MYANMAR 2007
di Charles Inches dal 16 al 31 agosto 2007


16 agosto 2007

E’ passato esattamente un anno da quando, spinto dalla voglia di ritrovare valori, emozioni e quant’altro, partii solitario per l’indimenticabile Tibet. Oggi riparto, destinazione Myanmar, spinto sempre da una forza interiore che mi incita a cercare nel profondo, nell’intimo, per poter trovare una serenità che mi permetta di proseguire nella vita, ritrovando fiducia nella società occidentale nella quale vivo. Tecnicamente parlando la partenza avviene senza problemi o intoppi. Emozioni forti, contrastate dal fermo rifiuto di questo mio viaggio di alcuni a me vicini. Questi purtroppo mi lasciano solo nel mio viaggio, altri invece mi hanno abbracciato, mi accompagnano col pensiero e col cuore. Bene, sono le 17:05 quando decollo con Air Dolomiti, prima tappa München. Sosta di un paio d’ore, poi imbarco su un Airbus 340-600 della Thai, posto numero 44K, vale a dire finestrino dell’uscita di emergenza. Ottimo! Il tedesco al mio fianco non proferisce parola, dopo la cena si addormenta. Il servizio a bordo è eccellente.

17 agosto 2007

Dormicchiando di tanto in tanto passano le 10 ore di volo. L’aeroporto di Bangkok è enorme, per un’abbondante ora mi lascio massaggiare piedi gambe e collo. Molto distensivo per 19$. L’attesa in transito è comunque di quasi 6 ore, passeggio un pochino poi mi fermo e mi appisolo nell’attesa. Volo puntuale per Yangon, Airbus 300-600 pieno zeppo, ottimo servizio ed infine atterraggio puntuale sotto la pioggia. All’immigrazione nessun problema, il bagaglio invece tarda, aspetto più di un’ora, nella quale percepisco che dietro le quinte alcuno bagagli vengono pre-selezionati e smistati prima di altri… Fuori mi attende Mr Soe, parla un po’ di italiano in quanto in passato ha vissuto per un anno a Livorno. All’albergo Yuzama, modesto, camera molto spaziosa con aria condizionata, pulito, incontro l’autista Na-ing e la guida Ko- oo. E’ già sera tardi, esco a far due passi. Pur essendo nel pieno centro della popolosa capitale (più di 6 milioni di abitanti), il livello mi ricorda la Kathmandu più povera, con pozzanghere cani randagi e topi di fogna. Non sento paura, malgrado sia buio pesto. Vedo un bambino, avrà si e no 3 anni, accovacciato al buio sul bordo della strada, chiede elemosina. Poco dopo un altro mi si affianca e cammina a lungo con me. Tornando verso l’albergo, ne vedo altri intenti a smembrare sacchi dei rifiuti in cerca di qualcosa di utile. La puzza e la sporcizia in questa zona sono indescrivibili… Come previsto il cellulare non si collega, una rete locale è presente ma evidentemente non ci sono accordi di Roaming. All’albergo il telefono fisso per l’estero costa 5$/minuto! La circolazione stradale è sulla destra, per decisione governativa del 1970, ma la stragrande maggioranza dei veicoli, provenienti dal mercato dell’usato del Giappone, ha il volante anche a destra, il che rende la circolazione non proprio facile.

18 Agosto 2007

Notte prevedibilmente “sconnessa”, infatti alle 3 di mattina sono sveglio per un paio di ore, poi alle 7:15 la sveglia mi fa balzare in piedi. Colazione toast uova e pancetta e poi si parte verso il centro. Visita a monumento più imponente e famoso, lo Schwedagon Paya, enorme luogo di culto con al suo centro un maestoso “zedi” (uno stupa vuoto all’interno), con una cupola alta 98m e laminata di lastre d’oro. Qui, a differenza dal Tibet, non ci sono i cilindri di preghiera. Ci sono per contro 8 luoghi di sosta intorno al monumento, che rappresentano ognuno i giorni della settimana. Il mercoledì infatti è diviso in due giorni (il mattino ed il pomeriggio). Al mercato nero cambio 200$, il cambio di oggi è buono, 1300Kyat/1US$. La banconota col taglio più grosso è di 1000Kyat, mi ritrovo quindi con 260’000Kyat in tasca, 260 banconote… molto voluminoso! Dopo poco meno di 2 ore di viaggio arriviamo poi a +/- 80Km da Yangon nella città di Bago, altro luogo ricco di cultura Buddista e dominata dallo Schwethalyaung Buddha, disteso imponentemente su una lunghezza di 55m, e dal palazzo Reale Kanbaw Zathadi, riscoperto recentemente da archeologi ed ora completamente ricostruito. Dopo un pranzo in un ristorante “adatto” ai turisti (per non sconvolgere lo stomaco, mi dice la guida Ko-oo), proseguiamo il viaggio in auto lungo una veloce strada rudimentalmente asfaltata, 5 ore filate in quanto la benzina è razionata a 3 galloni al giorno. Ogni tanto si paga un pedaggio per la manutenzione della strada, l’asfalto viene messo a mano da donne e bambini, impossibile però fotografarli. La scenografia cambia poco lungo il cammino, distese interminabili di risaie molto verdi, ai bordi villaggi quasi tutti costruiti su palafitte in bambù. Arriviamo infine a Taungoo dove pernottiamo in una modesta ma simpatica Gest House. Come sempre la gente è molto ospitale, dopo il solito acquazzone passeggio un po’ lungo la strada principale, ma ormai il giorno volge alla fine e si fa presto buio. Cena di gamberetti e riso, in compagnia della guida, dell’autista e dell’oste, molto allegro e scherzoso (gli chiedi l’ora, e risponde tipo: le 8 e 72, ovvero le 9 e 12, hahahaha!) La stanza è ampia, in un piccolo bungalow, anche i servizi sono spaziosi seppur primitivi. Collegata al WC una piccola doccetta a mo’ di bidet. Lavandino con sola acqua fredda…

19 Agosto 2007

La colazione è molto ricca, con frutta fresca (papaia, melone, anguria), varietà di riso con cocco e soia, uova fritte, succo d’arancia, Thè, caffé. A lume di candela e circondato da una moltitudine di persone sorridenti. Stamani l’umidità è molto alta. Prima di partire foto alle ragazze dell’albergo, con promessa al proprietario di mandargli una stampa, per loro molto costosa. La trasferta odierna è molto lunga, non tanto in distanza quanto in durata in quanto le strade sono in uno stato alquanto precario. Dapprima la “highway” abbastanza ampia e tutto sommato ben asfaltata, ai due fianchi sempre le interminabili distese di risaie, ti tanto in tanto anche canna da zucchero. Si alternano villaggi su palafitte, la gente sempre fuori a commerciare allegramente. Dopo poco più di tre ore la strada passa a condizioni ancor più malridotte, con una striscia centrale d’asfalto e sterrato ai due lati. E l’asfalto è spesso bucherellato, tant’è che sono molti i camion fermi con pneumatici bucati. Abbandoniamo la pianura per salire sulle montagne, dove dopo un’altra oretta ci fermiamo a pranzo (e dove si fermano anche altri turisti…italiani…). Come al solito ottimo, abbondante e decisamente economico. Gonfiato uno dei nostri pneumatici si riparte, dopo 4 ore giungiamo alla cittadina montana di Kalaw, meta di amanti del Trekking, dove il mercato è ancora attivo e riesco a fare qualche incontro ed acquisto. Dopo la sosta proseguiamo ancora per un paio di ore su una strada dissestata, ed infine arriviamo ai bordi del lago Inle, meta di una lunga gita in barca per la giornata di domani.

20 Agosto 2007

Dopo il cielo completamente stellato della notte, a colazione qualche nuvola offusca, seppur di poco, il sole. Ore 8 siamo al molo e partiamo nell’affusolata piroga di legno (larga forse 80cm, lunga almeno 7m e spinta da un rumoroso e vibrante motore a diesel) per un’intera giornata su questo immenso lago (lungo 22Km, largo 11Km, profondo al massimo 3 metri). Spalmo crema solare 20 a scanso di scottature, dopo un’oretta arriviamo al villaggio di Naung Taw, meta odierna del mercato settimanale itinerante. Regna una fantastica atmosfera genuinamente locale, poco turistica. C’è veramente di tutto: alimentari, indumenti, mobili, legname, souvenir. La gente è tutta cordiale e sorridente, in diversi mi offrono assaggi di cibo. Acquisto una camicia e qualche souvenir. Osservo uomini e donne tranquillamente accovacciati a fare i propri bisogni nell’area meno frequentata del mercato di bambù. A fatica esco dal mercato, ritroviamo la nostra piroga tra le centinaia che gremiscono la riva del lago, e ci dirigiamo verso il villaggio di palafitte Kyeing Kan, dove visitiamo dapprima una fabbrica di tessuti dove si lavora la seta ed il filo di loto, estratto dai gambi del fior di loto con una particolare lavorazione manuale. Visitiamo poi un rudimentale fabbro, dove ragazzini privi di qualsiasi protezione lavorano il ferro scaldato sulla brace animosamente ossigenata dalle braccia di un anziano che aziona due stantuffi. Poi proseguiamo per una fabbrica di sigari, all’opera parecchi adolescenti. Prima di pranzo visita al luogo sacro d’eccellenza della zona, Phaung Daq Oo Paya, un tempio contenente 5 statue di Buddha, di cui però solo 4 possono essere portate annualmente in processione. Procedo al rito sacro di copertura del Buddha con 5 sottilissimi fogli d’oro, seguito da una solenne preghiera… Dopo il pranzo ci inoltriamo in uno stretto canale che ci porta al villaggio di Indein, dal quale a piedi raggiungiamo in collina lo Shwe Inn Tein, spettacolare raccolta di più di 1000 Stupa, ormai piuttosto in rovina nonostante l’intervento anche di Unisco. Fortunatamente ora il sole non scotta più, usciamo dal canale per visitare il villaggio di … che ospita alcune donne cosiddette “dal collo lungo”. Gli anelli posti al collo (a partire da 8 anni crescendo fino ai 26, poi stabile) servirebbero, stando alla leggenda, a proteggerle dagli attacchi di tigri. Sulle gambe altri cerchi a proteggere dal morso di serpenti. In tutto si portano 9Kg di anelli, che con l’andare del tempo non potranno più essere tolti. Vivono del loro lavoro tessile… Ci fermiamo brevemente al monastero Nga Hpe Kgaung, detto anche “dei gatti che saltano”…troppi turisti… Interessante sul lago le coltivazioni di pomodori, ramati ma ovali, molto dolci, e di noci, il tutto concimato con le alghe che vengono copiosamente prelevate dal fondo del lago. Ci dirigiamo verso “casa”, in mezzo al lago guasto all’elica e bagno col barcaiolo per riparare il rudimentale ma efficace sistema di trasmissione. Dopo una ventina di minuti si riparte e poco prima delle 18 siamo al molo. Breve riposo in albergo, poi cena nel ristorante del proprietario delle piroghe, osservo come squadre numerose di operai caricano cassette di pomodori sui camion che viaggeranno due giorni e una notte, rifornendosi di benzina al mercato nero, per arrivare al mercato di Yangon.

21 Agosto 2007

Partiamo dal lago Inle per dirigerci verso Pindaya, dove ci sono delle enormi grotte costellate da fino a 8000 statue di Buddha. Prima di lasciare la zona del lago inle visita ad un vecchio monastero, tutto in legno e costruito su pali che lo elevano dal terreno. Al monaco responsabile dell’istruzione ai novizi lascio in omaggio una trentina di matite per i novizi più piccoli, il monaco ringrazia solennemente con manifesto apprezzamento. Poi 3 ore di viaggio su strade sconnesse, il tempo è piovigginoso. La scenografia, raggiunta la quota di 1000m, è idilliaca, con un terreno fertile all’inverosimile, attentamente e genuinamente coltivata dai contadini locali. Lungo il cammino ci fermiamo più volte, la gente è sempre cordiale anche spesso intimidita dalla mia macchina fotografica. Giungiamo infine a Pindaya, la grotta è davvero molto grande, profonda 300m nella montagna, ed è adornata da migliaia di statue di ogni grandezza, colorate di bianco e di oro. Anche qui qualcuno di essi viene ricoperto di fogli d’oro vero. Entriamo strisciano in una piccola cavità riservata alla meditazione. Cha pace!... Una volta fuori visitiamo una piccola fabbrica di carta e di ombrelli parasole. Il processo è totalmente manuale e artigianale: la corteccia di un albero viene lasciata a macerare, girata e pestata fino a renderla morbida, poi passata in un vaso di terracotta colma d’acqua, dove con un frullino viene frammentata. Poi viene sparsa su una sottile rete immersa nell’acqua e lasciata depositare sul fondo, dopodichè la rete viene lentamente sollevata e lasciata essiccare al sole. Ecco pronta la carta! Gli ombrellini parasole, costruiti completamente con pezzi di bambù, richiedono molto tempo (1 persona ne fa 5 pezzi in un giorno) e vengono venduti a partire da 1000Kyat… Riprendiamo il cammino, verso le 14 siamo di nuovo a Kalaw dove ci fermiamo a pranzo ed un veloce passaggio all’ufficio postale per acquistare dei francobolli, poi riprendiamo la strada per Mandalay. Oggi in tutto 250 miglia di cui 190 su strada dissestata e di montagna! Durante una breve sosta nel villaggio di Yinmar Bin trovo una piccola scuola, per i 10 bambini le matite sono un vero momento di festa! Proseguiamo, la strada davvero dissestata e fattosi buio diventa un vero incubo. Anche lungo le arterie più grosse e meglio asfaltata circola di tutto, risció e biciclette senza luci, cani randagi, mandrie di mucche, camion stracolmi di merci e di persone. Il componente più importante dell’auto è decisamente il clacson! A Mandalay giungiamo infine alle 21:15. Telefonata a casa (grrr…), una birra veloce in un bar che stava chiudendo (tutto chiude alle 23 per ordine militare).

22 Agosto 2007

Dopo la sfaticata del giorno prima si riposa un attimo in più, siamo in strada alle 8:30 per visitare dapprima una fabbrica di foglietti d’oro, che vengono poi venduti nei templi ai fedeli che li appiccicano alle statue di Buddha. A turni, i monaci “pressano” una sottile striscia d’oro de 2gr e lunga 6 piedi , battendo ininterrottamente un pacco pressato per un’ora. La forma più grande richiede altre 5 ore di martellamento. Visitiamo l’imponente Mahamuni Paya, uno dei siti Buddisti più famosi del Myanmar. La statua del Buddha Mahamuni, alta 4m e costruita in bronzo, è ricoperta completamente di foglioline d’oro per uno spessore di oltre 15cm! Le donne non si possono avvicinare, come d’altronde nella maggior parte dei templi. Appena fuori troviamo decine di laboratori per la lavorazione del marmo, condizioni di sicurezza inesistenti, lavoratori di tutte le età. Ai più anziani il compito delicato di rifinire il volto della statua. Poi ci inoltriamo nel vivacissimo mercato, dapprima quello coperto dove incontro un trafficante indiano che mi mostra il biglietto da visita di una Dr. Canalini di Lugano, lavora per la CRS a Yangon. Dopo il pranzo passiamo a visitare il Palazzo Reale, ricostruito dopo la distruzione causata dai bombardamenti degli alleati durante la II guerra mondiale quando l’allora Birmania era invasa dai giapponesi. Immerso in un quadrato di 2x2 miglia, 12 ingressi e altrettanti ponti sul fossato largo 70 metri. Da una torretta alta una trentina di metri si gode una bella vista sulla città alquanto piatta. Poi visitiamo il monastero d’orato, trasportato, su volere del re Tibaw Min, fuori dalle mura del palazzo nel corso del 18° secolo. Poi passiamo la nuovo monastero Athumashi Kyaung ed infine alla pagoda Sandamani Paya, circondata da 720 stupa bianchissimi. Dei bambini mi tempestano con questo e quello da comprare, alla fine scelgo le 10 cartoline, uno è più contento degli altri che comunque ricevono tutti una matita colorata! Penultima sosta odierna è il Kyauktawgyi Paya, che ospita uno stupendo Buddha in marmo, alto 8m e pesante più di 900 tonnellate. Prevista la salita a Mandalay Hill per vedere il tramonto, ma la frizione della nostra auto fa le bizze. “No problem” afferma serio l’autista, voi salite a piedi (>1000 scalini…) io vado a sistemare il mezzo… E così è. Dopo mezz’oretta arriviamo (sudati fradici) in cima, la vista è stupenda anche se il cielo è coperto. Da una parte la città, dall’altra le campagne inondate dal fiume completamente straripato, Nella distanza verdissime montagne. Incredibilmente ritroviamo l’autista con l’auto sistemata, han cambiato il pezzo finale della cordina della frizione, era saltata una guarnizione… Cena al “Green Elephant”, un posto di lusso, per l’equivalente di una decina di franchi, poi interessante spettacolo di marionette. Che giornata…

23 Agosto 2007

Dopo una tipica colazione birmana (riso al vapore con piccoli fagioli dolci e papaia fresco), visita ad una rudimentale fabbrica di bronzo, poi trasferta ad Amarapura, penultima capitale del regno di Birmania. Al monastero incontro il monaco “rettore” e gli consegna la scatola con 100 penne e 24 matite rosse, mi benedice augurandomi salute e felicità per tutta la vita! I doni verranno consegnati come premio ai più meritevoli dei >250 bambini. Arriviamo poi al ponte Ubein, con i suoi 1000 pali è il più lungo ponte in Tek al mondo. Andata a piedi, giretto per il villaggio con piacevoli incontri tra i locali incuriositi, poi “barca-stop” per il ritorno. I ragazzi non parlano per nulla inglese, mi devo far capire a gesti. Sorridono, mi fan salire sulla piroga barcollante, in 5 minuti siamo dall’altra parte. Non vogliono soldi, qualcosa gli lascio comunque e sorridono felici… Proseguiamo per Maha Canyon Kyaung, residenza attuale di 1430 monaci studenti, di cui 1 è un americano. Interessante il rituale del pranzo, con i monaci tutti in fila ad attendere che venga loro servito dopo il secondo rintocco di un gong. Sul viale, opposta alla fila di monaci, la file di turisti a scattare foto… Proseguiamo per visitare l’Umin Taunzeh sulla collina Sagain Hill, che ospita 45 statue di Buddha poste in semicerchio, seguito poi da una sosta al Soon U Ponya Shin Paya con una rana ed un coniglio a proteggere il Buddha all’ingresso. Foto di gruppo con dei pellegrini venuti dal mare. Dopo il pranzo visita ad un maestoso stupa a forma di sfera, con 5 posti di preghiera invece dei soliti 4. Il Kaunghmudaw Paya è alto ben 46m e alla base ci sono 812 colonnine con ognuna la sua nicchia per un cero. E anche 120 nicchie con l’immagine di “nat”, lo spirito protettore. Infine visita al Hsinnyashin Paya, circondato da elefanti. Lungo la strada del ritorno ci fermiamo in un rudimentale villaggio costruito lungo le rive del fiume straripato, sono primitive palafitte in bambù, qui la povertà è estrema, la gente vive quasi “ammucchiata” in condizioni davvero umili. Passeggio tra la gente, sono curiosi e molto ospitali. Le foto vengono guardate ridacchiando divertiti… Rientriamo in albergo poco dopo le 16, una sciacquata e poi riparto per gironzolare tra i mercatini. Passo anche dall’enorme stazione ferroviaria, molta gente in attesa ma di treni nemmeno, l’ombra. Mi dicono che arrivano più tardi, di notte… Prima di cena alto giro per il mercato serale, compro il tradizionale Longyi, divertiti mi chiedono di indossarlo per una foto, e sono pieni di complimenti e pacche sulle spalle! Cammino ancora in piena notte, torno curioso alla stazione. Ora brulica di gente, sulle scale si fatica a passare la moltitudine di gente che con calma si sposta da una piattaforma all’altra in attesa dei treni. Molti dormo per terra, a gruppi, famiglie intere dai neonati agli anziani. Compro dell’acqua e dei mentini. Mentre son fermo a guardarmi in giro mi sento osservato da un gruppo di donne e uomini. Incrociando lo sguardo scoppiano risatine e sorrisi… Porgo loro la bottiglia d’acqua e una di loro toglie un bicchiere di plastica dal bagaglio, tutti ne prendono un po’ e ringraziano facendo cenno col capo. Lascio anche i mentini, poi tutti in gruppo si alzano, mi fan segno che vanno su un’altra piattaforma, e salutano sorridenti. L’emozione è intensa, mi sembra di essere in un film della II guerra mondiale. Arriva un treno, entra in stazione a passo d’uomo, è stipato all’inverosimile. La gente scende con calma e silenzio, nessuna ressa, nessuno corre. Un’esperienze stupenda… Buona notte, domani diana 05:30…

24 Agosto 2007

La sveglia, maledetta, mi fa balzare dal letto, rapida colazione poi via verso il molo per imbarcarmi sul battello (130 pax) con destinazione Bagan, lungo il fiume Ayearwaddy, durata stimata 10 ore. Saluto guida e autista augurando loro un viaggio veloce e sicuro. Il fiume è immenso, le acque marroni tipiche della stagione dei monsoni. Il cielo è un po’ coperto e il sole va e viene, la temperatura sempre sopra ai 33C! Un ottimo momento per relax, lettura e riflessione. Alle 14 fermata al villaggio di Pakkoku, i locali in attesa pronti a vendere teli coloratissimi, che qualche turista francese compera (sul battello ci sono +/- 50pax). Prendo un leggero pranzo poco prima dell’arrivo a Nyaung U, piccolo borgo qualche Km a nord di Bagan. Questa zona, in un’area di 16 miglia quadrate, è nota per essere una delle aree archeologiche più ricche dell’Asia. Ai tempi contava più di 13'000 monumenti, oggi se ne contano poco più di 2000 ancora in stato decente. Dopo una breve sosta in albergo ripartiamo a visitarne i primi 4. Quasi tutte queste opere religiose sono ormai in rovina, malgrado l’intervento, o spesso solo tentativo, dall’UNESCO per preservare quanto ancora salvabile. Alcune sono state fedelmente ricostruite. All’interno, oltre alle statue di Buddha, moltissimi affreschi con numerose storie del buddismo. Nella maggior parte dei casi all’interno è vietata la fotografia. Dopo un discreto tramonto (cielo velato…), rientro in albergo poi cena con la guida. Alle 21:30 sono esausto, fatico anche a scrivere queste poche righe nel diario…

25 Agosto 2007

LA sveglia non suona (già, oggi è sabato…) ma alle 8 sono pronto e si parte per un nuovo giro di visite archeologico/religiose. In pratica una giornata senza scarpe, visto che ne è vietato l’uso all’interno delle aree “sacre”. Sia gli aspetti architetturali, che quelli spirituali/religiosi, sono davvero affascinanti. Ciò che rimane intatto (integro di fatto poco si addice), mostra evidenti segni di una capacità di edificazione decisamente evoluta. Enormi volte ad altezze impressionanti, il tutto unicamente con mattoni e qualche pietra messa nelle colonne portanti a far da fermo. Gli affreschi negli interni, seppur ormai smunti per non dire spesso decadenti anche a seguito del terremoto che colpì la zone nel 1995, sono incredibilmente precisi e dettagliati. Ci si chiede, e nemmeno gli esperti sanno dare una spiegazione, come abbiano fatto, nel periodo fra il X e XIII secolo, a raggiungere questi livelli di dettaglio in costruzioni per lo più completamente buie! In alcuni templi è ancora consentito salire nei piani più alti, le scalinate sono ripide (scalini da 30-40cm!) e passaggi interni stretti e bassi. Dall’alto la vista sulla pianura di Bagan è bellissima, specie in serata al tramonto. Dopo una sosta pomeridiana ancora un paio di visite, poi passiamo al mercato notturno di Bagan e visita ad un bellissimo Stupa coperto di oro (le solite foglioline, ma si stima in totale per un peso di ½ tonnellata!). L’animazione del luogo è fervida. Cena poi rientro a piedi, e piacevole telefonata con Jonathan. Saluto la guida, l’indomani lui e l’autista viaggeranno in auto tutto il giorno per Yangon, dove io arriverò il giorno seguente in aereo.

26 Agosto 2007

AUGURI! Mezzo secolo sulle spalle ma non si sentono, anzi! Dopo la colazione parto per una giornata in solitaria in bicicletta. Dapprima mi reco a Nyaung U, dove rivisito un paio di mercati. La prima pedalata dura 1h30’ e passeggiare è piacevole. Ritorno verso “Old Bagan”, paesino ormai pressoché disabitato, lungo la strada mi fermo in un paio di villaggi lungo il fiume. Poco prima di mezzogiorno passo da “Taung Bi Villane”, e vengo richiamato da alcuni bambini all’interno di una scuola. Mi fermo incuriosito, ed esce un docente, anche lui mi invita ad entrare. Manca poco alla ripresa delle lezioni (fan pausa dalle 11 alle 12) e oggi pomeriggio c’è…inglese!. Il docente mi mostra i libri di testo, e gli chiedo se posso assistere alla lezione… Certo! Vengo così presentato come…”il nuovo maestro di inglese che oggi vi farà la lezione”. I bambini, nella scuola 240, in classe 38, devono leggere tutti in coro una serie di frasi in inglese, seguite dalla traduzione in birmano. Urlano a squarciagola, impegnandosi all’inverosimile. Un momento decisamente emozionante. Alla pausa una matita ciascuno, ognuno di loro porge le due mani, e ringrazia con un piccolo inchino… trattengo a fatica le lacrime. Poi visita alle altre classe, infine alla “direzione” dove mi offrono thè e dei dolci, scrivo una dedica nel loro libro di scuola e lascio 25$ (non ne avevo altri) come piccolo aiuto. Le persone sono molto contente, con i soldi potranno acquistare quaderni e libri per i bambini più poveri. La gioia più immensa è però tutta mia. Proseguo e lungo la strada mi si avvicina in bicicletta un ragazzino (15 anni, di nome Kyakya (Ciacia)), quando infine gli dico che vengo dalla Svizzera mi chiede se gli posso cambiare… 20 centesimi! Ma io non ho moneta da piccolo taglio. Mi segue per parecchia strada, ad un certo punto si allontana, poi torna con gli spiccioli di Kyat, e così…il cambio è fatto! Se questo non è un segnale…! E’ simpatico e sveglio, così gli chiedo se nel pomeriggio mi può fare da guida ai luoghi che avevo precedentemente concordato con la mia guida Ko-oo. E’ un vero aiuto perché conosce bene tutti i posti, così fino alle 4 mi accompagna e mi dà le spiegazioni del caso ad ogni fermata. Infine ci salutiamo, gli lascio una delle magliette acquistate al mercato il mattino, e 1000K per ogni ora di servizio. Sa appena scrivere il suo nome, non ha un indirizzo perché abita in une dei templi. Mi saluta a lungo sbracciandosi mentre sfoggia un solare sorriso…mamma mia quante emozioni oggi! Rientro in albergo, bagno rinfrescante poi un massaggio birmano (rigorosamente maschio con maschio e femmina con femmina), ti pizzicano ogni muscolo del corpo, un’ora di vero rilassamento. Esco di nuovo in bicicletta, grazie al chiar di luna il buio non è completo, e incontro nuovamente il massaggiatore che sta andando al “Pagoda festival”, la festa campestre di Bagan. “Ci si vede là”… mi fermo a cena, poi in effetti ci incontriamo. Una birra, un’altra, un giro intorno alla Pagoda in cima alla collina, poi sosta sul campo davanti al palco dove un gruppo suona dapprima musica locale poi moderna. Rientro all’una passata…

27 Agosto 2007

Quando alle 5:30 suona la sveglia del telefono, non mi pare vero… Colazione, pronti, via di corsa verso il piccolo aeroporto di Bagan, poco più grande di quello di Agno. Man mano arriva parecchia gente, c’è un po’ di ritardo causa arrivo tardivo dell’ATR 72 della Air Bagan. Servizio impeccabile, hostess carine e sorridenti, pilota cordiale e molto comunicativo. Voliamo prima a Mandalay, poi a Heho vicino al lago Inle e infine a Yangon dove arriviamo alle 11. La mia guida Ko-oo è lì ad attendermi, mi accoglie con un sorriso smagliante ed una forte stretta di mano.Al mercato nero cambio ancora dei dollari, poi passiamo da un centro informatico per salvare le mie foto, dalla memoria SD su un CD. Per pranzo una zuppa di verdure, poi un salto dal barbiere che in tre quarti d’ora mi sistema, con tanto di massaggio alla schiena, 1000Kyat! Lascio Ko-oo che deve far controllare l’auto, la frizione fa ancora baccano, e dopo il solito acquazzone, evitato in un Internet Café, giro a lungo da solo nella “downtown” tra le mille bancarelle. Due monaci mi fermano per conversare un po’ in inglese e mi lasciano l’indirizzo. Cena tranquilla nel ristorante dell’albergo, sono un po’ stanco…

28 Agosto 2007

Partenza alle 8:30 direzione Pathein, quarta città del paese, con destinazione Ngwe Saung, piccolo villaggio di pescatori sul Golfo del Bengala. Lungo la strada ci fermiamo ad un paio di villaggi, la guida sceglie bene le soste fuori dai percorsi turistici. Spesso la gente mi “squadra”, ma è sempre con un sorriso e brevi risatine di imbarazzo. Quando mostro le foto è risata generale, e tutti in coro “bye bye” mentre salutano con le mani… Pranzo tipico Myanmar, riso con verdure cotte di fiume, zuppa di lenti, 1500Kyat. Arriviamo a Ngwe Saung nel pomeriggio, il mare è molto bello, pulito, leggermente mosso e soprattutto caldo: 30C! Passeggio sulla spiaggia sabbiosa, i “resort” lungo la riva sono tutti un po’ decadenti, d’altronde questa è la stagione “morta”. La vegetazione è rigogliosa, le palme altissime. Due ragazzi mi chiamano, a gesti mi incitano a raggiungerli in mare e non mi faccio pregare, le onde sono docili e ci diverte cavalcandole sul fondale lungo e piatto. Fino alle 18 niente elettricità, poi parte un generatore e in tutto il villaggio fino alle 23 c’è elettricità. Ordine del governo per contenere il consumo di energia. La stanza è spartana, solo acqua fredda. Ma così va bene, anzi benissimo! Il tramonto, il primo vero che vedo qui in Myanmar, è molto bello e colorito, con ampi cumuli che filano lungo l’orizzonte. Per cena granchio “sweet&sour”, in compagnia dell’autista che si è scolato qualche icchiere di Whisky di troppo e straparla in continuazione, domandandomi ripetutamente “Are you OK?”. Riusciamo infine ad allontanarlo dal bicchiere di birra mezzo pieno di whisky e a convincerlo ad andare a dormire…se ne va barcollando vistosamente. Mi ritiro per leggere un po’ con l’intento di telefonare a casa verso le 23, ma poi mi dicono che il telefono funziona solo dalle 8 alle 22…sarà per l’indomani. Fatico a dormire, c’è l’alta marea con la risacca vicinissima ed il fruscio del mare è molto forte, e la temperatura non scende sotto a 29C! Alle 2:30 mi sveglio ed esco verso il mare con la marea calante, la luna piene appena velata dalle sottili nubi illumina la spiaggia argentea. L’acqua è sempre calda, un bagno così non me lo scorderò mai! Torno a dormire avvolto solo dal Longyi…

29 Agosto 2007

Son sveglio alle 7, la marea è tornata a salire e le onde sono molto vicine, il fruscio rilassante. Bagno prima di colazione, spremuta di frutta, banana fritta in pastella e thè. Saluto Ko- oo, l’autista dorme profondamente. Passeggio lungo la spiaggia quando arriva improvviso un diluvio, mi riparo per un po’ sotto un ombrellone di paglia. Durante una breve pausa nella pioggia riesco a rientrare, ma piove poi seppur leggermente per tutta la mattina. Pranziamo al villaggio, piccolo e molto tranquillo, mi fermo a conversare con delle ragazze che lavorano in uno dei “resort”. Rientro a piedi (ca 4km) sotto il sole cocente che fa salire la temperatura sopra i 34C. Arrivo inzuppato e mi tuffo nel mare a rinfrescarmi. Decido di fare un’escursione verso un altro piccolo villaggio di pescatori, un ragazzo mi ci porta in sella ad una Honda 125, in mezz’oretta di corsa sulla spiaggia ci si arriverà. Il tachimetro segna 60Km/h, ma mi accorgo poi che li segna anche da fermi… Spesso ci si ferma per passare rigagnoli per non dire fiumi, il percorso è fattibile solo con la bassa marea. Un tratto è troppo profondo per passare, ma c’è una barca, due ragazzi la tirano di qua e di là con una fune traghettando chi deve passare. Arriviamo al villaggio, poco prima un gruppo di pescatori stava recuperando uno scafo di una barca, fatta con un pezzo unico di tronco, con l’aiuto di due bufali scalcianti. Il piccolo villaggio è formato da una decina di capanne, palafitte fatte di bambù. La vita qui è spartana e semplice, vivono di pesca e di coltivazione di riso. Una ragazza a gesti e mugugni mi indica la cima della collina, sulla quale si erige uno stupa d’orato ed una statuina rivolta verso il mare, simbolo di protezione per i pescatori. Qualche foto alla gente, alle barche, ai pesci che messi in casse con ghiaccio verranno poi portate al mercato di Pathein. Al ritorno il cielo comincia a schiarirsi… Provo nuovamente a telefonare, ma la linea internazionale è irraggiungibile, qui siamo proprio lontani dalla tecnologia. Dopo il bagno mi imbatto in due ragazzi, uno porta un casco da motociclista stile “SS” e occhiali spessissimi, mi mostrano un paio di granchi, poi mi insegnano il trucco per scovarli: quando la marea scende, aspetti che l’ondata ritorni verso il mare, le bestiole lasciano appena visibile la coda a “V” e così… ci provo e ci riesco…anche oggi ho imparato qualcosa di nuovo. Dopo un bellissimo tramonto, cena al villaggio con Ko-oo, gamberetti in pastella, riso e pomodori in insalata. Provo e riprovo a telefonare, ma la line proprio non c’è…

30 Agosto 2007

Si parte alle 8 in una giornata piovigginosa, dopo che alle 3 di mattino la luna anco piena illuminava tutto quasi a giorno, il mare era stupendo… Ci fermiamo a Pathein, una volta florido centro commerciale fluviale (quando ancora non c’era la strada per Yangon). Al mercato mi danno da assaggiare una “mela” molto particolare: dentro molto soffice, dolce, tanti semi grossi ed una struttura quasi a spicchi, la buccia molto verde sembra una granata! Qui al mercato all’ingrosso ogni 2 giorni ne smerciano 150 mila pezzi! Proseguiamo per Yangon, strada facendo visitiamo un villaggio dove fanno tappeti in bambù, molto morbidi. Giunti a Yangon passiamo da un monastero dedito alla meditazione dove Ko-oo, dopo tre prostrazione di saluto e rispetto ad un monaco, mi procura un libricino, in inglese, sulla meditazione Vipassana. Pomeriggio libero, dapprima riesco a telefonare a casa: ne sento di belle e brutte, mi dispiace davvero che chi mi è così vicino si arrabbi per la mia felicità. Evidentemente c’è incomprensione… Pioviggina tutto il tempo, quindi gironzolare non è proprio il massimo, poi la telefonata mi ha turbato molto. Dopo cena di nuovo passeggiata al “downtown”, nei quartieri più bui, per una birretta…

31 Agosto 2007

Risveglio con bruciori di stomaco, per la prima volta mi sembra di non aver digerito. Pronti partenza via verso l’aeroporto, il commiato con l’autista è veloce, con Ko-oo invece un abbraccio forte e caloroso, una lacrima… è davvero stato…la mia guida…! L’aeroporto è nuovissimo ma…nemmeno un negozio, neanche un bar, solo sala d’aspetto. Al Check-in una ragazza birmana, cha abita in California, con imbarazzo mi chiede se ho da spezzare una banconota da 100$, deve pagare una tassa di 3$. Non posso, non ho tagli piccoli, ma le vanno bene anche dei Kyat. Gliene regalo 5000, non sa come ringraziarmi e vuole spedirmeli a casa, mi dà il suo biglietto da visita, sorride e quasi piange… “you’ve saved my life…” sarei dovuta uscire, cercare un cambio, avrei perso l’aereo, etc… La gente qui è così carina… Salgo infine le scale mobili verso la zona d’imbarco e oltre la vetrata scorgo per l’ultima volta Ko-oo che mi saluta sorridente, gli mando due baci mentre mi torna il magono… Decollo per Bangkok, aereo Airbus A300 pieno a ¾, servito un pasto caldo e dopo poco più di un’ora giungiamo a destinazione. Devo correre, a Yangon non potevano farmi il Check-in e qui a Bangkok il tempo stringe, arrivo al Transfer Desk consoli 2 minuti di buono! Il Jumbo è pieno zeppo, posto tra finestrino e corridoio, tra due persone totalmente mute. L’aereo è decisamente vecchio, solo maxischermo nel mezzo, percontro le poltroncine sono molto comode e ampiamente reclinabili. Puntuali alle 19, dopo 11h15’ di volo, atterriamo a Francoforte. Immediato scontro con la cultura occidentale, la frenesia, l’ordine quasi ossessivo, l’individualismo di tutti quanti. Mi torna il magone… Attesa di 2h45’, non ho nemmeno fame, meno male che devo cambiare Terminal e allora il tempo passa. Arrivo a Malpensa, il mio bagaglio è tra i primi (che comunque ci mettono mezz’oretta ad arrivare), parto con la navetta a riprendere la mia auto.

1 Settembre 2007

In mattinata rientro a casa, quest’anno niente urla di spavento, ma il clima è gelido, solo mio figlio Robin mi abbraccia, la gatta siamese si struscia e mi fa le fusa… Ma dov’è “casa”…?

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