L'articolo pubblicato sul Corriere della Sera che riportiamo qui sotto è... ambiguo. Gli insegnanti italiani sono bravi o sono asini? Le loro resistenze al computer sono dovute a un gap tecnologico e al rifiuto di rinnovarsi o a una giusta diffidenza del clamore hi tec che nasconde il vuoto didattico?
Denuncia di docenti ed esperti alla vigilia della riforma Moratti. I possibili rimedi
I nostri insegnanti bocciati in informatica
Nelle scuole medie e superiori solo pochi sanno usare il computer e Internet
E un coro unanime e preoccupato: solo pochi insegnanti italiani usano Internet e il computer a scuola, la stragrande maggioranza li esclude dalla didattica ed è delusa da promesse, a volte esagerate, di una rivoluzione pedagogica nel nome dellhi-tech. E tutto questo malcontento si manifesta alla vigilia di una riforma della scuola, proposta dal ministro Moratti, che prevede linsegnamento dellinformatica anche nelle scuole elementari. Colpa degli insegnanti troppo pigri? No, sostengono gli esperti.
TECNOLOGIE CARENTI - «I docenti italiani non hanno preclusioni nei confronti
delle nuove tecnologie didattiche - sottolinea Francesco Pira, docente allUniversità
di Trieste - e, addirittura, ci sono gruppi allavanguardia in Europa.
Semmai maestri e prof non hanno avuto un quadro di riferimento e spesso sono
stati abbandonati a se stessi. O, peggio, hanno dovuto sopportare la dittatura
di tecnocrati o venditori che, mascherati da educatori, hanno cercato di vendere
computer e software infischiandosi della didattica».
Così, accanto al quadro desolante di unItalia carente di tecnologia
(secondo uno studio di Between-Re Mida pubblicato dal Corriere mancano almeno
190 mila computer) ecco arrivare limmagine, con tante ombre e poche
luci, di un Paese nel quale la formazione degli insegnanti è carente
e fumosa.
«Ciò che mi fa più paura realmente non è la carenza
di computer ma il disagio fortissimo degli insegnanti - spiega Pier Cesare
Rivoltella, docente di Metodi e tecniche delle interazioni educative alluniversità
Cattolica di Milano -. Hanno bisogno di formazione, si sentono indietro rispetto
ai colleghi di altri paesi Europei. Attenzione, se non colmiamo questo gap
culturale rischiamo realmente di uscire dallEuropa delle tecnologie
didattiche».
Secondo Rivoltella gli errori sono stati molti gravi. «Si è creduto
di ovviare ai problemi con corsi standard di alfabetizzazione informatica
ed è mancato un piano serio che guardasse al futuro. Cosa si dovrebbe
fare? Intanto costituire un gruppo di studio, una commissione di tecnici ed
educatori e non di burocrati, capaci di capire le esigenze degli insegnanti
e proporre insieme a loro un modo nuovo di fare didattica. Poi dovrebbero
essere studiati modelli flessibili da applicare alle singole scuole, come
hanno fatto in Inghilterra con ottimi frutti. Infine si dovrebbe partire con
la formazione vera e propria. Una parte dedicata alla preparazione tecnologica
dei docenti, unaltra alle applicazioni curriculari. Non è possibile
che ci siano insegnanti che ancora si chiedono a cosa servono il computer
e Internet per fare lezione».
Le critiche di Rivoltella non sono isolate. Anche Antonio Calvani, docente
di Tecnologie dellistruzione e dellapprendimento allUniversità
di Firenze e tra i massimi esperti in Italia, ammette larretratezza
italiana. «La preparazione informatica media degli insegnanti italiani
è al di sotto della media europea - spiega Calvani -. E tutto questo
nonostante lItalia abbia recuperato una parte del gap negli ultimi dieci
anni, grazie anche alle intuizioni di Lombardi e Berlinguer. Abbiamo gravi
difficoltà nelle strutture, cè una grossa carenza di servizi
di supporto e gli insegnanti si trovano spesso da soli alle prese con problemi
tecnici. La formazione tecnologica ha spesso carattere episodico, senza precisi
quadri di riferimento. In Francia, per esempio, si pianifica in tempi più
lunghi e sono stati creati servizi di supporto tecnico a livello territoriale
in grado di intervenire quando una scuola ha problemi».
E loro, gli insegnanti delle scuola dellobbligo e delle superiori cosa
dicono? «Io sono molto preoccupato - dice Marco Guastavigna, professore
di Lettere allIstituto Beccari di Torino -. Invece di avviare una riflessione
sugli ambiti disciplinari dove il computer e Internet possono essere importanti
per la didattica, si pensa alla patente europea di informatica, ovvero a test
tecnici per far conoscere un po il computer. Insomma, è come
se si insegnasse a qualcuno a guidare unauto senza spiegargli a che
cosa serve».
SOFTWARE INNOVATIVO - Luciano Ardiccioni, professore di Filosofia alle superiori
e autore di Eugenio, un software innovativo per fare didattica con il computer,
è convinto vi sia una carenza di contenuti ma non è pessimista.
«Allintroduzione delle macchine nelle scuole non ha corrisposto
una disponibilità di materiale didattico informatico adeguato. Esiste
comunque la possibilità di rimediare. Innanzitutto vanno valorizzati
i contenuti: occorre mostrare, cioè, che linformatica e la rete
Internet offrono una quantità di materiale didattico "tradizionale"
(a partire dai testi dei classici) infinitamente superiore a quella fornita
da qualsiasi altro strumento didattico e che linformatica offre strumenti
"tradizionali" di lavoro, di interpretazione e di analisi molto
efficaci, ai quali possono essere aggiunti nuovi metodi didattici»
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Le voci fuori dal coro continuano. Dopo l'apoteosi velinaria del giorno dopo il disegno di legge cominciano sempre più insistenti ad apparire nella stampa voci assai critiche al progetto di riforma Moratti e alla delega. Ad es. un articolo sulla Gazzetta di Modena
mercoledì 6 febbraio 2002, S. Paolo Miki L'assessore provinciale all'istruzione
Claudio Bergianti traccia un preoccupato bilancio del progetto del Governo
'Riforma Moratti, danno per la scuola'
Dalle elementari alla formazione lavoro: una carenza dietro l'altra
«Ci impegneremo per limitare i danni nei nostri istituti»
Se resterà così, la riforma della scuola di Letizia Moratti
deve essere bocciata senza attenuanti. Questa l'opinione dell'assessore provinciale
all'istruzione Claudio Bergianti, che motiva il suo parere con esempi concreti
su come, se attuata, questa riforma si rivelerà più dannosa
che benefica ai ragazzi del futuro. «Il mio giudizio va al di là
degli schieramenti politici, ma giunge da un'analisi concreta, da addetto
ai lavori. Per questo chiediamo un confronto al fine di far modificare in
meglio la riforma».
«Una finta riforma che non cambia certo la scuola in meglio; anzi, dove
ci prova, lo fa in peggio».
E' severo Bergianti nell'affrontare la riforma Moratti. «Gli elementi
che non vanno sono tanti - spiega - Intanto non risolve il problema del "salto"
dalle elementari alle medie, cercando di creare quell'unitarietà del
ciclo particolarmente sentita, resta una frattura che si aggrava se si considera
che a 13 anni i ragazzi, ancora immaturi, sono chiamati a scegliere il percorso
e due anni dopo, sempre troppo presto, devono essere in grado di decidere
se continuare a studiare o percorrere il cammino della formazione professionale».
Problemi arrivano anche sul fronte dell'età in cui si finiranno gli
studi «I ragazzi italiani finiranno il ciclo di studi a 19 anni, un
anno dopo dei loro colleghi di tutta Europa». Bergianti si dice molto
preoccupato anche per la netta separazione tra il percorso liceale e della
formazione professionale. «Il primo durerà 5 anni il secondo
4, certo ci sarà l'eventuale anno integrativo per accedere all'università,
ma si crea inevitabilmente una scala dei valori, culturali e sociali, tra
liceo e formazione professionale. Questo a Modena è un problema che
riguarda il 30% degli studenti che rischiano di rimanere vittima di una scelta
precoce che si potrebbe rivelare controproducente per il loro avvenire».
L'analisi di Bergianti prosegue con il mancato coinvolgimento delle regioni,
«questa doveva essere una legge quadro uguale per tutti in cui poi le
regioni avrebbero dovuto muoversi. Invece il governo si è arrogato
il compito di decidere con una riforma che finisce col mettere in difficoltà
il sistema scolastico stesso. - spiega - Guardiamo anche solo i tempi. Il
decreto delegato avrà 2 anni per diventare legge, ma intanto si vuole
farlo divenire operativo con il prossimo anno scolastico. Per le elementari
erano già chiuse le iscrizioni e ora si dovranno riaprire. Non solo,
il Governo si è riservato anche di poter apportare ulteriori modifiche
nei 18 mesi successivi. Tutte situazioni di incertezza delle quali la scuola,
allo stato attuale, non ha certo bisogno».
Come amministratore Bergianti si dice anche preoccupato del futuro dell'offerta
scolastica modenese «La finanziaria ha imposto vincoli rigidi nell'assegnazione
delle classi ai vari istituti, si rischia di veder scomparire importanti indirizzi
dalle nostre scuole, con conseguente taglio dei posti di lavoro per numerosi
docenti».
Di fronte a questo quadro, Bergianti, oltre a ricordare che una buona riforma
c'era, era pronta ed è stata cancellata, «auspica un ripensamento
frutto di un confronto interparlamentare e comunque come Provincia di Modena
posso assicurare che cercheremo di attenuare in tutti i modi gli effetti negativi
provocati dalla riforma sui nostri istituti».
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Un articolo sulla Nuova Sardegna riporta ampi stralci di una intervista rilasciata da Lisetta Bidoni a proposito della revoca dello sciopero genrale del pubblico impiego. Rimangono aperti tutti i problemi e la vertenza scuola va avanti:
Salasso della Moratti alle scuole:
tagliati oltre 1000 posti nel Nuorese
Sciopero del 15 sospeso ma Lisetta Bidoni (Cgil) riapre la vertenza
NUORO. Il salasso preparato dalla ministra Moratti per le scuole nuoresi è
già scritto in un decreto: in un solo colpo oltre 1000 posti di lavoro
verranno tagliati nel triennio che va dal 2002 al 2004. Quest'anno arriverà
la prima botta con un centinaio di posti in meno. Una ragione in più
per aderire allo sciopero del pubblico impiego indetto per il 15 febbraio.
Sciopero annullato, però, per l'accordo raggiunto con i sindacati.
Ma non tutti condividono. Lisetta Bidoni della Cgil nuorese ha più
di qualche riserva e chiede al nazionale di tenere aperta la vertenza scuola.
«Come sindacato della scuola - afferma subito Lisetta Bidoni - non riteniamo
che esistano le condizioni per la sospensione dello sciopero programmato per
il pubblico impiego.
Nella scuola infatti restano in piedi tutti i problemi che avevamo inserito
nella vertenza. Chiediamo quindi alla segreteria nazionale uno stralcio sulla
scuola per impedire la nefasta riforma e i tagli indicriminati del ministro
Moratti».
Tagli pesanti un po' dovunque, in tutt'Italia, dove il decreto prevede un
salasso generale di 36 mila posti di lavoro in meno in un triennio: circa
8500 posti nel 2002-2003; 12 mila nel 2003-2004; e 15500 nell'ultimo anno.
Ma la stessa mannaia ministeriale cadrà con fraccasso terribile anche
nella Sardegna tanto esaltata dalla Moratti nel suo recente viaggio. Migliaia
i posti in meno. Ma la provincia più penalizzata sarà probabilmente
quella di Nuoro che subirà un salasso del 15 per cento: circa 1100
posti in meno nelle scuole nel triennio. Senza considerare i non docenti (i
cosiddetti Ata) per i quali è riservato un taglio a parte.
Ma l'articolazione della pesante ristrutturazione ministeriale del governo
berlusconiano prevede incursioni feroci soprattutto nelle scuole elementari
e medie superiori.
«Nelle elementari - comincia Lisetta Bidoni - saranno ridotti i posti
per l'insegnamento delle lingue straniere e nel tempo pieno, che nella provincia
di Nuoro rappresenta l'80 per cento del modello organizzativo delle scuole
medie.
Poi la scure calerà sulle medie superiori: con la riduzione del tempo
prolungato e delle sperimentazioni, con l'accorpamento delle classi ntermedie
e finali che non raggiungono i 25 studenti e degli spezzoni sino a costituire
cattedra (e completamento cattedre sino a 18 ore). Inoltre l'orario di servizio
passerà dalle 18 ore alle 24 a settimana: quindi tagli anche per questa
ragione.
Infine posti in meno arriveranno dalle nuove articolazioni di cattedre con
l'accorpamento delle classi concorso e del biennio e triennio».
Fatti i conti in provincia di Nuoro, dunque, il salasso morattiano arriverà
a cancellare oltre mille posti di lavoro.
«In una zona debole come la nostra - sottoliena Bidoni - caratterizzata
già da una forte disoccupazione intellettuale e da una alta dispersione
scolastica il decreto Moratti avrà effetti terribili. Basti pensare
che saranno cacciati dal mercato del lavoro anche i 400 precari che hanno
contribuito a rendere regolare la via scolastica, alcuni dei quali, da oltre
dieci anni.
Ma il taglio investirà anche gli Ata, il personale non docente, già
penalizzato da cancellazioni ed eccessivi carichi di lavoro. Insomma, sarà
un brutto colpo per tutta la provincia, per il lavoro, la cultura e la qualità
della vita».
Secondo la sindacalista della Cgil-scuola di Nuoro il decreto Moratti, tra
l'altro, ha solo l'obiettivo di contenere la spesa pubblica: drenando risorse
dalla scuola in altri settori. La qualità dell'insegnamento, i contenuti,
i metodi e l'innalzamento del grado di cultura nelle scuole, non rientrano
certo nel programma di intervento ministeriale.
«Il taglio è solo di natura ragionieristica - continua la sindacalista
- e in questo modo finiscono per essere mortificate o annullate tutte le esperienze
di qualità fatte nella scuola. Questo a partire dalle scuole materne,
dove apparenetmente non si registrano tagli. Ma solo in apparenza, perchè
bloccando la sperimentazione della contemporaneità di 10 ore si creeranno
tagli indiretti.
Insomma il decreto Moratti reintroduce il vecchio modello dell'orario frontale
cancellando tutti gli spazi riservati per le attività di sostegno e
recupero. Altri posti di lavoro in meno. E nuovi e paurosi varchi aperti ai
fenomeni della dispersione scolastica nelle zone interne».
Per la sindacalista della Cgil il decreto governativo non fa altro che restingere
la qualità del lavoro dell'insegnante, in quanto misurata soltanto
«in termini di orario» indipendentemente dal fattore della professionalità
maturata.
Ecco perchè l'accordo siglato ieri per il pubblico impiego e la sospensione
dello sciopero non convince più di tanto molti sindacalisti della scuola.
«I cento euro al mese mese concordati - insiste Linetta Bidoni - non
danno infatti risposte alle questioni che noi abbiamo posto in vertenza. E
tantomeno allontanano la minaccia del decreto Moratti. Noi su questo ci vogliamo
vedere chiaro e se necessario andremo a uno sciopero forte stralciando la
vertenza scuola».
Anche la Gilda nuorese sembra ben attrezzata ad affrontare una eventuale protesta.
D'altronde chi vengono colpiti sono soprattutto i docenti, sia nei posti di
lavoro che nella loro specifica funzione. Maria Domenica Di Patre, responsabile
provinciale traccia infatti un quadro preoccupante della categoria docente
e della scuola in provincia di Nuoro.
Un quadro che la dice lunga anche sulle attese create dal ministro Letizia
Moratti durante l'ultima visita in Sardegna: quando affermò con ottimismo
pari alla facile lusinga che la scuola sarda meritava «il voto 10»
per la sua funzionalità.
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A Sassari intanto si sta muovendo un coordianmento degli insegnanti elementari,
articolo sulla Nuova Sardegna:
Riforma, gli insegnanti a confronto
Domani assemblea convocata dal Coordinamento lavoratori della scuola
SASSARI. Le polemiche riguardanti la riforma della scuola proposta dalla Moratti
non accennano a placarsi. A fare il punto sono, stavolta, i rappresentanti
del coordinamento Lavoratori della Scuola. «Che nella scuola ci si trovi
di fronte ad una rivoluzione non ci sono ormai dubbi - affermano -. Dagli
"Stati Generali" in poi è stato un continuo fiorire di momenti
di protesta, di occupazioni delle scuole, di posizioni discordi da parte di
organizzazioni culturali e sindacali».
«Nonostante ciò il ministro continua imperterrito la sua strada
con la recente proposta di legge delega sul riordino dei cicli e la circolare
sugli organici che prevede dal prossimo anno scolastico un taglio di 8.500
posti per giungere complessivamente a 56.000 nel 2004».
Per analizzare insieme alla categoria dei dirigenti scolastici e degli insegnanti
della scuola dell'infanzia ed elementare l'impatto che tale riforma potrà
avere sulla scuola ed ancor più l'impianto dalla quale essa trae origine
(la ormai nota proposta Bertagna) il Coordinamento degli Insegnanti Elementari
della provincia ha organizzato un momento pubblico di analisi e di dibattito.
Gli stessi Insegnanti elementari, presenti anche in internet al sito http://web.tiscali.it/ciel2002,
hanno diffuso un volantino nel quale tra l'altro si critica lo spirito della
riforma i cui principi non sono sembrati aderenti «ai bisogni di una
scuola che si delinea come un nuovo servizio per l'utenza e alle valenze pedagogiche
delineate negli attuali programmi, che trovano la loro applicazione in proposte
flessibili di tempo scuola». Nello stesso documento si sottolinea la
dequalificazione dell'offerta formativa a cui la scuola andrebbe incontro
con il ritorno all'insegnante unico, la riduzione dell'orario scolastico e
la scomparsa del tempo pieno.
Su questi argomenti il Coordinamento ha indetto quindi un'assemblea cittadina
per giovedì 7 febbraio alle 17 presso le scuole elementari di via Duca
degli Abruzzi.
Introducono l'incontro Franco Enna e Gianluigi Casiddu, entrambi dirigenti
scolastici.
I promotori, dopo aver rilevato una sostanziale assenza di dibattito e di
coinvolgimento su problematiche di tale spessore auspicano l'impegno attivo
delle organizzazioni sindacali nell'opera di informazione e mobilitazione
della categoria e invitano i colleghi delle diverse scuole a promuovere dibattiti
all'interno dei collegi, produrre documenti, organizzare momenti assembleari
con i genitori per illustrare i temi della proposta di riforma «che
prevede dal prossimo anno uno stravolgimento della scuola materna ed elementare
con l'ingresso anticipato di bambini senza nessuna adeguata preparazione logistica
e progettuale».
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Poi la posizione, sempre sulla Nuova Sardegna, e sempre per la provincia
di Nuoro, la posizione provinciale della Gilda:
LA GILDA
Di Patre: «Questo decreto penalizza i docenti»
«Il ministro mortifica il ruolo degli insegnanti e la loro professionalità»
NUORO. Per la coordinatrice della "Gilda nazionale degli insegnanti"
di Nuoro Maria Domenica Di Patre col'adesione allo sciopero del 15 febbraio
è scontata.
«Invitiamo tutti gli insegnanti - afferma Di Patre - ad aderirvi in
un momento così critico non solo per il rinnovo contrattuale, ma anche
per la"riforma" della scuola approvata tramite legge-delega dal
governo, senza il consenso dei sindacati più rappresentativi e dei
docenti in particolar modo. Con tale riforma "fatta a costo zero"
sulla pelle degli insegnanti e a discapito della qualità della scuola:
a) si taglieranno, entro il 2004, decine di migliaia di posti di lavoro; b)
i "precari" (precari anche da 15 anni!) non rientreranno mai più
nella scuola (hanno gia applicato l'abolizione dell'articolo 18); c) i docenti
su cattedra-orario andranno in esubero strutturale; d) si avrà l'introduzione
di una miserabile competizione fra insegnanti per pochi euro di incentivazione.
E ciò non solo averrà "sulla pelle degli insegnanti"
perchè la Riforma liquida "l'obbligo scolastico" e costringe
i ragazzi, alla sola età di 13 anni a scegliere di diventare o "operai"
o "intellettuali-professionisti-impresari". All'età di 15
anni ci sarà uno stuolo di ragazzini pronti a lavorare per "imparare
a lavorare" senza pensare! Che bella divisione: uomini teoretici e uomini
pratici!».
«Ci chiediamo poi come - conclude la Di Patre - nella realtà
nuorese, i nostri alunni troveranno i famosi "stage" di formazione:
o verranno ancora una volta esportati al nord al posto dei lavoratori extra-comunitari?
O ci manderanno un "tutor" dal Nord impresario e capace? Non dimentichiamo
poi che la Sardegna è stata penalizzata due volte nella scuola: dal
Governo zero euro; dalla Regione pochi spiccioli.
La Gilda invita pertanto tutti i docenti della provincia di Nuoro a manifestare
democraticamente il loro dissenso e a mobilitarsi contro il nuovo attacco
alla Scuola, alla Cultura e alla nostra Professionalità.
Contratto docenti «Il ministro ha varato alcuni decreti con i quali
si concretizzano pesanti tagli agli oragnici con conseguenze negative sin
dal prossimo anno scolastico sia sul lavoro dei docenti sia sulla qualità
del servizio. Mentre nessun atto concreto è stato sinora assunto per
il mantenimento degli impegni nei confronti degli insegnanti: finanziamenti
inadeguati per un contratto decoroso, recupero pieno dell'inflazione, area
di contrattazione separata e valorizzazione della professionalità docente.
Nella grande confusione una sola cosa è chiara. Le uniche risorse economiche
che il governo è riuscito a reperire provengono esclusivamente dai
tagli da operare sulla pelle degli insegnanti e sulla qualità della
scuola. Inammissibile il metodo della delega che il ministro si appresta a
chiedere al parlamento sulla riforma. E' inoltre fortissima la tensione nelle
scuole per gli annunci di devoluzione alle regioni dell'istruzione progessionale
e di quote di orario curricolare, per l'anticipo delle iscrizioni alle materne
e per i tagli al tempo pieno e per l'esame di stato. Ma ciò che indigna
di più è l'assoluta latitanza del governo in ordine all'atto
di indirizzo all'Aran che ponga le premesse per lavvio della stagione contrattuale».
I docenti faranno altro «Il consiglio dei ministri ha approvato anche
il disegno legge delega sulla riforma. Ma della proposta Bertagna non resta
ormai nulla. Gli elemnti negativi che la Gilda ha annunciato restano tutti
con l'aggravante della richiesta di delega che nonostante le assicurazioni
di esponenti della maggioranza sulla possibilità di modificare il testo
in aula finirà per limitare inevitabilmente la possibilità di
arrivare a una legge ampiamente condivisa. Le dichiarazioni di ottimismo del
presidente Berlusconi sulla possibilità di reperire risorse da destinare
alla valorizzazione dei docenti non ci convincono. Preferiamo giudicare dai
fatti e fino ad oggi non ce ne sono. Tantomeno ci sono segnali di disponibilità
ad avviare un confronto serio con i sindacati sul contratto scaduto. Incredibile
poi nel testo è la presenza di una ipotesi di carriera per docenti
completamente pensata per far fare altro all'insegnare: in sostanza si pretende
di far fare carriera ai docenti che andranno all'università a imparare
altre cose. E per quelli che faranno il loro mestiere non ci sarà nulla.
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Sul Messaggero Veneto la posizione della cgil provinciale , in cui si attacca
la riforma fatta con il consiglio delle mogli, come dicevano gli articoli
del giorno dopo, il concetto della delega per evitare troppe discussioni ecc.
I dirigenti degli istituti esortati a uscire allo scoperto per difendere lautonomia
Scuola, crociata anti-riforma
La Cgil invita alla guerra dei fax docenti, studenti e famiglie
«Bombardiamo ogni giorno con fax, e-mail, cartoline e lettere il ministero
dellIstruzione di Roma, per protestare contro la legge delega approvata
dal Consiglio dei ministri sulla riforma della scuola. Chiediamo laiuto
di tutti i docenti, studenti e famiglie: è questo il momento di mobilitarsi
per ribellarsi al salto indietro nella storia, verso una scuola classista,
che il ministro Moratti propone».
Appello alla guerra dei fax del segretario provinciale di Cgil
scuola Carla Franza, impegnata a lanciare un invito particolare ai vertici
delle scuole. «Un invito particolare ai dirigenti del Pordenonese
propone la cigiellina Franza perché escano allo scoperto, per
difendere la scuola dellautonomia che rischia di perdere il suo statuto
di gestione libera e per segnare una linea di confine netta da coloro che
si appiattiscono sulle scelte del governo».
Lopposizione di Cgil scuola alla riforma Bertagna-due (la
prima ipotesi era stata cassata dopo il flop mediatico degli stati generali
dello scorso dicembre) corre sui fili critici di alcune considerazioni mescolate
anche al pepe della polemica spiccia. «Apprendiamo dalla stampa nazionale
che la riforma sarebbe frutto di una ricetta fatta in casa, sul brogliaccio
dellipotesi Bertagna sfodera il sarcasmo la numero uno di Cgil
scuola provinciale Carla Franza , dalle mogli dei premier della maggioranza
e sfornata dal buon senso femminile. Sarà pure una battuta al veleno,
ma potremmo crederci, visto limpianto della riforma che ha falle pedagogiche
e operative macroscopiche. Il metodo delluso di una legge delega per
fare il ribaltone esclude di fatto tutti i cittadini da un percorso
che deve, invece, sviluppare un largo consenso, data limportanza dellistruzione
statale. Lidea di dividere alle superiori il sapere teorico (ai licei)
da quello pratico (nei professionali) è un pauroso passo indietro nel
tempo, inoltre è profondamente ingiusto il regalo di manodopera
a basso costo che si fa alle industrie, con il percorso professionale di alternanza
scuola-lavoro dai 15 anni in poi. Affidare poi alle Regioni una quota di curricolo
didattico e anche la gestione dellarea professionale, appare un golpe
alla scuola dellautonomia. Siamo nettamente contrari alla precoce scolarizzazione
nelle materne ed elementari e ci chiediamo come sarà possibile garantire
linsegnamento delle lingue straniere se i tagli messi in conto dalla
finanziaria 2002 mettono in ginocchio i posti nelle scuole primarie. Non ultimo,
il ripristino del voto in condotta e la mancata continuità didattica
tra elementari e medie creano unambiguità pericolosa sul senso
reale della parola pedagogia».
Chiara Benotti
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A Bari la protesta guidata dalle RSU:
LA PROTESTA Il corteo partirà alle 17,30 da piazza Prefettura, alle 20 sit in e raccolta firme "Vendesi scuola", studenti in piazza
A Bari si scende di nuovo in piazza per protestare contro la riforma Moratti.
Il corteo partirà oggi, alle 17.30, da piazza Prefettura. Alle 20 sarà
la volta di un sitin e della raccolta firme a sostegno di una petizione. Ieri
le assemblee delle Rsu, fissate in oltre dieci scuole, hanno riscontrato una
partecipazione dell'80 per cento del personale. "Forse per la prima volta
spiega Lea Borrelli, portavoce del 'Forum per la scuola pubblica' i
lavoratori di queste scuole hanno avuto un'informazione completa della situazione,
dichiarandosi indignati per come si sta svendendo la pubblica istruzione.
Si sono impegnati a promuovere la manifestazione di questo pomeriggio, chiedendo
che la mobilitazione continui nei prossimi giorni. Sulla stessa linea i genitori,
che dopo aver partecipato numerosi a una serie di incontri, si sono autoconvocati
in questa settimana per un confronto anche con i docenti". Decine le
assemblee organizzate nelle scuole di tutta la provincia anche da Cgil, Cisl
e Uil Scuola. "C'è preoccupazione dice Maurizio Lembo, segretario
provinciale Cgil Scuola Bari per i tagli agli organici e la più generale
riduzione delle risorse, per una riforma mai portata al confronto serio con
i docenti e personale Ata". Gli studenti oggi scenderanno in piazza ognuno
con un cartello "vendesi scuola pubblica". La protesta dei ragazzi
viaggia anche su internet grazie alla mailinglist 'coordinamento studentimedi@yahoo
groups.com'.
(elena laterza)
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