5 February, 2002

 

Dalla Gazzetta di Parma emergono le posizioni dei sindacati, anche contro l'uso della delega, in coda all'articolo la posizione favorevole di una associazione di genitori cattolici...

Scuola, la riforma Moratti bocciata dai sindacati La Cgil: «Si torna indietro nel tempo». Giudizio favorevole dei genitori cattolici DALLA REDAZIONE ROMANA
ROMA - E' una bocciatura senza appello. Oltre che corale. I sindacati dicono «no» alla riforma della scuola targata Moratti che annulla con un colpo di spugna il riordino dei cicli voluto dagli ex ministri Berlinguer e De Mauro. «Il governo vara provvedimenti sulla scuola che non possono essere certo chiamati di riforma, visto che a questo termine si è sempre dato una valenza positiva - tuona il leader della Cgil Sergio Cofferati -. Siamo di fronte a norme che riportano indietro nel tempo la scuola italiana, depotenziano il sistema pubblico e tolgono qualità all'offerta di sapere».
Da Fiuggi dove partecipa all'assemblea nazionale della Nidil Cgil, l'associazione che rappresenta i cosiddetti lavoratori atipici, Cofferati stigmatizza anche l'uso della delega: «Dopo aver proclamato ai quattro venti l'intenzione di trovare il consenso - sottolinea -, il governo si rifugia per l'ennesima volta nell'uso della delega. Ma ormai è chiaro che la scelta è quella di agire solo a colpi di delega, il che è preoccupante nel quadro dei rapporti con le parti sociali».
E non basta: Cofferati parla di attacco al sistema pubblico, «così lo si depotenzia», dice, mentre Enrico Panini, segretario generale Cgil Scuola, teme che il taglio di 36mila cattedre nei prossimi tre anni sia «solo un anticipo» e che «si sta preparando una forte riduzione degli organici nella scuola».
Insomma, «si continua a considerare il personale una spesa da ridurre anziché una risorsa da valorizzare. Le decisioni del ministero sono coerenti con un progetto di riforma che riporta indietro la nostra scuola di decenni e che - conclude Panini - sarà autofinanziato con il peggioramento della qualità del funzionamento della scuola pubblica». Tra i punti maggiormente criticati, il «doppio canale» che dividerà chi vuole proseguire gli studi da chi opterà per il cammino professionale e la quota di programmi che sarà decisa dalle Regioni.
E se le reazioni degli studenti sono ancora tiepide, insorgono invece gli insegnanti. «Contestiamo l'idea di una scuola-azienda», ripetono in molti. «La riforma è centrata prevalentemente sui tagli dell'organico docente», osservano altri. Favorevole invece il giudizio dell'Associazione genitori scuole cattoliche (Agesc): il disegno di legge «va nella direzione giusta perché adegua il sistema italiano a una scuola di qualità, rispetta i tempi di apprendimento e le fasi di sviluppo dei ragazzi, corrisponde alla richiesta di libertà di scelta e pari dignità fra i percorsi scolastico e della istruzione professionale».
Elisabetta Martorelli
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E dal Nuovo la notizia di una conferenza tenuta dalla Moratti alla Cattolica di Milano, pare che sia stata applaudita... ( è un evento creato ad arte: ci voleva un applauso fuori dal coro pere l'operazione nei media...)

Moratti: "Rifondare il sistema scuola"Il ministro spiega la sua riforma all'Università Cattolica di Milano, dove gli studenti l'accolgono tra gli applausi. E annuncia novità anche per gli Atenei: "Monitoreremo la qualità dei corsi".
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IL VIA LIBERA ALLA GRANDE RIFORMA

MILANO - Rifondare ruoli e responsabilità assegnati a Scuola, Università e ricerca. Così il ministro per l'Istruzione, Letizia Moratti, spiega la riforma varata pochi giorni fa dal Consiglio dei Ministri. Rilancia anche sull'Università: "Monitoreremo la qualità dei corsi".Nell'intervento davanti alla platea dell’Università Cattolica, dove ha partecipato all’inaugurazione dell’80 esimo Anno Accademico (ed è stata accolta da un coro di consensi da parte degli studenti), il Ministro ha delineato le linee guida del progetto di riforma.“Siamo ispirati- ha spiegato Letizia Moratti- da una visione unitaria e integrata del sistema, che si estende dalla scuola materna e dell'infanzia all'istruzione superiore, all'università e alla ricerca”. Il ministro pensa anche a nuove misure per l'Università. In primo luogo per ''predisporre un sistema di monitoraggio della qualità dei corsi”. “Misureremo - ha detto la Moratti- l'adeguatezza dei mezzi messi a disposizione dei docenti e degli studenti. Porremo gli studenti nelle condizioni di fare un confronto trasparente tra università e singole facoltà quanto a strumenti didattici, strutture funzionanti, libri utilizzabili e consultabili”.

Letizia Moratti promette inoltre di rafforzare il preorientamento universitario, di affiancare gli studenti con sistemi di tutoraggio e di introdurre anche nelle università l'accreditamento del prodotto formativo e la certificazione della qualità dei servizi.
I punti fondamentali vengono così definiti parlando di "centralità degli studenti, valorizzazione della missione e identità sociale dell'università, ridefinizione dei ruoli dei docenti, intensificazione del rapporto con il mondo del lavoro, incentivazione della ricerca scientifica"."Non possiamo però fermarci a obiettivi puramente quantitativi - conclude - occorrerà formare identità più forti, ridare agli studenti le sicurezze individuali e collettive che sembrano aver smarrito".

(4 FEBBRAIO 2002, ORE 13:20)

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Dal Messaggero Veneto un articolo di Luigi Manconi sulla precoce scelta nel disegno di legge tra il lavoro e lo studio...

LA SCUOLA
DEI RICCHI
di LUIGI MANCONI


Definire “di classe” questa riforma della scuola è meno improprio ed esagerato di quanto possa apparire. Che cosa rende “classista”, infatti, un sistema scolastico? Il fatto che selezioni gli studenti, le forme e i contenuti dei processi di apprendimento e i successivi sbocchi professionali.
Ciò sulla base non del merito (della capacità di studio e dei risultati dello studio), ma del censo. Ovvero delle condizioni familiari, economiche e sociali: per esempio, il numero di libri che si leggono in casa o la possibilità di integrare la formazione dei figli attraverso strumenti culturali extrascolastici.
Il progetto di riforma del ministro Moratti tende ad accentuare quelle differenze “di partenza” (strutturali ed ereditarie), istituzionalizzandole e riproducendole: ne risulterà ridotta, di conseguenza, la mobilità sociale. In estrema sintesi, questo significa che la percentuale di non laureati tra i figli di non laureati è destinata a crescere ancora: e si ridurranno, parallelamente, le opportunità di ascesa sociale e il complessivo “movimento” della società.
Ma una società ingessata, incapace di trasformarsi e di rendere mobili i ruoli e gli status, è un peso per l’intera collettività: la rende asfittica e lenta, opaca e inerte.
La riforma del ministro Moratti va in tale direzione? Decisamente sì. Basti pensare che i nostri figli saranno chiamati a scegliere tra due percorsi (liceo o istruzione professionale) già a tredici anni. Ma, a quell’età, gli adolescenti sono meravigliosamente duttili e straordinariamente ricettivi: capaci di tutto e aperti a tutto.
Come chiedere loro di fare una scelta che ipoteca non solo il successivo corso di studi, ma le conseguenti opzioni professionali e la futura vita lavorativa? Si tratta di una canalizzazione precoce, che assume, appunto, quel significato e quell’esito “classisti” di cui si diceva. Mi si risponde: ma non si tratta di una scelta irreversibile (e vorrei ben dire): lo studente disporrà di una sorta di “passerella” per trasferirsi da un indirizzo all’altro e, finita l’istruzione professionale, potrà proseguire per uno, due, tre anni ancora, al fine di acquisire un’ulteriore qualificazione. E potrà, attraverso un anno integrativo, iscriversi all’università.
Ma questo non cambia in alcun modo la sostanza del problema: ovvero il fatto – elementare e brutale – che la “fatica” richiesta per laurearsi a chi, appena tredicenne, è stato indotto a scegliere l’istruzione professionale, risulterà assai maggiore.
In altri termini: negli ultimi quarant’anni, tutte le culture e tutti i programmi politici hanno teso a garantire pari opportunità agli studenti (insomma, l’uguaglianza delle condizioni di partenza): la riforma Moratti lavora alacremente per affermare il contrario.
Luigi Manconi

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Un articolo invece sulla Stampa devia ancora una volta l'attenzione sul problema del costo dell'anticipo, come se quello fosse IL problema...

«Scuola, la prima anticipata costa il triplo» Si spenderebbero 210 milioni di euro invece dei 66 previsti


ROMA

I conti potrebbero non tornare, dicono alcuni esperti, e sarebbe un guaio perché potrebbero far saltare le fragili casse del ministero dell´Istruzione. Di tutta la riforma, infatti, l´unica cosa che dovrebbe partire subito sarebbe - secondo il ministro Moratti - l´anticipo della scuola elementare a cinque anni e mezzo. Ipotesi verosimile dato che l´articolo 6 (comma 4) della legge delega, presentata venerdì al Consiglio dei ministri, stabilisce anche la relativa copertura finanziaria. Aveva detto il ministro: per quest´anno servirebbero 12 milioni di euro, 45 per l´anno prossimo e 66 per il 2004. E invece pare che non bastino. I costi dell´anticipo potrebbero essere triplicati, a regime potrebbero arrivare a 210 milioni di euro. Gli esperti del mensile Tuttoscuola hanno rifatto i conti e li hanno affidati alla Newsletter che settimanalmente viene pubblicata via Internet (www.tuttoscuola.com). Il ministro Moratti ha però indirettamente replicato a questa ipotesi quando dopo il Consiglio dei ministri ha detto che «la questione dei costi è del tutto aperta» e ha precisato che, dopo il varo definitivo della delega, istituirà una commissione per stabilire i dettagli della riforma (che dovranno essere recepiti in altrettanti decreti delegati) e i relativi costi. Il ministro ha solo auspicato che si possa anticipare al prossimo settembre la normativa relativa all´anticipo delle elementari. Non ha mai parlato di costi a regime di questo provvedimento, ma solo della copertura che il governo ha stabilito per l´avvio. Dai tecnici del ministero non è stata ventilata l´ipotesi che i fondi potrebbero non bastare, tanto più - essendo state chiuse le preiscrizioni (sia pur non vincolanti) - è improbabile che l´afflusso dei bambini «anticipanti» sia di massa. L´effettivo costo dell´«anticipo» comunque, anche se dovesse essere verificato ed eventualmente ritoccato, non è comunque tale da bloccare il bilancio ministeriale. Secondo Tuttoscuola il ministero calcola la possibilità di anticipo della prima elementare sulla base dei bambini iscritti alle scuole materne statali, che sono 266 mila. Di questi circa un terzo, pari a 89 mila, avrebbero facoltà di anticipare il corso di studi. Gli stessi tecnici ministeriali stimano che, in realtà, di questo terzo, circa il 97% si iscriverà in anticipo, e siamo a 87 mila. Su questa base, quindi, sono state calcolate le nuove classi da allestire e gli insegnanti da reperire. Il dato di partenza però - secondo Tuttoscuola - sarebbe impreciso. «Infatti - scrive la newsletter - i bambini di cinque anni iscritti alle scuole materne, sono complessivamente 550 mila, comprendendo anche quelli delle materne non statali. Dal momento la scuola elementare statale ospita circa il 90% del totale degli alunni che entrano nella scuola dell´obbligo, ne consegue che la base di calcolo per stimare quel terzo di bambini che possono iscriversi anticipatamente è 498 mila. Un terzo di 498 mila bambini, quindi, equivale a 166 mila potenziali nuovi iscritti in prima elementare, invece degli 89 mila presumibilmente calcolati dal ministero. Presa per buona la stima assunta, secondo la quale si iscriverebbero anticipatamente il 97% degli aventi diritto (l´iscrizione non è obbligatoria), i bambini che potranno complessivamente iscriversi saranno circa 161 mila, cioè ben 74 mila in più degli 87 mila previsti dal ministero». Ma le nuove classi da costituire non andrebbero calcolate su questo insieme, in quanto il ministero prevederebbe di distribuire nelle prime classi già stimate almeno un alunno in più. E in questo modo si sistemerebbero, senza alcun aggravio di spesa, circa 53 mila allievi, e quindi il «monte-bambini» da distribuire scenderebbe a 108 mila unità. A questo punto bisognerebbe assegnare mediamente 20 alunni per ogni nuova classe (anche se l´attuale media è di 18) applicando a ciascuna classe 1,5 docenti (due docenti su tre classi). Ma il conteggio non è concluso, perché ai docenti strutturali vanno aggiunti anche l´insegnante di sostegno (1 ogni 138 alunni) e quelli necessari per attuare il tempo pieno o prolungato, che è presente in un quarto delle scuole e che prevede due docenti per classe invece di uno e mezzo. Insomma, fatti tutti questi calcoli, ecco le conclusioni di Tuttoscuola: 161 mila alunni iscritti in anticipo richiedono 5400 nuove classi, le quali hanno bisogno di 8100 docenti da assumere contro i 2550 previsti dal ministero. Il costo per queste assunzioni sarebbe, a regime, di 210 milioni di euro invece dei 66 previsti dal ministero. Raffaello Masci
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Notizie di divisione e incertezza fra gli surdenti di Civitanova, date dal Resto del Carlino di Macerata:

L'occupazione anti-Moratti divide i liceali

CIVITANOVA — E' durata appena un paio di giorni, venerdì e sabato, l'occupazione del Liceo scientifico e linguistico di Fontespina. Gli studenti, dopo aver chiesto e ottenuto un incontro con due esperti del Provveditorato sulla proposta di riforma del ministro Moratti, hanno deciso di tornare in aula. Sull'occupazione, peraltro, non tutti avevano concordato. Tanto che ora i liceali contrari hanno stilato un documento: «L'occupazione attuata da circa 250 studenti — vi si legge — non è stata totale, in quanto sette aule, gli uffici e la segreteria sono rimasti aperti a quanti volevano fare lezione. Ma non è stata un'apertura democratica verso quelli che non hanno aderito alla protesta, ma solo un escamotage per evitare le conseguenze di un'occupazione totale. Comunque, le poche aule agibili non sono bastate a garantire lezioni regolari». Secondo gli autori del documento, pochi di quelli che hanno occupato la scuola hanno agito in piena consapevolezza; e forse sarebbe stato meglio imitare il Classico, l'Itc e il Professionale che, prima di decidere se protestare o meno, hanno voluto conoscere i progetti Moratti.
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