20 March, 2002

La Moratti amnnuncia che bisogna riscrivere lo stato giuridico degli insegnanti e che questo bisognerà farlo con una legge e non attraverso la contrattazione sindacale. Ovviamente tale annuncio è fatto in una riunione con associazioni "amiche" come Diesse, associazione ciellina...
Su la Tecnica della Scuola

Moratti: riscriveremo lo stato giuridico dei docenti
di Reginaldo Palermo
In occasione di un convegno promosso da alcune associazioni professionali, il ministro Moratti è intervenuta per annunciare tre importanti novità: riscrittura - per legge - dello stato giuridico dei docenti, carriere legate alle capacità e alle competenze, area contrattuale separata per i docenti. Ma già si aspettano le reazioni delle organizzazioni sindacali.

Faranno discutere (e parecchio) le dichiarazioni fatte ieri a Bellaria dal ministro Letizia Moratti in occasione di un convegno al quale hanno partecipato diverse associazioni professionali degli insegnanti, fra le quali l'ADI di Alessandra Cenerini, l'APEF di Sandro Gigliotti e Diesse (Didattica ed innovazione scolastica), di fede ciellina.
Tre le questioni sulle quali il Ministro ha assicurato l'interessamento del Governo: lo stato giuridico del personale, la carriera dei docenti, l'area contrattuale separata.
Sul primo punto Letizia Moratti è stata chiara: è necessario riscrivere al più presto lo stato giuridico degli insegnanti - il cui impianto risale al 1974 - e per farlo bisogna ricorrere ad una legge dello Stato: ma su questo il Ministro dovrà fare i conti con le organizzazioni sindacali che - al contrario - ritengono che la materia debba passare attraverso la contrattazione nazionale.
D'altronde già ora molte norme sono contenute non nel vecchio decreto delegato 417 del '74 ma nel contratto collettivo nazionale del 1995 e in quello successivo del 1999.
Sulla questione della carriera dei docenti il Ministro si era già espressa in occasione del suo discorso programmatico al Parlamento, la scorsa estate: premiare i docenti più capaci sia in termini economici sia in termini di "posizione funzionale" all'interno dell'istituzione scolastica.
Ed anche su questo il percorso si preannuncia difficile: nessuno può dimenticare che il ministro Berlinguer cadde proprio per aver voluto attuare il famoso "concorsone", anche se da viale Trastevere si affrettano a precisare che la loro idea non ha nulla a che vedere con meccanismi concorsuali o tests più o meno oggettivi.
E' praticamente certo, infatti, che la carriera sarà legata a specifiche competenze acquisite mediante attività formative a livello universitario; ci saranno quindi i docenti tutor o "esperti" che avranno il compito di aiutare i più giovani o di coordinare progetti didattici e le diverse aree disciplinari; ed anche il coordinatore della didattica sarà tale per capacità e competenza e non per elezione, come alcuni vorrebbero.
Infine c'è la questione del contratto di lavoro: il Ministro ha ribadito ancora una volta (già lo aveva annunciato pochi giorni prima che iniziasse l'anno scolastico) che per i docenti è necessario prevedere un'area contrattuale separata, in modo da evitare un utilizzo indistinto delle risorse finanziarie messe a disposizione per i rinnovi contrattuali.
Se le dichiarazioni del Ministro provocheranno quasi certamente perplessità o critiche dei sindacati, va segnalato che le Associazioni professionali presenti all'incontro hanno già mostrato di apprezzare le proposte di Letizia Moratti che ha colto l'occasione per evidenziare il ruolo delle Associazioni nella formazione iniziale e nel reclutamento dei docenti, nella individuazione di un sistema di valutazione della professione oltre che nella elaborazione dei programmi di studio nazionali e locali.

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Ci risiamo. A Roma sono previste oltre in milione e duecentomila persone ed arriva puntualmente un omicidio: hanno ucciso un collaboratore di Maroni. Articolo su L'unità on line...

.03.2002
Immediata la risposta sindacale: due ore di sciopero nazionale, a Bologna quattro
di Felicia Masocco

Due ore di sciopero generale oggi in tutta Italia. È la prima risposta di Cgil, Cisl e Uil all’assassinio di Marco Biagi. A Bologna lo sciopero è di quattro ore e ci sarà pure una manifestazione a piazza Maggiore. Altre iniziative a Milano (presidio in piazza Fontana), fermata di un'ora a Mirafiori.
«Un atto di barbarie», un «atto terribile». Sergio Cofferati apprende la notizia dell’uccisione del consulente del ministro Maroni mentre si trova a Firenze ultima tappa di un giro in Toscana iniziato in mattinata. Il segretario della Cgil esprime preoccupazione per i «documenti letti sulla stampa nei giorni scorsi che rivelavano l’allarme dei Servizi sulla sicurezza dei collaboratori del ministero del Welfare impegnati sui temi del lavoro». Alla luce di quelle notizie «che il professor Biagi sia stato colpito mi inquieta molto».
Gli altri due leader sindacali, Savino Pezzotta e Luigi Angeletti apprendono dell’assassinio mentre sta finendo la registrazione di Porta a Porta. «Hanno ucciso Marco Biagi». Il ministro Maroni riceve l’informazione dal prefetto di Bologna. Incredulità, orrore, silenzio calano sugli ospiti della trasmissione di Bruno Vespa chiamati a discutere dell’articolo 18 e della profonda divisione creatasi tra governo e sindacati: D’Amato, i ministri Tremonti e Maroni, Angeletti e Pezzotta.
Tutti sono sconvolti, impressionati. Biagi, consulente del ministro del Welfare, è una personalità molto conosciuta nel mondo sindacale. Pezzotta ricorda che era stato consulente della Cisl in molte occasioni: «Uno spirito libero, un democratico vero, aveva il coraggio delle proprie idee, anche se andavano controcorrente. Aveva lavorato con noi sul diritto del lavoro europeo. Chi ha commesso questo atto ha voluto colpire il mondo del lavoro, la violenza ci è estranea. Da domani molte cose cambieranno, valuteremo le prospettive».
Qualcuno ricorda Biagi anche collaboratore di Romano Prodi, quand’era presidente del consiglio, e molto vicino a Tiziano Treu. Nel mondo del lavoro appare immediato il collegamento con l’assassino di Massimo D’Antona, ucciso dalla Brigate Rosse, che lavorava per l’ex ministro del Lavoro, Antonio Bassolino.
Appena si diffonde la notizia dell’assassinio di Biagi, le sedi di Cgil, Cisl e Uil vengono immediatamente riaperte, si riuniscono i vertici, almeno quelli che sono a Roma. Al telefono si raccolgono le prime reazioni, molti sono impressionati. «L’hanno ammazzato come D’Antona». «Proprio adesso, proprio in questo momento, è come se ci fosse un regista che studia i tempi e l’ingresso degli attori». Intanto Vespa annulla la precedente trasmissione e organizza velocemente uno speciale. Al telefono si raggiunge Sergio Cofferati che si trova in Toscana. Il segretario generale della Cgil esprime «dolore e costernazione, è un atto terribile». L'assassinio del professor Biagi, aggiunge Cofferati, è «un terrorismo non debellato che punta ad alterare le regole e le dinamiche della democrazia e della dialettica sociale colpendo persone che lavorano lealmente per lo Stato». «Si ripete - prosegue Cofferati - il dramma già vissuto dal paese con l'uccisione del professor D'Antona». La Cgil esprime le sue condoglianze alla famiglia e ancora una volta risponderà insieme alle altre organizzazioni sindacali alla follia del terrorismo in difesa della democrazia e delle sue regole».
Il segretario della Uil commenta: «E’ stato ammazzato un uomo libero, per le idee che aveva, è come se avessero sparato a tutti gli uomini liberi del Paese, la nostra libertà viene colpita, non ci sono confltiti sociali che possono mettere in discussione la democrazia e la libertà., Non ci faremo intimidere, non torneremo indietro agli anni Settanta».
Nella notte Cgil, Cisl e Uil convocano le segreterie unitarie per decidere le iniziative da adottare subito, oggi, contro questo attacco terroristico. La mobilitazione e la vigilanza dei lavoratori a presidio delle istituzioni democratiche.
Ci sono considerazioni sulla «puntualità» di questo attentato, arrivato proprio in questo momento di tensione sociale, alla vigilia dell’attesa decisione dei sindacati dello sciopero generale contro l’attacco all’art.18. Si parla nella notte di trasformare la grande manifestazione di sabato a Roma in una iniziativa contro il terrorismo.
Intanto si susseguono le dichiarazioni, le prime analisi, le prime ipotesi. Il ministro Maroni piange il suo collaboratore: «Sono sconvolto, il mio pensiero affettuoso e commosso va alla moglie e ai figli, vittime come lui di una violenza cieca e bestiale, non voglio aggiungere altro». L’ex ministro Treu afferma:«E’ il terzo amico che mi uccidono, prima Tarantelli, poi D’Antona, adesso Biagi. Biagi era un moderato che voleva modernizzare le regole del mercato del lavoro».
Il presidente della Confindustria, Antonio D’Amato ha detto che quella di «Marco Biagi è una morte annunciata. Il clima di odio, la campagna di denigrazione che ha avuto un'escalation molto forte nelle ultime settimane».
Walter Bielli, deputato dei Ds ed ex componente della Commissione stragi, ha dichiarato di essere molto preoccupato per «l’episodio di terrorismo» di questa sera e parla di «provocazione contro il movimento sindacale. C'è in Italia - spiega Bielli - un terrorismo che ha caratteristiche molto particolari: interviene sempre quando è in atto un conflitto sociale molto forte».
Le brigate rosse o i gruppi comunisti combattenti, sottolinea ancora Bielli, «hanno delle loro caratteristiche e peculiarità», ma «la galassia terroristica che c'è ora non è certo quella degli anni '70».
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Manifestazione a Milano per la scuola... Corriere della Sera

In trentamila alla manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil. I ragazzi: dobbiamo essere uniti contro chi minaccia la qualità

«Siamo in piazza per una scuola migliore»

Professori, studenti e genitori in corteo contro i tagli degli insegnanti. Chiuse metà delle elementari

MILANO - C’erano tutti. Le maestre e le mamme. I bambini e i ragazzi. I prof e i bidelli. E pure qualche preside. «Perché qui non si manifesta per lo stipendio, ma per tutta la nostra scuola». In particolare contro il taglio delle cattedre deciso dal governo, meno 1.185 solo per la Lombardia. In generale, contro tutta la riforma Moratti. E gran parte della scuola lombarda ha protestato ieri mattina. In tutta la regione, con lo sciopero regionale organizzato da Cgil, Cisl e Uil, cui ha aderito quasi il 50 per cento dei docenti. A Milano con la manifestazione. In trentamila, dicono gli organizzatori, in diecimila per le forze dell’ordine. Comunque tanti, partiti alle 10 in corteo da piazza Diaz, davanti alla sede dell’Ufficio scolastico regionale. Un serpentone colorato di striscioni e bandiere che si è snodato lungo via Larga, largo Augusto, via Durini, corso Europa fino in piazza Santo Stefano, concluso con un comizio dei sindacati. Tanti i docenti nella sfilata, soprattutto maestre di elementari e materne. Loro infatti le più numerose ad aver aderito allo sciopero, il 58,79 per cento. E loro le più arrabbiate contro tagli e riforma, che per prima dovrebbe toccare proprio le loro classi. «Non siamo qui a difendere il posto di lavoro, ma i progetti qualificanti della nostra scuola, come il tempo pieno, per il quale abbiamo combattuto negli anni ’70», dice Nives dell’elementare di via Clericetti, vestita da Cappuccetto rosso, ma con la maschera da lupo, «come la Moratti, che fa proposte da Cappuccetto rosso, ma dietro c’è il lupo».
Tanti slogan contro l’anticipo a due anni e mezzo alla materna, «non siamo preparati ad avere bambini così piccoli - si arrabbia Antonella, maestra d’asilo di Mariano - e poi eliminano anche le cattedre?». Ma, continua la sua collega Nadia, «come facciamo a tenere classi con 28 bambini di due anni?».
In piazza anche studenti di tutte le età. I più piccoli con un cartellone in mano che diceva «Moratti, perché ci freghi gli insegnanti?». Altri ancora, quelli della elementare di via Russo, con lo striscione «Tagliamo la Moratti, prima che tagli noi». E quelli delle scuole di via Clericetti, Romagna e Tajani, con maschere di leoni arrabbiati fatte da loro, che indossavano anche le mamme, «perché è un problema di tutti e non solo delle maestre». Tanto che anche i ragazzi delle superiori hanno partecipato. Quelli dell’Uds, con lo striscione «Noi ci siamo e vogliamo contare», ma anche tanti arrivati insieme con i loro prof. Jonathan dello scientifico Volta, ad esempio, «mi sembra giusto che tutte le parti della scuola siano unite e io sono qui a dare un contributo nel mio piccolo». O Martina e Anna del Virgilio che sulla pancia hanno scritto «Ho fame di cultura, ma questa riforma mi toglie la fame».
E i sindacati applaudono. Uniti sul palco montato in piazza Santo Stefano ricordano che «la scuola lombarda è una scuola di qualità», che è stata «penalizzata dagli indicatori economici», che ha «subìto un taglio negli organici molto più alto di altre regioni italiane con meno alunni». Pirelli si rivolge poi al ministro: «Il successo della manifestazione di oggi è un messaggio esplicito che il nostro non è un problema di natura sindacale, ma di qualità del servizio offerto, che coinvolge e interessa tutti». Il prossimo appuntamento è il 23 marzo a Roma per la manifestazione nazionale della Cgil. Già pronti a partire dalla Lombardia quasi 20 pullman di insegnanti e professori.
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Le consulte discutono in rete. Articolo su Il Mattino...

Consulte a rapporto
Il dibattito è già in rete
BEATRICE RUOCCO
«Popolo delle Consulte, rispondi! Questo vuole essere un appello a tutti i ragazzi che verranno o che comunque vorranno farsi sentire all' incontro con miss Moratti» Cecco, via Internet, lancia un messaggio, non solo ai suoi amici di Modena, ma a tutti gli studenti che parteciperanno da domani a Roma, nella sede del ministero, alla conferenza nazionale delle Consulte provinciali. Due giorni di confronto e dibattito sulla riforma degli ordinamenti scolastici. Un primo faccia a faccia tra gli studenti e la Moratti dopo lo scontro avvenuto, tra tensioni e polemiche, circa tre mesi fa in occasione degli Stati generali.
Da diversi giorni via e-mail è un continuo botta e risposta tra gli studenti che si pongono vari interrogativi. Si chiedono, tra l' altro, se incontreranno il ministro e se potranno esprimere, al di là delle singole proposte provinciali, i loro pareri e fino a che punto saranno presi in considerazione. «Ci siamo resi conto che stiamo distruggendo ogni singola possibilità di ricrescita? - scrive Giovanni, presidente di Consulta - La riforma dei cicli aumenta la sfida ed il potere, non quel diritto chiamato uguaglianza che permette a tutti la libera circolazione delle idee». Sul sito degli studenti spicca un commento di Sara Pietrangeli dell' Uds: «Nella circolare si raccomanda a tutti i rappresentanti di riunire le proprie Consulte e di analizzare il disegno di legge sulla riforma, registrando proposte. Forse al ministro sfugge che noi studiamo da mesi quel testo. Speriamo comunque che l' incontro non si risolva in un viaggio inutile per i rappresentanti di tutta Italia». «Consulte a rotoli» è intitolato il messaggio di Ale che dice: «Noi studenti siamo tutti bravi a parlare e a criticare, ma la Consulta non funziona. Pochi sono davvero interessati, altri vogliono saltare ore di lezione e basta! Peccato non riuscire a sfruttare quel piccolo contentino che ci è stato dato». Gli studenti delle Consulte sono decisi a chiarire le loro posizioni, a fare precise proposte al ministro. Francesca Imbaldi, presidente della Consulta napoletana, ha raccolto le opinioni degli studenti e le perplessità soprattutto in merito alla riforma degli organi collegiali e alla divisione della scuola superiore in formazione professionale e licei. «La maggioranza ritiene che la riforma non sia attuabile in questo momento, in quanto la scuola italiana vive ancora in una situazione di precarietà. Chiediamo immediati interventi in grado di portare la scuola pubblica allo stesso livello di quella privata. La maggioranza degli istituti è situata, ancora, in edifici fatiscenti dove mancano laboratori, palestre e perfino banchi e sedie. Occorrono, quindi, maggiori finanziamenti per migliorare le strutture, dando la priorità agli sitituti più disagiati».Differenziate le posizioni all’interno della consulta di Bari: buona parte dei ragazzi ha elencato gli effetti negativi del disegno di legge, ma c’è anche chi lo vede con favore, come spiega il presidente, Luigia Giannandrea. Più compatti gli studenti di Como che esprimono complessivamente un' opinine negativa sul disegno di legge. almeno a sentire il presidente Massimo Salomone. E nelle prossime 24 ore la resa dei conti.
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Massiccio sciopero degli insegnanti a Biella, notizia su La Stampa...

(Del 20/3/2002 Sezione: Biella Pag. 43)


MASSICCIA PARTECIPAZIONE DEL PERSONALE NON DOCENTE. DUEMILA MANIFESTANTI IN CORTEO FINO IN PREFETTURA
Sciopero scuola, alta adesione
Il 70% dei professori ha disertato le lezioni

BIELLA

Sciopero regionale riuscito anche a Biella, ieri, del personale della scuola, docenti, assistenti amministrativi, collaboratori scolastici, assistenti tecnici e segretari, scesi in piazza per protestare contro i tagli annunciati dal ministro Moratti. I dati ufficiali sulle adesioni si conosceranno soltanto questa mattina, ma i conteggi ufficiosi di 25 scuole su 30 indicazioni parlano di percentuali che sfiora il 70% degli insegnanti e il 100% del personale non docente. «Era da anni che non si raggiungeva una mobilitazione così alta», hanno commentato i rappresentanti sindacali. Emblematica, sotto questo profilo la situazione al liceo Scientifico, dove il preside Arnaldo Colombo ieri mattina era stato costretto a fare anche il telefonista per la totale astensione dal lavoro del personale non docente. Tra i professori, invece, l´adesione era stata intorno al 60%. Anche al Classico, dove per tradizione la partecipazione del corpo docente alle proteste è sempre stata abbastanza circoscritta, ha raggiunto questa volta indici significativi: «Almeno il 40% dei professori ha scioperato», ha confermato il preside Gian Maria Zavattaro. Soltanto nelle scuole private l´adesione è stata molto bassa, intorno all´1-2%. La giornata di protesta è stata caratterizzata al mattino da un corteo che ha attraversato la città: circa 2000 persone (secondo i sindacati), tra cui molti studenti, e numerosi amministratori comunali, tra cui i sindaci di Biella, Gianluca Susta, e di Cossato, Sergio Scaramal, e il presidente del Consiglio Comunale di Biella, Vittorio Caprio, hanno sfilato per le vie del centro. Il corteo è partito da largo Cusano e si è diretto verso Via Italia, fermandosi sotto gli uffici della Prefettura, dove hanno avuto luogo diversi interventi: hanno parlato i rappresentanti delle tre organizzazioni sindacali, Cgil, Cisl e Snals: «Se il Governo non cambierà i suoi programmi - hanno detto i tre segretari - andremo incontro a una forte riduzione dei posti di lavoro, con l'aumento del numero degli alunni per classe. Le prospettive sono di una preoccupante dequalificazione dell'intero sistema scolastico italiano». «Quella del governo Berlusconi - hanno aggiunto i due primi cittadini - è una politica che priverà il paese di un servizio essenziale come la scuola, che significherà un impoverimento culturale generalizzato di tutti gli italiani, soprattutto dei nostri giovani». Una folta rappresentanza, politica, sindacale e scolastica, ha poi spiegato le ragioni dello sciopero al Prefetto Francesco Leopizzi, che ha promesso di rappresentarle direttamente a Roma. Nel pomeriggio, alle 15, alla Camera del Lavoro i segretari regionali Alberto Badini della Cgil scuola e Enzo Pappalettera Cisl scuola, hanno incontrato i rappresentanti delle varie associazioni studentesche biellesi ai quali hanno illustrato il testo della legge di riforma, compresi i pochi emendamenti accolti dal governo, approvata venerdì.
Franco Piras


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A Roma, Sabato, saremo seimila dalla Sardegna, non ci sono più disponibilità di posti e molti resteranno a terra, è il solito problema dell'unità territoriale... articolo su La Nuova Sardegna...

Cgil, in seimila sabato a Roma
Aderiscono anche Ugl e Cobas
Cisl sull'emergenza idrica: «Sciopero regionale»

l.a.

CAGLIARI. La spada di Damocle dell'articolo 18 dello Statuto unisce lavoratori e sindacati. Altro che padri contro figli, come il premier Berlusconi vorrebbe far credere: sulla "giusta causa", nessuno transige. Così, dopo la ritrovata compattezza delle sigle confederali, persino un sindacato notoriamente schierato a destra annuncia l'adesione allo sciopero generale.
La Cgil. Millecinquecento lavoratori ieri erano stipati nella sala congressi dell'Hotel Mediterraneo di Cagliari, all'assemblea organizzata dalla Cgil in vista della manifestazione di sabato prossimo a Roma: almeno seimila i manifestanti in partenza per Roma dalla Sardegna, con navi e aerei. «Si vuole lasciare il lavoratore solo davanti al padrone - ha detto Paolo Nerozzi, della segreteria nazionale della Cgil - e colpirlo nella dignità. Per un governo che era nato per difendere la famiglia, non è un grande risultato...». Criticata duramente anche la riforma della scuola della Moratti.
La Cisl. «A questo punto non ci resta che lo sciopero generale, da svolgere unitariamente nella seconda decade di aprile», hanno ribadito i dirigenti della Filca-Cisl (edilizia) nell'assemblea regionale che si è tenuta nei giorni scorsi a Tramatza. Il dibattito ha visto partecipare oltre 100 delegati in rappresentanza di 6.000 iscritti dei settore. Che, tuttavia, sono andati persino oltre, invocando «uno sciopero regionale in tempi brevi che mobiliti la comunità sarda, per chiedere nuove risorse al governo nazionale e superare il dramma che ogni giorno di più opprime l'economia isolana: quello della penuria d'acqua».
La Uil. Il successo del Work Day di sabato scorso in tutto il territorio nazionale (in Sardegna l'iniziativa è stata proposta a Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano e Monteponi), ha lanciato un chiaro segnale: il sindacato è sorretto non solo dai partiti del Centrosinistra, ma anche da associazioni, movimenti e singoli cittadini stanchi delle impopolari iniziative del governo Berlusconi. Il provvedimento sull'abolizione dell'articolo 18 viene combattuto anche da elettori del Polo delle libertà: alcuni lo hanno apertamente dichiarato alla manifestazione di sabato scorso.
L'Ugl. «Dopo aver cercato di convincere il governo a togliere l'articolo 18 dalla Delega sulla riforma del mercato del lavoro, il segretario generale dell'Ugl, Stefano Cetica, ha proclamato lo sciopero generale». Così recita un comunicato del sindacato di destra, nel quale si annuncia la presenza di Cetica e del vicesegretario Renata Polverini alla manifestazione regionale "18 motivi per dire no - I diritti non si toccano", in programma domani a Cagliari alle 16.30, all'ex cinema Adriano, in via Sassari. Cetica si dice «pronto a discutere le date per lo sciopero con Cisl e Uil la anche con la Cgil, se rinunciasse alla data del 5 aprile per definirne una unitaria con Cisl e Uil».
I Cobas Tlc. I Cobas delle Telecomunicazioni ieri hanno titolato un comunicato stampa in maniera eloquente: "Articolo 18 no pasaran!". Il sindacato di base non rinuncia a polemizzare con le altre organizzazioni: «Oggi è chiaro a tutti i lavoratori che l'accettazione da parte del sindacato confederale delle logiche del padrone e dell'impresa, non difende i lavoratori occupati e nemmeno i disoccupati, porta dritti a una sconfitta sociale e culturale. Onestà intellettuale vorrebbe che chi oggi, giustamente, non si piega a questo tentativo indecente di cancellare lo Statuto dei lavoratori, riconosca gli errori del passato. Perché altrimenti, il rischio vero è quello di non essere credibili».

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