Mufida
…gatti neri…

di Loredana Berté

Aria di festa sopra la città
con tanti scongiuri per l'anno che verrà.
Tra soliti idioti maghi e parrucchieri
i Gianni&Pinotto ma chi è che fa pinocchio?
Mufida, colpita al primo ballo…
Mufida, da un mascalzone scaltro…

Aria di festa plastica e di fiori…
Babbo Natale che fa gli straordinari.
Aria di caccia che sa di guerra santa
di caccia alle streghe che l'hanno fatta franca.

A tutti i gatti neri, razza quasi estinta.
Contro l'ignoranza, bel paese che avanza
nell'indifferenza di fronte a un assassino,
il segno della croce che fa contro un gattino.
Gente pie credenti, lanciano anatemi
sopra alla città, è un gioco di società.
Che è di verità, non è una novità
la gente paga bene per le sue fattucchiere.
E quella bambina corre là. E quale gente pagherà?
Quella bambina là, occhi grandi e neri
neri come i suoi pensieri…

Mufida, che il pubblico pagante
Mufida, ha consacrato grande
Mufida, resterai quell'esempio
come Gesù nel tempio!

Ai tramonti d'estate, rossi sopra il mare
davanti all'orizzonte, come un'altro fronte.
Alle stelle mancanti, i nostri compleanni
mai festeggiati in tutti quegli anni.
Ai desideri rimasti sospesi fra terra e cielo
su quell'arcobaleno.
All'allunaggio d'estate, anno sessantanove,
era un giorno di luglio e anche a Beethowen.
E quanto mi costa dimenticare
e preferisco farmi male.
Quale incoscienza, in questo mondo senza,
in questo mondo senza.
Ai giorni perduti tra lacrime e fumo,
sotto i manganelli usati sui fratelli,
agli anni contro, agli anni spaccati
a quelli di piombo e maledette stragi.
Alle lampare accese dei pescatori
a tutte quelle notti che passavi fuori.
All'amore dato, dato senza riserve,
al cuore tuo, spezzato per sempre. Per sempre!
Mu u u u ufida… Mufida… Mu u u u ufida…