Sittwe, MraukU e Kengtung
di Federico Parodi - Novembre2006


Ritornato da un paio di settimane passate in Birmania, durante le quali ne ho rivisitato solo una piccola parte, ho messo giu' due appunti, sperando che possano essere di qualche interesse. Quando tornera' Davide ex "Polvere" , che sta facendo un giro bellissimo e completo, spero che ci regalera' una bella rece organica su tutto il paese. Io mi limito a qualche osservazione generale e a qualche informazione su localita' non troppo frequentate.

Kengtung (chiamata anche Kyaingtong e che, tanto per incasinare le cose, si pronuncia in modo simile a: Cientòn )
Nello stato Shan, verso Est. Nella città ci sono diversi templi di cui due abbastanza belli: Il Wat Jong Khan, in cima ad una collinetta, con un bello stupa, e il Wat In con una interessante collezione di statue in legno. Pochi turisti e poche le attrattive offerte dalla cittadina. Di sera difficile trovare mototaxi per muoversi. Nel complesso il posto, come sicuramente si capisce, non ci ha entusiasmati. Ma noi non siamo fanatici del trekking e delle visite ai villaggi, e questo forse potrebbe giustificare meglio un viaggio da queste parti. Un enorme albergo di proprieta' statale e' stato costruito vicino al lago nel punto dove sorgeva il palazzo piu' bello della cittadina. L'albergo era completamente vuoto nonostante la presenza di un gruppo di turisti francese e di uno tedesco in citta'. Mi domando se anche le agenzie locali cercano di evitare di mandare i loro clienti negli alberghi di proprietà statale. Spero proprio di si'.

Zona del lago Inle : C'e' poco da aggiungere a quanto gia' conosciuto su questo lago che e' una delle mete principali dei viaggi in Birmania. Sottolineo solo, nell'ambito di una bellissima gita sul lago, la triste visita ad un negozio/centro di tessitura dove due o tre donne giraffa vengono esibite come scimmie in gabbia mentre fanno finta di lavorare al telaio per la gioia dei turisti cinici e fotografi. Spettacolo vomitevole e umiliante, siamo scappati immediatamente.
Raccomanderei però caldamente un'escursione a Kakku ( di dice càccù). Per andare si deve affittare un'auto (due ore dal lago Inle) ed è obbligatorio andare con una guida appartenente al gruppo dei Pa-hò, che abitano la zona. I Pa-hò anno costituito una cooperativa con sede a Taunggy, dove ci si deve recare per avere le necessarie autorizzazioni e la guida. I ragionevoli cinque dollari pagati per la guida, piu' i tre a testa di ingresso vanno a beneficio della cooperativa.
Arrivati a Kakku si resta impressionati da una incredibile distesa di stupa (pare che siano 2.482), un posto magico. Peccato che anche qui abbiano iniziato le attivita' di restauro "alla birmana" : stanno costruendo tra gli stupa dei sentieri coperti da piastrelle che sarebbero piu' adatte a un bagno pubblico, e alcuni stupa sono già stati ricoperti da uno spesso e liscio strato di stucco che li fa apparire nuovi di zecca. Affrettatevi a visitare il posto, non tanto per il rischio che arrivino troppi turisti, ma per il rischio che lo restaurino troppo :-(( Segnalo l'albergo Paradise a Nyangshwe : bungalow accoglienti e puliti, personale efficiente e gentile, prezzi ottimi.

Mrauk-U (che si pronuncia Miaù).
Lo avevo già visitato qualche anno fa e, a mio parere, resta ancora uno dei gioielli nascosti della Birmania. Si trova nella zona costiera occidentale, verso il Bangladesh e raggiungerlo comporta un certo dispendio di tempo e di energie. Occorre arrivare prima a Sittwe , raggiungibile solo in aereo. Da li' un battello risale verso l'interno e, in circa sei ore, arriva a Mrauk-U. La navigazione, naturalmente, riserva bei paesaggi, barche di pescatori, bufali, stormi di uccelli, pagode, ecc. Vista la inaffidabilita' degli orari aerei, e dei barconi che navigano sul fiume (spesso hanno dei guasti e a mio parere non conviene avventurarsi nel pomeriggio tardi su quelle acque) occorre considerare un giorno per il viaggio aereo, uno per la barca con inizio visite, uno di visita completo, uno di visite mattutine con ritorno in barca a Sittwe e, il quinto giorno, aereo per Yangon. Insomma, secondo me occorre mettere in preventivo cinque giorni.
Mrauk U e' stata la capitale del grande regno Rakhaing tra il 1430 e il 1784, quando venne poi sopraffatto e incorporato nel regno Bamar di Mandalay. Pare che le sedicesimo secolo il re di Mrauk-U disponesse di una flotta navale di 10.000 navi da guerra. Ancora adesso la popolazione locale e' molto fiera e tiene a prendere le distanze dalla maggioranza bamar.
Molti musulmani di questa zona, per evitare i soprusi dei Bamar buddisti, hanno trovato rifugio nei campi profughi del Bangladesh. Moltissimi i templi sparsi nel paesaggio, meno spettacolari di quelli di Bagan ma alcuni molto particolari e originali nell'architettura e tutti molto suggestivi anche grazie al'atmosfera che pervade il paesino. Spesso la loro caratteristica e' quella che la parte centrale, piu' sacra, e' contornata da gallerie decorate con bassorilievi e moltissime statue di Buddha.
Nel Dukkanthein le gallerie sono disposte a chiocciola e solo alla fine di un lungo cammino si arriva nella parte sacra.
Notevolissimi poi lo Shittaung e il Kothaung. Quest'ultimo e' stato aperto da poco ai turisti, e girare nelle sue gallerie silenziose contornate da centinaia di statue del Buddha ci fa sentire un po' come Indiana Jones in un tempio misterioso. Pochissimi turisti, gente cordialissima con gli stranieri, templi solitari in mezzo alla campagna, campi di cereali, vacche, carretti, eccetera. Insomma, sembra di tornare indietro nella storia.
Anche qui, purtroppo, sono iniziati i restauri "alla birmana", ma per adesso i danni sono limitati. Ad esempio alcune statue sono state ricoperte da una vernice dorata che nasconde completamente gli originali colori rosso, bianco, nero e oro e la suggestiva patina lasciata dal tempo.
Da segnalare il ristorante Moe Cherry, probabilmente il migliore del paese. Avevo cercato questo ristorante nella zona vicino al museo, dove mi ricordavo che fosse, ma ho scoperto che si era trasferito a est delle rovine dell'antico palazzo. La proprietaria, donna simpatica ed energica, mi ha raccontato che il governo ha deciso recentemente che un ristorante non poteva restare nella zona vicino al museo. Quindi, con un preavviso di trenta giorni, gli e' stato detto che dovevano trasferirsi in un altro terreno, offerto dal governo, ma che si trovava in aperta campagna (posizione ovviamente impensabile per un ristorante). Hanno anche ricevuto un bell'indennizzo di 10.000 Kyats (pari a otto dollari). Chiaramente si sono dovuti comprare un altro terreno in posizione centrale e ricostruire li' il loro ristorante. A loro e' andata bene perche' avevano i soldi, ad altri e' andata meno bene. Da non mancare l'animatissimo mercato del pesce mattutino di Sittwe.

Da Sittwe a Yangon
Pensavo che il nostro aereo venendo via da Sittwe avrebbe fatto uno scalo a Thandwe per poi, da li', dirigersi verso sud est in direzione Rangoon. In realta', dopo il decollo da Thandwe, ho visto che ci stavamo dirigendo verso nord, Ho chiesto spiegazioni alla hostess e mi ha detto che avremmo prima fatto uno scalo in un posto a me sconosciuto, ho capito qualcosa come "Napido" ma non ho trovato ne' sulla mia cartina ne' sulla mia guida nessun posto che avesse un nome simile. Subito prima dell'atterraggio vedo pero' una sorprendente strada asfaltata a quattro corsie, deserta e dritta come una canna di fucile, assolutamente inusuale per la Birmania, e all'atterraggio vedo una aerostazione nuova di zecca. Capisco immediatamente dove siamo: e' la nuova capitale della Birmania, che si chiama Naypyidaw, e che si trova nel centro del paese vicino a Pynmana, in una zona che e' sempre stata una roccaforte dei militari. Durante lo scalo il tipo di passeggeri dell'aereo cambia radicalmente. Da Sittwe alla capitale l'aereo era pieno di gente modesta, probabilmente andata in qualche ufficio governativo per sbrigare qualche pratica personale o della loro comunita'. Da Naypyidaw a Yangon l'aereo si riempie invece di personaggi con camicia e calzoni occidentali, personal computer, telefonini e un'aria alquanto stronzetta: sono i funzionari di alto grado dei ministeri che se ne tornano a casa nella vecchia capitale.
A Rangoon abbiamo visitato tra l'altro il museo di Bogyoke Aung San, eroe nazionale e padre di Aung San Suu Kyi, ricavato in una bella villa dove avevano vissuto negli anni quaranta. Molto curioso vedere il lettino dove dormiva Aung San Suu Kyi con tanto di etichetta con il suo nome, in un paese dove la sua esistenza e' ufficialmente ignorata. La segnalazione di un ottimo ristorante a Rangoon è d'obbligo : Singapore's Kitchen, non certo lussuoso e neanche troppo pulito, soprattutto se si mangia sul marciapiede sottostante. Ma i Gamberi alla Thailandese, quelli alla Vietnamita, le Melanzane Ripiene e il Pollo alla Maniera del Melograno sono piatti superlativi ( e a prezzi estremamente buoni).
La gente e' sempre meravigliosa: gentile, disponibile, sorridente e non mostra quell'avidita' nei riguardi del denaro dei turisti come succede in altri paesi. Credo che queste caratteristiche dei birmani debbano essere annoverate tra le attrattive di questo meraviglioso paese.

E' cambiata la Birmania ? Faccio ancora alcune considerazioni, visto che e' la terza volta che vado in questo paese. La prima era stata nel 1985, la seconda nel 2000.
La cosa sorprendente e' questa : negli ultimi 22 anni non ho visto cambiare quasi niente ! Dal punto di vista del viaggiatore, ovviamente, non sono piu' i tempi del visto valido sette giorni, della rivendita al mercato nero delle bottiglie di wiskey e di sigarette per finanziarci buona parte del viaggio, delle fughe arrivando alle stazioni per evitare di essere pizzicati dalla polizia che ci avrebbe obbligati ad andare negli alberghi di suo gradimento con l'obbligo di pagare in dollari al cambio ufficiale.
Ma per i birmani poco e' cambiato.
I giornali (New Light of Myanmar, The MyanmarTimes, ecc. ) sembrano ancora quelli del tempo di Ne Win. La luce elettrica in molte zone non arriva ancora, dove arriva e' soggetta a frequenti black-out, le strade di intere zone nel centro di Rangoon non sono illuminate. Non ho piu' visto gruppi di persone intente a svolgere il famigerato "lavoro volontario", ma questo puo' essere stato un caso. E' un paese che ha vissuto e continua a vivere fuori del mondo, e che non ha partecipato per nulla al formidabile sviluppo che hanno avuto negli ultimi decenni i paesi circostanti.
Quanto potra' durare questo ?
Difficile e impossibile dirlo, ma una nota positiva a mio parere viene proprio dalla televisione (elettrodomestico che io personalmente odio e al quale solitamente attribuisco molti dei mali del nostro mondo). Se nel 2000 la popolazione aveva accesso solo a due canali terrestri, dei quali uno era gestito dal Ministero dell'Informazione e uno dal Ministero della Difesa, adesso le antenne paraboliche stanno spuntando come funghi e la gente ha sempre maggiori possibilita' di vedere programmi di altri paesi, incluse BBC e CNN. Che questo possa aiutare i birmani a rendersi conto che al di fuori del loro paese esiste un mondo democratico, dove la gente ha il diritto di accedere a tutte le informazioni e di esprimere le proprie opinioni?
Speriamo, una volta tanto la televisione potrebbe avere un effetto positivo.

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