5 January, 2002
Un articolo pubblicato dalla Gazzetta di Parma parla dell'occupazione di un liceo scientifico e di un agrario che è continuata anche durante le feste, così come è successo in diverse parte di Italia, anche in Sardegna, per es.
Scuola, avanti con le occupazioni Incontro con la Soliani e la Motta. «La
riforma è un passo indietro» Il liceo scientifico «Ulivi»
e l'istituto agrario «Bocchialini» ancora «okkupati»
dagli studenti. Un'occupazione come segnale di protesta contro la riforma
scolastica in atto che dura dal 17 dicembre per il «Bocchialini»
e dal 22 per l'«Ulivi», e che non si è fermata neanche
durante le feste natalizie e la notte di San Silvestro.
Un presa di posizione durissima contro la bozza di riforma dei cicli scolastici
proposta da Giuseppe Bertagna, ideologo della riforma voluta dal ministro
della Pubblica istruzione Letizia Moratti. Sacchi a pelo, camerate e cucine
improvvisate saranno dunque protagonisti nei locali dei due istituti fino
a lunedì prossimo, giorno di inizio delle lezioni.
Una delegazione degli studenti dei due istituti ha incontrato ieri le parlamentari
dell'Ulivo Albertina Soliani e Carmen Motta per fare il punto della situazione
sui lavori di riforma scolastica a livello parlamentare: Cristina Reda e Samantha
Ilariuzzi per l'«Ulivi», Francesco Somacher e Cesare Cerri per
il «Bocchialini». «Siamo reduci dai lavori parlamentari
_ ha spiegato la Soliani _ e devo dire che anche noi della commissione Istruzione
non siamo mai stati interpellati nei lavori di preparazione della bozza Bertagna:
nessun coinvolgimento da parte del Governo nei confronti del Parlamento, e
questa è una cosa grave. Non siamo stati invitati neanche agli Stati
generali, però abbiamo partecipato alla manifestazione indetta dagli
studenti a Roma».
Una bozza di riforma, quella firmata da Bertagna e dalla ristretta commissione
di suoi collaboratori, che ha già subito diverse modifiche dal giorno
della sua presentazione ma che non è mai stata ufficialmente discussa
in Parlamento dal ministro Moratti: una procedura senza il coinvolgimento
di tutte le parti che ai rappresentanti dell'Ulivo suona come un ritorno al
passato. «Il Governo ha sicuramente i numeri per andare avanti spedito
per la sua strada _ ha aggiunto la Soliani _ ma la bozza di riforma sembra
un ritorno a qualche decennio fa, quando c'erano la scuola media e l'avviamento:
un bivio che segnava definitivamente la formazione dei ragazzi in età
troppo giovane».
Tre imperativi per i rappresentanti dell'«Ulivo» contro la bozza
di riforma: no all'aziendalizzazione della scuola, no alle scuole private,
sì alla formula «liceo» per tutti i diversi indirizzi.
Segnali «dal territorio» che i due rappresentanti dell'Ulivo porteranno
al primo incontro con Letizia Moratti: «Sarebbe necessario creare un
coordinamento permanente tra le scuole che manifestano in modo così
attento _ ha detto la Motta _ per dare più spessore alla voce di insegnanti
e studenti. Credo che questa sia l'unica strada per mantenere viva l'attenzione
dell'opinione pubblica su questo delicato problema».
Luca Sommi
********************
Ecco quindi un articolo del Messaggero on line, cronaca di Roma: le occupazioni
e le autogestioni sembrano destinate a continuare, vi sono scioperi dei presidi,
gli insegnanti preannunciano scioperi e manifestazioni e incomincia ad esserci
chi esprime il dubbio sulla legalità dell'anno scolastico, legata alla
questione dei duecento giorni. Tenete però presente che la autogestione
non si configura generalmente come una interruzione della didattica.
Scuole: lanno rischia di saltare
Tra scioperi e occupazioni molti istituti sono al limite dei 200 giorni di
lezioni
di RAFFAELLA TROILI
Non è stata unavventura. La protesta studentesca riprenderà.
E anche se nellimmediato il testimone passa a presidi e professori,
i ragazzi hanno in mente di ritornare a manifestare contro la Moratti e la
riforma Bertagna. Ma il tempo stringe e lunedì alla ripresa delle lezioni
cominceranno a tappeto compiti in classe, interrogazioni programmate e scrutini
(laddove ci sono i quadrimestri). Una corsa forsennata a riempire i registri,
rimasti a corto di voti in molti casi da novembre. E una nuova minaccia incombe
sullanno scolastico: «Diverse scuole starebbero già al
limite dei 200 giorni di lezione obbligatori voluti dalla legge - denuncia
un preside - Ma piuttosto che invalidare un anno, chi ha già sforato"
potrebbe scegliere di fare carte false per nascondere il quadro reale delle
assenze». Dora in poi, quindi, massima attenzione alle presenze.
Di sicuro molte gite salteranno.
Presidi sul piede di guerra. Giovedì prossimo, ladunata è
per le 11 al Galilei di via Conte Verde. Il giorno dopo sciopereranno i capi
distituto aderenti a Cgil, Cisl e Uil, il 30 gennaio quelli legati allAnp
(associazione nazionale presidi). Due scioperi che testimoniano come nellambiente
scolastico latmosfera sia più incandescente del solito. E che
si vanno ad aggiungere alle manifestazioni nazionali della scuola preannunciate
per gennaio e febbraio da molte sigle sindacali.
Prof in fermento. Anche loro già annunciano sit-in e cortei, per continuare
a dire no alla riforma targata Moratti. Ma in mente hanno anche altre forme
di protesta come i voti politici agli esami di maturità, oppure, di
boicottare direttamente i prossimi esami di Stato. E annunciano scioperi della
scuola (con date da definire) sia per gennaio (Cub) che per febbraio (Unicobas).
Nuove occupazioni? Gli Stati Generali del 19 e 20 dicembre, invece di calmare
gli animi li hanno ulteriormente infiammati e nonostante il lungo ponte natalizio
i ragazzi delle superiori romane si sono tenuti in contatto, organizzato assemblee,
confrontato programmi. E giurano di essere pronti a fare di tutto per evitare
che la riforma passi. «Avevamo pensato di organizzare unoccupazione
simbolica racconta David del Tasso proprio per far vedere che la nostra non
è una protesta il cui unico scopo è quello di perdere giorni
di scuola. Comunque organizzeremo collettivi pomeridiani e intorno al 20,
anche se è tutto da definire, abbiamo in mente di fare una grande manifestazione».
Gli studenti non ne parlano, ma tra i docenti serpeggia il timore che possano
scattare nuove occupazioni. Anche al Dipartimento scolastico di Rifondazione
Comunista confermano che i ragazzi non hanno alcuna intenzione di mollare:
«Non sappiamo ancora quali forme di protesta verranno adottate, ma è
certo che gli studenti questa volta sono davvero determinati». Dal Tasso
al Mamiani, è il momento delle assemblee permanenti. Qui ogni scuola
deciderà come muoversi. «Non solo proteste - precisa Francesco,
del Tasso - ma anche proposte. Faremo sapere alla Moratti come vogliamo la
nostra scuola. E poi in primavera, se la riforma arriverà alle Camere
senza essere minimamente modificata, torneremo a protestare».
Iscrizioni entro il 20. Scadono cinque giorni prima degli altri anni (il 20
gennaio). Si tratta di un termine ordinatorio, non perentorio che ha lintento
di sveltire le procedure e mettere le scuole in condizione di programmarsi
per tempo. Come a dire: in nome del diritto allo studio, i ritardatari non
saranno rimandati indietro.
***************************
Una intervista sul Manifesto parla di un coordinamento docenti nato a Roma.
Da leggere attentamente perché vi sono molte cose che sono condivise
da molti insegnanti.
"Docenti, la scuola siamo noi"
Un coordinamento di insegnanti contro qualsiasi ipotesi di riforma calata
dall'alto
IAIA VANTAGGIATO
Un documento stilato in difesa della scuola pubblica, due assemblee al Tasso,
sit-in a Montecitorio per protestare contro la finanziaria. I docenti del
Tasso hanno dichiarato guerra. E non solo a Letizia Moratti. Perché
si sono schierati contro qualsiasi riforma calata dall'alto e indifferente
alle loro identità. Ne parliamo con Giuseppe Benedetti, docente di
italiano e latino.
Perché un coordinamento di docenti?
Esiste un problema di rappresentanza e uno di immagine. Mentre i docenti avrebbero
bisogno di unità, i sindacati si soffermano su questo o quell'aspetto
delle riforme. Inoltre i politici sembrano aver dimenticato che la scuola
la fanno soprattutto gli insegnanti. Puoi costruire una bella casa per inquilini
che disprezzi?
Cosa intende dire?
Tutti gli ispiratori delle riforme e dei progetti di cambiamento hanno ignorato
la categoria degli insegnanti che invece vivono nel quotidiano la realtà
della scuola. Nessuno conosce la scuola meglio degli insegnanti, ma se ne
è fatto a meno. Nella commissione di esperti di Berlinguer non figurava
un solo docente di scuola media.
Lei ha parlato anche di immagine.
Sì, la nostra immagine presso l'opinione pubblica è pessima;
la rappresentazione che ne danno i media è quasi sempre parziale e
falsa. Sembra che perfino i sindacati della scuola non abbiano una precisa
idea della nostra funzione. Non è facile definire il profilo del bravo
insegnante, ma è gravissimo aver bloccato la discussione.
Di chi è la responsabilità?
Di tutti coloro che hanno sottratto la discussione sulla pratica didattica
ai singoli docenti, attribuendosene l'esclusiva o lasciandola a chi ha forse
un'idea precisa di come vorrebbe il mondo ma meno di come dovrebbe essere
il rapporto docente-discente. O di coloro che hanno scisso prassi e teoria,
i cosiddetti "esperti" esterni.
I docenti hanno peccato di "passività"?
Sì. Una passività che, con l'aumento del carico di lavoro specialmente
burocratico, ci ha schiacciato sul ruolo di meri impiegati. La creatività
che ci è richiesta è stata annullata.
Anche se uno dei luoghi comuni più diffusi è quello per cui
gli insegnanti lavorano poco.
Si parla della scuola come della nazionale di calcio. Tutti pensano di poter
esprimere pensieri avveduti per il solo fatto di aver frequentato la scuola
come studenti. E' come se tutti noi ci mettessimo a dare lezioni sul sistema
di mobilità di una metropoli per il solo fatto che ogni giorno prendiamo
l'autobus o l'automobile. Naturalmente è legittimo esprimere delle
opinioni, ma quello che stupisce è il risalto che viene dato a queste
analisi affrettate e superficiali. Il lavoro dell'insegnante non si riduce
all'attività in classe - che è già di per sé molto
impegnativa - ma si svolge in larga misura fuori dalla scuola. Non si può
pensare che il docente, nel momento in cui entra in classe, cominci a parlare
e a coinvolgere gli studenti per virtù dello spirito santo. Allora
dovremmo dire che i docenti universitari lavorano due-tre ore alla settimana.
E' vero, a volte sono i miei stessi colleghi a dimenticare questo passaggio
quando vivono la professione come una missione. Ma così non è.
Eppure avete protestato quando Berlinguer voleva introdurre il riconoscimento
delle competenze, meritocrazia e carriera.
Anche la stampa cosiddetta progressista fece passare gli insegnanti per conservatori.
Vorrei chiarire alcuni motivi della protesta: al momento non è possibile
misurare la bravura di un insegnante perché non esiste alcuna teoria
scientifica che la definisca. Esistono insegnanti bravi, meno bravi e incapaci,
come in tutte le categorie del lavoro. Ma qual è il lavoro del docente?
Nessuno ce l'ha mai detto in modo rigoroso. Ci sono insegnanti molto preparati
nelle loro discipline che sbagliano le dinamiche relazionali con i discenti.
E i casi sono tanti quanti i docenti. Che dire poi del numero degli alunni
per classe, dato mai preso in considerazione da sindacati e ministri. Comunque
Berlinguer, chissà in base a quali dati, aveva deciso che solo il 10%
dei docenti poteva considerarsi di buon livello.
Meglio lasciare tutto com'era?
Da quando è iniziata la stagione delle riforme, la scuola non è
più pilastro dell'istruzione, gli studenti lavorano sempre meno, gli
insegnanti sono stati privati perfino degli strumenti di persuasione più
rozzi, come la bocciatura. Insomma i problemi della scuola pubblica sono aumentati
e per risolverli ci si limita a distruggere la scuola pubblica. Eppure quando
si dice orgogliosamente che siamo la quinta potenza mondiale una buona parte
del merito andrà pure al sistema scolastico o vogliamo tirar fuori
la solita favola della creatività italiana?
Quali sono le proposte del coordinamento?
La scuola deve restare nelle mani dello stato e iniziare una libera ricerca
sulla didattica. Gli insegnanti che operano sul campo (non una élite
distaccata, né consorterie burocratiche e politiche) devono essere
riconosciuti professionalmente ed economicamente. Solo da qui potranno venire
indicazioni utili. Se non ci sarà una pausa di riflessione, se non
cesserà la frenesia di cambiamenti ingiustificati, da qualunque parte
politica provengano, ci opporremo.
**********************
Infine un articolo dal Resto del Carlino di Ravenna sul problema degli
insegnanti di educazione fisica che non vogliono essere cancellati dalla riforma
"Moratti" e che trovano l'appoggio anche del CONI
«L'educazione fisica deve rimanere materia obbligatoria»
Il mondo dello sport e della scuola sono in subbuglio per la ventilata esclusione
dell'educazione fisica dalle materie obbligatorie, così come proposto
dalla riforma che la commissione Bertagna sta elaborando, anche se lo stesso
ministro Letizia Moratti, nel corso degli Stati Generali della Scuola, ha
affermato che non è assolutamente intenzione del governo di prendere
questa decisione. Nei giorni scorsi è stato redatto un documento (lettera
aperta) di dissenso e di protesta da parte dell' assessorato provinciale allo
sport, del comitato provinciale del Coni e dell'ufficio di coordinamento di
educazione fisica del Provveditorato, che è stato sottoscritto (con
un astenuto) dai presidenti provinciali delle federazione sportive, da tutti
gli insegnanti di educazione fisica della provincia e, finora, dagli assessori
comunali allo sport di Ravenna, Lugo, Faenza e Cotignola.
«Una scuola aperta all'ambiente, capace di leggere i bisogni sociali
di formazione, non può prescindere si legge nel documento
dal principio che il movimento e lo sport debba costituire parte integrante
del percorso formativo di un cittadino partecipe e responsabile. Dopo decenni
di dure lotte per dare all'educazione fisica un ruolo paritetico alle altre
discipline scolastiche, ci vediamo relegati in un ruolo secondario e facoltativo
che non si addice assolutamente a questa disciplina. Lo stesso protocollo
d'intesa fra il ministero dell'Istruzione ed il Coni ha ribadito la collaborazione
del movimento sportivo con la scuola, alla quale riconosce il ruolo primario
di acquisizione dei principi di base relativi all'apprendimento delle attività
motorie e sportive. Per anni nella nostra provincia ricorda l'odg
si sono attivati progetti comuni per dare il giusto risalto al linguaggio
del corpo nella scuola materna ed elementare».
*************