Incomincia un articolo sulla Stampa, sul problema della primina, sui possibili aumenti degli insengnanti in prima elementare, come conseguenza, e sui problemi finanziari collegati...
«Primini» a 5 anni, costa troppo Uno studio critica la proposta della Moratti
ROMA
L´anticipo della scuola dell´obbligo a cinque anni comporterebbe un incremento degli insegnanti elementari da un minimo di 13.500 a un massimo di 27.000, con una spesa aggiuntiva tra i 490 e i 980 milioni di euro (tra i 950 e 1900 miliardi di lire). Senza dire della pingue nicchia di mercato che sfuggirebbe alle scuole materne cattoliche, che oggi accolgono gran parte dei quasi 30 mila «primini», con un business calcolato intorno ai 35 milioni di euro (circa 70 miliardi di lire). Dunque, le perplessità che alcuni ministri avrebbero sollevato alla proposta della signora Moratti, avrebbero il suffragio anche delle cifre (economiche) oltreché dei principi (pedagogici) e degli interessi settoriali. Il che non significa che la cosa sia da accantonare, ma unicamente che merita la riflessione che il governo si è dato. Queste analisi e queste tesi giungono dalla Newsletter del mensile «Tuttoscuola» (reperibile sul sito www.tuttoscuola.com) diretto da Giovanni Vinciguerra. L´ipotesi di una scuola di base «anticipata» ha da tempo i suoi adepti, tra cui lo stesso ex ministro Luigi Berlinguer, e un grande numero di pedagogisti pronti a valorizzare i diffusi livelli di maturità dei nuovi bambini, immersi in un sistema ricco di stimoli. I critici - per contro - hanno sempre sottolineato come un «anticipo» comprima eccessivamente gli spazi di crescita. Tra questi ci sono anche il prof. Bertagna e i suoi colleghi di commissione, che hanno inserito nella loro bozza di riforma una perplessità su questo punto. «Ma l'altolà venuto da esponenti della maggioranza alla proposta Moratti potrebbe avere anche ragioni più concrete - dice la Newsletter - Già oggi infatti vi sono anticipazioni di fatto dell´obbligo grazie alla primina organizzata dalle scuole materne private, prevalentemente cattoliche, soprattutto del Sud. Ogni anno si avvalgono di questa scorciatoia circa 29 mila bambini. E la primina fa anche business: si può stimare in almeno 35 milioni di euro all´anno il giro d´affari relativo; una cifra di vitale importanza per le scuole materne private, se si considera che il tanto discusso contributo statale a loro favore per il 2001 è stato di circa 90 milioni di euro». Senza contare che molti di coloro che si iscrivono alla primina poi restano nella scuola dove l´hanno fatta. La proposta Moratti introdurrebbe dunque una forma di concorrenza ? in tal caso da parte dello Stato ? in una «nicchia di mercato» finora inattaccata.L´estensione della primina produrrebbe anche una ricaduta anomala sulle iscrizioni alla prima. Infatti, un eventuale anticipo dell´obbligo di quattro o sei mesi determinerebbe un aumento del 33 per cento o del 50 per cento, rispettivamente, della popolazione scolastica iscritta in prima elementare, con ripercussioni sul numero delle classi e su quello degli insegnanti . Se l´anticipo dell´obbligo fosse di soli tre mesi - per esempio - si avrebbe un incremento di insegnanti per le prime classi del 25% (+ 13.500), che salirebbe al 33% se l´anticipo fosse di quattro mesi (+ 18.000 unità) e del 50% se l´anticipo fosse di sei mesi (+ 27.000). Di conseguenza, la spesa lieviterebbe da un minimo di 950 a un massimo di 1.900 miliardi, facendo saltare completamente il piano di rientro del budget per il personale che prevede per quest´anno una riduzione di 2.500 unità alle elementari. «E poi - dice ancora «Tuttoscuola» - l´onda di nuovi iscritti, anche se più contenuta di quella provocata dall´applicazione della legge 30/2000 sui cicli (la riforma Berlinguer - ndr), avrebbe ripercussioni sui 12 successivi anni di scuola» sia in termini di classi che di insegnanti. Questo calcolo e questa stima, tuttavia, non intendono bocciare l´ipotesi di «primina» generalizzata: la soluzione potrebbe venire dalla gradualità dell´anticipo, prevedendo, ad esempio, che nel primo anno si disponga un anticipo di due/tre mesi, nel secondo anno di quattro/sei mesi, e così via. Fermo restando che se si anticipa la scuola curricolare, si può anticipare anche la materna. Raffaello Masci
************************
Ub articolo sul Piccolo di Trieste: la Moratti sta prendendo tempo, è
contro la legge delega, è per una discussione (sic)...
Il ministero della Pubblica Istruzione assicura: ancora una o due settimane
per mettere a punto il testo
Riforma scolastica: Moratti prende tempo
ROMA - Una, due settimane al massimo. Al ministero dellIstruzione insistono
che la riforma Moratti ha bisogno solo di piccoli aggiustamenti per essere
approvata dal consiglio dei ministri. «Sono stati programmati alcuni
incontri fra il ministro e i suoi collaboratori. Che ci fosse necessità
di più passaggi in consiglio dei ministri era scontato». La cronaca
di venerdì scorso dimostra il contrario. Il ministro era convinto di
poter scendere in sala stampa con la riforma approvata, anzi, si diceva che
con Letizia Moratti sarebbe sceso lo stesso Berlusconi. Ma, come molti preannunciavano,
il consiglio dei ministri ha stoppato tutto. Dopo le critiche del Biancofiore
e della Lega è arrivata una proposta shock del ministro dellEconomia
Giulio Tremonti: «Trasformiamo il disegno di legge in una legge delega».
La Moratti su questo ha fatto muro. Lo aveva detto anche agli Stati Generali:
«Non chiederemo una delega, una riforma di questa portata deve essere
condivisa». Anzi era stata anche più drastica. «Questo
non è un governo che intende ricorrere a deleghe, ha la maggioranza
per fare le sue scelte». Poi le cose sono andate diversamente, su fisco,
welfare e lavoro.
«Troveremo la soluzione - dicono ottimisti al ministero - in modo che
la riforma possa essere operativa, almeno per la scuola dellobbligo,
fin dal prossimo anno scolastico. Per il canale della formazione e le superiori
saranno possibili degli slittamenti».
Quello che salta agli occhi, comunque, non sono tanto la necessità
e lutilità di incontri tecnici sulla riforma, quanto di una sua
ridiscussione a livello politico, almeno sui tre nodi principali: la possibilità
di anticipare la prima elementare a 5 anni e mezzo (osteggiata dal Biancofiore),
larmonizzazione della riforma con la legge sulla Devolution (osteggiata
dalla Lega che anche ieri ha ribadito che «serve più peso per
le Regioni»), la certezza sui costi (chiesta da Tremonti).
a.ce.
*****************
Ma a Pordenone ricomincia intanto la protesta, occupato un liceo anche
contro la dequalificazione dell'esame di stato per via di tutti gli insegnanti
interni, di cui nessuno parla più in questi giorni.
Da ieri la decisione degli studenti dellistituto pordenonese. I leader
annunciano leffetto contagio
Occupato il liceo Grigoletti
«Vogliamo lannullamento della riforma e la riqualificazione dellesame
di Stato»
«A scuola con letizia, ma senza Moratti!». La nuova bandiera che
sventola da ieri mattina al vento dellokkupazione sui pennoni della
protesta studentesca al liceo scientifico Grigoletti di Pordenone,
fa dei doppi sensi una strada a senso unico: annullare lipotesi di riforma
(già riscritta, peraltro) del tandem Bertagna-Moratti e ridare fiato
allesame di Stato, soffocato - sostengono i pronipoti della Pantera
studentesca anni Novanta - nel suo valore legale dalle commissioni tutte interne
dal 19 giugno venturo.
In lotta tardiva, perchè arriva dopo i fuochi della protesta accesi
in dicembre in mille istituti dalle Alpi allEtna, contro i fasti degli
Stati generali dellistruzione voluti dal numero uno del dicastero romano
di viale Trastevere, i barricaderos del liceo più popoloso
della provincia hanno facce pulite da bravi ragazzi e idee chiare. Altro che
generazione incerta, diagnosticata dagli strizzacervelli nipotini
di Freud.
«Precisiamo che siamo in okkupazione e non autogestione - è entusiasta
Paolo Diamante, filologo doc della classe quinta F dellindirizzo linguistico
-. Lautogestione garantirebbe il diritto allo studio della minoranza,
loccupazione, invece, continua 24 ore su 24 con programmi comuni di
analisi dei documenti ministeriali e progetti di protesta per fare sentire
la nostra voce anche alle alte sfere del ministero dellIstruzione».
Accanto a lui, Giorgio in doppio petto e cravatta di velluto prugna (ma i
Sessantottini occupavano in altro stile) si sgola al megafono per organizzare
la giornata. Fa parte del comitato di okkupazione, braccio destro del leader
maximo Valerio che ha carisma da vendere, sufficiente a magnetizzare
lattenzione di almeno mille compagni di scuola nellauditorium
che trabocca di energia giovanile, per intonare il de profundis
al ministro-manager Letizia Moratti. I ragazzi hanno il dono divino dellutopia
e dellallegria contagiosa, anche perchè decidono di sabotare
in progetto politico di riforma appoggiato dalla maggioranza al governo.
«A Roma ci ascolteranno - nè convinto Giorgio che pensa
a unokkupazione di almeno 4-5 giorni -. La minaccia del nostro preside
di annullare il valore legale dellanno scolastico a rischio nel numero
dei giorni di lezione svolti non ci fa paura. Ma è lo spauracchio che
agita le coscienze di molti compagni in altri istituti di Pordenone. Gli studenti
del liceo Leopardi-Majorana ci seguiranno nellokkupazione
da domani, almeno credo e ci stanno pensando anche allIti Kennedy,
allIpsia Zanussi e allIpsc Flora. Siamo
in contatto continuo con i ragazzi di tutta Italia nel sito on line www.studenti.it».
Per Margherita, della classe terza H linguistico, lokkupazione è
emozione. «Sono alla seconda esperienza di protesta - afferma con il
candore dei 18 anni - ma è entusiasmo al massimo, sentirsi protagonisti.
Se potremo dormire in istituto, ci sarò anchio». Avventura
vissuta per sentirsi contro, ma niente politica perchè
partiti e ideologie sono banditi a priori dalla generazione Dash
come qualcuno la chiama.
«Non ci va lidea di creare una scuola classista, nè un
esame di Stato con una commissione interna che pregiudica lobiettività
della valutazione - perora la causa Valentino Sergi della classe
terza C -. La nostra protesta è utopica? Ma lutopia è
un sogno irrealizzato, non irrealizzabile, sia chiaro».
Chiara Benotti
***********************
La Repubblica cita anche un'altra manifestazione, questa volta piccola
di studenti. Probilmente si vuol fare vedere che la protesta si è smorzata.
Ma bisogna ricordare che dsiamo alla fine del primo quadrimestre...
Continua, un po' a singhiozzo e meno intensa, la protesta degli studenti
contro il progetto di riforma della scuola stilato dal ministro Letizia Moratti.
Ieri, verso le 9, poco meno di duecento studenti dell'istituto professionale
per il commercio Einaudi si sono dati appuntamento in piazza Croci per muoversi,
in un corteo autorizzato, alla volta della prefettura, in via Cavour. Alla
manifestazione avrebbero dovuto prendere parte anche i ragazzi del Salvemini
e del Medi. «Ma ci hanno dato buca», lamenta una studentessa.
Con i ragazzi dell'Einaudi c'era solo una piccola rappresentanza del magistrale
Finocchiaro Aprile. Alle 11 i manifestanti che hanno raggiunto la prefettura
erano poco più di cento. Tra un girotondo e qualche coro, hanno contestato
le parti della riforma che interessano gli istituti professionali. Nella tarda
mattinata li ha ricevuti il prefetto Renato Profili: «Ci ha assicurato
che farà presente al ministero le nostre proteste», dice Alfredo
Iones, uno dei rappresentanti d'istituto dell'Einaudi.
*********************
A Bolzano sono al lavoro le consulte studentesche (sono due per via della
lingua).
Consulte a raccolta
Due commissioni interne studieranno
la proposta di riforma della Moratti
BOLZANO. Una commissione interna per analizzare il «documento Bertagna»
(la proposta di riforma della scuola), evidenziarne i punti forti e quelli
deboli ed elaborare proposte concrete: questo il risultato della riunione
di martedì scorso della consulta studentesca italiana.
I sette membri della consulta che compongono la commissione lavoreranno fino
a fine mese, quando renderanno pubblico un documento finale. La stessa operazione
sarà intanto svolta dai «colleghi» della consulta tedesca:
il primo febbraio avrà poi luogo un incontro delle due commissioni
che, confrontando i rispettivi lavori, prepareranno un documento congiunto
da presentare direttamente al ministro Moratti.
La proposta di riforma presentata dall'attuale ministro aveva suscitato, come
si ricorderà, un'ondata di proteste. Non solo gli studenti avevano
scelto la strada dell'autogestione, ma a dicebre avevano organizzato due cortei
dei quali il secondo, interetnico, aveva portato in piazza a Bolzano 7000
ragazzi
*********************
In quel di Treviso è scattata una autogestione al liceo:
CONEGLIANO. E' scattata l'autogestione di circa mille studenti del liceo classico
e del liceo scientifico Marconi contro la riforma del ministro Moratti dei
cicli scolastici. All'iniziativa aderiscono il 65 per cento degli studenti
del Scientifico e quasi il 100 per cento dei ragazzi del Classico, con soli
11 studenti rimasti in aula a far lezione. L'iniziativa è diretta da
un comitato organizzativo formato dagli stessi studenti. «Rispettiamo
l'orario scolastico - spiega Arianna Castellani, del Comitato - solo che invece
di seguire le lezioni organizziamo dibattiti tra di noi sui problemi della
scuola e sui casi di attualità. L'iniziativa va avanti da metà
della settimana scorsa e si concluderà giovedì con una manifestazione,
un corteo in piazza Cima in cui stiamo cercando di coinvolgere anche gli studenti
degli altri istituti superiori. Da venerdì riprenderemo le lezioni
normalmente». Qualcuno dei genitori non ha gradito l'iniziativa, contestando
ai ragazzi la presunta violazione del diritto allo studio e chiedendo lo svolgimento
regolare delle lezioni. «La maggior parte dei genitori però è
con noi - assicura la studentessa - d'altronde la nostra iniziativa ve proprio
nel senso di salvaguardare quel diritto allo studio che viene tradito da questa
riforma troppo penalizzante per la scuola pubblica e a favore della scuola
privata».
*******************************
Mentre a Parma gli studenti si organizzano stabilmente e aprono un sede
di riferimento:
Gli studenti si organizzano in un comitato «Lo studente al centro della
scuola». È questo lo slogan con cui l'U.D.S (unione degli studenti)
dell'istituto liceale Paciolo-D'Annunzio si presenterà questa sera
alle 18 alla Camera del Lavoro di Fidenza.
È nato, infatti, nella nostra città un movimento apolitico di
studenti, che si pone l'obiettivo di rappresentare i 775 ragazzi iscritti
ai plessi di via Manzoni e via Alfieri.
Sia il comparto tecnico, che i licei classico, scientifico e linguistico avranno
da domani un punto di riferimento ufficiale. Si tratta di un collettivo di
coetanei che farà ascoltare alle istituzioni la propria voce.
Impegno, convinzione, entusiasmo, democraticità, spirito di gruppo
sono le parole d'ordine che caratterizzano l'animo del movimento. Lo confermano
alcuni membri del collettivo, tra cui Nicolò Campanini, Fabrizio Genua,
Francesca Michelazzi e Alessandro Pezza.
«Questa sera annunceremo dove collocheremo la sede ufficiale dell'Uds
- ha spiegato soddisfatto Nicolò Campanini - I ragazzi del collettivo
faranno attività all'interno della scuola. Saranno i punti di riferimento
visibili per gli studenti. Ci sarà poi una sede extra-scolastica che
fungerà da segreteria e punto d'ascolto. Resterà aperta due
o tre giorni alla settimana, in orari da definirsi».
Gli studenti dell'Uds, che per ora hanno deciso di autofinanziarsi pur di
sostenere questa attività in cui credono parecchio, hanno come obiettivi
prioritari: supportare i ragazzi in caso di problematiche sorte con i professori
anche per «questioni» relative a voti contestati. Garantire l'inserimento
sereno e l'integrazione degli studenti extra-comunitari all'interno della
scuola. Organizzare e promuovere dibattiti, conferenze, gite e feste.
«Non saranno, tuttavia, soltanto le nostre proposte ad essere protagoniste.
Aiuteremo gli studenti a realizzare quelle idee e quei progetti che per decollare
hanno bisogno di uno staff organizzativo alle spalle - ha spiegato Campanini
- Ci piacerebbe sensibilizzare i nostri coetanei sull'attualità nazionale
e internazionale, invitandoli alla riflessione. Infine, è questo il
nostro modo per contestare la riforma dei cicli scolastici del ministro Moratti.
È un segnale per dire ai professori e alle istituzioni che lo studente
deve essere sempre al primo posto al centro della scuola».
*************************
Appare confuso il comunicato del segretario della Sinistra Givoanile Pugliese
dopo il suo congresso, perché apre diversi spiragli pericolosi, uno
ad es. quando parla di riformare lo statutot dei lavoratori per adeguarlo
(sic!), e un altro sulla questione formazione professionale - regioni.
Lottiamo per la costruzione di un mondo diverso e per una globalizzazione
dei diritti umani e della democrazia. E in Puglia è già aperta
la sfida, noi dobbiamo compiere una serie di campagne su quei temi che riguardano
categorie e gruppi sociali che nella nostra regione rientrano nella zona rossa
dentro cui vengono negati i più elementari diritti dell'uomo. Io credo
che in questo momento storico nasce realmente una nuova generazione quella
meno politicizzata, quella che ha votato per il 42% in Puglia per il centrosinistra
(1824 anni) e per il 38% per il centrodestra, sembravamo dinanzi all'opinione
pubblica assopiti, distanti dalla politica, dai giornali, dalla lettura, chiusi
dentro i nostri piccoli interessi quotidiani. Mentre ci siamo rivelati l'opposto.
Il 7 di dicembre più di 15mila studenti sono scesi in Piazza nei grossi
centri urbani pugliesi e il 20 di dicembre tra i 60mila dei contro stati generali
ha partecipato una buona parte dei nostri conterranei. Dobbiamo parlare, incontrare
e declinare politicamente le richieste di questa generazione che dai "no"
alle proposte di riforma della scuola del ministro Moratti chiede un punto
di riferimento politico e sente l'esigenza di opporsi anche al modello sbagliato
di società che la destra vuole imporci. Ma la scuola cambierà
soprattutto con le politiche Regionali, ed è qui che rientra il nostro
lavoro, perché le scuole private e gli istituti universitari privati
saranno sovvenzionati in buona parte dai buoni scuola e dai buoni alle Università
e il Presidente Fitto su questo punto deve essere incalzato sia dall'opposizione
in Consiglio regionale sia dagli studenti medi ed Universitari. A partire
dalle elezioni Universitarie che in questi giorni si svolgeranno presso la
Facoltà di giurisprudenza di Bari questo argomento deve essere portato
in discussione, creando una sinergia tra i medi e gli universitari percorrendo
una strada comune che defluisca in azione politica concreta negli Atenei,
nelle scuole e nelle piazze pugliesi.
A queste mobilitazioni si accompagna un'altra parte di mobilitazioni, di opposizione
nella società e di generazione, che purtroppo il 13 di maggio ha votato
in netta maggioranza per il centro destra, i giovani tra i 25 e i 29
anni. Si tratta pressoché di giovani lavoratori, di disoccupati o di
persone in cerca di prima occupazione, che a partire dall'abolizione dell'articolo
18 dello statuto dei lavoratori, già da ieri vivono una nuova stagione
di opposizione. Qui si apre la sfida della rappresentanza politica dei nuovi
lavoratori, sfida che si vince attraverso il governo di condizioni mutate
modificando un mondo del lavoro sempre più in movimento e sempre più
diviso. Adeguando l'attuale sistema di tutele, con un nuovo Statuto dei lavoratori.
Sui temi del lavoro e dell'occupazione l'amministrazione Fitto è assente
e lo si vede dalla mancata progettualità sullo sviluppo della regione
e dalla caterva di interessi lobbisti che impedisce alle piccole e medie imprese
della Puglia di potersi sviluppare e a quei giovani che hanno la voglia di
aprire nuove attività di essere spronati e di trovare le giuste condizioni
territoriali, infrastrutture, servizi alle imprese, formazione professionale
e via dicendo.
Dentro questi temi è presente il futuro della nostra organizzazione,
della sinistra del futuro e insieme ad essa il futuro della nostra regione.
Nello slogan del nostro congresso è stata visibile la volontà
della Sinistra Giovanile pugliese di volersi misurare con il cambiamento della
Puglia. I tre obiettivi al centro della discussione sono stati: formazione
europea e di alta qualità che prepari realmente al mondo del lavoro,
modernità nel costruire un nuovo modo di fare politica, disegnando
un nuovo Welfare e un nuovo modello di società, sviluppo dell'occupazione
e dell'economia della regione
domenico de santis * Segretario Regionale Sinistra Giovanile
**************************
Sempre sull'esame di maturità una contestazione che parte sempre
dal Veneto:
Contestazione sì, ma non unitaria
Posizioni diverse. Cè chi vuole addirittura labolizione
della prova finale
La contestazione ha più anime: i ragazzi del Grigoletti
hanno redatto un documento curato dal comitato di occupazione che dà
giorni contati al nuovo esame di Stato. Ma non tutti concordano, perchè
alcuni vogliono abolirlo.
«La commissione interna - recita la piattaforma ufficiale della lotta
- non garantirà lobiettività della valutazione dei candidati.
È assurdo pensare che le prove scritte e orali siano seguite da un
solo presidente eterno in istituto, perchè gli stessi potrebbero protrarsi
a fine luglio. E se, per caso, il presidente potrà delegare un insegnante
della commissione interna, allora lobiettività valutativa dei
candidati sarà ancora meno garantita. Il momento è delicato
ed è necessario laiuto di tutti, perchè di tutti e nessuno
escluso, è la minaccia. No alla riforma Moratti, no al suo
esame di Stato».
Laltra anima del Grigoletti è una frangia estremista
sulla maturità: chiede morte e sepoltura dellesame. Hanno il
coraggio di avanzare la proposta estrema in una lunga lettera pubblica (forse
la spediranno al ministro dellIstruzione), i ragazzi della classe quinta
B Rossella, Flavio, Gioia, Elena, Claudio, Cristina, Rachele, Luca e il professore
di lettere che ha dato una mano per la forma. Le loro idee sono esplosive.
«Manifestiamo il disagio che ci circonda sulla questione dellesame
finale - recita la lettera aperta della quinta B -. Per i continui cambiamenti
in corso danno, informazioni non tempestive sulle riforme e il concreto
presentimento di stare per affrontare un esame che assume sempre più
laspetto di una grande farsa. Si è sempre pensato a questa prova
come a un test finale per valutare requisiti disciplinari e bagaglio culturale
dello studente a fine ciclo di studi. Ma ha seno di esistere, oggi, lesame?
Non bastano le continue verifiche durante lanno a testare la preparazione
disciplinare dellalunno? E la maturità di una persona non si
misura, forse, dalla molteplicità di fattori che un docente ha modo
di valutare durante lanno? Non è opinabile, forse, che il giudizio
di esame sia espresso da commissari interni che, come docenti, conoscono perfettamente
i propri candidati?».
Tante domande per trovare una soluzione indolore al tormentone
dellesame di Stato-bluff che, secondo gli studenti, li investirà
dal prossimo giugno. La soppressione radicale della prova di maturità
è, quindi, la ricetta della classe quinta B.
«Sarebbe più corretto pretendere maggiore serietà nella
vita scolastica - continua la lettera-fiume - attraverso accurate e capillari
verifiche periodiche alla preparazione degli studenti e anche alla competenza
dei docenti. Sostituiamo, allora, lesame di Stato della tradizione italica
con prove a intervallo durante lanno. Ci rendiamo conto che parlare
dellabolizione dellesame di Stato equivale allabbattimento
di unistituzione ma, pur essendo disponibili al confronto con chi la
pensa diversamente, ci pare opportuna. Anche perchè i costi sostenuti
dal ministero dellIstruzione per pagare i commissari, potrebbero essere
destinati a risolvere altri problemi della scuola di oggi. Faremo circolare
la nostra proposta tra i compagni di liceo, poi nelle altre scuole di Pordenone
e via Internet, per raccogliere le firme di adesione e sostegno, utili a presentarla
al ministro dellIstruzione».
********************
Un seminario a Pisa sul rapporto fra scuola, formazione e lavoro:
PISA Il rapporto tripolare fra
PISA Il rapporto tripolare fra scuola, formazione e lavoro, con particolare
riferimento alle questioni dell'obbligo formativo, sarà il tema portante
di un seminario in programma domani mercoledì, a partire dalle ore
9, nell'auditorium del centro polifunzionale «Antonino Maccarrone»,
via Pellico. L'iniziativa, di viva attualità, è della Provincia
(attraverso gli assessorati all'istruzione e alle politiche del lavoro) e
della Commissione provinciale tripartita. "L'obbligo formativo
spiega l'assessore allo sviluppo economico Antonio Melani vuol permettere
ai giovani di età compresa tra i 15 e i 18 anni di completare un percorso
scolastico effettivamente spendibile sul mercato del lavoro e che termini
con un titolo riconosciuto. L'articolo 68 della legge 144/99 prevede l'obbligo
di frequenza alle attività formative fino al compimento del diciottesimo
anno di età; tale obbligo può essere assolto in percorsi anche
integrati di istruzione e formazione, oltre che nel sistema scolastico, in
quello della formazione professionale oppure nell'esercizio dell'apprendistato".
Nella nostra provincia sono 146 i ragazzi nati negli anni '85 e '86 che hanno
manifestato la volontà di non proseguire nel percorso scolastico. "Dunque,
questi ragazzi aggiunge l'assessore Melani possono supplire
all'obbligo di frequenza con l'apprendistato o con la formazione professionale".
I quattro centri per l'impiego sono a disposizione per ogni ulteriore informazione.
Il seminario di domattina sarà introdotto dallo stesso assessore Melani.
I lavori proseguiranno con le relazioni della dirigente dell'Area attività
produttive della Provincia Cristiana Bruni (su "Il sistema provinciale
formazione-lavoro nell'obbligo formativo") e del dirigente dell'Area
socio-culturale Venanzio Guerrini ("La riforma dei cicli della proposta
Moratti"), per poi svilupparsi in un dibattito nel quale sono previsti
interventi di Paolo Buzzi dell'Unione industriale pisana, Valter Tamburini
della Cna, Carmelo Smeriglia (Cgil), Cristina Ricci (Cisl), Renzo Rossi (Uil).
Le conclusioni sono affidate al provveditore agli studi Rocco Lista e all'assessore
provinciale alla pubblica istruzione Aurelio Pellegrini.