19 February, 2002

 

Inizia sul Corriere della Sera on line di oggi un forum telematico sull'informatica a scuola. Vi ricordate una "i" delle famose tre "i"? Sembra che sia avviato il battage pubblicitario. In altra parte del nostro sito interverremo su questo. Ma siamo proprio sicuri che il problema sia la dequalificazione degli insegnanti?

La scuola italiana e Internet

Ottobre 1995: il leader laburista Tony Blair, allora non ancora premier, annuncia che la Gran Bretagna del futuro sarà online. Il suo slogan «Daremo un computer a ogni studente» infiamma il congresso del partito.

Febbraio 2000: il sottosegretario all'Innovazione Stefano Passigli annuncia che il governo sta approntando un piano per consentire ai 600 mila studenti delle scuole superiori di acquistare computer nuovi con finanziamenti a tasso zero e prezzi ridottissimi. Di quel piano non si è più saputo nulla.

Gennaio 2002: secondo uno studio di Between-Re Mida nelle scuole italiane mancano almeno 190 mila computer. Uno studio dell'Ocse dice che l'Italia è al penultimo posto per diffusione di tecnologie didattiche nella scuola. Un altro studio - questa volta dell'Unione Europea - scopre che la preparazione informatica degli insegnanti italiani è sotto la media europea.

Dunque non si può certo dire che il nostro sia un Paese all'avanguardia per ciò che riguarda l'alfabetizzazione informatica degli studenti: mancano i computer nella stragrande maggioranza delle scuole, quando ci sono magari sono vecchi e inutilizzabili. E anche quando sono nuovi, magari non c'è neppure un insegnante in grado di gestire corsi di alfabetizzazione internettiana, per il semplice motivo che il ministero non ha mai avviato corsi specifici per preparare i professori.

Insomma: in questo campo l'Italia è all'anno zero. Per questo abbiamo pensato a forum di questo genere: raccontateci le vostre esperienze. Invitiamo professori e studenti a scrivere come vivono questo umiliante confronto con il resto del mondo occidentale: che cosa vorrebbero fare con Internet, che cosa potrebbero fare con i computer, come potrebbe trasformarsi il rapporto allievi-insegnanti.

Aspettiamo i vostri interventi.Come al solito raccomandiamo di non scrivere testi superiori alle 20 righe, precisando nome, cognome e città da cui si scrive. Grazie a tutti

Magister

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E infatti, puntuale, ecco un articolo sempre sul Corriere di oggi. Il controllo a distanza di iuello che viene fatto a scuola continua, non viene detto, ovviamente, che il contenuto dei controlli a distanza è povero, che manca un effettivo rapporto tra docente e discente, ecc. Ma tutto ciò è contro la "modernità"....

Il primo test di valutazione informatica

COMPUTER A SCUOLA LEGGENDE E REALTA’

di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI

Un’accelerazione informatica alla società italiana era nei propositi del programma illustrato da Berlusconi nella campagna elettorale di un anno fa. La promessa di un grande futuro elettronico si è poi incrociata con una fase assai ardua della Net Economy mondiale, fra crolli del Nasdaq e delusioni di molte aziende telematiche. È quindi presto per tirare un primo consuntivo della nuova strategia, sulla cui operatività si sa ancora poco al di là dell’appena annunciato mega-piano per cablare l’Italia. Per ora concretamente di computer si è parlato in relazione alla pubblica istruzione e ai suoi ritardi. Giorni fa è stata messa in cantiere per il 2003 una prova al computer per gli esami di maturità. Il progetto sarà occasione per misurare il grado di coerenza intellettuale e sistematica della riforma Moratti. La maniera con la quale si informatizza la scuola è il punto di intersezione o di fallimento di due aspirazioni: il massimo di modernità degli studi e insieme il massimo di coinvolgimento nella trasformazione dei ragazzi, dei professori e delle famiglie, collegate in rete.
Il primo test di questa complessa ambizione elettronica e culturale è partito in questi giorni, con un campione di scuole elementari, medie e secondarie superiori. Si tratta di sperimentare un modello di valutazione a distanza delle competenze di italiano e di matematica.
Dove le scuole hanno già computer e collegamenti telematici questo esperimento li utilizza. Il passaggio ha due opzioni, fra loro antitetiche: 1) si possono interessare in modo massiccio gli insegnanti e ciò richiede uno sforzo collettivo di aggiornamento; 2) si procede invece in senso inverso, tagliando fuori dalla nuova fase educativa una parte della classe docente, se l’informatizzazione dell’insegnamento e degli esami avvenisse con l’innesto determinante di specialisti. C’è il rischio di creare un distacco fra il momento finale della valutazione lontana, fatta dai tecnici, e i giorni e gli anni di quella ravvicinata, povera di preparazione elettronica.
La nuova scuola vuole insegnare informatica già alle elementari. La scelta proposta dalla riforma è destinata a recuperare spazi alla pedagogia pubblica, contendendoli all’elettronica selvaggia dei cellulari e dei videogiochi, portati di contrabbando dai bambini in aula. Ma questa novità deve essere accompagnata da una didattica pensata e gestita da adulti, professori e genitori, informaticamente preparati. Servono piani nazionali per l’aggiornamento degli insegnanti e per l’educazione permanente (ed elettronicamente arricchita) degli adulti.
Si parte da posizioni molto arretrate. Nella sperimentazione attuale del nuovo modello di valutazione fra le 2.500 scuole invitate, quelle in grado di dialogare con il ministero via computer restano una piccola minoranza. Per il resto anche il nuovo test consuma moduli da riempire e rispedire. Se mancano però alla scuola 190 mila computer, mancano soprattutto centinaia di migliaia di aggiornamenti ad hoc fra i docenti. Fra i 20 milioni di genitori, poi, almeno la metà è «infopovera», scarsa, cioè, in informatica.
L’elettronicizzazione degli studi deve correre parallela all’idea portante della riforma che si propone di aprire alla stagione europea e tecnologica senza rinnovare l’ostinata separazione sociale fra percorso culturale e percorso di formazione professionale, garantendo invece pari dignità alle due rotaie del binario liceo-istituto professionale. Ma una persistenza nella povertà elettronica renderebbe poco credibile il discorso.


www.corriere.it

Un forum sul sito del Corriere della Sera:

«La scuola italiana e Internet. A che punto siamo?»

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Ovviamente oggi i giornali sono di nuovo in edicola e riportano in varia misura ciò che ha detto la Moratti in televisione. Riportiamo qui un articolo per tutti, tratto da Il Messaggero on line, dove viene ribadito che le accuse che abbiamo rivolto in questi mesi alla controriforma Moratti & C sono tutte bugie e falsità. Ricordiamo ancora una volta che è facile il giochetto se non si specifica che grazie alle lotte le proposte sono cambiate nel giro di un mese, che Bertagna è stato quasi formalmente accantonato ecc.

[] Lunedì 18 Febbraio 2002
Il ministro Moratti: tutti rivogliono il voto in condotta
«Sulla mia riforma
dette troppe falsità»
ROMA - Alla presidenza della Rai non tornerebbe («Se me lo proponessero non accetterei, non potrei lasciare questa riforma incompiuta») e a un’altra presidenza, quella del Consiglio, dice di non aver mai pensato («Lavoro giorno per giorno, non rifletto sul futuro»). E poi di grane Letizia Moratti ne ha già tante come ministro della Pubblica istruzione, anche se la recente approvazione della riforma dei cicli da parte di Palazzo Chigi ha segnato un bel punto a suo favore. Ieri, sorridente come sempre, la Moratti ha trovato il tempo per sedersi sui divani bianchi di Domenica In: a “intervistarla" c’erano Mara Venier e Carlo Conti con Ela Weber, Fabrizio Del Noce e Antonella Clerici. Fuoco di fila di domande: sta nascendo una scuola classista? si riuscirà a colmare il divario col mondo del lavoro? e lo sciopero della fame dei ragazzi del Tasso?
«Sono state dette tante falsità su questa riforma - ha risposto la Moratti - è assolutamente infondato che esistano studi di serie A e di serie B: non solo i licei e la formazione professionale avranno pari dignità, ma agli studenti sarà consentito cambiare indirizzo senza costi per le famiglie. I percorsi saranno personalizzati e sarà possibile fare scelte più ragionate, ma le materie importanti ci saranno tutte: latino, matematica e greco restano essenziali e non è vero che spariranno l’educazione musicale e l’educazione fisica. Nell’insieme la scuola sarà più vicina al mondo del lavoro».
Ma la sua riforma, chiede Ela Weber, dà molta importanza al voto in condotta, vuol dire che se gli studenti non si comporteranno bene saranno automaticamente bocciati? «Tanto per cominciare questa non è la “mia" riforma - ha risposto il Ministro - ma è stata elaborata ascoltando la scuola e le famiglie. E’ stato il 97 per cento dei genitori a chiedere di ripristinare il voto in condotta, e quasi la stessa percentuale di studenti e docenti. Il voto in condotta farà media, certo, ma gli studenti devono diventare cittadini responsabili dei propri comportamenti. Quanto agli studenti del Tasso, che hanno detto che li avevo trattati come una "mamma", beh... sono stata contenta di questo, non si può disgiungere la propria persona dal ruolo istituzionale. E io sono anche una madre».
Ma perché molti docenti sono contrari a questa riforma? «E’ naturale che si abbiano timori nei confronti del cambiamento - ha risposto la Moratti - e infatti la riforma andrà applicata con gradualità e verificandola. Però anche qui c’è stata tanta disinformazione: non è vero che voglio abolire il tempo pieno e il tempo prolungato, non è vero che ho istituito 300 ore di lezione a pagamento, né che la riforma non costa niente. Il costo è stato previsto e coperto, e daremo le stesse materie, le stesse ore e le stesse opportunità a tutti. Anche con percorsi personalizzati».
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Invece su Il Tirreno edizione internet presidi e genitori esprimono perplessità sull'applicazione della cosiddetta "riforma". Limite di queste critiche è evidentemente il fatto di far vedere i problemi di applicabilità delle norme, piuttosto che entrare nel merito delle norme stesse.

La scuola «naviga a vista»
Disorientamento per la riforma annunciata
Presidi e docenti non sanno come applicare le direttive

i.p.

PIOMBINO. La riforma della scuola, così come è stata posta in questi giorni dal ministro Letizia Moratti, si traduce in scuole più affollate, meno insegnanti e strutture inadeguate. Difficile trovare un ottimista tra presidi e docenti. Una cosa è certa, se la riforma dovesse venire applicata già dal prossimo settembre, com'è stato detto, gli istituti dovrebbero riaprire le iscrizioni e riorganizzare tutto: classi, materie, numero insegnanti... «Non c'è assolutamente il tempo per fare tutto questo» dicono i presidi. Tra cattedre e banchi dunque si aspetta, incerti. E ancora una volta la scuola naviga a vista.
La prima rivoluzione parte dalle scuole materne con le iscrizioni anticipate a 2 anni e mezzo, e dalle elementari con le iscrizioni a 5 anni e mezzo. Vediamo cosa succederà per esempio al primo circolo didattico (sede piazza Dante).
Elementari. Il direttore Vittorio Monarca spiega: «Stiamo raccogliendo dati dal Comune per capire quanti bambini di 5 anni e mezzo potrebbero iscriversi alle elementari. L'indagine è ancora in corso, si sa solo che dalle materne pubbliche ne arriverebbero 12 in più». Il dato complessivo in realtà sarà di gran lunga maggiore. Monarca precisa: «Primo problema, le iscrizioni le ho chiuse il 21 gennaio per le elementari e il 25 gennaio per le materne. A settembre avrò nelle elementari 560 bambini, per questi ho chiesto 48 insegnanti, 2 in più di adesso perché ci sono due nuove prime a tempo pieno. Quindi ho mandato i dati al ministero perché venga fatto l'organico, organizzati i trasferimenti...». E se un genitore in base alla riforma Moratti, chiede di far andare a scuola il figlio di 5 anni e mezzo? Per ora la scuola non può accettarlo. «Ci deve essere una circolare che mi dice di riaprire le iscrizioni» - dice Monarca. Supponiamo che questa circolare arrivi, e che le iscrizioni si riaprano. Il super affollamento delle elementari porterà ad aumentare le sezioni (cosa impossibile però perché a quanto pare saranno ridotti gli insegnanti) o a gonfiare il numero degli alunni per classe. Adesso il limite è di 25 bambini per classe, quando però ci sono iscrizioni in più, ma non tante da formare una nuova classe, si arriva a 28. «Non si sa la nuova legge quanti bambini prevederà per classe - dice Monarca - si sa però che il governo tende a risparmiare sul numero degli insegnanti, sul sostegno e sul tempo pieno».
Il direttore poi precisa: «Nel nostro caso il problema vero non è tanto negli spazi da trovare, ma nel modo di lavorare. Si troveranno in una stessa aula bambini anche con 14 mesi di differenza».
Materne. Situazione ancora più complessa per le materne: «Iscrivere bambini di 2 anni e mezzo - dice Monarca - significa fare entrare nella materna bambini che hanno bisogno di dormire al pomeriggio, quindi ci vogliono dei lettini, che spesso non sono autonomi nel mangiare, qualcuno porta ancora il pannolone. La scuola materna non è attrezzata per questi bisogni, chi provvede?».
Altro guaio: già ora la scuola materna pubblica non basta per tutte le richieste, tanto che ogni anno ci sono lunghe liste d'attesa. Il direttore del primo circolo spiega: «Ho classi piene al limite consentito, 28 bambini per classe, e mi mancano ancora due sezioni. Figurarsi se arriveranno anche i piccoli di 2 anni e mezzo».
Sostegno. La situazione nazionale è indegna: da due anni sono bloccati i corsi di formazione degli insegnanti di sostegno. «Qui al primo circolo non ci si può lamentare troppo - dice Monarca - ho 16 bambini con handicap e 8 insegnanti più una a metà con il secondo circolo. Ne avevo chiesti 10. Però la riforma prevede tagli sul sostegno, si parla invece di un esperto nelle scuole che serva di supporto psicologico agli insegnanti».

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