Innanzitutto due articoli su Il Manifesto di ieri, il primo su una cosa che è roiuscita a passare al senato nella discussione dello scudo fiscale e che è abbstanza grave e fa vedere come l'attacco è on genere ai diritti dei lavoratori e non solamente all'art.18 (che ne è diventato simbolo...):
Diritti sindacali sispesi per tre anni
PAOLO ANDRUCCIOLI
Ci sono riusciti. Al senato il governo Berlusconi è riuscito a far
passare un emenda-mento al decreto sullo scudo fiscale che sospende i diritti
sindacali per quelle aziende che scelgano di uscire dal sommerso. Si tratta
di una norma a tempo, perché vale solo per tre anni, ma e un precedente
gravissimo. Si e trattato infatti di un vero e proprio blitz, che era state
tentato - in modi analoghi - anche per 1'articolo 18. Siccome contro la legge
delega del mercato del lavoro e montata 1'opposizione dei sindacati (che a
quanta pare non sono affatto isola-ti), allora il governo ha provato a far
rientrare dalla finestra i provvedimenti di modifica dello Statuto dei lavoratori
attaccandoli appunto al decreto fiscale, che invece viaggia spedito verso
1'approvazione finale. Per 1'articolo 18 - vista anche la forte reazione dei
senatori dell'opposizione, soprattutto di quelli diessini - non ci sono riusciti.
Per i diritti sindacali invece si. Il senato ha approvato quindi una norma
che sospende per tre anni tutti i diritti sindacali a quei lavoratori che
vengono fatti uscire dal «nero». Per Cgil, Cisl, Uil si tratta
di un fatto di una gravita estrema che non aiuterà certo la tanto decantata
ri-presa del dialogo. Su questo blitz abbiamo intervi-stato Giuseppe Casadio
della segreteria nazionale della Cgil.
Che cosa e successo al senate e di quale tassello si tratta nella battaglia
sull'articolo 18 e i diritti? Per capirlo, bisogna fare un passo indietro.
II provvedimento del governo sull'emersione del lavoro nero era gia contenuto
nel pacchetto dei 100 giorni. Ini-zialmente la scadenza era stata fissata
a novembre, poi e stata spostata a febbraio del 2002, poi proroga-ta fino
a giugno e ora si parla addirittura del novem-bre 2002. E' owio che il governo
sta in grande difficoltà anche su questo tema perché sappiamo
che in tutta 1'Italia solo 159 aziende hanno fatto richiesta di accedere ai
benefici di legge per la «sanatoria». Ora -per la precisione il
23 aprile - anche il decreto sullo scudo fiscale e in scadenza. Quindi il
governo cerca di accelerare su tutti e due i fronti. Al senato hanno provato
a far passare anche la modifica dell'articolo 18, ma non ci sono riusciti.
Hanno invece fatto vota-re la norma che sospende per tre anni i diritti sindacali.
In che cosa consiste esattamente questa norma e quanta pesa sui diritti dei
lavoratori?
II provvedimento prevede che se un'azienda fa uscire dal «nero»
un certo numero di lavoratori, questi non vengono conteggiati per 1'applicazione
dello Statuto dei lavoratori. In termini di diritto questi lavoratori praticamente
non esistono, non fanno numero per superare la soglia dell'applicazione di
molte norme, non solo quelle relative ai diritti sindacali. Noi stia-mo studiando
gli effetti di questo blitz anche dal punto di vista strettamente giuridico.
Perché e pos-sibile che questo provvedimento modificherà molte
altre leggi. Solo per fare qualche esempio: la legge sui lavoratori disabili
o le norme sulle tutele legali. Ma la cosa piu incredibile riguarda anche
le modalità di applicazione di questa nuova norma.
Che cosa intendi?
II riferimento per 1'azienda che vuole uscire dal som-merso sarà il
sindaco. II progetto per regolarizzare 1'azienda e quindi ottenere tutti i
benefici del caso dovrà essere sottoposto al sindaco della città
dove e ubicata 1'azienda stessa. A quel punto il sindaco potrà disporre
1'avvio della regolarizzazione in deroga a tutte le altre norme. Se il piano
viene accettato e anche possibile che vengano violate le norme ambien-tali,
quelle sulla sicurezza e quantaltro visto che la stessa norma prevede la deroga
dalla legislazione vi-gente. Si potrebbe verificare il paradosso di una azienda
che per uscire dal nero, nega i diritti fonda-mentali ai suoi dipendenti e
opera magari in am-bienti igienicamente insani o che producono danni ambientali.
Un bel risultato.
Uscire dal sommerso sarebbe comunque, in gene-rale, un fatto positive. Ma
qual e, secondo te, il vero li-mite delle proposte governative sul lavoro
nero?
Il vero limite di fondo delle proposte legislative del governo sta nel loro
presunto carattere di automaticità. Si pensa di innescare un meccanismo
automa-tico e non si risolve il problema di fondo: il lavorato-re puo chiedere
in qualsiasi momento conto dei suoi diritti passati. Invece di pensare agli
automatismi si doveva procedere al contrario. Essendo questo un fenomeno economico
e sociale molto complesso, non si può affrontare fuori da un contesto,
da una contrattazione con i sindacati, da forme di controllo e di repressione,
oltre che di incentivi. Se non si fa questo la battaglia contro il lavoro
nero si risolverà in un tragico flop.
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E il secondo articolo, sempre su Il Manifesto, riguarda ciò che abbiamo scritto ieri sulla mancanza di soldi per la riforma e la sparizione in parlamento della legge delega sulla scuola. C'è da piangere o da ridere contenti? Berlusconi aveva promesso che avrebbe tirato fuori i soldi, ma potrebbe essere un modo di rinviare senza perdere troppo la faccia...
Scuola, niente soldi per la riforma
Tremonti l'aveva detto: non ci sono soldi sufficienti per far partire la riforma
della scuola. Era il 14 marzo, giorno in cui il consiglio dei ministri aveva
approvato - in seconda lettura - il disegno di legge delega sulla riforma.
Niente paura aveva assicurato, in quell'occasione, Silvio Berlusconi: il governo
si impegna a garantire le risorse necessarie per rilanciare il sistema educativo.
Uomo di poche parole ma di molte cifre, il presidente del consiglio si era
sbilanciato sino a prevedere la consistenza dell'investimento: tra i 15 e
i 19 mila miliardi di lire.
Al momento non solo mancherebbero i soldi ma sembrerebbe persino sparito lo
stesso testo del provvedimento. A quest'ora, dovrebbe essere già approdato
in commissione Senato per l'avvio dell'iter parlamentare ma se ne sono perse
le tracce.
Così - ieri - cominciano a trapelare le prime indiscrezioni. Il disegno
di legge potrebbe tornare in consiglio dei ministri perché i conti
non tornano: in particolare il piano pluriennale di investimenti sul personale
previsto dall'articolo 1 del Ddl non avrebbe alcuna copertura economica. Alla
contrattazione separata per docenti e personale Ata proposta da Moratti si
era, tra l'altro, opposto lo stesso ministro Frattini. E parere negativo sarebbe
stato espresso - solo due giorni fa - dall'intero consiglio dei ministri.
Minimizza il dicastero di viale Trastevere: «Semplici problemi tecnici
- si limita a precisare - il disegno di legge era in visione alla presidenza
della Repubblica ma Ciampi era fuori Roma e non ha potuto prenderne visione».
Un po' poco per rassicurare quanti da sempre si dichiarano convinti della
fragile ossatura finanziaria del progetto-Moratti. «Ci si affida - dichiara
il segretario della Cgil scuola, Enrico Panini - all'avventura di cercare
risorse di Finanziaria in Finanziaria e intanto si penalizza pesantemente
il servizio scolastico pubblico con una drastica riduzione degli organici».
Panini non si mostra stupito dalle indiscrezioni né tantomeno - sostiene
- può far testo la precisazione del ministro dell'Istruzione apparsa
sul Corsera di martedì: «E' una excusatio non petita - dice -
e comunque conferma che per ora non ci sono soldi».
O meglio, ci sarebbero: 155 mila miliardi in previsione di bilancio per leggi
in corso di approvazione. Esclusa la scuola. Non quella privata certo - denuncia
Panini - per la quale è invece previsto un costante aumento di risorse.
Anche Massimo Di Menna, segretario della Uil-scuola, parla di «incertezza
assoluta» ma ne limita la portata alle risorse disponibili per il prossimo
anno. E, cauto, aggiunge: «Nulla può farci dire che ci sia una
difficoltà di copertura» Nulla tranne che la chiusa delle sue
stesse dichiarazioni: «C'è troppa indeterminatezza. Si sta partendo
col piede sbagliato»,
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E' uscito stamattina il nuovo numero di fuori registro, vi ricordiamo
che fuori registro è una news letter molto interessante che si può
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Ecco il sommario:
Sommario Con i nostri migliori auguri...
di Fuoriregistro
Due o tre cose dal Circo Massimo
di Antonio Limonciello
World Wide Korogocho
di Daniele Bacchi
Quali indicatori di qualità per l'integrazione?
di Salvatore Nocera
In difesa della scuola italiana
di Cnadsi
Navigando oltre confine...
di Emanuela Cerutti
Il movimento della bicicletta
di Paolo Manzelli
Riportiamo qui per esteso l'articolo di Limonciello a proposito della manifestazione di Roma:
Due o tre cose dal Circo Massimo
[]
Antonio Limonciello - 25-03-2002
Il silenzio richiesto per Marco Biagi e' calato sul Circo, prende forza il
vento nelle bandiere e tra le foglie dei lecci, li' sotto la casa di Augusto
milioni di persone finalmente unite.
In cielo 4 elicotteri, ricordo e minaccia, vigilano.
Il nostro nemico e' il terrorismo, che, se pure ci lascia la vita, ci toglie
la parola.
Lo sappiamo dal nostro atto di nascita, lo sappiamo perche' sempre e' stato
usato contro di noi, lo sappiamo perche' esso e' la negazione dei sogni che
tengono il nostro corpo miserevole.
Sappiamo che i terroristi sono contro di noi, perche' si affermano col potere
concentrato nell'atto di
pochi uomini - proprio come quelli che dicono di combattere - mentre la nostra
salvezza sta solo nella distribuzione e nella partecipazione di tutti, nel
riconoscimento della persona come soggetto di diritti
inalienabili.
Sappiamo perche' conosciamo la storia, e la storia ci dice che tocca a noi,
persone pacifiche e senza poteri, unirci e batterli, perche' mai apparati
repressivi e giudiziari riusciranno a farlo. Tocca a noi, come gia'
negli anni 1978-82, perche' essi si intendono piu' di fascismo che di democrazia.
Tocca a noi perche' sempre dalla storia sappiamo che gli apparati dello stato
sono piu' pronti ad usare i terroristi che non a
combatterli.
Tocca a noi, perche' solo noi possiamo battere il terrorismo senza cadere
in una spirale la guerra, tocca a noi perche' sappiamo che saremmo noi per
primi le vittime di tutte le guerre.
Questa e' la prima cosciente affermazione che correva lungo i 6 cortei di
Roma.
Il corpo di un povero cadrebbe subito in pezzi se non ci fosse la forza dei
suoi sogni a tenerlo unito. Cosi' ha concluso il suo intervento un emozionato
Cofferati.
Ecco, questo fa paura alla destra, e anche a una parte della sinistra, la
forza del sogno, non quello di avere una merce, tante merci che si rincorrono
una dopo l'altra, ma un sogno piu' grande di tutti, generare, con
atto d'amore generoso, l'affermazione dell'umanita' sognata.
Non si tratta di ottocentesche ideologie, ma del sogno sociale che parti'
dalla Palestina 2000 anni fa per giungere fino a noi, quello dell'uomo che
si riscatta dalla sua condizione e che lo vuole fare non con la violenza della
sopraffazione -che cosa sarebbe la "concorrenza del mercato" degli
uomini, o
libero mercato del lavoro?- ma attraverso atti d'amore generoso.
Nel Circo Massimo questo c'era, e da anni non ce lo raccontavamo, forse ci
vergognavamo un po', come usano fare gli adulti per le loro emozioni: forse
lo avevamo sostituito per le tante delusioni
subite, forse lo avevamo persino tradito per correre, soli, con le auto delle
pubblicita'.
E forse perche' alla fine ci siamo riconosciuti come bambini alla scuola dei
polli Amadori a ripetere inconsapevoli la lezioncina dell'allevatore, o forse
e' perche' i tanti rivoli di giustificazioni, che pure meritano rispetto,
non hanno piu' funzionato che ci siamo ritrovati in quella piazza immensa
che e' stata la Roma del 23 marzo 2002.
Il Circo Massimo non e' bastato, il discorso di Cofferati lo hanno potuto
sentire solo dal Colosseo alla Piramide passando per il Circo Massimo, chi
era piu' lontano non solo non e' mai giunto in piazza ma
neanche ha potuto ascoltare perche' i maxi schermi.e le amplificazioni non
andavano piu' in la'. Ed era sabato, e non c'era stato lo sciopero che permette
a tutti i lavoratori di partecipare.
Un popolo di sinistra?
Certamente, ma non solo e non riconducibile ai partiti di sinistra, era molto
di piu' e molto al di la'.
Nella manifestazione dell'Ulivo del 2 marzo 2002 non c'era un'idea di societa',
qui al Circo Massimo c'era, non c'era un sogno a tenere insieme "i pezzi
dell'uomo
povero", qui c'era, non c'era unità, qui c'era.
E' tutta qui la differenza tra il centro sinistra politico e il movimento
che si e' espresso sotto il sole di Roma.
Il Circo Massimo non e' stato un semplice no! E' stata l'affermazione viva
di una societa' sepolta dai media.
"La nostra identita' e' solidarieta'" e tutti si sono alzati in
piedi a confermare che quello era il punto.
Non c'e' stata tracotanza, lontana la cialtroneria dei minuetti politici televisivi,
neanche un attimo di retorica, Cofferati non sa cosa sia, neppure l'esibizionismo
classico di certe manifestazioni di massa.
Non erano dei reduci nostalgici quelli che sfilavano, neppure una societa'
che si sente minoritaria, no, c'e' stata fermezza, risolutezza, convinzione
profonda
di chi si sente di rappresentare il sentire di tutti gli uomini giusti.
Si e' capito che questo popolo qui non si smuovera' di un millimetro, che
ha i piedi piantati nella terra del Circo Massimo, che mettera' radici, e
che anche se sconfitto ricordera' e trasmettera' ai figli.
Non bastera' mentire sulle cifre, queste persone tornando a casa moltiplicheranno
forme e contenuti di altri movimenti.
Non rispettarli, non tenere conto di ciò e' miopia e corto respiro.
Si e' capito, da Genova 2001, che una nuova semina e' in atto, e forse ora
viene primavera, primavera in movimento, volti antichi e volti infantili,
volti di donne e uomini nascosti nei retrobottega della sconvenienza
televisiva, quelli che insaccano fegatini di pollo o impastano il pane, quelli
che puliscono i vecchi e i malati o lavorano in fonderia, quelli che puliscono
le strade e quelli che preparano le merendine che altri senza brufoli mangiano
nella pubblicita'.
Queste sconvenienze hanno percorso le strade di Roma, brutti insaccati sono
emersi a rivendicare diritti, non difendono vecchi diritti ne pretendono di
nuovi,
non difendono se stessi ma il futuro di chi verra', ecco l'atto di generosita'
che sembrava non esistere piu'.
Quel popolo non era li' per il posto di lavoro per se, come la propaganda
dei megafoni governativi va dicendo, quel popolo era li' per il sogno che
i padri possano lasciare un mondo migliore ai loro figli.
Ecco cosa e' stato Roma 23 marzo 2001.
E quando si e' li a milioni capisci che possiamo riprendere parola, che se
la televisione e la stampa ce l'hanno negata noi possiamo prenderla nei
luoghi di lavoro, nelle piazze fisiche e nelle piazze virtuali, ovunque ci
siano donne e uomini liberi e generosi, ovunque i mezzi lo consentono.
E' questa la forza delle democrazia vera, quella delle persone che si incontrano
e sono pari, in luoghi di uomini pari.
Non piu' spettatori, questa e' la nostra vita.
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Un articolo su Il Messaggero Veneto dice che i fondi per la riforma ci
sono, ma se uno va a leggere l'articolo attentamente non trova ... nulla.
Leggere, leggere...
«Ci sono i fondi per la riforma Moratti»
Il ministero dellistruzione rassicura su contratti, Finanziaria e legge
delega sulla scuola
ROMA La riforma Moratti è in pericolo? Rischia di essere rifatta
per mancanza di copertura finanziaria? Lallarme lanciato da ambienti
vicini al mondo della scuola ha avuto una secca smentita dal ministero della
pubblica istruzione. E se si è cominciato a mettere in discussione
tutto il complesso meccanismo del finanziamento della scuola, anche in relazione
alla riforma in atto, le voci di una presunta coperta corta sembrano
eccessive. Vediamo perchè.
Sul rinnovo del contratto della scuola scaduto il 31 dicembre 2001 si sta
accendendo il dibattito su due fronti: in sede parlamentare e nel confronto
coi sindacati confederali, già pronti ad aprire la trattativa sulla
piattaforma. Un fuoco di sbarramento proveniente sia dalle organizzazioni
sindacali sia da alcune aree di minoranza e maggioranza blocca di fatto lipotesi
del ministro di separare il contratto dei docenti dal pubblico impiego, così
come peraltro è già stato fatto per i dirigenti scolastici,
che hanno siglato proprio il mese scorso il primo contratto afferente allarea
della dirigenza statale. La legge finanziaria approvata in Parlamento ha razionalizzato
le risorse destinate allistruzione per il prossimo triennio. La fetta
più consistente di «ossigeno in euro», infatti, se lè
presa il rinnovo dei contratti di tutto il pubblico impiego (complessivamente
1.240,48 milioni di euro). Laccordo siglato il 5 febbraio dai sindacati
col governo sulleffettiva copertura finanziaria per i rinnovi contrattuali
di tutto il personale del pubblico impiego, compresa quindi la scuola, ha
fatto rientrare lo sciopero già proclamato.
Per i docenti, secondo il calcolo dei sindacati, laumento medio sarà
di 109 euro circa e a questa cifra vanno aggiunte le risorse stanziate per
la scuola dalla Finanziaria che ha stabilito cifre e funzioni. È stato
incrementato il fondo per la valorizzazione del personale docente, diventato
di 206 milioni e 582 mila euro per il 2002, circa di 310 milioni di euro per
il 2003, e 726,65 milioni di euro per il 2004, destinati anche alla formazione
dei docenti. Dal 2003 le risorse saranno vincolate anche al risparmio sullorganizzazione
scolastica e sugli organici. Il numero degli insegnanti, infatti, è
rapportato al numero degli alunni e delle specificità della scuola
(compresi gli alunni con handicap), e i dirigenti scolastici saranno incentivati
a operare per la graduale scomparsa delle cattedre formate su spezzoni di
orario, conferendo fino a 24 ore di straordinario settimanale.
Così come sarà arricchito il fondo di istituto di quelle scuole
dove gli stessi insegnanti in organico saranno disponibili a sostituire i
colleghi per brevi assenze, evitando così la nomina di supplenti. Risparmi
anche per lesame di Stato, la cui commissione sarà composta da
tutti docenti della scuola e solo il presidente sarà esterno. La legge
delega della riforma scolastica approvata dal governo il 14 marzo, e quindi
successiva alla Finanziaria, ha previsto un investimento di circa 9 milioni
di euro e le risorse in maggior parte già canalizzate nelle voci di
bilancio, dovranno anche essere reperite gradualmente nei prossimi esercizi
finanziari. La riforma della scuola, nei contenuti, fa i conti anche con diversi
assetti organizzativi e con una visione nuova dei processi educativi e formativi
che tende a coniugare partecipazione, innovazione e responsabilità.
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Sempre su il Messaggero Veneto un po' di fermento a Pordenone...
La riforma Moratti torna sotto accusa
Un martedì da leoni per la scuola: sciopero generale il 16 aprile proclamato
dalla triplice confederale della scuola (probabile ladesione di Cobas
e Unicobas, mentre è in fermento anche lUnione degli studenti)
contro la riforma delegata. Disservizi annunciati nelle scuole
dopo la pax pasquale e manifestazione a carattere territoriale
in tutti i capoluoghi regionali: pullman e treni partiranno da Pordenone alla
volta di Trieste. «Torniamo in piazza in modo unitario per far sentire
al ministro dellIstruzione Moratti un coro di no al pacchetto di riforme
promossse affermano i leader sindacali confederali della scuola provinciale
. La questione scolastica deve essere risolta attraverso un confronto
democratico allargato alle parti sociali e alla base, non a colpi di delega.
Il disegno di legge del ministro Moratti punta a demolire e impoverire la
scuola pubblica e difenderemo fino allultimo il valore dellistruzione
pubblica di Stato».
Cgil scuola, intanto, prosegue la raccolta firme contro la delega in materia
di riforma scolastica: nel Pordenonese la petizione ha finora maturato oltre
un migliaio di adesioni, utili a sensibilizzare i vertici dello Stato e del
Parlamento. «Se non otterremo la sospensione della delega sulla riforma
della scuola promettono i sindacalisti il nostro obiettivo sarà
un referendum popolare. Riusciremo a sconfiggere il progetto scolastico di
indebolimento della scuola statale: è più di una promessa».
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Buona Pasqua a tutti quelli che sono arrivati a leggere fin qui in fondo...