9 April, 2002
Critiche alla "riforma" Moratti a Carpi nella zona di Modena emergono da un articolo su La Gazzetta di Modena...
CARPI lunedì 8 aprile 2002, S. Dionigi vescovo 'Riforma Moratti, quanti
errori'
L'assessore ha valutato le ricadute sulla scuola carpigiana
LA CRITICA 'Spazi insufficienti e tagli didattici'
dlc
Due o tre nuove scuole per l'infanzia: potrebbe essere questo uno degli effetti
forzati a Carpi della riforma Moratti, se non si vogliono fare scoppiare le
strutture esistenti. Si tratta di costruzioni, al momento, impensabili e irrealizzabili.
Ci potrebbero, infatti, essere solo a Carpi oltre cento bambini in più
da sistemare nella scuola dell'infanzia e 75 iscritti «imprevisti»
alla prima elementare. Le famiglie potranno iscrivere i bambini alla scuola
elementare già a 5 anni e 8 mesi, anticipo che si ha anche sulla materna
(per chi compie tre anni entro il 28 febbraio successivo). Conseguenze in
città? «L'anticipo - spiega l'assessore alle Politiche scolastiche
Cristina Manicardi - rischia di abbassare il livello culturale della scuola
elementare in quanto la maggioranza dei bambini si presenterà a scuola
senza la necessaria maturità per affrontare lettura e scrittura. A
ciò si uniscono altri problemi come l'inadeguatezza delle strutture,
dell'organizzazione degli spazi, degli arredi e attrezzature di molte scuole
elementari rispetto alle esigenze dei bambini così piccoli. Rispetto
alle esigenze di aule, i 75 bambini che avremo in più nelle prime elementari,
pur dovendo affrontare qualche problema, potranno trovare spazi a sufficienza,
mentre per i 104 in più che potremmo trovarci alla scuola d'infanzia
sarà impossibile predisporre, in così poco tempo, quattro nuove
sezioni». Potrebbe quindi restare alta e urgente la necessità,
imprevista e peraltro a tutt'oggi imprevedibile, di nuovi spazi.
Tra gli altri cambiamenti che potrebbero interessare la scuola, l'assessore
Cristina Manicardi ricorda la proposta del documento Bertagna sull'orario
unico per tutti gli ordini di scuola: 25 ore settimanali per tutti che si
tradurrebbero in un'eliminazione del tempo pieno, da sostituirsi con servizi
a pagamento, nonché il venire meno dell'attuale organizzazione a moduli
nella scuola elementare. E nelle scuola media e superiore? «Sarebbero
tagliate fette di programmi». Proprio per i ragazzi, si pone un altro
dilemma, quello scuola-lavoro: l'obbligo per i ragazzi di scegliere a 13 anni,
cioè in 3º media, tra scuola superiore e formazione professionale.
«Canali di fatto incomunicanti, uno rivolto alla sfera più culturale
e l'altro rivolto essenzialmente al lavoro, come se il piacere della lettura,
dell'arte, di discutere di principi e valori dovessero essere appannaggio
solo di chi proseguirà gli studi all'università», commenta
l'assessore. «Poi, se qualche ragazzo considerasse ancora troppo «culturale»
l'alternanza scuola-lavoro, ci sarebbe per lui una facile e pronta risposta
perché il disegno di legge delega che dal quindicesimo anno di età
i diplomi e le qualifiche si possono conseguire anche attraverso il solo apprendistato».
E gli imprenditori cosa ne pensano?
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A Pistoia le insegnanti dei servizi educativi del Comune si oppongono alla riforma Moratti...
lunedì 8 aprile 2002
Le insegnanti del Comune
dicono no alla riforma Moratti
PISTOIA. Le insegnanti dei servizi educativi del Comune di Pistoia dicono
no alla proposta di riforma degli ordinamenti scolastici presentata dal ministro
Moratti. «Auspicavamo - spiegano - una legge per tutti i bambini che
facesse uscire l'asilo nido dai servizi a domanda individuale. Inoltre, la
proposta non tiene conto dei tempi dei bambini in quanto la conoscenza si
costruisce grazie alla riflessività nelle tappe di sviluppo, che sono
descritte da tutta la pedagogia europea. Non definisce poi le competenze istituzionali
e le procedure per la definizione dei livelli di qualità per tutti
i servizi per l'infanzia, l'autorizzazione e l'accreditamento dei servizi
non gestiti direttamente dall'ente locale, la vigilanza e il controllo della
qualità di tutti i servizi pubblici e privati». L'anticipo a
2 anni e mezzo alla scuola dell'infanzia sarebbe secondo loro un danno per
i bambini, a causa di un rapporto bambini/adulto inadeguato. Così come
l'anticipo a 5 anni e mezzo alla scuola elementare «perché le
finalità della scuola dell'infanzia non sono quelle di avviare precocemente
il bambino alle discipline prettamente scolastiche, ma avvicinarlo ai saperi
attraverso il metodo della ricerca e della scoperta, sostenendo la sua motivazione
e il piacere ad apprendere».
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La Versilia si mobilita per partecipare allo sciopero generale del 16 aprile organizzando la partecipazione alla manifestazione di Firenze, in più volantinaggi nelle scuole e nei punti caldi della zona, sempre contro la riforma Moratti. Articolo apparso su il Tirreno...
In 2000 per l'articolo 18
La Versilia si mobilita per lo sciopero generale
VIAREGGIO. Sarà una secondo esodo, ma raddoppiato rispetto alla grande
manifestazione del 23 marzo. Saranno oltre 2mila i versiliesi che martedì
16 parteciperanno a Firenze alla grande manifestazione che celebrerà
lo sciopero generale proclamato da Cgil-Cisl e Uil contro la modifica dell'articolo
18 e contro le scelte del governo in materia di fisco, previdenza e scuola.
La Cgil arriverà al 16 cona una serie di presidi e volantinaggi in
tutta la Versilia. Ma anche con una speranza che va al di là dello
scontro contro governo e Confidustria.
«Molti imprenditori - hanno spiegato in conferenza stampa il segretario
della Camera del Lavoro Andrea Antonioli e il segretario Fiom Massimo Braccini
- ci stanno già dicendo nel corso di incontri anche ufficiali che questo
muro contro muro sull'articolo 18 non danneggia solo i lavoratori ma anche
le aziende, dove il clima è teso per questo scontro».
Un confronto durissimo con governo Berlusconi e Confidustria che sfocerà
nello sciopero generale.
La Versilia sarà in piazza S. Croce ad ascoltare Sergio Cofferati.
E dovrebbero essere in duemila.
«Abbiamo tante richieste - spiega Braccini - il problema è trovare
i pullman per portare la gente a Firenze. Lo sciopero generale bloccherà
i treni, quindi per molti l'unica soluzione sarà raggiungere Firenze
con mezzi propri. Per la manifestazione di Roma riuscimmo a reperire i pullman
a Ravenna».
La manifestazione di Firenze sarò sicuramente la più importante
delle tre (le altre sono a Milano e Napoli) che caratterizzeranno lo sciopero
generale. Il motivo è semplice: la presenza di Cofferati, è
lui che guida la protesta.
Che come hanno spiegato Antonioli e Braccini non riguarda solo la modifica
dell'articolo 18, quella modifica proposta dal governo che allarga le maglie
del licenziamento senza giusta causa.
Nel mirino del sindacato c'è anche la proposta di decontribuzione delle
nuove assunzioni.
«L'Inps si è già schierata contro - ricorda Antonioli
- perchè porterebbe ad un buco nella Previdenza. Di contro non vogliamo
che per tappare questo buco il governo decida di aumentare i contributi per
i collaboratori, ovvero per i lavoratori para-subordinati».
Anche sulla proposta di due sole aliquote Irpef la Cgil è contraria:
«Favorirebbe solo i più ricchi, impedendo poi allo Stato di trovare
risorse».
Ultimo no contro la riforma Moratti. Per questo in settimana ci saranno volantinaggi
di fronte alle scuole, oltre ai presidi ai mercati di Viareggio e Pietrasanta.
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Polemica per l'intervento pubblicitario nelle classi da parte delle ditte, articolo su L'Espresso...
PUBBLICITA' - L'ASSALTO DEI GRANDI MARCHI ALLE SCUOLE
Le multinazionali organizzano attività dentro gli istituti per promuoversi. In cambio, li finanziano. Tra le polemiche.
Griffe in cattedra.
di Andrea Benvenuti
UN FIUME Dl SCARPETTE, TUTE, magliette e merendine è pronto a entrare
nelle classi e nei consigli di istituto delle scuole italiane Con tanto di
marchio di garanzia. Quello delle aziende e multinazionali leader nel settore
dello sport, dell'alimentazione e dell'abbigliamento che, a farsi pubblicità
nelle classi, hanno tutto da guadagnare.
Il presupposto del resto c'e': si chiama autonomia scolastica, e permette
a presidi e professori di andarsi a cercare risorse aggiuntive per arricchire
magri bilanci del loro istituti. Soprattutto dopo i tagli che il governo ha
riservato alla scuola e con l'ampliamento dei poteri alle Regioni nell'organizzazione
dei servizi scolastici.
La pubblicità delle aziende nelle scuole e' un fenomeno che, negli
Stati Uniti e in Gran Bretagna, e' da tempo sperimentato con ricche sponsorizzazioni.
Alle attività didattiche, alle facciate degli edifici, alle palestre
e alle mense scolastiche. Per lo più si tratta dl scuole private: quelle
che occupano primi posti nella classifica del migliori istituti. Ma per l'Italia
il fenomeno e' nuovo. E rischia di provocare molte polemiche. Per la cronaca,
già si registrano i primi casi del cosiddetto brand in classe. Significativo
il caso dell'Istituto tecnico industriale Belluzzi di Bologna. Qui la Nike
ha organizzato un torneo di pallacanestro a cui hanno partecipato gli studenti
di diversi istituti professionali della città. In cambio? Nemmeno un
euro ma 50 magliette e cinque palloni scintillanti. Tutta l'iniziativa e'
stata gestita dal responsabili della famosa azienda di abbigliamento sportivo.
L'esperienza e' andata in porto tra multe polemiche: infatti durante una delle
partite eliminatorie, a due studenti che non indossavano scarpe della Nike,
ma quelle delle odiate concorrenti Adidas e Fila, non e' stato permesso di
giocare. Sono rimasti fuori dalla squadra fino a quando i compagni non gli
hanno prestato un paio di scarpe con il marchio Nike. Per la cronaca, il risultato
della partita non e' cambiato: la squadra ha perso ed e stata eliminata. Al
ginnasio Parini di Milano, invece, Stream ha offerto due milioni e un abbonamento
alla tv digitale per tre ore di assemblea con gli studenti ai tempi del "Grande
Fratello". E non poteva mancare un marchio principe della pubblicità,
ovvero Coca Cola, che ha infatti lanciato una campagna a favore dei libri
che, tra uno spot e l'altro, raggiungerà 2 mila 500 scuole medie.
Dal canto suo, Mentadent, approfittando del programma nazionale di prevenzione
dentale, in collaborazione con l'Andi, l'Associazione nazionale dei dentisti
italiani, e' entrata nelle classi di dieci istituti sparsi in tutta Italia.
McDonald's, da parte sua, ha offerto buoni pasto ai migliori studenti dell'Istituto
professionale Pareto di Milano, mentre il preside dell'Istituto Giorgi, sempre
milanese, sta valutando se dare a un'importante agenzia di assicurazione lombarda
gli indirizzi delle 1.400 famiglie dei ragazzi iscritti. Naturalmente in cambio
di un cospicuo contributo alle attività didattiche della scuola.
In molti casi, sono gli studenti a respingere l'avanzata pubblicitaria delle
aziende. Soprattutto se, come nel caso della Nike e di Mc Donald's, si parla
di simboli della lotta alla globalizzazione. Un esempio concreto, in questo
senso, è quello che ha coinvolto il Mamiani, storico liceo classico
di Roma dove, prima la Nike c poi la Parmalat, hanno provato a entrare con
i rispettivi marchi. La Nike era riuscita a legare il suo nome all'organizzazione
di un torneo di calcetto per le scuole di alcuni quartieri della Capitale.
Ma la strategia di marketing e' fallita sul più bello: il giorno della
presentazione dell'iniziativa, nell'aula magna del liceo, il servizio d'ordine
della multinazionale ha negato l'accesso agli studenti. Una gaffe che ha mandato
tutto all'aria.
Diverso il discorso per la prima volta della Parmalat: l'azienda emiliana
aveva offerto al preside e al consiglio di istituto otto milioni per la proiezione
degli spot del latte. Protagonista Sabrina Ferilli. Niente da fare: neanche
l'insegnante allegra e formosa, che ogni studente sognerebbe di avere in classe,
è riuscita a vincere la diffidenza dei ragazzi. A Bologna, invece,
gli studenti del Liceo Copernico hanno imposto al fornitore degli snacks della
Nestlè di riportarsi a casa il distributore, anche se la fornitura
per la scuola era molto vantaggiosa. E poi c'è tutta la partita della
formazione professionale: quella che, in particolare, riguarda gli istituti
tecnici e industriali che, ogni anno, organizzano decine di stage, tirocini
e corsi di apprendistato con il sostegno e la consulenza delle grandi imprese
e delle organizzazioni imprenditoriali. La linea tra pubblicità e formazione
e a volte molto sottile. E il caso dei corsi per la progettazione dei veicoli
organizzati dalla Fiat in tutta Italia, o di quelli di simulazione d'impresa
organizzati dall'Ig Student per l'Istituto di arte di Palermo. O, ancora,
di quelli della casa automobilistica Toyota che, all'Istituto professionale
Bernini di Napoli, ha fornito una officina-laboratono per formare giovani
meccanici con un investimento di ben 100 mila euro. "Una cosa e l'azienda
che promuove corsi di formazione professionale o campagne di promozione sociale
come, ad esempio, quelli di Fiat 0 Kraft", dice Vittorio Cogliati, responsabile
di Legambiente Scuola, "un'altra e' l'operazione di immagine del grande
marchio che deve pulirsi la coscienza. C'e' una bella differenza. Anche noi
stiamo lavorando, nelle scuole superiori, con Volkswagen, ma lo scopo non
è commerciale bensì educativo ai fini di una migliore tutela
ambientale".
IL DIBATTITO TRA FAVOREVOLI E CONTRARI E' APERTO. "Di certo", sostiene
Alba Sasso, parlamentare ds, "educazione e mercato non vanno di pari
passo. La pubblicità in classe non e come quella in televisione. A
scuola studenti e insegnanti non hanno il telecomando per cambiare canale".
Sul banco degli imputati c'e' anche la riforma dei cicli scolastici del ministro
Moratti. "Una riforma", dice Sofia Toselli del Cidi, Centro di iniziativa
democratica degli insegnanti, "che toglie risorse agli istituti, dà
più poteri ai presidi e allo stesso tempo snatura la rappresentanza
di insegnanti e studenti negli organi collegiali. Lasciando via libera alle
imprese".
Di parere opposto è Rodolfo Russo, preside dell'Istituto tecnico Giorgi
di Milano: "Io sono favorevole al rapporto con le imprese. Non mi scandalizzo
se un azienda, in cambio di un finanziamento, entra nella mia scuola e mi
aiuta a organizzare le attività didattiche che altrimenti non potrei
realizzare". Per Walter Moro, insegnante ed esperto di pubblicità
e comunicazione scolastica, quello del brand in classe è invece "un
fenomeno decisamente preoccupante che rischia di sfondare il confine oltre
il quale la scuola diventa un mercato su cui le aziende Si misurano a colpi
di saponette, magliette e raccolte punti".
Ma c'e' anche un altro fattore che può rivelarsi un cavallo di Troia
per l'ingresso senza controllo delle imprese nelle scuole: quello della mancanza
di risorse per 1'edilizia scolastica. Attualmente, in Italia, l'80 per cento
degli edifici scolastici non è sicuro. La maggioranza degli impianti
elettrici non sono a norma; in un terzo delle costruzioni la manutenzione
dell'impianto fognario, idrico e di riscaldamento non viene fatta da almeno
cinque anni; le scale e gli impianti antincendio sono inadeguati; tetti e
intonaci sono precari. Un patrimonio di oltre 4O mila edifici che ha urgente
bisogno di finanziamenti, a portata di mano grazie a spot e pubblicità
in classe. Ed è certo che non pochi tra genitori e insegnanti potrebbero,
in nome della sicurezza, dare in futuro il loro assenso convinti di aiutare
le scuole.
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