5 April, 2002

In un articolo su La Gazzetta di Modena vengono espressi dubbi sulla tenuta della scuola modenese dopo il trattamento "Moratti"...

giovedì 4 aprile 2002, S. Isidoro Anno 2010, come saranno le nostre scuole?
«Federalismo scolastico», autonomia regionale e altre ipotesi

ar.ghi.

Riuscirà la scuola modenese a sopravvivere fino al 2010? In questo periodo si parla tanto di scuola e si fanno ipotesi su come diventerà una volta che la riforma Moratti sarà operativa. Qui mi interessa parlare della scuola modenese e di quella emiliana in generale, visto che esiste un partito del "federalismo scolastico": persone convinte che il futuro della scuola si giochi più a livello regionale-locale che nazionale.
La "scuola dell'assessore" contrapposta alla vecchia e centralista "scuola del Ministro". Una di queste persone è l'ispettore scolastico regionale Giancarlo Cerini, che tenne in città la prima conferenza sulla riforma Moratti e in quella sede si disse certo che in Emilia non ridurremo il servizio ma lavoreremo all'osso tagliando gli organici. Una tesi che sembra dire: siamo i più bravi ma continueremo ad esserlo perché oggi l'autonomia della scuola è sancita dalla Costituzione e nemmeno un governo "cattivo" può togliercela.
Sul fatto che la scuola modenese tutta sia considerata tra i bravi non ci sono dubbi: lo dimostrerebbero gli ottimi voti che il Ministero ha dato alla nostra provincia e alla nostra regione in una recente indagine (vedi scheda allegata "La scuola modenese" dalla pubblicazione "Conoscere la scuola" del Miur). Non per niente siamo la provincia che ha le materne più belle del mondo e che ha fatto il tempo pieno quando non c'era, tanto che oggi supera il 50% delle elementari.
Nutro più dubbi sul fatto che continueremo ad esserlo anche dopo la cura Moratti, soprattutto i tagli degli organici. A meno che non si voglia intendere che bisognerà chiedere agli assessori quello che ci taglierà la Moratti.
Infatti l'ispettore Cerini aveva sgridato gli organizzatori per non aver invitato l'assessore comunale al dibattito sulla riforma. Per la serie: "Assessori non ridete che dopo tocca a voi". Ma anche in questo caso i miei dubbi rimangono atroci perché non siamo più negli anni settanta, quando i nostri comuni investivano nella scuola, oggi devono rispettare il patto di stabilità e non superare il tetto del 6% di spesa. Ma oggi non hanno più la volontà politica di supplire alle carenze dello Stato, o sbaglio? Spero di sbagliarmi.
Del resto lo Stato dice agli EE.LL.: "Avete voluto la bicicletta dell'autonomia? Adesso pedalate". Lo stesso dice alle scuole che sono diventate autonome come l'Università, peccato non ne abbiano i soldi. Senza contare che la legge delega, se verrà approvata così com'è, ha già tolto l'autonomia curricolare alle scuole per concederne una quota solo alle regioni.
E poi è vero che il presidente della nostra Regione ha già dichiarato che si impegna a trasferire alle autonomie scolastiche la quota dei piani di studio che la Moratti vorrebbe affidare alle Regioni. Per questo aspetto quindi siamo davvero fortunati, i nostri figli non dovranno studiare i "patrioti della Lega" che qualche anno fa assalirono il campanile di San Marco, come ha già annunciato di voler fare il presidente del Veneto Galan.
Non mi sembra quindi peregrina la domanda: riuscirà la scuola modenese a sopravvivere al 2010? Anche perché intendo dire: la qualità della scuola modenese riuscirà a resistere al terremoto Moratti? Non rischia di pagare un prezzo troppo alto per le sue caratteristiche che la rendono così diversa dalla scuola delle altre regioni? Alcuni aspetti rendono la scuola modenese singolare se non unica anche rispetto alle altre province dell'Emilia-Romagna. Basti pensare alla percentuale di scuole a tempo pieno e alla percentuale di ragazzi stranieri che la frequentano (lo scorso anno erano 3772 ragazzi) che rendono Modena più simile a Milano.

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un articolo su La Stampa è l'annuncio di una assemblea che si terrà a Torino, sempre sui problemi generati dalla presupposta futura riforma Moratti...

La riforma Moratti prevede l´«anticipo» anche per le materne Domattina se ne parlerà nella Conferenza provinciale al Lux
Raccolte di firme, nascita di coordinamenti di insegnanti e di genitori, documenti firmati da interi istituti e altro ancora: di fronte alla legge delega di riforma Moratti della scuola sono sempre più numerose le iniziative che esprimono preoccupazione e timore. Domani queste inquietudini avranno la possibilità di esprimersi - e di confrontarsi su aspetti concreti, se il ministero dell´Istruzione invierà un suo rappresentante - nella Conferenza provinciale della scuola dell´infanzia e della scuola di base promossa dall´assessore al Sistema Educativo e Formativo della Provincia, Gianni Oliva. L´appuntamento è alle 9,30 al cinema Lux, in Galleria San Federico. Il programma prevede interventi di docenti, dirigenti scolastici e rappresentanti dei coordinamenti di genitori ai quali seguirà il dibattito. «La riforma del sistema scolastico, avviata prima con i lavori della commissione Bertagna, poi con l´approvazione da parte del Governo della legge-delega, comporta - dice Oliva - mutamenti profondi nella scuola dell´infanzia e nella scuola di base: in particolare, l´anticipazione delle iscrizioni a 2 anni e mezzo e a 5 anni e mezzo, la ridefinizione del "tempo-scuola" con le incertezze sul destino del tempo pieno, la separazione netta tra scuola elementare e media, la scelta alla fine della terza media tra il canale dell´istruzione e quello della formazione professionale, sembrano introdurre elementi di novità che destano le preoccupazioni sia degli operatori, sia delle famiglie, sia degli enti locali». I comuni lamentano, in particolare, il carattere «facoltativo» dell´anticipazione a due anni e mezzo per la scuola dell´infanzia e a cinque e mezzo per l´elementare. «In questo modo - spiega Oliva - si pregiudica la possibilità di programmare adeguatamente gli spazi necessari. Le proiezioni del Comune di Torino, ad esempio, indicano che i bambini che potrebbero iscriversi anticipatamente sono circa 2000, pari a 80 classi».


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Su L'Avvenire una risposta a una lettera che... non risponde nulla. La pubblichiamo perché magari qualcuno di voi invece capisce la risposta...

LETTERE AL DIRETTORE
Scuola: gli studenti al centro della riforma

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Caro Direttore,
condivido pienamente la sottolineatura che Giuseppe Savagnone ha fatto il 23 marzo in ordine alla riqualificazione del ruolo del docente voluta dal ministro Moratti.
Mi pare però necessario che questa intenzione sia accompagnata da vigilanza affinché quanto annunciato venga effettivamente perseguito.
La questione riguarda il corretto rapporto tra tutte le componenti scolastiche. Se i docenti sono i «principali protagonisti dell'attività formativa», l'osservazione relativa alla riduzione della loro presenza nel Consiglio della scuola è monca se non è accompagnata dalla domanda relativa al ruolo del dirigente scolastico. La questione della rappresentanza non va posta in termini meramente numerici e rischia di sembrare velleitario l'auspicio di collaborazione tra insegnanti e genitori. Ben venga, certo, questo auspicio, ma dopo che siano stati ben chiariti ruoli, posizioni rispettive (e pari dignità anche numerica).
In tale prospettiva il ruolo che si vuole attribuire al dirigente scolastico appare fuori misura. A questi spetterà dare gl'indirizzi alla scuola (attraverso il consiglio che presiederà), li eseguirà (come responsabile della gestione), li controllerà e ne verificherà il risultato (sempre attraverso il consiglio o l'ipotizzata commissione di verifica e valutazione), sarà il datore di lavoro (assunzioni e conferimento di incarichi)... Mi pare davvero troppo.
Nino Sutera
Brescia

Lei sa bene, caro Sutera, quanto ci stia a cuore il futuro della scuola. Ne abbiamo parlato anche quando i progetti di riforma erano di là da venire e quindi tanto più ce ne interessiamo ora che i fermenti, le esigenze e anche i limiti del passato vengono affrontati da programmi di rinnovamento. Abbiamo commentato e discusso le iniziative del governo precedente e altrettanto facciamo con quelle dell'esecutivo Berlusconi.
Mi conceda, però, di non ingaggiare in questa sede una discussione sulle scelte tecniche del progetto Moratti, che pure meritano, come lei sottolinea, un supplemento di riflessione sul versante delle responsabilità - a suo dire onerose - attribuite alla figura del dirigente scolastico. Il dibattito pubblico su questi temi - lo ricordo - ha trovato ampio spazio sul giornale e continuerà ad ottenerne. Mi preme solo tornare a ribadire l'aspirazione fondamentale che ci anima: dar vita a una scuola che si scrolli di dosso ogni residuo di gabbia burocratica per diventare integralmente comunità che educa e fa cultura. Tutte le aspirazioni di ciascuna componente - di ruolo, di rappresentanza, economiche... - sono legittime e devono essere affrontate con attenzione e lungimiranza, ma il quadro di riferimento al quale vanno ricondotte e col quale devono essere tassativamente coerenti è di rendere la scuola l'ambito accogliente, stimolante e ricco di relazioni umane significative nel quale ogni ragazzo sia messo nella condizione più favorevole per dare il meglio di sé. Non è un auspicio velleitario, ma l'aspettativa di ogni genitore e, sono convinto, anche di ogni insegnante che aspira a svolgere con passione e soddisfazione il proprio compito. Se prevalgono altri criteri si rischia di affondare in una palude rivendicativa in grado di fagocitare ogni slancio di effettivo rinnovamento. Con il rischio, per nulla scongiurato, di far crescere ancora tra i ragazzi l'apatia da cui sono già largamente contagiati.

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