Continua il movimento degli studenti, a Milano, in un articolo riportato dal Corriere della Sera, una manifestazione di studenti:
Ieri da largo Cairoli al Pirellone
Duemila studenti in corteo contro la riforma Moratti «Vogliamo contare di più»
Slogan, canti e mimose. E uno striscione: «Io ci sono e voglio contare».
Studenti di nuovo in piazza. Ieri mattina da largo Cairoli fin sotto la sede
del Pirellone, circa duemila ragazzi delle scuole milanesi hanno sfilato in
un corteo, organizzato dallUds, per manifestare contro la riforma Moratti,
il buono scuola e la riforma degli organi collegiali. Una mattinata di protesta,
ma anche di festa, con tutte le ragazze con la mimosa in mano, per festeggiare
l8 marzo. «Vogliamo contare di più - spiega Jorge dellUds
- con la riforma degli organi collegiali, i rappresentanti degli studenti
sono passati da quattro a due: ci trattano sempre più da clienti e
non da utenti». E via con lo slogan gridato al megafono: «Noi
non siamo in vedita e la scuola non è unazienda». Al centro
della protesta anche i buoni scuola. Il festoso corteo si è infatti
concluso proprio sotto il Pirellone, in piazza Duca dAosta, con la musica,
i cori «Hasta la victoria, hasta siempre», e un nastro arancione
srotolato da un cancello allaltro della sede della Regione, per dire
«non facciamo uscire le decisioni di Formigoni». Dopo la Moratti,
il presidente della Regione è il grande accusato dagli studenti. «Ci
sentiamo presi in giro - urla Lucia, 15 anni, kefiah in testa a mo di
turbante -, hanno fatto tutto di nascosto, e chi davvero avrebbe bisogno dei
buoni scuola, non ha visto un soldo».
Tra i motivi della protesta, anche il taglio delle cattedre alla scuola lombarda
deciso dal Governo. «È un attacco alla qualità della nostra
scuola e dei nostri insegnanti», dice ancora Jorge. Che promette: «Il
18 marzo (giorno dello sciopero generale della scuola lombarda) scenderemo
in piazza con i nostri prof».
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Così pure in Val D'Aorsta, articolo su la Stampa:
MANIFESTAZIONE DEGLI STUDENTI VALDOSTANI IERI IN PIAZZA CHANOUX PER CONTESTARE
LA RIFORMA DEL GOVERNO BERLUSCONI Aosta dice «No» alla Moratti
I ragazzi: gli istituti come società per azioni
AOSTA
Gli studenti valdostani sono tornati in piazza. Ieri mattina un folto gruppo di ragazze e ragazzi valdostani delle scuole medie superiori hanno occupato pacificamente la piazza Emile Chanoux per manifestare contro la riforma Moratti. Ha fatto da cornice della manifestazione il solito folcloristico contorno di fischietti, tamburi, grida, cartelli, girotondi e manifesti politici. «Vogliamo più potere agli studenti. La Moratti - dicono i ragazzi - si appresta a riformare gli organi collegiali. Il rischio è che si cancellino i nostri diritti, creando consigli di amministrazione e dando più potere ai presidi». Di qui tanti cartelli con il «No alla scuola spa». I giovani «vogliono una scuola democratica, aperta a tutti, in cui gli studenti contino davvero, una scuola in cui autonomia significhi autogoverno e autogestione degli studenti». E ancora: «Vogliamo la pariteticità tra studenti e docenti nel Consiglio d´istituto per costruire una scuola pubblica in cui tutti abbiano il diritto di cittadinanza, con autogoverno e autogestione delle scuole dell´autonomia da parte di chi ci vive dentro, una scuola che accolga e metta in relazione le differenze, cattolici e laici, immigrati e non, studenti omosessuali e studenti eterosessuali». I punti chiave della riforma Moratti, dicono gli studenti «non sono cambiati. La riforma propone ancora una scuola classista e selettiva che divide i ragazzi, dopo i 14 anni, secondo due percorsi. Uno è quello dell´istruzione di serie A, di competenza dello Stato, l´altro è quello della formazione professionale, di serie B, affidato alle Regioni. Unendo le vecchie teorie secondo cui il buongiorno si vede dal mattino - dicono ancora gli studenti - c´è chi è nato per studiare e chi è nato per zappare. E il governo pretende che la scelta tra i due canali avvenga a 14 anni». «Una delle cose che più ci turba - dicono ancora gli studenti - e non solo noi ma in tutt´Italia è il rischio che venga azzerata una solida formazione di base uguale per tutti». Nel disegno di legge di riforma, dicono sempre gli studenti «viene di fatto abolito l´obbligo scolastico a 15 anni, sostituito da un vago diritto all´istruzione e alla formazione per almeno 12 anni o fino al conseguimento di una qualifica entro il 18º anno di età. Tornerà anche il voto di condotta influente sul profitto scolastico, il che si dimostra chiaramente come una minaccia contro chi contesta presidi e insegnanti o contro chi si impegna nelle occupazioni e nelle autogestioni. Si torna indietro nel tempo, calpestando diritti che gli studenti avevano conquistato». In sostanza, concludono gli studenti la nostra convinzione è che il disegno di legge porti a realizzare una scuola che si disimpegna dalla funzione di recuperare le differenze sociali e di promuovere la mobilità sociale. La scuola di Berlusconi, Moratti e soci, incomincia dunque a prendere forma: contrastiamoli finchè siamo in tempo».
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Il pieno a Sassari per una iniziativa dei DS sulla Moratti...
I docenti delle scuole cittadine
stretti attorno a Luigi Berlinguer
L'ex ministro alla Pubblica Istruzione ha illustrato le differenze fra la
sua riforma e quella della Moratti: «L'opposizione deve nascere dal
vostro orgoglio professionale»
di Gabriella Grimaldi
SASSARI. Il teatro Smeraldo pieno come un uovo, e se gli organizzatori dell'incontro
con Luigi Berlinguer sulla riforma della scuola avessero osato di più
riunendosi in un altro spazio probabilmente l'afflusso di pubblico sarebbe
stato anche maggiore. C'erano quasi tutti i docenti cittadini, mescolati a
dirigenti e militanti diessini, che avevano dato vita all'iniziativa.
L'ex ministro Berlinguer è arrivato puntualissimo al teatro di via
D'Annunzio e, prima di salire sul palco e prendere la parola, si è
intrattenuto a salutare esponenti politici e numerosi dirigenti scolastici
arrivati da tutta la provincia. Berlinguer era venuto due volte nella sua
città da ministro e in quelle occasioni l'accoglienza era stata calorosissima.
Ieri, tutto il mondo della scuola si è stretto attorno all'autore della
riforma di centrosinistra, a dimostrazione del livello di tensione che, tra
riforme e «controriforme» sta provocando la mobilitazione dei
docenti. Gli studenti, invece, che pure sono stati protagonisti, soprattutto
in autunno, di grandi manifestazioni di protesta e addirittura dell'occupazione
dei licei, costituivano una esigua presenza.
Altri assenti - ma giustificati - come ha detto in apertura Marco Fumi, direttore
didattico ed esponente dei ds, i componenti del gruppo di Sinistra Federalista,
impegnati in Regione nell'approvazione della finanziaria. «Legge - ha
ribadito Berlinguer - "grazie" alla quale saranno tagliati brutalmente
oltre trecento posti di lavoro fra i docenti. Ecco perchè dobbiamo
reagire e spiegare, intanto, che la grande operazione di marketing alla quale
stiamo assistendo trasmette la falsa idea che esista una riforma Moratti.
Non esiste alcuna riforma, si tratta invece di un grande pasticcio che minaccia
di cancellare ciò che, comunque, il centrosinistra era riuscito a ottenere».
Ma Berlinguer ha anche premesso che, da parte del suo schieramento, all'epoca
è stato commesso un grave errore: «Non siamo riusciti a comunicare
in maniera efficace - ha detto - il senso delle innovazioni compiute».
Il tentativo dell'incontro intitolato «La scuola che vogliamo»
era proprio di fare il punto sulla situazione e chiarire una volta per tutte
le differenze essenziali fra il progetto portato avanti dalla sinistra negli
ultimi anni Novanta e le proposte presentate dall'attuale ministro. «Ciò
che non possono toccare - ha detto Berlinguer -, perchè lo abbiamo
scritto nella nuova Costituzione, è l'autonomia scolastica. Certo si
tratta di andare a regime, molte cose possono essere migliorate, ma è
un grande risultato che dovrebbe smuovere l'orgoglio professionale dei docenti.
La vera minaccia, invece, riguarda l'annullamento dell'obbligo scolastico,
sostituito, nella proposta Moratti, dalla definizione di diritto/dovere allo
studio. Bene, io dico che l'obbligo scolastico è un principio di democrazia
che viene anche prima dell'articolo 18».
L'illustrazione comparata delle due proposte, a cura dell'ex direttore didattico
Carlo Pattatu, ha messo in luce le principali differenze: in primo luogo per
quanto riguarda i cicli che, secondo la riforma Berlinguer, dovevano essere
divisi in due tranche che avrebbero portato l'obbligo fino a diciotto anni.
La critica che viene fatta alla Moratti, invece, è relativa alle scarse
possibilità di dare una formamazione di base ai ragazzi che da subito
dovranno scegliere una specializzazione. «Si tende ad avviare i ragazzi
da subito verso il mondo del lavoro negando loro la possibilità di
avere una preparazione completa, con l'aggravante della facoltà di
abbandonare i banchi dopo le scuole medie».
L'ultima parte dell'intervento è stato dedicato da Berlinguer alle
proposte dell'Ulivo da contrapporre alla riforma Moratti. «Si profila
una intensa attività parlamentare - ha detto l'ex ministro - che partirà
dalle certezze acquisite attraverso la nuova Costituzione. Il principio di
base della proposta che ne verrà fuori sarà che tutti hanno
il diritto di imparare di più nel corso della propria vita, non solo
in età scolare. Inoltre si batterà molto sul tasto dell'autonomia
scolastica, nel senso dell'organizzazione didattica e della definizione dei
metodi da adottare. Deve partire proprio dalle aule la vera riforma di un
sistema all'avanguardia».
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Dall'altra parte Fromigoni dice che è anche opera l'ora, la controriforma,
e vanta alcuni punti della suddetta. Leggete, leggete....
MILANO - Se gli studenti non ne vogliono sentir parlare, e ancora oggi sono
scesi in piazza per manifestare tutta la propria opposizione, la riforma della
scuola firmata dal ministro Moratti ha sicuramente un sostenitore nel presidente
della Regione Roberto Formigoni. Che non solo la giudica del tutto positivamente,
ma addirittura ne rivendica, in qualche modo, una certa paternità.
Vi abbiamo fattivamente contribuito e la condividiamo decisamente,
dichiara senza mezzi termini il governatore lombardo.
E, da amministratore, Formigoni non può che apprezzare il peso che
la riforma attribuisce alle Regioni, chiamate a definire, secondo il presidente
della Lombardia, addirittura il 20-25 per cento dei programmi.
''Per la Lombardia - spiegaFormigoni - sarà l' occasione per proporre
un approfondimento delle grandi figure del pensiero, dell' arte, della letteratura
lombarde finora non sufficientemente valorizzate, basti pensare a Cattaneo
o a Carlo Porta. Una scuola più federalista, quindi,
anche se sempre inquadrata in un disegno nazionale.
Tra gli altri elementi positivi della riforma, Formigoni ricorda la nascita
di un sistema scolastico unico, che parifica istruzione e formazione, aprendo
la possibilità di passare da un tipo di studio allaltro.
Tra i titoli di merito della riforma, il presidente della Regione cita anche
la revisione dei cicli, perché consente un approccio pedagogico
più adeguato alla crescita dei ragazzi, e le relazioni che vengono
istituite con il mondo del lavoro.
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E gli studenti si muovono anche a Pescia, notizia su Il Tirreno...
Gli studenti uniti contro la riforma
Manifestazione e sit-in in piazza
con ragazzi di tutte le superiori
I giovani protestano contro i tagli alla scuola pubblica e il progetto di
portare le classi a 30 alunni
PESCIA. Ore 9, suona la campanella: tutti in classe. Anzi no: tutti in strada.
E' cominciata così la manifestazione degli studenti delle scuole superiori
della Valdinievole. Parola d'ordine: «A Pescia!». I ragazzi ieri
mattina sono sciamati dai treni «invadendo» la città con
i loro zainetti, l'allegria contagiosa, gli striscioni in braccio. Sono gli
adolescenti che le statische vorrebbero alieni dalla politica e proni alle
trasmissioni (non tutte, naturalmente) cosiddette deficenti. Invece gli studenti,
al volo circa 300, hanno dimostrato di avere le idee chiare per il presente
come per il futuro. La mobilitazione studentesca è stata seguita dalle
forze dell'ordine (vigili municipali, carabinieri, agenti in borghese, molto
compresi nel loro ruolo).
I motivi dello sciopero sono stati gridati ed espressi da un documento unitario
stilato a seguito di un'assemblea che ha visto la partecipazione di tutti
i rappresentanti di classe degli istituti di Pescia, Monsummano e Montecatini.
Dice Francesco Parlanti, IV A Igea, rappresentante scolastico dell'istituto
per il turismo Forti di Monsummano: «La nostra protesta è rivolta
alla riforma della scuola elaborata dal ministro Letizia Moratti e appoggiata
dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e da tutta la maggioranza di
governo. Vogliono distruggere la scuola pubblica a tutto vantaggio della scuola
privata. Sappiamo bene che non può esistere parità di voti,
tanto per dirne una, fra uno studente "pubblico" e uno della scuola
privata. I loro voti, a parità di merito, sono al rialzo di almeno
tre punti».
Federico Pulcinelli e Francesca Sileci, IV A liceo scientifico di Montecatini,
fra una corsa e un salto si fermano per dire: «Vogliamo che nelle nostre
scuole ci siano spazi in cui gli studenti contino davvero. La Moratti reintroduce
il voto in condotta per bocciare di più. Noi vogliamo consigli d'istituto
paritetici e integrazione fra scuola e lavoro. Prima delle vacanze di Natale
abbiamo fatto un'esperienza a scuola di autogestione, dove abbiamo sviscerato
democraticamente tutti i problemi connessi alla scuola e il risultato è
anche in questa nostra protesta. A preoccuparci sono anche i progetti del
ministro leghista Maroni che vuole azzerare l'articolo 18 dello statuto dei
lavoratori. Aderiremo allo sciopero della Cgil proclamato per il 5 aprile,
che consideriamo sacrosanto». Carlo Cortesi, IV A istituto Marchi, esce
dal corteo seguito da un codazzo di compagni per sottolineare la propria protesta
contro i tagli alle scuole pubbliche e l'innalzamento del numero (fino a 30)
degli alunni presenti in classe. «Così facendo - dice - si creano
le superclassi dove noi studenti verremo seguiti in modo a dir poco superficiale,
abbassando notevolmente il livello di preparazione».
«La sensazione è che questo governo voglia creare degli ignoranti
ai quali dare a bere quello che fa comodo - interviene Grazia Beneforti, ultimo
anno dell'Alberghiero - ma non ci riusciranno».
La manifestazione si è conclusa in piazza Mazzini con un allegro girotondo
che ha occupato tutto lo spiazzo antistante il municipio. (f.c.)
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Intanto proseguono i tagli sugli organici: Il Mattino di Padova riporta la situazione in Veneto:
Scuola. Tagli pesantissimi decisi nel Veneto
Stangata sulle cattedre
rivolta nelle elementari
f.p.
VENEZIA. E' diventata ancora più pesante la stangata alle cattedre
nel Veneto. L'altro ieri la Direzione Regionale, coordinata da Enzo Martinelli,
ha comunicato, attraverso i sette Csa (Centri Servizi Amministrativi) i tagli
effettuati in tutte le scuole del Veneto: le cattedre eliminate sono risultate
in numero maggiore rispetto ai tagli progettati dal ministro Moratti. Per
il momento riguardano soltanto le scuole elementari, visto che la Direzione
Regionale non è ancora in grado di disporre dei dati definitivi per
le scuole medie inferiori e le superiori. Nella scuola primaria risultano
soppresse 726 cattedre rispetto a 245 previste.
I tagli più pesanti sono risultati quelli effettuati in provincia di
Padova (260), di Venezia (118), Vicenza (114), Verona (100), Treviso (88).
A Rovigo sono sparite 42 cattedre ed a Belluno 4. La differenza tra i dati
prospettati dal Ministero e quelli reali, già decisi nelle varie province
del Veneto, è dovuta al fatto che il Ministero ha calcolato i tagli
in base ai posti effettivi dell'anno scolastico scorso, mentre il vero calcolo,
secondo i sindacati, va fatto in base alle richieste d'organico che nel Veneto
sono state presentate da ogni singola scuola per la prima volta nella storia
della scuola italiana, i calcoli per le nuove cattedre sono stati fatti senza
tenere conto dell'incremento degli alunni in ogni singolo istituto. Ed in
questa speciale classifica il record spetta innanzitutto alla provincia di
Treviso, dove i nuovi iscritti all'anno scolastico 2002-2003 sono ben 617.
Nell'ordine seguono le province di Vicenza (434), Verona (392), Padova (199),
Belluno (149) e Rovigo (133). Naturalmente nel calcolo effettivo per designare
le nuove cattedre la Direzione Regionale non ha tenuto conto neanche delle
richieste delle scuole per nuovi tempi lunghi e pieni e per nuovi insegnamenti
della lingua straniera. I sindacati ovviamente hanno hanno già mobilitato
i docenti. «Effettueremo sit-in di protesta - dice Nereo Marcon, Cisl
scuola di Padova -. La pseudo-riforma della Moratti porta alla scuola elementare
l'attacco più pesante dal dopoguerra ad oggi». Durissimo anche
il commento del segretario regionale della Cgil di categoria. Pierino Furlan:
«Disdetteremo le trattative e proclareremo lo stato di agitazione nelle
elementari».
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Ulteriore manifestazione degli studenti programmata a Pavia per oggi, notizia riportata da La Provincia Pavese:
Scuola, la protesta lombarda fa tappa a Pavia
Corteo anti-riforma
domani con gli studenti
g.r.
PAVIA. Manifestazione studentesca regionale organizzata per domani dagli «Studenti pavesi in movimento» contro la riforma scolastica del ministro Moratti. La protesta, sulla scia della mobilitazione contro gli stati generali che si è tenuta lo scorso novembre a Roma, ha l'obiettivo di contestare in blocco i contenuti della riforma scolastica che, hanno dichiarato gli organizzatori in una conferenza stampa, «determina una mercificazione della cultura e un suo adeguamento alle necessità del mercato, del lavoro e delle aziende». Le critiche rivolte al progetto di riforma sono globali. Innanzitutto è contestata la decisione di reinserire il 7 in condotta che «rischia di creare i presupposti per un controllo repressivo delle voci fuori dal coro», in secondo luogo è criticata la divisione tra sapere teorico, che «stabilisce fin dalla giovane età una netta distinzione tra coloro che sono più adatti a pensare e coloro che invece sono più adatti al lavoro manuale», infine è contestata la linea globale della riforma, orientata a una subordinazione delle necessità del mercato più che a una formazione critica e consapevole dello studente. La manifestazione partirà dalla scuola elementare Carducci domani mattina alle ore 9.
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E manifestazione studentesca anche a Torino...
CENTINAIA DI STUDENTI IN PIAZZA «SENZA SIGLE NE´ BANDIERE».
PROTESTE ANCHE PER IL CASO-LIBERA In corteo contro la riforma Moratti
Traffico a rilento in via Po e dintorni, ieri mattina, per la manifestazione
studentesca contro la riforma del ministro all´Istruzione, Letizia Moratti.
E´ stata la conclusione della tre giorni di mobilitazione indetta su
tutto il territorio nazionale. A Torino vi hanno aderito duecentocinquanta-trecento
giovani che hanno attraversato il centro, da piazza Arbarello a Palazzo Nuovo.
Il corteo, chiamato ironicamente dagli organizzatori la «morattona»,
è stato caratterizzato da slogan e critiche all´indirizzo del
governo. In particolare l'Unione degli studenti del Piemonte rivendica più
partecipazione nei consigli d'istituto, più diritti per gli studenti,
più fondi per le scuole, più sovvenzioni per l'accesso alla
cultura. Sotto la Mole un motivo di malcontento in più per il mancato
rinnovo del protocollo d´intesa con l´associazione Libera, legata
al Gruppo Abele di don Ciotti. «Siamo contrari - spiega Stefano Mosso,
coordinatore dell´Uds - a dividere i percorsi formativi a soli 14 anni
senza dare agli studenti una vera possibilità di scelta. Non vogliamo
che il Consiglio d´Istituto diventi come il Consiglio di amministrazione
di una qualunque azienda, con ogni potere nelle mani del preside». Si
battono perché restino in vita i comitati studenteschi e gli organi
di rappresentanza attuali, contrastano i buoni scuola «che avvantaggiano
le scuole private». Non vogliono il voto in condotta, la nuova maturità,
l´autoritarismo, «a partire da quello della ministra». Ma
non si limitano al «no», dicono che «la nostra scuola non
ci piace» e «per questo proponiamo un reale diritto allo studio,
fatto abolendo tasse scolastiche, favorendo l´uso di libri e di borse
di studio». Un´altra iniziativa senza bandiere e senza sigle,
in sintonia con lo spirito delle manifestazioni spontanee, «consapevoli
- sostengono Dario e Giuliana - che le nostre lotte si devono allargare, per
rivendicare un diritto allo studio globale, che cancelli le ingiustizie».
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