30/10/01
Dopo mesi di preparativi con libri, guide e ricerche in internet finalmente
partiamo per il Myanmar, the Smile Land: prepariamo i solito bagaglio a mano
composto da due zaini non troppo grandi per la metà riempiti di medicinali
(non ne abbiamo avuto bisogno) e rullini fotografici . Da Tessera alle ore 11.15
(con 1 ora di ritardo) voliamo prima a Roma, poi alle 14:00 ripartiamo per Bangkok,
dove arriviamo alle 7.10 del 31/10 e infine saliamo sul terzo aereo (9.15) per
Yangon.
Nel Myanmar siamo arrivati alle 10.15. Un caldo soffocante ci accoglie e ci fa immaginare come dev'essere la temperatura in agosto quando adesso siamo nella stagione fresca! Espletate le formalità doganali ( 4 code per timbri vari , 1 cambio obbligato di 200 USD in Fec con richiesta di regalino per l'addetta allo sportello, 1 dogana e 1 controllo bagagli ) troviamo subito il manager dell'agenzia Soe che assieme ad un autista ci accompagna con l'auto verso il nostro primo alloggio che sarà l' Hotel Green Hill Hinn, in centro. Attraversiamo le vie principali e le uniche strade decenti di tutto il Myanmar che avremo poi visto e percorso. Non abituati forse con troppi turisti occidentali, all' hotel ci fanno accomodare in una stanza buia, senza finestre che sembra una cantina. Tra l'altro per arrivarci si deve attraversare il corridoio attraversato a sua volta da una specie di "ruscelletto" (acqua?); subito dopo però Soe ci fa spostare in un' altra stanza che al confronto sembra una suite, comunque pulita. Alle 11.30 Soe ci conferma il nostro itinerario e ci presenta l'autista e guida Ko Teen 00, che per la simpatia e l'estrema cortesia e riverenza soprannomineremo "Ambrogio" ; iniziamo il tour e andiamo alla Shwedagon Paya; il centro spirituale di Yangon. Si sale la collina scalzi fin dal primo gradino e si percorrono le lunghe scale colme di negozi religiosi e non. Qua ci attende un' incantevole e magica atmosfera. Circolando per i lucidi marmi che circondano la pagoda ci sembra di stare in un sogno, infatti nulla sembra reale e l'imponente stupa d'oro attorniato da infiniti tempi dedicati a Buddha ci fa girare la testa. Si resta incantati nel vedere e sentire una spiritualità molto diversa dalla nostra occidentale; la meditazione dei monaci, la serenità e i sorrisi bastano per far un primo confronto con le altre religioni, spesso sanguinarie come quelle monoteiste. Anche se esiste una dittatura che controlla il paese e che ha provocato migliaia di morti, il popolo Birmano è prevalentemente pacifico in quanto buddista. I sorrisi ci circondano a la curiosità che questo popolo ha per gli occidentali non é mai per secondi fini. Dopo qualche ora a spasso con una guida per i templi, andiamo a vedere il grande Buddha reclinato di Chauk Htat Kyi, poi un Buddha in piedi e un Buddha seduto. Arriviamo fino al lago Kandawgyi nel parco della città. A pranzo Ko Teen ci porta in una casa da te dove mangiamo i tipici dolcetti birmani. Alle 16 distrutti andiamo a dormire. Ci aspetta una notte d'inferno all'hotel, forti rumori di "scatarri", urla grida e canti...
01/11
sveglia
alle 8:00 e visita al mercato di Bogyoke Aung San, al quartiere cinese, al porto,
al lungo mare e altre pagode. Pranzo in un ristorantino e alle 16 ritorniamo
alla Shwedagon pagando altri 5$ a testa. Ne vale senz'altro la pena, in quanto
si svolge in questi giorni il festival della luna piena. Tanta e bella gente
riempie la piazza attorno lo stupa d'oro, molti accendono candele, pregano,
fanno offerte e soprattutto vivono serenamente stando seduti con gli splendidi
e tranquilli bambini, molto amati e coccolati dai genitori. Questo luogo sacro
rappresenta per la gente del Myanmar anche un punto importante di aggregazione
sociale, oltre che pregare si mangia, ci si incontra come una piazza occidentale.
L'appuntamento con l'autista e le nostre scarpe è alle 19 , ma ritardiamo
perché ci siamo persi sbagliando uscita; niente i preoccupante se non
fossimo stati scalzi! Saltellando per la strada prendiamo un taxi ma non ci
spieghiamo bene in birmano! Ripetiamo più volte exit
sud
.
shoes
..e il tassista che ha capito quasi tutto ci porta di corsa verso
un negozio di scarpe! Ci facciamo riportare indietro e alla fine riusciamo a
ritrovare Ko Teen che ci riporta in hotel dove mangiamo frutta e ci addormentiamo.
02/11
alle
7 partiamo in direzione dello stato Mon a sud del paese. Con un altro autista
visitiamo la dorata pagoda di Shwe Maw Daw a Bago e dopo 5.30 di agonia tra
villaggi e strade impossibili arriviamo al villaggio da dove si parte per Kiaiktiyo,
un'incredibile stupa costituito da un masso ricoperto d'oro in bilico su una
roccia. Si dice che un capello del Buddha posto in un punto preciso mantenga
l'equilibrio precario della roccia. Mangiamo del buon riso fritto e a piedi
dopo 45 min saliamo per arrivare sulla Golden Rock, dove troviamo un' atmosfera
magica e devota. Il pernottamento lo facciamo al Mountain View Hotel e per 20$
ci danno una camera tipo bungalow pulita ma
i buchi sulle pareti di bamboo
ci lasciano un po' perplessi e ci fanno desiderare in quel momento un gatto.
Alla sera aspettiamo il tramonto. C'é ancora il Full Moon festival ed
é bello vedere una moltitudine di persone, dai giovani ai più
anziani che fino a notte tarda si riuniscono in questa calda piazza dietro la
roccia dorata. La nostra cena sarà il solito riso fritto e la notte sarà
insonne. Durante le feste i birmani sembra che non dormono mai; così
scherzano, cantano e così sarà per tutta la notte.
03/11
alle 8:00 rientriamo a Yangon e lungo la strada abbiamo modo di vedere i monaci
di tutte le età spostarsi da una casa all'altra per ricevere le offerte.
Vestiti di arancione o di rosso cupo, secondo la setta a cui appartengono, vivono
di elemosina: escono due ore prima dell'alba e bussano ad ogni porta per chiedere
cibo. Non ringraziano, perché è il donatore che è beneficiato
ottenendo meriti per la sua azione giornaliera verso chi è al servizio
del Buddha. Sottomettendosi per tutta la vita alle 227 regole del Sangha, alla
fine otterrà il sospirato "Nibbana", la Liberazione dal Ciclo
della Trasmigrazione.
A pranzo mangiamo myanamr food lungo la strada , sostiamo qualche minuto al
cimitero di guerra inglese (per far felice il nostro autista e il nostro fisico
)
e arriviamo all'aeroporto alle 13.30.
L'orario dell'aereo per Mandalay è stato spostato di qualche ora; arriviamo
a Mandalay alle 19 dove ci aspetta Ko Teen e dopo un'ora di auto arriviamo all'
Hotel E.T. . Andiamo a mangiare in un ristorante Shan, facciamo una passeggiata
tra le vie buie ma molto popolate della città e poi torniamo in hotel.
Altra cosa che ci colpisce è che le strade, seppur senza illuminazione,
siamo popolate di gente e quello che sembra essere un marciapiede viene occupato
da tavoli e bancarelle di ogni tipo. La vita si svolge per strada e sono ancora
poche, per fortuna, le televisioni che alla sera si accendono.
04/11.
Siamo
in marcia alle 9:00 verso il fiume Ayeyarwady dove noleggiamo tutta per noi
una comoda barca per 6000kiats (15.000£) e andiamo a Mingun, una delle
città imperiali. Il rilassante viaggio lungo il fiume ci permette di
vedere villaggi di pescatori, carri trainati da buoi, barche dirette ai mercati
e tanti bambini vestiti di niente sorridenti e felici. Dopo un'ora di navigazione
arriviamo sulla riva a Mingun e ci inoltriamo alla scoperta degli imponenti
edifici sacri della zona, attraversando l'accogliente villaggio ricco di case
da tè e bancarelle con spuntini e bevande. L'imponente Mingun Paya è
forse il mucchio di mattoni più grande del mondo e nonostante sia ridotto
in rovina, per arrivare in cima ci si deve naturalmente togliere le scarpe.
Ci arrampichiamo letteralmente tra mattoni e rovine e in cima facciamo conoscenza
con alcuni monaci molto curiosi ma simpatici e ci scambiamo le foto. Visitiamo
poi anche la Mingun Bell, che con le sue 90 tonnellate di peso è la campana
intatta più grande del mondo. Acquistiamo dei longyi e data la calda
temperatura non vediamo l'ora di indossarli! Pranziamo in una casa da tè
per poi tornare a Mandalay e salire fino alla collina di Mandalay Hill; a piedi
nudi e sotto il sole percorriamo molti gradini delle scalinate coperte per arrivare
in cima. Dalla terrazza si ha una bella veduta della campagna circostante puntellata
di pagode. Altro record mondiale che visitiamo è il libro più
grande del mondo: il complesso di Kuthodaw Paya ha intorno allo stupa 729 lastre
di marmo che riportano l'intero canone buddista. Ogni lastra si trova in piccolo
stupa!
Ceniamo al ristorante shan per poi visitare il mercato notturno della città.
05/11.
Partenza alle 8:00 per Amarapura e visita a U Pain, il ponte di tek naturalmente più
lungo al mondo. Il lago Taungthaman che attraversa è uno specchio d'acqua
limpida popolato da pescatori di ogni età. Percorriamo i 1,2 Km del ponte
e torniamo accompagnati da un pescatore e la sua barca. Un senso di rilassatezza
e pace avvolge anche questo posto. Visitiamo una fabbrica di stoffe e poi andiamo
a Mahagandhayon Kyaung, un monastero buddista, Qui migliaia di monaci studiano
in ferrea disciplina e alle 10:30 è curioso vedere come consumano l'unico
pasto del giorno in rigoroso silenzio.
Proseguiamo per Sagaing, un'altra città imperiale che offre molti templi
da visitare. Rientriamo in serata a Mandalay e ceniamo al solito ristorante
shan.
06/11
partiamo
in direzione Pyin U Lwin, dove visitiamo la città e soprattutto i soliti
curiosi e colorati mercati. Siamo vestiti da alcuni giorni con i longyi e non
riusciamo a capire perché i birmani appena ci vedono iniziano a ridere!
Il bello è che non ti scherniscono alle spalle, ma si sganasciano di
gusto proprio di fronte a noi. Anche rifacendo più volte il nodo al longyi
di Silvia
.niente, ridono più che mai, non riusciamo proprio a mimetizzarci
tra loro!
07/11
ore
7:00 : da Mandalay partiamo in direzione Bagan. Lungo la strada e dopo più
di quattro ore infernali di auto, attraverso villaggi e fiumi superati a guado,
ci fermiamo al Monte Popa , Questo monte è la dimora dei Nat, gli invisibili
spiriti che controllano la natura e i sentimenti degli esseri umani. Animismo
del passato si è fuso con il buddismo e regola così la vita dell'intero
popolo. Per i birmani il "mondo invisibile" è una realtà
viva quanto quella materiale, più vera e più importante dell'illusione
terrena. Eccoci ancora senza scarpe che saliamo verso la cima. Per non offendere
i Nat non proferiamo troppe imprecazioni e dopo una mezz'ora di ripidissime
scale siamo in cima al monte. Possiamo ammirare un bel panorama e suggestivi
riti dei fedeli nei variegati templi dedicati a questi spiriti temuti e onorati.
Scendiamo per pranzare al ridente villaggio e proseguiamo fino a Bagan. Breve
sosta all'hotel per poi iniziare la visita alla zona archeologica forse più
straordinaria del mondo. Nessuna città forse può vantare la moltitudine
di templi, la abbondanza di fregi e le decorazioni che rendono meravigliosa
questa capitale abbandonata sull'Irrawaddy. In questa vasta pianura furono costruiti
13.000 templi, pagode e altri edifici religiosi. Oggi dopo sette secoli ne possiamo
ammirare 2.217 di identificabili (4000 visibili!). Paghiamo 10$ poco, prima
di arrivare al paese, con la speranza che possano servire per mantenere nei
secoli tanta ricchezza.
Giriamo a piedi per i templi più grandi, immersi nella campagna circostante,
dove custodi improvvisati ci guidano nei punti più segreti e bui. Aspettiamo
il tramonto sul tempio più alto della pianura ed è incantevole
e magico vedere le forme delle pagode che si colorano all'orizzonte
.
Alla sera ceniamo in un ristorante e anche se c'è un menù in inglese
(incomprensibile non per noi ma per la cameriera!) mangiamo il solito myanmar
food.
08/11.
Sveglia
alle 8:00 e seconda scorrazzata per i templi. Siamo riusciti a vederne circa
40......i restanti li ammiriamo in cartolina!
Un buon pasto in un ristorante e tutto ci sembra squisito, anche se è
il solito riso bollito. Torniamo in paese e decidiamo di addentrarci per le
vie laterali. Gli edifici lungo la via principale e gli hotel per i turisti
coprono le abitazioni del villaggio vero e proprio, fatto di capanne tra stalle
improvvisate e fango. La sensazione è di tornare indietro nel tempo in
un istante.
Proseguendo una folla di persone tra cui moltissimi bambini aspettano per strada
una delle tante feste locali e poco dopo una colorata sfilata di donne e bambini
rallegra il paese.
09/11
partenza
alle 7:00 in direzione Kalaw. La strada che percorriamo non è eccessiva,
ma le 7 ore che impieghiamo per farla si! Se le strade principali sono un inferno
immaginate quelle di montagna come devono essere! Comunque arriviamo anche qua
e prendiamo alloggio in un modesto hotel. Incontriamo la guida per il trekking
che ci illustra i vari percorsi. Naturalmente optiamo per il giro più
lungo che impegna un intera giornata. Intanto in paese dalla pagoda si sente
una specie di preghiera amplificata e vista oramai l'ora tarda chiediamo alla
guida:< ma quanto dura ancora la preghiera?> , risposta:< oggi è
il primo giorno, quindi altri sei giorni >. Ecco a cosa servono i tappi per
le orecchie: qua per la preghiera dei sette giorni. Alla sera andiamo alla ricerca
di una chiesa cattolica e in particolare del sacerdote italiano che ha più
di 90 anni. Purtroppo scopriamo che il sacerdote, che viveva dal 1931 in questo
paese, è morto pochi mesi prima e la lapide davanti alla chiesa ce lo
conferma.
10/11
ore
8:00 iniziamo il trekking in compagnia della guida eccentrica e di una simpatica
quanto stravagante giapponese che si è unita a noi. Il percorso descritto
come lungo ma facile si rileva già da subito tutt'altra cosa. Sentieri
fangosi e arrampicate a volte rischiose sono accompagnati da serpenti che attraversano
la strada. Ci rallegrano e ci danno speranza le simpatiche persone che incontriamo
lungo il percorso, contadini, bambini e monaci tutti naturalmente sorridenti
e divertiti nel vederci. Attraversiamo alcuni villaggi Pao e davvero siamo in
un altro tempo. Pranziamo in un "ristorante" nepalese e proseguiamo
fino al villaggio di Pein Ne Pin, dove siamo accolti dai pochi contadini che
non sono al lavoro. Ci offrono tè e banane e volendo anche riso. Dopo
le presentazioni e prima di ripartire regaliamo per la loro scuola il nostro
zaino pieno di penne, matite e quaderni. Ci salutiamo e riprendiamo il cammino.
Visitiamo una scuola di giovani monaci in mezzo le montagne che ci accolgono
festosamente e scendiamo fino alla strada principale. La nostra guida è
molto soddisfatta e noi un po' meno quando ci annuncia che abbiamo percorso
un giro di 10 ore in 8 ore! Stanchi ma felici per la giornata aspettiamo in
una baracca affollata di personaggi curiosi quello che chiamano bus da queste
parti: ci aggrappiamo letteralmente ad un pick-up stracarico di persone e dopo
mezz'ora di tornanti mozzafiato arriviamo salvi in paese. Naturalmente c'è
una festa e colorata con la processione di donne e bambini che composti sfilano,
sfoggiano i loro più bei vestiti. Tornando il "hotel" Marco
sale le scale in compagnia di un grosso ratto e ...forse è meglio cambiare
albergo. Tra lo stupore di Fuji, la turista giapponese, che non capiva il problema
e Silvia che minimizzava, rifacciamo i bagagli e ci spostiamo in un posto molto
più decente e all'apparenza pulito. Alla sera siamo ospiti e ceniamo
a casa della guida. Il posto dove vive con sua madre è meno di 20 mt
quadrati su due piani, e non c'è né luce né altro. Solo
una candela ci illumina i piatti che riempiono il piccolo tavolo della stanza.
Pensiamo per un attimo al nostro mondo e quante cose ora ci sembrano inutili.
Tutto però sembra più umano e vero.
11/11
partiamo
con un giorno di anticipo, visto che il trekking ci ha disabilitati un po' e
viaggiamo verso il lago Inle. Lungo la strada sostiamo a Pindaya e visitiamo
le grotte che ospitano 8000 statue di Buddha. Impressionante anche il bosco
di piante millenarie con rami giganteschi che si può ammirare lungo il
percorso. Visitiamo gli artigiani che costruiscono ombrelli di carta ed è
curioso osservare con quanta abilità maneggiano i pochi e poveri attrezzi
di lavoro. Sostiamo spesso per la strada e ci addentriamo per i campi di riso
coltivato all'asciutto. Tutto viene raccolto e lavorato a mano da colorati e
sempre sorridenti contadini: le donne raccolgono il riso e gli uomini in cerchio
battono le fascine su dei sassi sopra una tela, dove cadono i chicchi. Alla
sera arriviamo al lago Inle, incredibilmente pittoresco, con acque calmissime
punteggiate da chiazze di vegetazione galleggiante e canoe per la pesca. Gli
abitanti, per lo più Intha, sono grandi lavoratori ed è curioso
il modo con cui spingono le loro barche, dal fondo piatto, sulle acque del lago:
stando in piedi a poppa si reggono su una gamba mentre con l'altra tengono e
spingono il remo. Prendiamo una stanza a Teakwood Guest House e, nonostante
sia in una zona centrale, davanti pascolano i bufali in mezzo ad una palude.
Ci stupisce che non volino zanzare, nonostante il posto estremamente acquitrinoso.
Probabilmente siamo nella stagione fredda (per loro) e le medicine antimalariche
che non abbiamo più preso per troppi effetti collaterali possiamo anche
buttarle via. In paese esiste un ristorante che ha perfino un televisore e per
la prima volta da quando siamo partiti abbiamo notizie della guerra in Afganistan
e quello che succede nel resto del mondo.
12/11
alle
8:00 iniziamo il giro del lago noleggiando una barca a motore che ci porterà
prima al mercato dei 5 giorni, a sud del lago, poi a visitare le case e laboratori
di argento, artigiani del ferro, tessitrici di stoffe e lavoratrici di sigari.
Visitiamo Phaung Daw U Paya e il mercato del paese, dove incontriamo diverse
etnie, pranziamo per poi andare al monastero Nga Phe Kyaung. Posto proprio in
mezzo al lago, è costruito su palafitte e qua i monaci hanno addestrato
alcuni gatti a saltare attraverso piccoli cerchi. I visitatori sono accolti
con il solito tè e biscottini ; seduti davanti alle molteplici rappresentazioni
di Buddha osserviamo i birmani e i loro bambini che festosamente pregano e mangiano.
13/11
questa
volta scegliamo, per il giro del lago, la più rilassante canoa. Una dolce
ragazza ci accompagna per i canali e possiamo così vedere le case, le
scuole, i monasteri e interi villaggi su palafitte. E' incredibile vedere con
quanta facilità spostano nel lago le strisce di terra da coltivare. La
nostra simpatica guida ci porta a visitare artigiani di stoffe e sigari : qua
Silvia cerca di mimetizzarsi e si fa mettere il tanaka sul viso. Il giro continua
per tutta la mattinata e ci stupisce che, malgrado l'acqua bassa e le molte
palafitte abitate, gli odori che si sentono sono solo delle tante ninfee sulla
superficie cristallina.
14/11
Escursione
in auto a Taunggyi, dove visitiamo il mercato che c'è tutti i giorni.
Oltre non possiamo spingerci, in quanto andremo a finire nel "triangolo
d'oro" e per i turisti è vietato, oltre che rischioso. In mattinata
torniamo al lago e noleggiamo una barca a motore e andiamo a ovest, in un'altra
zona poco frequentata dai turisti. Dopo un'ora di corsa tra canali in mezzo
ad una fitta vegetazione (sembra di essere in Amazzonia), arriviamo in un villaggio
dove, camminando tra templi in rovina e attraversando un assurdo e immenso colonnato
in mezzo alla foresta, si arriva ad un vecchio monastero. Al villaggio sostiamo
per acquistare oggettini in argento, e ripartiamo per il monastero di Nga Phe
Kyaung, per riuscire a vedere i monaci che fanno saltare i gatti. Non si sa
se lo fanno per i turisti e ricevere le conseguenti offerte o se ha qualche
significato ben più serio. Comunque fotografiamo anche questo prima di
tornare al villaggio.
15/11
partenza
dall'aeroporto di Heho per tornare a Yangon. Altro record che registriamo è
questo aeroporto, il più piccolo del mondo e la nostra partenza delle
10:00 viene anticipata di 10 min. Forse i passeggeri erano tutti presenti. E'
interessante vedere come i birmani fanno uso dell'aereo e come il bagaglio,
soprattutto quello a mano, sia considerato da queste parti. Scatole e borsoni
pieni di qualsiasi cosa legati in qualche modo vengono caricati con i passeggeri
delle linee aeree statali. Con un record di 9 aerei caduti in un anno, preferiamo
vivere e scegliamo la più costosa compagnia privata.
Arriviamo a Yangon e ripartiamo in auto con Ton Ton, la nostra terza guida,
per dirigerci a Pathein. Questa città si trova sul delta del grande fiume
Ayeyarwady e per arrivarci percorriamo i 190 Km in 7 ore di strada infernale.
Saltando per l'abitacolo per le continue voragini stradali, attraversiamo guadi
e continui pedaggi stradali (!!!). La città è un porto molto importante
e girando per le vie siamo osservati curiosamente dagli abitanti; non vedono
molti turisti da queste parti. Alla sera, visitando la Shwemokhtaw Paya, facciamo
conoscenza con alcuni monaci ; qua dell'Italia conoscono principalmente Baggio,
la Roma come squadra di calcio e
.vagamente Firenze. Nessuna delle persone
incontrate conosceva Venezia o altri simboli del nostro paese. E noi che pensavamo
di essere al centro del mondo!
16/11
torniamo
a Yangon rifacendo la strada infernale e al pomeriggio torniamo a visitare per
l'ultima volta la Shwedagon Paya. Aspettiamo il tramonto e dopo cena torniamo
al lussuoso hotel che ci offre l'agenzia di Soe, tanto bello quanto curioso:
per salire ai piani superiori bisogna togliersi le scarpe!!!
17/11
ultimo
giorno in Myanmar: Ton Ton al mattino ci porta a visitare il monastero dell'
Elefante Bianco, i templi di Me La Mu Paya e altri dintorni di Yangon. La nostra
guida ci offre il pranzo e ci ospita a casa sua: tra una fitta vegetazione appena
fuori la capitale abita con la moglie e dieci figli in una capanna di legno.
Ci spiega che questa è la vera birmania , quella nascosta ai turisti,
e ci fa accomodare in "giardino". Trascorriamo un bel po' di tempo
rilassandoci e giocando con i bambini incuriositi dai buffi ospiti. Alle 16:00
un po' a malincuore salutiamo tutti e Ton Ton ci accompagna verso l'aeroporto.
A metà strada l'auto si ferma perché la benzina è finita,
l'autista con un dolce "don't worry" prende una tanica e sale su un
bus in direzione opposta dicendo di tornare presto. Intanto la provvidenziale
calma di Marco compensava l'escandescenza del vulcano Silvia che vedeva già
perso il nostro aereo. Dopo dieci minuti eccolo di ritorno, rifornimento al
volo e arriviamo all' aeroporto che, come solito per chi è in anticipo,
era chiuso.
Ore 19:30 partenza per Bangkok e rientro a Venezia senza intoppi e senza tanti controlli
in Italia (avevamo smontato lo zaino, il quale aveva all'interno due sbarre
di ferro non rivelate ai raggi X
)
Un ringraziamento a Chiara e Mauro Morelli che ci hanno aiutato e permesso di conoscere Soe e la sua agenzia.