Nelle varie assemblee che teniamo in provincia si discute e si discuterà di molte cose, compreso la carriera e la valutazione e l'orario di lavoro. Su questi punti, indipendentemente (realtivamente) da quello che diciamo in sindacato, il governo sta procedendo a tappe forzate per bruciare probabilmente i tempi. Ecco un articolo-resoconto su Il Sole 24 ore, con delle schede di raffronto interessante su quello che succede all'estero...
Al Ministero si definisce il nuovo modello di insegnante, che potrà avere compiti diversi e funzioni specializzate
Il «docente unico» ha i giorni contati
La Moratti annuncia l'arrivo del tutor. Un professore che dovrà assistere
gli studenti e le famiglie
I docenti italiani non saranno più tutti uguali.
Sta per finire, infatti, l'epoca dell'egualitarismo a ogni costo. Con molta
prudenza, ma altrettanta convinzione, lo staff del ministro Letizia Moratti
sta lavorando a un nuovo modello di insegnante statale. Si affrontano argomenti
insidiosi e complicati: carriera, valutazione e professionalità. La
scelta politica è comunque segnata. Ecco le prime indicazioni di fondo
di un processo già iniziato e che comincia a farsi gradualmente concreto.
La filosofia del ministero.
Prima ancora delle questioni contrattuali, Letizia Moratti vuole portare avanti
un'idea di scuola più legata ai bisogni delle famiglie e degli studenti
di quanto non lo sia oggi. In concreto il ministro pensa, per esempio, alla
figura del tutor, cioè un insegnante che offre la sua professionalità
a 360 gradi per aiutare i ragazzi ad affrontare con sicurezza il percorso
formativo; il tutor è ritenuto anche una delle soluzioni contro la
dispersione scolastica e il disagio giovanile.
La Moratti, inoltre, intende costruire il nuovo modello dopo aver visto come
funzionano i sistemi all'estero (si vedano le schede qui sotto). Si comincia
subito: nei prossimi giorni ci sarà già un incontro con Estelle
Morris, il ministro inglese dell' Istruzione.
Come cambia l'identità del professore.
Il terreno più scivoloso è quello della modifica dell'attuale
status di docente. Le innovazioni vanno inserite in un percorso complesso:
il contratto 2002-2005, sul quale è partito il confronto con i sindacati;
il riordino degli ordinamenti scolastici; le risorse in campo. E' vero, per
esempio, che c'è un piano quinquennale del Governo per investire nell'istruzione
tra 8 e 10 miliardi di euro (15 e i 19 mila miliardi di vecchie lire). Ma
è altrettanto vero che non tutte queste risorse andranno al personale.
Se si riuscirà a decretare la fine del 'docente unico" - com'è
probabile - questo significherà articolare almeno due livelli della
professione, con le relative differenze di retribuzione, ancora da definire.
Il livello più alto dovrebbe contemplare l'insegnante che fa "di
più" degli altri, in termini di ore di lavoro e di attività
che vanno oltre la didattica. Ma si pensa anche a una soluzione per i professori
"particolarmente bravi" nella didattica, figure che ciascuno di
noi ha incontrato nei propri studi scolastici. Si parla poi - anche in questo
caso, ancora informalmente - di "figure di sistema", cioè
legate alla scuola dell'autonomia. Il tutor ne è un esempio. Ma c'è
anche un'indicazione precisa nella riforma che sta in Parlamento: all'articolo
5 del Ddl di delega Si parla esplicitamente della «formazione in servizio
degli insegnanti interessati ad assumere funzioni di supporto, di tutorato
e di coordinamento dell'attività educativa, didattica e gestionale
delle istituzioni scolastiche e formative».
Valutazione, carriera e risorse.
Più si scende nel concreto delle questioni, più entrano in campo
aspetti delicatissimi di natura sindacale. E il ministro non si stanca di
ripetere che «si deve studiare insieme ai sindacati un percorso che
valorizzi la funzione docente e che consenta alla scuola di incrementare la
qualità», e che, per esempio, «il Sistema di valutazione
va fatto con l'accordo delle confederazioni». Viale Trastevere non si
spinge per ora a dire chi deve valutare i docenti. Lo ha già fatto,
invece, il presidente dell'Aran, l'agenzia per la contrattazione nel pubblico
impiego: per Guido Fantoni «alla valutazione degli insegnanti devono
partecipare anche i dirigenti scolastici». E ai sindacati questa soluzione
non piacerà affatto.
Senza contare che le confederazioni vorranno sicuramente una controparte economica,
in cambio della concessione dell'ok su carriera e valutazione. Tant'è
che non mancano su questo i timori del ministero del Tesoro.
E gli istituti intanto si danno i voti.
Sta per finire la prima misurazione su larga scala curata da Giacomo Elias,
presidente dell'Istituto nazionale di valutazione (l'ex Cede). I risuitati
sono attesi nei prossimi giorni, ma colpisce già il fatto che 2.800
scuole -- in Italia sono circa l0mila -- abbiano voluto spontaneamente sottoporsi
a un esame. Il tema, insomma, è molto meno tabù di quanto non
si creda (o non si dica).
MARCO Ludovico
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FRANCIA - Scatti automatici: uno ogni tre anni.
In Francia esistono molti livelli di salario, differenziati in base alle
innumerevoli relazioni contrattuali che inquadrano gli insegnanti. I docenti
delle classi primarie lavorano per 899 ore l'anno, mentre per le secondarie
il monte ore scende fino a 611. Ma in Francia, a differenza di altri paesi
Ocse, gli insegnanti non sono tenuti a stare a scuola al di fuori dell' orario
delle lezioni.
All'inizio dell'artivita', un professore francese guadagna mediamente 25mila
euro lordi, che diventano circa 33rni1a dopo 15 anni di servizio. La retribuzione
massima Si aggira intorno ai 48mila euro.
La carriera ordinaria procede per avanzamenti automatici di anzianità
(uno ogni tre anni). Ma il meccanismo e talmente intrecciato con accelerazioni
o cambi di inquadramento che il 70% dei docenti finisce per beneficiare di
queste opportunità in modo quasi automatico. La progressione di carriera
è di circa 32 anni.
I docenti sono valutati dal capo di istituto e dagli ispettori, che valutano
le competenze pedagogiche. In Francia, come in altri Paesi, il personale docente
e' prevalentemente femminile. La percentuale di insegnanti donne è
più alta nella scuola materna e in quella primaria (77%), mentre nelle
classi secondarie il rapporto uomini donne diventa più equilibrato
(i docenti maschi rappresentano il 50% del totale). Il rapporto studenti insegnanti
è 13,3.
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GERMANIA - Modelli contratto come nell'industria
Nel sistema tedesco quasi tutte le competenze in materia di istruzione sono
demandate alle regioni (Lander) e il modello contrattuale è quasi 'industriale'.
Le ore di docenza annuali sono 781 per le classi primarie, mentre per i due
gradi delle secondarie (corrispondenti alle nostre classi medie e superiori)
il carico di lavoro diminuisce progressivamente, fino ad arrivare a un minimo
di 688 ore nei licei. Lo stipendio annuo lordo è di 36mila euro per
chi inizi la professione. Dopo 15 anni cresce fino a 43mi1a euro. La retribuzione
massima si aggira intorno ai 47.500 euro all'anno. La progressione di carriera
dura 18-22 anni ed è praticamente automatica. Esistono 14 livelli e
il passaggio da uno all'altro avviene ogni due anni. Il primo e il secondo
livello sono nominali, cioè assicurati in base ai periodi di formazione,
tirocinio e precariato. Gli scatti avvengono più velocemente nella
scuola primaria (10 anni) che in quella secondaria (20 anni). Se il docente
possiede le necessarie competenze, può svolgere funzioni aggiuntive
diverse dall ' insegnamento.
Anche in Genmania la professione docente raccoglie maggiori consensi tra la
popolazione femminile. Nella scuola materna e primaria le donne rappresentano,
rispettivamente, il 96,7 e l?,5% del personale docente, mentre nelle classi
secondarie questa percentuale scende fino al 39%. Nelle scuole tedesche ii
numero di allievi per insegnante e' 15,5.
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INGHELTERRA - La laurea con lode conta nel punteggio.
L'Inghilterra di Margaret Thatcher è stato il primo Paese europeo a
introdurre la "pagella" degli insegnanti. Ed è anche 1'unico
paese Ocse in cui le ore di insegnamento aumentano con l'innalzarsi del livello
di istruzione.
Nelle classi primarie i docenti insegnano per 760 ore l'anno, in quelle secondarie
per 798. Lo stipendio lordo iniziale è di circa 25.500 euro all'anno.
Dopo 15 anni di servizio il docente arriva a guadagnare 42mila euro, mentre
la retribuzione massima e' pari a 57.500 euro.
La carriera ordinaria e' basata su un sistema di punteggi assegnati ogni anno.
Sono presi in considerazione gli anni di insegnamento, la lode nel titolo
di studio, particolari esperienze e competenze acquisite anche al di fuori
della scuola. La progressione di carriera è pin rapida che in altri
Paesi (15 anni). La valutazione thatcheriana è stata successivamente
sviluppata dal governo Blair, che ha introdotto il Prp (Performance related
payment). Con questo modello viene individuato un gruppo ristrettissimo di
"super-docenti" (circa il 25% del personale) che ottiene un premio
annuo di più di 3.500 euro.
In Inghilterra la percentuale di insegnanti donne supera l?% nell'istruzione
materna e prescolare, mentre nelle classi superiori (primarie e secondarie)
il valore si attesta intorno al 60-70%. Il numero medio di allievi per insegnante
e' pari a 16,7.
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SPAGNA - Carriera lenta e benefit regionali.
La Spagna è il Paese con la differenza più marcata tra l'orario
di lavoro nelle classi primarie e quello nelle secondarie.
Nella scuola primaria i docenti insegnano per 788 ore 1'anno, mentre nella
secondaria il monte ore si riduce a 545.
Lo stipendio iniziale di un insegnante spagnolo è di circa 30.500 euro
lordi l'anno. Dopo 15 anni di carriera la busta paga aumenta fino a 35.500
euro. La retribuzione massima è compresa tra i 42mila e i 45mi1a euro,
a seconda della classe in cui si insegna (primaria o secondaria).
In Spagna esiste un sistema di avanzamento basato sulla formazione, ma non
ci sono valutazioni di merito. A scadenze prefissate, e dopo un certo numero
di ore di aggiornamento, ogni docente aumenta di livello. La progressione
di carriera è piuttosto lenta (40 anni).
Ci sono differenziazioni retributive a seconda delle competenze e delle funzioni,
ma i benefit più rilevanti sono assegnati in modo non omogeneo dalle
comunità regionali autonome da cui le scuole dipendono.
Nelle classi spagnole il rapporto tra il numero degli alunni e quello degli
insegnanti e' pari a 12,1.
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PORTOGALLO - Un comitato può bloccare il prof.
Fino a qualche anno fa il sistema portoghese era simile a quello spagnolo,
mentre di recente sono stati introdotti nuovi strumenti di valutazione degli
insegnanti.
Nelle classi primarie 1'orario di lavoro dei docenti portoghesi è di
850 ore annuali. Nei gradi successivi, il carico annuale diminuisce fino a
629 ore (secondaria di primo grado) e 512 ore (secondaria di secondo grado).
Come in Francia, anche in Portogallo gli insegnanti non hanno 1' obbligo di
restare a scuola dopo le lezioni.
Lo stipendio iniziale lordo è pari a 18.200 euro all'anno, che salgono
fino a 29mila dopo 15 anni di insegnamento.
La massima retribuzione e' di circa 53mi1a euro.
La progressione di carriera avviene in base alle ore di formazione frequentate
e al curriculum. Il sistema di valutazione è gestito da un comitato
di esperti che valuta individualmente ogni insegnante.
I1 gruppo giudicante è composto da: un rappresentante del ministero,
un rappresentante dell' istituto nominato dal consigliere pedagogico (una
specie di coordinatore didattico) e un insegnante scelto dal candidato. Un
voto negativo del comitato produce un arresto della progressione di carriera.
Un secondo voto negativo comporta una riconversione di carriera.
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Intanto l'impresa entra in classe, articolo su Il Gazzettino on line..
CON I GIOVANI INDUSTRIALI L'impresa entra in classe Lezioni in tre istituti
superiori. Boom di richieste per gli stage []La cultura d'impresa entra, dalla
porta principale, nel piano di studio delle superiori. Tre istituti padovani,
il liceo scientifico Nievo e gli istituti tecnici Pertini di Camposampiero
e Girardi di Cittadella, hanno inserito il "fare impresa" nel Pof,
il piano di offerta formativa, affiancandolo alle tradizionali materie di
studio. E' una novità in Italia, una conquista nel rapporto fra impresa
e mondo della scuola. E a dimostrare che il feeling cresce, c'è il
dato sugli stage in azienda richiesti quest'anno dagli istituti padovani:
quasi 4.500, un vero boom.
Se ne è parlato ieri nella sede di Unindustria, nel corso della tavola
rotonda "La cultura d'impresa entra nell'offerta formativa della scuola",
dove sono stati illustrati i risultati del progetto di "diffusione della
cultura del lavoro e del sistema economico"(che finora ha coinvolto circa
cento scuole e più di 5 mila studenti), inserito per la prima volta
nell'offerta formativa di istituti superiori. «L'iniziativa ha riscosso
un forte successo e molte scuole ci hanno chiesto di poter partecipare al
progetto - ha sottolineato Francesco Peghin, presidente dei Giovani Imprenditori
di Unindustria, promotori dell'iniziativa con la Camera di Commercio - Ma
per ampliare l'offerta dobbiamo coinvolgere le istituzioni e le altre associazioni.
Il valore aggiunto di questa esperienza è dato dalle visite in azienda,
e per attuarle serve uno sforzo comune fra tutti i possibili partner».
«L'introduzione di questo progetto nel piano dell'offerta formativa
- ha spiegato il preside del Nievo, Massimo Mogno - va a colmare un vuoto
per quanto riguarda la cultura d'impresa. Una scelta certamente inusuale per
una scuola come la nostra che tradizionalmente prepara gli studenti all'università,
ma grazie a questo progetto abbiamo consentito ai nostri ragazzi di ampliare
i propri orizzonti culturali e ha anche contribuito alla loro personale formazione".
La richiesta degli studenti padovani di potersi avvicinare, già dai
banchi di scuola, alla realtà aziendale è in forte aumento.
«Nel nostro Paese troppo spesso l'apprendimento è staccato dalla
vita reale - ha detto Peghin -. Lo stage però sta cominciando ad assumere
sempre di più un ruolo complementare alle lezioni in aula, come occasione
per l'acquisizione diretta o la verifica delle competenze. Da anni i Giovani
Imprenditori lavorano a progetti che avvicinino l'universo della scuola a
quello del lavoro, un processo in linea con la riforma Moratti che prevede
l'ingresso degli stage anche nei licei come attività curriculare».
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