Iniziamo con un articolo sulla Nuova Sardegna, che cita una ssemblea di insegnanti elementari di Sassari. Ambigui sono i riferimenti. Ci si lamenta che Bertagna sia stato accantonato dal disegno di legge?
I segnali sembrano andare nella direzione di una riforma che separi cultura
e formazione professionale
La scuola «divisa» della Moratti
E intanto sotto stress va soprattutto l'istruzione di base
Dagli insegnanti devono venire proposte credibili e non soltanto lamenti e
mugugni
di Franco Enna
Che fine ha fatto il rapporto della Commissione Bertagna sulla riforma della
scuola italiana? Dopo il flop degli Stati Generali di appena due mesi fa e
le frenate in Finanziaria del ministro Tremonti, quel documento, che dettava
tempi, modi e obiettivi precisi di una riforma che si autodefiniva epocale,
è letteralmente sparito dalla circolazione. Proprio come i programmi
televisivi che non fanno audience, anche se sono costati tantissimo. Così
va il business, ai tempi d'oggi!
Era un documento di difficile lettura, d'accordo, e non solo per la complessità
dell'argomento, ma soprattutto per la prolissità dell'esposizione,
la lunghezza chilometrica di certi periodi e i frequenti errori di sintassi,
quasi certamente dovuti alla fretta di dover presentare il documento al conclave
della scuola prima di Natale. Ma dentro c'era almeno un progetto, qualcosa
a cui ancorare un'idea di scuola, magari non condivisibile dai veri addetti
ai lavori, ma che mostrava a chiare lettere, anche nel linguaggio proposto,
la vera «filosofia» imprenditoriale dei nuovi padroni del vapore,
con cui si dovrà necessariamente fare i conti.
Il fantasma del Rapporto Bertagna aleggia da tempo negli incontri di categoria
e nei primi, timidi dibattiti dei coordinamenti di insegnanti che pian piano
stanno ritornando alla luce, non foss'altro che per capire che diavolo sta
succedendo davvero a questa nostra benedetta scuola.
Pochi giorni fa, a Sassari, il «Comitato degli insegnanti elementari»
appena costituito (per conoscere altre iniziative, cliccare su hatp://web.tiscali.it/ciel2002)
ha tentato un difficile recupero di quel documento, per cercare di capire
almeno quale fosse il retroterra del testo di riforma degli ordinamenti scolastici
approvato dal Governo il primo febbraio scorso, visto che nell'ultima proposta
Moratti non c'è alcuna traccia di quel Rapporto, e non c'è nemmeno
uno straccio di contenuto. L'unica cosa che appare chiara è uno stop
netto a qualunque trasformazione di struttura, almeno per quanto riguarda
la scuola di base, che ritorna al classico 3 + 5 + 3 (Materne, Elementari
e Media). Nessun accenno nemmeno al «biennio ponte» (5ª elementare
e 1ª media), che era forse l'unica innovazione della Commissione Bertagna
da analizzare con una certa attenzione (ma in buona misura la cosa era presente
anche nella riforma Berlinguer).
Siamo ritornati al classico «cambiare tutto per non cambiare nulla»?
Non completamente. C'è, ad esempio, un tentativo di anticipazione a
due anni e mezzo per l'iscrizione alla scuola materna, ma soprattutto a cinque
anni e mezzo per la scuola elementare. E' il classico uovo di Colombo. Visto
che le lobby degli ex liceali non vogliono nemmeno sentir parlare di riduzione
di un anno di studi per allinearsi all'Europa, con il diploma a 18 anni (ma
sarà davvero e dappertutto così?), allora tanto vale anticipare
la scuola di base, che è molto più malleabile e sempre disposta
ad adeguarsi ai riformatori di turno. E sta bene anche così. Ma qualcuno
dovrà pur accorgersi, prima o poi, che a forza di riformarla, questa
benedetta scuola primaria non riuscirà più a reggere da sola
il peso di un fallimento educativo che nasce a metà strada e si completa
negli esiti disastrosi di una università che a malapena riesce a laureare
il 30 per cento dei suoi iscritti.
Durante il dibattito di qualche giorno fa, qualcuno ha osservato che il documento
della Commissione Bertagna non viene nemmeno disconosciuto dal testo licenziato
dal governo, e che ciò potrebbe significare soltanto la sua temporanea
«messa in sonno», in attesa di tempi migliori. In effetti, i segnali
in proposito non mancano. Basta guardare lo schema allegato al testo ministeriale
per individuare nuovamente, come con Bertagna, una scuola superiore a doppia
trazione: una per i futuri liceali del ceto medio alto, di cinque anni pieni,
con precisi obiettivi universitari, e una per i peones della formazione professionale,
di quattro anni, con passaggi di vero e proprio «apprendistato»
presso il mondo del lavoro. Forse non siamo ancora ad una nuova Riforma Gentile,
ma la vecchia c'è già dentro quasi tutta.
Ma per tutto questo, il ministero ha preso tempo. Tutto andrà avanti
«a regime», come si dice in gergo e, come si sa, «in camminu
s'acconzat barriu». Ma allora, si è detto nel dibattito sassarese,
perché non ci riflettiamo un po' tutti assieme, anziché mugugnare
e basta nel chiuso delle nostre aule magne? Forse l'accantonamento della Riforma
Bertagna è davvero una sorta di «messa in sonno», ma in
funzione di attesa di proposte migliori, che vengano anche dal mondo della
scuola: quello vero, quello che lavora, quello della politica del fare e non
solo del mugugno.
Forse sarà anche vero, come ha detto qualcuno, che lo strapotere di
questa destra «non farà prigionieri», nel senso che andrà
avnti come un carro armato. Però, è bastato che un gruppo di
studenti griffati minacciassero lo sciopero della fame al «Maurizio
Costanzo Show» per fargli cambiare idea nel giro di poche settimane.
Dunque non sono invulnerabili. O, comunque, hanno dei forti dubbi anche loro.
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Su Il Giorno la notizia di una ripresa di autogestione degli studenti a
Desio:
Tra film sulla «guerra» del G8 e lezioni di ballo
gli studenti del liceo fanno le prove di cogestione
DESIO Ci sarà anche la questione del G8 di Genova, riesplosa
di recente nei dibattiti politici nazionali dopo le dichiarazioni del ministro
Claudio Scajola, fra gli argomenti all'ordine del giorno della cogestione
organizzata dai ragazzi del liceo scientifico «Majorana» di Desio,
in collaborazione con i professori. Sarà il tema principale, visto
che sono moltissimi gli studenti che hanno scelto di affrontarlo (per questo
l'incontro si svolgerà nell'aula magna e non nelle classi). Verrà
anche proiettato un filmato sui drammatici scontri fra manifestanti e forze
dell'ordine. L'appuntamento è per domani mattina.
La cogestione, però, nella scuola di via Agnesi, comincia oggi: si
tratta di un nuovo modo di insegnare e imparare, che mette al bando la tanto
diffusa autogestione (definita dai ragazzi del liceo «una perdita di
tempo») e promuove una stretta unione di intenti fra docenti e alunni
verso i temi di maggiore attualità. Dopo lunghe settimane di «sondaggi»
sono stati scelti gli argomenti, che verranno trattati dai professori o da
esperti, per poi essere approfonditi da tutti i partecipanti: riforma Moratti,
droga, bioetica ed eutanasia, pacifismo tolleranza e genocidi, Tv spazzatura,
terrorismo, questione arabo-palestinese, Russia e comunismo nel periodo d'oro,
guerra in Afganistan, politica italiana e immigrazione.
«Ci sarà un servizio d'ordine che impedirà l'ingresso
di eventuali esterni non desiderati e porrà rimedio a eventuali situazioni
di caos», garantiscono gli studenti. I dibattiti dureranno dalle 8.30
alle 11, dopo ci saranno attività ricreative: cineforum , attività
artistiche (disegni per la maglietta del liceo, creazione di slogan), corso
di giocolieri, miniconferenza sui computer, aule musicali, balli popolari,
laboratorio teatrale e poesie di guerra.
Ale.Cri.
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Notizia su La Nuova Sardegna: i Salesiani organizzano una scuola professionale:
BUDONI
Obbligo formativo, partono i nuovi corsi
nel centro professionale dei Salesiani
Gino Satta
BUDONI. Sabato prossimo scadono i termini per la presentazione delle domande
di ammissione ai corsi di assolvimento dell'obbligo formativo, previsti per
i ragazzi nati negli anni 1985, 1986 e 1987. In paese i corsi sono organizzati
dalla Cnosfap (Centro nazionale opere salesiane formazione aggiornamento professionale)
e sono finanziati dall'assessorato al Lavoro e Formazione Professionale della
Regione Sarda.
La scuola ha sede nelle frazioni di Berruiles e Agrustos, è in attività
dall'anno scorso e ospita ragazzi provenienti dai diversi centri della Baronia
(Posada, Torpè, Siniscola, S.Teodoro e Lodè). Attualmente sono
attivi i corsi di operatore su personal computer ad indirizzo turistico, installatore
manutentore di impianti (termoidraulico, elettricita) e commis di sala. Pertanto
tutti i ragazzi nati negli anni 1985, 1986 e 1987 che non intendono proseguire
gli studi nelle scuole superiori o coloro che sono fuori corso nelle scuole
medie, possono scegliere uno dei corsi professionali e conseguire una qualifica
che consentirà e faciliterà il loro l'ingresso nel mondo del
lavoro.
Nel ricordare che i corsi sono completamente gratuiti in quanto a totale carico
della Regione sarda, compreso il trasporto giornaliero dal paese di appartenenza
alla sede della scuola, è importante anche sapere che vi è la
possibilità di conseguire la licenza media, per coloro che ne fossero
privi, poiché la scuola organizza anche i corsi di recupero. Un plauso
vada al Comune di Budoni, che ha messo a disposizione del Centro non solo
i locali, ma ogni altro supporto necessario. Rimane un interrogativo: i ragazzi
che quest'anno conseguiranno la licenza media, cioè i nati nell'anno
1988, che non intendono proseguire gli studi nelle scuole superiori, perché
la legge li esclude dai corsi dell'obbligo formativo? Si spera che con la
riforma «Moratti» si rimedi a questa incongruenza.
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