E' uscito il nuovo numero della news letter "Fuori Registro" . Ecco il sommario:
Sommario Terroristi
di Giorgio Boni
Per Libera
di Vincenzo Viola
Caro Presidente, ci affidiamo a Lei...
di Lucia Bonaffino
Scuola dell'infanzia: non vogliamo questa riforma
di Teresina Vignola
Confessioni di un eretico hi-tech
di Sergio Pennacchietti
Avatar, mondi virtuali
di Emanuela Cerutti
La rivista di storia
di Giovanna Casapollo
Perplessità
di Gianni Mereghetti
Per un nuovo jaccuse degli intellettuali
di Federico Repetto
Omaggi
di Pierpaolo Paolizzi
Pulci nella mente
di Elpidio Iorio
Libertà per le Associazioni e riconoscimento del loro pubblico ruolo
di Rolando A. Borzetti
Caro onorevole, quale pena rende giustizia?
di Vincenzo Andraous
Carovana antimafia in Lombardia
di Libera
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Riportiamo dalla news letter di cui sopra un interessante articolo sull'informatica
nella scuola. Il tenore dell'articolo è condiviso da chi scrive. Tale
idee vengopno proprio da chi utilizza il computer quotidianamente e non certo
da novizio. Non sarà che l'utilizzo prolungato del computer nella didattica
favorisca il progetto complessivo di ignoranza?...
Confessioni di un eretico hi-tech
di Sergio Pennacchietti
Il titolo riprende quello del bel saggio dell'astronomo americano, uno dei
padri di Internet Clifford Stoll, Confessioni di un eretico hi-tech. Perché
i computer nelle scuole non servono, TO, Garzanti, 2001
Il progetto di riforma Moratti intende realizzare (qualcuno aveva dei dubbi?)
le poche, ma chiare, idee enunciate nella famosa ricetta delle tre i,
pubblicizzata a suo tempo nei manifesti preelettorali di Berlusconi. Ricordate?
Inglese, Internet, Impresa (non ricordo bene lordine degli
addendi, ma tanto il risultato non cambia
).
Scorrendo infatti gli articoli della Delega al Governo, possiamo verificare
la centralità di queste I. Mi soffermerò solo sullinformatica
e su internet, che (insieme alle lingue straniere) sono gli unici contenuti
didattici esplicitati nello scarno e generico documento.
Si parla (art.2 punto f) di alfabetizzazione nelle tecnologie informatiche
fin nella scuola primaria (dai 5 anni e mezzo, quindi) e a proposito della
scuola secondaria di primo grado si dice che cura lapprofondimento
nelle tecnologie informatiche.
Per quanto riguarda il secondo ciclo, si dice che esso:
.è
finalizzato a sviluppare lautonoma capacità di giudizio e lesercizio
della responsabilità personale e sociale; in tale ambito [sic!], viene
curato lo sviluppo delle conoscenze relative alluso delle tecnologie
informatiche e delle reti
.
In realtà questa centralità dellinformatica e della rete
nellattività scolastica era già stata sostenuta (seppur
in maniera meno invasiva) da vari ministri, in particolare da Berlinguer.
Credo sia proprio giunto il momento di aprire un dibattito di valutazione
critica di quello che è stata linvasione dei computer nelle scuole,
anche per prepararci a difendere la scuola da tutto ciò.
Tutti conosciamo i costi di questa ormai decennale operazione di informatizzazione
della didattica, propagandata culturalmente dai vari Maragliano
e sostenuta certamente dalle potenti multinazionali dellinformatica.
I docenti sono stati bombardati da corsi di aggiornamento, pressioni di ogni
tipo (la scuola non va? E colpa della didattica antiquata! La soluzione
del successo formativo? Il computer, la multimedialità, gli ipertesti!).
I pochi insegnanti che hanno fatto resistenza sono stati costretti a sentirsi
irrimediabilmente vecchi, incapaci di modernizzarsi.
Per quanto mi riguarda sono stato tra quelli che a partire da una sensazione
di oggettiva difficoltà a dare risposte al problema dellefficacia
della didattica mi sono buttato con entusiasmo nella novità.
Ho costruito con i miei studenti ipertesti, ho utilizzato internet, ho fatto
lezioni con i Cd-rom. La mia scuola (un liceo scientifico) ha acquistato ben
tre laboratori di informatica, utilizzati dagli insegnanti di matematica (Piano
Nazionale per lInformatica), dai colleghi di lingue, da molti insegnanti
di altre materie.
Ma in questi ultimi anni mi sembra che lentusiasmo (non solo a me) stia
progressivamente calando, e non credo solo perché si è scoperto
che lutilizzo di queste macchine porta via al docente un sacco di tempo.
Sempre più colleghi scoprono che gli studenti dal computer ricevono
assai pochi stimoli a ragionare (si accontentano di verificare che
chissà come il programma fa così bene i grafici al posto
loro, che nella rete trovi davvero tutto (ma chi insegna a distinguere la
qualità dellinformazione?) con grande facilità (oh, come
sono belle queste tesine multimediali
).
Eppure ancora oggi studiosi di ogni genere ci bombardano con idee peregrine,
tipo quella dell apprendimento incidentale, che consisterebbe
nel fenomeno miracoloso per cui si acquisiscono conoscenze senza accorgersene,
saltando di qua e di là con il click del mouse (è più
o meno il meccanismo su cui si basa la forza della pubblicità).
Ho però la sensazione che stia affiorando in più dun docente
la convinzione che non bastino più i facili slogan o le affermazioni
assiomatiche, ma occorra appunto aprire un dibattito critico su
tutta loperazione, che ci ha travolto senza darci il tempo di riflettere
e sia quindi ora di valutare tutta la vicenda, fuori dagli acritici entusiasmi
pionieristici e, soprattutto, con in mano i risultati delle nostre seppur
parziali esperienze dirette.
Il clima certo non è dei migliori: discorsi come questi possono apparire
eretici a chi, astrattamente e/o da pedagogista, continua a diffondere (astuto
o folle) le magnifiche sorti e progressive della scuola rinnovata dallinformatica.
Per parte mia consiglio la lettura del libro di Stoll (Confessioni di un eretico
hi-tech), che analizzando la realtà degli U.S.A. - smitizza
con argomenti convincenti i grandi discorsi sullutilità di questi
strumenti nelle scuole, arrivando più che altro a mostrare quali possono
essere i danni di una didattica impostata su queste macchine.
Ci sarà qualcuno mi chiedo - che organizzi incontri, dibattiti,
questa volta non solo propagandistici, su questi argomenti? O si tratta di
argomenti tabù, visti gli interessi che sono in gioco?
Certamente ho presente le possibili accuse: ecco il solito insegnante conservatore
che criminalizza luso dei computer (come qualcuno ancora fa della televisione):
in realtà io sono ben convinto dellutilità dellinformatica
nella nostra società: quello che non condivido è che venga considerato
importante dedicare ore ed ore di scuola (ovviamente non mi riferisco a scuole
di tipo tecnico, né tantomeno professionali) per imparare quello che
ciascuno può imparare facilmente e in poco tempo fuori dalla scuola
(ad esempio ad usare word oppure excel). Ben altre cose a mio parere
andrebbero fatte a scuola: penso ancora ad un idea di scuola primaria
dove si impari a scrivere con la penna, si facciano i calcoli con le dita
delle mani, ecc. e più in generale penso ad una scuola come luogo di
formazione
Sergio Pennacchietti
Liceo E.Vittorini - Milano
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Da Kataweb, sulla riforma degli organi collegiali:
Organi collegiali, riforma sotto tiro
La Cgil sta organizzando "una grande mobilitazione" in tutte le
scuole alla quale hanno già aderito anche i Verdi; la Uil esprime "netto
dissenso" e annuncia iniziative di "pressione e informazione"
nei confronti dei parlamentari; l'Unione degli studenti proclama tre giornate
di mobilitazione nazionale (dal 6 all'8 marzo) con manifestazioni in varie
città: le critiche che erano subito piovute sulla riforma degli organi
collegiali che arriverà in aula alla Camera i primi di marzo dopo essere
stata approvata dalla Commissione cultura, si stanno ora trasformando in concrete
iniziative di protesta.
La Cgil scuola, bocciando il provvedimento, invita "tutti coloro che
considerano la natura pubblica dell'istruzione una valore e la democrazia
un diritto" a contribuire "alla promozione di una grande e duratura
mobilitazione in tutte le scuole in concomitanza con la prossima discussione
parlamentare del disegno di legge".
Il testo di riforma degli Organi collegiali della scuola - afferma infatti
il segretario generale della Cgil Scuola, Enrico Panini - "è pessimo.
Con pochi articoli si trasforma la scuola in impresa. I docenti sono ridotti
al ruolo di semplici esecutori, il personale che opera nei servizi è
scacciato da ogni istanza di partecipazione come fossero appestati, sui genitori
si scarica una cultura familistica in base alla quale si alimenta la convinzione
che l'istruzione abbia una dimensione localistica, il dirigente diventa il
soggetto sul quale si accentrano poteri e responsabilità in un'assurda
e inaccettabile commistione fra indirizzo e gestione".
Secondo Panini "siamo in presenza di una operazione chiaramente ideologica
che renderà le scuole più povere di partecipazione proprio quando
l'autonomia scolastica avrebbe consentito, finalmente, decisi passi avanti
rispetto alla situazione precedente".
Sulla stessa lunghezza d'onda anche il segretario della Uil scuola, Massimo
Di Menna: "Purtroppo, dopo tanto discutere è uscita una mediazione
che rischia di determinare sfiducia nel personale e problemi alla gestione
delle scuole". La Uil Scuola evidenzia, tra l'altro, tre elementi "molto
negativi": "l'incomprensibile esclusione del personale Ata, che
invece ha una presenza anche nei consigli di amministrazione delle università;
l'introduzione del garante degli utenti che, addirittura, solo in quanto il
più votato tra i genitori assume la presidenza del comitato di valutazione;
la mancata modernizzazione attraverso un'equilibrata presenza delle componenti
esterne quali le forze sociali, e la semplice diatriba tra numero dei genitori
e numero dei docenti". Rimane "forte la preoccupazione per l'autonomia
didattica del corpo docente e su questi aspetti - ha concluso il leader sindacale
- la Uil è impegnata ad organizzare modalità di pressione e
informazione nei confronti dei parlamentari, per evitare l'approvazione di
un testo che creerebbe tensioni, demotivazioni e problemi alle scuole".
Sul piede di guerra anche l'Unione degli studenti. Dal 6 all'8 marzo, sono
state proclamate tre giornate di mobilitazione nazionale, con manifestazioni
in varie città. Slogan della protesta, mutuato dal dialetto partenopeo,
"Acca' nisciuno è fesso!". Sono in programma manifestazioni,
assemblee, sit-in e azioni simboliche di disobbedienza: "Ci presenteremo
ad esempio ai consigli di istituto indetti nelle scuole per quei giorni -
hanno spiegato gli studenti - in numero superiore rispetto a quello oggi previsto,
vale a dire tre o quattro, e prenderemo tutti la parola".
L'obiettivo, sottolinea l'Uds, è "costruire un'alleanza anche
con le altre componenti della scuola, per chiedere che questa sia innanzitutto
luogo di presenza democratica". Un no deciso, quindi, quello pronunciato
dall'organizzazione studentesca nei confronti della riforma messa a punto
dal ministero dell'Istruzione e della nuova articolazione degli organi collegiali
che, afferma l'Uds, "non lasciano spazi reali di discussione e partecipazione
all'interno delle scuole". L'Uds contesta, inoltre, la "farsa"
del cambio di nome da Consiglio di amministrazione a Consiglio di scuola per
il principale organo di autogoverno degli istituti: "Il punto - rilevano
gli studenti - è che tale organo non ha alcun potere reale nè
facoltà di decidere in merito alle questioni sostanziali della vita
scolastica. Non è un problema di numero degli studenti al suo interno
rappresentati, nè un problema formale di nome, la questione vera è
la funzione che si vuole riconoscere a questo organo fondamentale". Infine,
conclude l'Unione degli studenti, "siamo nettamente contrari all'impostazione
aziendalistica che si vuole dare alle scuole attraverso i nuovi organi collegiali.
La dimostrazione, se ve ne fosse bisogno, è la prevista figura del
garante dell'utenza: una figura inaccettabile perchè nella scuola è
assurdo parlare di utenza".
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