16 January, 2002

 

Incomincia un articolo sulla Stampa, sul problema della primina, sui possibili aumenti degli insengnanti in prima elementare, come conseguenza, e sui problemi finanziari collegati...

«Primini» a 5 anni, costa troppo Uno studio critica la proposta della Moratti


ROMA

L´anticipo della scuola dell´obbligo a cinque anni comporterebbe un incremento degli insegnanti elementari da un minimo di 13.500 a un massimo di 27.000, con una spesa aggiuntiva tra i 490 e i 980 milioni di euro (tra i 950 e 1900 miliardi di lire). Senza dire della pingue nicchia di mercato che sfuggirebbe alle scuole materne cattoliche, che oggi accolgono gran parte dei quasi 30 mila «primini», con un business calcolato intorno ai 35 milioni di euro (circa 70 miliardi di lire). Dunque, le perplessità che alcuni ministri avrebbero sollevato alla proposta della signora Moratti, avrebbero il suffragio anche delle cifre (economiche) oltreché dei principi (pedagogici) e degli interessi settoriali. Il che non significa che la cosa sia da accantonare, ma unicamente che merita la riflessione che il governo si è dato. Queste analisi e queste tesi giungono dalla Newsletter del mensile «Tuttoscuola» (reperibile sul sito www.tuttoscuola.com) diretto da Giovanni Vinciguerra. L´ipotesi di una scuola di base «anticipata» ha da tempo i suoi adepti, tra cui lo stesso ex ministro Luigi Berlinguer, e un grande numero di pedagogisti pronti a valorizzare i diffusi livelli di maturità dei nuovi bambini, immersi in un sistema ricco di stimoli. I critici - per contro - hanno sempre sottolineato come un «anticipo» comprima eccessivamente gli spazi di crescita. Tra questi ci sono anche il prof. Bertagna e i suoi colleghi di commissione, che hanno inserito nella loro bozza di riforma una perplessità su questo punto. «Ma l'altolà venuto da esponenti della maggioranza alla proposta Moratti potrebbe avere anche ragioni più concrete - dice la Newsletter - Già oggi infatti vi sono anticipazioni di fatto dell´obbligo grazie alla primina organizzata dalle scuole materne private, prevalentemente cattoliche, soprattutto del Sud. Ogni anno si avvalgono di questa scorciatoia circa 29 mila bambini. E la primina fa anche business: si può stimare in almeno 35 milioni di euro all´anno il giro d´affari relativo; una cifra di vitale importanza per le scuole materne private, se si considera che il tanto discusso contributo statale a loro favore per il 2001 è stato di circa 90 milioni di euro». Senza contare che molti di coloro che si iscrivono alla primina poi restano nella scuola dove l´hanno fatta. La proposta Moratti introdurrebbe dunque una forma di concorrenza ? in tal caso da parte dello Stato ? in una «nicchia di mercato» finora inattaccata.L´estensione della primina produrrebbe anche una ricaduta anomala sulle iscrizioni alla prima. Infatti, un eventuale anticipo dell´obbligo di quattro o sei mesi determinerebbe un aumento del 33 per cento o del 50 per cento, rispettivamente, della popolazione scolastica iscritta in prima elementare, con ripercussioni sul numero delle classi e su quello degli insegnanti . Se l´anticipo dell´obbligo fosse di soli tre mesi - per esempio - si avrebbe un incremento di insegnanti per le prime classi del 25% (+ 13.500), che salirebbe al 33% se l´anticipo fosse di quattro mesi (+ 18.000 unità) e del 50% se l´anticipo fosse di sei mesi (+ 27.000). Di conseguenza, la spesa lieviterebbe da un minimo di 950 a un massimo di 1.900 miliardi, facendo saltare completamente il piano di rientro del budget per il personale che prevede per quest´anno una riduzione di 2.500 unità alle elementari. «E poi - dice ancora «Tuttoscuola» - l´onda di nuovi iscritti, anche se più contenuta di quella provocata dall´applicazione della legge 30/2000 sui cicli (la riforma Berlinguer - ndr), avrebbe ripercussioni sui 12 successivi anni di scuola» sia in termini di classi che di insegnanti. Questo calcolo e questa stima, tuttavia, non intendono bocciare l´ipotesi di «primina» generalizzata: la soluzione potrebbe venire dalla gradualità dell´anticipo, prevedendo, ad esempio, che nel primo anno si disponga un anticipo di due/tre mesi, nel secondo anno di quattro/sei mesi, e così via. Fermo restando che se si anticipa la scuola curricolare, si può anticipare anche la materna. Raffaello Masci

************************
Ub articolo sul Piccolo di Trieste: la Moratti sta prendendo tempo, è contro la legge delega, è per una discussione (sic)...

Il ministero della Pubblica Istruzione assicura: ancora una o due settimane per mettere a punto il testo
Riforma scolastica: Moratti prende tempo


ROMA - Una, due settimane al massimo. Al ministero dell’Istruzione insistono che la riforma Moratti ha bisogno solo di piccoli aggiustamenti per essere approvata dal consiglio dei ministri. «Sono stati programmati alcuni incontri fra il ministro e i suoi collaboratori. Che ci fosse necessità di più passaggi in consiglio dei ministri era scontato». La cronaca di venerdì scorso dimostra il contrario. Il ministro era convinto di poter scendere in sala stampa con la riforma approvata, anzi, si diceva che con Letizia Moratti sarebbe sceso lo stesso Berlusconi. Ma, come molti preannunciavano, il consiglio dei ministri ha stoppato tutto. Dopo le critiche del Biancofiore e della Lega è arrivata una proposta shock del ministro dell’Economia Giulio Tremonti: «Trasformiamo il disegno di legge in una legge delega».
La Moratti su questo ha fatto muro. Lo aveva detto anche agli Stati Generali: «Non chiederemo una delega, una riforma di questa portata deve essere condivisa». Anzi era stata anche più drastica. «Questo non è un governo che intende ricorrere a deleghe, ha la maggioranza per fare le sue scelte». Poi le cose sono andate diversamente, su fisco, welfare e lavoro.
«Troveremo la soluzione - dicono ottimisti al ministero - in modo che la riforma possa essere operativa, almeno per la scuola dell’obbligo, fin dal prossimo anno scolastico. Per il canale della formazione e le superiori saranno possibili degli slittamenti».
Quello che salta agli occhi, comunque, non sono tanto la necessità e l’utilità di incontri tecnici sulla riforma, quanto di una sua ridiscussione a livello politico, almeno sui tre nodi principali: la possibilità di anticipare la prima elementare a 5 anni e mezzo (osteggiata dal Biancofiore), l’armonizzazione della riforma con la legge sulla Devolution (osteggiata dalla Lega che anche ieri ha ribadito che «serve più peso per le Regioni»), la certezza sui costi (chiesta da Tremonti).
a.ce.

*****************
Ma a Pordenone ricomincia intanto la protesta, occupato un liceo anche contro la dequalificazione dell'esame di stato per via di tutti gli insegnanti interni, di cui nessuno parla più in questi giorni.


Da ieri la decisione degli studenti dell’istituto pordenonese. I leader annunciano l’effetto contagio
Occupato il liceo “Grigoletti”
«Vogliamo l’annullamento della riforma e la riqualificazione dell’esame di Stato»


«A scuola con letizia, ma senza Moratti!». La nuova bandiera che sventola da ieri mattina al vento dell’okkupazione sui pennoni della protesta studentesca al liceo scientifico “Grigoletti” di Pordenone, fa dei doppi sensi una strada a senso unico: annullare l’ipotesi di riforma (già riscritta, peraltro) del tandem Bertagna-Moratti e ridare fiato all’esame di Stato, soffocato - sostengono i pronipoti della Pantera studentesca anni Novanta - nel suo valore legale dalle commissioni tutte interne dal 19 giugno venturo.
In lotta tardiva, perchè arriva dopo i fuochi della protesta accesi in dicembre in mille istituti dalle Alpi all’Etna, contro i fasti degli Stati generali dell’istruzione voluti dal numero uno del dicastero romano di viale Trastevere, i “barricaderos” del liceo più popoloso della provincia hanno facce pulite da bravi ragazzi e idee chiare. Altro che “generazione incerta”, diagnosticata dagli strizzacervelli nipotini di Freud.
«Precisiamo che siamo in okkupazione e non autogestione - è entusiasta Paolo Diamante, filologo doc della classe quinta F dell’indirizzo linguistico -. L’autogestione garantirebbe il diritto allo studio della minoranza, l’occupazione, invece, continua 24 ore su 24 con programmi comuni di analisi dei documenti ministeriali e progetti di protesta per fare sentire la nostra voce anche alle alte sfere del ministero dell’Istruzione». Accanto a lui, Giorgio in doppio petto e cravatta di velluto prugna (ma i Sessantottini occupavano in altro stile) si sgola al megafono per organizzare la giornata. Fa parte del comitato di okkupazione, braccio destro del “leader maximo” Valerio che ha carisma da vendere, sufficiente a magnetizzare l’attenzione di almeno mille compagni di scuola nell’auditorium che trabocca di energia giovanile, per intonare il “de profundis” al ministro-manager Letizia Moratti. I ragazzi hanno il dono divino dell’utopia e dell’allegria contagiosa, anche perchè decidono di sabotare in progetto politico di riforma appoggiato dalla maggioranza al governo.
«A Roma ci ascolteranno - n’è convinto Giorgio che pensa a un’okkupazione di almeno 4-5 giorni -. La minaccia del nostro preside di annullare il valore legale dell’anno scolastico a rischio nel numero dei giorni di lezione svolti non ci fa paura. Ma è lo spauracchio che agita le coscienze di molti compagni in altri istituti di Pordenone. Gli studenti del liceo “Leopardi-Majorana” ci seguiranno nell’okkupazione da domani, almeno credo e ci stanno pensando anche all’Iti “Kennedy”, all’Ipsia “Zanussi” e all’Ipsc “Flora”. Siamo in contatto continuo con i ragazzi di tutta Italia nel sito on line www.studenti.it».
Per Margherita, della classe terza H linguistico, l’okkupazione è emozione. «Sono alla seconda esperienza di protesta - afferma con il candore dei 18 anni - ma è entusiasmo al massimo, sentirsi protagonisti. Se potremo dormire in istituto, ci sarò anch’io». Avventura vissuta per sentirsi “contro”, ma niente politica perchè partiti e ideologie sono banditi a priori dalla generazione “Dash” come qualcuno la chiama.
«Non ci va l’idea di creare una scuola classista, nè un esame di Stato con una commissione interna che pregiudica l’obiettività della valutazione - perora la “causa” Valentino Sergi della classe terza C -. La nostra protesta è utopica? Ma l’utopia è un sogno irrealizzato, non irrealizzabile, sia chiaro».
Chiara Benotti

***********************
La Repubblica cita anche un'altra manifestazione, questa volta piccola di studenti. Probilmente si vuol fare vedere che la protesta si è smorzata. Ma bisogna ricordare che dsiamo alla fine del primo quadrimestre...

Continua, un po' a singhiozzo e meno intensa, la protesta degli studenti contro il progetto di riforma della scuola stilato dal ministro Letizia Moratti. Ieri, verso le 9, poco meno di duecento studenti dell'istituto professionale per il commercio Einaudi si sono dati appuntamento in piazza Croci per muoversi, in un corteo autorizzato, alla volta della prefettura, in via Cavour. Alla manifestazione avrebbero dovuto prendere parte anche i ragazzi del Salvemini e del Medi. «Ma ci hanno dato buca», lamenta una studentessa. Con i ragazzi dell'Einaudi c'era solo una piccola rappresentanza del magistrale Finocchiaro Aprile. Alle 11 i manifestanti che hanno raggiunto la prefettura erano poco più di cento. Tra un girotondo e qualche coro, hanno contestato le parti della riforma che interessano gli istituti professionali. Nella tarda mattinata li ha ricevuti il prefetto Renato Profili: «Ci ha assicurato che farà presente al ministero le nostre proteste», dice Alfredo Iones, uno dei rappresentanti d'istituto dell'Einaudi.
*********************
A Bolzano sono al lavoro le consulte studentesche (sono due per via della lingua).


Consulte a raccolta
Due commissioni interne studieranno
la proposta di riforma della Moratti


BOLZANO. Una commissione interna per analizzare il «documento Bertagna» (la proposta di riforma della scuola), evidenziarne i punti forti e quelli deboli ed elaborare proposte concrete: questo il risultato della riunione di martedì scorso della consulta studentesca italiana.
I sette membri della consulta che compongono la commissione lavoreranno fino a fine mese, quando renderanno pubblico un documento finale. La stessa operazione sarà intanto svolta dai «colleghi» della consulta tedesca: il primo febbraio avrà poi luogo un incontro delle due commissioni che, confrontando i rispettivi lavori, prepareranno un documento congiunto da presentare direttamente al ministro Moratti.
La proposta di riforma presentata dall'attuale ministro aveva suscitato, come si ricorderà, un'ondata di proteste. Non solo gli studenti avevano scelto la strada dell'autogestione, ma a dicebre avevano organizzato due cortei dei quali il secondo, interetnico, aveva portato in piazza a Bolzano 7000 ragazzi
*********************
In quel di Treviso è scattata una autogestione al liceo:


CONEGLIANO. E' scattata l'autogestione di circa mille studenti del liceo classico e del liceo scientifico Marconi contro la riforma del ministro Moratti dei cicli scolastici. All'iniziativa aderiscono il 65 per cento degli studenti del Scientifico e quasi il 100 per cento dei ragazzi del Classico, con soli 11 studenti rimasti in aula a far lezione. L'iniziativa è diretta da un comitato organizzativo formato dagli stessi studenti. «Rispettiamo l'orario scolastico - spiega Arianna Castellani, del Comitato - solo che invece di seguire le lezioni organizziamo dibattiti tra di noi sui problemi della scuola e sui casi di attualità. L'iniziativa va avanti da metà della settimana scorsa e si concluderà giovedì con una manifestazione, un corteo in piazza Cima in cui stiamo cercando di coinvolgere anche gli studenti degli altri istituti superiori. Da venerdì riprenderemo le lezioni normalmente». Qualcuno dei genitori non ha gradito l'iniziativa, contestando ai ragazzi la presunta violazione del diritto allo studio e chiedendo lo svolgimento regolare delle lezioni. «La maggior parte dei genitori però è con noi - assicura la studentessa - d'altronde la nostra iniziativa ve proprio nel senso di salvaguardare quel diritto allo studio che viene tradito da questa riforma troppo penalizzante per la scuola pubblica e a favore della scuola privata».

*******************************
Mentre a Parma gli studenti si organizzano stabilmente e aprono un sede di riferimento:


Gli studenti si organizzano in un comitato «Lo studente al centro della scuola». È questo lo slogan con cui l'U.D.S (unione degli studenti) dell'istituto liceale Paciolo-D'Annunzio si presenterà questa sera alle 18 alla Camera del Lavoro di Fidenza.
È nato, infatti, nella nostra città un movimento apolitico di studenti, che si pone l'obiettivo di rappresentare i 775 ragazzi iscritti ai plessi di via Manzoni e via Alfieri.
Sia il comparto tecnico, che i licei classico, scientifico e linguistico avranno da domani un punto di riferimento ufficiale. Si tratta di un collettivo di coetanei che farà ascoltare alle istituzioni la propria voce.
Impegno, convinzione, entusiasmo, democraticità, spirito di gruppo sono le parole d'ordine che caratterizzano l'animo del movimento. Lo confermano alcuni membri del collettivo, tra cui Nicolò Campanini, Fabrizio Genua, Francesca Michelazzi e Alessandro Pezza.
«Questa sera annunceremo dove collocheremo la sede ufficiale dell'Uds - ha spiegato soddisfatto Nicolò Campanini - I ragazzi del collettivo faranno attività all'interno della scuola. Saranno i punti di riferimento visibili per gli studenti. Ci sarà poi una sede extra-scolastica che fungerà da segreteria e punto d'ascolto. Resterà aperta due o tre giorni alla settimana, in orari da definirsi».
Gli studenti dell'Uds, che per ora hanno deciso di autofinanziarsi pur di sostenere questa attività in cui credono parecchio, hanno come obiettivi prioritari: supportare i ragazzi in caso di problematiche sorte con i professori anche per «questioni» relative a voti contestati. Garantire l'inserimento sereno e l'integrazione degli studenti extra-comunitari all'interno della scuola. Organizzare e promuovere dibattiti, conferenze, gite e feste.
«Non saranno, tuttavia, soltanto le nostre proposte ad essere protagoniste. Aiuteremo gli studenti a realizzare quelle idee e quei progetti che per decollare hanno bisogno di uno staff organizzativo alle spalle - ha spiegato Campanini - Ci piacerebbe sensibilizzare i nostri coetanei sull'attualità nazionale e internazionale, invitandoli alla riflessione. Infine, è questo il nostro modo per contestare la riforma dei cicli scolastici del ministro Moratti. È un segnale per dire ai professori e alle istituzioni che lo studente deve essere sempre al primo posto al centro della scuola».
*************************
Appare confuso il comunicato del segretario della Sinistra Givoanile Pugliese dopo il suo congresso, perché apre diversi spiragli pericolosi, uno ad es. quando parla di riformare lo statutot dei lavoratori per adeguarlo (sic!), e un altro sulla questione formazione professionale - regioni.


Lottiamo per la costruzione di un mondo diverso e per una globalizzazione dei diritti umani e della democrazia. E in Puglia è già aperta la sfida, noi dobbiamo compiere una serie di campagne su quei temi che riguardano categorie e gruppi sociali che nella nostra regione rientrano nella zona rossa dentro cui vengono negati i più elementari diritti dell'uomo. Io credo che in questo momento storico nasce realmente una nuova generazione quella meno politicizzata, quella che ha votato per il 42% in Puglia per il centrosinistra (1824 anni) e per il 38% per il centrodestra, sembravamo dinanzi all'opinione pubblica assopiti, distanti dalla politica, dai giornali, dalla lettura, chiusi dentro i nostri piccoli interessi quotidiani. Mentre ci siamo rivelati l'opposto. Il 7 di dicembre più di 15mila studenti sono scesi in Piazza nei grossi centri urbani pugliesi e il 20 di dicembre tra i 60mila dei contro stati generali ha partecipato una buona parte dei nostri conterranei. Dobbiamo parlare, incontrare e declinare politicamente le richieste di questa generazione che dai "no" alle proposte di riforma della scuola del ministro Moratti chiede un punto di riferimento politico e sente l'esigenza di opporsi anche al modello sbagliato di società che la destra vuole imporci. Ma la scuola cambierà soprattutto con le politiche Regionali, ed è qui che rientra il nostro lavoro, perché le scuole private e gli istituti universitari privati saranno sovvenzionati in buona parte dai buoni scuola e dai buoni alle Università e il Presidente Fitto su questo punto deve essere incalzato sia dall'opposizione in Consiglio regionale sia dagli studenti medi ed Universitari. A partire dalle elezioni Universitarie che in questi giorni si svolgeranno presso la Facoltà di giurisprudenza di Bari questo argomento deve essere portato in discussione, creando una sinergia tra i medi e gli universitari percorrendo una strada comune che defluisca in azione politica concreta negli Atenei, nelle scuole e nelle piazze pugliesi.
A queste mobilitazioni si accompagna un'altra parte di mobilitazioni, di opposizione nella società e di generazione, che purtroppo il 13 di maggio ha votato in netta maggioranza per il centro – destra, i giovani tra i 25 e i 29 anni. Si tratta pressoché di giovani lavoratori, di disoccupati o di persone in cerca di prima occupazione, che a partire dall'abolizione dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, già da ieri vivono una nuova stagione di opposizione. Qui si apre la sfida della rappresentanza politica dei nuovi lavoratori, sfida che si vince attraverso il governo di condizioni mutate modificando un mondo del lavoro sempre più in movimento e sempre più diviso. Adeguando l'attuale sistema di tutele, con un nuovo Statuto dei lavoratori. Sui temi del lavoro e dell'occupazione l'amministrazione Fitto è assente e lo si vede dalla mancata progettualità sullo sviluppo della regione e dalla caterva di interessi lobbisti che impedisce alle piccole e medie imprese della Puglia di potersi sviluppare e a quei giovani che hanno la voglia di aprire nuove attività di essere spronati e di trovare le giuste condizioni territoriali, infrastrutture, servizi alle imprese, formazione professionale e via dicendo.
Dentro questi temi è presente il futuro della nostra organizzazione, della sinistra del futuro e insieme ad essa il futuro della nostra regione. Nello slogan del nostro congresso è stata visibile la volontà della Sinistra Giovanile pugliese di volersi misurare con il cambiamento della Puglia. I tre obiettivi al centro della discussione sono stati: formazione europea e di alta qualità che prepari realmente al mondo del lavoro, modernità nel costruire un nuovo modo di fare politica, disegnando un nuovo Welfare e un nuovo modello di società, sviluppo dell'occupazione e dell'economia della regione
domenico de santis * Segretario Regionale Sinistra Giovanile
**************************
Sempre sull'esame di maturità una contestazione che parte sempre dal Veneto:


Contestazione sì, ma non unitaria
Posizioni diverse. C’è chi vuole addirittura l’abolizione della prova finale


La contestazione ha più anime: i ragazzi del “Grigoletti” hanno redatto un documento curato dal comitato di occupazione che dà giorni contati al nuovo esame di Stato. Ma non tutti concordano, perchè alcuni vogliono abolirlo.
«La commissione interna - recita la piattaforma ufficiale della lotta - non garantirà l’obiettività della valutazione dei candidati. È assurdo pensare che le prove scritte e orali siano seguite da un solo presidente eterno in istituto, perchè gli stessi potrebbero protrarsi a fine luglio. E se, per caso, il presidente potrà delegare un insegnante della commissione interna, allora l’obiettività valutativa dei candidati sarà ancora meno garantita. Il momento è delicato ed è necessario l’aiuto di tutti, perchè di tutti e nessuno escluso, è la minaccia. No alla riforma Moratti, no al “suo” esame di Stato».
L’altra anima del “Grigoletti” è una frangia estremista sulla maturità: chiede morte e sepoltura dell’esame. Hanno il coraggio di avanzare la proposta estrema in una lunga lettera pubblica (forse la spediranno al ministro dell’Istruzione), i ragazzi della classe quinta B Rossella, Flavio, Gioia, Elena, Claudio, Cristina, Rachele, Luca e il professore di lettere che ha dato una mano per la forma. Le loro idee sono esplosive.
«Manifestiamo il disagio che ci circonda sulla questione dell’esame finale - recita la lettera aperta della quinta B -. Per i continui cambiamenti in corso d’anno, informazioni non tempestive sulle riforme e il concreto presentimento di stare per affrontare un esame che assume sempre più l’aspetto di una grande farsa. Si è sempre pensato a questa prova come a un test finale per valutare requisiti disciplinari e bagaglio culturale dello studente a fine ciclo di studi. Ma ha seno di esistere, oggi, l’esame? Non bastano le continue verifiche durante l’anno a testare la preparazione disciplinare dell’alunno? E la maturità di una persona non si misura, forse, dalla molteplicità di fattori che un docente ha modo di valutare durante l’anno? Non è opinabile, forse, che il giudizio di esame sia espresso da commissari interni che, come docenti, conoscono perfettamente i propri candidati?».
Tante domande per trovare una soluzione “indolore” al tormentone dell’esame di Stato-bluff che, secondo gli studenti, li investirà dal prossimo giugno. La soppressione radicale della prova di maturità è, quindi, la ricetta della classe quinta B.
«Sarebbe più corretto pretendere maggiore serietà nella vita scolastica - continua la lettera-fiume - attraverso accurate e capillari verifiche periodiche alla preparazione degli studenti e anche alla competenza dei docenti. Sostituiamo, allora, l’esame di Stato della tradizione italica con prove a intervallo durante l’anno. Ci rendiamo conto che parlare dell’abolizione dell’esame di Stato equivale all’abbattimento di un’istituzione ma, pur essendo disponibili al confronto con chi la pensa diversamente, ci pare opportuna. Anche perchè i costi sostenuti dal ministero dell’Istruzione per pagare i commissari, potrebbero essere destinati a risolvere altri problemi della scuola di oggi. Faremo circolare la nostra proposta tra i compagni di liceo, poi nelle altre scuole di Pordenone e via Internet, per raccogliere le firme di adesione e sostegno, utili a presentarla al ministro dell’Istruzione».

********************
Un seminario a Pisa sul rapporto fra scuola, formazione e lavoro:

PISA — Il rapporto tripolare fra

PISA — Il rapporto tripolare fra scuola, formazione e lavoro, con particolare riferimento alle questioni dell'obbligo formativo, sarà il tema portante di un seminario in programma domani mercoledì, a partire dalle ore 9, nell'auditorium del centro polifunzionale «Antonino Maccarrone», via Pellico. L'iniziativa, di viva attualità, è della Provincia (attraverso gli assessorati all'istruzione e alle politiche del lavoro) e della Commissione provinciale tripartita. "L'obbligo formativo — spiega l'assessore allo sviluppo economico Antonio Melani — vuol permettere ai giovani di età compresa tra i 15 e i 18 anni di completare un percorso scolastico effettivamente spendibile sul mercato del lavoro e che termini con un titolo riconosciuto. L'articolo 68 della legge 144/99 prevede l'obbligo di frequenza alle attività formative fino al compimento del diciottesimo anno di età; tale obbligo può essere assolto in percorsi anche integrati di istruzione e formazione, oltre che nel sistema scolastico, in quello della formazione professionale oppure nell'esercizio dell'apprendistato".
Nella nostra provincia sono 146 i ragazzi nati negli anni '85 e '86 che hanno manifestato la volontà di non proseguire nel percorso scolastico. "Dunque, questi ragazzi — aggiunge l'assessore Melani — possono supplire all'obbligo di frequenza con l'apprendistato o con la formazione professionale". I quattro centri per l'impiego sono a disposizione per ogni ulteriore informazione.
Il seminario di domattina sarà introdotto dallo stesso assessore Melani. I lavori proseguiranno con le relazioni della dirigente dell'Area attività produttive della Provincia Cristiana Bruni (su "Il sistema provinciale formazione-lavoro nell'obbligo formativo") e del dirigente dell'Area socio-culturale Venanzio Guerrini ("La riforma dei cicli della proposta Moratti"), per poi svilupparsi in un dibattito nel quale sono previsti interventi di Paolo Buzzi dell'Unione industriale pisana, Valter Tamburini della Cna, Carmelo Smeriglia (Cgil), Cristina Ricci (Cisl), Renzo Rossi (Uil). Le conclusioni sono affidate al provveditore agli studi Rocco Lista e all'assessore provinciale alla pubblica istruzione Aurelio Pellegrini.


torna alla home page