Iniziamo con la vconferenza stampa di Berlusconi dopo il vertice del consiglio dei ministri. Le affermazioni sono più dure di quelle riferite nel Corriere della Sera e si ritrovano per esempio ne La Repubblica, Berlusconi ha dichiarato anche che non inditreggerà nè di fronte alla piazza nè di fronte alle pallotttole (ci risiamo...)...
ROMA - Al termine del vertice del Governo, dopo la crisi scoppiata con Cgil,
Cisl e Uil per le dichiarazioni di Bossi e Martino sul legame tra sindacati
e terrorismo, il presidente del Consiglio ha detto che «Le dichiarazioni
di pochi ministri non fanno testo, il governo è composto da più
di settanta persone tra ministri e sottosegretari», ha poi aggiunto
che «il Ministro Bossi non ha mai detto le cose a lui attribuite, lo
stesso Bossi ha voluto smentire».
Fatta questa premessa il capo del governo ha poi toccato quasi tutti i temi
che stanno scaldando il clima politico in questi giorni, in particolare la
contrapposizione con il sindacato per le riforme sul mondo del lavoro.
«A ROMA NON ERANO PIÙ DI 700 MILA » - Silvio Berlusconi ritiene che i manifestanti in piazza sabato scorso «erano in 700 mila, non di più» molti dei quali «erano in gita pagata», «erano lì solo per una scampagnata». «Molti di loro credevano che fosse a rischio il loro posto di lavoro», cosa «non vera», frutto solo di «menzogne e falsità». «Queste modifiche dell'articolo 18 non comportano alcun possibile licenziamento per nessuno dei cittadini italiani che hanno un lavoro, ma aprono la porta a chi non ha un lavoro. Questa è la verità, il resto sono menzogne e l'ultimo sondaggio di Datamedia dimostra che gli italiani lo hanno capito: infatti la Casa delle libertà è al 55,1% (con Forza Italia al 33,5%) e l'Ulivo al 33,9%». Berlusconi ha poi voluto precisare che non c'è alcuna collusione tra sindacato e terrorismo. «L'offensiva terroristica», ha aggiunto di «bloccare il cambiamento, bloccare le riforme».
«SCIOPERO GENERALE? NO PARZIALE» - Lo sciopero dei sindacati non potrà essere «generale» ma solo «parziale». Silvio Berlusconi ha fatto questo ragionamento: «I lavoratori italiani sono 21,5 milioni. I sindacati ne rappresentano solo 5 milioni. Dodici milioni lavorano nelle imprese artigiane, 4 milioni nel pubblico impiego. Lo sciopero non potrà essere generale, ma solo parziale».
IN PARLAMENTO LA «RIFORMA MARCO BIAGI» - Governo e maggioranza porteranno al più presto «la riforma Marco Biagi» in Parlamento. Per il presidente del Consiglio «il governo è aperto al dialogo con tutti, ma non tutti vogliono il dialogo».
«DICHIARAZIONI MALE ESPRESSE» - Berlusconi si è poi detto in disaccordo con le recenti affermazioni del ministro Martino, poi «corrette», ma con l'occasione ha sottolineato come «ciascun ministro è autorizzato a parlare di ciò che gli compete» e che «il governo parla attraverso il suo premier e il suo vicepremier. Non si può strumentalizzare - ha detto Berlusconi piuttosto irritato - una dichiarazione male espressa, e prenderla a pretesto per accusare il governo di posizioni che non ha mai avuto e di cose che non ha mai pensato» .
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Come sempre tutti noi avevamp capito male le varie dichiarazioni, tonti
come siamo...
E la Moratti, peraltro accompagnata dalla solita scia di contestazioni fa
un pochettino marcia indietro (almeno verbale), articolo su Il Nuovo on line,
ma se leggete attentamente vedrete che nulla è cambiato, è solo
... più astuta...
Moratti: "No ai presidi manager"Il ministro dell'Istruzione abbandona
l'idea di "scuola azienda" e afferma: "Non mi piacciono i presidi
manager e gli studenti non sono clienti da accontentare".
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PESARO Letizia Moratti, contestata a Pesaro da un corteo di circa
500 persone tra studenti e professori, durante una visita al Conservatorio
Rossini, ha indicato in unintervista al Corriere della Sera i punti
fondamentali e le idee portanti della riforma del sistema scolastico che potrebbe
entrare in vigore già dal prossimo anno. La scuola deve innanzi
tutto formare persone e affrontare la passività dei ragazzi
sopperendo al progressivo indebolimento delle famiglie. Il ministro
dellIstruzione sembra aver abbandonato lidea della scuola
azienda obbligata ad aggredire il mercato e una prima conferma
si trova nelle parole con le quali bolla lidentificazione tra studenti
e clienti da accontentare e dichiara: Non mi piacciono i presidi
manager.Una correzione di rotta rispetto allo slogan elettorale delle
tre I: Informatica, internet e impresa, dove limpresa
sembrava assumere il ruolo di maggior rottura rispetto al passato. La scuola
del futuro, spiega Moratti, sarà molto più vicina ad una comunità
in grado di colmare il vuoto di spazi di aggregazione per i giovani,
torna a essere un forte collante sociale, fatto di solidarietà e senso
civico, di rispetto umano, perché sa fornire alle nuove generazioni
una buona formazione morale e spirituale. Insiste molto sul valore formativo
della scuola e a questo proposito delinea i contorni del tutor, una figura
preparata in grado di capire i giovani, di aiutarli a trovare le loro risposte,
di comprendere le loro attitudini, dando concrete prospettive ai loro interessi,
accompagnandoli nella scelta consapevole del proprio percorso distruzione
e formazione.I tutor poi, sottolinea Moratti, potrebbero assistere i
ragazzi anche nel passaggio tra scuola e università per evitare labbandono
scolastico, oneroso anche per le casse dello stato. Spesso - spiega
il ministro - i giovani diplomati o diplomandi non capiscono i percorsi universitari
e labbandono rappresenta un costo complessivo per la comunità
di 15 mila miliardi negli ultimi dieci anni. I conti pubblici sono un
punto sul quale il confronto con il governo e, in primo luogo, con il ministro
Tremonti è sempre serrato: Lintero governo, in dieci mesi
di lavoro, è stato compatto nel porre leducazione, luniversità
e la ricerca al centro delle politiche di riforma. Il presidente del Consiglio
si è impegnato nel garantire le risorse necessarie per rilanciare il
sistema educativo a tutti i livelli. Linvestimento previsto oscilla
tra i 15 e i 19 mila miliardi di lire. Le risorse dovranno essere gradualmente
reperite nei prossimi esercizi finanziari.Sulleterno dibattito
tra scuola pubblica e scuola privata la Moratti afferma: Quello che
noi proponiamo è un nuovo patto fra scuola e famiglia. La scuola,
dunque, sarà laica nella libertà di scelta delle famiglie,
e ammette di aver tenuto conto delle molte segnalazioni allintreno
dello schieramento politico di maggioranza più che delle pressioni
della Chiesa Cattolica. Nel nuovo sistema scuola la scuola media è
tenuta in gran conto: E quella che ha il compito più delicato,
perché si occupa della pre-adolescenza, unetà cruciale
dello sviluppo dei nostri ragazzi. Qui si formano i caratteri, le personalità
e, ahimè, si creano anche i disagi. Quanti programmi da rivedere, quante
materie svilite. Geometria, dice a titolo di esempio, era come sparita. Eppure
è la materia fondamentale che consente a un allievo il passaggio logico
fra lastratto e il concreto e viceversa. Anche la storia, a parere
della Moratti, è mortificata e troppo concentrata
nello studio del 900.
Liquida però ogni accusa di revisionismo e strumentalità,
affermando che politica ed ideologia vanno lasciate fuori dalle aule.
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Mentre noi siamo contenti dell'inizio di autocritica della Moratti ( "politica
ed ideologia vanno lasciate fuori dalle aule"), la parificazione scuole
private scuole pubbliche va avanti, articolo su Il Messaggero on line:
Parificate e pubbliche, ai supplenti unico punteggio
Scuola, il Consiglio di Stato dà ragione alla Moratti.
Il nuovo sistema sarà valido dal prossimo settembre
ROMA - Le supplenze prestate nelle scuole paritarie hanno lo stesso valore
di quelle prestate nelle scuole statali e danno diritto, quindi, a uguali
punteggi. Lo stabilisce una sentenza del Consiglio di Stato (1102/2002), che
chiude a favore del ministero dell'Istruzione un pesante contenzioso sui precari
della scuola. A renderla nota è la newsletter della rivista "Tuttoscuola".
La sentenza, in sostanza, dà ragione al ministro dellIstruzione
Letizia Moratti. Infatti, ha riconosciuto legittima la norma inserita l'estate
scorsa dal ministro nel decreto legge di unificazione degli scaglioni per
le graduatorie permanenti dei docenti, riconoscendo «pari dignità
al servizio prestato nelle scuole paritarie».
Il punteggio unico entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico.
Servirà per compilare le nuove graduatorie e fare le nomine per il
2002-2003. Ma il calcolo decorrerà dal settembre 2000, ossia da quando
la parità tra pubblico e privato è diventata legge dello Stato.
Gli anni precedenti, invece, continueranno ad essere calcolati la metà.
Un anno di lavoro nelle private prima del decreto Moratti dava diritto al
50% del punteggio maturato nelle pubbliche. Era il "prezzo" pagato
dagli insegnanti delle scuole private, perché assunti attraverso una
«corsia preferenziale» senza passare per le trafile dei colleghi
dello Stato.
Il Consiglio di Stato è intervenuto dopo una valanga di ricorsi piombati
sul ministero. Migliaia di docenti delle private si erano rivolti al Tar rivendicando
uguale trattamento. I sindacati erano insorti: «Non ci sono condizioni
pari di partenza». E con il ministro Moratti avevano aggiunto un ulteriore
capitolo alla vertenza già in piedi per altri motivi (stipendi, finanziamenti
e rilancio della scuola pubblica).
Facendo riferimento alla legge di parità scolastica, sottolinea ancora
la rivista, il ministro aveva previsto che i servizi di docenza prestati nel
nuovo regime paritario dal primo settembre 2000 venissero valutati con uguale
punteggio sia per supplenti di scuola statale sia per quelli di scuola paritaria.
I sindacati avevano organizzato dei contro-ricorsi, impugnando la legge per
presunta illegittimità costituzionale, in quanto trattava in modo uguale
situazioni di supplenza originate da condizioni diverse: nella scuola statale
nomine attraverso graduatorie, nella scuola paritaria nomine per chiamata
diretta.
Intanto, da Campobasso il presidente della Repubblica Ciampi lancia un messaggio
di fiducia: «La scuola italiana non si deve ripensare o reimmaginare,
va resa migliore e più aderente alla società che cambia».
Ciampi non entra nel merito della riforma, ma difende il nostro sistema di
istruzione: «La scuola italiana è una scuola valida. Ne sono
convinto perché io sono uno dei suoi figli. Così come lo sono
i miei figli e i miei nipoti».
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Un sondaggio immediatamente pubblicato da Il Messaggero Veneto mostra come Berlinguer sia considerato più ... infame della Moratti. Molto complessa l'analisis di questo sondaggio ma è evidente la responsabilità che l'opinione comune affida a Berlinguer, e infatti, qui, noi non abbiamo mai sostenuto Berlinguer contro la Moratti...
Moratti batte Berlinguer
nel sondaggio via Internet
Moratti batte Berlinguer: clamorosamente bocciato nel gradimento il professore
ex ministro dellistruzione a favore del ministro Moratti nei sondaggi
lanciati sui siti di nicchia dellarea educativa della grande e democratica
rete web. Sorprese pasquali nel mezzo di una vertenza scuola che, allora,
si complica nel retropalco: la base della scuola reale, da che parte sta?
Le politiche del ministro Moratti si trasformano nel cavallo di Troia per
lopposizione? Dubbi leciti se il sondaggio lanciato nel sito apertamente
schierato e dissenziente dalle politiche filogovernative www.ilpartitoperlascuola.it
lascia a terra Berlinguer nellaut aut per i navigatori: «Secondo
te chi è peggiore tra Berlinguer e Moratti?». Il 61,6% del campione
opta per Berlinguer, appena il 5,3% accetta il neutro non so e
il 33,2 ritiene peggiore il Morattipensiero. Chi lavrebbe detto sentendo
i ruggiti della scuola in piazza per le mobilitazioni sindacali
che hanno costellato lanno scolastico e promettono scintille con scioperi
a catapulta da aprile a giugno? Lanonimato di un sondaggio è
il segreto anfratto di una cabina elettorale virtuale in cui si rivela ciò
che nel sociale si occulta? Oppure qualche burlone ci scherza su e trucca
il sondaggio?
Il portale del partitoperlascuola aggiunge altre indagini Doxa,
del tutto attendibili: per esempio, sugli stipendi dei docenti, il 91,6% del
campione sceglie lopzione salari da manovali e docenti pagati
come pezzenti, mentre i soddisfatti sono appena il 6,8%. Nel sondaggio
sul buono scuola, l87,9% ha cliccato contro, mentre favorevole
è l8,9 e gli incerti il 3,2. Lanomalia resta, allora, sul
testa a testa tra lex ministro dellistruzione e lattuale.
Replichiamo in provincia litem tra alcuni insegnanti e lenigma
non si scioglie. «Peggiore è stato Berlinguer, perché
si è giocato lopportunità del secolo di una riforma: lipotesi
dei cicli piaceva soltanto a lui e al fido Vertecchi confermano due
docenti . Senza dimenticare lo scandalo del concorsone per
la carriera docente». Aggiunge un insegnante di elettronica: «La
Moratti non ha ancora fatto nulla di concreto e laspettiamo al varco
per giudicarla. Di sicuro, se darà ai docenti un buon contratto e soprattutto
separato dagli Ata (perché un insegnante laureato deve condividere
gli standard economici di un diplomato che provvede alle fotocopie?), saremo
suoi fan per tutta la legislatura».
Venalità e opportunismo? Qualcuno, i timori, non li nasconde. «La
ministra è un tipo deciso che al gioco e ai banchetti dei sindacati
confederali non ci sta e fa bene sputa una sentenza scomoda un docente
di Sacile . Quello che ci preoccupa è latteggiamento protezionistico
e troppo amoroso che ha nei confronti degli istituti privati e della nicchia
privilegiata dei docenti di religione cattolica. Ecco il suo tallone dAchille:
debito elettorale da pagare che sia, oppure miopia acuta, potrebbe alienarsi
le simpatie di buona parte della classe docente. La scuola è statale,
prima di tutto. Per il resto, il ministro Moratti rievoca le grandi madri
mitologiche mediterranee e la scuola italiana si conferma mammona»!
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Il Mattino on line riporta una lettera di sette coordinamenti di professori alla Moratti:
DOCENTI SCRIVONO ALLA MORATTI
«No alla legge delega, sì agli investimenti»
«Chiediamo il ritiro della legge delega di riforma del sistema scolastico,
la cancellazione dei previsti tagli degli organici, un piano di investimenti
a favore della scuola pubblica». Così comincia la lettera aperta
inviata al ministro della Pubblica istruzione, Letizia Moratti, dai professori
di sette coordinamenti (Napoli, Milano, Torino, Roma, Palermo, Rimini, Bari),
che hanno costituito una sorta di rete della resistenza in difesa della scuola
pubblica. Tra gli insegnanti è un continuo scambio di notizie, un tam
tam di proteste che si va estendendo da Bolzano a Palermo. Il documento, che
sta facendo il giro delle scuole italiane, è una sintesi nella quale
i docenti chiedono prima di tutto il ritiro della legge delega considerata
uno strumento non idoneo per modificare il sistema scolastico. Nella lettera
vengono esaminati in dettaglio i punti negativi della riforma. «Contestiamo
la rigida separazione tra i licei e l'istruzione professionale - spiegano
i prof -A tredici anni si sarebbe costretti ad una opzione precoce tra un
ordine di scuola in cui si studia ed un altro in cui si impara
il mestiere. La possibilità di passaggio da un sistema all' altro
sarebbe puramente teorica e la scelta effettuata condizionerebbe l' intera
vita dell' individuo».
Ma non è tutto: gli insegnanti chiedono la diminuzione del numero di
allievi per classe, la diffusione di un sostegno finalizzato al superamento
delle difficoltà di apprendimento degli alunni, investimenti massiccci
nelle aree a rischio. «Contestiamo la riduzione del tempo-scuola a 25
ore settimanali di base che rende facoltative discipline di forte valenza
culturale quali le lingue straniere, l' educazione artistica, fisica e musicale
- aggiungono i docenti - Ci opponiamo alle nuove modalità previste
per lo svolgimento degli esami di Stato: la commissione esclusivamente interna
presenta evidenti rischi di autoreferenzialità, il che porterà
ad un conseguente abbassamento dei livelli dei contenuti appresi; inoltre,
non vi sarà più controllo e garanzia di qualità per quanto
riguarda le istituzioni private».
I docenti contestano anche l' anticipazione dell' iscrizione a due anni e
mezzo per la scuola dell' infanzia e a cinque anni e mezzo per il primo anno
delle elementari. «È una scelta che porterebbe nelle classi alunni
con una distanza di età di venti mesi - spiegano -. Inoltre, ci opponiamo
alla riforma degli organi collegiali che, invece di rendere effettiva la partecipazione,
ne riduce il peso, assegnando un potere eccessivo ai dirigenti».
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Chiudiamo stamattina con il corteo di Pesaro contro la Moratti di cui riferivamo in apertura, notare come l'articolista sottolinei la presenza delle bandiere della cgil scuola...
PESARO Un corteo di studenti medi PESARO Un corteo di studenti
medi (che alla fine ha visto la partecipazione di 6-700 persone) e qualche
fischio hanno accolto ieri mattina a Pesaro la visita del ministro dell'Istruzione
Letizia Moratti, invitata a inaugurare l'anno accademico del Conservatorio
Rossini. Alla manifestazione, indetta dalla sinistra giovanile, dai sindacati
e dall'Unicobas per protestare contro la riforma dell'istruzione, si sono
viste bandiere della Cgil scuola. E fra i ragazzi c'erano anche alcuni esponenti
del personale docente e non docente del sindacato scuola Cgil e dell'Unicobas.
Dopo essere sfilati per le vie del centro, a debita distanza dalla «zona
rossa» creata intorno al conservatorio e al percorso del ministro, i
manifestanti sono confluiti nella centrale piazza del Popolo, dove era già
stato allestito un presidio della Sinistra giovanile di circa 200 giovani.
Qui i ragazzi hanno inscenato alcuni girotondi su basi musicali pop, per sciogliersi
poco dopo, senza comizi. All'interno, dopo l'intervento della Moratti l'orchestra
del Conservatorio ha eseguito un concerto, aperto dall'Inno nazionale, le
cui note hanno coperto i fischi e le proteste di circa 200 ragazzi delle scuole
medie, giunti nei pressi del conservatorio dopo la fine del corteo. Un agente
è rimasto leggermente ferito cadendo a terra nel tentativo di bloccare
un giovane sgattaiolato attraverso il primo sbarramento di transenne.
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In coda: articolo su La Nuova Sardegna sui soldi necessari per le strutture
in Sardegna nella provincia di Sassari:
Scuole, 6 milioni di euro per le strutture
Molti edifici sono fatiscenti e hanno necessità
di essere adattati alle crescenti esigenze di spazio
a.re.
SASSARI. L'anno scolastico corre a grandi passi verso la conclusione. Dopo
la fine del primo quadrimestre infatti la strada prende la fluida discesa
che fra poco più di due mesi porterà alla chiusura delle scuole.
Intanto già si pensa al prossimo anno, con la raccolta delle iscrizioni
scaduta e completata nei vari istituti superiori e un organico di previsione,
in termini di numero di classi, ormai delineato.
Tanti i problemi da affrontare anche per l'anno che verrà. A partire
dalla situazione degli edifici scolastici. Una questione annosa, che oltre
a riportare all'attenzione lo stato di degrado edilizio della maggior parte
delle strutture cittadine, pone anche un altro fondamentale nodo da sciogliere,
che riguarda la necessaria quanto urgente esigenza di una più razionale
riorganizzazione delle sedi.
A fronte di una generale diminuzione della popolazione scolastica, che si
riflette nel sovradimensionamento di alcuni edifici che ospitano soltanto
poche classi, risultano invece altre scuole che, con un incremento di iscritti
costante negli ultimi anni, sono ospitate in sedi inadeguate per capienza
e per attrezzature.
Uno dei casi più urgenti è quello dell'istituto Alberghiero
che, con un aumento di cinque classi riconfermato anche per il prossimo anno,
risulta con 46 classi uno degli istituti scolasticamente più densamente
popolati. Al punto che visti i ritardi nel completamento e nel collaudo da
parte del comune, la una nuova ala nell'edificio di Scala di Giocca è
stata occupata abusivamente da alcune classi. Si parla in via ufficiosa di
un possibile trasferimento nella sede dei Ragionieri 2 che ospita appena dieci
classi.
Tanti altri sono gli istituti che presentano carenze strutturali o addirittura
di sedi che, sebbene di recente costruzione, non rispondenza alle norme di
sicurezza stabilite dalla legge.
E' prevedibile che, con i tagli ai finanziamenti operati dalla riforma Moratti,
la situazione sia destinata a peggiorare visto che non è pensabile
un rimodernamento della Scuola senza l'adeguamento, la ristrutturazione e
la riorganizzazione delle strutture scolastiche e della loro destinazione
ai vari istituti.
Uno spiraglio di speranza si intravede però dal finanziamento straordinario
regionale che per il 2002 ha stanziato circa 6milioni di euro (tredici miliardi
di lire), per la costruzione di nuovi edifici e la ristrutturazione, l'adeguamento
e il completamento di quelli esistenti. «Questo finanziamento straordinario
- afferma l'assessore provinciale per l'Edilizia scolastica Franco Marotto
- che sarà disponibile anche per il 2002 e il 2003, si aggiunge ai
fondi previsti dal Programma pluriennale delle opere pubbliche 2002/2004 -
settore Edilizia Scolastica che, con il ricorso all'accensione di mutui, si
articola in una serie di interventi capillari in tutta le scuole della provincia».
Contestualmente è però necessario ridisegnare la mappa di assegnazione
delle sedi in base al modificato numero di classi di ciascun istituto. A questo
scopo è prevista a breve una riunione con il direttore generale della
pubblica istruzione Pietrella per discutere della riorganizzazione razionale
degli istituti cittadini e di quelli dell'intera provincia. Intanto, per quanto
riguarda le scuole di Sassari, la mappa di quelle che nei prossimi tre anni
saranno oggetto di interventi è fornita proprio dal Programma triennale
per le opere pubbliche, nella parte relativa all'edilizia scolastica: l'istituto
Alberghiero e l'annesso convitto, l'istituto d'Arte, l'istituto Magistrale
nella sede centrale e in quelle di via Istria e via Asproni, la palestra e
la sede del Liceo Scientifico n.1, l'istituto professionale per i servizi
Commerciali, il Liceo Classico Azuni, il Convitto nazionale Canopoleno, l'accademia
di Belle Arti, l'istituto professionale Industria e Artigianato e il Tecnico
Industriale.
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