14 April, 2002

Discreto successo dei girotondi, articolo su La Repubblica.it...

Catene umane nelle maggiori città
Pochi i vip, tanta gente comune

L'Italia dei girotondi
sfila contro la Moratti
E a Roma fa una breve apparizione anche Nanni Moretti
"Mia madre è insegnante, se non venivo me le avrebbe date"

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ROMA - Tanti girotondi contro la riforma della scuola di Letizia Moratti si sono svolti oggi, nelle maggiori città italiane. Appuntamenti che hanno visto una discreta partecipazione popolare, ma tanti dei personaggi noti che avevano aderito - come Jovanotti, che avrebbe dovuto sfilare nella capitale - hanno dato forfait. Anche Nanni Moretti si è limitato a una breve apparizione, sempre a Roma, dove la catena di gente che si teneva per mano ha circondato il ministero dell'Istruzione: "Non potevo non esserci - ha detto il regista, già protagonista dei girotondi davanti a Palazzo di Giustizia e davanti alla Rai - i miei genitori sono entrambi insegnanti: se non fossi venuto qui mia madre me le avrebbe date".

"Non faccio e non farò mai il politico - ha continuato - anche se con questi girotondi in qualche modo l'abbiamo fatto. Eventi importanti non solo per il centrosinistra: credo abbiano avuto un'influenza positiva anche sugli elettori di destra perchè si tratta di battaglie di principio". Ecco allora come si è svolta la protesta in alcune delle città più importanti.

ROMA. Oltre cinquemila i partecipanti, malgrado la pioggia pomeridiana, che hanno sfilato al grido di "scuola pubblica". Tra i presenti i diessini Pietro Folena, Carlo Leoni, Vincenzo Vita, Giovanna Melandri, Walter Tocci, Alba Sasso, l' ex ministro della Pubblica istruzione Tullio De Mauro, il segretario nazionale della Cgil Scuola, Enrico Panini. Molti dei manifestanti hanno attaccato sul petto l'adesivo "Più scuola per tutti" del Cidi.

MILANO. Anche nel capoluogo lombardo il girotondo è stato bagnato dalla pioggia. Tremila persone hanno aderito, concentrandosi davanti all'istituto Carlo Cattaneo in piazza Vetra. C'erano l'ex ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer, i parlamentari dei Verdi Luigi Manconi e Fiorello Cortiana, il cantante Roberto Vecchioni. la manifestazione è stata preceduta da una parodia di Paola Cortellesi, che ha "interpretato" il ministro Moratti: "Saluto voi mentecatti che credete nella democrazia", ha detto, e "fra le tante cose che voglio fare privatizzerò le tabelline".

NAPOLI. Qui l'iniziativa è stata caratterizzata dalla presenza dei bambini: circa 500, accompagnati dai genitori, presenti in piazza del Gesù. La manifestazione, disturbata dalla pioggia caduta a tratti, si è svolta intorno all'obelisco dell'Immacolata, che i manifestanti hanno circondato per tre volte e davanti alla sede del Liceo Genovesi, uno dei più antichi della città. Alcuni partecipanti hanno esposto cartelli contro i finanziamenti alla scuola non statale.

GENOVA. C'erano alcune centinaia di persone, mentre i vip annunciati - Fabio Fazio, Dori Ghezzi, Ivano Fossati - hanno dato forfait. La sfilata di è svolta a piazza Matteotti: il girotondo è avvenuto intorno ad un gazebo che rappresentava la scuola pubblica. Dopo alcuni interventi di docenti, genitori e studenti, tutti i partecipanti si sono presi per mano, gridando slogan a sostegno della scuola pubblica e contro il governo Berlusconi.

BOLOGNA. Duemila persone - 500 secondo la Questura - si sono ritrovate a piazza Maggiore, dove è stata allestita una sorta di aula con vecchi banchi e alunni-manichini in cartone o in stoffa seduti, in rappresentanza di vari istituti cittadini indicati da cartelli. Un ragazzo poi si è messo in cattedra indossando prima la maschera del presidente del Consiglio e poi riparandosi il viso con un cartone su cui spiccava la foto del ministro della Pubblica Istruzione. A questo punto, sono partite le "torte" in faccia (piatti di plastica riempiti di schiuma da barba).

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Intervista all'ex ministro De Mauro al girotondo di Roma su Il Corriere della Sera...

L’INTERVISTA / L’ex ministro applaudito al corteo di Roma: vogliono smantellare l’istruzione pubblica

De Mauro: sarà la scuola dei cinque anni in uno a pagamento

ROMA - «Oggi quel portone è chiuso, ma presto in questo palazzo tornerà un buon ministro, e allora...». Allora cosa, professore? «Allora l’Italia avrà di nuovo una scuola pubblica della Repubblica e non una scuola privata della signora Moratti». Gli applausi dei girotondini sono tutti per lui, Tullio De Mauro, che tra gli applausi in tanti chiamano «ministro». Da responsabile dell’Istruzione a «girotondino». Che effetto le fa, professore?
«I girotondi sono una delle tante forme possibili. Quel che dispiace è che la riforma del centrosinistra, accettata dal 78 per cento degli insegnanti, come ha detto un sondaggio Eurispes, sia stata bloccata dal governo Berlusconi. Salvo poi ripescarne dei frammenti in modo contraddittorio».
Ora però di riforma ce n’è un’altra...
«Ed è pessima. La soppressione della componente esterna negli esami di Stato è un regalo alle miriadi di istituti privati che offrono cinque anni in uno a pagamento. Ed è gravissimo che il titolo conseguito in un qualsiasi istituto di lingue valga come una laurea delle università pubbliche.
E la ricerca?
«L’emendamento Tremonti prevede di decurtare ogni anno del 3 per cento fondi già miserabili. E intanto Paesi ben più poveri dell’Italia, come il Portogallo, si svenano per la medicina».
Pensa anche lei che la riforma voglia favorire le scuole private?
«Penso che voglia smantellare l’istruzione pubblica».
Con quale obiettivo?
«Creare un sistema di consumatori analfabeti».
Eppure a 13 anni si può scegliere, istruzione o formazione professionale.
«Appunto, si può scegliere se diventare cittadini di serie A o di serie B. Una scelta obbligata, in base alle possibilità economiche della famiglia di provenienza».
Riforma bocciata senza appello, quindi.
«Non tanto da me, quanto dal Consiglio della Pubblica istruzione. La Cdl aveva la maggioranza, eppure la riforma è stata respinta quasi all’unanimità. Sarei cauto nel dire che i giochi della Moratti sono fatti».
Ma la riforma è già in Parlament o, come fermarla?
«Bisogna parlare con il governo e con la maggioranza. Certo, quando il ministro Enrico La Loggia dichiara agli Stati generali che l’unica buona legge sarebbe abrogare tutta la legislazione scolastica, temo che si voglia cancellare cinquant’anni di lavoro».
I «girotondini» dicono che il progetto Moratti lede diritti sanciti dalla Costituzione. Concorda?
«La scuola pubblica è un diritto, e se è vero che la vogliono cancellare... Ma non si accorgono che c’è una distanza enorme tra il governo e il popolo, tra il ministro Moratti e la gente interessata a che l’istruzione sia un centro propulsivo della vita del Paese?».
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Altro articolo sempre sui girotondi di ieri, dal titolo edificante...

Presidi e maestre mano nella mano

Moltissimi rappresentanti delle scuole romane al girotondo intorno al ministero

Non mancava proprio nessuno ieri a rappresentare le scuole romane nel girotondo al ministero della Pubblica istruzione contro la riforma Moratti. Maestre elementari, insegnanti di scuola materna, presidi e docenti universitari saltellavano sorridenti stringendo la mano a una schiera composita e colorata di professori di medie e superiori. E se Jovannotti ha dato forfait, poco importa. L’ex ministro De Mauro è con loro. E Nanni Moretti non li ha traditi, anche se, come aveva annunciato, è comparso solo per un breve intervento. «Sono preoccupata per i tagli degli organici: ho 500 alunni, di cui 26 portatori di handicap - dice Donatella Trani, dirigente della scuola materna e elementare Carlo Pisacane in via dell’Acqua Bullicante - potrò garantire solo due classi a tempo pieno e oltretutto scade la qualità dei servizi educativi. Lancio un’allarme: stanno smantellando la scuola dell’infanzia, una perla del nostro ordinamento scolastico che tutto il mondo ci invidia».
Dall’asilo all’università, il no alla Moratti continua: «Mio figlio, che fa la terza media all’Esopo e il prossimo anno andrà al liceo classico è il motivo più importante per cui sono qui - spiega Serena Sapegno, docente di Letteratura italiana alla Sapienza - io ho avuto un’ottima educazione nella scuola pubblica e voglio dare a lui le stesse opportunità. Per quanto riguarda la mia materia, che non produce denaro, non otterrà incentivi. Oggi l’Italia segue degli esperimenti educativi che hanno già fallito in altri Paesi come l’America e l’Inghilterra».
Preoccupazione condivisa da Carlo Dionisi, ordinario di Fisica, sempre alla Sapienza. «In questo periodo sto lavorando a Chicago e ho davanti agli occhi un modello spaventoso che potrebbe rappresentare la nostra futura scuola: negli Stati Uniti se non hai i soldi sei tagliato fuori, ogni materia ha un costo. Il più alto è quello delle materie umanistiche. Ho un figlio che studia al liceo Tasso ma non posso farmi raggiungere negli Usa: per consentirgli di studiare latino e greco dovrei pagare centinaia di milioni».
Lucia Presta insegna Informatica all ’Istituto tecnico-industriale Armellini: «Non sono d’accordo sui contenuti appena "abbozzati" di questa rifor ma, che non ritengo nemmeno tale, ma soprattutto sulla "delega". Come si fa a delegare al governo una materia come la scuola che in un modo o nell’altro tocca la vita di tutti i cittadini? Dev’essere discussa dal Parlamento con il contributo di tutti».
È diffusa la condanna sull’età troppo precoce nella quale gli alunni debbono scegliere il percorso professionale o liceale. «Come si fa ad addossare a un ragazzino di 12-13 anni - interviene Laura Braccioli , professoressa di lettere alla scuola media Bramante - la responsabilità di decidere se andare a lavorare o continuare a studiare ? » Anche per Vito Conteduca, insegnante di inglese al Montale «stiamo regredendo, tornando a concetti pedagogicamente sbagliati che non c’erano nemmeno nella riforma del ’63. Anche se un giovane andrà a lavorare ai mercati generali, ha diritto a un’ educazione completa di tipo liceale, perché la scuola non ha solo il compito di crescere dei lavoratori, ma di formare dei cittadini, in una società democratica e pluralista».
Guido Troiano, studente di Giurisprudenza, è venuto da Cassino per unirsi al girotondo: «Non si può mettere sullo stesso piano, nelle chance di trovare un posto, l’insegnante della scuola pubblica, che ha un curriculum certificato e serio, con quello della scuola privata che non ha le stesse caratteristche formative». E se i governi passano, il malcontento per gli stipendi troppo bassi resta: «In Belgio gli insegnanti di prima nomina prendono quanto noi dopo 30 anni di insegnamento - denuncia Lucilla Negri, professoressa di inglese alla media Alfieri. E in questo clima, essere poco pagate equivale a essere poco considerate, sia dai ragazzi che dai genitori».
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Un dibattito a Parma della cisl provuinciale di Parma che si pone il problema delle proposte, articolo su La Gazzetta di Parma...

DIBATTITO—Tavola rotonda sul disegno di legge, che porta a dodici anni l'obbligo di studio La riforma Moratti all'esame della Cisl Scuola Sotto i riflettori il disegno di legge del governo sulla riforma della scuola. Un provvedimento che ripristina, rispetto al progetto dei governi dell'Ulivo, la distinzione tra elementari e medie, innalza l'obbligo scolastico a dodici anni complessivi e dà alle famiglie la facoltà di scegliere se far cominciare la scuola a cinque anni e mezzo e la materna a prima di tre. Il liceo dura cinque anni. In alternativa, gli istituti professionali.
Questi e molti altri sono i punti che il ministro dell'Istruzione Letizia Moratti ha presentato nel testo di Riforma scuola. Obiezioni e consensi, ma soprattutto obiezioni, sono stati protagonisti dell'incontro «Riforma scuola e sviluppo del Paese» organizzato da Cisl Scuola tenuto ieri pomeriggio all'Ipsia.
Alla tavola rotonda sono intervenuti Livio Fracassi, segretario provinciale Cisl scuola, Albertina Soliani, senatore e membro della Settima commissione istruzione e cultura del senato, Marino Giubellini, dirigente scolastico e assessore provinciale alle politiche scolastiche. A concludere, Daniela Colturani, segretario nazionale Cisl scuola. Sono intervenuti anche insegnati e dirigenti scolastici.
In primo piano i «no» alla riduzione degli organici e dell'offerta formativa, all'anticipazione scolastica e alla scelta di indirizzo. «Crediamo, invece nella valorizzazione del sistema pubblico di istruzione e di continuità nella formazione culturale e professionale, senza alimentare competizioni, ma responsabilità collegiali», ha detto Fracassi in apertura. «Quello che temiamo è una dannosa destrutturazione del sistema: la proposta è ancora confusa e incompleta. Non ci sono obiettivi chiari, contenuti e finalità precise».
Ed è proprio in questo clima di incertezza e di tagli alle spese e agli organici che, secondo Giubellini, «aumenta la difficoltà di programmare in modo efficiente le risorse, economiche e professionali». E di assicurare a tutti strutture e strumenti formativi di qualità, senza discrepanze con punti di eccellenza in alcune regioni e buchi neri in altre.
Molti i punti presi in esame dai relatori, che hanno sottolineato come la scuola sia comunità educante: diverse professionalità in concerto con uguali punti di partenza e di arrivo. Tra le critiche, proprio il mancato coinvolgimento degli operatori scolastici nella discussione delle proposte di legge. «Quella italiana è una scuola condivisa e costituzionale, l'infrastruttura fondamentale di un Paese. Si dovrebbe potenziarne la soggettività politica e migliorare l'efficienza di un sistema territoriale che sia attivo e integrato», ha sottolineato la Soliani. Al centro ci sono i bisogni dell'individuo, delle famiglie e del territorio: «Ecco perché non dobbiamo lasciare che il sistema scolastico venga soffocato da logiche di tipo aziendale».
Sulla necessità di trasformare la protesta in proposta ha insistito anche Colturani. Così come sull'idea di scuola, bene collettivo: «Non si possono fare leggi a colpi di maggioranza. Una riforma si costruisce attorno al massimo dei consensi possibili, misurandosi con effettivi problemi della realtà scolastica».
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Un articolo su Il Resto del Carlino sul girotondo ad Ancona fa rilevare la scarsa partecipazione ad Ancona. Bisogna dire che la partecipazione nelle altre città non è stata così massiccia come si pensava. A Cagliari è stata inesistente ma c'è stata una discreta manifestazione a favore della Palestina, l'umore della gente? non era poi così entusiasta della questione dei girotondi. Non bisogna pensare a un calo della tensione sulla scuola, è probabilmente altro...


Un girotondo per pochi intimi PESARO — Sicuramente meno numerosi che in altre città. Ma forse non meno decisi. E in girotondo: per protestare contro «la legge delega del governo per la riforma della scuola, i tagli alla ricerca e gli interventi annunciati sull'autonomia universitaria». Erano circa una trentina, quasi tutti insegnanti e rappresentanti di forze politiche, ieri pomeriggio, ad unirsi in girotondo di fronte al Provveditorato agli Studi, come stava avvenendo, alla stessa ora, in diverse città italiane, e a Roma intorno al Ministero della Pubblica Istruzione.
Dopo giustizia e informazione al «centro» del girotondo di intellettuali, sindacati e politici, c'è la riforma Moratti. «Questa iniziativa ha due valenze — afferma Ninel Donnini, responsabile regionale dei Ds scuola — difendere la scuola pubblica e soprattutto i diritti dei cittadini, i giovani cittadini. Contro la possibilità che ci siano cittadini con più oppportunità e cittadini con meno opportunità. I ragazzi ancora oggi intendono la scuola più come un dovere che come un diritto. Dobbiamo far sì che l'apprendimento diventi per loro un diritto».
Tra i promotori del girotondo pesarese, i rappresentanti locali del centro-sinistra,della Cgil, i fondatori del movimento 61100@libero.it, per ribadire la necessità «di difendere valori e istituzioni di interesse generale». Tra i punti più contestati della riforma, la scelta della scuola superiore anticipata a 12 anni «Non può essere una scelta ponderata, ma dettata da situazioni che possono cambiare — sostiene Rodolfo Filippini, preside dell'Istituto "Benelli" e responsabile provinciale dei Ds scuola — ridurre a quattro anni le scuole professionali sembra una scelta pericolosa, che trova discorde anche una parte del Polo e Confindustria. E' fondamentale che vadano tutti a scuola fino a 15 anni, per garantire una cultura di base, che possa aiutare i ragazzi a scegliere in maniera consapavole». Nessuna meraviglia, da parte dei partecipanti, per la totale assenza al girotondo degli studenti, un'assenza prevista, secondo Filippini «essendo sabato pomeriggio».

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Anche la scuola di Agrigento si prepara allo sciopero generale, articolo su Il Giornale di Sicilia, con un curioso refuso, normalmente le sigle sono messe in ordine alfabetico - cgil cisl uil - ordine che nell'articole vine messo così: cisl cgil uil...

(va) La scuola agrigentina si prepara allo sciopero generale di martedì prossimo. I segretari provinciali dei sindacati scuola aderenti a Cisl, Cgil ed Uil hanno organizzato ieri, in preprazione alla manifestazione di giorno 16 aprile, un'assemblea nell'aula magna dell'istituto tecnico commerciale "M. Foderà" di Agrigento per il personale della e nei comuni di Bivona, Canicattì, Licata, San Giovanni Gemini, mentre per stamane è prevista un'altra assemblea a Sciacca.
All'appello hanno risposto in massa insegnanti delle scuole primarie e professori delle medie per cui l'aula magna del "Foderà" era gremitissima. Scuole chiuse dopo le 10,30 per consentire al personale di prendere parte a alla riunione del "Foderà"
L'assemblea è stata presieduta da Salvatore Montalbano segretario provinciale della Cisl scuola, mentre la relazione sul malessere della scuola è stata svolta da Emanuele Arcadipane segretario provinciale della Uil, che oltre ad illustrare i termini della nuova riforma scolastica targata Moratti, ha affrontato il grosso e serio problema degli organici dei docenti e la piattaforma dello sciopero generale. Le conclusioni dell'incontro sono state fatte da Carmelo Patti segretario provinciale della Cgil scuola.
Vittorio Alfieri
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Preparativi anche a Genova per lo sciopero generale, articolo su La Stampa...


I SINDACATI PREPARANO LO SCIOPERO GENERALE Da Savona undici pullman di manifestanti a Genova
SAVONA

Undici pullman per partecipare alla manifestazione di Genova contro il governo. Fervono i preparativi dei sindacati in vista dello sciopero generale di martedì 16 aprile. Cgil, Cisl e Uil hanno già allestito numerosi pullman che partiranno dai centri di raduno delle varie città. Ad Albenga l´appuntamento è in piazza del Popolo alle 8, a Loano alle 8,30, a Cairo Montenotte alle 8 in corso Italia, a Savona alle 8,45 in piazza del Popolo e a Finale alle 8 nella piazza della Stazione.
Lo sciopero interesserà tutti i settori, dalla scuola agli enti locali, dall´amministrazione decentrata dello Stato alle Poste, sino alle aziende pubbliche. Blocco di otto ore tre trasporti pubblici (treni e autobus), dalle 9 alle 17. Chiusi anche gli uffici dell´Italgas. L´Ata in vista dello sciopero, ha invitato i cittadini di Savona e Albisola a non depositare i rifiuti fuori dei cassonetti che saranno presumibilmente colmi di rifiuti. Il tradizionale corteo per le vie di Savona martedì non ci sarà perchè i sindacati hanno deciso di organizzare tutte le manifestazioni nei capoluoghi regionali, in modo da non disperdere l´adesione alla protesta in mille rivoli. A Savona sfileranno comunque gli studenti (Unione studenti e Kollettivo Studentesco Darwin) che hanno annunciato in un comunicato: «Diciamo no alla contro-riforma della scuola messa in atto dal ministro Moratti, al buono scuola della giunta Biasotti e alla cancellazione dell´articolo 18. Chiediamo l´estensione dell´articolo 18 a tutti i lavoratori e interventi reali per il diritto allo studio». Il raduno è previsto alle 9,15 in piazza Sisto IV.

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