20 April, 2002
Berlusconi ribadisce a un convegno della Fondazione Liberal le sue tre "i", mettendoci un po' più di melassa...
Moratti: lauree specialistiche entro lestate
Berlusconi rilancia:
strategia delle tre I
nella scuola pubblica
ROMA - La riforma della scuola alla quale Silvio Berlusconi pensa continua
a fondarsi «sulla strategia delle tre I: Inglese, Internet, Impresa».
Ma il senso più autentico della riforma che il Governo si accinge a
discutere in Parlamento «consiste nell'ampliare e arricchire il concetto
di scuola pubblica». È quanto il presidente del Consiglio ha
ribadito ieri in un lungo messaggio inviato a Milano al convegno della Fondazione
Liberal sulla scuola nel XXI secolo. Berlusconi in un messaggio di tre cartelle
ha rilanciato i motivi che stanno alla base della riforma Moratti. Il primo
dei quali, ha precisato, sta nella convinzione che «il senso più
autentico della riforma consiste nell'ampliare e arricchire il concetto di
scuola pubblica». «Passare da una scuola dello Stato a una scuola
della società civile - dice- non significa svendere l'istruzione al
mercato».
«Qualcuno - afferma il presidente del Consiglio nel suo messaggio -
si è scandalizzato per quella che ho chiamato la strategia delle tre
I: Inglese, Internet, Impresa, considerando questa impostazione troppo efficientista
e tecnicistica. Voglio chiarire meglio questo punto: non c'è alcun
dubbio che il fine del processo educativo rimane la persona, la sua maturazione,
il suo equilibrio, la sua crescita interiore e la sua crescita sociale, in
una parola la civiltà di una Nazione. Ma - si è chiesto - come
potranno essere soddisfatte queste aspirazioni se i nostri giovani non saranno
messi in grado di vivere da protagonisti la loro epoca, di affrontare con
sicurezza il mondo del lavoro?». Giusta e doverosa un' impostazione
di tipo classico «perchè senza un continuo rapporto con il nostro
passato qualsiasi futuro nascerebbe arido e cieco». Ma è sbagliato
ritenere che "le tre I" siano in contrapposizione con una cultura
classica.
La scuola è chiamata ad adeguarsi ai tempi e questo è il vero
obiettivo della riforma.
«Tutti - scrive Berlusconi - imprese cooperative, associazioni di genitori
e di insegnanti, mondo del volontariato e del no-profit, debbono essere chiamati
a investire energie e risorse nell'istruzione. In un nuovo sistema misto dell'istruzione,
proseguendo lungo la strada, già tracciata, dell'autonomia degli istituti
e rendendola davvero tale anche attraverso il nuovo potere conferito alle
Regioni, ogni scuola potrà proporre la sua offerta formativa alle famiglie
ed esse sceglieranno, liberamente, quella che giudicheranno migliore e più
confacente ai propri valori».
Da una lato - ha concluso Berlusconi - si deve «garantire ai docenti
il "prestigio" che essi meritano», dall'altro bisogna «ridurre
drasticamente quell'attività burocratica e assembleare che ha assoggettato
la funzione docente a pratiche del tutto estranee alla sua funzione».
La Il ministro dellIstruzione Moratti ha invece ieri annunciato che
le Le proposte dei corsi di laurea specialistica delle università verranno
sottoposte alla valutazione del ministero attraverso una procedura informatizzata,
che consentirà di accelerare i tempi per l'approvazione dei corsi prima
dell'estate. Con il prossimo anno accademico dunque le università saranno
in grado di attivare i corsi, ha assicurato il ministro, confermando la volontà
del governo di dar seguito all'applicazione completa della riforma universitaria.
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Si riapre la questione contratto per la scuola...
Docenti, il sindacato torna alla carica sui nuovi salari
La Cgil, forte dei numeri dello sciopero di lunedì scorso, invoca stipendi
di livello europeo per arginare il carovita
Riprende quota la protesta dei sindacalisti di Cgil scuola contro il piano
di riforma della scuola targato Moratti sulla scia del consenso ottenuto dallo
sciopero di lunedì scorso nel settore istruzione e anche della clamorosa
bocciatura al progetto di riforma espresso dal consiglio nazionale, il supremo
organo collegiale del ministero dellistruzione.
«Continueremo la battaglia per bloccare la riforma ribadisce
il bollettino di guerra del cigiellino Gianfranco DallAgnese
Il ministro Moratti non potrà fare a meno di considerare lo schiaffo
morale che il mondo dellistruzione libero e democratico ha simbolicamente
assestato alla sua scuola: le adesioni allo sciopero a livello
nazionale superano il 70 per cento e il parere del consiglio nazionale della
pubblica istruzione ha sonoramente bocciato, con maggioranza schiacciante,
il disegno di riforma dei cicli. Emerge la volontà della base dellagenzia
educativa statale di essere coinvolta nei progetti di riforma e di considerare
il dibattito parlamentare necessario per ridisegnare lidentikit dei
percorsi formativi della scuola dellobbligo e non. Difendendo la scuola
pubblica, pluralista, democratica e senza corsie di serie A e di serie B,
come invece mette in campo la riforma Moratti, vogliamo riaffermare i diritti
allistruzione delle nuove generazioni, dei nostri figli».
Diritti che vanno difesi anche in modo trasversale, per esempio con il recupero
del potere di acquisto dei salari delle famiglie e, in particolare, degli
insegnanti. Il nuovo contratto è in zona Cesarini e le
rivendicazioni di Cgil scuola si stanno concretizzando in unipotesi
di piattaforma capace di ridare dignità alle buste paga di chi sta
in cattedra, ormai erose allosso dallinflazione e dalle tasse.
«Chiederemo salari europei per i docenti al tavolo delle trattative
per il rinnovo del contratto di lavoro promette DallAgnese
Le tasse stanno impoverendo i salari (per esempio, la nostra Regione ha aumentato
le trattenute sul salario medio di 1.500 euro mensili circa 3 milioni
di vecchie lire portandole da 165 mila a 300 mila lire, da trasformare
in euro). Laumento dei prezzi dei beni di consumo fa il resto. Dirigenti,
parlamentari e assessori degli enti locali hanno ottenuto, invece, aumenti
pari al raddoppio degli stipendi, mentre nella scuola avanza la sofferenza
dei dipendenti, stritolati da un carovita senza precedenti, perché
si impennano i conti in rosso con bollette, affitti e benzina, ma rimane al
palo lo stipendio di fine mese».
C.B.
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In un articolo de Il Centro il preside del Nautico di Ortona paventa la dequalificazione completa dell' istituto nautico nel suo complesso...
Il governo «squalifica» il nautico
Il preside lancia l'allarme: «Con la riforma
si vuole ridurre durata e qualità dei corsi»
Alessandro Biancardi
ORTONA. L'istituto nautico nel bel mezzo della tempesta della riforma scolastica.
Il "Leone Acciaiuoli", unico in Abruzzo (una ventina in Italia)
potrebbe perdere le sue peculiarità di scuola tecnica che prepara alle
professioni del mare e venire declassato a semplice scuola professionale.
Verrebbe sminuito anche il titolo di studio che andrebbe "incrementato"
con corsi specifici ma solo dopo l'esame di stato. Questo quanto sarebbe stabilito
nella riforma della scuola del ministro Letizia Moratti. Da qualche mese le
acque si sono agitate e all'interno della scuola si vive in trepidazione.
Non è ancora ben chiaro quali e quanti risvolti la riforma potrebbe
creare soprattutto per il valore del diploma sul mercato del lavoro.
Si sono concluse con un nulla di fatto le riunioni dei presidi dei nautici
svolte a Roma. Molti i punti avversati. Secondo il progetto Moratti, il corso
sarebbe ridotto da cinque a quattro anni, mentre per effetto della "devolution"
la competenza e la gestione passerebbe alle Regioni. «C'è agitazione
e mancano ancora troppi elementi, la questione risulta complicata»,
spiega il preside Federico Tiberio, «in sostanza con la riduzione di
un anno del corso di studio si perderebbe l'ampiezza della preparazione, ma
anche la qualità. L'istituto non sarebbe più in grado di preparare
allo stesso modo con un anno in meno. In pratica si costringe i ragazzi a
guardare solo il particolare tralasciando tutto quel bagaglio culturale necessario
a una buona formazione. Si parlerà, dunque, di formazione più
settoriale». Da una parte i licei, dall'altra i professionali, due livelli
di istruzione che, fra l'altro, non avrebbero lo stesso "peso" dopo
il diploma. «Forti perplessità nutriamo per l'eventuale passaggio
del Nautico alla Regione», conclude Tiberio, «che non ha una struttura
adeguata e non sarebbe in grado di gestire la nuova competenza. Ed il personale,
resterebbe statale? Se dovesse passare la riforma il nautico perderà
la sua specialità».
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Su il Giorno.it: i sindacati scuola ritornano alla carica sulla questione controriforma Moratti e tagli degli organici a Bergamo...
I sindacati non smobilitano: dopo l'articolo 18, ora tocca alla «riforma
Moratti» BERGAMO Archiviato con soddisfazione lo sciopero generale,
i sindacati bergamaschi rimangono mobilitati. Questa volta nel mirino di Cgil,
Cisl e Uil c'è la situazione della scuola pubblica: oggi e domani,
infatti, sono in programma le «occupazioni simboliche» degli istituti
pubblici, nuova forma di mobilitazione contro la riforma del ministro Letizia
Moratti e i previsti tagli agli organici. In concreto, le occupazioni simboliche
delle scuole si tradurranno in due ore di assemblee sindacali, organizzate
e gestite dalle Rsu.
«Auspichiamo vengano finalmente approvate delle riforme - spiegano i
segretari dei sindacati scuola Mario Fiorend, della Cisl, Antonio Bettoni
della Cgil e Sebastiano Test della Uil. - Siamo però fortemente contrari
alla delega al governo e ad alcuni contenuti della riforma Moratti».
Cgil, Cisl e Uil hanno già organizzato seminari di approfondimento
sulla proposta di riforma, e in agenda spicca l'appuntamento alla Casa del
Giovane di via Gavazzeni, previsto per venerdì 10 maggio alle 15, quando
sarà organizzata una tavola rotonda con politici locali e rappresentanti
di varie associazioni, di Enti locali e della Curia.
I sindacati hanno anche voluto approfondire la questione organici, con i tagli
al personale previsti nonostante l'aumento degli alunni. A Bergamo dovrebbero
esserci 291 alunni in più alle elementari, con 112 docenti in meno.
Alle medie, nonostante 19 nuovi studenti, ci saranno 37 insegnanti in meno.
Alle superiori gli alunni in più saranno 800, ma si prevede un taglio
di circa cinquanta classi. La partita sugli organici dovrebbe concludersi
tra una decina di giorni. Solo allora sarà possibile valutare dati
definiti. M.P.
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Articolo su Il Gazzettino on line: i dirigenti del veneto sono preoccupato per la sorte delle professionali nella controriforma...
I Dirigenti scolastici degli Istituti Professionali del Veneto, sono preoccupati
per le proposte di modifica degli ordinamenti scolastici «che coinvolgono
pesantemente gli istituti professionali di Stato preannunciandone il passaggio
alle Regione e riducendone il percorso». Durante una riunione, i dirigenti
hanno esposto alcuni punti per loro irrinunciabili affinché la riforma
non penalizzi da categoria.
Per i dirigenti gli istituti professionali di Stato «si configurano
come il settore che ha attuato le più innovative trasformazioni ad
iniziare dalla sperimentazione del progetto '92 poi diventata ordinamento».
E ciò «attraverso l'applicazione di metodologie di lavoro incentrate
sulla flessibilità degli orari e dei curricoli, l'introduzione avanzata
delle nuove tecnologie, l'integrazione con il territorio e con il mondo del
lavoro» che dimostrerebbero come «gli istituti hanno di fatto
già attuato gli obiettivi evidenziati nel progetto di riforma della
scuola».
Inoltre, i prolungamento dell'obbligo scolastico e l'introduzione dell'obbligo
formativo «hanno visto gli istituti in primo piano nei percorsi di orientamento
e riorientamento degli studenti del primo anno e di quelli che, dopo la qualifica
intendevano accedere ad una formazione diversa da quella scolastica, con progetti-passerella
verso altri istituti o verso la formazione regionale». E ancora «la
flessibilità dei curricoli e l'adattamento alle esigenze degli studenti
hanno reso possibile ai soggetti svantaggiati l'acquisizione di competenze
e di titoli di studio che li hanno messi in grado di inserirsi in contesti
lavorativi coerenti con il percorso di studi fatto. L'integrazione è
pertanto un dato di fatto acquisito negli stessi istituti».
In sostanza, concludono i dirigenti «qualsiasi modifica degli ordinamenti
scolastici che non terrà conto della realtà effettiva degli
istituti professionali di Stato e del patrimonio di competenze e di sperimentazioni
accumulate, non potrà che rappresentare uno scoraggiante passo indietro
rispetto all'esistente».
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