9 January, 2002
Sul Gazzettino di Parma un articolo sulla fine dell'occupazione delle scuole, proseguita durante le vacanze di Natale, fine dell'occupazione gestita teatralemente dagli studenti stessi, a dimostrazione dlla loro serietà e impegno
Giù gli striscioni, tutti in classe Riprese le lezioni, addio occupazione.
Ma la protesta continua Il giorno dopo la Befana, tutti di nuovo dietro i
banchi: fine delle vacanze. E fine anche delle occupazioni: gli studenti che
fin dai giorni antecedenti il Natale avevano occupato il liceo scientifico
Ulivi e l'istituto tecnico agrario Bocchialini hanno ieri «riconsegnato»
le due scuole a presidi, insegnanti e alunni.
All'Ulivi mancavano due minuti alle 8 quando Cristina Reda, nell'atrio dell'istituto,
ha ringraziato «tutti quelli che ci hanno creduto fino in fondo»,
dando il via a un applauso lungo e soddisfatto da parte degli occupanti. Abbracci,
pacche sulle spalle, baci; poi, alle 8 in punto (ma qualcuno dei ragazzi che
attendevano fuori ha tentato di entrare in anticipo: «troppo freddo»
per aspettare la «restituzione» della scuola), l'aprirsi delle
porte e la fine ufficiale dell'occupazione: tutti di nuovo in classe. «Abbiamo
scelto di occupare durante le vacanze per due motivi fondamentali - ha spiegato
la Reda, portavoce degli occupanti, stringendo in braccio coperta, cuscino,
un peluche ricevuto a Natale e lo striscione esposto nei giorni scorsi -.
Il primo era l'intenzione di non privare le persone del diritto allo studio
e al lavoro, il secondo riguardava la necessità che questa nostra protesta
avesse un'impronta di serietà e d'impegno: non di perdita di ore di
lezione. In più sarebbe stato davvero assurdo mettere in atto una manifestazione
di protesta contro il nostro istituto e contro l'attuale sistema scolastico,
poiché l'oggetto del nostro dissenso è la riforma Moratti».
Chiari i «punti critici» individuati nei progetti ministeriali:
l'esame di Stato con i soli commissari interni, «la netta divisione
tra istruzione e formazione, con una scelta a 14 anni troppo precoce»
(«noi - ha detto la portavoce - siamo per uno studio di tipo liceale
per tutte le scuole: per avere una cultura di base e non per una visione di
tipo aziendalistico»), il fatto che «si siano quasi trascurati
i portatori di handicap». Della riforma Moratti si è parlato
a lungo nel corso dell'occupazione (iniziata all'Ulivi il 22 dicembre), con
confronti e riflessioni che hanno condotto alla redazione di uno specifico
documento.
«La cosa più bella? I ragazzi che sono venuti da me a congratularsi
per la testimonianza d'impegno che abbiamo dato. Abbiamo ricevuto tantissimi
messaggi di solidarietà, anche da altre città italiane: e molti
si sono ricreduti sulla nostra occupazione», ha osservato ancora Cristina
Reda, sottolineando come a livello umano si sia trattato di «un'esperienza
bellissima». Ora la protesta va comunque avanti: «Nel mese di
gennaio qui all'Ulivi faremo due giorni di assemblea di istituto con autogestione,
sempre per discutere della riforma».
Per il preside Giorgio Baruffini si è trattato di un'occupazione «assolutamente
civile». «All'inizio, mettendomi nei panni dei ragazzi, avevo
qualche dubbio sull'opportunità e sull'utilità di quest'iniziativa,
nel senso che poteva esserci il rischio di una spaccatura difficilmente colmabile
all'interno della scuola - ha spiegato -. Poi però, avute tutte le
garanzie che non ci sarebbe stata alcuna forma di "violenza" o "contrapposizioni
selvagge", ho preso atto della situazione: al di là del merito,
mi sembra di poter dire che questo gruppo ha dato una testimonianza importante,
ha dimostrato che c'è un impegno serio. Quanto al rientro di oggi:
la scuola è in ordine, non ci sono stati vandalismi di alcun tipo».
Nessun commento sulla fine dell'occupazione all'agrario Bocchialini, invece,
da parte del preside Andrea Menta.
Lisa Oppici
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Sul Mattino on line un areticolo firmato dal segretario regionale della
CISL Campania, molto "morbido", e con alcune, forse, "ovvietà"
siòòa situazione meridionale. Ma com'è realmente la situazione
in meridione?
«Sulla formazione si gioca il futuro»
Luigi Bifulco*
Chiusi gli Stati Generali sulla scuola, è ora tempo di rimboccarsi
le maniche ed avviare la fase più importante: quella del confronto
con e tra i diversi attori del settore, per individuare assieme le soluzioni
più idonee di riforma. In questo senso, diventa fondamentale il ruolo
dei corpi intermedi della società, a partire dal sindacato, per il
contributo che possono e debbono dare ad un processo che ha un significato
straordinario per gli effetti che produrrà per la futura società
e le nuove generazioni.
La politica di concertazione, che per noi della Cisl Scuola resta propedeutica
rispetto ad ogni giudizio di merito sul rapporto Bertagna e sul connesso disegno
del ministro Moratti, va sviluppata su due livelli: uno nazionale, con un
confronto sistematico di merito con il Governo, partendo dalla consapevolezza
della riaffermazione del principio della statualità del pubblico servizio
scolastico; l'altro regionale, con i livelli istituzionali locali, che si
vedono affidata dalla legge 3 del 2001 di modifica costituzionale la competenza
legislativa e la potestà regolamentare su importanti e decisivi comparti
organizzativi e gestionali.
Nel merito, non possiamo fin d'ora sottolineare, sul piano regionale, che
lo sviluppo dei tre canali (scuola, formazione professionale, apprendistato)
su cui si regge gran parte del disegno di riforma, ci affascina e ci preoccupa
al tempo stesso. C'è il nostro consenso su un sistema che vuole porre
fine ad ogni disparità ed agevolare al massimo il passaggio da un canale
all'altro. Ma c'è anche il dubbio che in Campania e nel Mezzogiorno
questo processo rischia di incontrare pesanti difficoltà, per l'assenza
di una cultura sia istituzionale che imprenditoriale capace di sostenere l'alternanza
scuola-lavoro come baricentro di una politica formativa. È su questo
punto che si gioca senza dubbio la partita più grossa circa il futuro
dei nostri giovani.
La concretizzazione dell'autonomia, le soluzioni sulla scuola dell'infanzia,
sulla discontinuità tra primaria e secondaria, sulla pari dignità
della funzione docente e sulla formazione degli insegnanti, sui processi di
inquadramento, sulla gestione degli istituti, sui tempi di scuola rappresentano
le altre questioni sul tavolo che trovano fin d'ora la Cisl Scuola pronta
alla discussione. Ci auguriamo la stessa, ed immediata, sensibilità
da parte di tutti, convinti che solo stando tutti assieme possiamo vincere
questa sfida
*Segretario generale Cisl Scuola Campania
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Dall'Unione Sarda un "pericoloso" articolo di Silvano Tagliagambe,
che ha fatto parte della commissione Bretagna, che cerca di portare la discussione
sul terreno della contraddizione stato-regione. Ciò che dice è
vero, ma il complesso della proposta Bertagna- Moratti è da respingere
per altri motivi. E non difendeva, tale progetto di riforma, la scuola pubblica
contro un tentativo di regionalizzazione.
Nel mondo della scuola il 2001 si è chiuso con la diffusa protesta
degli studenti e di molti docenti contro il progetto di riforma, presentato
dal ministro Moratti ai recenti Stati generali dellIstruzione. Oltre
che taluni punti specifici contenuti nel progetto (in particolare la riduzione
di un anno della durata delle scuole secondarie superiori) la protesta era
diretta a contestare il pericolo di un ridimensionamento del ruolo dellistruzione
pubblica a favore della scuola privata.
Non intendo sottovalutare questo rischio né sottrarmi, per parte mia,
allobbligo di ribadire la funzione insostituibile che la scuola pubblica
ha nel nostro Paese, che rende improponibile ogni possibile forma di riduzione
delle sue prerogative e delle risorse da destinare ad essa.
Vorrei però segnalare un altro pericolo incombente, di cui ho avuto
la possibilità di avvertire, proprio in quanto componente del gruppo
ristretto che ha lavorato alla riforma dei cicli, tutta la portata, e che
non mi pare venga invece colto neppure dagli osservatori più attenti:
quello della contrapposizione tra scuola nazionale (o repubblicana, se si
preferisce) e scuole regionali. Il rischio che si profila in modo, purtroppo,
assai concreto è cioè quello della frantumazione del nostro
sistema scolastico nazionale in tanti sistemi scolastici locali quante sono
le nostre regioni.
La riforma dei cicli scolastici, avviata da Luigi Berlinguer e poi portata
a compimento da Tullio de Mauro, si era attestata su un equilibrio che sembrava
ragionevole tra listanza nazionale e quelle locali, stabilendo che l80%
dei piani di studio (o dei curricoli, se si preferisce) dovesse essere di
competenza dello Stato e il 20% riservato alla libera programmazione del territorio
di riferimento.
Questa soluzione è stata però indebolita dalla legge costituzionale
di modifica al titolo V della Costituzione, poi confermata dal voto popolare
con lultimo referendum, che sottrae il sistema dellistruzione
alla legislazione esclusiva dello Stato, comera finora, per farlo rientrare
tra le materie di legislazione concorrente Stato-Regioni. In più lart.
3 della legge costituzionale 18/10/2001, n. 3, stabilisce che nelle
materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà
legislativa, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, riservata
alla legislazione dello Stato.
Pur in presenza di questo fatto nuovo, il progetto di riforma presentato dal
ministro Moratti agli Stati generali riproponeva la scelta dei due precedenti
ministri dei governi di centro-sinistra, ribadendone il valore di cardine
insostituibile ai fini della difesa di un sistema scolastico unitario. Questa
linea è stata apertamente contestata e contrastata dai presidenti di
diverse Regioni in particolare del nord e del centro, tra i quali si è
registrata una sintonia che andava al di là dei diversi schieramenti
politici di appartenenza, concordi nel rivendicare alle Regioni medesime,
in virtù di quanto stabilito dalla nuova legge costituzionale, il ruolo
di protagoniste delle politiche scolastiche, con riferimento non solo allorganizzazione
e alla gestione del sistema, ma anche a scelte di carattere culturale e programmatico.
Di fronte allampiezza e alla decisione di questo fronte, guidato dal
governatore della Lombardia, che mira a svuotare progressivamente dallinterno
le prerogative dello Stato, riducendole di fatto a un guscio vuoto, lassegnazione
allo Stato, prevista dal già citato art. 3, della legislazione esclusiva
in materia di norme generali dellistruzione rischia di fare
la fine della classica, pudica foglia di fico, che cerca invano di coprire
una situazione di fatto la cui evidenza non è più occultabile.
Va segnalato che questa posizione è sostenuta e spinta avanti con decisione
anche da ambienti culturali e accademici (in particolare dai rettori di alcuni,
prestigiosi atenei del centro-nord) che di fronte alle attuali lacune della
scuola italiana vanno da tempo proclamando lesigenza di scuole (elementari
ma, soprattutto, medie e medie superiori) di eccellenza, tali
da garantire ai talenti la possibilità di esprimersi liberamente
e di spiccare il volo (uso di proposito espressioni più volte
sentite durante i confronti con esponenti del mondo culturale e universitario)
e, comunque, da assicurare una preparazione adeguata allaccesso a Facoltà
e Corsi di laurea anchessi di eccellenza.
Non è certo un atto di sfiducia nei confronti della scuola pubblica
delle Regioni del mezzogiorno dItalia (e, tra queste, inevitabilmente,
anche della Sardegna) paventare il rischio che, in un quadro quale quello
che sembra profilarsi allorizzonte, le attuali disparità di sviluppo
economico e di disponibilità di risorse possano finire con il riflettersi
anche sulla qualità dei sistemi scolastici regionali. Non vorrei cioè,
per essere esplicito fino in fondo, che in un futuro non tanto remoto, le
famiglie sarde che ne hanno la possibilità possano essere indotte a
mandare i loro figli a frequentare fuori non solo luniversità,
come sempre più spesso accade già ora, ma anche il liceo e magari
le scuole medie. Perché questa, sì, sarebbe, a mio avviso, la
condanna a morte della scuola pubblica e della funzione (lo ripeto, insostituibile)
di promozione sociale e di garanzia della possibilità di accesso a
qualsiasi ruolo, compresi quelli più elevati della classe dirigente,
anche per i figli delle famiglie meno abbienti, che essa ha sin qui esercitato.
Silvano Tagliagambe
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E accanto a questo un articolo sul Gazzettino on line, in cui si ribadisce
da parte dell'assessore regionale della Campania un ruolo delle regioni..
Dalle Regioni uno stop
alla riforma Moratti
DANIELA DE CRESCENZO
Tutti in classe, ma in un clima rovente. A metà gennaio potrebbe arrivare
in Parlamento la proposta di riforma della scuola del ministro Moratti e studenti
e insegnanti giurano che il dibattito non si svolgerà in sordina. Il
10 gennaio ci sarà lincontro del Ministero con gli assessori
regionali allIstruzione: del settore è responsabile la campana
Adriana Buffardi che già è scesa sul piede di guerra: «Avevo
chiesto un incontro fin dal giugno scorso - spiega lassessora - ma finora
siamo stati ricevuti solo dal sottosegretario, Valentina Aprea. Eppure noi
tutti, sia gli assessori del centrosinistra che quelli del Polo, abbiamo più
volte sottolineato che il documento Bertagna lede le competenze delle Regioni,
disegnando un sistema comprensivo del segmento della formazione senza aver
mai aperto un confronto con le amministrazioni Regionali che ne detengono
la competenza. Allordine del giorno del prossimo incontro ci sarà
il riordino dei cicli, ma questo mi sembra riduttivo. Cè un problema
di rapporti istituzionali: sembra che si vogliano sopprimere le Regioni».
Entro gennaio la Campania organizzerà un forum sulla scuola pubblica.
Cgil-Cisl-Uil, dal canto loro, hanno organizzato per il 12 gennaio a Palermo
una manifestazione per rivendicare una politica di sostegno al Mezzogiorno:
«Non mancheranno rappresentanti del mondo della scuola e della formazione
- spiega Ciro Di Francia responsabile del settore della Cisl Campania - perchè
noi riteniamo che proprio attraverso la formazione sia possibile dare risposte
positive alla disoccupazione giovanile». Per il 15 febbraio sono previsti
uno sciopero e una manifestazione di Cgil-Cisl-Uil per il rinnovo del contratto,
e fino a quella data ci saranno assemblee in tutti gli istituti.
Sul fronte degli studenti si accavallano proposte e progetti: la Confederazione
degli Studenti ha organizzato per il 26 novembre a Napoli i «Contro
Stati Generali» che si terranno nel Palazzo di Vetro della Federico
II in via Marina. Sono stati invitati tutti: dal ministro, che ha già
annunciato la sua defezione e il probabile invio di un sottosegretario, Valentina
Aprea o Stefano Caldoro, ai rettori delle maggiori università, ai presidenti
delle consulte degli studenti (già una trentina hanno detto sì).
Dal canto loro i 109 presidenti delle Consulte che hanno partecipato agli
Stati Generali di Roma, riferiranno alle assemblee provinciali per decidere
le prossime iniziative. A Roma il fronte dei «presidenti» è
sembrato spaccato, anche se la maggioranza ha dato vita a unaccesa contestazione
al ministro e al presidente del Consiglio. Che cosa accadrà alla ripresa
delle lezioni? La storia è ancora tutta da scrivere anche se sembra
evidente che, forse per la prima volta nella storia del movimento studentesco,
gli organismi elettivi nelle scuole stanno assumendo una reale rappresentanza
delluniverso giovanile. E paradossalmente questo accade proprio nel
momento in cui il ministro ne mette in forse la sopravvivenza.
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Sempre il gazzettino on line del nord-est, segnala il nuovo sito di Treviso
dell'Unione degli studenti, da nadare a vedere...
L'Unione degli Studenti di Treviso ha messo on line pochi giorni fa il nuovissimo
sito della sezione provinciale dell'associazione. L'indirizzo da digitare
è http://udstreviso.cjb.net. Dopo quello di Milano, si tratta del secondo
sito dell'Uds in Italia ad essere realizzato e gestito a livello provinciale.
E' un bel passo in avanti - spiega la coordinatrice della Marca Federica Piovesana,
studentessa del Liceo classico Canova -, perché con questa nuova sede
virtuale avremo la possibilità di essere contattati più facilmente
dagli studenti di tutte le scuole.
L'Uds fu fondata a Roma il 12 marzo del 1994 al termine di un'assemblea nazionale
a cui parteciparono delegazioni studentesche provenienti da tutta la Penisola.
E' un'associazione nazionale, indipendente, di ispirazione sindacale, impegnata
nella costruzione di una scuola pubblica, democratica e laica. A Treviso è
presente da cinque anni, ha aderito a diverse campagne a livello nazionale
la più recente è la protesta nei confronti della riforma Moratti
e ha sempre dimostrato un'attenzione particolare nei confronti dei problemi
della realtà scolastica locale. Il sito è particolarmente ricco
di informazioni. E' stato realizzato interamente da Fabrizio Piccolini, iscritto
al liceo scientifico di Montebelluna.
Dalla home page si può accedere a diverse sezioni. Davvero interessante
quella sulle norme e le riforme scolastiche. Contiene una notevole quantità
di materiale sulla riforma Moratti, sulla Finanziaria 2002, la riforma degli
organi collegiali, la proposta Bertagna sulla riforma dei cicli.
Ma è possibile anche consultare pagine riguardanti l'autonomia scolastica
e le sue regole, la guida nazionale al diritto allo studio e alcune voci riassuntive
sulla legislazione scolastica. Non mancano i consigli per i rappresentanti
d'istituto, il vademecum per tenere aperte le scuole di pomeriggio e qualche
indicazione su come organizzare al meglio la prossima giornata dell'arte studentesca.
Esplorando il sito si potrà partecipare a gruppi di discussione liberi
o a tema e chattare con altri studenti navigatori. Al momento è possibile
esprimere la propria opinione sulle autogestioni e sull'insegnamento della
religione cattolica nelle scuole pubbliche. Infine, un appuntamento, in questo
caso fuori dal web, precisamente mercoledì 9 gennaio alle 15 e 30 davanti
alla stazione dei treni di Treviso per la prima riunione del nuovo anno.Federica
Baretti
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Dal Messaggero on line di Roma un articolo sulle iniziative di lotta previste
per i due prossimi mesi.
IL FRONTE DELLA PROTESTA
Scioperi, scrutini, assemblee: un inverno rovente
Venerdì si fermano i capi distituto. Prof e studenti in cerca
di nuove forme di lotta
Tutti in classe, in vista degli scrutini. Ma lascia di guerra è
stata deposta solo momentaneamente: gli studenti delle superiori romane già
parlano di manifestazioni e iniziative di protesta. E a loro si uniscono professori
e presidi. Preannunciando varie forme di lotta contro la riforma della scuola
targata Moratti.
Per l'11 gennaio è fissata un'assemblea cittadina degli studenti e
lo stesso giorno Cgil, Cisl e Uil hanno indetto uno sciopero dei dirigenti
scolastici per il rinnovo del contratto. Il 30 gennaio, si svolgerà
un altro sciopero dei presidi, indetto dallAnp e sempre per la fine
del mese è prevista unassemblea nazionale degli studenti a Roma.
Il 15 febbraio poi, i sindacati confederali hanno proclamato uno sciopero
nazionale della scuola per protestare contro gli stanziamenti della Finanziaria
ed i progetti di riforma del ministro, ma non è escluso che un altro
sciopero unitario possa tenersi prima di quella data. LUnicobas si riunirà
il 13, i Cobas parlano di uno sciopero a febbraio, la Uil scuola, si dice
preoccupata per il nuovo valzer di supplenti che partirà dal 10 gennaio
con la pubblicazione delle graduatorie permanenti. Mentre i professori romani
riuniti ieri al liceo Tasso, hanno deciso le prossime mosse: mobilitazioni
unitarie di tutti i sindacati, commissioni di lavoro per continuare la lotta.
Intanto anche gli studenti sono in movimento. «Nei prossimi giorni -
dice Cristian, del coordinamento scuole di periferia - vi saranno nuove iniziative
per decidere modalità e date della protesta. E nuovi tentativi di occupazione:
il clima è di fibrillazione». Ma Francesco, del Tasso, è
critico: «Durante le vacanze natalizie, non si è svolta nessuna
iniziativa. Le lotte si fanno sempre, non si sospendono in vacanza... Ora
non c'è più la possibilità di perdere un altro giorno
di scuola». E in effetti l'orientamento che sembra prevalere è
quello di favorire eventuali autogestioni ed assemblee nel pomeriggio. Ma
inizia anche la conta dei danni: al Virgilio, il consiglio d'istituto avrebbe
chiesto ai genitori un contributo di 50 mila lire per riparare i numerosi
danni dell'occupazione.
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Ulteriore conferma sul Nuovo:
Scioperi a pioggia tra gennaio e febbraioDopo le banche in crisi da euro,
anche aerei, trasporti, scuola, pubblico impiego e traghetti annunciano agitazioni.
Tutte le date "calde" tra gennaio e febbraio 2002.
ROMA - E decisamente corposa la lista degli scioperi indetti tra gennaio e febbraio. Il 2002 inizia allinsegna delle proteste e della mobilitazione.
Ad "aprire le danze" sono stati i dipendenti di banca che nella giornata di ieri hanno protestato per il superlavoro imposto dallarrivo delleuro. Ma è stato solo l'inizio.
Oggi tocca agli aerei: dalle 12.00 alle 16.00 si fermano i controllori del traffico aereo e i dipendenti dell'Enav. Lo sciopero di 4 ore indetto da Fit-Cisl, Uiltrasporti, Cila-Av, Licta, Cisal, Ugl e Assivolo-quadri, è stato confermato nonostante le richieste di revoca da parte della Commissione di garanzia. Saranno comunque garantite le le prestazioni Indispensabili Per giovedì 10 gennaio sono previsti disagi nella navigazione per quanto riguarda la società Tirrenia che assicurerà solo i servizi essenziali a causa di uno sciopero di 24 ore. Venerdì 11 gennaio sarà la giornata dello sciopero a scuola. Si asterranno dal lavoro i dirigenti scolastici aderenti a Cgil, Cisl e Uil per il rinnovo del contratto. Una seconda ondata di disagi riguarderà il settore aereo nei giorni di venerdì 18 e martedì 29 gennaio. Il 18 protestano per 8 ore dalle 10 alle 18 tutte le sigle sindacali del settore del trasporto aereo. (Filt-Cgil, Fit-Cisl, UilT, Ugl, Anpac, Up, Anpav, Atv e Sulta). Il 29 si fermano dale 12 alle 16 solo i dipendenti Enav del Crav di Milano e del Crav di Linate.Quattro ore di sciopero generale dei trasporti sono previste poi per mercoledì 30 gennaio. Dalle 10.00 alle 14.00 si fermeranno tutte le attività dei trasporti per treni, aerei, traghetti. Funzioneranno regolarmente i trasporti pubblici locali come autobus e metro per i quali le modalità dell'astensione saranno decise a livello regionale tra il 14 e il 31 gennaio. Per finire venerdì 15 febbraio tornano a scioperare a livello nazionale le scuole contro la riforma Moratti e gli stanziamenti per la scuola previsti dalla Finanziaria.
Anche il pubblico impiego sarà in agitazione lo stesso giorno. Lo sciopero è indetto da Cgil, Cisl e Uil per sollecitare maggiori risorse per i rinnovi contrattuali e, più in generale, contro il pacchetto pubblica amministrazione contenuto nella Finanziaria.
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