3 February, 2002

 

Incominciamo oggi con una url che ci sembra interessante, è quella di "fuoriregistro", che pubblica una serie di articoli sulla scuola e sui problemi della scuola, articoli in genere non banali. Se andate nel sito potete poi abbonarvi alla news letter gratuita che vi arriverà una volta alla settimana. Il sommario dell'ultimo numero:


Sommario
C'è chi è nato per zappare e chi è nato per studiare
di Fuoriregistro
Sono Bertagna, l'innovatore
di Emanuela Cerutti
Pensieri su don Milani
di Francesco Di Lorenzo
Da Bari, piattaforma di lotta
di Lea Borrelli
Coordinamento di docenti promosso dal Liceo Garibaldi di Palermo.
di Lucia Bonaffino
Per la difesa della scuola pubblica
di Laura Carotti Goggi
La voce dell'Assemblea Costituente
di Pierluigi Nannetti
Alienazioni pedagogiche
di Giovanna Casapollo
Intelligenza naturale e artificiale
di Edoardo De Carli

Ecco la url:
http://www.didaweb.net/fuoriregistro/index.php
Riportiamo da fuori registro, qui, le notizie di due iniziative di insegnanti, una di Bari e l'altra di un coordinamento di Palerm

Da Bari, piattaforma di lotta
di Lea Borrelli
L' ASSEMBLEA DEI LAVORATORI E DELLE R.S.U. DELLA SCUOLA
DELLA PROVINCIA DI BARI


aperta alla partecipazione attiva di genitori, studenti, associazioni democratiche


riunitasi il 24 gennaio 2002 presso il Liceo Socrate, in continuita' con i precedenti incontri, promossi sia dalle R.S.U., sia da coordinamenti di scuole


RIBADISCE


A) LA DENUNCIA DELLE LINEE DI POLITICA SCOLASTICA MESSE IN ATTO DALL'ATTUALE GOVERNO:

· nella legge finanziaria (aumento del numero degli alunni per classe, abolizione di fatto del valore legale del titolo di studio);

· con il disegno di legge Moratti che abolisce l'obbligo scolastico attaccando violentemente il diritto allo studio, fondamentale diritto di cittadinanza costituzionalmente garantito, opera una rapida discriminazione di classe con la divisione prematura tra licei e istruzione professionale demandata in blocco alle Regioni;

· con la abolizione della democrazia scolastica e la definitiva aziendalizzazione della scuola la cui gestione è affidata ad un consiglio di amministrazione, vanificando partecipazione, poteri, competenze di insegnanti, studenti, genitori.


B) TALE ATTACCO SI INQUADRA IN UN DISEGNO PIU' GENERALE DI ABROGAZIONE DI FATTO DEI PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA COSTITUZIONE REALIZZATA IN NOME DI UN LIBERISMO ASSAI POCO LIBERALE CHE TENDE IN PARTICOLARE A COLPIRE, CON LA SCUOLA PUBBLICA, LA SANITA', LA GIUSTIZIA E I DIRITTI DEI LAVORATORI.

IN QUESTA PROSPETTIVA


l' assemblea esprime una adesione convinta allo sciopero del 15 febbraio
e rammenta che l'art.36 della costituzione recita:

"il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantita' e qualita' del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a se' e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa;"

<sollecita l'apertura del tavolo contrattuale di categoria
e la definzione di piattaforme che non possono essere elaborate senza un confronto franco e aperto con i lavoratori e le loro rappresentanze.

Punti irrinunciabili sono costituiti da:

· -recupero salariale nello spirito dell' art.36 nonché degli standard europei ormai facilmente misurabili grazie alla comune traduzione in euro;

· -revisione dell'organizzazione del lavoro delineata dall'ultima finanziaria;

· -revisione della normativa sulla 'autonomia scolastica' e rilancio degli istituti di autentica partecipazione ed effettivo autogoverno.


L' ASSEMBLEA DECIDE:


1) di organizzare assemblee pomeridiane aperte a studenti, genitori e tutti i cittadini, nelle scuole di Bari, secondo il seguente calendario:

· I Gruppo - Mercoledi’ 30.01.02 H. 16,30: Fermi, Gorjux, Tridente, G. Cesare, Cartesio

· II Gruppo - Giovedi’ 31.01.02 H. 16,30: Re David, Marconi, Santarella, Lombardi, Flacco, Perotti, Fiore

· III Gruppo - Venerdi’ 1.2.02 H. 16,30: Majorana, Ipssar Castellana, Bianchi Dottula, Salvemini, Scacchi, Socrate

Ogni assemblea sarà gestita e organizzata, in contemporanea, presso le singole scuole;

2) di convocare contemporaneamente, a cura delle R.S.U. delle singole scuole, il giorno 5 febbraio assemblee dei lavoratori per affrontare la grave situazione in atto e definire le modalita' di partecipazione allo sciopero;


3) di indire una MANIFESTAZIONE DI LOTTA dei lavoratori della scuola e di tutti i cittadini interessati alla difesa e al rilancio della scuola della costituzione repubblicana per il giorno 6 febbraio,
cui seguira' il 14 febbraio una fiaccolata di lotta per scortare le delegazioni in partenza per la manifestazione romana del 15 febbraio;


4) la convocazione dei Consigli di Istituto per affrontare con i cittadini genitori e cittadini studenti delle singole scuole proposte di modifica della proposta di legge Moratti e di rilancio della democrazia scolastica.
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Ed ecco il coordinamento di Palermo:

Coordinamento di docenti promosso dal Liceo Garibaldi di Palermo.
di Lucia Bonaffino

Giovedì 10 Gennaio 2002 , presso il Liceo Classico "G.Garibaldi" di Palermo, abbiamo costituito un

"Coordinamento di Docenti"

per

· sorvegliare sul presente e futuro della scuola pubblica
· analizzare, verificare la congruenza, i punti deboli, la praticabilità della revisione complessiva del sistema educativo
· attuare forme di " protesta civile" che non siano lesive per gli alunni e per la vita della scuola pubblica .

Del "Coordinamento di Docenti" fanno parte, ad oggi, più di duecentocinquanta docenti, per lo più in rete attraverso e-mail, che operano in più di quaranta scuole di Palermo e provincia, con qualche presenza di scuole della regione.

Il 17 Gennaio sono state approvati
il documento e la pagina -manifesto che porteremo ai Consigli di Classe dei prossimi scrutini, per effettuare il nostro sondaggio sulla revisione complessiva del sistema educativo.
La procedura dovrebbe essere : lettura del materiale alla voce "Varie ed eventuali", eventuale adesione, verbalizzazione.
Un referente di ogni scuola si occuperà della diffusione del materiale, a tutti i consigli di classe, e della successiva raccolta di adesioni .
Abbiamo anche iniziato la raccolta di fondi per acquistare una pagina di un quotidiano nazionale.
Giovedì 24 Gennaio è stato pubblicato un articolo sul "Coordinamento di Docenti" su "La Repubblica" di Palermo.
Il 24 Gennaio si sono costituite delle commissioni per elaborare documenti su settori specifici, e sono in via di attuazione una serie di altre iniziative.
Il 28 Gennaio due membri del "Coordinamento Docenti", del Liceo Classico "G.Garibaldi" di Palermo, parteciperanno al convegno sulla didattica del Liceo Mamiani di Roma
Siamo in contatto con scuole di altre città
Da Sabato 26 Gennaio abbiamo il nostro spazio su Edscuola a cura di Nadia Scardeoni .
E' nostro auspicio creare un coordinamento nazionale.

La prossima assemblea si terrà il 7 Febbraio, alle ore 16, presso il Liceo Classico Meli di Palermo ed avrà il seguente o.d.g.:

1. presentazione delle proposte e dei lavori delle commissioni costituitesi nella precedente
assemblea

2. comunicazioni:

- docenti aderenti e scuole coinvolte

- stato del censimento attraverso i consigli di classe

- rendiconto raccolta fondi acquisto pagina quotidiani

- progressi sulla visibilita'

- relazione "dal mariani”

- contatti attivati a livello nazionale

- attivazione di un comitato coordinatore

3. creazione gruppo di consulenza in ambito: giuridico, sindacale, amministrativo,
psicopedagogico, disciplinare

4. modalita' di estensione del coordinamento a livello nazionale

5. nuove proposte di azione

6. approvazione del documento di proposte sulla revisione complessiva del sistema
educativo

7. integrazione documento del coordinamento

8. adesione allo sciopero del 15 febbraio


Lucia Bonaffino e Giovanna Federico

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Un po' di storia deformata del disegno di legge non fa poi male. Ci pensa Il Nuovo, con un lungo articolo. Notate soprattutto le voci "le reazioni del mondo della scuola" e "gli stati generali". Mnetre allora la stampa riportava le contestazioni e le difficoltà del ministro, oggi tutto appare superato e le veline spingono verso la minimizzazione degli scioperi e le contestazioni di allora.

Da Bertagna alla delega: storia di una riforma che divideDal programma elettorale della Casa delle libertà - che sparava sui "cicli" di Berlinguer e De Mauro - al disegno di legge approvato oggi, passando per la commissione Bertagna e gli Stati generali.
[] di Alberico Giostra

ROMA - La guerra contro la riforma dei cicli del centrosinistra era già iniziata in campagna elettorale. Silvio Berlusconi, tra i punti fermi del programma di governo, aveva da subito inserito il superamento della legge 30 del 10 febbraio 2000, la riforma di Berlinguer e De Mauro osteggiata dall'85% del corpo docente e dalla maggior parte dei sindacati. Appena insediata al dicastero di Viale Trastevere, Letizia Moratti istituisce con il decreto ministeriale del 18 luglio 2001 n.672, il Gruppo ristretto di lavoro coordinato dal pedagogista dell'Università di Bergamo Giuseppe Bertagna, uno studioso di formazione cattolica, già collaboratore della casa editrice La Scuola di Brescia. Al Gruppo di lavoro, composto da sei docenti universitari, viene attribuito il compito di "fornire riscontri concreti per un nuovo piano di attuazione della riforma, ovvero per le eventuali modifiche da apportare alla legge 30". La Moratti prega il Gruppo di attenersi alle seguenti raccomandazioni:
-il sistema dell'istruzione è prima al servizio della persona e poi della società;
-l'obbligo scolastico deve essere di 12 anni;
-valorizzare la scuola dell'infanzia pensando ad un eventuale anno da rendere obbligatorio all'interno dei tre;
-ipotizzare un'articolazione unitaria della scuola dai 6 ai 14 anni;
-progettare una scuola superiore di elevata qualità prevedendo anni di specializzazione non universitaria;
-identificare un percorso graduale e continuo di Formazione/Istruzione secondaria parallelo a quello di Istruzione dai 14 ai 21 anni di pari dignità, che rilasci 3 titoli di studio, Qualifica, Diploma di Formazione secondario, Diploma professionale superiore;
-predisporre piano di studio standard nazionali che consentano alle famiglie e agli studenti completamenti personalizzati;
-introdurre vincoli di risultato anziché di percorso e linee di formazione dei docenti; LE REAZIONI DEL MONDO DELLA SCUOLA - Lo scheletro della Riforma Moratti così concepito inizia ad essere sottoposto alla valutazione di 117 soggetti del mondo della scuola il 3 ottobre 2001 con una lettera firmata da Giuseppe Bertagna. Contemporaneamente sul sito del Ministero dell'Istruzione viene aperto un Forum permanente al quale si iscrivono oltre 20.000 docenti. Il confronto con il mondo della scuola inoltre si articola attraverso i Gruppi Focus e il dibattito in sessanta consigli di classe e di istituto distribuiti a campione sul territorio nazionale. Inizia in questo modo quel "Viaggio del Dialogo" che condurrà agli Stati Generali dell'Istruzione del 19 e 20 dicembre 2001. GLI STATI GENERALI - Gli Stati Generali di Roma, disturbati da vivaci contestazioni degli studenti di sinistra e assediati da un pacifico corteo di 100.000 manifestanti, coagulano sostanzialmente due riserve critiche provenienti dalla maggioranza e dall'opposizione: per Alleanza Nazionale occorre riportare a cinque gli anni dell'Istruzione superiore, mentre per l'opposizione inaccettabile è la separatezza tra il canale dell'Istruzione e quello della Formazione professionale. Le critiche di Alleanza Nazionale e quelle del centrosinistra trovavano poi una certa convergenza sul tema della Devolution e sui poteri affidati alle Regioni. A riprova che si trattasse di un punto sensibile della Riforma, all'Eur persino il Governatore del Piemonte, il forzista Ghigo, esprime delle caute riserve sul coinvolgimento concreto delle Regioni nell'elaborazione della Riforma. LA RIFORMA VA IN CONSIGLIO - Licenziati gli Stati Generali, per Letizia Moratti è arrivato il momento della stesura di un apposito disegno di legge con il quale modificare la legge 30. Inizia cioè il tempo della politica, fatto di logiche e criteri nei quali la Lady di Ferro non sembra del tutto a proprio agio. Agli Stati Generali infatti il Ministro non fa in tempo ad escludere con fermezza il ricorso alla Legge Delega che viene smentita il giorno dopo dal Ministro La Loggia. Il disegno di legge viene presentato in Consiglio dei Ministri l'11 gennaio scorso. Otto articoli in sette pagine che subiscono però un inatteso e brusco stop. Nonostante sia Berlusconi che Fini si affrettino a dichiarare il loro sostanziale favore nei confronti della proposta Moratti, il disegno di legge viene bloccato dalle osservazioni critiche del Ministro dell'Economia Tremonti che individua delle carenze di copertura finanziaria, e da quelle del Ministro Giovanardi, che raccogliendo le proteste della Cisl scuola, giudica un grave danno alla scuola dell'infanzia e a quella elementare l'aver anticipato l'ingresso rispettivamente a due anni e mezzo e cinque e mezzo.L'anticipo era però una conseguenza necessaria del ripristino dei cinque anni di Superiori fortemente voluto da AN. Senza ingresso anticipato infatti gli alunni sarebbero usciti dopo 13 anni di scuola e non 12 come l'Unione Europea invece consiglia.COSA PREVEDE LA RIFORMA - Il ddl prevedeva inoltre una scansione dei cicli in bienni, disegnando un'architettura complessiva composta da tre anni di scuola dell'infanzia, cinque di elementari con eliminazione dell'esame di quinta e spostando la valutazione alla fine del sesto anno o primo di media. Quest'ultima sarebbe rimasta di 3 anni con esame finale al terzo. In questo modo sarebbe rimasta in piedi quella iniziale raccomandazione morattiana di una unitarietà tra scuola elementare e scuola media, che raccogliendo le indicazioni della stragrande maggioranza di pedagogisti, in un certo senso lasciava ancora in vita una larvale eredità della riforma berlingueriana.

I Licei sarebbero stati di cinque anni e con otto indirizzi e oltre al cosiddetto doppio canale, si prevedeva anche l'alternanza scuola/lavoro a partire dal quindicesimo anno di età e la possibilità di fare carriera per i docenti. Ma quel che più conta dal punto di vista costituzionale il ddl ancorava fermamente a livello Statale la promozione "dell'apprendimento in tutto l'arco della vita assicurando a tutti pari opportunità". LE MODIFICHE - Dopo lo stop dell'11 gennaio inizia quindi per il disegno di legge il lungo viaggio nella maggioranza di Governo. Da questo viaggio la riforma Moratti uscirà ulteriormente modificata. Principale protagonista dell'ennesimo ritocco il CCD/CDU, vettore delle resistenze al cambiamento dei maestri d'asilo e delle scuole private cattoliche dell'infanzia che gestendo le cosiddette "primine", si sarebbero viste erodere una buona fetta del loro mercato dall'ingresso anticipato. Il testo che oggi andrà in Consiglio dei Ministri eliminerà dunque il famigerato ingresso anticipato, limitandolo al 28 febbraio. Si potranno perciò iscrivere al primo anno delle materne i bambini che avranno compiuto tre anni entro quella data e alla prima elementare chi ne avrà compiuti sei. Ma a cambiare vistosamente nel nuovo testo è l'articolazione dei bienni, non bene accetta dal responsabile scuola del CCD Beniamino Brocca ma neanche particolarmente ben vista da AN. La nuova architettura sarà dunque un 1+2+2 per le elementari con rispristino della valutazione in quinta elementare; la media resterà con un 2+1, con esame in terza e le superiori saranno un 2+2+1 con esame finale di Stato. Il nuovo ddl prevede inoltre che i programmi saranno definiti su base nazionale mentre una quota sarà gestita dalle Regioni, mentre viene confermato lo studio di due lingue straniere alle medie e una alle elementari. Confermata anche l'alternanza scuola/lavoro dopo i 15 anni. (1 FEBBRAIO 2002; ORE 13:36)

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Di nuovo, nell'articolo su Il Messaggero Veneto, viene ribadito il carattere di democraticità e di consultazione dal basso della nuova riforma e poi vi sono notazioni lacrimevoli su Silvietto che lavora tantissimo ecc. ecc. Lungi da essere rintontimenti dell'articolista, queste notazioni hanno lo scopo di far vedere il lato umano delle persone, coinvolgendo emotivamente per una illusione di democraticità...

Il premier: Letizia Moratti ha presentato la prima vera riforma dopo quella di Gentile
Sì del governo alla nuova scuola
In prima a 5 anni e mezzo, subito l’inglese, parità liceo-istruzione professionale


ROMA – Una riforma di «buon senso», che modifica la scuola dal suo interno, «attraverso le materie», invece che dall’esterno, senza puntare a vistosi cambiamenti esteriori. È entusiasta il premier Berlusconi, che parla di «operazione strategica e di riforma organica che, per la scuola, manca da 70 anni». Insomma, una data storica: dopo la riforma Gentile, ecco servita la riforma Moratti, esulta Berlusconi, ma con una novità, ovvero che «questa operazione è partita dal basso e ha coinvolto tutte le realtà della scuola italiana: docenti, studenti, genitori, associazioni». Sarà «una scuola più libera e più flessibile, che darà maggiori opportunità ai ragazzi di scegliere percorsi più coerenti con le proprie attitudini e vocazioni», fa coro la Moratti, mentre Berlusconi sottolinea che la nuova scuola «dovrà imparare a mettersi in competizione», una competizione tra realtà pubbliche e private e tra scuole pubbliche fra loro. Il testo presentato dalla Moratti è stato approvato senza modifiche, dopo i dissapori del precedente consiglio dei ministri. Con un cambiamento importante rispetto a quello di cui si discusse l’11 gennaio e che non passò per le obiezioni di varie componenti del governo: sparisce il biennio di raccordo tra elementari e medie che non aveva convinto, tra gli altri, Fini. Non è stata accolta, invece, la critica di Ccd e Cdu sull’inizio delle elementari a 5 anni: la Moratti ha optato per i 5 e mezzo. La richiesta di Bossi di dare maggior impulso federalista all’impianto della riforma è stata accolta su un punto preciso: la formazione professionale dei docenti, che passa alle Regioni.
Inglese fin dalla prima elementare, 2 lingue straniere dagli 11 anni in poi, pari dignità fra liceo e istruzione professionale, possibilità di accesso all’università per tutti, possibilità di frequentare materne ed elementari con 6 mesi d’anticipo. E’ la riforma della scuola disegnata dalla legge delega varata ieri dal governo. Serviranno docenti più preparati, motivati con stipendi adeguati. «Sono ottimista, spero che la possibilità di aumentare gli stipendi ci sia», risponde Berlusconi. Tre anni di scuola d’infanzia poi lo schema attuale 5-3-5, 5 anni di elementari (scuola primaria), 3 di medie (scuola secondaria di primo grado) a formare gli 8 del primo ciclo, 5 anni di superiori (4 per chi segue il percorso professionale). Le novità sono all’interno: la primaria è organizzata in un anno e 2 bienni, la secondaria in un biennio e un anno. Il liceo in 2 bienni e un anno finale, la professionale in un triennio, più un anno, più un anno integrativo per accedere all’università o alla formazione tecnica superiore. Ogni 2 anni nello scrutinio di giugno ci sarà una verifica didattica-valutativa degli studenti. Chi ha debiti sarà fermato per un anno. Alla fine di ogni anno, invece, promozione con o senza debiti. Gli esami di Stato diventano 2: alla fine del primo ciclo e maturità. Scompare il titolo «licenza elementare».
Potranno essere iscritti a materne ed elementari i bambini che compiono gli anni (3 o 6) entro il 30 aprile dell’anno successivo. Per il 2002-2003, invece, potranno essere iscritti i bambini che compiono l’età richiesta entro il 28 febbraio 2003. Ma questo solo se la legge viene approvata. L’obiettivo è arrivare a docenti tutti laureati (anche per materne e primarie). Nascerà una laurea triennale specifica con obbligo di specializzazione e tirocinio. «Ci sarà poi la possibilità di carriera legata all’acquisizione di crediti universitari» spiega il sottosegretario Valentina Aprea. Il che significa stipendi differenziati fra chi si aggiorna e chi non lo fa. Nascono nuovi licei: economico, tecnologico, musicale, scienze umane. La riforma a regime nel 2008, con intenzione di partire subito con prime e seconde elementari.
Berlusconi ha parlato anche di sanità. «C’è un accordo governo-Regioni ad impegnarsi per ridurre le liste d’attesa in richieste ed esami medici a 15 giorni». Il premier ha anche illustrato un pacchetto di iniziative sul fronte della lotta alla droga, della prostituzione giovanile e della micro-criminalità. Il Cavaliere ha commentato con una battuta il super-lavoro quotidiano: «Speriamo di reggere, perchè davvero la fatica è tantissima. E io non ho mai, mai lavorato così tanto in vita mia».

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Più equilibrato un articolo di ieri su La Repubblica, dove vengono avanzate "perplessità"

SABATO, 02 FEBBRAIO 2002 Stampa questo articolo


Pagina 8 - Cronaca

Il consiglio dei ministri ha approvato la legge delega del ministro Moratti. Comincia ora il lungo iter per l'applicazione

Scuola, il governo vara la riforma

In classe a 5 anni e mezzo, lingue in prima elementare


MARIO REGGIO

ROMA —Letizia Moratti ce l'ha fatta. Ieri il Consiglio dei Ministri ha dato il via libero ai sei articoli del decreto che affida la delega per la riforma della scuola italiana. Ora il testo passerà all'esame delle commissioni parlamentari, verrà discusso dalla Conferenza unificata StatoRegioni. Poi andrà in aula, Camera e Senato, per diventare legge. L'opposizione annuncia battaglia. La maggioranza si dice sicura di farcela. Una volta diventata legge, il governo avrà due anni per emettere i decreti legislativi necessari, ed altri sedici mesi per eventuali correzioni. Entro 90 giorni dal probabile via libera delle Camere, il ministro Moratti dovrà presentare al Consiglio dei ministri il piano programmatico degli interventi finanziari su una serie di punti: riforma degli ordinamenti scolastici, sviluppo delle tecnologie informatiche, valorizzazione professionale dei docenti, rimborso delle spese di autoaggiornamento degli insegnanti, dispersione scolastica e adeguamento delle strutture edilizie.
«La prima vera riforma dopo quella di Gentile» ha commentato il premier Silvio Berlusconi con aria soddisfatta, suscitando non poche perplessità tra i partecipanti alla conferenza stampa che si è svolta a Palazzo Chigi. «Così la scuola sarà più libera, seria, flessibile e rigorosa», ha affermato il ministro Letizia Moratti. Vediamo ora cosa cambia e cosa resta. Una premessa. Lo schema di riforma, elaborato dalla commissione Bertagna in sei mesi, è stato gettato alle ortiche dopo la verifica con i partiti di maggioranza. La commissione di esperti aveva raccomandato al ministro di evitare gli ingressi anticipati alle materne e alle elementari, consigliava di ridurre a quattro anni le scuole superiori, aveva ipotizzato i cicli biennali e tra questi uno ponte tra la quinta elementare e la prima media. Niente di tutto questo.
Iniziamo dagli anticipi. A partire dal prossimo anno scolastico i bimbi che compiono 3 o 6 anni entro il 28 febbraio potranno iscriversi al primo anno della materna e della elementare. Dopo una verifica il ministro deciderà se ampliare il periodo al 30 aprile. La Moratti ha promesso di riaprire le iscrizioni a materne ed elementari appena la legge delega verrà approvata. Passiamo alle scuole superiori: gli anni restano, o tornano, a cinque. Le proteste di gran parte dei partiti di maggioranza ha convinto il ministro a fare retromarcia. Niente biennio ponte tra la quinta elementare e la prima media. Con un artificio matematico i bienni vengono spostati in nome di una separazione netta tra elementari, cinque anni, medie di tre anni e superiori di cinque. Passiamo alle bocciature: il sottosegretario Valentina Aprea aveva annunciato che le verifiche si faranno ogni due anni, e chi non ce la fa si ferma un anno. Anche alle elementari. Perplessità diffusa. Ieri il ministro Moratti l'ha smentita in conferenza stampa: le bocciature partiranno dalle scuole medie. Come succede adesso. Torna il 7 in condotta, un provvedimento già preso dal ministro Moratti. Scompare l'obbligo scolastico, nasce il «dirittodovere» all'istruzione e alla formazione che lo Stato dovrà assicurare per 12 anni. La prima lingua straniera si comincerà a studiare in prima elementare, la seconda a partire dalla prima media. Salta l'esame di quinta elementare, resta quello di terza media. A questo punto lo studente dovrà scegliere tra i licei, divisi in otto indirizzi (classico, artistico, economico, linguistico, scientifico, tecnologico, musicale, scienze umane) e la formazione professionale (che prevede stage in azienda dopo i 15 anni). Chi sceglie i primi seguirà un corso di studio di 5 anni, prima di arrivare alla maturità, e le commissioni saranno formate solo da docenti interni alla scuola. Chi opta per la formazione professionale studierà per quattro anni, poi ha due strade: ancora un anno, l'esame e l'istruzione tecnica superiore. Oppure un anno integrativo, la maturità e l'università. Gli studenti potranno passare dai licei alla formazione e viceversa. Chi gestirà la formazione professionale? La Costituzione e la riforma del titolo V delegano l'intera materia alle Regioni. Il decreto prevede, invece, una delega al governo, «ferme restando le prerogative dei governi regionali». Una scelta che ha già provocato una levata di scudi da parte delle regioni. I programmi di studio di licei, medie ed elementari avranno una quota nazionale ed una riservata alle regioni.

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