7 February, 2002

 

L'articolo pubblicato sul Corriere della Sera che riportiamo qui sotto è... ambiguo. Gli insegnanti italiani sono bravi o sono asini? Le loro resistenze al computer sono dovute a un gap tecnologico e al rifiuto di rinnovarsi o a una giusta diffidenza del clamore hi tec che nasconde il vuoto didattico?

Denuncia di docenti ed esperti alla vigilia della riforma Moratti. I possibili rimedi

I nostri insegnanti bocciati in informatica

Nelle scuole medie e superiori solo pochi sanno usare il computer e Internet

E’ un coro unanime e preoccupato: solo pochi insegnanti italiani usano Internet e il computer a scuola, la stragrande maggioranza li esclude dalla didattica ed è delusa da promesse, a volte esagerate, di una rivoluzione pedagogica nel nome dell’hi-tech. E tutto questo malcontento si manifesta alla vigilia di una riforma della scuola, proposta dal ministro Moratti, che prevede l’insegnamento dell’informatica anche nelle scuole elementari. Colpa degli insegnanti troppo pigri? No, sostengono gli esperti.


TECNOLOGIE CARENTI - «I docenti italiani non hanno preclusioni nei confronti delle nuove tecnologie didattiche - sottolinea Francesco Pira, docente all’Università di Trieste - e, addirittura, ci sono gruppi all’avanguardia in Europa. Semmai maestri e prof non hanno avuto un quadro di riferimento e spesso sono stati abbandonati a se stessi. O, peggio, hanno dovuto sopportare la dittatura di tecnocrati o venditori che, mascherati da educatori, hanno cercato di vendere computer e software infischiandosi della didattica».
Così, accanto al quadro desolante di un’Italia carente di tecnologia (secondo uno studio di Between-Re Mida pubblicato dal Corriere mancano almeno 190 mila computer) ecco arrivare l’immagine, con tante ombre e poche luci, di un Paese nel quale la formazione degli insegnanti è carente e fumosa.
«Ciò che mi fa più paura realmente non è la carenza di computer ma il disagio fortissimo degli insegnanti - spiega Pier Cesare Rivoltella, docente di Metodi e tecniche delle interazioni educative all’università Cattolica di Milano -. Hanno bisogno di formazione, si sentono indietro rispetto ai colleghi di altri paesi Europei. Attenzione, se non colmiamo questo gap culturale rischiamo realmente di uscire dall’Europa delle tecnologie didattiche».
Secondo Rivoltella gli errori sono stati molti gravi. «Si è creduto di ovviare ai problemi con corsi standard di alfabetizzazione informatica ed è mancato un piano serio che guardasse al futuro. Cosa si dovrebbe fare? Intanto costituire un gruppo di studio, una commissione di tecnici ed educatori e non di burocrati, capaci di capire le esigenze degli insegnanti e proporre insieme a loro un modo nuovo di fare didattica. Poi dovrebbero essere studiati modelli flessibili da applicare alle singole scuole, come hanno fatto in Inghilterra con ottimi frutti. Infine si dovrebbe partire con la formazione vera e propria. Una parte dedicata alla preparazione tecnologica dei docenti, un’altra alle applicazioni curriculari. Non è possibile che ci siano insegnanti che ancora si chiedono a cosa servono il computer e Internet per fare lezione».
Le critiche di Rivoltella non sono isolate. Anche Antonio Calvani, docente di Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento all’Università di Firenze e tra i massimi esperti in Italia, ammette l’arretratezza italiana. «La preparazione informatica media degli insegnanti italiani è al di sotto della media europea - spiega Calvani -. E tutto questo nonostante l’Italia abbia recuperato una parte del gap negli ultimi dieci anni, grazie anche alle intuizioni di Lombardi e Berlinguer. Abbiamo gravi difficoltà nelle strutture, c’è una grossa carenza di servizi di supporto e gli insegnanti si trovano spesso da soli alle prese con problemi tecnici. La formazione tecnologica ha spesso carattere episodico, senza precisi quadri di riferimento. In Francia, per esempio, si pianifica in tempi più lunghi e sono stati creati servizi di supporto tecnico a livello territoriale in grado di intervenire quando una scuola ha problemi».
E loro, gli insegnanti delle scuola dell’obbligo e delle superiori cosa dicono? «Io sono molto preoccupato - dice Marco Guastavigna, professore di Lettere all’Istituto Beccari di Torino -. Invece di avviare una riflessione sugli ambiti disciplinari dove il computer e Internet possono essere importanti per la didattica, si pensa alla patente europea di informatica, ovvero a test tecnici per far conoscere un po’ il computer. Insomma, è come se si insegnasse a qualcuno a guidare un’auto senza spiegargli a che cosa serve».


SOFTWARE INNOVATIVO - Luciano Ardiccioni, professore di Filosofia alle superiori e autore di Eugenio, un software innovativo per fare didattica con il computer, è convinto vi sia una carenza di contenuti ma non è pessimista. «All’introduzione delle macchine nelle scuole non ha corrisposto una disponibilità di materiale didattico informatico adeguato. Esiste comunque la possibilità di rimediare. Innanzitutto vanno valorizzati i contenuti: occorre mostrare, cioè, che l’informatica e la rete Internet offrono una quantità di materiale didattico "tradizionale" (a partire dai testi dei classici) infinitamente superiore a quella fornita da qualsiasi altro strumento didattico e che l’informatica offre strumenti "tradizionali" di lavoro, di interpretazione e di analisi molto efficaci, ai quali possono essere aggiunti nuovi metodi didattici»
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Le voci fuori dal coro continuano. Dopo l'apoteosi velinaria del giorno dopo il disegno di legge cominciano sempre più insistenti ad apparire nella stampa voci assai critiche al progetto di riforma Moratti e alla delega. Ad es. un articolo sulla Gazzetta di Modena

mercoledì 6 febbraio 2002, S. Paolo Miki L'assessore provinciale all'istruzione Claudio Bergianti traccia un preoccupato bilancio del progetto del Governo
'Riforma Moratti, danno per la scuola'
Dalle elementari alla formazione lavoro: una carenza dietro l'altra
«Ci impegneremo per limitare i danni nei nostri istituti»


Se resterà così, la riforma della scuola di Letizia Moratti deve essere bocciata senza attenuanti. Questa l'opinione dell'assessore provinciale all'istruzione Claudio Bergianti, che motiva il suo parere con esempi concreti su come, se attuata, questa riforma si rivelerà più dannosa che benefica ai ragazzi del futuro. «Il mio giudizio va al di là degli schieramenti politici, ma giunge da un'analisi concreta, da addetto ai lavori. Per questo chiediamo un confronto al fine di far modificare in meglio la riforma».
«Una finta riforma che non cambia certo la scuola in meglio; anzi, dove ci prova, lo fa in peggio».
E' severo Bergianti nell'affrontare la riforma Moratti. «Gli elementi che non vanno sono tanti - spiega - Intanto non risolve il problema del "salto" dalle elementari alle medie, cercando di creare quell'unitarietà del ciclo particolarmente sentita, resta una frattura che si aggrava se si considera che a 13 anni i ragazzi, ancora immaturi, sono chiamati a scegliere il percorso e due anni dopo, sempre troppo presto, devono essere in grado di decidere se continuare a studiare o percorrere il cammino della formazione professionale». Problemi arrivano anche sul fronte dell'età in cui si finiranno gli studi «I ragazzi italiani finiranno il ciclo di studi a 19 anni, un anno dopo dei loro colleghi di tutta Europa». Bergianti si dice molto preoccupato anche per la netta separazione tra il percorso liceale e della formazione professionale. «Il primo durerà 5 anni il secondo 4, certo ci sarà l'eventuale anno integrativo per accedere all'università, ma si crea inevitabilmente una scala dei valori, culturali e sociali, tra liceo e formazione professionale. Questo a Modena è un problema che riguarda il 30% degli studenti che rischiano di rimanere vittima di una scelta precoce che si potrebbe rivelare controproducente per il loro avvenire».
L'analisi di Bergianti prosegue con il mancato coinvolgimento delle regioni, «questa doveva essere una legge quadro uguale per tutti in cui poi le regioni avrebbero dovuto muoversi. Invece il governo si è arrogato il compito di decidere con una riforma che finisce col mettere in difficoltà il sistema scolastico stesso. - spiega - Guardiamo anche solo i tempi. Il decreto delegato avrà 2 anni per diventare legge, ma intanto si vuole farlo divenire operativo con il prossimo anno scolastico. Per le elementari erano già chiuse le iscrizioni e ora si dovranno riaprire. Non solo, il Governo si è riservato anche di poter apportare ulteriori modifiche nei 18 mesi successivi. Tutte situazioni di incertezza delle quali la scuola, allo stato attuale, non ha certo bisogno».
Come amministratore Bergianti si dice anche preoccupato del futuro dell'offerta scolastica modenese «La finanziaria ha imposto vincoli rigidi nell'assegnazione delle classi ai vari istituti, si rischia di veder scomparire importanti indirizzi dalle nostre scuole, con conseguente taglio dei posti di lavoro per numerosi docenti».
Di fronte a questo quadro, Bergianti, oltre a ricordare che una buona riforma c'era, era pronta ed è stata cancellata, «auspica un ripensamento frutto di un confronto interparlamentare e comunque come Provincia di Modena posso assicurare che cercheremo di attenuare in tutti i modi gli effetti negativi provocati dalla riforma sui nostri istituti».

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Un articolo sulla Nuova Sardegna riporta ampi stralci di una intervista rilasciata da Lisetta Bidoni a proposito della revoca dello sciopero genrale del pubblico impiego. Rimangono aperti tutti i problemi e la vertenza scuola va avanti:

Salasso della Moratti alle scuole:
tagliati oltre 1000 posti nel Nuorese
Sciopero del 15 sospeso ma Lisetta Bidoni (Cgil) riapre la vertenza


NUORO. Il salasso preparato dalla ministra Moratti per le scuole nuoresi è già scritto in un decreto: in un solo colpo oltre 1000 posti di lavoro verranno tagliati nel triennio che va dal 2002 al 2004. Quest'anno arriverà la prima botta con un centinaio di posti in meno. Una ragione in più per aderire allo sciopero del pubblico impiego indetto per il 15 febbraio. Sciopero annullato, però, per l'accordo raggiunto con i sindacati. Ma non tutti condividono. Lisetta Bidoni della Cgil nuorese ha più di qualche riserva e chiede al nazionale di tenere aperta la vertenza scuola.
«Come sindacato della scuola - afferma subito Lisetta Bidoni - non riteniamo che esistano le condizioni per la sospensione dello sciopero programmato per il pubblico impiego.
Nella scuola infatti restano in piedi tutti i problemi che avevamo inserito nella vertenza. Chiediamo quindi alla segreteria nazionale uno stralcio sulla scuola per impedire la nefasta riforma e i tagli indicriminati del ministro Moratti».
Tagli pesanti un po' dovunque, in tutt'Italia, dove il decreto prevede un salasso generale di 36 mila posti di lavoro in meno in un triennio: circa 8500 posti nel 2002-2003; 12 mila nel 2003-2004; e 15500 nell'ultimo anno.
Ma la stessa mannaia ministeriale cadrà con fraccasso terribile anche nella Sardegna tanto esaltata dalla Moratti nel suo recente viaggio. Migliaia i posti in meno. Ma la provincia più penalizzata sarà probabilmente quella di Nuoro che subirà un salasso del 15 per cento: circa 1100 posti in meno nelle scuole nel triennio. Senza considerare i non docenti (i cosiddetti Ata) per i quali è riservato un taglio a parte.
Ma l'articolazione della pesante ristrutturazione ministeriale del governo berlusconiano prevede incursioni feroci soprattutto nelle scuole elementari e medie superiori.
«Nelle elementari - comincia Lisetta Bidoni - saranno ridotti i posti per l'insegnamento delle lingue straniere e nel tempo pieno, che nella provincia di Nuoro rappresenta l'80 per cento del modello organizzativo delle scuole medie.
Poi la scure calerà sulle medie superiori: con la riduzione del tempo prolungato e delle sperimentazioni, con l'accorpamento delle classi ntermedie e finali che non raggiungono i 25 studenti e degli spezzoni sino a costituire cattedra (e completamento cattedre sino a 18 ore). Inoltre l'orario di servizio passerà dalle 18 ore alle 24 a settimana: quindi tagli anche per questa ragione.
Infine posti in meno arriveranno dalle nuove articolazioni di cattedre con l'accorpamento delle classi concorso e del biennio e triennio».
Fatti i conti in provincia di Nuoro, dunque, il salasso morattiano arriverà a cancellare oltre mille posti di lavoro.
«In una zona debole come la nostra - sottoliena Bidoni - caratterizzata già da una forte disoccupazione intellettuale e da una alta dispersione scolastica il decreto Moratti avrà effetti terribili. Basti pensare che saranno cacciati dal mercato del lavoro anche i 400 precari che hanno contribuito a rendere regolare la via scolastica, alcuni dei quali, da oltre dieci anni.
Ma il taglio investirà anche gli Ata, il personale non docente, già penalizzato da cancellazioni ed eccessivi carichi di lavoro. Insomma, sarà un brutto colpo per tutta la provincia, per il lavoro, la cultura e la qualità della vita».
Secondo la sindacalista della Cgil-scuola di Nuoro il decreto Moratti, tra l'altro, ha solo l'obiettivo di contenere la spesa pubblica: drenando risorse dalla scuola in altri settori. La qualità dell'insegnamento, i contenuti, i metodi e l'innalzamento del grado di cultura nelle scuole, non rientrano certo nel programma di intervento ministeriale.
«Il taglio è solo di natura ragionieristica - continua la sindacalista - e in questo modo finiscono per essere mortificate o annullate tutte le esperienze di qualità fatte nella scuola. Questo a partire dalle scuole materne, dove apparenetmente non si registrano tagli. Ma solo in apparenza, perchè bloccando la sperimentazione della contemporaneità di 10 ore si creeranno tagli indiretti.
Insomma il decreto Moratti reintroduce il vecchio modello dell'orario frontale cancellando tutti gli spazi riservati per le attività di sostegno e recupero. Altri posti di lavoro in meno. E nuovi e paurosi varchi aperti ai fenomeni della dispersione scolastica nelle zone interne».
Per la sindacalista della Cgil il decreto governativo non fa altro che restingere la qualità del lavoro dell'insegnante, in quanto misurata soltanto «in termini di orario» indipendentemente dal fattore della professionalità maturata.
Ecco perchè l'accordo siglato ieri per il pubblico impiego e la sospensione dello sciopero non convince più di tanto molti sindacalisti della scuola.
«I cento euro al mese mese concordati - insiste Linetta Bidoni - non danno infatti risposte alle questioni che noi abbiamo posto in vertenza. E tantomeno allontanano la minaccia del decreto Moratti. Noi su questo ci vogliamo vedere chiaro e se necessario andremo a uno sciopero forte stralciando la vertenza scuola».
Anche la Gilda nuorese sembra ben attrezzata ad affrontare una eventuale protesta. D'altronde chi vengono colpiti sono soprattutto i docenti, sia nei posti di lavoro che nella loro specifica funzione. Maria Domenica Di Patre, responsabile provinciale traccia infatti un quadro preoccupante della categoria docente e della scuola in provincia di Nuoro.
Un quadro che la dice lunga anche sulle attese create dal ministro Letizia Moratti durante l'ultima visita in Sardegna: quando affermò con ottimismo pari alla facile lusinga che la scuola sarda meritava «il voto 10» per la sua funzionalità.

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A Sassari intanto si sta muovendo un coordianmento degli insegnanti elementari, articolo sulla Nuova Sardegna:

Riforma, gli insegnanti a confronto
Domani assemblea convocata dal Coordinamento lavoratori della scuola


SASSARI. Le polemiche riguardanti la riforma della scuola proposta dalla Moratti non accennano a placarsi. A fare il punto sono, stavolta, i rappresentanti del coordinamento Lavoratori della Scuola. «Che nella scuola ci si trovi di fronte ad una rivoluzione non ci sono ormai dubbi - affermano -. Dagli "Stati Generali" in poi è stato un continuo fiorire di momenti di protesta, di occupazioni delle scuole, di posizioni discordi da parte di organizzazioni culturali e sindacali».
«Nonostante ciò il ministro continua imperterrito la sua strada con la recente proposta di legge delega sul riordino dei cicli e la circolare sugli organici che prevede dal prossimo anno scolastico un taglio di 8.500 posti per giungere complessivamente a 56.000 nel 2004».
Per analizzare insieme alla categoria dei dirigenti scolastici e degli insegnanti della scuola dell'infanzia ed elementare l'impatto che tale riforma potrà avere sulla scuola ed ancor più l'impianto dalla quale essa trae origine (la ormai nota proposta Bertagna) il Coordinamento degli Insegnanti Elementari della provincia ha organizzato un momento pubblico di analisi e di dibattito.
Gli stessi Insegnanti elementari, presenti anche in internet al sito http://web.tiscali.it/ciel2002, hanno diffuso un volantino nel quale tra l'altro si critica lo spirito della riforma i cui principi non sono sembrati aderenti «ai bisogni di una scuola che si delinea come un nuovo servizio per l'utenza e alle valenze pedagogiche delineate negli attuali programmi, che trovano la loro applicazione in proposte flessibili di tempo scuola». Nello stesso documento si sottolinea la dequalificazione dell'offerta formativa a cui la scuola andrebbe incontro con il ritorno all'insegnante unico, la riduzione dell'orario scolastico e la scomparsa del tempo pieno.
Su questi argomenti il Coordinamento ha indetto quindi un'assemblea cittadina per giovedì 7 febbraio alle 17 presso le scuole elementari di via Duca degli Abruzzi.
Introducono l'incontro Franco Enna e Gianluigi Casiddu, entrambi dirigenti scolastici.
I promotori, dopo aver rilevato una sostanziale assenza di dibattito e di coinvolgimento su problematiche di tale spessore auspicano l'impegno attivo delle organizzazioni sindacali nell'opera di informazione e mobilitazione della categoria e invitano i colleghi delle diverse scuole a promuovere dibattiti all'interno dei collegi, produrre documenti, organizzare momenti assembleari con i genitori per illustrare i temi della proposta di riforma «che prevede dal prossimo anno uno stravolgimento della scuola materna ed elementare con l'ingresso anticipato di bambini senza nessuna adeguata preparazione logistica e progettuale».

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Poi la posizione, sempre sulla Nuova Sardegna, e sempre per la provincia di Nuoro, la posizione provinciale della Gilda:

LA GILDA
Di Patre: «Questo decreto penalizza i docenti»
«Il ministro mortifica il ruolo degli insegnanti e la loro professionalità»


NUORO. Per la coordinatrice della "Gilda nazionale degli insegnanti" di Nuoro Maria Domenica Di Patre col'adesione allo sciopero del 15 febbraio è scontata.
«Invitiamo tutti gli insegnanti - afferma Di Patre - ad aderirvi in un momento così critico non solo per il rinnovo contrattuale, ma anche per la"riforma" della scuola approvata tramite legge-delega dal governo, senza il consenso dei sindacati più rappresentativi e dei docenti in particolar modo. Con tale riforma "fatta a costo zero" sulla pelle degli insegnanti e a discapito della qualità della scuola: a) si taglieranno, entro il 2004, decine di migliaia di posti di lavoro; b) i "precari" (precari anche da 15 anni!) non rientreranno mai più nella scuola (hanno gia applicato l'abolizione dell'articolo 18); c) i docenti su cattedra-orario andranno in esubero strutturale; d) si avrà l'introduzione di una miserabile competizione fra insegnanti per pochi euro di incentivazione. E ciò non solo averrà "sulla pelle degli insegnanti" perchè la Riforma liquida "l'obbligo scolastico" e costringe i ragazzi, alla sola età di 13 anni a scegliere di diventare o "operai" o "intellettuali-professionisti-impresari". All'età di 15 anni ci sarà uno stuolo di ragazzini pronti a lavorare per "imparare a lavorare" senza pensare! Che bella divisione: uomini teoretici e uomini pratici!».
«Ci chiediamo poi come - conclude la Di Patre - nella realtà nuorese, i nostri alunni troveranno i famosi "stage" di formazione: o verranno ancora una volta esportati al nord al posto dei lavoratori extra-comunitari? O ci manderanno un "tutor" dal Nord impresario e capace? Non dimentichiamo poi che la Sardegna è stata penalizzata due volte nella scuola: dal Governo zero euro; dalla Regione pochi spiccioli.
La Gilda invita pertanto tutti i docenti della provincia di Nuoro a manifestare democraticamente il loro dissenso e a mobilitarsi contro il nuovo attacco alla Scuola, alla Cultura e alla nostra Professionalità.
Contratto docenti «Il ministro ha varato alcuni decreti con i quali si concretizzano pesanti tagli agli oragnici con conseguenze negative sin dal prossimo anno scolastico sia sul lavoro dei docenti sia sulla qualità del servizio. Mentre nessun atto concreto è stato sinora assunto per il mantenimento degli impegni nei confronti degli insegnanti: finanziamenti inadeguati per un contratto decoroso, recupero pieno dell'inflazione, area di contrattazione separata e valorizzazione della professionalità docente. Nella grande confusione una sola cosa è chiara. Le uniche risorse economiche che il governo è riuscito a reperire provengono esclusivamente dai tagli da operare sulla pelle degli insegnanti e sulla qualità della scuola. Inammissibile il metodo della delega che il ministro si appresta a chiedere al parlamento sulla riforma. E' inoltre fortissima la tensione nelle scuole per gli annunci di devoluzione alle regioni dell'istruzione progessionale e di quote di orario curricolare, per l'anticipo delle iscrizioni alle materne e per i tagli al tempo pieno e per l'esame di stato. Ma ciò che indigna di più è l'assoluta latitanza del governo in ordine all'atto di indirizzo all'Aran che ponga le premesse per lavvio della stagione contrattuale».
I docenti faranno altro «Il consiglio dei ministri ha approvato anche il disegno legge delega sulla riforma. Ma della proposta Bertagna non resta ormai nulla. Gli elemnti negativi che la Gilda ha annunciato restano tutti con l'aggravante della richiesta di delega che nonostante le assicurazioni di esponenti della maggioranza sulla possibilità di modificare il testo in aula finirà per limitare inevitabilmente la possibilità di arrivare a una legge ampiamente condivisa. Le dichiarazioni di ottimismo del presidente Berlusconi sulla possibilità di reperire risorse da destinare alla valorizzazione dei docenti non ci convincono. Preferiamo giudicare dai fatti e fino ad oggi non ce ne sono. Tantomeno ci sono segnali di disponibilità ad avviare un confronto serio con i sindacati sul contratto scaduto. Incredibile poi nel testo è la presenza di una ipotesi di carriera per docenti completamente pensata per far fare altro all'insegnare: in sostanza si pretende di far fare carriera ai docenti che andranno all'università a imparare altre cose. E per quelli che faranno il loro mestiere non ci sarà nulla.

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Sul Messaggero Veneto la posizione della cgil provinciale , in cui si attacca la riforma fatta con il consiglio delle mogli, come dicevano gli articoli del giorno dopo, il concetto della delega per evitare troppe discussioni ecc.


I dirigenti degli istituti esortati a uscire allo scoperto per difendere l’autonomia
Scuola, crociata anti-riforma
La Cgil invita alla “guerra dei fax” docenti, studenti e famiglie


«Bombardiamo ogni giorno con fax, e-mail, cartoline e lettere il ministero dell’Istruzione di Roma, per protestare contro la legge delega approvata dal Consiglio dei ministri sulla riforma della scuola. Chiediamo l’aiuto di tutti i docenti, studenti e famiglie: è questo il momento di mobilitarsi per ribellarsi al salto indietro nella storia, verso una scuola classista, che il ministro Moratti propone».
Appello alla “guerra dei fax” del segretario provinciale di Cgil scuola Carla Franza, impegnata a lanciare un invito particolare ai vertici delle scuole. «Un invito particolare ai dirigenti del Pordenonese — propone la cigiellina Franza — perché escano allo scoperto, per difendere la scuola dell’autonomia che rischia di perdere il suo statuto di gestione libera e per segnare una linea di confine netta da coloro che si appiattiscono sulle scelte del governo».
L’opposizione di Cgil scuola alla riforma “Bertagna-due” (la prima ipotesi era stata cassata dopo il flop mediatico degli stati generali dello scorso dicembre) corre sui fili critici di alcune considerazioni mescolate anche al pepe della polemica spiccia. «Apprendiamo dalla stampa nazionale che la riforma sarebbe frutto di una ricetta fatta in casa, sul brogliaccio dell’ipotesi Bertagna — sfodera il sarcasmo la numero uno di Cgil scuola provinciale Carla Franza —, dalle mogli dei premier della maggioranza e sfornata dal buon senso femminile. Sarà pure una battuta al veleno, ma potremmo crederci, visto l’impianto della riforma che ha falle pedagogiche e operative macroscopiche. Il metodo dell’uso di una legge delega per fare il “ribaltone” esclude di fatto tutti i cittadini da un percorso che deve, invece, sviluppare un largo consenso, data l’importanza dell’istruzione statale. L’idea di dividere alle superiori il sapere teorico (ai licei) da quello pratico (nei professionali) è un pauroso passo indietro nel tempo, inoltre è profondamente ingiusto il “regalo” di manodopera a basso costo che si fa alle industrie, con il percorso professionale di alternanza scuola-lavoro dai 15 anni in poi. Affidare poi alle Regioni una quota di curricolo didattico e anche la gestione dell’area professionale, appare un “golpe” alla scuola dell’autonomia. Siamo nettamente contrari alla precoce scolarizzazione nelle materne ed elementari e ci chiediamo come sarà possibile garantire l’insegnamento delle lingue straniere se i tagli messi in conto dalla finanziaria 2002 mettono in ginocchio i posti nelle scuole primarie. Non ultimo, il ripristino del voto in condotta e la mancata continuità didattica tra elementari e medie creano un’ambiguità pericolosa sul senso reale della parola pedagogia».
Chiara Benotti

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A Bari la protesta guidata dalle RSU:

LA PROTESTA Il corteo partirà alle 17,30 da piazza Prefettura, alle 20 sit in e raccolta firme "Vendesi scuola", studenti in piazza

A Bari si scende di nuovo in piazza per protestare contro la riforma Moratti. Il corteo partirà oggi, alle 17.30, da piazza Prefettura. Alle 20 sarà la volta di un sitin e della raccolta firme a sostegno di una petizione. Ieri le assemblee delle Rsu, fissate in oltre dieci scuole, hanno riscontrato una partecipazione dell'80 per cento del personale. "Forse per la prima volta – spiega Lea Borrelli, portavoce del 'Forum per la scuola pubblica' i lavoratori di queste scuole hanno avuto un'informazione completa della situazione, dichiarandosi indignati per come si sta svendendo la pubblica istruzione. Si sono impegnati a promuovere la manifestazione di questo pomeriggio, chiedendo che la mobilitazione continui nei prossimi giorni. Sulla stessa linea i genitori, che dopo aver partecipato numerosi a una serie di incontri, si sono autoconvocati in questa settimana per un confronto anche con i docenti". Decine le assemblee organizzate nelle scuole di tutta la provincia anche da Cgil, Cisl e Uil Scuola. "C'è preoccupazione –dice Maurizio Lembo, segretario provinciale Cgil Scuola Bari per i tagli agli organici e la più generale riduzione delle risorse, per una riforma mai portata al confronto serio con i docenti e personale Ata". Gli studenti oggi scenderanno in piazza ognuno con un cartello "vendesi scuola pubblica". La protesta dei ragazzi viaggia anche su internet grazie alla mailinglist 'coordinamento studentimedi@yahoo groups.com'.
(elena laterza)
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