Iniziamo con un breve commento all'intervento del ministro Moratti sul progetto di riforma, intervento pubblicato su La Stampa. A chi è mirato questo intervento? Qual è il target dell'intervento? Non possono essere certamente gli studenti. Si parla di grande consultazione democratica, si parla di proposte democratiche, si parla di larghi consensi, si parla anche di frange di dissenso. Sappiamo che è avvenuto esattamente il contrario, ma, mediaticamente, questo non è importante. Si svela il carattere di kermesse pubblicitaria degli "stati generali" e il fatto che si procederà malgrado tutto. Quindi da un punto di vista "mediatico" l'opposizione alla riforma diventa opera di frange estremiste e "ideologizzate". Leggete molto attentamente...
Da La Stampa
Moratti: una scuola per tutti, «su misura», è possibile
di Letizia Moratti
Una scuola più europea e una scuola «su misura» per tutti sono finalmente un traguardo possibile. Dalla lunga e intensa fase del confronto e del dibattito, durata sette mesi, si è passati a quella della proposta politica.
Avevamo promesso al paese un progetto di riforma che potesse innanzitutto esprimere un elevato grado di democraticità, convinti, come siamo, che per rilanciare il sistema d'istruzione italiano come fattore di coesione sociale e motore dello sviluppo occorresse creare le condizioni per la formazione di una base di consenso quanto più ampia possibile.
Un consenso non tattico, ma sostenibile nel tempo, per una riforma davvero «strategica» in grado di dispiegare progressivamente i propri effetti di innovazione e rinnovamento, e quindi solidamente ancorato ad opinioni forti, meditate, condivise al di là degli schieramenti e degli interessi di parte.
Per essere costruito, un progetto «democratico» aveva però bisogno di un metodo di lavoro effettivamente aperto e trasparente, che portasse al coinvolgimento di tutte le componenti della società civile interessate alle attuali dinamiche di modernizzazione dei saperi e delle conoscenze indispensabili per l'avanzamento del paese.
Un progetto che traesse ispirazione dal basso, dalla vitale esperienza sul campo della «scuola reale». In tal modo, il progetto stesso di riforma - prima ancora di fornire elementi utili per disegnare l'architettura dei nuovi ordinamenti scolastici - sarebbe stato di per sé un importante contributo all'individuazione ed alla diffusione dei valori guida del sistema d'istruzione.
Valori di libertà, di solidarietà, di democrazia. Allora sì, avremmo potuto davvero sperare di costruire una scuola di relazioni e non di isole. Ebbene, il progetto di riforma che è da qualche giorno all'esame collegiale del governo è il frutto della più grande consultazione con la base del sistema scolastico mai avvenuta in Italia attorno al tema dell'educazione e della formazione dei giovani.
Il processo di consultazione seguito in questi ultimi mesi ha permesso di formare - forse per la prima volta nel nostro paese - opinioni e consensi molto vasti sulla riforma scolastica. Certo, le aree di dissenso e di dubbio restano. Le rispettiamo. Esse sono per noi un arricchimento e un apprendimento continuo. Ciò che possiamo affermare con assoluta certezza è che ogni opinione, ogni contributo, ogni suggerimento è stato raccolto e valutato con attenzione.
Lo testimonia un progetto di riforma attorno al quale non abbiamo mai cessato di lavorare, per migliorarlo, per meglio adattarlo alle esigenze del paese, per rafforzarne il grado di fattibilità. Anche ora che è giunto il momento per il governo di assumersi la responsabilità politica di una proposta di riforma, il lavoro non è finito.
Il nostro progetto stabilisce norme generali sull'istruzione e sui livelli essenziali delle prestazioni. Si tratta di un'architettura di sistema, così come richiedeva la normativa costituzionale che demanda allo Stato di stabilire principi di qualità didattica, di equità sociale e di garanzia del diritto all'istruzione, definendo criteri uniformi per i piani di studio e requisiti di accreditamento delle offerte educative e formative e predisponendo i sistemi di valutazione.
Dovranno adesso essere affrontati complessi problemi legati all'attuazione di questo progetto. Problemi che toccano, per esempio, le nuove competenze attribuite alle Regioni, vere co-protagoniste della riforma. E problemi che interessano aspetti organizzativi di grande importanza per il corpo docente e per il personale amministrativo e tecnico.
E' per questo che, con il pieno accordo delle Regioni e dei sindacati, abbiamo deciso nei giorni scorsi di aprire tavoli di concertazione e di informazione per lavorare ancora una volta assieme sulla graduale applicazione della riforma.
Dunque, il processo democratico di riforma non si ferma. Ed è un processo politico destinato a far sentire i propri effetti in un ambito molto vasto della nostra società civile. L'attuazione del sistema educativo nazionale è, infatti, in assoluto il primo banco di prova di un nuovo contesto istituzionale che prevede nuovi ruoli e nuove competenze dello Stato e delle Regioni.
Un grande test di democrazia per l'intero paese che richiede una convinta partecipazione e collaborazione di tutte le forze che animano la società civile, con l'accettazione e la condivisione delle responsabilità e dei doveri che una partecipazione seria impone di assumere. Il ruolo dello Stato cambia anche se la funzione pubblica dell'istruzione non viene meno. Il nuovo sistema educativo nazionale trarrà maggiori energie e spinte dalla ricchezza delle specificità regionali sino ad oggi non del tutto valorizzate.
L'integrazione tra il ruolo di programmazione, di indirizzo e di valutazione svolto dallo Stato, il pluralismo culturale generato a livello territoriale e la libertà di scelta assicurata a studenti e famiglie tra diversi percorsi didattici comporranno l'unicità del nostro nuovo sistema scolastico. Un'identità unitaria nella pluralità. L'Italia è pronta a dare un nuova grande dimostrazione di democrazia.
Ministro dellIstruzione
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Un lungo articolo sul Nuovo on line tratta dell' intervento della Moratti
al congresso della Uil, in cui il ministro ha ribadito i caratteri essenziali
della "propria" riforma, ed ha ammesso per la prima volta che il
governo procederà con delega (alla faccia della democraticità,
per evitare il dibattito in aula, ma non aveva larghi consensi?...). Debole
appare, almeno nell'articolo, la risposta del segretario della Uil scuola.
In realtà il punto forte, che in questi giorni è uscito silenziosamente
dal dibattito, è quello della divaricazione sostanziale tra chi è
destinato a lavori intellettuali e chi è pre-destinato, precocemente,
alla manovalanza, e il complessivo abbassamento della qualificazione, attraverso
la riforma dell'esame di stato e i favoritismi evidenti alle scuole private.
ROMA - La riforma deve passare così comè. Non ha dubbi
il Ministro dellIstruzione Letizia Moratti, davanti alla platea del
X congresso nazionale della Uil scuola, in corso di svolgimento da ieri a
Sanremo. I costi legati alla riforma, ha precisato il ministro, ''per quest'anno
sono già coperti, poi studieremo naturalmente l'applicazione della
riforma in modo progressivo rispetto agli investimenti da fare''.
Nonostante le perplessità che il suo disegno di legge ha sollevato
presso i ministro Tremonti e Giovanardi, la Moratti tira diritta alla meta:
la nuova scuola dovrà essere inaugurata per il prossimo settembre e
in merito a questi contrasti la Moratti ha smorzato le polemiche nate dalla
mancata approvazione del disegno di legge: ''E' normale - ha concluso - che
un progetto di questo tipo non possa e non debba essere approvato in una sola
riunione; sarebbe 'leggero' e incoerente con l' importanza del provvedimento
stesso''.
Ma la notizia del giorno è che, se la riforma supererà lesame
del prossimo consiglio dei ministri, la tribolata chiusura delle iscrizioni,
sarà prorogata oltre il 20 gennaio. ''Se il progetto passerà
- ha detto Letizia Moratti - faremo in modo di verificare che il diritto alle
iscrizioni, che in questa fase si chiude il 20 gennaio, possa essere riaperto''.
La decisione si spiega anche con la possibilità che la nuova legge
introdurrà di iscrivere alle elementari anche chi non avrà compiuto
sei anni alla data di inizio dellanno scolastico, consentendo quindi
minori disagi alle famiglie interessate dal provvedimento.
La decisione di anticipare lingresso nella scuola materna a 2 anni e
mezzo e nelle elementari a cinque e mezzo, era stata contestata dal Ministro
Giovanardi e dalla leader della Cisl scuola Daniela Colturani, entrambi contrari
a interventi sulla scuola elementare, considerata una delle migliori del mondo.
Decisione che però Letizia Moratti ha difeso anche a Sanremo: ''Risponde
a una forte richiesta sociale'' ha detto il Ministro, parlando però
solo dellanticipo alle elementari e non citando quello delle materne.
Il che fa pensare che per ricomporre i contrasti nella maggioranza e con i
sindacati, - anche la Gilda non vedeva di buon occhio lingresso precoce
nelle materne - la Moratti ripristinerà almeno lingresso a tre
anni.
Sullo strumento legislativo con il quale il Governo cercherà di approvare
la riforma la Moratti non si sbilanciata non escludendo però il ricorso
alla legge delega. Come anticipato due giorni fa da Il Nuovo, sarà
infatti proprio con la legge delega che il Governo Berlusconi farà
approvare al Parlamento la riforma della Moratti.
La delega consente dei margini di flessibilità grazie ai quali saranno
possibili quei ritocchi in corsa che sicuramente si apporteranno al problematico
quinto anno. Quanto al ruolo delle Regioni nella scuola della riforma, ''in
base alla attuale Costituzione - ha detto Moratti - allo Stato competono le
norme generali sull' istruzione e i livelli essenziali di prestazione in materia
professionale, per garantire uguali diritti a tutti i cittadini sul territorio
nazionale.
Tutta l'istruzione professionale - ha ribadito - passerà quindi alle
Regioni, con le quali apriremo al più presto un tavolo per verificare
gradualmente come attuare questo passaggio''.Accennando al successivo processo
di devolution, che prevede anche che il sistema scolastico passi in legislazione
esclusiva alle Regioni, il ministro ha detto che questo sarà valutato
man mano che il progetto di verrà attuato.
Lintervento al congresso Uil ha offerto al Ministro anche loccasione
per una sorta di illustrazione teorico-metodologica della sua riforma che
ha sintetizzato in quattro principi: Unitarietà, continuità,
flessibilità e misurabilità.
Unitarietà: l'istruzione scolastica e l'istruzione formazione professionale,
ha detto il ministro, vengono ricomposte nel 'sistema educativo di istruzione
e formazione' e perseguono gli stessi obiettivi. La leva principale del progettoè
il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione per almeno dodici anni
o comunque fino al conseguimento di una qualifica o di un titolo entro il
18/o anno di eta'.
Il progetto garantisce inoltre il valore dei titoli conseguiti su tutto il
territorio nazionale e la loro spendibilita' a livello comunitario. Continuità:
l'intero percorsoè scandito in bienni e tra un ciclo e l'altro la classe
terminale del primoè programmata in armonia con la classe iniziale
del ciclo successivo per assicurare una continuità educativa. Il sistema
prevede la scuola dell'infanzia, scuola primaria e scuola superiore.
L'ultimo anno di liceoè finalizzato anche all'approfondimento e alla
verifica delle conoscenze in vista dell'università, per preparare ed
orientare concretamente i giovani al percorso degli studi superiori.
Flessibilità: sono cioè previste la possibilità di iscrivere
alla scuola dell'infanzia anche i bambini che non hanno ancora compiuto tre
anni; la possibilità di iscrizione alla scuola elementare anche prima
del sesto anno di età; non c'è alcuna scelta precoce per i ragazzi,
che potranno effettuare in ogni momento, sempre assistiti, il passaggio da
un percorso all'altro o da un indirizzo all'altro nello stesso percorso.
Viene infine introdotta la formazione in alternanza scuola-lavoro e gli studenti
potranno conseguire un titolo di studio attraverso periodi di attività
didattica alternati ad attività di formazione presso enti e imprese,
come avviene negli altri Paesi dell'Unione europea.
Misurabilità: la qualità del sistema di istruzione e formazione
sara' periodicamente accertata da una struttura di valutazione nazionale che
interverra' sia lungo i percorsi sia al momento degli esami di Stato alla
fine del primo e del secondo ciclo.
Il ministro ha sottolineato dunque l'importanza di una ''qualità sempre
misurabile'', per dare più rigore alla valutazione degli apprendimenti'',
ma anche per garantire maggiore qualità al servizio scolastico''.
Ogni due anni l'istituto nazionale di valutazione misurera' la qualità
complessiva dell'offerta formativa e dei livelli di apprendimento degli studenti.
Per quanto riguarda invece i docenti, il progetto prevede la formazione in
servizio degli insegnanti con crediti universitari ai fini dello sviluppo
della carriera, e una formazione iniziale universitaria della stessa durata
e dignita' per i docenti di tutti gli ordini di scuola con un percorso che
prevede il conseguimento della laurea specialistica ed un tirocinio di due
anni.
Lintervento della Moratti non ha tuttavia convinto il padrone di casa
cioè il segretario della Uil scuola Massimo Di Menna. Restano
perplessità e preoccupazioni - ha detto Di Menna sull' impianto generale
della riforma e sulle risorse finanziarie disponibili.
Nel merito del testo del disegno di legge, il leader della Uil Scuola ha affermato
che persistono alcune obiezioni di fondo. In particolare, viene contestato
l' ingresso a due anni e mezzo alle scuole dell' infanzia (''le relegherebbe
ad un ruolo assistenziale'') e la mancanza di garanzie su livelli adeguati
di istruzione nella formazione professionale.
A questo proposito, per Di Menna, gli istituti professionali dovrebbero confluire
nei licei tecnologici. Il dualismo formazione-istruzione, ha concluso Di Menna,
''potrebbe determinare per molti ragazzi l'esclusione dai necessari livelli
distruzione. Se non si interviene con un sistema integrato, anche la
positiva opportunita' di una alternanza scuola-lavoro rischia di essere poco
praticabile nella realtà''.
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Ma la protesta torna ad allargarsi, dal Messaggero Veneto:
Si allarga la protesta. Oltre al Grigoletti, anche Leopardi-Majorana
e Zanussi
Scuole occupate in città
Gli studenti delle superiori contestano la riforma del ministro Moratti
Okkupazione atto secondo: leffetto domino allarga le onde della protesta
degli studenti delle secondarie superiori di Pordenone. Dopo leffervescenza
apripista del liceo scientifico Grigoletti, scendono colorati striscioni dalle
finestre dei licei Leopardi-Majorana al centro studi con slogan dassalto
e il fenomeno studentesco dilaga nelle assemblee dellIpsia Zanussi,
dove un tazebao affisso al cancello non lascia dubbi sul giudizio alla riforma
promessa dal numero uno del dicastero romano di viale Trastevere, poi anche
il Flora di Pordenone prende iniziative e promette analisi collegiali dietro
langolo del prossimo futuro. Una settimana calda per la scuola pordenonese,
come le battute: Moratti Letizia per la scuola una sevizia, e
ancora No alla fabbrica degli asini doro, senza perdere
labusato Demorattizziamo la scuola. Effetti retorici assicurati
dagli studenti del 2002 abituati al coraggio di ribattere a chi obietta sulleffettiva
utilità dellokkupazione.
«Okkupo perché non voglio che mio figlio cresca in una società
consumistica dove la mancanza di soldi precluda ai benefici sociali e intellettuali
dellistruzione pubblica enuncia una sentenza meditata in una
mattina di assemblea, una morettina diciottenne tutto pepe del liceo Leopardi-Majorana
. Sono decisamente contraria allipotesi che i bambini di 5 anni
debbano dire addio alletà e al privilegio del gioco per un ingresso
anticipato alla scuola elementare. Possibile che il mondo accetti di negare
il sacrosanto diritto di gioco? Io no. Inoltre, scegliere il futuro percorso
formativo a 12 anni sarebbe un azzardo, come dividere drasticamente le scuole
professionali da quelle liceali. Insomma, la riforma è tutta da rifare
e sarebbe meglio se la ministra Moratti ascoltasse la scuola reale: noi studenti».
A ruota, Marco compagno più giovane del Leo-Major aggiunge:
«Ci conteremo democraticamente per controllare la volontà della
maggioranza degli di continuare lokkupazione. Siamo andati a prendere
i compagni che alloggiano nelle aule in affitto allistituto Don Bosco,
ma non danno segni di adesione compatta alla protesta». Una protesta
che non trova sempre i genitori daccordo, come rimarcano alcune studenti
del classico: «Le mamme sono proprio contro lokkupazione
precisano con onestà . Magari pensano anche che la riforma Moratti
sia giusta: che errore. Qualcuno vuole farci credere che non otterremo nulla
se non ore di lezione perse in assemblee noiose, ma noi siamo sicure che serva
anche lassemblearismo piuttosto che stare zitti». E non si placa
anche la voce degli studenti del liceo Grigoletti. Valentino Sergi non demorde
nella sua scelta di lotta: «Continua lokkupazione con i dibattiti
interni e i collegamenti ininterrotti agli altri licei e Ipsia di Pordenone
ne è entusiasta il liceale . Non ci tireremo indietro
almeno fino a metà settimana, perché la stragrande maggioranza
degli studenti è stanca di riforme e ambiguità piovute dallalto,
come nel caso degli esami di Stato». Stessa filosofia per gli studenti
dellIpsia Zanussi, dove il portavoce Leo Cardone con Walter Alzetta
e Francesco Bortolussi annuncia: «Non rinunceremo mai alla libertà
di discutere e giudicare le intenzioni di riforma della signora ministra Moratti».
Chiara Benotti
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La Uciim, l'associazione cattolica preannuncia una conferenza, dalla Nazione:
Una conferenza dell'«Uciim»
per riflettere sulla riforma scolastica
La riforma della scuola è un tema di scottante attualità. Famiglie,
docenti, studenti sono in fermento perché, dicono, non sanno quale
scuola ci sarà nel futuro. «La scuola scrive in una nota
Uciim diventa anche questione di polemiche e scontri politici. Ad una
riforma sospesa (quella Berlinguer-De Mauro) sembra sostituirsi una riforma
contesa (quella Moratti). Nell'attuale marasma probabilmente l'educazione
e la cultura vengono sacrificate con buona pace di tutti».
L'Uciim, in quanto associazione professionale di docenti, vuole offrire un'occasione
di riflessione non polemica, ma razionale sulla possibile riforma scolastica.
Per questo venerdì 18 gennaio alle 16.30 il professor Andrea Porcarelli,
docente di materie filosofiche a Bologna e coordinatore nazionale Uciim per
i giovani docenti, presso la scuola media «Giosuè Carducci»
terrà una conferenza su «La riforma attesa. Problematiche e prospettive».
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Da La Repubblica, un articolo importante sulla repressione in corso al
Virgilio:
Dopo l'occupazione il processo interno agli studenti: e oggi ci saranno i
verdetti. I genitori degli alunni del Virgilio sono in fermento: «E
dire che li avevamo iscritti lì pensando che fossero educati alla democrazia».
Amarezza, rabbia, delusione è questo il clima che si respira la notte
prima della "sentenza", prevista per oggi pomeriggio. C'è
chi rischia di perdere l'anno, perché una sospensione di dieci giorni,
la pena massima prevista, può incidere gravemente sul calcolo delle
ore. C'è chi dice che i colpevoli sono stati già condannati.
Che i nomi dei diciannove studenti sotto processo coincidono con quelli «presi
di mira il giorno 30 novembre, di cui la preside si libererebbe volentieri.
Ieri pomeriggio in una riunione del comitato dei genitori è stato prodotto
un documento, l'hanno firmato in una trentina, che esprime sdegno. «Siamo
allarmatissimi. A scuola si è instaurato un regime di totale chiusura
dice la madre di un "imputato" avevamo chiesto alla preside di rivedere
le sue posizioni, non c'è stato verso: il dialogo è interrotto.
La scelta di una logica di vendetta allontana dai principi democratici e dimostra
di accettare la filosofia ispiratrice della proposta di riforma curata dal
prof. Bertagna, rigettando lo stesso statuto degli studenti, che pure è
stato citato nelle lettere di convocazione inviate dalla preside». Che
il Virgilio diventi la prima scuola ad applicare la riforma Moratti prima
ancora della sua entrata in vigore? Sono in molti a pensarlo. Sono in molti
a gridare allo scandalo, dagli Uds al Coordinamento genitori democratici,
alla rete degli studenti romani, oggi in assemblea, che sta pensando di organizzare
un corteo per il Virgilio, fino a Paolo Cento, deputato dei Verdi, che ha
chiesto lumi al ministero della Pubblica Istruzione sulla legalità
dei «miniprocessi», perché «il modo di reagire all'occupazione
non può essere una ritorsione sul credito scolastico. La scelta del
Virgilio preoccupa: se diventa un modello per le altre scuole può instaurare
un pericoloso regime all'interno del sistema».
(beatrice rutiloni)
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Un altro articolo sull'allaregamento della protesta al Nord, esattamente
a Varese, dal Giorno.
Studenti: no alla riforma
VARESE Si allarga il fronte della protesta nelle scuole superiori
della città, che ad una ad una stanno scendendo in campo per manifestare
contro la riforma del sistema scolastico firmata dal ministro Letizia Moratti
(al quale il coordinamento delle scuole cittadine ha inviato una lettera con
motivazioni della protesta e controproposte). Una mobilitazione che sta dilagando
in modo eterogeneo e che non coinvolge in tutte le scuole l'intera platea
degli studenti. Dopo le assemblee dei giorni scorsi c'è chi ha scelto
l'occupazione (chi con la C, chi con la K), chi l'autogestione, chi, infine,
un misto tra le due forme di protesta, lasciando agli studenti la libera scelta
su come comportarsi. E c'è anche chi, pur in condizioni precarie, ha
scelto di continuare a studiare, cercando di fare lezione con i docenti che,
comunque, continuano a recarsi ogni mattina al lavoro. La situazione ieri
vedeva sventolare bandiere di "scuola occupata" dalle finestre dell'Istituto
professionale Einaudi e da quelle dell'Itpa Nuccia Casula. Occupazione - ma
come libera scelta - anche al Liceo artistico di viale Milano, tradizionale
prima linea della protesta studentesca in città. Qui l'assemblea ha
deciso una formula "mista": chi vuole occupa e chi non vuole può
scegliere la formula dell'autogestione oppure la normale frequenza alle lezioni.
Nel corso delle assemblee che si sono svolte nei giorni scorsi, gli studenti
di altre cinque scuole superiori cittadine hanno scelto di proclamare alcuni
giorni di autogestione.
E' questo il caso dell'Istituto Daverio, del Liceo scientifico, di Itis, Magistrali
e dell'Istituto per geometri Nervi; in queste scuole gli studenti organizzano
seminari di studio (spesso con l'aiuto dei docenti) per cercare di approfondire
i termini della riforma del sistema scolastico, ma anche lezioni alternative
su svariati temi, dalla vivisezione al ballo, dagli alimenti geneticamente
modificati al cinema. Fuori dal coro, almeno fino a ieri, solo gli studenti
del Classico, che hanno scelto di rimandare la protesta a febbraio. Mariangela
Gerletti
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