19 April, 2002

Berlusconi ribadisce a un convegno della Fondazione Liberal le sue tre "i", mettendoci un po' più di melassa...

Moratti: lauree specialistiche entro l’estate
Berlusconi rilancia:
strategia delle tre “I”
nella scuola pubblica
ROMA - La riforma della scuola alla quale Silvio Berlusconi pensa continua a fondarsi «sulla strategia delle tre I: Inglese, Internet, Impresa». Ma il senso più autentico della riforma che il Governo si accinge a discutere in Parlamento «consiste nell'ampliare e arricchire il concetto di scuola pubblica». È quanto il presidente del Consiglio ha ribadito ieri in un lungo messaggio inviato a Milano al convegno della Fondazione Liberal sulla scuola nel XXI secolo. Berlusconi in un messaggio di tre cartelle ha rilanciato i motivi che stanno alla base della riforma Moratti. Il primo dei quali, ha precisato, sta nella convinzione che «il senso più autentico della riforma consiste nell'ampliare e arricchire il concetto di scuola pubblica». «Passare da una scuola dello Stato a una scuola della società civile - dice- non significa svendere l'istruzione al mercato».
«Qualcuno - afferma il presidente del Consiglio nel suo messaggio - si è scandalizzato per quella che ho chiamato la strategia delle tre I: Inglese, Internet, Impresa, considerando questa impostazione troppo efficientista e tecnicistica. Voglio chiarire meglio questo punto: non c'è alcun dubbio che il fine del processo educativo rimane la persona, la sua maturazione, il suo equilibrio, la sua crescita interiore e la sua crescita sociale, in una parola la civiltà di una Nazione. Ma - si è chiesto - come potranno essere soddisfatte queste aspirazioni se i nostri giovani non saranno messi in grado di vivere da protagonisti la loro epoca, di affrontare con sicurezza il mondo del lavoro?». Giusta e doverosa un' impostazione di tipo classico «perchè senza un continuo rapporto con il nostro passato qualsiasi futuro nascerebbe arido e cieco». Ma è sbagliato ritenere che "le tre I" siano in contrapposizione con una cultura classica.
La scuola è chiamata ad adeguarsi ai tempi e questo è il vero obiettivo della riforma.
«Tutti - scrive Berlusconi - imprese cooperative, associazioni di genitori e di insegnanti, mondo del volontariato e del no-profit, debbono essere chiamati a investire energie e risorse nell'istruzione. In un nuovo sistema misto dell'istruzione, proseguendo lungo la strada, già tracciata, dell'autonomia degli istituti e rendendola davvero tale anche attraverso il nuovo potere conferito alle Regioni, ogni scuola potrà proporre la sua offerta formativa alle famiglie ed esse sceglieranno, liberamente, quella che giudicheranno migliore e più confacente ai propri valori».
Da una lato - ha concluso Berlusconi - si deve «garantire ai docenti il "prestigio" che essi meritano», dall'altro bisogna «ridurre drasticamente quell'attività burocratica e assembleare che ha assoggettato la funzione docente a pratiche del tutto estranee alla sua funzione».
La Il ministro dell’Istruzione Moratti ha invece ieri annunciato che le Le proposte dei corsi di laurea specialistica delle università verranno sottoposte alla valutazione del ministero attraverso una procedura informatizzata, che consentirà di accelerare i tempi per l'approvazione dei corsi prima dell'estate. Con il prossimo anno accademico dunque le università saranno in grado di attivare i corsi, ha assicurato il ministro, confermando la volontà del governo di dar seguito all'applicazione completa della riforma universitaria.
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Si riapre la questione contratto per la scuola...

Docenti, il sindacato torna alla carica sui nuovi salari
La Cgil, forte dei numeri dello sciopero di lunedì scorso, invoca stipendi di livello europeo per arginare il carovita


Riprende quota la protesta dei sindacalisti di Cgil scuola contro il piano di riforma della scuola targato Moratti sulla scia del consenso ottenuto dallo sciopero di lunedì scorso nel settore istruzione e anche della clamorosa bocciatura al progetto di riforma espresso dal consiglio nazionale, il supremo organo collegiale del ministero dell’istruzione.
«Continueremo la battaglia per bloccare la riforma — ribadisce il bollettino di guerra del cigiellino Gianfranco Dall’Agnese — Il ministro Moratti non potrà fare a meno di considerare lo schiaffo morale che il mondo dell’istruzione libero e democratico ha simbolicamente assestato alla “sua” scuola: le adesioni allo sciopero a livello nazionale superano il 70 per cento e il parere del consiglio nazionale della pubblica istruzione ha sonoramente bocciato, con maggioranza schiacciante, il disegno di riforma dei cicli. Emerge la volontà della base dell’agenzia educativa statale di essere coinvolta nei progetti di riforma e di considerare il dibattito parlamentare necessario per ridisegnare l’identikit dei percorsi formativi della scuola dell’obbligo e non. Difendendo la scuola pubblica, pluralista, democratica e senza corsie di serie A e di serie B, come invece mette in campo la riforma Moratti, vogliamo riaffermare i diritti all’istruzione delle nuove generazioni, dei nostri figli».
Diritti che vanno difesi anche in modo trasversale, per esempio con il recupero del potere di acquisto dei salari delle famiglie e, in particolare, degli insegnanti. Il nuovo contratto è in “zona Cesarini” e le rivendicazioni di Cgil scuola si stanno concretizzando in un’ipotesi di piattaforma capace di ridare dignità alle buste paga di chi sta in cattedra, ormai erose all’osso dall’inflazione e dalle tasse.
«Chiederemo salari europei per i docenti al tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro — promette Dall’Agnese — Le tasse stanno impoverendo i salari (per esempio, la nostra Regione ha aumentato le trattenute sul salario medio di 1.500 euro mensili – circa 3 milioni di vecchie lire – portandole da 165 mila a 300 mila lire, da trasformare in euro). L’aumento dei prezzi dei beni di consumo fa il resto. Dirigenti, parlamentari e assessori degli enti locali hanno ottenuto, invece, aumenti pari al raddoppio degli stipendi, mentre nella scuola avanza la sofferenza dei dipendenti, stritolati da un carovita senza precedenti, perché si impennano i conti in rosso con bollette, affitti e benzina, ma rimane al palo lo stipendio di fine mese».
C.B.

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In un articolo de Il Centro il preside del Nautico di Ortona paventa la dequalificazione completa dell' istituto nautico nel suo complesso...

Il governo «squalifica» il nautico
Il preside lancia l'allarme: «Con la riforma
si vuole ridurre durata e qualità dei corsi»

Alessandro Biancardi

ORTONA. L'istituto nautico nel bel mezzo della tempesta della riforma scolastica. Il "Leone Acciaiuoli", unico in Abruzzo (una ventina in Italia) potrebbe perdere le sue peculiarità di scuola tecnica che prepara alle professioni del mare e venire declassato a semplice scuola professionale. Verrebbe sminuito anche il titolo di studio che andrebbe "incrementato" con corsi specifici ma solo dopo l'esame di stato. Questo quanto sarebbe stabilito nella riforma della scuola del ministro Letizia Moratti. Da qualche mese le acque si sono agitate e all'interno della scuola si vive in trepidazione. Non è ancora ben chiaro quali e quanti risvolti la riforma potrebbe creare soprattutto per il valore del diploma sul mercato del lavoro.
Si sono concluse con un nulla di fatto le riunioni dei presidi dei nautici svolte a Roma. Molti i punti avversati. Secondo il progetto Moratti, il corso sarebbe ridotto da cinque a quattro anni, mentre per effetto della "devolution" la competenza e la gestione passerebbe alle Regioni. «C'è agitazione e mancano ancora troppi elementi, la questione risulta complicata», spiega il preside Federico Tiberio, «in sostanza con la riduzione di un anno del corso di studio si perderebbe l'ampiezza della preparazione, ma anche la qualità. L'istituto non sarebbe più in grado di preparare allo stesso modo con un anno in meno. In pratica si costringe i ragazzi a guardare solo il particolare tralasciando tutto quel bagaglio culturale necessario a una buona formazione. Si parlerà, dunque, di formazione più settoriale». Da una parte i licei, dall'altra i professionali, due livelli di istruzione che, fra l'altro, non avrebbero lo stesso "peso" dopo il diploma. «Forti perplessità nutriamo per l'eventuale passaggio del Nautico alla Regione», conclude Tiberio, «che non ha una struttura adeguata e non sarebbe in grado di gestire la nuova competenza. Ed il personale, resterebbe statale? Se dovesse passare la riforma il nautico perderà la sua specialità».

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Su il Giorno.it: i sindacati scuola ritornano alla carica sulla questione controriforma Moratti e tagli degli organici a Bergamo...

I sindacati non smobilitano: dopo l'articolo 18, ora tocca alla «riforma Moratti» BERGAMO — Archiviato con soddisfazione lo sciopero generale, i sindacati bergamaschi rimangono mobilitati. Questa volta nel mirino di Cgil, Cisl e Uil c'è la situazione della scuola pubblica: oggi e domani, infatti, sono in programma le «occupazioni simboliche» degli istituti pubblici, nuova forma di mobilitazione contro la riforma del ministro Letizia Moratti e i previsti tagli agli organici. In concreto, le occupazioni simboliche delle scuole si tradurranno in due ore di assemblee sindacali, organizzate e gestite dalle Rsu.
«Auspichiamo vengano finalmente approvate delle riforme - spiegano i segretari dei sindacati scuola Mario Fiorend, della Cisl, Antonio Bettoni della Cgil e Sebastiano Test della Uil. - Siamo però fortemente contrari alla delega al governo e ad alcuni contenuti della riforma Moratti». Cgil, Cisl e Uil hanno già organizzato seminari di approfondimento sulla proposta di riforma, e in agenda spicca l'appuntamento alla Casa del Giovane di via Gavazzeni, previsto per venerdì 10 maggio alle 15, quando sarà organizzata una tavola rotonda con politici locali e rappresentanti di varie associazioni, di Enti locali e della Curia.
I sindacati hanno anche voluto approfondire la questione organici, con i tagli al personale previsti nonostante l'aumento degli alunni. A Bergamo dovrebbero esserci 291 alunni in più alle elementari, con 112 docenti in meno. Alle medie, nonostante 19 nuovi studenti, ci saranno 37 insegnanti in meno. Alle superiori gli alunni in più saranno 800, ma si prevede un taglio di circa cinquanta classi. La partita sugli organici dovrebbe concludersi tra una decina di giorni. Solo allora sarà possibile valutare dati definiti. M.P.

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Articolo su Il Gazzettino on line: i dirigenti del veneto sono preoccupato per la sorte delle professionali nella controriforma...

I Dirigenti scolastici degli Istituti Professionali del Veneto, sono preoccupati per le proposte di modifica degli ordinamenti scolastici «che coinvolgono pesantemente gli istituti professionali di Stato preannunciandone il passaggio alle Regione e riducendone il percorso». Durante una riunione, i dirigenti hanno esposto alcuni punti per loro irrinunciabili affinché la riforma non penalizzi da categoria.
Per i dirigenti gli istituti professionali di Stato «si configurano come il settore che ha attuato le più innovative trasformazioni ad iniziare dalla sperimentazione del progetto '92 poi diventata ordinamento». E ciò «attraverso l'applicazione di metodologie di lavoro incentrate sulla flessibilità degli orari e dei curricoli, l'introduzione avanzata delle nuove tecnologie, l'integrazione con il territorio e con il mondo del lavoro» che dimostrerebbero come «gli istituti hanno di fatto già attuato gli obiettivi evidenziati nel progetto di riforma della scuola».
Inoltre, i prolungamento dell'obbligo scolastico e l'introduzione dell'obbligo formativo «hanno visto gli istituti in primo piano nei percorsi di orientamento e riorientamento degli studenti del primo anno e di quelli che, dopo la qualifica intendevano accedere ad una formazione diversa da quella scolastica, con progetti-passerella verso altri istituti o verso la formazione regionale». E ancora «la flessibilità dei curricoli e l'adattamento alle esigenze degli studenti hanno reso possibile ai soggetti svantaggiati l'acquisizione di competenze e di titoli di studio che li hanno messi in grado di inserirsi in contesti lavorativi coerenti con il percorso di studi fatto. L'integrazione è pertanto un dato di fatto acquisito negli stessi istituti».
In sostanza, concludono i dirigenti «qualsiasi modifica degli ordinamenti scolastici che non terrà conto della realtà effettiva degli istituti professionali di Stato e del patrimonio di competenze e di sperimentazioni accumulate, non potrà che rappresentare uno scoraggiante passo indietro rispetto all'esistente».
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