ARTE IN BIRMANIA

PREMESSA

Anche da un esame preliminare delle manifestazioni artistiche figurative tuttora presenti in territorio birmano possiamo renderci conto che nella quasi totalità dei casi si tratta esclusivamente di edifici e di immagini a carattere religioso e quindi destinati al culto. Il motivo di questa esclusività va ricercata nel fatto che solo le costruzioni religiose venivano realizzate in materiale duraturo, come i mattoni o lo stucco, mentre gli edifici destinati all'uso civile venivano realizzati in legno, materiale chiaramente deperibile del quale a noi è arrivato ben poco.

Premesso quanto sopra risulta evidente che un approccio all'arte birmana sarà limitato allo studio degli edifici religiosi tuttora presenti a centinaia sul suo territorio, edifici genericamente indicati con il nome di pagoda o paya. E volendo restringere ancora di più il campo della ricerca sarà facile rendersi conto che i più importanti e originali esempi di queste pagode sono quelle che risalgono al periodo d'oro dei due secoli del Regno di Pagan, dall'XI al XIII secolo; tutto quello che è stato realizzato in epoche successive, anche durante altri periodi importanti come quello che nel XV secolo vide una breve rinascita del regno mon di Pegu o quello del XVI secolo con la dinastia birmana di Toungoo tra Ava, Amarapura e Mandalay, tutto si è limitato per lo più ad una ripetizione degli stili e delle forme di Pagan. La stessa cosa vale per le altre manifestazioni artistiche come le statue a tutto tondo che raffigurano il Buddha nelle sue numerose posizioni, i bassorilievi e gli stucchi che ornano i templi, le formelle in terracotta che, quando all'esterno quando all'interno dei templi, raccontano le vite anteriori di Buddha tratte dal poema religioso Jataka, le eleganti e raffinate pitture che all'interno di qualche tempio illustrano come un fumetto la vita di Siddharta Gautama Buddha.

Dobbiamo infine rilevare che tutte le manifestazioni artistiche presenti in Birmania risentono in maniera determinante di influenze indiane, bengalesi, singalesi, tibetane e indonesiane. Tutto il sud est asiatico non ha mai avuto una sua civiltà nettamente predominante per più di due secoli. E la Birmania non sfugge a questa regola.

Prima di procedere ritengo poi opportuno stabilire il significato dei vari termini artistici birmani, significato che non ha la pretesa di essere definitivo e certo, ma almeno è quello da tenere presente nel prosieguo della lettura di queste note.

PAGODA :

L'elemento architettonico abbinato al termine pagoda varia da località a località come segue:

Mentre il suo scopo può essere quello di reliquario o quello di modello simbolico dell'universo buddista.

Il termine pagoda viene tradotto in birmano con la voce paya che a sua volta significa stupa.

Le paya a loro volta possono essere

Nella comune accezione del termine però possiamo dire che normalmente con il termine stupa si intende lo zedi mentre con tempio ci si riferisce al patho. Il termine paya invece indica tutti e due, zedi e patho, ma anche addirittura tutto l'insieme di edifici religiosi che circondano lo stupa centrale.

A complicare ulteriormente le cose viene anche una diversificazione dello stupa ( nel suo significato di zedi) in sikhara e stupa vero e proprio.

Lo sikhara è una piramide curvilinea costruita sopra il sancta sanctorum, elemento architettonico del tempio indiano (induista o jainista) a forma di torre. In pratica rappresenta la montagna degli dei nel tempio indù. Questo lo troviamo dal V al XI secolo, passando da una torre a terrazze, a quella a sezione semiellittica a quella a gradoni.

Lo stupa vero e proprio invece è un monumento e luogo sacro del culto buddista, spesso attorniato da un tempio o da un monastero. In pratica un tumulo emisferico eretto su resti mortali di Buddha e sormontato poi da uno o più ombrelli. Questo lo troviamo a partire dal III sec. A.C. ai tempi di re Ashoka.

Durante le letture di questo argomento potremo trovare anche altri vocaboli come

 

 

 

REGNO DI PAGAN

 

Anche se le testimonianze della civiltà pyu, civiltà che aveva sede nella valle del fiume Irrawaddy, sono pochissime, restano comunque le prime e uniche testimonianze di cui disponiamo che parlino di una forma di civiltà fiorita nel territorio dell'odierna Birmania.

Nella loro Storia T'ang, i cinesi descrivono così una città pyu verso l'800 d.C.:

....la circonferenza delle mura della città è rivestita con mattoni smaltati....dentro le mura ci sono più di un centinaio di monasteri buddhistici con i cortili e le sale chiusi da tetti d'oro e d'argento, con le pareti rivestite di cinabro e colori brillanti, spalmati di gomma e coperti di pesanti stoffe ricamate.....quando hanno 7 anni i bambini e le bambine si tagliano i capelli e vanno a vivere in un monastero. Se a 20 anni non si sono ancora aperti ai precetti di Buddha, si fanno crescere nuovamente i capelli e diventano comuni cittadini..... i sono 12 porte con pagode situate ai 4 angoli: tutta la gente vive lì dentro....il palazzo reale ha due campane, una d'argento e una d'oro.....

Sono arrivati sino a noi resti di architettura monumentale in mattoni, stupa a forma di grosso cilindro sormontato da un cono, templi con volte a raggiera con pilastro centrale o a quadrato vuoto.

Ecco quindi come si manifestano in territorio birmano le prima influenze esterne, quelle provenienti dall'India, dal Bengala e da Ceylon: sia con la diffusione del culto buddhista, all'inizio sia theravada che mahayana, sia con l'adozione degli stili e forme architettoniche delle civiltà pala (Bengala) e gupta (India).

Possiamo quindi partire da questa appena accennata civiltà pyu e immaginarcela quando verso il IX secolo vede arrivare dalle zone tra Tibet e Cina un'altra popolazione, i birmani (o mranma o myanma) che si stanziano nell'area dell'odierna Pagan. I birmani non conoscevano il buddhismo ma adoravano i Nat, un Pantheon di spiriti di fiumi, montagne, uomini famosi, manifestazioni atmosferiche. Una volta a contatto con i pyu, i birmani cominciarono a convertirsi al buddhismo conservando però insieme a questo anche il culto dei Nat.

Arriviamo così al regno di Pagan, partendo dal re che per primo fece di questa civiltà qualcosa degno di studio e di ricordo. Re Anoratha che regnò dal 1044 al 1077, ingrandì il suo regno fino a conquistare Thaton la capitale del regno Mon. Questa si rivelò determinante per il successivo sviluppo dell'arte e delle culture del regno di Pagan.

I mon erano un popolo raffinato e gioviale di elevato livello culturale e artistico derivato dal tardo gupta indiano che, anche loro a seguito influenza indiana, avevano ormai adottato il buddhismo theravada. Nel loro regno di Dvaravati situato nel sud della Birmania e precisamente all'inizio della lunga e stretta penisola oggi divisa tra Thailandia e Birmania, dove erano mescolati con i khmer, avevano creato splendidi monumenti e sculture.

L'arrivo della famiglia reale mon a Pagan, accompagnata dal suo seguito, ebbe due conseguenze. Prima il rafforzamento del buddhismo theravada e poi l'inizio della costruzione dei templi.

Per meglio capire e seguire l'evoluzione dell'arte di Pagan è indispensabile fare mente locale alla realtà fisica del luogo. La vecchia città di Pagan si estendeva all'interno di un ampia pianura di 40 km quadrati alla sinistra del fiume Irawaddy. In questa area vennero costruiti qualche migliaio di edifici religiosi, si legge addirittura fino a 40.000 considerando naturalmente dal piccolo stupa fatto di pochi mattoni sovrapposti al grande tempio. Di tutte queste migliaia oggi ne sono rimaste tracce per oltre 2000 e di questi, qualche centinaio sono visitabili e perfettamente capaci di testimoniare alla grande la civiltà durante la quale sono stati costruiti.

La dislocazione di questi edifici è apparentemente casuale e per quanto a mia conoscenza nessuno sino ad oggi ne ha tentato una spiegazione o quanto meno un filo logico.

E' evidente in base a quanto detto prima che gli edifici più antichi, diciamo quelli costruiti sotto il regno di Anaratha e del suo successore Kyanzithha fino al 1112, furono costruiti in perfetto stile mon. Solo con il successivo regno di Alaung Sithu dal 1112 al 1167 si comincia ad intravedere uno stile più originale, affrancato ormai da quello mon, che possiamo definire birmano.

Vediamo ora di riuscire a delineare le caratteristiche principali di queste due gruppi di edifici.

Prendendo come elemento distintivo lo stupa centrale e la base su cui è edificato, possiamo individuare cinque tipi principali di edifici religiosi.

Primo tipo - Stupa cipolliforme molto simile al chorten tibetano e infatti è tra i più antichi molto probabilmente in quanto portato dai birmani che risentivano ancora delle loro origini tibetane.

Esempio di questo tipo è Bupaya.

Secondo tipo - Stupa campaniforme circondato a metà altezza da lievi modanature, termina poi in un cono decorato che funge da parasole o ombrello. Questo è considerato un po' lo stile di re Anaratha e a lui si rifanno gli edifici principali del primo periodo aureo. Risente dello stile pyu. Questi stupa hanno basi quadrate o ottagonali a uno o più piani degradanti che creano corridoi percorribili al fedele che può così onorare lo stupa girandogli attorno in senso orario (seguendo cioè l'apparente movimento del sole) .

Appartengono a questo tipo il Lokananda, lo ShweZigon, lo ShweSandaw tutti risalenti al XII secolo, così come i più tardi ( XIII secolo) Mangalacetiya e Dhammarajika.

Terzo tipo - Anche qui stupa campaniforme con base ottagonale o rotonda ma priva di corridoi per la deambulazione. Siamo ancora su architettura nettamente influenzata dalla cultura mon. Un esempio di questo tipo è il Seinneyet Nyima risalente al XII secolo.

Quarto tipo - Ancora stupa campaniforme su base rotonda assolutamente privo di terrazze per la deambulazione, introdotto dai singalesi verso la fine del XII secolo. Un esempio è il Chapata.

Quinto tipo - questo più che una stupa è un grande sikhara che termina con un piccolo stupa. Gli esempi si sprecano: Nagarama, Sabbannu e soprattutto il grande Ananda, capolavoro di Kaynzittha e dello stile mon, oppure il Dhammayangyi che è il più grande di Pagan.

Abbiamo visto quindi che lo stupa può essere sia un semplice tumulo che una costruzione complessa. Una cosa però è certa e cioè che lo stupa resta sempre una massa inerte di mattoni e cioè che la sua forma non è funzionale se non a voler creare qualcosa di bello e attraente che aiuti a ricordare. E a questo fine spesso intorno alla base è disposto materiale didattico come formelle che illustrano le vite precedenti del Buddha ( Jataka). La base, sia essa piramidale o rotonda, ha lo scopo di richiamare alla mente il monte Meru sul quale abitavano spiriti, animali fantastici e gli dei della sterminata cosmologia indiana.

Partendo da qui si possono attribuire alcuni significati simbolici:

 

Una caratteristica tipicamente birmana è quella di costruire gli stupa sulla cima delle colline.

 

Chiarito per quanto possibile il lato stupa, passiamo ora al tempio che a differenza dello stupa, è penetrabile, cioè ha ambienti interni. Naturalmente anche gli edifici che chiamiamo tempi o monasteri, sorgevano intorno ad uno stupa che comunque ne determina la principale caratteristica.

Abbiamo visto che lo stupa ha la funzione di tumulo reliquario e quindi il tempio che sorge intorno ha la funzione di collina, collina artificiale che contiene al suo interno alcune stanze che appunto possono essere considerate grotte artificiali. I santoni indiani e buddisti amavano vivere all'interno di grotte e così le stanze all'interno dei templi che contengono una statua di Buddha altro non sono che la copia di grotte che contenevano i santoni.

Da questo nucleo centrale si partono poi una serie di archi e volte che ne allargano la superficie quasi come se fossero tende dei nomadi. che in giorno di festa vengono erette intorno al simbolo centrale. La pendenza ondulata dei tetti è proprio il ricordo di queste tende.

Può essere interessante evidenziare le novità architettoniche che vennero introdotte dai birmani e innestate sullo stile mon.

Intanto i birmani fecero templi a più piani, mentre i mon erano tutti ad un piano solo. Il tempio birmano è a quadrato risparmiato che poggia su un basamento massiccio.

Poi mentre i templi mon hanno un interno buio e solenne, quelli birmani sono luminosi e ariosi consentendo così di leggere chiaramente gli affreschi e le pitture che ne adornano le pareti.

In stile birmano sono Myinkaba, il Culamani, Tilomino e Gawdawpalin.

All'interno i templi sono arricchiti di bassorilievi scolpiti nella pietra, di affreschi, pitture a secco sulle pareti, oppure da statue in pietra o in muratura, magari laccate o rivestite da una sottile lamina d'oro. Tutto naturalmente illustrava scene della vita di Buddha.

Gli influssi per questi lavori sono Ceylon e Nepal e Tibet.

I templi sono decorati esternamente con stucco e mattoni che sembrano legno. I pilastri hanno il fusto liscio perché deve risultare chiara la loro funzione di sostegno. Dalle cornici pendono ghirlande di fiori; i frontoni, le porte, le finestre e le nicchie sono sormontate da falsi tetti. Spesso la decorazione raffigura un drago che è il simbolo dell'acqua che scorre. Da evidenziare che tutti questi motivi erano in origine impreziositi da una doratura.

Il Jataka è il libro che raccoglie la storia delle vite anteriori di Buddha, composto da ben 550 racconti. Queste storie sono derivate da racconti fatti dallo stesso Buddha a dai suoi seguaci. E incise su lastre d'argilla in maniera comprensibile si trovano spesso incollate alle pareti dei templi o intorno agli stupa. Alcune sono in terracotta invetriata.

Naturalmente oltre alle vite anteriori ci sono anche immagini che raccontano l'ultima vita di Buddha, queste piene di religiosa solennità mentre quelle precedenti illustrate con spirito e drammaticità.

Tanto per avere un'idea il tempio di Ananda contiene ben 1400 lastre scolpite in pietra e relative all'ultima vita di Buddha.

All'esterno le scene sono più brillanti mentre quelle all'interno danno più il senso della devozione.

Alla fine del XIII secolo poi con l'invasione dei mongoli di Kublay Khan il regno di Pagan vide concludersi il suo ciclo aureo. Nei secoli successivi, con i nuovi regni di Pegu, di Ava, Amarapura e Mandalay, le manifestazioni artistiche della civiltà birmana e mon si accrebbero di nuove opere senza aggiungere però particolari innovativi degni di nota.

La stessa Shwedagon Paya di Yangon, che può essere considerata uno dei simboli architettonici del paese, ricalca gli stili mon e birmani dell'epoca di Pagan. Alcune recenti ricerche archeologiche fanno pensare che già dal VI secolo a Dagon esistesse uno stupa non cavo (zedi) costruito dai mon. Nell'XI secolo poi una visita in zona di re Anawrahta accenna ad una pagoda ivi esistente, ma è solo nel XIV secolo che notizie certe parlano di una costruzione di uno stupa alto 18 metri. Da allora, una serie infinita di rifacimenti, abbandoni, terremoti, aggiunte, elevazioni, dorature, abbellimenti e via dicendo hanno portato all'attuale grandioso edificio che con il suo stupa dorato alto 98 metri caratterizza tutto il panorama di Yangon.

 

Home Page