tutti
elementi - ha detto il presidente di Diesse - che si sono accompagnati ad
unoperazione culturale e sindacal-politica tesa a ridurre linsegnante
ad uno stato di «minorità mentale, di subalternità culturale».
Una situazione insostenibile - ha detto Meroni - cui occorre reagire. Innanzitutto
rivendicando un «nuovo statuto giuridico dellinsegnante»,
che nasca dai docenti e senza vincoli contrattuali. Nuovo statuto e, insieme,
nuova capacità di percorsi culturali comuni che pongano il docente
al centro del cammino di ricerca del vero che nella scuola si vive. Tutto
questo presuppone il superamento della dimensione individualistica dellinsegnante
per passare ad una nuova, fondamentale dimensione comunitaria e associativa.
Nella nuova scuola
Ed eccola la nuova scuola, delineata da Giuseppe Bertagna, incentrata sulla
persona e, dunque, sulla personalizzazione dei percorsi educativi, in cui
alunno e famiglia divengono protagonisti e corresponsabili dei processi formativi.
Nuova scuola che richiederà tempi lunghi e una buona dose dimpegno
e di cratività e che tuttavia - ha spiegato il protagonista della riforma
- supera lastrazione degli antichi programmi per entrare nel vivo dellesperienza
umana di ciascuno, per comprendere prima e poi rispondere alle esigenze di
crescita, e dunque di senso, dello studente. Secondo caratteristiche proprie,
secondo percorsi propri. Si tratta - lascia intendere Bertagna - di una grande
sfida, ma insieme di una grande possibilità per linsegnante,
chiamato a ripensare radicalmente il proprio ruolo e a diventare fulcro di
un processo educativo complesso ed insieme entusiasmante. Costruzione di profili
educativi e professionali da conseguire, articolazione in obiettivi specifici
di apprendimento e loro definizione, costruzione di profili personali in dialogo
con la famiglia e dentro un orizzonte comunitario definito: queste le prime
grandi sfide che attendono il corpo insegnante nella nuova scuola. Un cammino
umano e culturale inedito che prevede, ad esempio, linedita figura del
tutor, che seguirà lalunno dalla prima elementare alluniversità
e costruirà, dopo un check-up iniziale, il percorso per il raggiungimento
degli obiettivi. E lo farà con la famiglia chiamata a partecipare alla
costruzione delliter scolastico del figlio. Un cammino che - ha concluso
Bertagna - aprirà spazi nuovi anche alla carriera degli insegnanti.
La valutazione
Come valutare la bontà di un sistema, la positività di un processo,
il livello di qualità di una scuola? Sulla scorta delle esperienze
europee, è spettato ad Enrico Gori illustrare alcune ipotesi di lavoro
utili alla costruzione di un sistema di valutazione dei percorsi educativi.
Sistema che appare come risultato dellinterazione di diversi processi.
Uno interno: la valutazione dellalunno nelle sue fisionomie formative
e sommative; uno esterno, di rendicontazione del sistema scuola, con particolare
attenzione al «valore aggiunto» di ogni singolo istituto, inteso
come capacità di portare ogni studente, in condizioni di partenza date,
a livelli di qualità sempre più alti. Unanalisi - ha spiegato
Gori - che necessita di indicatori sempre più precisi e universali,
capaci di offrire il quadro della situazione di ogni singola scuola e di renderlo
confrontabile nel e con lintero sistema. Quella che si delinea - ha
concluso Meroni - è dunque una grande sfida, per lintera scuola,
ma innanzitutto per linsegnante. Senza il concorso della sua umanità,
non solo nessuna riforma della scuola è possibile, ma viene a cadere
lidea stessa di educazione. Dunque la scuola stessa. Giacomo Scanzi
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Mentre a Parma si è discusso sulla delega che viene presentata in parlamento dalla Moratti, articolosu La Gazzetta di Parma....
Dibattito sulla riforma Moratti Soliani: «La scuola
del futuro al centro della politica» La proposta di legge sulla riforma
scolastica del ministro Letizia Moratti è stata al centro del dibattito
tenutosi ieri pomeriggio al cinema Astra. Un incontro al quale hanno partecipato,
oltre ai tanti docenti, dirigenti scolastici e studenti, anche la senatrice
Maria Grazia Pagano, della commissione Istruzione del Senato, l'assessore
regionale alla Formazione Mariangela Basatico e la candidata sindaco del centrosinistra
Albertina Soliani. Futuro della scuola pubblica, del corpo docente e tagli
organici del personale le tematiche emerse dalle domande che gli intervenuti
hanno rivolto ai relatori.
«Il disegno di legge sulla riforma scolastica - ha spiegato la Pagano
- è in discussione al Senato in questi giorni: mercoledì ci
sarà la discussione generale e poi passeremo alle audizioni. La situazione
in cui ci stiamo muovendo in commissione è a dir poco paradossale:
tutte le associazioni intervenute, comprese quelle dell'area di destra, hanno
mostrato avversione al disegno di legge. Il risultato è un coro di
no all'aziendalizzazione della scuola che è preventivata dalla riforma:
l'unica associazione che ha rifiutato l'audizione è quella nazionale
dei presidi. La futura fase sarà quella degli emendamenti. Attualmente
le nostre critiche sono rivolte più alla gestione ordinaria della scuola
che alle idee su quella del futuro: presenteremo presto una mozione su questo,
e non sul fantomatico disegno che la Moratti ha in mente». Poi la parola
è passata ad Albetina Soliani: un intervento duro, il suo, nel quale
ha parlato spesso della differenza tra cultura di destra e cultura di sinistra:
«Stiamo vivendo in un periodo - ha detto la senatrice - in cui la nazione
è governata dalla destra, non dobbiamo dimenticarlo. E proprio per
questo ho in mente una cosa riguardo alla scuola del futuro, alla scuola di
Parma: lavorare per reggere il sistema pubblico dell'istruzione, contro la
sua disgregazione e il suo disfacimento. No alla cultura aziendalistica e
tecnocratica. Il tema della scuola deve tornare ad essere al centro del dibattito
cittadino e di quello regionale».
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E su Il Piccolo di Trieste un documento firmato da insegnanti di Trieste contro la controriforma...
Riforma Moratti,
docenti in rivolta
I sottoscritti docenti di Trieste esprimono la loro totale contrarietà
alle proposte di riforma della scuola successivamente diffuse dal ministro
dellIstruzione Letizia Moratti. Protestano in primo luogo per lassenza
di informazione in ambito scolastico essendo completamente mancata qualsiasi
discussione negli organi collegiali, senza che una chiara documentazione fosse
messa a disposizione dei docenti. Protestano per lassenza di progetti
seriamente elaborati su basi culturali e pedagogiche, tanto che la stessa
proposta Bertagna, per quanto discutibile, sembra ormai accantonata. Protestano
per la riduzione del personale della scuola a cifra economica o a calcolo
matematico, evidente nelle ventilate riduzioni massicce di personale e nella
costituzione degli organici considerati in base al numero degli alunni e non
delle classi. Protestano per lipotizzato aumento dellorario dei
docenti, senza alcuna e adeguata contropartita economica. Nel merito delle
informazioni diffuse tramite la stampa si contesta: la scelta dei due canali,
di istruzione e di formazione, poiché prevede una discriminazione tra
cittadini evidentemente basata su criteri economici e censitari. La scelta
del percorso formativo in età precoce, attorno ai 13 anni. Labolizione
del tempo pieno gratuito, per sostituirlo con offerte di prolungamenti a pagamento.
Lindicazione di materie obbligatorie e altre facoltative, ma a richiesta
delle famiglie. Lincertezza determinata dalletà di inizio
dellobbligo scolastico (5 anni e mezzo - 6). Lincertezza nella
composizione e nelle prerogative degli organi collegiali. Laspetto peggiore
delle proposte del ministro Moratti riguarda: la totale assenza di indicazioni
sullarticolazione interna alle discipline; la mancanza di indicazioni
sulla ripartizione oraria delle discipline; la determinazione di quali istituti
rientrino nella categoria di «Liceo» e quali di «Istituto
professionale»; lincertezza dei metodi di valutazione (sia degli
studenti, che delle scuole stesse); la confusione traumatica tra ruolo dello
Stato e ruolo delle Regioni nel campo dellistruzione, nonché
tra scuola pubblica e scuola privata assistita finanziariamente dallo Stato.
Particolarmente grave risulta lincertezza dei rapporti tra scuola e
mondo del lavoro, di cui molto si parla (ma non nelle scuole) senza produrre
una linea programmatica trasparente e non penalizzante per la scola e soprattutto
per gli studenti e le studentesse. Infine se dalle scarne e mutevoli proposte
finora enunciate appare evidente la motivazione economica (un risparmio nel
bilancio dello Stato), altrettanto evidente è la mancanza di un piano
culturale, pedagogico, didattico a sostegno della scuola e della sua riforma.
I sottoscritti docenti esprimono infine profonda preoccupazione per lincertezza
globale sul ruolo della scuola nella formazione dei e delle giovani, per lorganizzazione
stessa dellistruzione pubblica e privata, per il rischio occupazionale
dei cittadini italiani nellEuropa di domani.
Luciana Rigotti,
Donatella Gerin, Silvio Marini, Gabriella Bologna, Furio Marsilli, Marisa
Giraldi, Serena Paolin, Loredana Maraspin, Antonio Di Pietro, Marialuisa Petrini,
Evelina Batagelj, Rosita Strona, Liliana Acciani, Laura Bobbio, Adriana Luglio,
Patrizia Bucco, Eddi Roncadin, Maura Marzotti, Monica Nicoli, M. Rita Busdon,
Adriana Macor, Franco Cecotti, Laura Sardella, Sirio Muscia, Alga Cosolini,
Giuliano Santoli, Damiana Crisman, Antea Aguiari, Gianfranco Orecchia, Claudio
Cianciolo, Guido Pesante, Mario Zucca, Elisa Iappelli, Marisa Giraldi, Nadia
Bolletti, Gerda Duca, Lorraine Colarich.
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Su Il Tirreno un documento di critica della controriforma ad opera di
insegnanti e genitori del consiglio di istituto di Certaldo...
I docenti
criticano
la «Moratti»
CERTALDO. Il consiglio di istituto dell'istituto comprensivo si è riunito
(c'erano numerosi genitori e insegnanti, il sindaco Rosalba Spini e l'assessore
alla pubblica istruzione Andrea Campinoti) per criticare alcuni aspetti della
riforma Moratti. Vari i punti su cui l'Istituto comprensivo e l'amministrazione
esprimono dissenso: il taglio degli organici, che comporta il numero eccessivo
di alunni per classe e una riduzione drastica delle classi a tempo prolungato
della media; la decisione di anticipare l'ingresso alla scuola di infanzia
ed elemetare. Nel mirino anche la distinzione tra il sistema dei licei e quello
dell'istruzione professionale, che rischia di creare una selezione irreversibile.
Preoccupa la forte riduzione dell'autonomia della scuola in favore di un accentramento
di tipo regionale: in discussione progetti che collegano scuola e territorio,
di particolare importanza nel contesto certaldese.
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