17 February, 2002

 

Riportiamo , qui all'inizio, il sommario della news letter fuori registro, già citata più volte. Ricordiamo che l'indirizzo web è www,didaweb.it:

Sommario
Riforma, i motivi del nostro dissenso
di Marina Fasce
Di che cosa stiamo parlando?
di Maurizio Pistone
Sull'identità docente, punti di vista a confronto.
di Fuoriregistro
Chi se la mangia questa scuola?
di Emanuela Cerutti
Contro l'attacco alla scuola pubblica, per il futuro educativo delle giovani generazioni
di Vittorio Delmoro
Non per polemica : riflessioni sulla funzione e-ducativa della scuola italiana
di Ludovico Fulci
"Ideali scaduti"
di Giovanna Casapollo
Eredità scarlatte: i giovani tra solitudine e violenza.
di Vincenzo Andraous
Per una "giustizia giusta"
di Un docente "libero pensatore"
Empatia per Internet: riflessione sulla Formazione in Rete.
di Paolo Manzelli
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Su Il Manifesto un breve resoconto della manifestazione del 15:

"Giù le mani dalla scuola pubblica"
Scioperano in massa insegnanti e studenti. La riforma Moratti risveglia il corpo docente
CINZIA GUBBINI - ROMA
Scesi in massa a manifestare, aldilà delle sigle sindacali, nonostante (e questo è strano) la questione della scuola e della riforma Moratti non fosse tra le principali parole d'ordine dello sciopero indetto ieri dal sindacalismo di base. Insegnanti e studenti sono stati la spina dorsale del corteo che si è snodato da piazza Esedra a piazza San Giovanni. I prof quasi compiaciuti di ritrovarsi in mezzo ad altre categorie e di inserire la scuola in una vertenza più generale. Gli studenti, gli autorganizzati, la rete nazionale degli "Studenti in movimento" insieme ai no global, a loro agio nel fare dell'attacco ai saperi il fulcro centrale della lotta alla globalizzazione.@"Mi sono proprio stufata di essere quella che fa sciopero per l'aumento dello stipendio"- dice una professoressa di un liceo, che cammina a braccetto con altre colleghe. La vertenza degli "stipendi europei" rimane, ma ora come ora in poll position c'è il "no" alla "scuola-azienda". "Moratti ministro della distruzione, svende la scuola al prete e al padrone" risuona dai megafoni. La difesa della scuola pubblica è la prima trincea, non mancano i toni borrelliani: "Scuola pubblica, resistere, resistere, resistere". Tanti gli studenti confusi tra i docenti, che camminano senza striscioni. Come Martina, che fa le scuole medie a Pisa e che non ha dubbi: "Scegliere l'indirizzo delle superiori a 13 anni e mezzo è sbagliato, è troppo presto". Non ti rassicura il fatto che potrai sempre cambiare indirizzo? "No". Giulia e Antonella insegnano nella stessa scuola. Una è dei Cobas, l'altra della Cgil. "Le abbiamo fatto il lavaggio del cerevello", scherza Giulia. "No, non è vero - si schernisce Antonella - e io capisco benissimo la posizione della Cgil, non sono qui in polemica con il mio sindacato". Sulla stessa linea Vito Meloni, della segreteria nazionale della Cgil scuola che sfila dietro lo striscione di Rifondazione: "Non c'è nessuna polemica e nessun distinguo. Questa è semplicemente una scadenza importante per una mobilitazione crescente nel paese, che continuerà con la manifestazione del 9 marzo". E ovviamente il serpentone di persone che ieri ha invaso il centro di Roma è uno strike da maestro per Piero Bernoccchi: "Ovviamente siamo entusiasti - dichiara - è un successone. Mentre il centrosinsitra perde tempo a litigare sul leader della coalizione e non fa opposizione, oggi è scesa in piaza la vera opposizione sociale al governo Berlusconi".@Il ministero dell'istruzione sostiene che l'astensione dal lavoro è stata dell'11, 28%, fonti sindacali diffondono cifre ben diverse, che volano sul 25%. Sul dato pesa anche lo sciopero indetto dallo Snals e dalla Gilda. Soddisfatto il segretario dello Snals, Ricciato che ha raccolto 60 quadri sindacali di fronte a Montecitorio. Ma gli insegnanti e i lavoratori della scuola hanno scelto il corteo. Portatori di storie e problemi quotidiani che rosicchiano come tarli la tenuta della scuola pubblica. Che dire della vicenda dei 70 mila Ata, la cui anzianità è stata annullata tutta d'un colpo con il passaggio dagli enti locali allo stato. E che dire della vicenda dei trasferimenti annullati, che interessa 15 province e un centinaio di persone. Per non parlare dell'infinita partita degli insegnanti precari, che raccontano di una vera lotta intestina in corso nelle scuole in vista dei pesanti tagli di cattedra. Chi si dichiara sul piede di guerra "e in queste cose siamo molto brave" sono le insegnanti delle scuole dell'infanzia: "Guai se toccano le fasce d'età dei nostri bambini", sintentizzano.@Per niente stanchi di promettere battaglia alla riforma Moratti sono gli studenti che si trovano a fare i conti con la necessità di far ripartire un movimento. In questi mesi, dopo l'ondata di occupazioni, è stata la rete degli "Studenti in movimento" legata a doppio filo con i disobbedienti, a fare un po' da faro. Hanno orgnaizzato blitz e azioni (al nord, per esempio, contro i buoni scuola), sono stati capaci di creare contestazioni a ogni apparizione pubblica del ministro Moratti. Anche ieri erano i più numerosi: la scommessa è creare una rete solida di studenti medi e universitari in grado di eleborare strategie politiche durevoli: "Intanto due sono gli obiettivi immediati - spiega Francesco - portare il movimento studentesco, insieme a quello europeo, a Salamanca dove l'Unione europea discuterà di istruzione e avviare una campagna sul tema della riappropiazione degli spazi culturali in grado di creare un terreno di relazioni durevoli".
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Su Il Giorno si riaffaccia l'ipotesi di un trasferiemnto della Moratti-Brichetto alla presdienza della RAI e quindi ... via dalla scuola. Per noi della scuola va quasi bene, ma per la RAI?... Notate inoltre il tono con cui viene descritto il Berlusconi...

Berlusconi non dimentica mai di essere anche il presidente di una società di calcio e se oggi il Milan va a tre cilindri nessuno potrà dimenticare i tempi d'oro dei Gullit e dei Van Basten quando anche la squadra rossonera, così come il Bologna degli anni Trenta, «stupire il mondo faceva». E la mossa dell'altro giorno con il premier laburista inglese Blair ha davvero stupito tutti. Un'intesa magistrale sulla riforma del mercato del lavoro che annulla le differenze tra destra e sinistra e ha definitivamente spiazzato i Ds anche sull'articolo 18. Ora il Cavaliere, considerando che ci ha preso gusto, dovrebbe nuovamente stupire tutti con un'altra mossa vincente che, sommessamente, gli consigliamo, anche se la designazione del nuovo vertice della Rai spetta ufficialmente ai presidenti delle due Camere: affidare la presidenza della tv pubblica alla Moratti (nella foto). Sarebbe un colpo da maestro per vari motivi. Innanzitutto, dopo le risse che si sono scatenate attorno al nuovo consiglio d'amministrazione della Rai, c'è bisogno di un presidente forte e l'attuale ministro della Pubblica Istruzione, anche se donna, è l'uomo forte, fortissimo che ci vorrebbe: ha già occupato il posto di numero uno di viale Mazzini in anni altrettanto delicati e, in un desolante panorama di disastri e di fallimenti, ha lasciato un ottimo ricordo in tutti gli addetti ai lavori. Già qualche mese fa il Cavaliere aveva azzardato il nome di donna Letizia per la Rai, ma la stessa Moratti declinò gentilmente l'invito facendo presente di essere alle prese con una riforma della scuola molto difficile e di non poter quindi lasciare il ministero a metà dell'opera. Ma oggi il discorso è diverso anche se la nostra candidata appare ancora recalcitrante: bene o male, la rivoluzione scolastica è stata già varata e la sua presenza al ministero non è più così strategica come prima. Nei panni del premier, torneremmo quindi alla carica e faremmo un pressing stretto alla Moratti perché cambi idea. Se riuscisse nell'opera di persuasione, il Cavaliere farebbe un colpaccio. La Moratti presidente non sarebbe, infatti, un salto nel buio nel senso che si è dimostrata una vera manager, come confermano le precedenti esperienze alla Rai e ai vertici di una società di brokeraggio assicurativo. Non solo: la signora finirebbe per dissipare le critiche sul conflitto d'interessi per Silvio tra Rai e Mediaset, che invece sarebbero alimentate con la scelta di Carlo Rossella.
Il «sì» della Moratti consentirebbe poi a Casini e Pera di alzare il tiro sul nome degli altri consiglieri che, come disse il presidente della Camera, non dovrebbero essere espressione dei partiti, ma veri professionisti, scelti all'interno della stessa Rai o nel mondo dell'editoria. Riuscirà Berlusconi nell'impresa? Il compito è particolarmente difficile: oltre a convincere la Moratti, bisognerà anche cambiare qualche altro cavallo in corsa nella lista dell'altra sera. Ma le missioni impossibili affascinano Silvio: se è stato capace di trovare un accordo con Blair, che per certi versi ha il carattere di una Thatcher, non potrebbe fare il bis con la lady di ferro di casa nostra?
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Su La Repubblica un abile manovra dell'articolista fa rislatare l'assenza della sinistra ufficiale dalla manifestazione di Roma, la presenza di un magma di base e nello stesso tempo il rifiuto della bandiera ... rossa. Meno male che abbiamo visto le foto. Leggete e istruitevi sulle nuove tendenze secondo Repubblica...

SABATO, 16 FEBBRAIO 2002Stampa questo articolo

Pagina 7 - Cronaca
LA PROTESTA
Sfilano gli antagonisti, quelli che non si sentono rappresentati e si compattano sul no a Berlusconi
Studenti, precari, licenziati il corteo dalle mille bandiere
in edicola
Maria, 30 anni: ero consulente d´azienda, pagata per licenziare, ora sono un esubero
Luigi, 17 anni: gli Usa spendono in armi 400 miliardi di euro; con 20 si batterebbe l´aids
FERRUCCIO SANSA
ROMA - Quelli dimenticati da Berlusconi. Quelli che sono di sinistra, e molto, ma sono anche pieni di rabbia verso D´Alema, Cofferati e soci. Quelli che non stanno con nessuno e vorrebbero un grande sciopero generale: un partito che non si presenta alle elezioni, un quarto sindacato. Da ieri non sarà più possibile ignorarli, perché portare in piazza più di centomila persone non è roba da tutti.
Neanche gli organizzatori ci credevano quando alle dieci di mattina si sono trovati davanti una folla che traboccava dall´Esedra, la piazza romana dove era fissato il raduno. Il segreto? Invece di discutere di flessibilità, il quarto sindacato ha portato in piazza Maria Redenti, ex consulente aziendale che da un giorno all´altro si è ritrovata a spasso. Al posto dei discorsi sulla scuola, sulla riforma Moratti, c´era la faccia larga e bonaria di Erminia Lanteri precaria per dieci anni e ormai praticamente disoccupata.
Questo soprattutto unisce i centomila di ieri: non sentirsi rappresentati da nessuno. Così, ognuno con i propri slogan, tutti seguono il percorso "sacro" dei cortei della sinistra italiana: dall´Esedra a San Giovanni in Laterano, davanti alla basilica che ospita il Cardinale Vicario e che per un paradosso tutto italiano da decenni accoglie le adunate della sinistra laica.
Una manifestazione tranquilla, non fosse stato per un gruppo di studenti romani che in via Cavour ha attaccato una sede della Adecco, agenzia di lavoro interinale: due minuti di raid, più che sufficienti per mettere sottosopra l´ufficio, spaccare vetrate e computer. Poco dopo un centinaio di vigili del fuoco precari ha deviato dal percorso concordato e ha puntato sul Viminale: c´è stato qualche momento di tensione con la polizia.
I segmenti del corteo non sono omogenei: c´è chi si batte contro l´abolizione dell´articolo 18, chi grida slogan contro flessibilità e precariato. E chi è in piazza a urlare la sua rabbia contro le leggi sulle rogatorie o sull´immigrazione. Cobas, Gilda, Unicobas e Rappresentanze di Base, ma anche sostenitori dello stato Palestinese, esuli politici curdi. Gli "antagonisti" ci sono tutti, ognuno con le sue bandiere e la giornata aiuta perché c´è un bel vento che le fa sventolare insieme con i capelli delle ragazze. Sì, perché una buona metà dei partecipanti avrà al massimo venticinque anni. Ci sono quelli che nelle manifestazioni sembrano esserci nati. Ma molti di più sono i manifestanti ragazzini, alla loro prima volta: li riconosci subito, dal passo troppo veloce, impaziente per il ritmo lento e solenne del corteo, dalla voce sottile che si spezza al primo urlo. Sono venuti e che nessuno si sogni di dire che lo hanno fatto soltanto per scoprire l´ebbrezza di essere massa: «No, ho viaggiato dodici ore perché volevo dire la mia contro la guerra e lo squilibrio tra paesi ricchi e paesi poveri», attacca Luigi Peiron, 17 anni, da Treviso e tira fuori dalla tasca un ritaglio di giornale: «Gli Stati Uniti spendono 400 miliardi di euro l´anno per gli armamenti, in Africa 30 milioni di persone sono malate di aids. E potrebbero essere curate con appena 20 miliardi di euro».
Luigi si ributta nella mischia, fianco a fianco con Antonella Verrina, precaria della scuola: «Ho insegnato per dieci anni, sono inserita nelle graduatorie, ma adesso con la riforma Moratti rischio di rimanere a spasso. Licenziata… No, non in senso tecnico, perché non mi hanno mai assunta, ma che differenza fa?».
Maria Redenti, trentenne novarese, ha un passato recente di «consulente aziendale, quelle tutte tailleur e tacchi alti». Ora sfila in scarpe da ginnastica, maglione quattro taglie di troppo e megafono in mano. «Mi guardi», dice: «Io sono un esubero. Sono il frutto della flessibilità». Semplice la storia di Maria: «L´università, il lavoro, il telefonino dell´azienda. Ero pagata per razionalizzare… per licenziare, in parole povere. E adesso è toccato a me», dice, poi riprende fiato e riparte con lo slogan: «L´articolo 18 non si tocca, lo difenderemo con la lotta».
L´obiettivo delle invettive è soprattutto lui, Silvio Berlusconi, una sua statua in cartone accompagna il corteo, completa delle ormai famose corna. «Ma in fondo - sorride amara Erminia Lanteri, precaria di Imperia - se non fosse per il Cavaliere, per le sue scelte politiche che emarginano i deboli, in questa piazza con la sinistra ufficiale ci sarebbero arrivati in pochi. E magari si sarebbero anche azzuffati tra di loro».
Sinistra ufficiale assente, non una bandiera: «Bandiera rossa, dalla vergogna», cantano i ragazzi. Bisogna allora trovare nuovi simboli, e sulle bancarelle di San Giovanni i venditori di sciarpe e bandiere della Roma si sono rapidamente attrezzati. «Addio falce e martello», Mario Pompili dietro il suo banchetto la sa lunga, «meglio puntare sul Che, ma va sempre più forte il Subcomandante Marcos. Se gli chiedessero di essere il nuovo leader dell´Ulivo…».

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