19 March, 2002

In un articolo su La Repubblica merge la posizione dei comuni e una serie di opposizioni alla controriforma:

Gli Enti locali contestano: non ci sono soldi
per gli ingressi anticipati alle elementari

Comuni, no alla Moratti
"Riforma inapplicabile"
http://www.repubblica.it/online/scuola_universita/comuni/comuni/comuni.html

di MARIO REGGIO
ROMA - Tempi duri per la riforma Moratti, che oggi tornerà in Consiglio dei
Ministri per il varo definitivo. Il ministro ha incassato il secco no delle
sei regioni del centro-sinistra e della provincia autonoma di Bolzano.
Critica anche la posizione dell'Associazione nazionale dei Comuni italiani,
che però hanno ottenuto sostanziali modifiche sull'anticipo dell'ingresso
alle materne e alle elementari. Potranno infatti autorizzare le iscrizioni
anticipate solo quei Comuni in grado di sostenere le nuove spese senza
mettere in pericolo la stabilità del bilancio. Ne consegue che per
quest'anno solo alcuni piccoli municipi saranno in grado riaprire le
iscrizioni. Per i 70 mila bambini in attesa se ne riparlerà, forse, il
prossimo anno.

Il tormentato cammino della riforma Moratti è solo all'inizio e la strada
sembra ancora tutta in salita. Le Regioni dissidenti criticano senza mezzi
termini l'esclusione di fatto dei governi locali dall'elaborazione dei
decreti attuativi della riforma, in barba ai principi del federalismo,
contestano il mancato stanziamento di fondi per finanziare la riforma che in
parte finirà proprio sulle spalle delle Regioni. "Critiche che erano
condivise anche dalle amministrazioni regionali del centro-destra - afferma
Adriana Buffardi, assessore alla scuola della Campania - che poi hanno fatto
marcia indietro".

Ma i punti di dissenso con il Governo non si fermano qui. Sotto tiro la
diminuzione dell'obbligo scolastico da 9 ad otto anni, l'assenza di
riferimenti all'Educazione degli adulti, la mancata continuità tra i cicli
di base, la scelta tra licei e formazione professionale a 13 anni. Punti sui
quali concordano anche i Comuni. "Si è aperto un problema politico - afferma
Adriana Buffardi - anche nelle Regioni amministrate dal centro-destra e in
tutti i Comuni c'è un senso comune diffuso di critica alle scelte del
Governo in materia di scuola. E l'Esecutivo non può non tenerne conto. Messa
in questi termini una riforma rischia di produrre molti danni".

In questo bailamme i Comuni sono riusciti a portare a casa l'impegno del
ministro Moratti a mantenere il tempo pieno e gli istituti comprensivi, un
terzo delle scuole elementari e medie che già sperimentano l'integrazione
dei percorsi formativi. L'Anci esprime la contrarietà "agli ingressi precoci
nella scuola dell'infanzia e alle elementari, per la mescolanza di bambini
con età diversa fino a 20 mesi, la mancanza di preparazione degli
insegnanti, la disarticolazione della scuola dell'infanzia, fiore
all'occhiello della nostra scuola".

E mentre si prepara la mobilitazione di professori e studenti per la
manifestazione nazionale del 23 marzo, i confederali hanno fatto sapere al
ministro: rinnovo immediato del contratto oppure sciopero. Anche la riforma
degli organi collegiali, passata in Commissione Cultura alla Camera, dopo le
prime schermaglie in aula è stata rinviata. Se ne riparlerà, forse, ad
aprile.

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Su Il Nuovo le polemiche sucitate dall'idea lanciata sulla contrattazione separata di cui riferivamo ieri...

Contrattazione separata", bufera sulla Moratti


La proposta del ministro dell'Istruzione scatena reazioni polemiche. La Cisl: scelta non condivisibile. La Cgil: decisione grave e sconvolgente.


BELLARIA (RIMINI), 17 MAR - Area contrattuale separata per il corpo docente e riconoscimento (in forme da definire) del peso delle associazioni professionali degli insegnanti nelle scelte scolastiche. Sono queste le due risposte positive che il ministro dell'Istruzione Letizia Moratti ha dato ai circa mille docenti dell'Associazione Diesse (Didattica e innovazione scolastica), riuniti nell' annuale convegno a
Bellaria (Rimini).

Ma la proposta scatena un vespaio di polemiche. Lapidario il commento di Daniela Culturani, segretario generale della Cisl scuola: ''Aree contrattuali separate per docenti e personale tecnico e ausiliario della scuola - ha osservato la sindacalista - sono materie e temi contrattuali che il ministro preferisce trattare da palcoscenici diversi piuttosto che portarli al tavolo delle trattative. Sono scelte unilaterali - conclude Culturani - che la Cisl scuola non puo' condividere''.

Dello stesso parere la Cgil che definisce ''gravi e sconvolgenti'' le proposte della Moratti. Secondo il coordinatore del settore pubblica amministrazione della Cgil, Michele Gentile, le dichiarazioni del ministro sono in contrasto con il recente accordo raggiunto con il governo sui rinnovi contrattuali del pubblico impiego.

''Noi - ha detto il ministro - vogliamo valorizzare la funzione educativa degli insegnanti evitando una loro deriva impiegatizia. La scuola ha il volto degli insegnanti ed è giusto trovare gli strumenti per valorizzare la loro professionalità. Per questo motivo raccolgo in modo positivo la richiesta fatta da questo convegno di valorizzare le associazioni professionali dei docenti. Infatti piùuna società è complessa e frammentata più i corpi intermedi, come sono le ssociazioni degli insegnanti, sono necessari: infatti irigismo e centralismo non sono più capaci di cogliere le diverse istanze che emergono. Vedremo assieme come realizzare le forme per valorizzare le associazioni degli insegnanti tenendo conto che anche i sindacati della scuola svolgono un ruolo importante''.

Il ministro Moratti ha poi annunciato la sua volontà di ''arrivare ad una contrattazione separata per il corpo docente. Sono convinta che questo - ha detto - aiuterà a costruire un percorso professionale basato sulla qualità, professionalità e responsabilità a cui corrisponderanno anche
ricadute dal punto di vista economico''.

Per quanto riguarda i temi della riforma della scuola il ministro dell' Istruzione ha aggiunto: ''Si tratta di una riforma aperta ad ulteriori contributi. Fra poco inizia l'iter parlamentare e quella sarà un' importante occasione di confronto. Questa riforma è talmente aperta che prevede fra tre
anni una revisione della legge nel caso in cui si dovessero rendere necessarie delle modifiche

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Su il Corriere della Sera: grande riuscita della manifestazione di Milano che vedeva insieme insegnanti, studenti, genitori...

In trentamila alla manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil. I ragazzi: dobbiamo essere uniti contro chi minaccia la qualità

«Siamo in piazza per una scuola migliore»

Professori, studenti e genitori in corteo contro i tagli degli insegnanti. Chiuse metà delle elementari


MILANO - C’erano tutti. Le maestre e le mamme. I bambini e i ragazzi. I prof e i bidelli. E pure qualche preside. «Perché qui non si manifesta per lo stipendio, ma per tutta la nostra scuola». In particolare contro il taglio delle cattedre deciso dal governo, meno 1.185 solo per la Lombardia. In generale, contro tutta la riforma Moratti. E gran parte della scuola lombarda ha protestato ieri mattina. In tutta la regione, con lo sciopero regionale organizzato da Cgil, Cisl e Uil, cui ha aderito quasi il 50 per cento dei docenti. A Milano con la manifestazione. In trentamila, dicono gli organizzatori, in diecimila per le forze dell’ordine. Comunque tanti, partiti alle 10 in corteo da piazza Diaz, davanti alla sede dell’Ufficio scolastico regionale. Un serpentone colorato di striscioni e bandiere che si è snodato lungo via Larga, largo Augusto, via Durini, corso Europa fino in piazza Santo Stefano, concluso con un comizio dei sindacati. Tanti i docenti nella sfilata, soprattutto maestre di elementari e materne. Loro infatti le più numerose ad aver aderito allo sciopero, il 58,79 per cento. E loro le più arrabbiate contro tagli e riforma, che per prima dovrebbe toccare proprio le loro classi. «Non siamo qui a difendere il posto di lavoro, ma i progetti qualificanti della nostra scuola, come il tempo pieno, per il quale abbiamo combattuto negli anni ’70», dice Nives dell’elementare di via Clericetti, vestita da Cappuccetto rosso, ma con la maschera da lupo, «come la Moratti, che fa proposte da Cappuccetto rosso, ma dietro c’è il lupo».
Tanti slogan contro l’anticipo a due anni e mezzo alla materna, «non siamo preparati ad avere bambini così piccoli - si arrabbia Antonella, maestra d’asilo di Mariano - e poi eliminano anche le cattedre?». Ma, continua la sua collega Nadia, «come facciamo a tenere classi con 28 bambini di due anni?».
In piazza anche studenti di tutte le età. I più piccoli con un cartellone in mano che diceva «Moratti, perché ci freghi gli insegnanti?». Altri ancora, quelli della elementare di via Russo, con lo striscione «Tagliamo la Moratti, prima che tagli noi». E quelli delle scuole di via Clericetti, Romagna e Tajani, con maschere di leoni arrabbiati fatte da loro, che indossavano anche le mamme, «perché è un problema di tutti e non solo delle maestre». Tanto che anche i ragazzi delle superiori hanno partecipato. Quelli dell’Uds, con lo striscione «Noi ci siamo e vogliamo contare», ma anche tanti arrivati insieme con i loro prof. Jonathan dello scientifico Volta, ad esempio, «mi sembra giusto che tutte le parti della scuola siano unite e io sono qui a dare un contributo nel mio piccolo». O Martina e Anna del Virgilio che sulla pancia hanno scritto «Ho fame di cultura, ma questa riforma mi toglie la fame».
E i sindacati applaudono. Uniti sul palco montato in piazza Santo Stefano ricordano che «la scuola lombarda è una scuola di qualità», che è stata «penalizzata dagli indicatori economici», che ha «subìto un taglio negli organici molto più alto di altre regioni italiane con meno alunni». Pirelli si rivolge poi al ministro: «Il successo della manifestazione di oggi è un messaggio esplicito che il nostro non è un problema di natura sindacale, ma di qualità del servizio offerto, che coinvolge e interessa tutti». Il prossimo appuntamento è il 23 marzo a Roma per la manifestazione nazionale della Cgil. Già pronti a partire dalla Lombardia quasi 20 pullman di insegnanti e professori.

Claudia Voltattorni
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Su Il Messaggero Veneto articolo sull'intervento della lega per quanto riguarda gli asili nido e per la scuola, Maroni e poi Bossi scendono personalmente in campo...

Il vicepresidente della giunta spiega le ragioni della visita odierna di Maroni e di Bossi domani
La Lega: asili e assistenza ai privati
Guerra: parte dal Friuli il piano nazionale per la valorizzazione della famiglia


UDINE – Parte dal Friuli la riforma socio-assistenziale che la Lega Nord intende sottoporre al Governo Berlusconi: un piano per la famiglia che si concreterà nella drastica apertura agli asili nido privati per accrescere l’offerta di strutture di base e nel successivo potenziamento dei consultori e delle funzioni di prevenzione attribuite alle scuole. Lo ha anticipato ieri il vicepresidente della giunta regionale, Alessandra Guerra, dando alle visite in successione dei ministri Maroni (oggi) e Bossi (domani) il valore dell’avallo a un piano che diventerà progetto concreto già nelle prossime azioni della politica regionale. Un piano in linea con le direttive nazionali delineate dai ministri leghisti e da Letizia Moratti per la scuola. Dal punto di vista della concretezza, il gruppo consiliare della Lega Nord, guidato da Fulvio Follegot sottoporrà tra pochi giorni alla giunta Tondo una serie di proposte da attuare, a partire, appunto, dall’adozione di un sistema misto pubblico-privato per allargare la rete di strutture degli asili nido.
«Rivendico alla Lega il merito di avere sollevato con largo anticipo il problema di rafforzare la tutela della famiglia come nucleo fondativo della società esposto a crescenti pericoli - spiega la Guerra -. Dal federalismo alla questione della convivenza tra fedi diverse - tra cristianesimo e Islam - la Lega si è interrogata con largo anticipo sui disagi emersi nella nostra società. E Bossi si dice oggi orgoglioso dell’esperienza maturata in Friuli dove il Carroccio, quando ha potuto concorrere a governare la regione, ha potuto affermare una serie di princípî accompagnandoli con regole, leggi e finanziamenti adeguati».
«Siamo partiti tre anni fa con il governo Antonione - ricorda Alessandra Guerra -. Nei bilanci della Regione abbiamo via via inserito finanziamenti plurivalenti per coprire tutte le fasi dello sviluppo della famiglia. Ricordo che abbiamo assunto precisi impegni a garanzia della natalità, con i “buoni” che hanno assicurato un sostegno alle donne in gravidanza. Poi abbiamo stanziato i famosi assegni per le famiglie con bimbi fino al terzo anno di età. E abbiamo lavorato per regolamentare in modo aggiornato e moderno il rapporto tra pubblico e privato nella scuola». Il vicepresidente ricorda di essersi «personalmente impegnata per realizzare un progetto che equipari i due sistemi scolastici. E’ una battaglia che il ministro Moratti sta ora combattendo a livello nazionale».
Ma l’arco dell’impegno della Lega nell’ambito sociale, sottolinea Alessandra Guerra, non si è fermato a questo. «Abbiamo “aggiustato” la legge sui centri antiviolenza, per dare risposta alle devianze con modalità nuove, piú flessibili, che aprano all’apporto del privato in un ambito che necessita di strutture e di nuovi contributi progettuali». Infine «abbiamo rifinanziato la legge per gli anziani. Ma queste sono solo alcune tappe del progetto che intendiamo sperimentare in Friuli per contribuire a dare un esempio alle altre regioni italiane».
Ecco perché la visita in Friuli, in rapida successione, di Maroni e di Bossi: «Il prossimo passo è un provvedimento che renda possibile realizzare una nuova rete di asili nido. Perché ci siamo accorti che nonostante i tentativi di finanziare la struttura esistente, spesso la macchina si rivelava tanto complicata e farraginosa da richiedere drastiche riforme normative, pena l’immobilismo. O cambiamo la legge - ci siamo detti - o non ne usciremo. La nostra volontà è di farlo adesso, tant’è che con la collegata alla finanziaria regionale abbiamo già previsto un fondo ad hoc. Intendiamo parificare il privato con il pubblico non solo per accrescere la qualità dei servizi del secondo e per consentire al primo di fare una sana concorrenza: il nostro obiettivo di prospettiva è allargare lo spettro dell’offerta di servizi oltre ciò che il pubblico è in grado di fare. La verità, infatti, è che le strutture sono poche, troppo poche. Abbiamo stanziato alcuni miliardi di lire in finanziaria, lo ripeto, un primo fondo che non abbiamo ancora potuto utilizzare perché se seguiamo la legge attualmente in vigore si finisce per lavorare sempre in regime di convenzione con il pubblico. Mentre noi intendiamo allargare l’arco d’azione dei privati. Ed è, appunto, ciò che il gruppo della Lega proporrà in consiglio nelle prossime settimane».
La visita di Maroni dunque, è rispondente a questa intenzione: «Il ministro viene per suggellare il comune progetto di riforma sociale. Maroni ha già posto in finanziaria la questione del sostegno agli asili nido e alle strutture che tutelino l’identità della famiglia secondo una concezione cattolica in cui ci riconosciamo pienamente. Ora il governo del Friuli-Venezia Giulia dispone dell’avallo normativo nazionale che gli mancava per realizzare un proprio progetto di assistenza sul territorio».
Il progetto sociale della Lega Nord regionale è presto riassunto: «Puntiamo a consentire l’accesso ai fondi pubblici a strutture riconosciute attraverso adeguati parametri regionali che non siano necessariamente pubbliche. C’è tutto un sommerso di qualità che parte da strutture offerte dal mondo professionale, vicine al mondo cattolico, ma non necessariamente. Un sommerso che ha problemi enormi a sviluppare ulteriori servizi sul territorio per fare fronte alla domanda, perché le regole sono fatte in modo tale che queste strutture non possono accedere a fondi pubblici». Secondo la Guerra «cosí si nega la libera concorrenza, e spazio a chi avrebbe mezzi, personale e centri per soddisfare la forte domanda. Certo, il problema della crisi generale della famiglia non si risolve soltanto garantendo maggiori strutture, ma è già un passo in avanti. E’ la risposta che il Nord Europa altamente civilizzato ha già fornito da tempo, indipendentemente dalle ideologie. È impensabile che l’Italia non si immetta in questo processo».
Il piano tratteggiato da Alessandra Guerra parte da una lettura della crisi della famiglia come «problema effettivamente ideologico. Bossi lo ha detto: la politica per la famiglia è stata impostata dai governi delle sinistre in maniera diversa da quella che intendiamo noi, certo non basata sulla centralità del nucleo familiare. O si riparte da qui o si rischia di arrivare a un punto di non ritorno. La politica deve reimpostare i programmi puntando a obiettivi di breve, medio e lungo periodo; e deve rinsaldare il patto col mondo cattolico, perché veniamo da lí, non si può pensare che tutto ciò che è stato impostato a livello di società negli ultimi cinquant’anni sia da prendere e buttare».
La visita di Bossi completerà il progetto. «Il ministro incontrerà i vertici del mondo scolastico, pubblico e privato, perché è inevitabile che la seconda parte del progetto sociale contempli la riorganizzazione della scuola. La specialità ci consente ampi margini di manovra, di recepire autonomamente le riforme nazionali calandole nella nostra realtà. Abbiamo il dovere di progettare nel solco delle riforme Bassanini, Moratti e Bossi sulla devolution».
Ma il piano del Carroccio è molto ambizioso: il terzo passo «sarà il potenziamento dei servizi socio-assistenziali, dai consultori ai Sert, per coprire l’intera fascia delle emergenze. Alcolismo, droga, chi patisce la bulimia e l’anoressia, dovranno trovare risposte che coinvolgeranno piú attori, dall’assessorato alla sanità (Santarossa, ndr.) alla formazione professionale (Venier Romano, ndr.), all’orientamento all’istruzione (Guerra, ndr.), alla terza commissione per la sanità (Castaldo, ndr.). Un piano che guardi alla prevenzione, non alla cura».
M.T.M.

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Su La Stampa, manifestazione cgil cisl uil snals e anche cobas, a Torino...

(Del 19/3/2002 Sezione: Torino cronaca Pag. 59)

MANIFESTAZIONE CON CORTEO: «ASSURDO PREVEDERE CLASSI CON 29 ALLIEVI, LA QUALITÀ DELLA DIDATTICA E´ A RISCHIO» «No ai tagli a scuola», oggi si svuotano le aule I sindacati confederali e autonomi: in via Pietro Micca il nostro girotondo


I bilanci, oggi pomeriggio. Ma le previsioni sulla riuscita del primo sciopero generale regionale che la scuola ricordi, per Cgil, Cisl, Uil e Snals sono decisamente ottimistiche. Ieri, la giornata di mobilitazione contro i tagli all´organico decisi dal governo si è svolta in Lombardia. E tanto l´astensione dal lavoro (almeno del 60%) quanto la partecipazione alla manifestazione milanese (la questura ha dovuto organizzare percorsi alternativi vista la massiccia adesione) sono andate oltre ogni aspettativa. «Questo ci fa ben sperare», diceva ieri Enzo Pappalettera, segretario della Cisl Scuola regionale. Ancora: «In Piemonte i tagli sono stati fatti nonostante l´aumento degli iscritti. Ma la questione degli organici è solo parte del problema. Poi c´è il contratto, l´opposizione alla riforma Moratti fatta con la delega e con i contenuti che conosciamo, c´è la riforma degli organi collegiali che elimina la partecipazione...». Stamane, dunque, appuntamento alle 9,15 davanti all´elementare «Pacchiotti» di via Bertola (scelta in quanto scuola fortemente multietnica e quindi, come molte altre in Piemonte, bisognosa di attenzioni e risorse). La marcia, che si preannuncia «rumorosa» e colorata, proseguirà verso via Pietro Micca 20, sede della Direzione Generale Regionale del ministero dell´Istruzione. E un ministero vale un girotondo, di questi tempi. Poi, nuovamente in cammino lungo via Santa Teresa e via San Massimo verso la storica «Tommaseo» di via dei Mille («sorta - dicono i sindacati - quando alfabetizzare il popolo era il segno di progresso e convivenza civile»). All´aiuola Balbo, interventi di genitori, docenti, personale Ata, delle organizzazioni sindacali. Nel frattempo, alle 9,30 davanti alla prefettura, il presidio organizzato dagli autonomi della Cub Scuola confluirà alle 10 nel corteo di Cgil, Cisl, Uil e Snals. Lo sciopero di oggi, in tutti gli ordini di scuola, per docenti e Ata, è stato proclamato contro i tagli stabiliti dal governo. Al Piemonte ne sono toccati 560, una quota che rientra nella media nazionale, a prima vista poca cosa. «In realtà abbastanza - spiegano le organizzazioni di categoria - per infliggere un duro colpo alla qualità della didattica nella nostra regione». Qualche esempio del «nuovo corso» lo raccontano i dati del sistema informatico del Miur. «Alla media di Riva di Chieri - dice Franco Coviello, segretario Snals -, hanno formato due classi prime con 52 iscritti di cui 5 con handicap». Fino allo scorso anno, con un portatore di handicap la classe arrivava al massimo a 20 allievi, la norma era 25. «In moltissimi istituti superiori vengono accorpate classi quinte con specializzazioni diverse: così i ragazzi cambiano docenti, libri, si ritrovano in classi di 28-29. All´alberghiero "Colombatto" sta capitando proprio questo. Non è stato fatto un discorso razionale, ma di tagli indiscriminati». Teresa Olivieri, della Cisl Scuola Torino: «Ci sono casi di classi sotto i 17 allievi smembrate a gruppetti. In altri, 29 alunni e un portatore di handicap. All´Itis "Majorana" di Grugliasco, dove per 320 alunni erano sono state richieste 12 classi, ne sono state concesse 11, con una media di 28,9 in presenza di handicappati. All´Istituto d´Arte "Passoni" hanno accorpato due terze di 16 e 17 iscritti. Il tetto di 25 è saltato completamente». Teresa Oliveri aggiunge: «Molti docenti diventeranno soprannumerari». Altro problema: non sarà più "cattedra" quella con meno di 17 ore. «Così si incentiveranno i docenti di alcune discipline a fare "straordinario" arrivando alle famose 24 ore. Solo che così la continuità didattica sarà un privilegio di pochi». Lorenza Patriarca (Uil), direttrice didattica alla «Cairoli», sottolinea i guai che dai tagli verranno ai più piccoli: «Alle elementari si arriva ad avere 26 bambini con due casi di handicap, di cui uno grave. Nelle pluriclassi dei centri piccoli, invece, si arriva ad avere 16 bambini, dalla prima alla quinta. In generale, si tende al modello 4 insegnanti su 3 classi del modulo, che vuol dire azzerare la compresenza. Poi, c´è il taglio ai posti di lingua straniera: diventa quasi obbligatorio non avere l´inglese nei primi due anni, mentre in Piemonte questo insegnamento era ormai parte della tradizione. Alla materna spariscono invece i posti "di progetto" per l´educazione all´immagine, musicale». Maria Teresa Martinengo

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Sempre su La Stampa di Vercelli, la notizia della mobilitazione locale. Mentre qui abbiamo il problema del mare, lì hanno il problema che non si trovano più pulman e che il treno è già tutto pieno...

INDETTO DALLA CAMERA DEL LAVORO PROVINCIALE Articolo 18, venerdì c´è un altro sciopero
VERCELLI

Settimana di scontri sociali, questa: ieri sono scesi in sciopero i dipendenti delle Poste; oggi tocca agli insegnanti (di cui parliamo in un altro servizio). In entrambi i casi le motivazioni riguardano tagli del personale ed esuberi. Ma non basta: in difesa dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, per venerdì la Camera del lavoro provinciale ha proclamato uno sciopero generale di quattro ore con uscita anticipata per tutte le categorie di lavoratori, compresa quella del commercio. L'astensione dal lavoro non interessa le categorie dei metalmeccanici, dei grafici e dei cartotecnici che avevano aderito allo sciopero, analogo per motivazioni e per modalità a quello in programma venerdì, proclamato separatamente e con sfumature diverse per il 15 marzo scorso dalle categorie Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil. Manifestazioni di protesta, sempre in difesa dell'articolo 18, erano anche state organizzate dalla Cisl provinciale con un «happening» musicale in piazza Cavour e, sabato scorso in corso Libertà, dalla Uil con il «work-day, giornata del lavoro» in cui sono stati ribaditi i motivi della mobilitazione: la proposta di avviare una vertenza unitaria contro il governo e la Confindustria sull'equità fiscale, in difesa della sanità, della scuola pubblica, delle pensioni e dello stato sociale. Tre gli slogan per lo sciopero di venerdì, sintetizzati da un comunicato diramato ieri dalla Cgil provinciale: l'articolo 18 è un diritto di civiltà, il lavoro non è una merce, la dignità non ha prezzo. Altre richieste riguardano il blocco della «riforma Moratti» per la scuola e della legge Fini-Bossi sull'immigrazione, e la difesa del servizio sanitario pubblico. Infine, per sabato, la Cgil conferma la trasferta per la manifestazione romana: gli organizzatori sono alla ricerca di altri pullman da aggiungere ai 6, da 54 posti ciascuno, già noleggiati; e ai 250 posti già prenotati su un treno speciale.
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