Inizia sul Corriere della Sera on line di oggi un forum telematico sull'informatica a scuola. Vi ricordate una "i" delle famose tre "i"? Sembra che sia avviato il battage pubblicitario. In altra parte del nostro sito interverremo su questo. Ma siamo proprio sicuri che il problema sia la dequalificazione degli insegnanti?
La scuola italiana e Internet
Ottobre 1995: il leader laburista Tony Blair, allora non ancora premier, annuncia che la Gran Bretagna del futuro sarà online. Il suo slogan «Daremo un computer a ogni studente» infiamma il congresso del partito.
Febbraio 2000: il sottosegretario all'Innovazione Stefano Passigli annuncia che il governo sta approntando un piano per consentire ai 600 mila studenti delle scuole superiori di acquistare computer nuovi con finanziamenti a tasso zero e prezzi ridottissimi. Di quel piano non si è più saputo nulla.
Gennaio 2002: secondo uno studio di Between-Re Mida nelle scuole italiane mancano almeno 190 mila computer. Uno studio dell'Ocse dice che l'Italia è al penultimo posto per diffusione di tecnologie didattiche nella scuola. Un altro studio - questa volta dell'Unione Europea - scopre che la preparazione informatica degli insegnanti italiani è sotto la media europea.
Dunque non si può certo dire che il nostro sia un Paese all'avanguardia per ciò che riguarda l'alfabetizzazione informatica degli studenti: mancano i computer nella stragrande maggioranza delle scuole, quando ci sono magari sono vecchi e inutilizzabili. E anche quando sono nuovi, magari non c'è neppure un insegnante in grado di gestire corsi di alfabetizzazione internettiana, per il semplice motivo che il ministero non ha mai avviato corsi specifici per preparare i professori.
Insomma: in questo campo l'Italia è all'anno zero. Per questo abbiamo pensato a forum di questo genere: raccontateci le vostre esperienze. Invitiamo professori e studenti a scrivere come vivono questo umiliante confronto con il resto del mondo occidentale: che cosa vorrebbero fare con Internet, che cosa potrebbero fare con i computer, come potrebbe trasformarsi il rapporto allievi-insegnanti.
Aspettiamo i vostri interventi.Come al solito raccomandiamo di non scrivere testi superiori alle 20 righe, precisando nome, cognome e città da cui si scrive. Grazie a tutti
Magister
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E infatti, puntuale, ecco un articolo sempre sul Corriere di oggi. Il controllo
a distanza di iuello che viene fatto a scuola continua, non viene detto, ovviamente,
che il contenuto dei controlli a distanza è povero, che manca un effettivo
rapporto tra docente e discente, ecc. Ma tutto ciò è contro
la "modernità"....
Il primo test di valutazione informatica
COMPUTER A SCUOLA LEGGENDE E REALTA
di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI
Unaccelerazione informatica alla società italiana era nei propositi
del programma illustrato da Berlusconi nella campagna elettorale di un anno
fa. La promessa di un grande futuro elettronico si è poi incrociata
con una fase assai ardua della Net Economy mondiale, fra crolli del Nasdaq
e delusioni di molte aziende telematiche. È quindi presto per tirare
un primo consuntivo della nuova strategia, sulla cui operatività si
sa ancora poco al di là dellappena annunciato mega-piano per
cablare lItalia. Per ora concretamente di computer si è parlato
in relazione alla pubblica istruzione e ai suoi ritardi. Giorni fa è
stata messa in cantiere per il 2003 una prova al computer per gli esami di
maturità. Il progetto sarà occasione per misurare il grado di
coerenza intellettuale e sistematica della riforma Moratti. La maniera con
la quale si informatizza la scuola è il punto di intersezione o di
fallimento di due aspirazioni: il massimo di modernità degli studi
e insieme il massimo di coinvolgimento nella trasformazione dei ragazzi, dei
professori e delle famiglie, collegate in rete.
Il primo test di questa complessa ambizione elettronica e culturale è
partito in questi giorni, con un campione di scuole elementari, medie e secondarie
superiori. Si tratta di sperimentare un modello di valutazione a distanza
delle competenze di italiano e di matematica.
Dove le scuole hanno già computer e collegamenti telematici questo
esperimento li utilizza. Il passaggio ha due opzioni, fra loro antitetiche:
1) si possono interessare in modo massiccio gli insegnanti e ciò richiede
uno sforzo collettivo di aggiornamento; 2) si procede invece in senso inverso,
tagliando fuori dalla nuova fase educativa una parte della classe docente,
se linformatizzazione dellinsegnamento e degli esami avvenisse
con linnesto determinante di specialisti. Cè il rischio
di creare un distacco fra il momento finale della valutazione lontana, fatta
dai tecnici, e i giorni e gli anni di quella ravvicinata, povera di preparazione
elettronica.
La nuova scuola vuole insegnare informatica già alle elementari. La
scelta proposta dalla riforma è destinata a recuperare spazi alla pedagogia
pubblica, contendendoli allelettronica selvaggia dei cellulari e dei
videogiochi, portati di contrabbando dai bambini in aula. Ma questa novità
deve essere accompagnata da una didattica pensata e gestita da adulti, professori
e genitori, informaticamente preparati. Servono piani nazionali per laggiornamento
degli insegnanti e per leducazione permanente (ed elettronicamente arricchita)
degli adulti.
Si parte da posizioni molto arretrate. Nella sperimentazione attuale del nuovo
modello di valutazione fra le 2.500 scuole invitate, quelle in grado di dialogare
con il ministero via computer restano una piccola minoranza. Per il resto
anche il nuovo test consuma moduli da riempire e rispedire. Se mancano però
alla scuola 190 mila computer, mancano soprattutto centinaia di migliaia di
aggiornamenti ad hoc fra i docenti. Fra i 20 milioni di genitori, poi, almeno
la metà è «infopovera», scarsa, cioè, in
informatica.
Lelettronicizzazione degli studi deve correre parallela allidea
portante della riforma che si propone di aprire alla stagione europea e tecnologica
senza rinnovare lostinata separazione sociale fra percorso culturale
e percorso di formazione professionale, garantendo invece pari dignità
alle due rotaie del binario liceo-istituto professionale. Ma una persistenza
nella povertà elettronica renderebbe poco credibile il discorso.
www.corriere.it
Un forum sul sito del Corriere della Sera:
«La scuola italiana e Internet. A che punto siamo?»
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Ovviamente oggi i giornali sono di nuovo in edicola e riportano in varia misura ciò che ha detto la Moratti in televisione. Riportiamo qui un articolo per tutti, tratto da Il Messaggero on line, dove viene ribadito che le accuse che abbiamo rivolto in questi mesi alla controriforma Moratti & C sono tutte bugie e falsità. Ricordiamo ancora una volta che è facile il giochetto se non si specifica che grazie alle lotte le proposte sono cambiate nel giro di un mese, che Bertagna è stato quasi formalmente accantonato ecc.
[] Lunedì 18 Febbraio 2002
Il ministro Moratti: tutti rivogliono il voto in condotta
«Sulla mia riforma
dette troppe falsità»
ROMA - Alla presidenza della Rai non tornerebbe («Se me lo proponessero
non accetterei, non potrei lasciare questa riforma incompiuta») e a
unaltra presidenza, quella del Consiglio, dice di non aver mai pensato
(«Lavoro giorno per giorno, non rifletto sul futuro»). E poi di
grane Letizia Moratti ne ha già tante come ministro della Pubblica
istruzione, anche se la recente approvazione della riforma dei cicli da parte
di Palazzo Chigi ha segnato un bel punto a suo favore. Ieri, sorridente come
sempre, la Moratti ha trovato il tempo per sedersi sui divani bianchi di Domenica
In: a intervistarla" cerano Mara Venier e Carlo Conti con
Ela Weber, Fabrizio Del Noce e Antonella Clerici. Fuoco di fila di domande:
sta nascendo una scuola classista? si riuscirà a colmare il divario
col mondo del lavoro? e lo sciopero della fame dei ragazzi del Tasso?
«Sono state dette tante falsità su questa riforma - ha risposto
la Moratti - è assolutamente infondato che esistano studi di serie
A e di serie B: non solo i licei e la formazione professionale avranno pari
dignità, ma agli studenti sarà consentito cambiare indirizzo
senza costi per le famiglie. I percorsi saranno personalizzati e sarà
possibile fare scelte più ragionate, ma le materie importanti ci saranno
tutte: latino, matematica e greco restano essenziali e non è vero che
spariranno leducazione musicale e leducazione fisica. Nellinsieme
la scuola sarà più vicina al mondo del lavoro».
Ma la sua riforma, chiede Ela Weber, dà molta importanza al voto in
condotta, vuol dire che se gli studenti non si comporteranno bene saranno
automaticamente bocciati? «Tanto per cominciare questa non è
la mia" riforma - ha risposto il Ministro - ma è stata elaborata
ascoltando la scuola e le famiglie. E stato il 97 per cento dei genitori
a chiedere di ripristinare il voto in condotta, e quasi la stessa percentuale
di studenti e docenti. Il voto in condotta farà media, certo, ma gli
studenti devono diventare cittadini responsabili dei propri comportamenti.
Quanto agli studenti del Tasso, che hanno detto che li avevo trattati come
una "mamma", beh... sono stata contenta di questo, non si può
disgiungere la propria persona dal ruolo istituzionale. E io sono anche una
madre».
Ma perché molti docenti sono contrari a questa riforma? «E
naturale che si abbiano timori nei confronti del cambiamento - ha risposto
la Moratti - e infatti la riforma andrà applicata con gradualità
e verificandola. Però anche qui cè stata tanta disinformazione:
non è vero che voglio abolire il tempo pieno e il tempo prolungato,
non è vero che ho istituito 300 ore di lezione a pagamento, né
che la riforma non costa niente. Il costo è stato previsto e coperto,
e daremo le stesse materie, le stesse ore e le stesse opportunità a
tutti. Anche con percorsi personalizzati».
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Invece su Il Tirreno edizione internet presidi e genitori esprimono perplessità
sull'applicazione della cosiddetta "riforma". Limite di queste critiche
è evidentemente il fatto di far vedere i problemi di applicabilità
delle norme, piuttosto che entrare nel merito delle norme stesse.
La scuola «naviga a vista»
Disorientamento per la riforma annunciata
Presidi e docenti non sanno come applicare le direttive
i.p.
PIOMBINO. La riforma della scuola, così come è stata posta
in questi giorni dal ministro Letizia Moratti, si traduce in scuole più
affollate, meno insegnanti e strutture inadeguate. Difficile trovare un ottimista
tra presidi e docenti. Una cosa è certa, se la riforma dovesse venire
applicata già dal prossimo settembre, com'è stato detto, gli
istituti dovrebbero riaprire le iscrizioni e riorganizzare tutto: classi,
materie, numero insegnanti... «Non c'è assolutamente il tempo
per fare tutto questo» dicono i presidi. Tra cattedre e banchi dunque
si aspetta, incerti. E ancora una volta la scuola naviga a vista.
La prima rivoluzione parte dalle scuole materne con le iscrizioni anticipate
a 2 anni e mezzo, e dalle elementari con le iscrizioni a 5 anni e mezzo. Vediamo
cosa succederà per esempio al primo circolo didattico (sede piazza
Dante).
Elementari. Il direttore Vittorio Monarca spiega: «Stiamo raccogliendo
dati dal Comune per capire quanti bambini di 5 anni e mezzo potrebbero iscriversi
alle elementari. L'indagine è ancora in corso, si sa solo che dalle
materne pubbliche ne arriverebbero 12 in più». Il dato complessivo
in realtà sarà di gran lunga maggiore. Monarca precisa: «Primo
problema, le iscrizioni le ho chiuse il 21 gennaio per le elementari e il
25 gennaio per le materne. A settembre avrò nelle elementari 560 bambini,
per questi ho chiesto 48 insegnanti, 2 in più di adesso perché
ci sono due nuove prime a tempo pieno. Quindi ho mandato i dati al ministero
perché venga fatto l'organico, organizzati i trasferimenti...».
E se un genitore in base alla riforma Moratti, chiede di far andare a scuola
il figlio di 5 anni e mezzo? Per ora la scuola non può accettarlo.
«Ci deve essere una circolare che mi dice di riaprire le iscrizioni»
- dice Monarca. Supponiamo che questa circolare arrivi, e che le iscrizioni
si riaprano. Il super affollamento delle elementari porterà ad aumentare
le sezioni (cosa impossibile però perché a quanto pare saranno
ridotti gli insegnanti) o a gonfiare il numero degli alunni per classe. Adesso
il limite è di 25 bambini per classe, quando però ci sono iscrizioni
in più, ma non tante da formare una nuova classe, si arriva a 28. «Non
si sa la nuova legge quanti bambini prevederà per classe - dice Monarca
- si sa però che il governo tende a risparmiare sul numero degli insegnanti,
sul sostegno e sul tempo pieno».
Il direttore poi precisa: «Nel nostro caso il problema vero non è
tanto negli spazi da trovare, ma nel modo di lavorare. Si troveranno in una
stessa aula bambini anche con 14 mesi di differenza».
Materne. Situazione ancora più complessa per le materne: «Iscrivere
bambini di 2 anni e mezzo - dice Monarca - significa fare entrare nella materna
bambini che hanno bisogno di dormire al pomeriggio, quindi ci vogliono dei
lettini, che spesso non sono autonomi nel mangiare, qualcuno porta ancora
il pannolone. La scuola materna non è attrezzata per questi bisogni,
chi provvede?».
Altro guaio: già ora la scuola materna pubblica non basta per tutte
le richieste, tanto che ogni anno ci sono lunghe liste d'attesa. Il direttore
del primo circolo spiega: «Ho classi piene al limite consentito, 28
bambini per classe, e mi mancano ancora due sezioni. Figurarsi se arriveranno
anche i piccoli di 2 anni e mezzo».
Sostegno. La situazione nazionale è indegna: da due anni sono bloccati
i corsi di formazione degli insegnanti di sostegno. «Qui al primo circolo
non ci si può lamentare troppo - dice Monarca - ho 16 bambini con handicap
e 8 insegnanti più una a metà con il secondo circolo. Ne avevo
chiesti 10. Però la riforma prevede tagli sul sostegno, si parla invece
di un esperto nelle scuole che serva di supporto psicologico agli insegnanti».
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