20 January, 2002

 

L'attenzione della stampa è praticamente centrata sulla promozione o bocciatura ogni due anni esulla carriera degli insegnanti fatta con corsi all'università. Si basano quasi tutti gli articoli sulle dichiarazioni del sottosegretario Valentina Aprea fatte al congresso della Gilda. Partiamo per esempio da un articolo su Repubblica:


Cambia il metodo di valutazione, via anche l'esame di quinta elementare Bocciati o promossi? Il verdetto ogni due anni La riforma abolisce i debiti formativi MARIO REGGIO

ROMA — Debiti formativi addio. Con la riforma Moratti gli studenti verranno giudicati, e quindi promossi o bociati, ogni due anni. Nuove figure professionali verranno introdotte nelle materne con l'abbassamento dell'età d'ingresso a due anni e mezzo. E anche gli insegnanti potranno fare carriera, tornando all'università per acquisire crediti e guadagnare di più. Queste alcune delle anticipazioni sulla riforma, bloccata venerdì scorso dal Consiglio dei ministri, e anticipate ieri dal sottosegretario all'Istruzione Valentina Aprea nel suo intervento al congresso della Gilda. Andiamo per ordine. Il progetto di riforma prevede l'articolazione del percorso scolastico diviso in bienni, al termine dei quali gli studenti verranno valutati e potranno proseguire o ripetere l'ultimo anno. Stando così le cose la valutazione dovrebbe avvenire in seconda e quarta elementare, nonché in prima media. Di conseguenza scompare l'esame di quinta elementare, mentre il primo ciclo di studi terminerà con l'esame finale di terza media.
Con l'anticipo dell'ingresso al primo anno della materna a due anni e mezzo serviranno nuove figure professionali da affiancare alle maestre. «È necessario modificare ed arricchire le figure professionali — commenta Valentina Aprea — quando arrivano bambini di due anni e mezzo. Occorre nuova accoglienza e più cura nel seguirli».
E siamo al terzo punto. Anche gli insegnanti potranno fare carriera. Un punto dolente della scuola, basta ricordare le proteste degli insegnanti che si sollevarono in massa contro il concorsone di Luigi Berlinguer. Adesso i docenti che vogliono fare carriera dovranno tornare all'università, seguire i corsi per accumulare così i crediti necessari per fare carriera. È prevista una formazione iniziale comune per tutti i docenti, dalle materne alle superiori, che si concluderà con la laurea specialistica, poi un periodo di tirocinio biennale e la possibilità, in seguito, di seguire corsi universitari per la formazione assieme all'insegnamento. Intanto prosegue il lavoro di messa a punto del disegno di legge. Il provvedimento, che potrebbe arrivare sul tavolo del governo venerdì prossimo, prevederebbe il ricorso alla delega e risorse finanziarie pari a circa 123 milioni di euro dal 2002 al 2004. In particolare, l'entità delle risorse finanziarie per far fronte all'anticipazione dell'età di ingresso alla scuola dell'infanzia ed a quella primaria potrebbe essere così suddivisa: 12.730.242,40 euro per l'anno 2002; 45.828.872,66 euro per l'anno 2003 e 66.197.260,50 euro a decorrere dall'anno 2004. L'impianto generale della riforma nuova versione confermerà quasi certamente quello approdato nel consiglio dei ministri la settimana scorsa, ma con delle limature. L'ingresso facoltativo anticipato a 2 anni e mezzo e 5 anni e mezzo, previsto nel primo testo, nel disegno di legge definitivo potrebbe infatti diventare più graduale. L'ipotesi che sembra profilarsi prevede infatti che dall'anno scolastico 20022003 possano iscriversi al primo anno delle materne i bambini che compiono i 3 anni di età entro il 28 febbraio 2003 e possano iscriversi al primo anno delle elementari quelli che compiono 6 anni entro questa stessa data.
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Dello stesso tenore l'articolo su La Stampa. Si punta molto sul fatto che il sistema di valutazione biennale con un test nazionale di ingresso al ciclo di due anni restituirebbe rigorosità agli studi. Non sembra dal tenore degli articoli letti che la Gilda abbia mostrato grande opposizione all'intervento dell'Aprea.

Promossi e bocciati ma solo ogni 2 anni Con la riforma della Moratti cambierà anche il sitema di valutazione Gli studenti di ogni ciclo saranno giudicati al termine di ogni biennio Sparisce l'esame di quinta elementare, gli insegnanti faranno carriera


ROMA

Promossi o «fermati». Fin dalle elementari i ragazzi saranno affidati ad un nuovo sistema di valutazione: saranno giudicati al termine di ciascun biennio. Ad evidenziare questa significativa novità contenuta nel disegno di legge di riforma della scuola è stato il sottosegretario all´Istruzione Valentina Aprea, al convegno promosso ieri, a Roma, dalla Gilda. Il «via libera» o lo «stop» sarà dato in seconda, quarta elementare e in prima media (la scuola dell´obbligo diventa un percorso "continuo"). Sparirà, dunque, l´esame di quinta elementare mentre in terza media ci sarà un esame di stato nell´ambito del quale troverà spazio anche una prova a carattere nazionale. «Sicuramente manteniamo la valutazione formativa interna quadrimestrale e annuale, ma introduciamo un concetto diverso, il "biennio didattico" che consente di passare a livelli successivi di apprendimento. Il "debito" formativo che il ragazzo ha accumulato non potrà essere trascinato nel biennio successivo. Si ripristina, insomma, la serietà e il rigore nello studio», ha spiegato l´on Aprea. «Ogni due anni gli insegnanti decideranno se dare il via libera oppure fermare l´allievo». Parallelamente alla valutazione interna, un´altra verifica esterna - all´inizio di un nuovo biennio - sarà affidata all´Istituto Nazionale di Valutazione. «L´Istituto valuterà gli studenti in ingresso. Si tratterà di una sorta di test nazionale, una verifica degli apprendimenti e delle competenze fondamentali - italiano e matematica -, in linea con quanto avviene nei paesi Ocse. Questa verifica servirà alle scuole come "specchio", per le proprie scelte didattiche, e a livello nazionale per capire la qualità generale, cioè se viene rispettato quanto è previsto per quell´ordine di studi e quell´età». L´on Aprea si è soffermata anche su altri aspetti della riforma. Come il punto che prevede l´introduzione nelle scuole materne - dove i bambini entrerebbero prima dei tre anni - di nuove figure professionali accanto alle maestre. «Si tratterebbe di personale di cura, idoneo ad accudire più piccoli. E´ un´ipotesi parallela - ha detto - alla volontà di introdurre la possibilità di anticipare i tempi». Il sottosegretario ha poi toccato il tema della carriera degli insegnanti. La possibilità di avanzare diventerà concreta: in momenti diversi avranno la possibilità di tornare all´università per frequentare corsi di formazione in servizio ed acquisire così «crediti» per la progressione del loro status professionale, con la prospettiva anche di svolgere ruoli diversificati. Nel disegno di legge di riforma è, infatti, prevista una formazione iniziale comune per tutti i docenti, dalle materne alle superiori, con una laurea specialistica ed un periodo di tirocinio biennale e la possibilità, in seguito, di frequentare corsi universitari per la formazione in servizio. Carriere sì, ma «fuori dalle istituzioni scolastiche», è stata la risposta di Alessandro Ameli, coordinatore nazionale del sindacato Gilda. Per Ameli, una struttura gerarchica tra gli insegnanti sarebbe negativa. In ogni caso, «bisogna prima di tutto recuperare un livello dignitoso nelle retribuzioni dei docenti». Intanto, prosegue al ministero il lavoro di messa a punto del disegno di legge sulla riforma, dopo lo «stop» deciso nello scorso Consiglio dei ministri. Il provvedimento, che potrebbe arrivare sul tavolo del governo venerdì prossimo, prevederebbe il ricorso alla delega per la definizione delle norme generali sull´istruzione e risorse finanziarie pari a circa 123 milioni di euro dal 2002 al 2004. Maria Teresa Martinengo

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Sul Messaggero il titolo: Inseganti divisi sulla riforma" non corrisponde al testo dell'articolo, ma tende a mostrare come relativamente debole sia la reazione degli insengnanti...

Professori divisi sulla riforma


(C.B.) Tregua obbligata tra “commilitoni” nella trincea della scuola militante: gli studenti in stato di okkupazione contro-riforma e i docenti, abbandonati nella solitudine della cattedra in aule vuote. I prof. fanno della neutralità una bandiera, che oscilla a pendolo tra la condanna dura sui giorni persi di lezione perchè stoppano il programma e l’empatia serpeggiante ai ragazzi che si ribellano al Moratti-pensiero. Simpatie da dichiarare alla stampa? No comment generale, perchè la vicenda del “telefono-spia”, attivato per tutta Italia nel centralino del Comune di Bologna dal deputato italoforzista Fabio Garagnani (a raccolta della denunce anonime contro gli insegnanti che audacemente criticano le scelte del Governo) è troppo fresca. Ma qualcuno si sbottona. «Occupare è uno svantaggio, anche se chi prende coraggio per dare segnali chiari al Governo merita credito - ha detto un docente da tre lustri in cattedra in materie scientifiche al professionale -. Se gli studenti hanno motivi seri di preoccupazione, figurarsi i docenti che avranno tagliati gli organici in Friuli di 170 posti (di cui 160 alle superiori) dal prossimo settembre. La protesta va, però, a danno dei ragazzi visto che saranno costretti a recuperare il calendario delle lezioni stralciando almeno due giorni dalle vacanze di Pasqua, dopo il lunedì dell’Agnello. Ma lo sapevano e hanno scelto la lotta in piena libertà». A ruota, un prof. di matematica finanziaria dagli istituti tecnici: «Non me la sento di condannare l’occupazione, perchè i nostri allievi stanno tentando di difendere l’ultimo baluardo dell’istruzione statale, in una situazione di totale abbandono da parte delle istituzioni e di smantellamento progressivo a favore delle private e, soprattutto, delle agenzie di formazione confessionali».
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Sullo stesso tema è un aricolo sull'Unione Sarda, l'articolista ammicca ai lettori presentando la riforma voluta dalla Moratti come una boccata di rigorosità. In realtà affacciamo timidamente l'ipotesi, peraltro non sorretta da nessun articolo sulla stampa, quindi non mediatica, che si tratta di spingere una grande massa di studenti nella formazione professionale, abdicando a quello che era il ruolo della scuola in questi decenni. Una cosa più grave di quello che si pensi e che con il rigore non c'entra nulla...

(...) Sepolta coi 4+, i 6= e gli 8 1/2, gioia e dolore di quando andavamo in classe col grembiule e la cartella in finto pelle. Poi sono arrivati i giudizi, le schede di valutazione, le griglie d’ingresso. Moduli e questionari hanno sostituito quel cartoncino formato protocollo che, con la carrellata di voti in nero o in rosso, a seconda del rendimento scolastico, ha segnato il destino estivo di generazioni di alunni. Bocciati o promossi, senza possibilità di equivoci. O al mare o a casa a studiare. C’era, è vero, il purgatorio dei rimandati a settembre. Ma, a fine anno (scolastico), il verdetto era sempre certo. E definitivo.
Con l’avvento dei giudizi, un’insostenibile leggerezza ha soppiantato la ferrea regola della “sufficienza”, consentendo criteri di valutazione che hanno spianato la strada verso le superiori anche a chi aveva conti in sospeso con la lettura e un’inguaribile avversione verso il fare di conto.
Voti e pagelle hanno resistito nei licei e negli istituti tecnici, ma il recente avvento dei “debiti formativi” lasciava chiaramente intendere quale sarebbe stato il loro destino.
Ora nella scuola è arrivato il ciclone Letizia Moratti. Piglio da manager che non ha bisogno di cercare consensi tra gli elettori, l’ex presidente della Rai usa toni morbidi e modi gentili, ma va avanti con la determinazione del carro armato. Ha bloccato sul nascere la “riforma De Mauro” ricevuta in eredità dal passato governo e ora presenta la sua rivoluzione.
Bocciati o promossi: il quesito è sempre quello, ma per avere il responso occorrerà attendere due anni. Voti o giudizi (il criterio di valutazione è ancora da definire), saranno espressi al termine di ciascuno dei bienni nei quali - se la riforma andrà in porto - è stato diviso il percorso scolastico degli studenti italiani. Dalle elementari alle superiori, ogni due anni gli alunni dovranno dimostrare di aver maturato i requisiti necessari per accedere al biennio successivo. Forse non chiameremo più “insufficienze” le lacune negli studi e ci dovremo adattare al didatticamente corretto “carenza formativa”. Ma una maggiore serietà sarà senz’altro benvenuta.
Angelo Pani
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Da La Nuova di Venezia la notizia di un corteo di oltre mille studenti. Da notarew l'intervento di una studentessa ai comizi conclusivi che fa notare come gli insegnnati non dicano molto sulla riforma agli studenti...

Portogruaro, mille studenti
in corteo nel centro storico

di Gianluca Rossitto
PORTOGRUARO. Erano un migliaio gli studenti delle scuole superiori di Portogruaro che hanno preso parte, ieri mattina, in Piazza della Repubblica, alla manifestazione contro il programma della riforma Moratti. Il corteo degli scioperanti è partito alle 8.30 da via Galilei, raccogliendo gli studenti del Da Vinci e del Luzzatto, ha attraversato viale Isonzo, convergendo poi in via Valle.
Poi, in centro storico, si sono aggregati i ragazzi del Liceo XXV aprile: verso le 9 il corteo ha raggiunto Piazza della Repubblica, dove è stato esposto lo striscione «Moratti, non siamo in vendita». Per circa un' ora si sono susseguiti gli interventi dei rappresentanti di istituto: Francesca Del Col, rappresentante dell'Isis-Ipc Luzzatto (oltre 700 iscritti) spiega i dubbi sulla riforma scolastica all'orizzonte: «I 7 punti della riforma Moratti non sono per niente chiari: le nostre perplessità riguardano soprattutto il progetto di privatizzazione della scuola, che forse gioverebbe agli istituti tecnici, ma che metterebbe a rischio l'avvenire di altri istituti, come i licei. Purtroppo né gli insegnanti, nè altre figure di riferimento ci hanno ancora adeguatamente informato sul futuro della scuola pubblica». Massiccia l'adesione allo sciopero: in tutti gli istituti superiori l'astensione dalle lezioni ha superato il 90%: solo all'Itis Da Vinci (circa 50 i presenti) alcune classi hanno svolto regolare lezione. Probabilmente inferiore alle attese la partecipazione alla manifestazione, visto che parecchie centinaia di studenti si sono dispersi in fretta
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