Intervento di Giuseppe Fenu sulle lotte dell'autunno 2002 degli studenti

Gli ultimi passi del movimento studentesco vanno in una direzione molto diversa da quella percorsa in questi anni.
Manifestazione studentesca è stata a lungo sinonimo di parata, sfilata svuotata di contenuti, questo sia per una scarsa coscienza dei propri problemi da parte dei giovani sia soprattutto per l'effetto di una direzione del movimento, come UdS e affini, che ha voluto costruire un muro per evitare che le lotte degli studenti si potessero incontrare con quelle dei lavoratori e del movimento più in generale. Molto è stato fatto per impedire ciò dai ministri di turno, che hanno provato a distrarre gli studenti con regali come le Consulte Provinciali degli Studenti, i Forum delle associazioni filo-governative, o passerelle televisive come gli stati generali della scuola. Da un sogno in cui potevano scegliere la loro controparte in qualche falsa associazione studentesca, i signori del governo hanno avuto un brutto risveglio: fuori dagli stati generali della scuola, dove s'intendeva consacrare il nuovo modello d'istruzione, si è svolta un imponente manifestazione di centocinquanta mila studenti , lavoratori, disoccupati e immigrati.
Un fatto nuovo è successo: gli studenti si sonno prepotentemente, nonostante tutto, affacciati, sul terreno del conflitto sociale, consapevoli che la questione scuola non è un problema che riguarda loro soli, ma che l'attacco frontale sviluppato all'istruzione in questi ultimi anni è parte di un piano che vuole portare alla soppressione dei diritti del lavoro, per far largo al pensiero unico della flessibilità.
Gli studenti capiscono che a buona parte di loro viene chiesto di rinunciare ad un istruzione secondaria per sostituirla con un periodo di apprendistato per la stessa ragione per la cui ai loro genitori viene chiesto di rinunciare all'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e di essere così licenziati quando più conviene al loro datore di lavoro, e agli emigrati viene permesso di avere un permesso di soggiorno solo quando li si può sfruttare a sufficienza. Questa nuova generazione di studenti non sembra disposta ad accettare tutto questo. I contro-stati generali sono stati solo il punto d'arrivo di un autunno di lotta che quest'anno sembra proprio essere destinato a lungo. L'aggressione all'Afganistan ha suscitato centinaia di cortei e iniziative di protesta dirette dagli studenti al grido di "finanziamenti all'istruzione non alla guerra", tanto da sorprendere anche i dirigenti delle tradizionali organizzazioni giovanili di sinistra.
Questa notevole presa di coscienza da parte degli studenti del pericolo che i loro diritti stanno correndo, ha incominciato a tradursi coerentemente in un cambio delle modalità di lotta. Come i loro coetanei di Seattle, Praga e Genova, anche i giovani studenti delle scuole italiane hanno compreso che il luogo in cui dar voce alle loro proteste è la piazza. Niente sarà mai regalato dai palazzi del potere: tutto ciò che hanno lo dovranno difendere, e per ciò che ancora non hanno dovranno lottare. Sarà un percorso lungo e non privo di ostacoli.
A Cagliari il 19 dicembre, come già era successo durante tutto l'autunno, è stato chiaro il tentativo dei guardiani dell'ordine costituito di impedire che si svolgesse il corteo pacifico degli studenti che protestavano contro l'idea d'istruzione del governo. La destra con la sua parte più estrema ha provato a fermare un movimento che fa paura, un nuovo spettro che si aggira per il mondo.
Se i giovani sono riusciti a respingere questa rozza e volgare aggressione, dovranno stare attenti ad aggressioni ben più insidiose. Per questo è necessario lavorare fin d'ora ad un organizzazione che sia in grado di sostenere i compiti che questo movimento dovrà affrontare: un modello di lavoro che collega le questioni rivendicative degli studenti e dei lavoratori ad un progetto più ampio di costruzione di un'alternativa. Collocare in questo modo le esigenze materiali degli studenti a quelle dei lavoratori non significa affatto sminuirne l'importanza, ma al contrario creare le condizioni perché queste rivendicazioni possano effettivamente portare a nuove conquiste. Vanno superate le ancor esistenti difficoltà di comunicazione tra lavoratori e studenti per costruire insieme lo sciopero generale contro la politica sociale del governo.

 

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