30 March, 2002

Giornata di calma sui giornali, in un articolo su La Stampa di Biella il comune di Cossato, a maggioranza centrosinistra stigmatizza la controriforma Moratti...

(Del 30/3/2002 Sezione: Biella Pag. 39)

REPLICA LA MINORANZA: E' SOLO UN ATTO DI STRUMENTALIZZAZIONE PER ATTACCARE IL GOVERNO «La riforma Moratti è da buttare» Scuola, il Consiglio comunale di Cossato «boccia» il ministro
COSSATO

La riforma Moratti sulla scuola è da buttare: a sostenerlo è una mozione approvata l'altra sera in Consiglio comunale dalla maggioranza di centro-sinistra. Gravi gli effetti che produrrebbe sul sistema scolastico pubblico a cominciare dai tagli al personale: in città ci sarebbero due insegnanti in meno per la lingua straniera e, salvo deroghe, dieci in meno di sostegno ai bambini sordomuti e agli handicappati psico-fisici (a livello regionale il dato è di 560 tagli fra i docenti). Senza considerare le difficoltà cui andrebbe incontro l'assessorato all'Istruzione con l'abbassamento dei limiti d'età per l'iscrizione alle materne (due anni e mezzo) e alle elementari (cinque anni e mezzo): secondo la direzione didattica cossatese, le liste d'attesa negli asili e le iscrizioni nei plessi elementari aumenterebbero dal prossimo anno di circa 70 unità. Nessuna spesa, invece, se non quelle già preventivate, per la ristrutturazione degli edifici alla luce dell'accorpamento delle classi fino a 29 alunni (25 per quelle in cui è presente almeno un portatore di handicap). Molte le perplessità sollevate dal documento presentato da Mariangela Franzoni: oltre alla riduzione del personale docente e alla costituzione di classi ad elevato numero di studenti, vengono sottolineate la soppressione dell'insegnamento di una lingua straniera nelle prime classi elementari, la revoca dell'organico funzionale a scapito delle sperimentazioni e dei progetti e la perdita del tempo prolungato e pieno. «Nella conferenza Stato-città - ha detto il sindaco Sergio Scaramal - l'Anci aveva presentato una serie di emendamenti al ministro Moratti, che sono stati poi tutti disattesi facendo ricorso alla legge-delega. In questo modo si scarica ai piccoli Comuni una serie di incombenze, come l'adeguamento edilizio delle aule e si penalizza il lavoro dell'insegnante pubblico che si troverà a controllare classi numerose ritornando indietro di cinquant'anni. Evidentemente il mercato privato ne trarrà vantaggio, fornendo un servizio più adeguato e quelli che potranno portare i figli nelle scuole a pagamento lo faranno». La presa posizione tuttavia non ha trovato repliche di merito da parte della minoranza. «E' un atto di strumentalizzazione - ha commentato Sonia Borin di Forza Italia - che tratta un problema marginale alla vita amministrativa della città e sembra essere un modo come un altro per attaccare il governo in carica».


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Alcuni piccoli problemi: non ci sarebbe la copertura finanziaria della legge delega sulla scuola e questo spiega il ritardo in parlamento, laconico Panini: i soldi non ci sono , articolo sempre su la Stampa:

(Del 30/3/2002 Sezione: Interni Pag. 10)

Scuola, resta senza fondi la riforma Moratti? Il ministero smentisce il blocco della legge delega sull´istruzione: i soldi ci saranno
ROMA

È «giallo» sulla copertura economica della legge delega sull´istruzione. Per tutta la giornata di ieri sono circolate voci sul presunto blocco del provvedimento alla presidenza del Consiglio a causa della mancanza di fondi. E le stesse voci, che però sono state smentite dal ministero competente, riferivano di una «bocciatura» da parte del Consiglio dei ministri della proposta di istituire un´area separata di contrattazione per i docenti. Ci sarebbero stati anche dissensi tra il ministro titolare dell´Istruzione e il collega Frattini sull´impegno assunto nelle scorse settimane per l´istituzione di un´area separata di contrattazione tra personale tecnico amministrativo e docenti. Quanto alla legge delega sull´istruzione, il piano pluriennale di investimento sul personale, previsto dall´art. 1 del disegno di legge, non avrebbe copertura economica e questo, sempre secondo quanto si apprende, spiegherebbe perché nonostante il Ddl sia stato approvato dal Consiglio dei ministri a metà marzo, esso non sia ancora stato inviato al Senato per l´avvio della discussione. Le stesse fonti sottolineano che a questo punto appare possibile che il Consiglio dei ministri riaffronti l´intera materia e da più parti si avanza l´ipotesi che una possibile soluzione di tipo finanziario possa derivare da riduzioni di organico. Il commento della Cgil è laconico: «È noto che la riforma Moratti non ha copertura finanziaria. D´altra parte, nei prossimi anni non ci sono risorse per la scuola pubblica mentre si prevede un "costante aumento" di quelle destinate al settore privato», afferma il segretario della Cgil-Scuola Enrico Panini.


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E questa è la notizia di agenzia stampa dalla quale partire sulla questione dei fondi alla legge delega sulla scuola...

SCUOLA: SI PROFILA UN RIESAME DELLA RIFORMA MORATTI
Roma, 29 mar. - (Adnkronos) - Il disegno di legge delega per la riforma della scuola, approvato in seconda lettura lo scorso 14 marzo, potrebbe aver bisogno di un nuovo passaggio in Consiglio dei ministri. Sarebbero infatti emersi problemi per la copertura finanziaria. Il ministro dell'Istruzione Letizia Moratti, si era infatti impegnata con i sindacati a creare una area di contrattazione separata per docenti e nopn docenti, incontrando pero' il parere negativo del ministro Frattini, che contestava di aver appreso la questione dalla stampa. A quanto si apprende, il Consiglio dei ministri di ieri avrebbe bocciato la proposta.
(Sin/Zn/Adnkronos)
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Invece sul problema più generale dello sciopero ... generale ecco un interessante articolo su Il Corriere della Sera, facciamo dunque attenzione alle manovre...

Ripresa delle trattative In campo i pontieri dei poli

ROMA - Il loro momento arriverà fra poco più di due settimane. Dopo il convegno parmense della Confindustria, fissato per il 12 e 13 aprile. E dopo lo sciopero generale di Cgil, Cisl e Uil del 16 aprile. Ma i pontieri della maggioranza e dell’opposizione sono già al lavoro per cercare una via d’uscita per la ripresa della trattativa governo-sindacati, superando quello che è diventato un autentico fossato: la modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. E’ un’impresa ardua, già tentata, finora senza grandi risultati, sia dal Biancofiore di Follini, Buttiglione e D’Antoni, sia da An, partito che Gianfranco Fini vuole accreditare come forza della maggioranza che lavora per il «cambiamento tranquillo». Ai pontieri del centrodestra adesso si è aggiunta anche una pattuglia di centrosinistra: la Margherita di Rutelli, che ha deciso di fare quadrato attorno a Savino Pezzotta mettendo in campo l’ex segretario della Cisl Franco Marini e gli ex ministri dell’Industria e del Lavoro, Enrico Letta e Tiziano Treu. Un ruolo chiave potrebbe averlo anche l’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato.
Francesco Storace, leader della Destra sociale di An e Governatore del Lazio, non nasconde le sue perplessità: «In due anni di governo regionale - confessa - ho incontrato frotte d’imprenditori che mi hanno chiesto infrastrutture, formazione, alleggerimenti fiscali. Nessuno che mi abbia mai parlato dell’articolo 18». Adesso Storace propone di aprire un tavolo con le regioni, «una cosa - dice - che consentirebbe a governo e sindacati di non perdere la faccia» e di sgombrare il campo dal macigno dei licenziamenti. Il presidente del Lazio rivendica le competenze regionali in materia di lavoro, quindi anche sull’articolo 18, appellandosi al nuovo titolo quinto della Costituzione. Forte di un mandato del Consiglio regionale «votato da tutte le forze politiche della Casa delle libertà», Storace ha già posto il problema ai presidenti di Camera e Senato che hanno girato il quesito alle rispettive commissioni Affari Costituzionali.
«Tutto quello che serve a togliere dal tavolo l’articolo 18, va bene», sostiene Enrico Letta in prima fila tra i pontieri della Margherita che offrono una sponda al riformismo cislino, ma anche alla Uil di Angeletti. L’idea è quella di ripartire da Libro Bianco, anche perché solo mettendo in campo tutti gli ammortizzatori sociali che consentono a chi perde il lavoro di affrontare la situazione si può depotenziare l’articolo 18. Insomma, occorre mettere mano allo «statuto dei nuovi lavori, per dare garanzie ai lavoratori atipici che non ne hanno». Ma è una partita che «si gioca sui soldi e per venirne a capo occorre una cifra equivalente a diecimila miliardi di vecchie lire».
Tiziano Treu, ex ministro del Lavoro, avverte: l’unico modo per uscire dall’impasse è «riprendere la trattativa dal Libro Bianco. Mi sembra un’offerta più che ragionevole. Quello non è un testo messo a punto da Cofferati. E’ un documento dell’esecutivo». E l’articolo 18? «Nel Libro Bianco si parla solo di ammortizzatori sociali. Quello che Blair ha già fatto».
«Il dialogo deve riprendere - concorda il presidente del Ccd, Marco Follini - ma il problema non è di togliere dal tavolo l’articolo 18, semmai è quello di aggiungere le misure di garanzia del Libro Bianco. Il muro contro muro non porta da nessuna parte».
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