Gli ultimi passi del movimento studentesco vanno in una direzione molto diversa
da quella percorsa in questi anni.
Manifestazione studentesca è stata a lungo sinonimo di parata, sfilata
svuotata di contenuti, questo sia per una scarsa coscienza dei propri problemi
da parte dei giovani sia soprattutto per l'effetto di una direzione del movimento,
come UdS e affini, che ha voluto costruire un muro per evitare che le lotte
degli studenti si potessero incontrare con quelle dei lavoratori e del movimento
più in generale. Molto è stato fatto per impedire ciò
dai ministri di turno, che hanno provato a distrarre gli studenti con regali
come le Consulte Provinciali degli Studenti, i Forum delle associazioni filo-governative,
o passerelle televisive come gli stati generali della scuola. Da un sogno
in cui potevano scegliere la loro controparte in qualche falsa associazione
studentesca, i signori del governo hanno avuto un brutto risveglio: fuori
dagli stati generali della scuola, dove s'intendeva consacrare il nuovo modello
d'istruzione, si è svolta un imponente manifestazione di centocinquanta
mila studenti , lavoratori, disoccupati e immigrati.
Un fatto nuovo è successo: gli studenti si sonno prepotentemente, nonostante
tutto, affacciati, sul terreno del conflitto sociale, consapevoli che la questione
scuola non è un problema che riguarda loro soli, ma che l'attacco frontale
sviluppato all'istruzione in questi ultimi anni è parte di un piano
che vuole portare alla soppressione dei diritti del lavoro, per far largo
al pensiero unico della flessibilità.
Gli studenti capiscono che a buona parte di loro viene chiesto di rinunciare
ad un istruzione secondaria per sostituirla con un periodo di apprendistato
per la stessa ragione per la cui ai loro genitori viene chiesto di rinunciare
all'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e di essere così licenziati
quando più conviene al loro datore di lavoro, e agli emigrati viene
permesso di avere un permesso di soggiorno solo quando li si può sfruttare
a sufficienza. Questa nuova generazione di studenti non sembra disposta ad
accettare tutto questo. I contro-stati generali sono stati solo il punto d'arrivo
di un autunno di lotta che quest'anno sembra proprio essere destinato a lungo.
L'aggressione all'Afganistan ha suscitato centinaia di cortei e iniziative
di protesta dirette dagli studenti al grido di "finanziamenti all'istruzione
non alla guerra", tanto da sorprendere anche i dirigenti delle tradizionali
organizzazioni giovanili di sinistra.
Questa notevole presa di coscienza da parte degli studenti del pericolo che
i loro diritti stanno correndo, ha incominciato a tradursi coerentemente in
un cambio delle modalità di lotta. Come i loro coetanei di Seattle,
Praga e Genova, anche i giovani studenti delle scuole italiane hanno compreso
che il luogo in cui dar voce alle loro proteste è la piazza. Niente
sarà mai regalato dai palazzi del potere: tutto ciò che hanno
lo dovranno difendere, e per ciò che ancora non hanno dovranno lottare.
Sarà un percorso lungo e non privo di ostacoli.
A Cagliari il 19 dicembre, come già era successo durante tutto l'autunno,
è stato chiaro il tentativo dei guardiani dell'ordine costituito di
impedire che si svolgesse il corteo pacifico degli studenti che protestavano
contro l'idea d'istruzione del governo. La destra con la sua parte più
estrema ha provato a fermare un movimento che fa paura, un nuovo spettro che
si aggira per il mondo.
Se i giovani sono riusciti a respingere questa rozza e volgare aggressione,
dovranno stare attenti ad aggressioni ben più insidiose. Per questo
è necessario lavorare fin d'ora ad un organizzazione che sia in grado
di sostenere i compiti che questo movimento dovrà affrontare: un modello
di lavoro che collega le questioni rivendicative degli studenti e dei lavoratori
ad un progetto più ampio di costruzione di un'alternativa. Collocare
in questo modo le esigenze materiali degli studenti a quelle dei lavoratori
non significa affatto sminuirne l'importanza, ma al contrario creare le condizioni
perché queste rivendicazioni possano effettivamente portare a nuove
conquiste. Vanno superate le ancor esistenti difficoltà di comunicazione
tra lavoratori e studenti per costruire insieme lo sciopero generale contro
la politica sociale del governo.
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