Dalla Gazzetta di Parma emergono le posizioni dei sindacati, anche contro l'uso della delega, in coda all'articolo la posizione favorevole di una associazione di genitori cattolici...
Scuola, la riforma Moratti bocciata dai sindacati La Cgil: «Si torna
indietro nel tempo». Giudizio favorevole dei genitori cattolici DALLA
REDAZIONE ROMANA
ROMA - E' una bocciatura senza appello. Oltre che corale. I sindacati dicono
«no» alla riforma della scuola targata Moratti che annulla con
un colpo di spugna il riordino dei cicli voluto dagli ex ministri Berlinguer
e De Mauro. «Il governo vara provvedimenti sulla scuola che non possono
essere certo chiamati di riforma, visto che a questo termine si è sempre
dato una valenza positiva - tuona il leader della Cgil Sergio Cofferati -.
Siamo di fronte a norme che riportano indietro nel tempo la scuola italiana,
depotenziano il sistema pubblico e tolgono qualità all'offerta di sapere».
Da Fiuggi dove partecipa all'assemblea nazionale della Nidil Cgil, l'associazione
che rappresenta i cosiddetti lavoratori atipici, Cofferati stigmatizza anche
l'uso della delega: «Dopo aver proclamato ai quattro venti l'intenzione
di trovare il consenso - sottolinea -, il governo si rifugia per l'ennesima
volta nell'uso della delega. Ma ormai è chiaro che la scelta è
quella di agire solo a colpi di delega, il che è preoccupante nel quadro
dei rapporti con le parti sociali».
E non basta: Cofferati parla di attacco al sistema pubblico, «così
lo si depotenzia», dice, mentre Enrico Panini, segretario generale Cgil
Scuola, teme che il taglio di 36mila cattedre nei prossimi tre anni sia «solo
un anticipo» e che «si sta preparando una forte riduzione degli
organici nella scuola».
Insomma, «si continua a considerare il personale una spesa da ridurre
anziché una risorsa da valorizzare. Le decisioni del ministero sono
coerenti con un progetto di riforma che riporta indietro la nostra scuola
di decenni e che - conclude Panini - sarà autofinanziato con il peggioramento
della qualità del funzionamento della scuola pubblica». Tra i
punti maggiormente criticati, il «doppio canale» che dividerà
chi vuole proseguire gli studi da chi opterà per il cammino professionale
e la quota di programmi che sarà decisa dalle Regioni.
E se le reazioni degli studenti sono ancora tiepide, insorgono invece gli
insegnanti. «Contestiamo l'idea di una scuola-azienda», ripetono
in molti. «La riforma è centrata prevalentemente sui tagli dell'organico
docente», osservano altri. Favorevole invece il giudizio dell'Associazione
genitori scuole cattoliche (Agesc): il disegno di legge «va nella direzione
giusta perché adegua il sistema italiano a una scuola di qualità,
rispetta i tempi di apprendimento e le fasi di sviluppo dei ragazzi, corrisponde
alla richiesta di libertà di scelta e pari dignità fra i percorsi
scolastico e della istruzione professionale».
Elisabetta Martorelli
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E dal Nuovo la notizia di una conferenza tenuta dalla Moratti alla Cattolica
di Milano, pare che sia stata applaudita... ( è un evento creato ad
arte: ci voleva un applauso fuori dal coro pere l'operazione nei media...)
Moratti: "Rifondare il sistema scuola"Il ministro spiega la sua
riforma all'Università Cattolica di Milano, dove gli studenti l'accolgono
tra gli applausi. E annuncia novità anche per gli Atenei: "Monitoreremo
la qualità dei corsi".
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IL VIA LIBERA ALLA GRANDE RIFORMA
MILANO - Rifondare ruoli e responsabilità assegnati a Scuola, Università e ricerca. Così il ministro per l'Istruzione, Letizia Moratti, spiega la riforma varata pochi giorni fa dal Consiglio dei Ministri. Rilancia anche sull'Università: "Monitoreremo la qualità dei corsi".Nell'intervento davanti alla platea dellUniversità Cattolica, dove ha partecipato allinaugurazione dell80 esimo Anno Accademico (ed è stata accolta da un coro di consensi da parte degli studenti), il Ministro ha delineato le linee guida del progetto di riforma.Siamo ispirati- ha spiegato Letizia Moratti- da una visione unitaria e integrata del sistema, che si estende dalla scuola materna e dell'infanzia all'istruzione superiore, all'università e alla ricerca. Il ministro pensa anche a nuove misure per l'Università. In primo luogo per ''predisporre un sistema di monitoraggio della qualità dei corsi. Misureremo - ha detto la Moratti- l'adeguatezza dei mezzi messi a disposizione dei docenti e degli studenti. Porremo gli studenti nelle condizioni di fare un confronto trasparente tra università e singole facoltà quanto a strumenti didattici, strutture funzionanti, libri utilizzabili e consultabili.
Letizia Moratti promette inoltre di rafforzare il preorientamento universitario,
di affiancare gli studenti con sistemi di tutoraggio e di introdurre anche
nelle università l'accreditamento del prodotto formativo e la certificazione
della qualità dei servizi.
I punti fondamentali vengono così definiti parlando di "centralità
degli studenti, valorizzazione della missione e identità sociale dell'università,
ridefinizione dei ruoli dei docenti, intensificazione del rapporto con il
mondo del lavoro, incentivazione della ricerca scientifica"."Non
possiamo però fermarci a obiettivi puramente quantitativi - conclude
- occorrerà formare identità più forti, ridare agli studenti
le sicurezze individuali e collettive che sembrano aver smarrito".
(4 FEBBRAIO 2002, ORE 13:20)
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Dal Messaggero Veneto un articolo di Luigi Manconi sulla precoce scelta
nel disegno di legge tra il lavoro e lo studio...
LA SCUOLA
DEI RICCHI
di LUIGI MANCONI
Definire di classe questa riforma della scuola è meno improprio
ed esagerato di quanto possa apparire. Che cosa rende classista,
infatti, un sistema scolastico? Il fatto che selezioni gli studenti, le forme
e i contenuti dei processi di apprendimento e i successivi sbocchi professionali.
Ciò sulla base non del merito (della capacità di studio e dei
risultati dello studio), ma del censo. Ovvero delle condizioni familiari,
economiche e sociali: per esempio, il numero di libri che si leggono in casa
o la possibilità di integrare la formazione dei figli attraverso strumenti
culturali extrascolastici.
Il progetto di riforma del ministro Moratti tende ad accentuare quelle differenze
di partenza (strutturali ed ereditarie), istituzionalizzandole
e riproducendole: ne risulterà ridotta, di conseguenza, la mobilità
sociale. In estrema sintesi, questo significa che la percentuale di non laureati
tra i figli di non laureati è destinata a crescere ancora: e si ridurranno,
parallelamente, le opportunità di ascesa sociale e il complessivo movimento
della società.
Ma una società ingessata, incapace di trasformarsi e di rendere mobili
i ruoli e gli status, è un peso per lintera collettività:
la rende asfittica e lenta, opaca e inerte.
La riforma del ministro Moratti va in tale direzione? Decisamente sì.
Basti pensare che i nostri figli saranno chiamati a scegliere tra due percorsi
(liceo o istruzione professionale) già a tredici anni. Ma, a quelletà,
gli adolescenti sono meravigliosamente duttili e straordinariamente ricettivi:
capaci di tutto e aperti a tutto.
Come chiedere loro di fare una scelta che ipoteca non solo il successivo corso
di studi, ma le conseguenti opzioni professionali e la futura vita lavorativa?
Si tratta di una canalizzazione precoce, che assume, appunto, quel significato
e quellesito classisti di cui si diceva. Mi si risponde:
ma non si tratta di una scelta irreversibile (e vorrei ben dire): lo studente
disporrà di una sorta di passerella per trasferirsi da
un indirizzo allaltro e, finita listruzione professionale, potrà
proseguire per uno, due, tre anni ancora, al fine di acquisire unulteriore
qualificazione. E potrà, attraverso un anno integrativo, iscriversi
alluniversità.
Ma questo non cambia in alcun modo la sostanza del problema: ovvero il fatto
elementare e brutale che la fatica richiesta per
laurearsi a chi, appena tredicenne, è stato indotto a scegliere listruzione
professionale, risulterà assai maggiore.
In altri termini: negli ultimi quarantanni, tutte le culture e tutti
i programmi politici hanno teso a garantire pari opportunità agli studenti
(insomma, luguaglianza delle condizioni di partenza): la riforma Moratti
lavora alacremente per affermare il contrario.
Luigi Manconi
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Un articolo invece sulla Stampa devia ancora una volta l'attenzione sul
problema del costo dell'anticipo, come se quello fosse IL problema...
«Scuola, la prima anticipata costa il triplo» Si spenderebbero 210 milioni di euro invece dei 66 previsti
ROMA
I conti potrebbero non tornare, dicono alcuni esperti, e sarebbe un guaio
perché potrebbero far saltare le fragili casse del ministero dell´Istruzione.
Di tutta la riforma, infatti, l´unica cosa che dovrebbe partire subito
sarebbe - secondo il ministro Moratti - l´anticipo della scuola elementare
a cinque anni e mezzo. Ipotesi verosimile dato che l´articolo 6 (comma
4) della legge delega, presentata venerdì al Consiglio dei ministri,
stabilisce anche la relativa copertura finanziaria. Aveva detto il ministro:
per quest´anno servirebbero 12 milioni di euro, 45 per l´anno
prossimo e 66 per il 2004. E invece pare che non bastino. I costi dell´anticipo
potrebbero essere triplicati, a regime potrebbero arrivare a 210 milioni di
euro. Gli esperti del mensile Tuttoscuola hanno rifatto i conti e li hanno
affidati alla Newsletter che settimanalmente viene pubblicata via Internet
(www.tuttoscuola.com). Il ministro Moratti ha però indirettamente replicato
a questa ipotesi quando dopo il Consiglio dei ministri ha detto che «la
questione dei costi è del tutto aperta» e ha precisato che, dopo
il varo definitivo della delega, istituirà una commissione per stabilire
i dettagli della riforma (che dovranno essere recepiti in altrettanti decreti
delegati) e i relativi costi. Il ministro ha solo auspicato che si possa anticipare
al prossimo settembre la normativa relativa all´anticipo delle elementari.
Non ha mai parlato di costi a regime di questo provvedimento, ma solo della
copertura che il governo ha stabilito per l´avvio. Dai tecnici del ministero
non è stata ventilata l´ipotesi che i fondi potrebbero non bastare,
tanto più - essendo state chiuse le preiscrizioni (sia pur non vincolanti)
- è improbabile che l´afflusso dei bambini «anticipanti»
sia di massa. L´effettivo costo dell´«anticipo» comunque,
anche se dovesse essere verificato ed eventualmente ritoccato, non è
comunque tale da bloccare il bilancio ministeriale. Secondo Tuttoscuola il
ministero calcola la possibilità di anticipo della prima elementare
sulla base dei bambini iscritti alle scuole materne statali, che sono 266
mila. Di questi circa un terzo, pari a 89 mila, avrebbero facoltà di
anticipare il corso di studi. Gli stessi tecnici ministeriali stimano che,
in realtà, di questo terzo, circa il 97% si iscriverà in anticipo,
e siamo a 87 mila. Su questa base, quindi, sono state calcolate le nuove classi
da allestire e gli insegnanti da reperire. Il dato di partenza però
- secondo Tuttoscuola - sarebbe impreciso. «Infatti - scrive la newsletter
- i bambini di cinque anni iscritti alle scuole materne, sono complessivamente
550 mila, comprendendo anche quelli delle materne non statali. Dal momento
la scuola elementare statale ospita circa il 90% del totale degli alunni che
entrano nella scuola dell´obbligo, ne consegue che la base di calcolo
per stimare quel terzo di bambini che possono iscriversi anticipatamente è
498 mila. Un terzo di 498 mila bambini, quindi, equivale a 166 mila potenziali
nuovi iscritti in prima elementare, invece degli 89 mila presumibilmente calcolati
dal ministero. Presa per buona la stima assunta, secondo la quale si iscriverebbero
anticipatamente il 97% degli aventi diritto (l´iscrizione non è
obbligatoria), i bambini che potranno complessivamente iscriversi saranno
circa 161 mila, cioè ben 74 mila in più degli 87 mila previsti
dal ministero». Ma le nuove classi da costituire non andrebbero calcolate
su questo insieme, in quanto il ministero prevederebbe di distribuire nelle
prime classi già stimate almeno un alunno in più. E in questo
modo si sistemerebbero, senza alcun aggravio di spesa, circa 53 mila allievi,
e quindi il «monte-bambini» da distribuire scenderebbe a 108 mila
unità. A questo punto bisognerebbe assegnare mediamente 20 alunni per
ogni nuova classe (anche se l´attuale media è di 18) applicando
a ciascuna classe 1,5 docenti (due docenti su tre classi). Ma il conteggio
non è concluso, perché ai docenti strutturali vanno aggiunti
anche l´insegnante di sostegno (1 ogni 138 alunni) e quelli necessari
per attuare il tempo pieno o prolungato, che è presente in un quarto
delle scuole e che prevede due docenti per classe invece di uno e mezzo. Insomma,
fatti tutti questi calcoli, ecco le conclusioni di Tuttoscuola: 161 mila alunni
iscritti in anticipo richiedono 5400 nuove classi, le quali hanno bisogno
di 8100 docenti da assumere contro i 2550 previsti dal ministero. Il costo
per queste assunzioni sarebbe, a regime, di 210 milioni di euro invece dei
66 previsti dal ministero. Raffaello Masci
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Notizie di divisione e incertezza fra gli surdenti di Civitanova, date dal Resto del Carlino di Macerata:
L'occupazione anti-Moratti divide i liceali
CIVITANOVA E' durata appena un paio di giorni, venerdì e sabato,
l'occupazione del Liceo scientifico e linguistico di Fontespina. Gli studenti,
dopo aver chiesto e ottenuto un incontro con due esperti del Provveditorato
sulla proposta di riforma del ministro Moratti, hanno deciso di tornare in
aula. Sull'occupazione, peraltro, non tutti avevano concordato. Tanto che
ora i liceali contrari hanno stilato un documento: «L'occupazione attuata
da circa 250 studenti vi si legge non è stata totale,
in quanto sette aule, gli uffici e la segreteria sono rimasti aperti a quanti
volevano fare lezione. Ma non è stata un'apertura democratica verso
quelli che non hanno aderito alla protesta, ma solo un escamotage per evitare
le conseguenze di un'occupazione totale. Comunque, le poche aule agibili non
sono bastate a garantire lezioni regolari». Secondo gli autori del documento,
pochi di quelli che hanno occupato la scuola hanno agito in piena consapevolezza;
e forse sarebbe stato meglio imitare il Classico, l'Itc e il Professionale
che, prima di decidere se protestare o meno, hanno voluto conoscere i progetti
Moratti.
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