23 April, 2002
L'ultimo servizio dal meeting liberal, già più volte riportato...
MEETING LIBERAL Nella giornata conclusiva anche l'intervento di Formigoni.
«Serve un sistema più libero»
«Per l'Italia una scuola europea»
Moratti: è l'obiettivo della riforma. Umberto Agnelli: tornare a educare
Enrico Lenzi
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Milano. «Le critiche non mi spaventano, a volte mi dispiacciono se non sono costruttive. Da parte mia, però, continuerò ad ascoltare tutti e andrò avanti nel mio cammino». Toni pacati, ma parole decise quelle di Letizia Moratti dal palco del Teatro Strehler. La platea, composta in gran parte da giovani studenti e dai partecipanti al meeting internazionale promosso dalla Fondazione Liberal, la applaude. Fuori dal teatro poche centinaia di studenti, genitori e docenti chiamati alla mobilitazione dai sindacati confederali urlano la loro protesta. Fila sostanzialmente liscia l'ultima giornata del meeting di Liberal sulla scuola, nonostante le nubi della vigilia. La promessa mobilitazione anti-ministro, infatti, è stata contenuta. Dentro al Piccolo Teatro la manifestazione si svolge secondo programma.
La più attesa è ovviamente lei, Letizia Moratti. E lei non delude la sua platea. «Il nostro obiettivo è quello di dare vita a uno spazio europeo dell'istruzione. I nostri ragazzi devono essere educati come cittadini europei». Un impegno che la scuola deve assumersi, potenziando «e sviluppando la formazione permanente e incentivando la mobilità dei nostri ragazzi per dare vita ad una vera integrazione europea». E per farlo c'è «bisogno di procedere nella riforma del nostro sistema formativo». Un punto sul quale si è detto pronto alla collaborazione, «nell'ambito delle nuove prerogative costituzionali», anche Enzo Ghigo presidente della Conferenza Stato-Regioni e governatore del Piemonte. Il ministro dell'Istruzione non nasconde il fatto che il punto cruciale è rappresentato anche dal ruolo che i docenti vorranno assumere. «Arrivo persino a dire - azzarda il ministro - che non è importante che un docente completi tutto il programma, ma piuttosto che sia capace di instillare ai suoi studenti l'amore per la materia». Insomma «prima che insegnanti, i docenti devono riscoprire il loro compito di educatori».
Un invito fatto proprio, pochi minuti prima, da Umberto Agnelli. «C'è paura a pronunciare la parola "educare" - ha sottolineato il presidente dell'Ifil -, perché la si associa ad una visione negativa e autoritaria. Ma credo che la scuola debba tornare ad educare, e a farlo con lo sguardo rivolto all'Europa, che da sogno è ormai una realtà concreta». Parole condivise dal ministro dell'Istruzione austriaco Elisabeth Gehrer, che ha invocato per la scuola «maggior libertà, che si deve unire a maggior responsabilità. Uno scenario che spaventa molti».
E di libertà ha parlato anche il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, che ha portato il suo saluto. «La riforma della scuola è cruciale per la questione della modernità. Ma la scuola deve togliersi quell'ingessatura in cui si trova. Tocca alla società occuparsi della scuola». Tre le condizioni indicate per creare una situazione di libertà: la competizione, «intesa come convergere insieme verso lo stesso obiettivo, magari da strada diverse», sussidiarietà «senza sostituire al centralismo statale quello delle Regioni», e seria riforma della formazione professionale «facendola uscire dal ghetto in cui l'hanno relegata». Anche dal governatore lombardo arriva un apprezzamento alla riforma Moratti, «la nostra riforma», dice Formigoni.
Soddisfatto anche Ferdinando Adornato, presidente di Liberal e padrone di
casa della manifestazione. «Abbiamo cercato di riportare al centro del
dibattito culturale il tema della scuola e di farlo con un respiro internazionale.
Credo che si sia fatto un buon lavoro. Ma mi sono anche convinto che il tema
sia così importante - annuncia Adornato - che come Fondazione abbiamo
deciso di ripetere l'appuntamento annualmente».
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Articolo su La Suicilia dello stesso tenore, con in più pistolotto finale: mettiamoci a lavorare tutti insieme per una scuola europea (il tutto con grande sventolio di bandiere azzurro europee...)
«Propongo uno sforzo eccezionale di educazione all'Europa nei prossimi
due anni e in tutti gli ordini e gradi di scuola. Non è accettabile
che i ragazzi usino l'euro avendo solo idee vaghe di cos'è l'Unione
europea e di come funzionino le sue istituzioni». L'intervento di Umberto
Agnelli nella giornata conclusiva del convegno organizzato dalla Fondazione
Liberal su «L'educazione all'istruzione nel XXI secolo» è
piaciuto al ministro della Pubblica istruzione Letizia Moratti, che ha confermato
senza mezzi termini di mirare con il suo progetto di riforma ad un modello
comune europeo, un grande progetto di educazione e formazione professionale
diviso in due cicli di primo e secondo livello.
A questo punto è opportuno chiedersi che cosa sappiano dell'Europa
i ragazzi delle nostre scuole. Della nuova moneta sono sicuramente informati,
perché di denaro vivono anche per le loro quotidiane spesucce. La moneta
circola, poca o molta, nelle tasche dei nostri alunni. I più
quelli appartenenti a famiglie discretamente agiate riscuotono settimanalmente
la cosiddetta ««paghetta». Serve alle loro consuetudini
voluttuarie, come la rituale pizza consumata in allegra compagnia con i coetanei
o all'acquisto delle novità discografiche o tecnologiche. Ci sono anche
gli euro per la benzina che fanno parte delle quotidiane necessità.
Ma oltre a saper spendere gli euro, che ne sanno dell'Unione europea?
A dire il vero la scuola pubblica annualmente si è preoccupata di assegnare
un tema europeo da svolgere a casa o in classe per concorrere a premi nazionali,
consistenti per lo più in un viaggio spesato a Strasburgo. Di altre
iniziative non si sa. L'aggiornamento europeista è perciò momento
culturale assai raro, anche perché non solo non è sollecitato
dai docenti, ma risulta per lo più ignorato. Insomma, che l'Italia
faccia parte dell'Europa è un dato geografico conosciuto, ma che si
sia in parte realizzato il sogno dei padri fondatori dell'Unione è,
dalla massa studentesca, generalmente ignorato.
Il ragionamento che nel convegno Liberal si è fatto è di solare
semplicità. Se c'è già una moneta comune, è opportuno
pensare ad una scuola comune. Per l'Italia l'indicazione cade nel momento
opportuno essendo in cammino un progetto di riforma, contestato quanto si
voglia, ma già in fase di approdo alle aule parlamentari.
Come dovrà essere strutturata la casa comune europea? I criteri didattici
dovrebbero essere ispirati all'idea di una scuola non elitaria, ma giudiziosamente
selettiva. Il patrimonio comune non dovrebbe far perdere in ciascuna nazione
la propria identità culturale.
In queste giornate primaverili allegre e foltissime comitive di giovani si
portano in gita per lo più in altri Stati europei. Quelli che sono
ritornati da felici esperienze inneggiano all'euro, la nuova moneta comune
che ha consentito facili compere e positivi incontri con i coetanei del Paese
visitato. I gitanti si sono resi conto quanto sia comodo saltare i complicati
calcoli aritmetici che prima rendevano difficoltoso il semplice impatto con
le comunità estere. Esaltante la comunicazione linguistica sostenuta
dalla conoscenza di lingue comuni alle scuole. Quando un giovane italiano
potrà accedere senza difficoltà alcuna al mercato del lavoro
degli altri Stati dell'Unione? Possedendo un corredo di base comune a tutti
i Paesi dell'Unione, che altre parole bisognerà usare per convincersi
della bontà di una progettualità europeista?
La Moratti è apparsa convinta di voler perseguire con fermezza i propositi
enunciati. Nella sala del convegno milanese ha riscosso vibranti applausi.
Fuori dalla sala, le solite contestazioni.
Non sarebbe opportuno rinunciare agli applausi e ai girotondo e lavorare in
comune per una scuola europea che agevoli la conquista di un posto di lavoro
per i nostri ragazzi e aggiunga al canto dell'Inno di Mameli una nota in più
che ci faccia sentire anche europei?
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Da Ferrara, Il Resto del Carlino: basta con gli insegnanti che fanno politica in classe...
Bondeno «Scuola, la riforma
serve a garantire la parità» Un dibattito davvero 'pro Moratti'
quello organizzato venerdì sera da Forza Italia per parlare della riforma
della scuola. Vivaci oratori della serata il deputato azzurro Fabio Garagnani
e il provveditore agli studi Giuseppe Inzerillo, che non hanno mancato di
'bacchettare' quanti, tra i politici e gli insegnanti, si oppongono alla riforma
promossa dal Governo. Le affermazioni più dure sono giunte da Garagnani
che senza mezzi termini ha dichiarato: «Durante l'orario di lezione
gli insegnanti devono ricordarsi di essere solo degli insegnanti, non dei
propagatori politici. L'obiettivo di Berlusconi è quello di offrire
agli studenti un'autentica parità scolastica».
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