In un articolo su La Repubblica merge la posizione dei comuni e una serie di opposizioni alla controriforma:
Gli Enti locali contestano: non ci sono soldi
per gli ingressi anticipati alle elementari
Comuni, no alla Moratti
"Riforma inapplicabile"
http://www.repubblica.it/online/scuola_universita/comuni/comuni/comuni.html
di MARIO REGGIO
ROMA - Tempi duri per la riforma Moratti, che oggi tornerà in Consiglio
dei
Ministri per il varo definitivo. Il ministro ha incassato il secco no delle
sei regioni del centro-sinistra e della provincia autonoma di Bolzano.
Critica anche la posizione dell'Associazione nazionale dei Comuni italiani,
che però hanno ottenuto sostanziali modifiche sull'anticipo dell'ingresso
alle materne e alle elementari. Potranno infatti autorizzare le iscrizioni
anticipate solo quei Comuni in grado di sostenere le nuove spese senza
mettere in pericolo la stabilità del bilancio. Ne consegue che per
quest'anno solo alcuni piccoli municipi saranno in grado riaprire le
iscrizioni. Per i 70 mila bambini in attesa se ne riparlerà, forse,
il
prossimo anno.
Il tormentato cammino della riforma Moratti è solo all'inizio e la
strada
sembra ancora tutta in salita. Le Regioni dissidenti criticano senza mezzi
termini l'esclusione di fatto dei governi locali dall'elaborazione dei
decreti attuativi della riforma, in barba ai principi del federalismo,
contestano il mancato stanziamento di fondi per finanziare la riforma che
in
parte finirà proprio sulle spalle delle Regioni. "Critiche che
erano
condivise anche dalle amministrazioni regionali del centro-destra - afferma
Adriana Buffardi, assessore alla scuola della Campania - che poi hanno fatto
marcia indietro".
Ma i punti di dissenso con il Governo non si fermano qui. Sotto tiro la
diminuzione dell'obbligo scolastico da 9 ad otto anni, l'assenza di
riferimenti all'Educazione degli adulti, la mancata continuità tra
i cicli
di base, la scelta tra licei e formazione professionale a 13 anni. Punti sui
quali concordano anche i Comuni. "Si è aperto un problema politico
- afferma
Adriana Buffardi - anche nelle Regioni amministrate dal centro-destra e in
tutti i Comuni c'è un senso comune diffuso di critica alle scelte del
Governo in materia di scuola. E l'Esecutivo non può non tenerne conto.
Messa
in questi termini una riforma rischia di produrre molti danni".
In questo bailamme i Comuni sono riusciti a portare a casa l'impegno del
ministro Moratti a mantenere il tempo pieno e gli istituti comprensivi, un
terzo delle scuole elementari e medie che già sperimentano l'integrazione
dei percorsi formativi. L'Anci esprime la contrarietà "agli ingressi
precoci
nella scuola dell'infanzia e alle elementari, per la mescolanza di bambini
con età diversa fino a 20 mesi, la mancanza di preparazione degli
insegnanti, la disarticolazione della scuola dell'infanzia, fiore
all'occhiello della nostra scuola".
E mentre si prepara la mobilitazione di professori e studenti per la
manifestazione nazionale del 23 marzo, i confederali hanno fatto sapere al
ministro: rinnovo immediato del contratto oppure sciopero. Anche la riforma
degli organi collegiali, passata in Commissione Cultura alla Camera, dopo
le
prime schermaglie in aula è stata rinviata. Se ne riparlerà,
forse, ad
aprile.
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Su Il Nuovo le polemiche sucitate dall'idea lanciata sulla contrattazione separata di cui riferivamo ieri...
Contrattazione separata", bufera sulla Moratti
La proposta del ministro dell'Istruzione scatena reazioni polemiche. La Cisl:
scelta non condivisibile. La Cgil: decisione grave e sconvolgente.
BELLARIA (RIMINI), 17 MAR - Area contrattuale separata per il corpo docente
e riconoscimento (in forme da definire) del peso delle associazioni professionali
degli insegnanti nelle scelte scolastiche. Sono queste le due risposte positive
che il ministro dell'Istruzione Letizia Moratti ha dato ai circa mille docenti
dell'Associazione Diesse (Didattica e innovazione scolastica), riuniti nell'
annuale convegno a
Bellaria (Rimini).
Ma la proposta scatena un vespaio di polemiche. Lapidario il commento di Daniela Culturani, segretario generale della Cisl scuola: ''Aree contrattuali separate per docenti e personale tecnico e ausiliario della scuola - ha osservato la sindacalista - sono materie e temi contrattuali che il ministro preferisce trattare da palcoscenici diversi piuttosto che portarli al tavolo delle trattative. Sono scelte unilaterali - conclude Culturani - che la Cisl scuola non puo' condividere''.
Dello stesso parere la Cgil che definisce ''gravi e sconvolgenti'' le proposte della Moratti. Secondo il coordinatore del settore pubblica amministrazione della Cgil, Michele Gentile, le dichiarazioni del ministro sono in contrasto con il recente accordo raggiunto con il governo sui rinnovi contrattuali del pubblico impiego.
''Noi - ha detto il ministro - vogliamo valorizzare la funzione educativa degli insegnanti evitando una loro deriva impiegatizia. La scuola ha il volto degli insegnanti ed è giusto trovare gli strumenti per valorizzare la loro professionalità. Per questo motivo raccolgo in modo positivo la richiesta fatta da questo convegno di valorizzare le associazioni professionali dei docenti. Infatti piùuna società è complessa e frammentata più i corpi intermedi, come sono le ssociazioni degli insegnanti, sono necessari: infatti irigismo e centralismo non sono più capaci di cogliere le diverse istanze che emergono. Vedremo assieme come realizzare le forme per valorizzare le associazioni degli insegnanti tenendo conto che anche i sindacati della scuola svolgono un ruolo importante''.
Il ministro Moratti ha poi annunciato la sua volontà di ''arrivare
ad una contrattazione separata per il corpo docente. Sono convinta che questo
- ha detto - aiuterà a costruire un percorso professionale basato sulla
qualità, professionalità e responsabilità a cui corrisponderanno
anche
ricadute dal punto di vista economico''.
Per quanto riguarda i temi della riforma della scuola il ministro dell' Istruzione
ha aggiunto: ''Si tratta di una riforma aperta ad ulteriori contributi. Fra
poco inizia l'iter parlamentare e quella sarà un' importante occasione
di confronto. Questa riforma è talmente aperta che prevede fra tre
anni una revisione della legge nel caso in cui si dovessero rendere necessarie
delle modifiche
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Su il Corriere della Sera: grande riuscita della manifestazione di Milano che vedeva insieme insegnanti, studenti, genitori...
In trentamila alla manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil. I ragazzi: dobbiamo essere uniti contro chi minaccia la qualità
«Siamo in piazza per una scuola migliore»
Professori, studenti e genitori in corteo contro i tagli degli insegnanti. Chiuse metà delle elementari
MILANO - Cerano tutti. Le maestre e le mamme. I bambini e i ragazzi.
I prof e i bidelli. E pure qualche preside. «Perché qui non si
manifesta per lo stipendio, ma per tutta la nostra scuola». In particolare
contro il taglio delle cattedre deciso dal governo, meno 1.185 solo per la
Lombardia. In generale, contro tutta la riforma Moratti. E gran parte della
scuola lombarda ha protestato ieri mattina. In tutta la regione, con lo sciopero
regionale organizzato da Cgil, Cisl e Uil, cui ha aderito quasi il 50 per
cento dei docenti. A Milano con la manifestazione. In trentamila, dicono gli
organizzatori, in diecimila per le forze dellordine. Comunque tanti,
partiti alle 10 in corteo da piazza Diaz, davanti alla sede dellUfficio
scolastico regionale. Un serpentone colorato di striscioni e bandiere che
si è snodato lungo via Larga, largo Augusto, via Durini, corso Europa
fino in piazza Santo Stefano, concluso con un comizio dei sindacati. Tanti
i docenti nella sfilata, soprattutto maestre di elementari e materne. Loro
infatti le più numerose ad aver aderito allo sciopero, il 58,79 per
cento. E loro le più arrabbiate contro tagli e riforma, che per prima
dovrebbe toccare proprio le loro classi. «Non siamo qui a difendere
il posto di lavoro, ma i progetti qualificanti della nostra scuola, come il
tempo pieno, per il quale abbiamo combattuto negli anni 70», dice
Nives dellelementare di via Clericetti, vestita da Cappuccetto rosso,
ma con la maschera da lupo, «come la Moratti, che fa proposte da Cappuccetto
rosso, ma dietro cè il lupo».
Tanti slogan contro lanticipo a due anni e mezzo alla materna, «non
siamo preparati ad avere bambini così piccoli - si arrabbia Antonella,
maestra dasilo di Mariano - e poi eliminano anche le cattedre?».
Ma, continua la sua collega Nadia, «come facciamo a tenere classi con
28 bambini di due anni?».
In piazza anche studenti di tutte le età. I più piccoli con
un cartellone in mano che diceva «Moratti, perché ci freghi gli
insegnanti?». Altri ancora, quelli della elementare di via Russo, con
lo striscione «Tagliamo la Moratti, prima che tagli noi». E quelli
delle scuole di via Clericetti, Romagna e Tajani, con maschere di leoni arrabbiati
fatte da loro, che indossavano anche le mamme, «perché è
un problema di tutti e non solo delle maestre». Tanto che anche i ragazzi
delle superiori hanno partecipato. Quelli dellUds, con lo striscione
«Noi ci siamo e vogliamo contare», ma anche tanti arrivati insieme
con i loro prof. Jonathan dello scientifico Volta, ad esempio, «mi sembra
giusto che tutte le parti della scuola siano unite e io sono qui a dare un
contributo nel mio piccolo». O Martina e Anna del Virgilio che sulla
pancia hanno scritto «Ho fame di cultura, ma questa riforma mi toglie
la fame».
E i sindacati applaudono. Uniti sul palco montato in piazza Santo Stefano
ricordano che «la scuola lombarda è una scuola di qualità»,
che è stata «penalizzata dagli indicatori economici», che
ha «subìto un taglio negli organici molto più alto di
altre regioni italiane con meno alunni». Pirelli si rivolge poi al ministro:
«Il successo della manifestazione di oggi è un messaggio esplicito
che il nostro non è un problema di natura sindacale, ma di qualità
del servizio offerto, che coinvolge e interessa tutti». Il prossimo
appuntamento è il 23 marzo a Roma per la manifestazione nazionale della
Cgil. Già pronti a partire dalla Lombardia quasi 20 pullman di insegnanti
e professori.
Claudia Voltattorni
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Su Il Messaggero Veneto articolo sull'intervento della lega per quanto riguarda gli asili nido e per la scuola, Maroni e poi Bossi scendono personalmente in campo...
Il vicepresidente della giunta spiega le ragioni della visita odierna di
Maroni e di Bossi domani
La Lega: asili e assistenza ai privati
Guerra: parte dal Friuli il piano nazionale per la valorizzazione della famiglia
UDINE Parte dal Friuli la riforma socio-assistenziale che la Lega Nord
intende sottoporre al Governo Berlusconi: un piano per la famiglia che si
concreterà nella drastica apertura agli asili nido privati per accrescere
lofferta di strutture di base e nel successivo potenziamento dei consultori
e delle funzioni di prevenzione attribuite alle scuole. Lo ha anticipato ieri
il vicepresidente della giunta regionale, Alessandra Guerra, dando alle visite
in successione dei ministri Maroni (oggi) e Bossi (domani) il valore dellavallo
a un piano che diventerà progetto concreto già nelle prossime
azioni della politica regionale. Un piano in linea con le direttive nazionali
delineate dai ministri leghisti e da Letizia Moratti per la scuola. Dal punto
di vista della concretezza, il gruppo consiliare della Lega Nord, guidato
da Fulvio Follegot sottoporrà tra pochi giorni alla giunta Tondo una
serie di proposte da attuare, a partire, appunto, dalladozione di un
sistema misto pubblico-privato per allargare la rete di strutture degli asili
nido.
«Rivendico alla Lega il merito di avere sollevato con largo anticipo
il problema di rafforzare la tutela della famiglia come nucleo fondativo della
società esposto a crescenti pericoli - spiega la Guerra -. Dal federalismo
alla questione della convivenza tra fedi diverse - tra cristianesimo e Islam
- la Lega si è interrogata con largo anticipo sui disagi emersi nella
nostra società. E Bossi si dice oggi orgoglioso dellesperienza
maturata in Friuli dove il Carroccio, quando ha potuto concorrere a governare
la regione, ha potuto affermare una serie di princípî accompagnandoli
con regole, leggi e finanziamenti adeguati».
«Siamo partiti tre anni fa con il governo Antonione - ricorda Alessandra
Guerra -. Nei bilanci della Regione abbiamo via via inserito finanziamenti
plurivalenti per coprire tutte le fasi dello sviluppo della famiglia. Ricordo
che abbiamo assunto precisi impegni a garanzia della natalità, con
i buoni che hanno assicurato un sostegno alle donne in gravidanza.
Poi abbiamo stanziato i famosi assegni per le famiglie con bimbi fino al terzo
anno di età. E abbiamo lavorato per regolamentare in modo aggiornato
e moderno il rapporto tra pubblico e privato nella scuola». Il vicepresidente
ricorda di essersi «personalmente impegnata per realizzare un progetto
che equipari i due sistemi scolastici. E una battaglia che il ministro
Moratti sta ora combattendo a livello nazionale».
Ma larco dellimpegno della Lega nellambito sociale, sottolinea
Alessandra Guerra, non si è fermato a questo. «Abbiamo aggiustato
la legge sui centri antiviolenza, per dare risposta alle devianze con modalità
nuove, piú flessibili, che aprano allapporto del privato in un
ambito che necessita di strutture e di nuovi contributi progettuali».
Infine «abbiamo rifinanziato la legge per gli anziani. Ma queste sono
solo alcune tappe del progetto che intendiamo sperimentare in Friuli per contribuire
a dare un esempio alle altre regioni italiane».
Ecco perché la visita in Friuli, in rapida successione, di Maroni e
di Bossi: «Il prossimo passo è un provvedimento che renda possibile
realizzare una nuova rete di asili nido. Perché ci siamo accorti che
nonostante i tentativi di finanziare la struttura esistente, spesso la macchina
si rivelava tanto complicata e farraginosa da richiedere drastiche riforme
normative, pena limmobilismo. O cambiamo la legge - ci siamo detti -
o non ne usciremo. La nostra volontà è di farlo adesso, tantè
che con la collegata alla finanziaria regionale abbiamo già previsto
un fondo ad hoc. Intendiamo parificare il privato con il pubblico non solo
per accrescere la qualità dei servizi del secondo e per consentire
al primo di fare una sana concorrenza: il nostro obiettivo di prospettiva
è allargare lo spettro dellofferta di servizi oltre ciò
che il pubblico è in grado di fare. La verità, infatti, è
che le strutture sono poche, troppo poche. Abbiamo stanziato alcuni miliardi
di lire in finanziaria, lo ripeto, un primo fondo che non abbiamo ancora potuto
utilizzare perché se seguiamo la legge attualmente in vigore si finisce
per lavorare sempre in regime di convenzione con il pubblico. Mentre noi intendiamo
allargare larco dazione dei privati. Ed è, appunto, ciò
che il gruppo della Lega proporrà in consiglio nelle prossime settimane».
La visita di Maroni dunque, è rispondente a questa intenzione: «Il
ministro viene per suggellare il comune progetto di riforma sociale. Maroni
ha già posto in finanziaria la questione del sostegno agli asili nido
e alle strutture che tutelino lidentità della famiglia secondo
una concezione cattolica in cui ci riconosciamo pienamente. Ora il governo
del Friuli-Venezia Giulia dispone dellavallo normativo nazionale che
gli mancava per realizzare un proprio progetto di assistenza sul territorio».
Il progetto sociale della Lega Nord regionale è presto riassunto: «Puntiamo
a consentire laccesso ai fondi pubblici a strutture riconosciute attraverso
adeguati parametri regionali che non siano necessariamente pubbliche. Cè
tutto un sommerso di qualità che parte da strutture offerte dal mondo
professionale, vicine al mondo cattolico, ma non necessariamente. Un sommerso
che ha problemi enormi a sviluppare ulteriori servizi sul territorio per fare
fronte alla domanda, perché le regole sono fatte in modo tale che queste
strutture non possono accedere a fondi pubblici». Secondo la Guerra
«cosí si nega la libera concorrenza, e spazio a chi avrebbe mezzi,
personale e centri per soddisfare la forte domanda. Certo, il problema della
crisi generale della famiglia non si risolve soltanto garantendo maggiori
strutture, ma è già un passo in avanti. E la risposta
che il Nord Europa altamente civilizzato ha già fornito da tempo, indipendentemente
dalle ideologie. È impensabile che lItalia non si immetta in
questo processo».
Il piano tratteggiato da Alessandra Guerra parte da una lettura della crisi
della famiglia come «problema effettivamente ideologico. Bossi lo ha
detto: la politica per la famiglia è stata impostata dai governi delle
sinistre in maniera diversa da quella che intendiamo noi, certo non basata
sulla centralità del nucleo familiare. O si riparte da qui o si rischia
di arrivare a un punto di non ritorno. La politica deve reimpostare i programmi
puntando a obiettivi di breve, medio e lungo periodo; e deve rinsaldare il
patto col mondo cattolico, perché veniamo da lí, non si può
pensare che tutto ciò che è stato impostato a livello di società
negli ultimi cinquantanni sia da prendere e buttare».
La visita di Bossi completerà il progetto. «Il ministro incontrerà
i vertici del mondo scolastico, pubblico e privato, perché è
inevitabile che la seconda parte del progetto sociale contempli la riorganizzazione
della scuola. La specialità ci consente ampi margini di manovra, di
recepire autonomamente le riforme nazionali calandole nella nostra realtà.
Abbiamo il dovere di progettare nel solco delle riforme Bassanini, Moratti
e Bossi sulla devolution».
Ma il piano del Carroccio è molto ambizioso: il terzo passo «sarà
il potenziamento dei servizi socio-assistenziali, dai consultori ai Sert,
per coprire lintera fascia delle emergenze. Alcolismo, droga, chi patisce
la bulimia e lanoressia, dovranno trovare risposte che coinvolgeranno
piú attori, dallassessorato alla sanità (Santarossa, ndr.)
alla formazione professionale (Venier Romano, ndr.), allorientamento
allistruzione (Guerra, ndr.), alla terza commissione per la sanità
(Castaldo, ndr.). Un piano che guardi alla prevenzione, non alla cura».
M.T.M.
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Su La Stampa, manifestazione cgil cisl uil snals e anche cobas, a Torino...
(Del 19/3/2002 Sezione: Torino cronaca Pag. 59)
MANIFESTAZIONE CON CORTEO: «ASSURDO PREVEDERE CLASSI CON 29 ALLIEVI, LA QUALITÀ DELLA DIDATTICA E´ A RISCHIO» «No ai tagli a scuola», oggi si svuotano le aule I sindacati confederali e autonomi: in via Pietro Micca il nostro girotondo
I bilanci, oggi pomeriggio. Ma le previsioni sulla riuscita del primo sciopero
generale regionale che la scuola ricordi, per Cgil, Cisl, Uil e Snals sono
decisamente ottimistiche. Ieri, la giornata di mobilitazione contro i tagli
all´organico decisi dal governo si è svolta in Lombardia. E tanto
l´astensione dal lavoro (almeno del 60%) quanto la partecipazione alla
manifestazione milanese (la questura ha dovuto organizzare percorsi alternativi
vista la massiccia adesione) sono andate oltre ogni aspettativa. «Questo
ci fa ben sperare», diceva ieri Enzo Pappalettera, segretario della
Cisl Scuola regionale. Ancora: «In Piemonte i tagli sono stati fatti
nonostante l´aumento degli iscritti. Ma la questione degli organici
è solo parte del problema. Poi c´è il contratto, l´opposizione
alla riforma Moratti fatta con la delega e con i contenuti che conosciamo,
c´è la riforma degli organi collegiali che elimina la partecipazione...».
Stamane, dunque, appuntamento alle 9,15 davanti all´elementare «Pacchiotti»
di via Bertola (scelta in quanto scuola fortemente multietnica e quindi, come
molte altre in Piemonte, bisognosa di attenzioni e risorse). La marcia, che
si preannuncia «rumorosa» e colorata, proseguirà verso
via Pietro Micca 20, sede della Direzione Generale Regionale del ministero
dell´Istruzione. E un ministero vale un girotondo, di questi tempi.
Poi, nuovamente in cammino lungo via Santa Teresa e via San Massimo verso
la storica «Tommaseo» di via dei Mille («sorta - dicono
i sindacati - quando alfabetizzare il popolo era il segno di progresso e convivenza
civile»). All´aiuola Balbo, interventi di genitori, docenti, personale
Ata, delle organizzazioni sindacali. Nel frattempo, alle 9,30 davanti alla
prefettura, il presidio organizzato dagli autonomi della Cub Scuola confluirà
alle 10 nel corteo di Cgil, Cisl, Uil e Snals. Lo sciopero di oggi, in tutti
gli ordini di scuola, per docenti e Ata, è stato proclamato contro
i tagli stabiliti dal governo. Al Piemonte ne sono toccati 560, una quota
che rientra nella media nazionale, a prima vista poca cosa. «In realtà
abbastanza - spiegano le organizzazioni di categoria - per infliggere un duro
colpo alla qualità della didattica nella nostra regione». Qualche
esempio del «nuovo corso» lo raccontano i dati del sistema informatico
del Miur. «Alla media di Riva di Chieri - dice Franco Coviello, segretario
Snals -, hanno formato due classi prime con 52 iscritti di cui 5 con handicap».
Fino allo scorso anno, con un portatore di handicap la classe arrivava al
massimo a 20 allievi, la norma era 25. «In moltissimi istituti superiori
vengono accorpate classi quinte con specializzazioni diverse: così
i ragazzi cambiano docenti, libri, si ritrovano in classi di 28-29. All´alberghiero
"Colombatto" sta capitando proprio questo. Non è stato fatto
un discorso razionale, ma di tagli indiscriminati». Teresa Olivieri,
della Cisl Scuola Torino: «Ci sono casi di classi sotto i 17 allievi
smembrate a gruppetti. In altri, 29 alunni e un portatore di handicap. All´Itis
"Majorana" di Grugliasco, dove per 320 alunni erano sono state richieste
12 classi, ne sono state concesse 11, con una media di 28,9 in presenza di
handicappati. All´Istituto d´Arte "Passoni" hanno accorpato
due terze di 16 e 17 iscritti. Il tetto di 25 è saltato completamente».
Teresa Oliveri aggiunge: «Molti docenti diventeranno soprannumerari».
Altro problema: non sarà più "cattedra" quella con
meno di 17 ore. «Così si incentiveranno i docenti di alcune discipline
a fare "straordinario" arrivando alle famose 24 ore. Solo che così
la continuità didattica sarà un privilegio di pochi».
Lorenza Patriarca (Uil), direttrice didattica alla «Cairoli»,
sottolinea i guai che dai tagli verranno ai più piccoli: «Alle
elementari si arriva ad avere 26 bambini con due casi di handicap, di cui
uno grave. Nelle pluriclassi dei centri piccoli, invece, si arriva ad avere
16 bambini, dalla prima alla quinta. In generale, si tende al modello 4 insegnanti
su 3 classi del modulo, che vuol dire azzerare la compresenza. Poi, c´è
il taglio ai posti di lingua straniera: diventa quasi obbligatorio non avere
l´inglese nei primi due anni, mentre in Piemonte questo insegnamento
era ormai parte della tradizione. Alla materna spariscono invece i posti "di
progetto" per l´educazione all´immagine, musicale».
Maria Teresa Martinengo
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Sempre su La Stampa di Vercelli, la notizia della mobilitazione locale. Mentre qui abbiamo il problema del mare, lì hanno il problema che non si trovano più pulman e che il treno è già tutto pieno...
INDETTO DALLA CAMERA DEL LAVORO PROVINCIALE Articolo 18, venerdì c´è
un altro sciopero
VERCELLI
Settimana di scontri sociali, questa: ieri sono scesi in sciopero i dipendenti
delle Poste; oggi tocca agli insegnanti (di cui parliamo in un altro servizio).
In entrambi i casi le motivazioni riguardano tagli del personale ed esuberi.
Ma non basta: in difesa dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, per
venerdì la Camera del lavoro provinciale ha proclamato uno sciopero
generale di quattro ore con uscita anticipata per tutte le categorie di lavoratori,
compresa quella del commercio. L'astensione dal lavoro non interessa le categorie
dei metalmeccanici, dei grafici e dei cartotecnici che avevano aderito allo
sciopero, analogo per motivazioni e per modalità a quello in programma
venerdì, proclamato separatamente e con sfumature diverse per il 15
marzo scorso dalle categorie Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil. Manifestazioni
di protesta, sempre in difesa dell'articolo 18, erano anche state organizzate
dalla Cisl provinciale con un «happening» musicale in piazza Cavour
e, sabato scorso in corso Libertà, dalla Uil con il «work-day,
giornata del lavoro» in cui sono stati ribaditi i motivi della mobilitazione:
la proposta di avviare una vertenza unitaria contro il governo e la Confindustria
sull'equità fiscale, in difesa della sanità, della scuola pubblica,
delle pensioni e dello stato sociale. Tre gli slogan per lo sciopero di venerdì,
sintetizzati da un comunicato diramato ieri dalla Cgil provinciale: l'articolo
18 è un diritto di civiltà, il lavoro non è una merce,
la dignità non ha prezzo. Altre richieste riguardano il blocco della
«riforma Moratti» per la scuola e della legge Fini-Bossi sull'immigrazione,
e la difesa del servizio sanitario pubblico. Infine, per sabato, la Cgil conferma
la trasferta per la manifestazione romana: gli organizzatori sono alla ricerca
di altri pullman da aggiungere ai 6, da 54 posti ciascuno, già noleggiati;
e ai 250 posti già prenotati su un treno speciale.
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