27 March, 2002

Iniziamo con la vconferenza stampa di Berlusconi dopo il vertice del consiglio dei ministri. Le affermazioni sono più dure di quelle riferite nel Corriere della Sera e si ritrovano per esempio ne La Repubblica, Berlusconi ha dichiarato anche che non inditreggerà nè di fronte alla piazza nè di fronte alle pallotttole (ci risiamo...)...

ROMA - Al termine del vertice del Governo, dopo la crisi scoppiata con Cgil, Cisl e Uil per le dichiarazioni di Bossi e Martino sul legame tra sindacati e terrorismo, il presidente del Consiglio ha detto che «Le dichiarazioni di pochi ministri non fanno testo, il governo è composto da più di settanta persone tra ministri e sottosegretari», ha poi aggiunto che «il Ministro Bossi non ha mai detto le cose a lui attribuite, lo stesso Bossi ha voluto smentire».
Fatta questa premessa il capo del governo ha poi toccato quasi tutti i temi che stanno scaldando il clima politico in questi giorni, in particolare la contrapposizione con il sindacato per le riforme sul mondo del lavoro.

«A ROMA NON ERANO PIÙ DI 700 MILA » - Silvio Berlusconi ritiene che i manifestanti in piazza sabato scorso «erano in 700 mila, non di più» molti dei quali «erano in gita pagata», «erano lì solo per una scampagnata». «Molti di loro credevano che fosse a rischio il loro posto di lavoro», cosa «non vera», frutto solo di «menzogne e falsità». «Queste modifiche dell'articolo 18 non comportano alcun possibile licenziamento per nessuno dei cittadini italiani che hanno un lavoro, ma aprono la porta a chi non ha un lavoro. Questa è la verità, il resto sono menzogne e l'ultimo sondaggio di Datamedia dimostra che gli italiani lo hanno capito: infatti la Casa delle libertà è al 55,1% (con Forza Italia al 33,5%) e l'Ulivo al 33,9%». Berlusconi ha poi voluto precisare che non c'è alcuna collusione tra sindacato e terrorismo. «L'offensiva terroristica», ha aggiunto di «bloccare il cambiamento, bloccare le riforme».

«SCIOPERO GENERALE? NO PARZIALE» - Lo sciopero dei sindacati non potrà essere «generale» ma solo «parziale». Silvio Berlusconi ha fatto questo ragionamento: «I lavoratori italiani sono 21,5 milioni. I sindacati ne rappresentano solo 5 milioni. Dodici milioni lavorano nelle imprese artigiane, 4 milioni nel pubblico impiego. Lo sciopero non potrà essere generale, ma solo parziale».

IN PARLAMENTO LA «RIFORMA MARCO BIAGI» - Governo e maggioranza porteranno al più presto «la riforma Marco Biagi» in Parlamento. Per il presidente del Consiglio «il governo è aperto al dialogo con tutti, ma non tutti vogliono il dialogo».

«DICHIARAZIONI MALE ESPRESSE» - Berlusconi si è poi detto in disaccordo con le recenti affermazioni del ministro Martino, poi «corrette», ma con l'occasione ha sottolineato come «ciascun ministro è autorizzato a parlare di ciò che gli compete» e che «il governo parla attraverso il suo premier e il suo vicepremier. Non si può strumentalizzare - ha detto Berlusconi piuttosto irritato - una dichiarazione male espressa, e prenderla a pretesto per accusare il governo di posizioni che non ha mai avuto e di cose che non ha mai pensato» .


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Come sempre tutti noi avevamp capito male le varie dichiarazioni, tonti come siamo...
E la Moratti, peraltro accompagnata dalla solita scia di contestazioni fa un pochettino marcia indietro (almeno verbale), articolo su Il Nuovo on line, ma se leggete attentamente vedrete che nulla è cambiato, è solo ... più astuta...

Moratti: "No ai presidi manager"Il ministro dell'Istruzione abbandona l'idea di "scuola azienda" e afferma: "Non mi piacciono i presidi manager e gli studenti non sono clienti da accontentare".
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PESARO – Letizia Moratti, contestata a Pesaro da un corteo di circa 500 persone tra studenti e professori, durante una visita al Conservatorio Rossini, ha indicato in un’intervista al Corriere della Sera i punti fondamentali e le idee portanti della riforma del sistema scolastico che potrebbe entrare in vigore già dal prossimo anno. “La scuola deve innanzi tutto formare persone” e “affrontare la passività dei ragazzi sopperendo al progressivo indebolimento delle famiglie”. Il ministro dell’Istruzione sembra aver abbandonato l’idea della “scuola azienda” obbligata ad “aggredire il mercato” e una prima conferma si trova nelle parole con le quali bolla l’identificazione tra “studenti e clienti da accontentare” e dichiara: “Non mi piacciono i presidi manager”.Una correzione di rotta rispetto allo slogan elettorale delle tre “I”: “Informatica, internet e impresa”, dove l’impresa sembrava assumere il ruolo di maggior rottura rispetto al passato. La scuola del futuro, spiega Moratti, sarà molto più vicina ad una comunità in grado di “colmare il vuoto di spazi di aggregazione per i giovani, torna a essere un forte collante sociale, fatto di solidarietà e senso civico, di rispetto umano, perché sa fornire alle nuove generazioni una buona formazione morale e spirituale”. Insiste molto sul valore formativo della scuola e a questo proposito delinea i contorni del tutor, una “figura preparata in grado di capire i giovani, di aiutarli a trovare le loro risposte, di comprendere le loro attitudini, dando concrete prospettive ai loro interessi, accompagnandoli nella scelta consapevole del proprio percorso d’istruzione e formazione”.I tutor poi, sottolinea Moratti, potrebbero assistere i ragazzi anche nel passaggio tra scuola e università per evitare l’“abbandono scolastico”, oneroso anche per le casse dello stato. “Spesso - spiega il ministro - i giovani diplomati o diplomandi non capiscono i percorsi universitari e l’abbandono rappresenta un costo complessivo per la comunità di 15 mila miliardi negli ultimi dieci anni”. I conti pubblici sono un punto sul quale il confronto con il governo e, in primo luogo, con il ministro Tremonti è sempre serrato: “L’intero governo, in dieci mesi di lavoro, è stato compatto nel porre l’educazione, l’università e la ricerca al centro delle politiche di riforma. Il presidente del Consiglio si è impegnato nel garantire le risorse necessarie per rilanciare il sistema educativo a tutti i livelli. L’investimento previsto oscilla tra i 15 e i 19 mila miliardi di lire. Le risorse dovranno essere gradualmente reperite nei prossimi esercizi finanziari”.Sull’eterno dibattito tra scuola pubblica e scuola privata la Moratti afferma: “Quello che noi proponiamo è un nuovo patto fra scuola e famiglia”. La scuola, dunque, sarà laica “nella libertà di scelta delle famiglie”, e ammette di aver tenuto conto delle “molte segnalazioni” all’intreno dello schieramento politico di maggioranza più che delle pressioni della Chiesa Cattolica. Nel nuovo sistema scuola la scuola media è tenuta in gran conto: “E’ quella che ha il compito più delicato, perché si occupa della pre-adolescenza, un’età cruciale dello sviluppo dei nostri ragazzi. Qui si formano i caratteri, le personalità e, ahimè, si creano anche i disagi. Quanti programmi da rivedere, quante materie svilite. Geometria, dice a titolo di esempio, era come sparita. Eppure è la materia fondamentale che consente a un allievo il passaggio logico fra l’astratto e il concreto e viceversa”. Anche la storia, a parere della Moratti, è “mortificata” e “troppo concentrata nello studio del ’900”.
Liquida però ogni accusa di “revisionismo” e “strumentalità”, affermando che “politica ed ideologia vanno lasciate fuori dalle aule”.

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Mentre noi siamo contenti dell'inizio di autocritica della Moratti ( "politica ed ideologia vanno lasciate fuori dalle aule"), la parificazione scuole private scuole pubbliche va avanti, articolo su Il Messaggero on line:

Parificate e pubbliche, ai supplenti unico punteggio
Scuola, il Consiglio di Stato ”dà ragione” alla Moratti. Il nuovo sistema sarà valido dal prossimo settembre
ROMA - Le supplenze prestate nelle scuole paritarie hanno lo stesso valore di quelle prestate nelle scuole statali e danno diritto, quindi, a uguali punteggi. Lo stabilisce una sentenza del Consiglio di Stato (1102/2002), che chiude a favore del ministero dell'Istruzione un pesante contenzioso sui precari della scuola. A renderla nota è la newsletter della rivista "Tuttoscuola". La sentenza, in sostanza, dà ragione al ministro dell’Istruzione Letizia Moratti. Infatti, ha riconosciuto legittima la norma inserita l'estate scorsa dal ministro nel decreto legge di unificazione degli scaglioni per le graduatorie permanenti dei docenti, riconoscendo «pari dignità al servizio prestato nelle scuole paritarie».
Il punteggio unico entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico. Servirà per compilare le nuove graduatorie e fare le nomine per il 2002-2003. Ma il calcolo decorrerà dal settembre 2000, ossia da quando la parità tra pubblico e privato è diventata legge dello Stato. Gli anni precedenti, invece, continueranno ad essere calcolati la metà. Un anno di lavoro nelle private prima del decreto Moratti dava diritto al 50% del punteggio maturato nelle pubbliche. Era il "prezzo" pagato dagli insegnanti delle scuole private, perché assunti attraverso una «corsia preferenziale» senza passare per le trafile dei colleghi dello Stato.
Il Consiglio di Stato è intervenuto dopo una valanga di ricorsi piombati sul ministero. Migliaia di docenti delle private si erano rivolti al Tar rivendicando uguale trattamento. I sindacati erano insorti: «Non ci sono condizioni pari di partenza». E con il ministro Moratti avevano aggiunto un ulteriore capitolo alla vertenza già in piedi per altri motivi (stipendi, finanziamenti e rilancio della scuola pubblica).
Facendo riferimento alla legge di parità scolastica, sottolinea ancora la rivista, il ministro aveva previsto che i servizi di docenza prestati nel nuovo regime paritario dal primo settembre 2000 venissero valutati con uguale punteggio sia per supplenti di scuola statale sia per quelli di scuola paritaria. I sindacati avevano organizzato dei contro-ricorsi, impugnando la legge per presunta illegittimità costituzionale, in quanto trattava in modo uguale situazioni di supplenza originate da condizioni diverse: nella scuola statale nomine attraverso graduatorie, nella scuola paritaria nomine per chiamata diretta.
Intanto, da Campobasso il presidente della Repubblica Ciampi lancia un messaggio di fiducia: «La scuola italiana non si deve ripensare o reimmaginare, va resa migliore e più aderente alla società che cambia». Ciampi non entra nel merito della riforma, ma difende il nostro sistema di istruzione: «La scuola italiana è una scuola valida. Ne sono convinto perché io sono uno dei suoi figli. Così come lo sono i miei figli e i miei nipoti».
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Un sondaggio immediatamente pubblicato da Il Messaggero Veneto mostra come Berlinguer sia considerato più ... infame della Moratti. Molto complessa l'analisis di questo sondaggio ma è evidente la responsabilità che l'opinione comune affida a Berlinguer, e infatti, qui, noi non abbiamo mai sostenuto Berlinguer contro la Moratti...

Moratti batte Berlinguer
nel sondaggio via Internet


Moratti batte Berlinguer: clamorosamente bocciato nel gradimento il professore ex ministro dell’istruzione a favore del ministro Moratti nei sondaggi lanciati sui siti di nicchia dell’area educativa della grande e democratica rete web. Sorprese pasquali nel mezzo di una vertenza scuola che, allora, si complica nel retropalco: la base della scuola reale, da che parte sta? Le politiche del ministro Moratti si trasformano nel cavallo di Troia per l’opposizione? Dubbi leciti se il sondaggio lanciato nel sito apertamente schierato e “dissenziente” dalle politiche filogovernative www.ilpartitoperlascuola.it lascia a terra Berlinguer nell’aut aut per i navigatori: «Secondo te chi è peggiore tra Berlinguer e Moratti?». Il 61,6% del campione opta per Berlinguer, appena il 5,3% accetta il neutro “non so” e il 33,2 ritiene peggiore il Morattipensiero. Chi l’avrebbe detto sentendo i “ruggiti” della scuola in piazza per le mobilitazioni sindacali che hanno costellato l’anno scolastico e promettono scintille con scioperi a catapulta da aprile a giugno? L’anonimato di un sondaggio è il segreto anfratto di una cabina elettorale virtuale in cui si rivela ciò che nel sociale si occulta? Oppure qualche burlone ci scherza su e trucca il sondaggio?
Il portale del “partitoperlascuola” aggiunge altre indagini Doxa, del tutto attendibili: per esempio, sugli stipendi dei docenti, il 91,6% del campione sceglie l’opzione “salari da manovali e docenti pagati come pezzenti”, mentre i soddisfatti sono appena il 6,8%. Nel sondaggio sul “buono scuola”, l’87,9% ha cliccato contro, mentre favorevole è l’8,9 e gli incerti il 3,2. L’anomalia resta, allora, sul testa a testa tra l’ex ministro dell’istruzione e l’attuale. Replichiamo in provincia l’item tra alcuni insegnanti e l’enigma non si scioglie. «Peggiore è stato Berlinguer, perché si è giocato l’opportunità del secolo di una riforma: l’ipotesi dei cicli piaceva soltanto a lui e al fido Vertecchi — confermano due docenti —. Senza dimenticare lo scandalo del “concorsone” per la carriera docente». Aggiunge un insegnante di elettronica: «La Moratti non ha ancora fatto nulla di concreto e l’aspettiamo al varco per giudicarla. Di sicuro, se darà ai docenti un buon contratto e soprattutto separato dagli Ata (perché un insegnante laureato deve condividere gli standard economici di un diplomato che provvede alle fotocopie?), saremo suoi fan per tutta la legislatura».
Venalità e opportunismo? Qualcuno, i timori, non li nasconde. «La ministra è un tipo deciso che al gioco e ai banchetti dei sindacati confederali non ci sta e fa bene — sputa una sentenza scomoda un docente di Sacile —. Quello che ci preoccupa è l’atteggiamento protezionistico e troppo amoroso che ha nei confronti degli istituti privati e della nicchia privilegiata dei docenti di religione cattolica. Ecco il suo tallone d’Achille: debito elettorale da pagare che sia, oppure miopia acuta, potrebbe alienarsi le simpatie di buona parte della classe docente. La scuola è statale, prima di tutto. Per il resto, il ministro Moratti rievoca le grandi madri mitologiche mediterranee e la scuola italiana si conferma mammona»!

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Il Mattino on line riporta una lettera di sette coordinamenti di professori alla Moratti:

DOCENTI SCRIVONO ALLA MORATTI
«No alla legge delega, sì agli investimenti»
«Chiediamo il ritiro della legge delega di riforma del sistema scolastico, la cancellazione dei previsti tagli degli organici, un piano di investimenti a favore della scuola pubblica». Così comincia la lettera aperta inviata al ministro della Pubblica istruzione, Letizia Moratti, dai professori di sette coordinamenti (Napoli, Milano, Torino, Roma, Palermo, Rimini, Bari), che hanno costituito una sorta di rete della resistenza in difesa della scuola pubblica. Tra gli insegnanti è un continuo scambio di notizie, un tam tam di proteste che si va estendendo da Bolzano a Palermo. Il documento, che sta facendo il giro delle scuole italiane, è una sintesi nella quale i docenti chiedono prima di tutto il ritiro della legge delega considerata uno strumento non idoneo per modificare il sistema scolastico. Nella lettera vengono esaminati in dettaglio i punti negativi della riforma. «Contestiamo la rigida separazione tra i licei e l'istruzione professionale - spiegano i prof -A tredici anni si sarebbe costretti ad una opzione precoce tra un ordine di scuola in cui si ”studia” ed un altro in cui si ”impara il mestiere”. La possibilità di passaggio da un sistema all' altro sarebbe puramente teorica e la scelta effettuata condizionerebbe l' intera vita dell' individuo».
Ma non è tutto: gli insegnanti chiedono la diminuzione del numero di allievi per classe, la diffusione di un sostegno finalizzato al superamento delle difficoltà di apprendimento degli alunni, investimenti massiccci nelle aree a rischio. «Contestiamo la riduzione del tempo-scuola a 25 ore settimanali di base che rende facoltative discipline di forte valenza culturale quali le lingue straniere, l' educazione artistica, fisica e musicale - aggiungono i docenti - Ci opponiamo alle nuove modalità previste per lo svolgimento degli esami di Stato: la commissione esclusivamente interna presenta evidenti rischi di autoreferenzialità, il che porterà ad un conseguente abbassamento dei livelli dei contenuti appresi; inoltre, non vi sarà più controllo e garanzia di qualità per quanto riguarda le istituzioni private».
I docenti contestano anche l' anticipazione dell' iscrizione a due anni e mezzo per la scuola dell' infanzia e a cinque anni e mezzo per il primo anno delle elementari. «È una scelta che porterebbe nelle classi alunni con una distanza di età di venti mesi - spiegano -. Inoltre, ci opponiamo alla riforma degli organi collegiali che, invece di rendere effettiva la partecipazione, ne riduce il peso, assegnando un potere eccessivo ai dirigenti».
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Chiudiamo stamattina con il corteo di Pesaro contro la Moratti di cui riferivamo in apertura, notare come l'articolista sottolinei la presenza delle bandiere della cgil scuola...

PESARO — Un corteo di studenti medi PESARO — Un corteo di studenti medi (che alla fine ha visto la partecipazione di 6-700 persone) e qualche fischio hanno accolto ieri mattina a Pesaro la visita del ministro dell'Istruzione Letizia Moratti, invitata a inaugurare l'anno accademico del Conservatorio Rossini. Alla manifestazione, indetta dalla sinistra giovanile, dai sindacati e dall'Unicobas per protestare contro la riforma dell'istruzione, si sono viste bandiere della Cgil scuola. E fra i ragazzi c'erano anche alcuni esponenti del personale docente e non docente del sindacato scuola Cgil e dell'Unicobas. Dopo essere sfilati per le vie del centro, a debita distanza dalla «zona rossa» creata intorno al conservatorio e al percorso del ministro, i manifestanti sono confluiti nella centrale piazza del Popolo, dove era già stato allestito un presidio della Sinistra giovanile di circa 200 giovani. Qui i ragazzi hanno inscenato alcuni girotondi su basi musicali pop, per sciogliersi poco dopo, senza comizi. All'interno, dopo l'intervento della Moratti l'orchestra del Conservatorio ha eseguito un concerto, aperto dall'Inno nazionale, le cui note hanno coperto i fischi e le proteste di circa 200 ragazzi delle scuole medie, giunti nei pressi del conservatorio dopo la fine del corteo. Un agente è rimasto leggermente ferito cadendo a terra nel tentativo di bloccare un giovane sgattaiolato attraverso il primo sbarramento di transenne.
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In coda: articolo su La Nuova Sardegna sui soldi necessari per le strutture in Sardegna nella provincia di Sassari:


Scuole, 6 milioni di euro per le strutture
Molti edifici sono fatiscenti e hanno necessità
di essere adattati alle crescenti esigenze di spazio

a.re.

SASSARI. L'anno scolastico corre a grandi passi verso la conclusione. Dopo la fine del primo quadrimestre infatti la strada prende la fluida discesa che fra poco più di due mesi porterà alla chiusura delle scuole. Intanto già si pensa al prossimo anno, con la raccolta delle iscrizioni scaduta e completata nei vari istituti superiori e un organico di previsione, in termini di numero di classi, ormai delineato.
Tanti i problemi da affrontare anche per l'anno che verrà. A partire dalla situazione degli edifici scolastici. Una questione annosa, che oltre a riportare all'attenzione lo stato di degrado edilizio della maggior parte delle strutture cittadine, pone anche un altro fondamentale nodo da sciogliere, che riguarda la necessaria quanto urgente esigenza di una più razionale riorganizzazione delle sedi.
A fronte di una generale diminuzione della popolazione scolastica, che si riflette nel sovradimensionamento di alcuni edifici che ospitano soltanto poche classi, risultano invece altre scuole che, con un incremento di iscritti costante negli ultimi anni, sono ospitate in sedi inadeguate per capienza e per attrezzature.
Uno dei casi più urgenti è quello dell'istituto Alberghiero che, con un aumento di cinque classi riconfermato anche per il prossimo anno, risulta con 46 classi uno degli istituti scolasticamente più densamente popolati. Al punto che visti i ritardi nel completamento e nel collaudo da parte del comune, la una nuova ala nell'edificio di Scala di Giocca è stata occupata abusivamente da alcune classi. Si parla in via ufficiosa di un possibile trasferimento nella sede dei Ragionieri 2 che ospita appena dieci classi.
Tanti altri sono gli istituti che presentano carenze strutturali o addirittura di sedi che, sebbene di recente costruzione, non rispondenza alle norme di sicurezza stabilite dalla legge.
E' prevedibile che, con i tagli ai finanziamenti operati dalla riforma Moratti, la situazione sia destinata a peggiorare visto che non è pensabile un rimodernamento della Scuola senza l'adeguamento, la ristrutturazione e la riorganizzazione delle strutture scolastiche e della loro destinazione ai vari istituti.
Uno spiraglio di speranza si intravede però dal finanziamento straordinario regionale che per il 2002 ha stanziato circa 6milioni di euro (tredici miliardi di lire), per la costruzione di nuovi edifici e la ristrutturazione, l'adeguamento e il completamento di quelli esistenti. «Questo finanziamento straordinario - afferma l'assessore provinciale per l'Edilizia scolastica Franco Marotto - che sarà disponibile anche per il 2002 e il 2003, si aggiunge ai fondi previsti dal Programma pluriennale delle opere pubbliche 2002/2004 - settore Edilizia Scolastica che, con il ricorso all'accensione di mutui, si articola in una serie di interventi capillari in tutta le scuole della provincia».
Contestualmente è però necessario ridisegnare la mappa di assegnazione delle sedi in base al modificato numero di classi di ciascun istituto. A questo scopo è prevista a breve una riunione con il direttore generale della pubblica istruzione Pietrella per discutere della riorganizzazione razionale degli istituti cittadini e di quelli dell'intera provincia. Intanto, per quanto riguarda le scuole di Sassari, la mappa di quelle che nei prossimi tre anni saranno oggetto di interventi è fornita proprio dal Programma triennale per le opere pubbliche, nella parte relativa all'edilizia scolastica: l'istituto Alberghiero e l'annesso convitto, l'istituto d'Arte, l'istituto Magistrale nella sede centrale e in quelle di via Istria e via Asproni, la palestra e la sede del Liceo Scientifico n.1, l'istituto professionale per i servizi Commerciali, il Liceo Classico Azuni, il Convitto nazionale Canopoleno, l'accademia di Belle Arti, l'istituto professionale Industria e Artigianato e il Tecnico Industriale.

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