Diversi commenti sui giornali sulla marcia di Barbiana. Ecco su La Repubblica...
Scuola, professori e studenti da tutta Italia per ricordare l´opera
e la vita di don Milani
Diecimila alla marcia di Barbiana "contro la riforma Moratti"
Piccoli atti vandalici per ostacolare i partecipanti: alberi tagliati, segnali
divelti
DAL NOSTRO INVIATO
MARIO REGGIO
vicchio di mugello - In diecimila sono arrivati fin quassù, a Vicchio
di Mugello, per ricordare l´opera e la vita di don Lorenzo Milani. Il
prete che coniò la frase «Per la scuola di tutti e di ciascuno».
Un´idea che divenne una delle parole d´ordine del '68. Sono venuti
in molti, malgrado il tempo incerto, da Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lombardia.
Ma anche da Puglia, Campania, Sardegna. Con tutti i mezzi. Pullman, auto private,
treni, malgrado lo sciopero dei ferrovieri. La marcia, da Ponte di Vicchio
fino alla chiesa di Barbiana è stata organizzata dagli ex alunni di
don Milani, dai sindaci del Mugello e da numerose associazioni d´insegnanti.
Tutti uniti per lottare contro la riforma Moratti-Berlusconi. Quella della
tre I: inglese, internet, impresa.
Appuntamento alle dieci a Ponte di Vicchio. Inizia la faticosa salita all´eremo
di Barbiana. Sei chilometri di tornanti. I prof, la stragrande maggioranza
dei manifestanti, non sono più giovanissimi. Zaino in spalla, arrancano,
sudano e sbuffano. Appare un cippo di marmo. Ricorda 12 partigiani uccisi
dai tedeschi il 10 luglio del '44. A ondate la gente che arriva intona «Bella
ciao».
Nel gruppo di testa c´è l´ex ministro della Pubblica Istruzione
Luigi Berlinguer: «Eccoci. Siamo qui in tanti, per dire no all´oscurantismo
di questo governo». La testa del lungo serpente umano, dopo un´ora
e mezza, raggiunge la chiesa e la scuola dove per tanti anni don Milani ha
raccolto i giovani contadini del Mugello, strappandoli dai campi e da una
scuola che li aveva cacciati. In pochi si entra nella stanza dove insegnava
don Milani. Due grandi tavoli e una decina di sedie impagliate. Su una parete
un quadro con una scritta: «I care. Il motto intraducibile dei giovani
americani migliori. Me ne importa, mi sta a cuore. L´esatto contrario
del fascista me ne frego». Prende la parola Guido Carotti, uno studente
di don Milani. «Ci ha insegnato il rispetto e la lotta per i diritti,
ad essere sempre attivi e ad essere pronti a fare delle scelte».
Fuori, la folla ha invaso i prati scoscesi, la piccola piscina rettangolare
costruita dagli studenti. Decine di persone si affollano nel cimitero di campagna
dove è stato sepolto il priore di Barbiana. E dove domani arriverà
anche la salma della sua perpetua, morta pochi giorni fa. Dopo la sosta la
gente scende a valle: altri cinque chilometri di marcia per sistemarsi nel
"pratone". Parlano gli ex alunni, i liceali del Mugello, il sindaco
Alessandro Bolognesi saluta: «Una grande festa, un momento di riflessione
per continuare a lottare. Ci rivediamo il prossimo anno per ricordare la nascita
di don Milani, 80 anni fa».
Unica nota stonata alcuni atti vandalici compiuti forse nel tentativo di impedire
la marcia. In particolare sono stati rovesciati alcuni wc chimici collocati
lungo il percorso dagli organizzatori, danneggiati vari cartelli stradali,
tagliate quattro piccole querce poste poi di traverso sulla strada. Il sindaco
Bolognesi si è limitato a dire che «sono gesti difficili da comprendere
perchè questa era ed è stata una manifestazione senza vessilli
e senza bandiere. Una marcia di cittadini che vogliono bene al mondo della
scuola perchè convinti che ad una buona scuola possa corrispondere
una buona società».
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E il sindaco interviene... articolo su Fuori Registro...
Eravamo diecimila!!!
Progetto Lorenzo - 20-05-2002
A nome mio e delle amministrazioni del Mugello, degli ex alunni di Don Milani,
a nome, cioè, dei firmatari dell'appello, grazie per essere qui.
Grazie per aver aderito alla nostra marcia per la scuola di tutti e di ciascuno,
grazie per essere venuti o tornati a Barbiana dove 35 anni or sono nacque
quello che per molti di noi è stato il "manifesto della scuola
democratica": Lettera a una professoressa di Don Lorenzo e dei suoi alunni.
Quando abbiamo cominciato a lavorare a questa marcia non pensavamo di incontrare
tutto questo consenso, l'interesse di tanta gente comune, preoccupata del
futuro della scuola italiana.
Sono lieto, molto lieto, che abbiano aderito migliaia di studenti, genitori,
insegnanti, dirigenti scolatici e - come Sindaco ne sono particolarmente felice
- tanti amministratori degli enti locali. Tutti preoccupati del futuro della
scuola pubblica italiana, che si intende piegare agli interessi finanziari
e politici del governo Berlusconi, e all'ideologia della quale è portatore,
per la quale la scuola e il sapere sono solo un problema aziendale.
Così è nato l'appello per una scuola che insegni a ragionare
e ad essere cittadini, per una scuola laica e pubblica, preoccupata di garantire
ad ognuno la propria realizzazione personale, senza dimenticare chi ha di
meno, per una scuola della ricerca, della cooperazione e per l'uguaglianza
delle opportunità.
Con questa iniziativa vogliamo provare a dare forza ad un movimento pluralista
e democratico che nel paese, nelle scuole, nelle autonomie locali, tra gli
studenti sviluppi maggiore passione politica e culturale per qualificare il
percorso formativo e curriculare del nostro sistema educativo.
L'ipotesi di cambiamento del sistema formativo del ministro Moratti è
l'antitesi più radicale dell'esperienza di democrazia e di uguaglianza
che è stato il cuore della scuola di Don Lorenzo Milani, della quale
nel documento Bertagna si era strumentalmente e grossolanamente abusato per
giustificare la necessità di una riforma, di quella riforma.
E i primi contraccolpi si fanno già sentire, in seguito alle disposizioni
in materia della legge finanziaria (taglio di 34 mila posti previsti in tre
anni, nessuna risorsa per l'edilizia scolastica), anche nella nostra zona
in diversi Comuni sono state tagliate o sono a rischio classi di tempo pieno
e prolungato con un impoverimento complessivo dell'offerta formativa su tutti
i gradi d'istruzione.
Ma l'attacco all'impianto della scuola pubblica più grave è
quello del disegno di legge 1306 che tra l'altro prevede:
l'eliminazione del tempo pieno e la sua sostituzione con un servizio individuale
a pagamento;
l'eliminazione di intere materie che diventano facoltative (educazione musicale,
educazione linguistica ecc.) e che si potrebbero svolgere a pagamento anche
presso strutture private;
l'anticipo all'accesso della scuola dell'infanzia ed elementare;
l'eliminazione del limite di 20 alunni nelle classi in cui sono presenti portatori
di handicap;
la precoce differenziazione dei percorsi liceali e professionali;
Si tratta di proposte che non tengono conto delle esigenze delle famiglie
e penalizzano le situazioni con maggiori difficoltà sociali, territoriali,
facendo venire meno un adeguato sostegno scolastico necessario per contrastare
fenomeni di deprivazione culturale e d'isolamento, rendendo vano lo sforzo
di prevenzione del disagio e della dispersione scolastica.
La nuova organizzazione scolastica ripropone modelli classisti senza porsi
l'obbiettivo delle pari opportunità tra ragazzi, senza attenzione per
l'esigenza d'integrazione degli alunni immigrati e tantomeno per quelli in
situazioni di handicap, senza contare il fatto che l'anticipazione dell'età
scolare e la diminuzione delle classi comporterà un decadimento anche
della qualità ambientale delle nostre scuole con un rischio di sovraffollamento
nelle aule.
Occorre ricordare che anche a Vicchio come in tutto il Mugello, negli anni
gli enti locali hanno investito risorse nei servizi e nell'edilizia scolastica
per rafforzare l'impegno educativo, in molti casi con una funzione di supporto
alle carenze del Ministero della Pubblica Istruzione, qualificando e diversificando
l'offerta formativa per le famiglie con uno spirito prettamente educativo
e non assistenziale.
E' per questo che anche l'A.N.C.I., in una recente audizione presso la competente
commissione del Senato ha espresso a nome di tutti i Comuni d'Italia, un articolato
parere che di fatto boccia su tutti i fronti il disegno di legge delega del
governo di centrodestra.
Contro chi vuole affossare la scuola pubblica, dobbiamo riaprire la battaglia
civile per garantire a tutti il diritto all'istruzione, con una scuola di
qualità che dia più cultura e più strumenti a tutti ed
essere in grado di capire ed interagire con la società, una scuola
che sia luogo collettivo di crescita e di confronto dove si lavori per combattere
le disuguaglianze e valorizzare le differenze; una scuola laica dove prevalga
il principio educativo che aiuti a diventare cittadini di un mondo più
vasto ed insegni a dialogare con gli altri, superando le diversità
di storia di genere e cultura.
Siamo sicuri che insieme a noi su questa strada troveremo molti compagni di
viaggio, magari non tutti convinti e consapevoli dell'obbiettivo che dobbiamo
raggiungere, forse eccessivamente scettici, preoccupati di essere vittime
di facili strumentalizzazioni forse ancorati ad un frazionismo che evidenzia
le differenze ed affossa i punti in comune.
Vorrei sperare che tutti recepiscano il nostro messaggio di unità,
la nostra volontà di riunire tutte le anime che sono la ricchezza di
quel vasto movimento che crede nel futuro democratico della scuola, superando
frammentazioni e arroccamenti che porterebbero solo acqua al molino di Berlusconi
e della Moratti.
La nostra marcia è nata per unire, non per dividere. Per ripartire
con più forza e con la partecipazione di tutti, senza bandiere, striscioni
o quant'altro potesse apporvi un marchio di appartenenza. Soprattutto, la
nostra marcia spinge ad avviare proposte costruttive e offre un contributo
al vasto movimento nato in difesa della scuola laica e democratica.
Don Lorenzo Milani ed i suoi ragazzi in "Lettera ad una professoressa"
scrivevano che
"la scuola perfetta non esiste. Non lo è
la nostra ne la vostra", se tutti saremo consapevoli di ciò e
capaci di portare un contributo di idee e di essere aperti al confronto senz'altro
riusciremo ad essere costruttivi e credibili, altrimenti saremo nuovamente
condannati a dover fare i conti con la Moratti di turno.
Nessuno di noi è ancorato a una proposta di riforma ben definita e
chiusa per sempre ma, consentitemi, non è moralmente accettabile l'equiparazione
che qualcuno ha voluto fare tra il disegno di legge dell'attuale governo e
la legge di riforma del centrosinistra, approvata pur con difficoltà,
ritardi, incomprensioni e, certamente, limiti politici.
Basta pensare che uno dei primi provvedimenti presi dal governo Berlusconi,
insieme alle leggi appositamente approvate a difesa della sua persona e della
sua corte, è stato quello di cancellare del tutto la riforma a cui
avevano lavorato Berlinguer e De Mauro e di avviare uno smantellamento dell'autonomia
delle scuole.
Ciò credo sia sufficiente a rimarcare la distanza tra i due progetti,
senza per questo vincolarsi a scenari precostituiti da cui ripartire, se non
i valori di Barbiana che con questa marcia intendiamo tutti insieme rilanciare:
i diritti di realizzazione delle opportunità educative per tutti e
per ciascuno lungo tutto l'arco della vita;
l'espansione dell'intero sistema scolastico, investendo in esso risorse e
qualità;
lo sviluppo dell'autonomia scolastica, intesa come strumento volto a garantire,
ai nostri bambini e alle nostre bambine, alle ragazze e ai ragazzi, la libera
espressione di tutte le loro potenzialità;
una scuola come comunità della più vasta comunità locale;
una scuola che abbia ancora la voglia di credere nell'utopia che l'investimento
nella formazione delle giovani generazioni realizzi capacità di immaginare,
progettare e costruire un mondo migliore.
Voglio proporvi che questa marcia diventi un appuntamento fisso, al quale
offrire, ogni anno, il nostro Mugello -e Barbiana in particolare- come sfondo
e soggetto di iniziative, confronti e proposte.
L'anno prossimo ricorre l'80° della nascita di Don Milani: può
essere un motivo in più per ripensare e rilanciare il significato della
scuola laica, pubblica e democratica.
Senza dimenticare che Barbiana non significa solo scuola, ma anche disobbedienza
civile, pacifismo, antirazzismo, giustizia e affermazione dei diritti. Valori
che sono all'attenzione di tutti noi e di cogente attualità.
Tutto questo fa sì che questa marcia sia, per me e per voi, un'occasione
per ripartire da Barbiana, più forti e uniti sul futuro della nostra
scuola, che è anche il futuro del nostro paese.
Siamo in tanti, le migliaia di adesioni di persone e di gruppi di tutti i
tipi e da tutte le parti del paese mi danno il conforto e la certezza che
il movimento per la scuola di tutti e di ciascuno è vivo, è
qui a Barbiana
riparte da Barbiana!
Vorrei terminare, come è doveroso restituendo la parola a Don Milani,
leggendo proprio il famoso brano di lettera a una professoressa da cui il
professor Bertagna ha maldestramente e colpevolmente preso solo una manciata
di parole:
"Solo i figlioli degli altri qualche volta paiono cretini. I nostri no.
Standogli accanto ci si accorge che non sono. E neppure svogliati . O per
lo meno sentiamo che sarà un momento, che gli passerà, che ci
deve essere un rimedio. Allora è più onesto dire che tutti i
ragazzi nascono eguali e se in seguito non lo sono più, è colpa
nostra rimediare. E' esattamente quello che dice la Costituzione quando parla
di Gianni: "è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli
di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e
l'eguaglianza di cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana"
.Perché
non c'è nulla che sia ingiusto quanto far le parti uguali tra diseguali.
La scuola che perde Gianni non ha diritto a chiamarsi scuola".
Grazie e arrivederci all'anno prossimo.
Alessandro Bolognesi, Sindaco di Vicchio
Barbiana - Vicchio del Mugello, 19 maggio 2002
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E su La Nazione di Firenze un articolo preannuncia un settembre cupo per
Firenze...
Settembre cupo per le scuole . Settembre cupo per le scuole fiorentine. Organico
a scartamento ridotto, imprese di pulizia sul piede di guerra e uno stop ai
finanziamenti per l'edilizia, obbligano l'assessore all'istruzione della Provincia
Piero Certosi a lanciare un grido d'allarme. E non resterà solo una
semplice esternazione, giacché Certosi ha provveduto a mettere tutto
nero su bianco, stilando un dossier che intende consegnare a entrambi i presidenti
delle camere. Nel testo, numeri e effetti (negativi) sia dei provvedimenti
già approvati, sia della riforma Moratti, prossima ventura. «In
totale riassume Certosi da settembre mancheranno 147 posti di
insegnanti, 49 cattedre alle elementari, 33 alle medie e 65 alle medie superiori.
Tutto fermo invece per le materne, dove si potrebbero comunque registrare
dei disagi, dato che a questo grado di scuola si sono iscritti 400 bambini
in più rispetto allo scorso anno». E senza considerare che non
è stato possibile aggiungere alcuna nuova sezione, quindi i piccoli
in età da asilo dovranno stringersi nei banchi. «Sappiamo sin
d'ora dice Certosi che ogni classe dovrà contenere 28
alunni». Il dimagrimento dell'organico avrà riflessi pesanti
anche sulle scuole elementari. Dove nessuna nuova sezione a tempo pieno sarà
attivata. Mentre saranno cancellati tutti quei progetti, collaterali alla
didattica tradizionale, mirati all'integrazione sociale dei numerosi bambini
immigrati. Grattacapi si preannunciano invece per le famiglie di studenti
di scuola media inferiore. «Per le quali chiosa l'assessore
è annunciata, a partire da settembre, una riduzione del 40 percento
del tempo prolungato per le prime classi. Il collaudato modello organizzativo
entrerà così in crisi». Per le scuole medie superiori
invece, è bloccata l'istituzione di ogni nuovo indirizzo. Ma ciò
che più potrebbe mettere in crisi l'azione della Provincia, è
la frenata imposta dalla finanziaria ai trasferimenti pro edilizia scolastica.
«È il primo anno racconta Certosi che lo Stato
non sborserà niente per la gestione degli edifici scolastici».
A rischio dunque tutta la politica immobiliare per gli anni 2002-2004. «Per
la quale abbiamo preventivato una spesa di circa 72 milioni di euro, fra comuni
e Provincia. Faremo ciò che potremo», alza le braccia Certosi.
Michele Ontanetti
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