17 January, 2002

 

Iniziamo con un breve commento all'intervento del ministro Moratti sul progetto di riforma, intervento pubblicato su La Stampa. A chi è mirato questo intervento? Qual è il target dell'intervento? Non possono essere certamente gli studenti. Si parla di grande consultazione democratica, si parla di proposte democratiche, si parla di larghi consensi, si parla anche di frange di dissenso. Sappiamo che è avvenuto esattamente il contrario, ma, mediaticamente, questo non è importante. Si svela il carattere di kermesse pubblicitaria degli "stati generali" e il fatto che si procederà malgrado tutto. Quindi da un punto di vista "mediatico" l'opposizione alla riforma diventa opera di frange estremiste e "ideologizzate". Leggete molto attentamente...

Da La Stampa

Moratti: una scuola per tutti, «su misura», è possibile

di Letizia Moratti

Una scuola più europea e una scuola «su misura» per tutti sono finalmente un traguardo possibile. Dalla lunga e intensa fase del confronto e del dibattito, durata sette mesi, si è passati a quella della proposta politica.

Avevamo promesso al paese un progetto di riforma che potesse innanzitutto esprimere un elevato grado di democraticità, convinti, come siamo, che per rilanciare il sistema d'istruzione italiano come fattore di coesione sociale e motore dello sviluppo occorresse creare le condizioni per la formazione di una base di consenso quanto più ampia possibile.

Un consenso non tattico, ma sostenibile nel tempo, per una riforma davvero «strategica» in grado di dispiegare progressivamente i propri effetti di innovazione e rinnovamento, e quindi solidamente ancorato ad opinioni forti, meditate, condivise al di là degli schieramenti e degli interessi di parte.

Per essere costruito, un progetto «democratico» aveva però bisogno di un metodo di lavoro effettivamente aperto e trasparente, che portasse al coinvolgimento di tutte le componenti della società civile interessate alle attuali dinamiche di modernizzazione dei saperi e delle conoscenze indispensabili per l'avanzamento del paese.

Un progetto che traesse ispirazione dal basso, dalla vitale esperienza sul campo della «scuola reale». In tal modo, il progetto stesso di riforma - prima ancora di fornire elementi utili per disegnare l'architettura dei nuovi ordinamenti scolastici - sarebbe stato di per sé un importante contributo all'individuazione ed alla diffusione dei valori guida del sistema d'istruzione.

Valori di libertà, di solidarietà, di democrazia. Allora sì, avremmo potuto davvero sperare di costruire una scuola di relazioni e non di isole. Ebbene, il progetto di riforma che è da qualche giorno all'esame collegiale del governo è il frutto della più grande consultazione con la base del sistema scolastico mai avvenuta in Italia attorno al tema dell'educazione e della formazione dei giovani.

Il processo di consultazione seguito in questi ultimi mesi ha permesso di formare - forse per la prima volta nel nostro paese - opinioni e consensi molto vasti sulla riforma scolastica. Certo, le aree di dissenso e di dubbio restano. Le rispettiamo. Esse sono per noi un arricchimento e un apprendimento continuo. Ciò che possiamo affermare con assoluta certezza è che ogni opinione, ogni contributo, ogni suggerimento è stato raccolto e valutato con attenzione.

Lo testimonia un progetto di riforma attorno al quale non abbiamo mai cessato di lavorare, per migliorarlo, per meglio adattarlo alle esigenze del paese, per rafforzarne il grado di fattibilità. Anche ora che è giunto il momento per il governo di assumersi la responsabilità politica di una proposta di riforma, il lavoro non è finito.

Il nostro progetto stabilisce norme generali sull'istruzione e sui livelli essenziali delle prestazioni. Si tratta di un'architettura di sistema, così come richiedeva la normativa costituzionale che demanda allo Stato di stabilire principi di qualità didattica, di equità sociale e di garanzia del diritto all'istruzione, definendo criteri uniformi per i piani di studio e requisiti di accreditamento delle offerte educative e formative e predisponendo i sistemi di valutazione.

Dovranno adesso essere affrontati complessi problemi legati all'attuazione di questo progetto. Problemi che toccano, per esempio, le nuove competenze attribuite alle Regioni, vere co-protagoniste della riforma. E problemi che interessano aspetti organizzativi di grande importanza per il corpo docente e per il personale amministrativo e tecnico.

E' per questo che, con il pieno accordo delle Regioni e dei sindacati, abbiamo deciso nei giorni scorsi di aprire tavoli di concertazione e di informazione per lavorare ancora una volta assieme sulla graduale applicazione della riforma.

Dunque, il processo democratico di riforma non si ferma. Ed è un processo politico destinato a far sentire i propri effetti in un ambito molto vasto della nostra società civile. L'attuazione del sistema educativo nazionale è, infatti, in assoluto il primo banco di prova di un nuovo contesto istituzionale che prevede nuovi ruoli e nuove competenze dello Stato e delle Regioni.

Un grande test di democrazia per l'intero paese che richiede una convinta partecipazione e collaborazione di tutte le forze che animano la società civile, con l'accettazione e la condivisione delle responsabilità e dei doveri che una partecipazione seria impone di assumere. Il ruolo dello Stato cambia anche se la funzione pubblica dell'istruzione non viene meno. Il nuovo sistema educativo nazionale trarrà maggiori energie e spinte dalla ricchezza delle specificità regionali sino ad oggi non del tutto valorizzate.

L'integrazione tra il ruolo di programmazione, di indirizzo e di valutazione svolto dallo Stato, il pluralismo culturale generato a livello territoriale e la libertà di scelta assicurata a studenti e famiglie tra diversi percorsi didattici comporranno l'unicità del nostro nuovo sistema scolastico. Un'identità unitaria nella pluralità. L'Italia è pronta a dare un nuova grande dimostrazione di democrazia.

Ministro dell’Istruzione
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Un lungo articolo sul Nuovo on line tratta dell' intervento della Moratti al congresso della Uil, in cui il ministro ha ribadito i caratteri essenziali della "propria" riforma, ed ha ammesso per la prima volta che il governo procederà con delega (alla faccia della democraticità, per evitare il dibattito in aula, ma non aveva larghi consensi?...). Debole appare, almeno nell'articolo, la risposta del segretario della Uil scuola. In realtà il punto forte, che in questi giorni è uscito silenziosamente dal dibattito, è quello della divaricazione sostanziale tra chi è destinato a lavori intellettuali e chi è pre-destinato, precocemente, alla manovalanza, e il complessivo abbassamento della qualificazione, attraverso la riforma dell'esame di stato e i favoritismi evidenti alle scuole private.

ROMA - La riforma deve passare così com’è. Non ha dubbi il Ministro dell’Istruzione Letizia Moratti, davanti alla platea del X congresso nazionale della Uil scuola, in corso di svolgimento da ieri a Sanremo. I costi legati alla riforma, ha precisato il ministro, ''per quest'anno sono già coperti, poi studieremo naturalmente l'applicazione della riforma in modo progressivo rispetto agli investimenti da fare''.
Nonostante le perplessità che il suo disegno di legge ha sollevato presso i ministro Tremonti e Giovanardi, la Moratti tira diritta alla meta: la nuova scuola dovrà essere inaugurata per il prossimo settembre e in merito a questi contrasti la Moratti ha smorzato le polemiche nate dalla mancata approvazione del disegno di legge: ''E' normale - ha concluso - che un progetto di questo tipo non possa e non debba essere approvato in una sola riunione; sarebbe 'leggero' e incoerente con l' importanza del provvedimento stesso''.
Ma la notizia del giorno è che, se la riforma supererà l’esame del prossimo consiglio dei ministri, la tribolata chiusura delle iscrizioni, sarà prorogata oltre il 20 gennaio. ''Se il progetto passerà - ha detto Letizia Moratti - faremo in modo di verificare che il diritto alle iscrizioni, che in questa fase si chiude il 20 gennaio, possa essere riaperto''.
La decisione si spiega anche con la possibilità che la nuova legge introdurrà di iscrivere alle elementari anche chi non avrà compiuto sei anni alla data di inizio dell’anno scolastico, consentendo quindi minori disagi alle famiglie interessate dal provvedimento.
La decisione di anticipare l’ingresso nella scuola materna a 2 anni e mezzo e nelle elementari a cinque e mezzo, era stata contestata dal Ministro Giovanardi e dalla leader della Cisl scuola Daniela Colturani, entrambi contrari a interventi sulla scuola elementare, considerata una delle migliori del mondo.
Decisione che però Letizia Moratti ha difeso anche a Sanremo: ''Risponde a una forte richiesta sociale'' ha detto il Ministro, parlando però solo dell’anticipo alle elementari e non citando quello delle materne. Il che fa pensare che per ricomporre i contrasti nella maggioranza e con i sindacati, - anche la Gilda non vedeva di buon occhio l’ingresso precoce nelle materne - la Moratti ripristinerà almeno l’ingresso a tre anni.
Sullo strumento legislativo con il quale il Governo cercherà di approvare la riforma la Moratti non si sbilanciata non escludendo però il ricorso alla legge delega. Come anticipato due giorni fa da Il Nuovo, sarà infatti proprio con la legge delega che il Governo Berlusconi farà approvare al Parlamento la riforma della Moratti.
La delega consente dei margini di flessibilità grazie ai quali saranno possibili quei ritocchi in corsa che sicuramente si apporteranno al problematico quinto anno. Quanto al ruolo delle Regioni nella scuola della riforma, ''in base alla attuale Costituzione - ha detto Moratti - allo Stato competono le norme generali sull' istruzione e i livelli essenziali di prestazione in materia professionale, per garantire uguali diritti a tutti i cittadini sul territorio nazionale.
Tutta l'istruzione professionale - ha ribadito - passerà quindi alle Regioni, con le quali apriremo al più presto un tavolo per verificare gradualmente come attuare questo passaggio''.Accennando al successivo processo di devolution, che prevede anche che il sistema scolastico passi in legislazione esclusiva alle Regioni, il ministro ha detto che questo sarà valutato man mano che il progetto di verrà attuato.
L’intervento al congresso Uil ha offerto al Ministro anche l’occasione per una sorta di illustrazione teorico-metodologica della sua riforma che ha sintetizzato in quattro principi: Unitarietà, continuità, flessibilità e misurabilità.
Unitarietà: l'istruzione scolastica e l'istruzione formazione professionale, ha detto il ministro, vengono ricomposte nel 'sistema educativo di istruzione e formazione' e perseguono gli stessi obiettivi. La leva principale del progettoè il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o comunque fino al conseguimento di una qualifica o di un titolo entro il 18/o anno di eta'.
Il progetto garantisce inoltre il valore dei titoli conseguiti su tutto il territorio nazionale e la loro spendibilita' a livello comunitario. Continuità: l'intero percorsoè scandito in bienni e tra un ciclo e l'altro la classe terminale del primoè programmata in armonia con la classe iniziale del ciclo successivo per assicurare una continuità educativa. Il sistema prevede la scuola dell'infanzia, scuola primaria e scuola superiore.
L'ultimo anno di liceoè finalizzato anche all'approfondimento e alla verifica delle conoscenze in vista dell'università, per preparare ed orientare concretamente i giovani al percorso degli studi superiori.
Flessibilità: sono cioè previste la possibilità di iscrivere alla scuola dell'infanzia anche i bambini che non hanno ancora compiuto tre anni; la possibilità di iscrizione alla scuola elementare anche prima del sesto anno di età; non c'è alcuna scelta precoce per i ragazzi, che potranno effettuare in ogni momento, sempre assistiti, il passaggio da un percorso all'altro o da un indirizzo all'altro nello stesso percorso.
Viene infine introdotta la formazione in alternanza scuola-lavoro e gli studenti potranno conseguire un titolo di studio attraverso periodi di attività didattica alternati ad attività di formazione presso enti e imprese, come avviene negli altri Paesi dell'Unione europea.
Misurabilità: la qualità del sistema di istruzione e formazione sara' periodicamente accertata da una struttura di valutazione nazionale che interverra' sia lungo i percorsi sia al momento degli esami di Stato alla fine del primo e del secondo ciclo.
Il ministro ha sottolineato dunque l'importanza di una ''qualità sempre misurabile'', per dare più rigore alla valutazione degli apprendimenti'', ma anche per garantire maggiore qualità al servizio scolastico''.
Ogni due anni l'istituto nazionale di valutazione misurera' la qualità complessiva dell'offerta formativa e dei livelli di apprendimento degli studenti. Per quanto riguarda invece i docenti, il progetto prevede la formazione in servizio degli insegnanti con crediti universitari ai fini dello sviluppo della carriera, e una formazione iniziale universitaria della stessa durata e dignita' per i docenti di tutti gli ordini di scuola con un percorso che prevede il conseguimento della laurea specialistica ed un tirocinio di due anni.
L’intervento della Moratti non ha tuttavia convinto il padrone di casa cioè il segretario della Uil scuola Massimo Di Menna. “Restano perplessità e preoccupazioni - ha detto Di Menna sull' impianto generale della riforma e sulle risorse finanziarie disponibili”.
Nel merito del testo del disegno di legge, il leader della Uil Scuola ha affermato che persistono alcune obiezioni di fondo. In particolare, viene contestato l' ingresso a due anni e mezzo alle scuole dell' infanzia (''le relegherebbe ad un ruolo assistenziale'') e la mancanza di garanzie su livelli adeguati di istruzione nella formazione professionale.
A questo proposito, per Di Menna, gli istituti professionali dovrebbero confluire nei licei tecnologici. Il dualismo formazione-istruzione, ha concluso Di Menna, ''potrebbe determinare per molti ragazzi l'esclusione dai necessari livelli d’istruzione. Se non si interviene con un sistema integrato, anche la positiva opportunita' di una alternanza scuola-lavoro rischia di essere poco praticabile nella realtà''.
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Ma la protesta torna ad allargarsi, dal Messaggero Veneto:

Si allarga la protesta. Oltre al “Grigoletti”, anche “Leopardi-Majorana” e “Zanussi”
Scuole occupate in città
Gli studenti delle superiori contestano la riforma del ministro Moratti


Okkupazione atto secondo: l’effetto domino allarga le onde della protesta degli studenti delle secondarie superiori di Pordenone. Dopo l’effervescenza apripista del liceo scientifico Grigoletti, scendono colorati striscioni dalle finestre dei licei Leopardi-Majorana al centro studi con slogan d’assalto e il fenomeno studentesco dilaga nelle assemblee dell’Ipsia Zanussi, dove un tazebao affisso al cancello non lascia dubbi sul giudizio alla riforma promessa dal numero uno del dicastero romano di viale Trastevere, poi anche il Flora di Pordenone prende iniziative e promette analisi collegiali dietro l’angolo del prossimo futuro. Una settimana calda per la scuola pordenonese, come le battute: “Moratti Letizia per la scuola una sevizia”, e ancora “No alla fabbrica degli asini d’oro”, senza perdere l’abusato “Demorattizziamo la scuola”. Effetti retorici assicurati dagli studenti del 2002 abituati al coraggio di ribattere a chi obietta sull’effettiva utilità dell’okkupazione.
«Okkupo perché non voglio che mio figlio cresca in una società consumistica dove la mancanza di soldi precluda ai benefici sociali e intellettuali dell’istruzione pubblica — enuncia una sentenza meditata in una mattina di assemblea, una morettina diciottenne tutto pepe del liceo Leopardi-Majorana —. Sono decisamente contraria all’ipotesi che i bambini di 5 anni debbano dire addio all’età e al privilegio del gioco per un ingresso anticipato alla scuola elementare. Possibile che il mondo accetti di negare il sacrosanto diritto di gioco? Io no. Inoltre, scegliere il futuro percorso formativo a 12 anni sarebbe un azzardo, come dividere drasticamente le scuole professionali da quelle liceali. Insomma, la riforma è tutta da rifare e sarebbe meglio se la ministra Moratti ascoltasse la scuola reale: noi studenti».
A ruota, Marco compagno più giovane del “Leo-Major” aggiunge: «Ci conteremo democraticamente per controllare la volontà della maggioranza degli di continuare l’okkupazione. Siamo andati a prendere i compagni che alloggiano nelle aule in affitto all’istituto Don Bosco, ma non danno segni di adesione compatta alla protesta». Una protesta che non trova sempre i genitori d’accordo, come rimarcano alcune studenti del classico: «Le mamme sono proprio contro l’okkupazione — precisano con onestà —. Magari pensano anche che la riforma Moratti sia giusta: che errore. Qualcuno vuole farci credere che non otterremo nulla se non ore di lezione perse in assemblee noiose, ma noi siamo sicure che serva anche l’assemblearismo piuttosto che stare zitti». E non si placa anche la voce degli studenti del liceo Grigoletti. Valentino Sergi non demorde nella sua scelta di lotta: «Continua l’okkupazione con i dibattiti interni e i collegamenti ininterrotti agli altri licei e Ipsia di Pordenone — ne è entusiasta il liceale —. Non ci tireremo indietro almeno fino a metà settimana, perché la stragrande maggioranza degli studenti è stanca di riforme e ambiguità piovute dall’alto, come nel caso degli esami di Stato». Stessa filosofia per gli studenti dell’Ipsia Zanussi, dove il portavoce Leo Cardone con Walter Alzetta e Francesco Bortolussi annuncia: «Non rinunceremo mai alla libertà di discutere e giudicare le intenzioni di riforma della signora ministra Moratti».
Chiara Benotti

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La Uciim, l'associazione cattolica preannuncia una conferenza, dalla Nazione:


Una conferenza dell'«Uciim»
per riflettere sulla riforma scolastica

La riforma della scuola è un tema di scottante attualità. Famiglie, docenti, studenti sono in fermento perché, dicono, non sanno quale scuola ci sarà nel futuro. «La scuola — scrive in una nota Uciim — diventa anche questione di polemiche e scontri politici. Ad una riforma sospesa (quella Berlinguer-De Mauro) sembra sostituirsi una riforma contesa (quella Moratti). Nell'attuale marasma probabilmente l'educazione e la cultura vengono sacrificate con buona pace di tutti».
L'Uciim, in quanto associazione professionale di docenti, vuole offrire un'occasione di riflessione non polemica, ma razionale sulla possibile riforma scolastica. Per questo venerdì 18 gennaio alle 16.30 il professor Andrea Porcarelli, docente di materie filosofiche a Bologna e coordinatore nazionale Uciim per i giovani docenti, presso la scuola media «Giosuè Carducci» terrà una conferenza su «La riforma attesa. Problematiche e prospettive».
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Da La Repubblica, un articolo importante sulla repressione in corso al Virgilio:


Dopo l'occupazione il processo interno agli studenti: e oggi ci saranno i verdetti. I genitori degli alunni del Virgilio sono in fermento: «E dire che li avevamo iscritti lì pensando che fossero educati alla democrazia». Amarezza, rabbia, delusione è questo il clima che si respira la notte prima della "sentenza", prevista per oggi pomeriggio. C'è chi rischia di perdere l'anno, perché una sospensione di dieci giorni, la pena massima prevista, può incidere gravemente sul calcolo delle ore. C'è chi dice che i colpevoli sono stati già condannati. Che i nomi dei diciannove studenti sotto processo coincidono con quelli «presi di mira il giorno 30 novembre, di cui la preside si libererebbe volentieri. Ieri pomeriggio in una riunione del comitato dei genitori è stato prodotto un documento, l'hanno firmato in una trentina, che esprime sdegno. «Siamo allarmatissimi. A scuola si è instaurato un regime di totale chiusura dice la madre di un "imputato" avevamo chiesto alla preside di rivedere le sue posizioni, non c'è stato verso: il dialogo è interrotto. La scelta di una logica di vendetta allontana dai principi democratici e dimostra di accettare la filosofia ispiratrice della proposta di riforma curata dal prof. Bertagna, rigettando lo stesso statuto degli studenti, che pure è stato citato nelle lettere di convocazione inviate dalla preside». Che il Virgilio diventi la prima scuola ad applicare la riforma Moratti prima ancora della sua entrata in vigore? Sono in molti a pensarlo. Sono in molti a gridare allo scandalo, dagli Uds al Coordinamento genitori democratici, alla rete degli studenti romani, oggi in assemblea, che sta pensando di organizzare un corteo per il Virgilio, fino a Paolo Cento, deputato dei Verdi, che ha chiesto lumi al ministero della Pubblica Istruzione sulla legalità dei «miniprocessi», perché «il modo di reagire all'occupazione non può essere una ritorsione sul credito scolastico. La scelta del Virgilio preoccupa: se diventa un modello per le altre scuole può instaurare un pericoloso regime all'interno del sistema».
(beatrice rutiloni)
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Un altro articolo sull'allaregamento della protesta al Nord, esattamente a Varese, dal Giorno.


Studenti: no alla riforma

VARESE — Si allarga il fronte della protesta nelle scuole superiori della città, che ad una ad una stanno scendendo in campo per manifestare contro la riforma del sistema scolastico firmata dal ministro Letizia Moratti (al quale il coordinamento delle scuole cittadine ha inviato una lettera con motivazioni della protesta e controproposte). Una mobilitazione che sta dilagando in modo eterogeneo e che non coinvolge in tutte le scuole l'intera platea degli studenti. Dopo le assemblee dei giorni scorsi c'è chi ha scelto l'occupazione (chi con la C, chi con la K), chi l'autogestione, chi, infine, un misto tra le due forme di protesta, lasciando agli studenti la libera scelta su come comportarsi. E c'è anche chi, pur in condizioni precarie, ha scelto di continuare a studiare, cercando di fare lezione con i docenti che, comunque, continuano a recarsi ogni mattina al lavoro. La situazione ieri vedeva sventolare bandiere di "scuola occupata" dalle finestre dell'Istituto professionale Einaudi e da quelle dell'Itpa Nuccia Casula. Occupazione - ma come libera scelta - anche al Liceo artistico di viale Milano, tradizionale prima linea della protesta studentesca in città. Qui l'assemblea ha deciso una formula "mista": chi vuole occupa e chi non vuole può scegliere la formula dell'autogestione oppure la normale frequenza alle lezioni. Nel corso delle assemblee che si sono svolte nei giorni scorsi, gli studenti di altre cinque scuole superiori cittadine hanno scelto di proclamare alcuni giorni di autogestione.
E' questo il caso dell'Istituto Daverio, del Liceo scientifico, di Itis, Magistrali e dell'Istituto per geometri Nervi; in queste scuole gli studenti organizzano seminari di studio (spesso con l'aiuto dei docenti) per cercare di approfondire i termini della riforma del sistema scolastico, ma anche lezioni alternative su svariati temi, dalla vivisezione al ballo, dagli alimenti geneticamente modificati al cinema. Fuori dal coro, almeno fino a ieri, solo gli studenti del Classico, che hanno scelto di rimandare la protesta a febbraio. Mariangela Gerletti
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