La leggenda di Pin-da-ya una località nel sud dello stato Shan

Kommarbaya e Shin Miyar


SOLLECITATO A SPOSARE UNA VERGINE FANCIULLA DELLA CORTE REALE

Molto, molto tempo fa, nel paese di Bayanathi regnava re Bayar nel pieno rispetto dei dieci precetti incombenti ad un re. Egli aveva un figlio di nome Kommarbaya. Il principe Kommarbaya non solo era ben fatto, forte e coraggioso ma aveva imparato anche le diciotto discipline che ogni principe deve conoscere, su tutte quella del tiro con l’arco. Egli era così bravo che tutto la popolazione del paese lo ammirava moltissimo.
Un giorno, il re e la regina mandarono a chiamare il principe e gli dissero: " Figlio, tu sei ormai in età matura per il matrimonio. Quindi perché non sposi una giovane ragazza di sangue reale per dare una continuità al nostro albero genealogico? Ti preghiamo di dare retta al nostro consiglio."
Ma dato che egli non voleva sposare alcuna ragazza della corte, si rifiutò di farlo.

PROFUMO DI FIORI PORTATO VIA DAL VENTO

Dopo qualche tempo i genitori reali ripeterono la preghiera una seconda volta, ma questa fu nuovamente ignorata dal principe. Ora però il principe si trovò a fare una riflessione: " Io ho rifiutato la proposta dei miei genitori per due volte, ma ad una terza volta non sarò capace di fare altrettanto. Si dice che la figlia del re Thaton sia famosa non solo per la sua bellezza ma anche per il suo talento. Debbo quindi accertarmi se ciò sia vero o no. Per questo chiederò l’approvazione dei miei genitori e il permesso di andare a Thaton". I suoi genitori furono naturalmente felici di accordargli il permesso richiesto.

FAMOSA E DI TALENTO

Dopo aver reso omaggio con rispetto ai suoi genitori, iniziò il viaggio verso Thaton. Arrivato là, si travestì da povero e, vivendo in una casa comune, fece domande su quello che voleva sapere. Quando riuscì a sapere quello che voleva, andò al palazzo e porse i suoi omaggi al re. Al momento in cui venne interrogato dal re, egli rispose così cortesemente e gentilmente che il re fu profondamente impressionato da questo modo di comportarsi. Pertanto gli fu concesso di servire nel palazzo. E quando finalmente ebbe l’opportunità di vedere la principessa, fu estremamente deliziato di accertare che quello che aveva sentito dire su di lei era tutto vero.

LA MOGLIE DESTINATA

Un giorno il Principe Kommarbaya fu portato davanti al re. " Giovane uomo, tu non solo sei ben fatto in apparenza ma sei anche abile nella parola e adatto al fasto della corte reale. La tua provenienza è ancora sconosciuta ma io non credo che tu sia nato da comuni genitori. Dimmi la verità." disse il re. Allora il principe fu costretto a dire quello che era realmente e una volta conosciuta la verità il re sentenziò: " Oh principe, nonostante il tuo sangue reale, tu hai sopportato una grande quantità di stenti". E quindi gli concesse la mano della figlia e gli garantì le insegne di una corona reale. Il principe e la principessa vissero felicemente come uomo e donna e nel giusto tempo ebbero un figlio.

LA PASSIONE SVANISCE

Quando con il tempo la passione per la principessa cominciò a logorarsi, il principe si sentì stanco di vivere in quel paese. Studiando allora un piano per andare via da Thaton, ebbe un'idea e disse a sua moglie: "Mia cara, da quando ho lasciato i miei genitori non ho più avuto l'occasione di tornare da loro. Ora, anche se vorrei portare tu e mio figlio con me, tu hai da poco partorito un figlio e non sei ancora abbastanza forte per intraprendere un lungo viaggio. Quindi condurti sino al mio paese ti renderebbe solo troppo stanca."
La principesse credette alle sue parole e disse: " Le tue scuse sono così comprensibili che io ti do il mio permesso ma tu devi giurarmi solennemente che non resterai laggiù troppo a lungo. Promettendo che egli sarebbe tornato al più presto e prendendo con sé solo il suo arco e le frecce, egli partì così verso la sua casa natale.

L'EREMITA E IL DRAGO MIRACOLOSO.

Dopo aver girovagato per qualche tempo, il principe arrivò alla Pawri pagoda situata nel territorio del regno del padre. Ma poiché era desideroso di viaggiare e vagare ancora, non si diresse verso il proprio paese ma cambiò la direzione del suo cammino verso occidente. Così arrivò ad una collina chiamata Nagapat Taung.
A Nagapat Taung abitava un devoto eremita e non troppo lontano dalla sua capanna, viveva a sua volta un Dragone che mostrava di non avere nessun timore del temibile Uccello-Garuda.

VANI TENTATIVI DELL'UCCELLO-GARUDA

Un giorno un Uccello-Garuda vide dal cielo il Dragone. Sentendo un grande desiderio di mangiare quel particolare Dragone, scese giù in picchiata per catturarlo. Ma per quanto il Garuda facesse di tutto per prendere il Dragone, tutto risultò vano. Egli non riuscì ad afferrarlo né alla testa né alla vita.
Così il Garuda meravigliato pensò: " Ogni Dragone ha paura dei Garuda. Ma questo deve essere diverso dagli altri. Egli sembra non aver paura di essere mangiato da me. Ciò è veramente strano. Io debbo investigare per trovarne la ragione". Così assumendo sembianze umane, si avvicinò all'eremita e chiese: " Oh venerabile eremita, un Garuda ha tentato più volte di catturare il Dragone che vive qui vicino ma senza successo. Sebbene abbia provato con tutte le sue forze, egli è riuscito solo a rendere se stesso più esausto. Ti prego, fammi conoscere il motivo di ciò."

IL POTERE MAGICO DEL RUBINO

Senza sospettare che la persona che lo interrogava era in realtà un Garuda, l'eremita spiegò: " Giovane uomo, come può essere che nessun Garuda riesca a prendere questo Dragone? Questo Dragone ha inghiottito un rubino magico nella sua bocca. E fintanto che il rubino resterà là, nessun Garuda, sia egli grande come il cielo, potrà mai prenderlo. Quel Garuda che tu dici è stato così sciocco da prendere il Dragone solo per la testa e per la vita. Ma solo se riuscirà ad afferrarlo per la coda e ad agitarlo verso il basso, il rubino magico uscirà dalla bocca e il Dragone potrà essere facilmente catturato.
Udite queste parole, il Garuda se ne andò precipitosamente e riprese le sue sembianze. Poi dal cielo ripiombò giù verso terra per prendere il Dragone alla coda. Costrinse il Dragone a testa in giù e lo agitò fintanto che il rubino magico non fu uscito dalla bocca. A quel punto il Dragone non fu più in grado di impedire di essere portato via. Portandosi il Dragone nel cielo, il Garuda gli disse: " Che cosa puoi fare ora? Tu presto sarai il mio pasto."

LA MALEDIZIONE DELL'UCCELLO-GARUDA

In quel preciso istante il Dragone vide il principe armato di arco e frecce, e gli chiese piangendo: " Oh principe, per favore salvatemi la vita. Se mi salverete, vi ricompenserò per il salvataggio." E fu così che il principe, accogliendo la richiesta del Dragone, fece cadere giù il Garuda utilizzando da par suo arco e freccia.
Fatalmente ferito dalla freccia il Garuda cadde giù dal cielo, ma prima di morire lanciò un anatema verso il principe: "Proprio mentre stavo per mangiare il Dragone sono stato fatalmente ferito dal principe. Io morirò certamente a causa sua. Possa io ottenere di tornare sulla terra, dopo la mia morte, con un corpo più grande in modo da essere capace di nuocergli ovunque egli vada".
Così fu: dopo la sua morte infatti egli divenne il più grande ragno-gigante della zona mediana delle tre grotte sulla montagna.

LA SOLENNE PROMESSA DEL DRAGONE

Sfuggito al pericolo di essere mangiato dal Garuda, il Dragone contento andò dal principe e gli disse: "Principe, io vi debbo la vita. Per ringraziarvii, se un giorno voi doveste avere bisogno del mio aiuto, percuotete la terra per tre volte. Io verrò immediatamente e pagherò così il mio debito di gratitudine verso di voi." Con questa promessa il Dragone tornò alla sua casa.

SETTE PRINCIPESSE

Ad est della montagna delle tre grotte, si trovava un suggestivo laghetto dove le sette figlie del Re Deva di Ngwetaung venivano a nuotare. Un giorno, tutte prese dal divertimento del nuoto, le sette principesse Deva non si resero conto del trascorrere del tempo.
Affascinate dal fascino del lago, le sette principesse dimenticarono così di tornare a casa. E quando se ne accorsero era ormai troppo perché ormai era calata la notte.
Si misero allora alla ricerca di un riparo per la notte e trovando la grotta meridionale della montagna così spaziosa e piacevole, decisero di passarci la notte.

GRIDA D'AIUTO

Udendo ciò che le principesse si dicevano tra loro, il ragno-gigante, che abitava nella grotta di mezzo, scese rapidamente alla grotta da basso e ne chiuse ermeticamente l'ingresso con molti fili di ragnatela spessi come il braccio di un uomo. Dopo di che ritornò alla sua grotta.
Al mattino successivo il principe Kommarbaya giunse nei pressi del lago. E mentre stava guardando il suggestivo panorama del lago, udì le grida d'aiuto delle principesse.

IL PRINCIPE E LE SETTE PRINCIPESSE

Il principe raggiunse rapidamente la grotta meridionale dalla quale provenivano le grida d'aiuto e vide le sette principesse rinchiuse nella grotta. " Oh principe, noi siamo le sette figlie del re che regna a Ngwetaung. Siamo venute a nuotare nel lago Nagadeikhten. Poi, a causa dell'ora ormai tarda per tornare a casa, abbiamo deciso di dormire in questa grotta. Ma non appena stavamo per dormire, è arrivato un ragno-gigante e ha chiuso l'ingresso della grotta con la suo spessa e resistente ragnatela. Così noi non possiamo più uscire. Se tu ci aiuterai ad uscire, ti daremo la mano della nostra più giovane sorella, Shin Miyar, in matrimonio", supplicarono compassionevolmente le principesse.

IL PRINCIPE E IL RAGNO GIGANTE

Dopo aver attentamente e interamente esaminato la ragnatela, il principe Kommarbaya pensò: " Così come sono fatte, queste ragnatele non possono essere tagliate. Se il ragno-gigante dovesse arrivare prima che io abbia terminato di tagliarle, sarei in grande pericolo. Così, prima e soprattutto, debbo cercare il ragno e ucciderlo. Così pensando egli salì verso nord e incontrò il ragno.
Il nemico ragno era veramente grande e interamente coperto da un pelo spesso e spinoso. Aveva denti bianchi e velenosi. Vedendolo, il principe disse: " Ragno malvagio, perché vuoi far del male alle principesse?"

COMPETIZIONE MORTALE

Non appena il ragno-gigante vide il principe, riconobbe che lo sfidante era proprio il suo vecchio nemico verso il quale serbava tanto rancore dalla sua precedente esistenza e allora l'animale divenne furioso. Sopraffatto da una grande collera, il ragno lanciò giù dalla montagna alcuni grossi macigni, grandi come mucche e bufali, che si frantumarono in più pezzi. Quando il principe gli chiese se quello era tutto quello che era capace di far vedere, l'animale divenne ancora più furioso e lanciò altri macigni. Questa volta enormi come elefanti e anche questi si spezzarono in tante grosse pietre e caddero ai piedi della montagna.
Allora il principe urlò: " Ehi, malvagio ragno, questo è tutto quello che hai la forza e il potere di fare? ma anche io ne sono capace. Guarda!". Così dicendo il principe scoccò una freccia verso il ragno. La freccia schizzò via e colpì il ragno in un orecchio. Poi il principe scoccò un'altra freccia verso lo stesso bersaglio.

DA PIN-KU-YA A PIN-DA-YA

Prima di morire il ragno-gigante espresse un solenne desiderio: "Quando nella mia precedente esistenza ero un Garuda, io fui ucciso da questo principe. Anche ora sto per morire sempre per causa sua. Dopo la mia morte, possa io rinascere come un potente orco ed essere capace di sottometterlo". E dopo aver espresso questo solenne desiderio, morì. Vedendo il ragno-gigante morire, il principe gridò a voce alta per tre volte: " Io ho vinto il ragno, io ho vinto il ragno, io ho vinto il ragno." Per questo la località dove il principe aveva sconfitto il ragno venne chiamata Pin-ku-ya ( la vittoria sul ragno) e oggi, con il passare del tempo, viene chiamata Pin-da-ya.

SEMPRE CON SHIN MIYAR

Subito dopo il principe tornò alla grotta meridionale e vi tolse le fitte ragnatele dall'ingresso. Le sette principesse uscirono felici e dissero all'unisono: " Oh bravo principe, noi abbiamo ora un debito di gratitudine verso di te per averci salvato la vita. Così se ti piace la nostra sorella più giovane, Shin Miyar, prendila con te come tua moglie". Dal momento che il principe Kammarbaya si innamorò a prima vista appassionatamente di Shin Miyar, accettò ben volentieri la loro proposta. Dopo di che le altre sorelle tornarono al loro paese Ngwetaungpyi.
Il principe disse alla moglie: " Oh cara, io non sono un uomo comune ma sono il figlio del re Bayar. E allora andiamo al mio paese e vivremo laggiù."

NELLE MANI DELL'ORCO

Intanto il ragno-gigante morto era divenuto un orco che viveva nei pressi dell'albero Banyan sulla strada che il principe e sua moglie dovevano percorrere per raggiungere il loro paese. Appena l'orco vide la coppia, riconobbe subito che il principe era il suo primo nemico. Così, senza farsi vedere, attese che la coppia entrasse nel suo territorio. Stanchi ed esausti per il lungo viaggio, il principe e Shin Miyar decisero di fare una sosta sotto l'ombra dell'albero Banyan. E subito sprofondarono in un sonno confortevole.
Allora, assetato di vendetta, l'orco prese di nascosto le armi del principe e imprigionò la coppia in un grande cesto in ferro. E poi gridò forte: " Principe, io per due volte ho perso la mia vita a causa tua. Ora è il tuo turno di morire. Tu sarai ucciso dalle mie mani."
E così fu che il principe Kommarbaya e Shin Miyar furono costretti a restare nella buia prigione.

IL DEBITO DI GRATITUDINE

Quando il principe si svegliò si guardò intorno e non trovò più le armi. Allora pensò: " Senza armi io non posso fare niente. Debbo quindi chiamare in aiuto il mio amico Dragone ". Battendo la terra per tre volte, chiamò forte: " Oh amico Dragone, vieni da me velocemente". Come se gli avessero urlato negli orecchi, il Dragone udì la richiesta d'aiuto e prontamente andò da lui. Arrivato là, chiese: "Principe, che cosa posso fare per voi?". Il principe lo pregò di cercare le sue armi scomparse. Il dragone si mise immediatamente in cerca delle armi portate via dall'orco e riuscì a trovarle subito.
Non appena il principe riebbe le sue armi chiese: " Oh amico Dragone, dove hai trovato queste armi?". Il Dragone gli descrisse dove aveva trovato le armi e il principe sorpreso bisbigliò: " Oh! così lontano?"

L'ORCO TRASFORMATO IN ZAWGYI

Tornato in possesso delle armi grazie all'aiuto del Dragone, il principe Kommarbaya aprì con grande sforzo il cesto di ferro e iniziò a combattere contro l'orco. Stretti entrambi in una stretta mortale, il principe fu fatalmente ferito dall'orco e rimase per terra svenuto mentre l'orco restò ucciso. Ma subito dopo la sua morte venne trasformato in uno Zaw Gyi.
Costui, credendo che il principe fosse morto, prese la mano della principessa Shin Miyar nella sua e disse: " Oh cara, vostro marito è morto. Così io posso prendervi come mia moglie". E così dicendo, la obbligò a seguirlo. Siccome lei non poteva competere con lui in vigore, fu costretta a seguirlo. Quando arrivarono ad un luogo, a nord di Pin-da-ya, chiamato Ye-htet-oo, fecero una sosta su una piccola collina.

PER ESAUDIRE IL DESIDERIO DI SHIN MIYAR

Pensando ad un modo per liberarsi di lui, la principessa chiese allo Zaw Gyi di portarla in un posto dove ella potesse avere acqua da bere. Lo Zaw Gyi promise che le avrebbe portato l'acqua in una tazza d'argento. Al che Shin Miyar gli disse che non avrebbe bevuto l'acqua in una tazza di argento ma in una d'oro. Egli le portò allora l'acqua in una tazza d'oro, ma la principessa si rifiutò di nuovo di bere.
Ormai completamente arrabbiato lo Zaw Gyi disse: " Oh Shin Miyar, perché sei così noiosa?".
"Faccio così perché voglio mettere alla prova il tuo amore. D'altra parte io ti amo così tanto che voglio bere l'acqua solo se me le porterai nella tua bocca. Quindi, se veramente mi ami, portami l'acqua nella tua bocca," replicò Shin Miyar.

LA SORGENTE DI ZAW GYI E LA COLLINETTA DI MIYAR

Ricordandosi di quello che Shin Myiar aveva detto, lo Zaw Gyi immerse la testa nella sorgente per cercare di prendere l'acqua con la bocca. In quello stesso istante Shin Miyar lo spinse giù con forza e lo Zaw Gyi cadde nella sorgente. Mentre stava annegando Zaw Gyi cominciò a recitare un Mantra e l'acqua immediatamente si prosciugò. Ma Shin Myia velocemente prese il suo vestito e con quello coprì lo Zaw Gyi.
Per effetto del contrapposto, il magico potere del Mantra fu annullato e Zaw Gyi annegò definitivamente. Ora la sorgente dove Zaw Gyi annegò è chiamata Zaw Gyi Ye Htuet e il ruscello che esce dalla sorgente è chiamato Zaw Gyi Chaung. Infine la piccola collinetta nel sud est è chiamata Shin Myiar Kon.

RITROVAMENTO DI UNA GOCCIA DI SANGUE.

Quando Zaw Gyi era ormai morto, Shin Miyar velocemente tornò nel luogo dove suo marito e l'orco si erano azzuffati. Ma non lo vide. ( La ragione era che quando il principe aveva ripreso conoscenza e si era guardato intorno per cercare Shin Miyar senza trovarla in nessun posto, aveva versato un fiume di lacrime in grande dolore ed era tornato da solo verso il suo paese). Cercando attentamente il principe in tutte le direzioni, Shin Miyar camminò lentamente verso sud. Dopo aver camminato un po' scorse una goccia di sangue ed espresse un solenne desiderio: " Se questa goccia di sangue è veramente di mio marito, possa ciò non avere cattivo odore bensì profumo come un fiore".
Dopo aver espresso questo solenne desiderio, ella si chinò sopra la goccia di sangue e la annusò. Evviva! La goccia non aveva nessun cattivo odore ma solo profumo!

LA TIGRE E L'ELEFANTE

Procedendo allora piena di speranza, ella raggiunse un albero di banyano che cresceva dalla nuda terra e lì sotto trovò il corpo morto del principe.
Allora abbracciando il corpo del marito, si lamentò e pianse con grande dolore. In quello stesso momento il giaciglio di Sakkya cambiò di colpo, da essere morbido divenne duro. Così Sakkya, il re degli Dei, scrutò verso il mondo degli uomini e capì la ragione del cambiamento. Allora assumendo le sembianze di una fiera tigre scese sulla terra e ad alta voce minacciò Shin Miyar. Con la sua grande bocca aperta stava per divorarla. Ma senza prendersi cura della minaccia, Shin Miyar continuò a piangere e a lamentarsi per suo marito.
La volta dopo Sakkya assumendo la forma di un enorme elefante si avvicinò a Shin Miyar come per volerla calpestare sulla polvere. Ma ancora una volta, senza spaventarsi della minaccia, Shin Miyar continuò a piangere e a lamentarsi.

L'ORCO E LA TEMPESTA

Per la terza volta ,assumendo ora le sembianze di un orco, Sakkya minacciò Shin Miyar con grandi occhi e una bocca aperta come se volesse tagliarle il cuore e succhiare tutto il sangue. Ma Shin Miyar senza prestare attenzione all'orco, continuò a piangere e a lamentarsi. Allora il re degli Dei scatenò una terribile tempesta di vento. Le grandi foglie del banyano oscillarono da tutte le parti e caddero su Shin Miyar. Ma Shin Myiar continuò a piangere senza curarsi di loro.

TORNARE ALLA VITA CON L'ACQUA SACRA

Allora Sakkya rivelandosi a Shin Miyar, disse: " Oh sorella, nonostante che io abbia cercato di minacciarti in molte maniere, tu non sembri esserne impaurita. Infatti hai continuato a piangere e a lamentarti per tuo marito e questo significa che la tua passione per il marito è tanto grande. Vuoi tu che tuo marito torni in vita di nuovo?". "Non c'è nessuna donna al mondo che non vorrebbe che suo marito morto tornasse in vita, e così faccio io" replicò Shin Myiar. Allora Sakkya spruzzando l'acqua sacra sul principe disse: " Oh Principe, torna in vita" E il principe tornò in vita.

RITORNO AL SUO PAESE E INIZIO DELLA CORONA PRINCIPESCA

Sakkya tornò a Tavadimsa, suo regno celeste, e il principe Kommarbaya e Shin Miyar raggiunsero il loro paese di Bayar. I suoi genitori reali furono felici di ciò mentre i cortigiani ne restarono fortemente stupiti. E dopo un consiglio dei ministri, il re dichiarò il figlio, suo erede della Corona.
Il principe designato e sua moglie vissero così felicemente come uomo e donna. Dopo l'arrivo di Shin Miyar nel regno non ci furono più malattie. Il popolo godeva di una salute perfetta e per questo esprimeva tutta la sua gratitudine a Shin Miyar.

COSPIRAZIONE DEI MEDICI

Mentre l'intera popolazione portava alle stelle Shin Miyar, i medici del paese la detestavano perché, avendo lei fatto avere a tutti una salute perfetta, nessuno aveva ormai più bisogno di consultare i medici e così essi non percepivano più guadagni. Allora, portando doni a scopo di corruzione al Capo consigliere della corte, gli dissero: " Oh Capo consigliere, da quando è arrivata Shin Miyar nel nostro paese, noi non abbiamo avuto più alcun guadagno. Se tu riuscirai a convincere il re ad uccidere Shin Myiar , ti promettiamo i nostri più preziosi regali" . Confuso da tale eccesso di ricchezza, il Capo consigliere promise loro che avrebbe fatto quello che chiedevano.

RICHIESTA DEL PRIMO MINISTRO

Il giorno dopo il Capo consigliere andò dal re e dopo avergli reso omaggio, disse: " Vostra Maestà, il nostro paese, sin dai tempi dei nostri antichi governanti, non è mai stato così prospero come lo è ora con Voi. Questo grazie alla vostra forza e al vostro governo. Ma c'è un modo per far sì che il nostro paese possa esserlo ancora molto di più."
Allora il re replicò: " Oh Capo consigliere, io non ho altro desiderio che quello di vedere il mio popolo sempre più prospero. Dimmi quindi quello che debbo fare".

SOLO CON IL SANGUE DALLA GOLA DI SHIN MYIAR

Il Capo consigliere allora continuò: " Vostra maestà, poiché Shin Miyar è nata dagli Dei, ella è guardata da loro. Ed è grazie a loro che il tuo popolo è privo di malattie e di disastri. Ma se tu sacrificherai a loro il sangue della gola di Shin Miyar, allora tutti i paesi nel mondo saranno spontaneamente ai tuoi piedi".
Credendo alle malvagie parole del Capo consigliere, il re mandò a chiamare il figlio e gli disse: " C'è una ribellione all'area di frontiera. Tu devi marciare laggiù con il mio esercito e sedare la ribellione".

SHIN MIYAR TORNA AL SUO PAESE

Poiché il principe Kommerbaya non poteva fare niente altro che obbedire all'ordine del re, lasciò il paese con il suo esercito per sbaragliare i ribelli.
Non appena che il principe fu lontano dal paese, il re dette il permesso al Capo consigliere di celebrare la cerimonia del sacrificio. Il Capo consigliere andò alla residenza del principe e cercò una scusa per prendere Shin Miyar. Ma ella , grazie ai suoi poteri sovrannaturali, aveva saputo in anticipo quello che il re e il Capo consigliere si erano detti l'un l'altro e non appena vide il cattivo uomo venire verso di lei, scomparve nel cielo e tornò al regno del padre.

QUANDO IL PRINCIPE TORNA INDIETRO

Quando il principe Kommarbaya arrivò alla frontiera e scoprì che laggiù non c'era stata nessuna rivolta e anzi che tutto il popolo meritava di vivere in pace, pensò: " Mio padre deve avere avuto un piano maligno per mandarmi qui. Così riordinò il suo esercito e tornò al paese più velocemente che potesse. All'arrivo al palazzo non trovò però alcuna traccia di Shin Miyar e allora decise di indagare sui motivi di questa scomparsa. Al fine di trovare la verità egli non si lasciò trasportare dalla vendetta verso il padre, ma abbandonò da solo il paese.

L'ANELLO LASCIATO DA SHIN MYIAR

Seguendo le tracce di Shin Miyar, il principe scorse la capanna di un eremita in un boschetto di alberi e decise di fare una sosta. " Viaggiatore, da dove stai venendo e dove stai andando?" chiese l'eremita " Oh venerabile eremita, io sono il figlio del re di Bayar. Sono alla ricerca della mia perduta moglie. Shin Miyar" replicò il principe. Allora l'eremita continuò: " La vostra consorte è venuta ieri da me nel suo viaggio di ritorno. Ella mi ha chiesto di darti questo anello se voi foste arrivato dopo lei". E così dicendo l'eremita dette l'anello al principe.

PER PASSARE AL DI LA' DEL LARGO FIUME

Dopo aver preso l'anello e reso omaggio all'eremita, il principe continuò il suo viaggio. Valicando catene di montagne e attraversando foreste, viaggiò finché raggiunse il territorio di Ngwetaung. Là fece una pausa fermandosi a meditare sulla sponda del fiume. Il grande fiume stava scorrendo così rapidamente che egli non avrebbe potuto attraversarlo a nuoto. Cercò altri modi di attraversare il fiume ma invano. Sedette quindi sulla sponda riflettendo su come fare.
Dopo un po' di tempo , improvvisamente, vide una coppia di uccelli-elefante ( un mitico uccello mezzo elefante e mezzo uccello) che volava sul fiume da una parte all'altra. Una buona idea gli balenò nella mente e si nascose in un cespuglio vicino.

GRAZIE A MERITEVOLI AZIONI DELLE PRECEDENTI ESISTENZE

Quando il maschio uccello-elefante fece una sosta sulla sponda dove si trovava il principe, questi, allungando appena le mani fuori dal cespuglio, afferrò le piume dell'uccello e si nascose tra quelle. Non appena il principe si trovò ben nascosto tra le piume, la coppia riprese a volare da una sponda all'altra. Arrivati sopra la metà del fiume, il maschio elefante disse alla moglie: " Cara, io sento qualcosa che causa un maggior peso alla mia ala destra. Debbo scuoterla bene". Ma allora, grazie alle meritevoli azioni di precedenti esistenze, la femmina uccello-elefante disse: " Oh mio signore, se tu scuoterai l'ala, quel qualcosa sarà preda di altri animali. Tu potresti invece salvare una vita". E fu così che il maschio non fece cadere il principe dalla sua ala e non appena l'uccello si posò sull'altra riva, egli saltò giù velocemente.

LAVAGGIO PER TOGLIERE VIA L'ODORE DI UMANO

Camminando in qua e in là, il principe raggiunse un grande lago vicino alla capitale di Ngwetaung. Lì vide allora le vecchie sorelle di Shin Miyar che stavano prendendo l'acqua dal lago perché il loro padre aveva ordinato loro di lavare via le macchie di umano rimaste attaccate a Shin Myiar. Avvicinandosi lentamente verso il bordo del lago, il principe espresse un solenne proposito: " Se ho ancora una possibilità di riunirmi con Shin Miyar, possa l'ultima principessa non essere capace di sollevare il suo vaso".

MIO MARITO MI HA SEGUITA

Come risultato del solenne proposito, l'ultima principessa non riuscì a sollevare il vaso pieno d'acqua e così ella chiese al principe che veniva verso di lei, di aiutarla. Con grande gioia il principe le dette una mano e nello stesso tempo mise nel vaso l'anello dato da Shin Myai all'eremita.
La sorella più vecchia versò l'acqua su Shin Myiar e la lavò per bene. Quando fu il turno dell'ultima principessa, un anello cadde fuori dal vaso e raggiunse il dito di Shin Myiar. Vedendo l'anello Shin Myiar lo riconobbe subito e capì che il marito l'aveva seguito. Così informò il padre che suo marito l'aveva seguita.
Ascoltando queste parole il re di Ngwetaung disse: " La persona che può viaggiare per un lungo viaggio non può essere un comune mortale. Io farò un'indagine per sapere se egli è veramente una persona comune o no."

TESTANDO IL POTERE DEL PRINCIPE

Egli ordinò ai suoi uomini di appendere sette tende di stoffa e fare sette buchi in esse. In ogni buco ognuna delle sorelle avrebbe dovuto infilare il proprio dito indice.
Dopo aver fatto questo, egli chiamò il principe davanti a sè e chiese: " Giovane uomo, per quale scopo tu sei venuto in questo paese? " Il principe replicò: " Vostra Maestà, io sono venuto proprio per incontrarmi con mia moglie, Shin Myiar". " Giovane uomo," continuò " ho bisogno di una maggior riflessione per timore che ciò non sia abbastanza vero. Se tu sei veramente fedele e sincero verso tua moglie, tu sarai certamente capace di riconoscere il suo dito indice. Scegli quindi il dito indice di tua moglie tra quei sette che escono dalle tende".

CON L'AIUTO DI DIO MARTALI

Il Principe Kommarbaya si trovò però in difficoltà nello scegliere il giusto. Seccato e sgomento pensò: " Se il dito che sceglierò non sarà quello giusto, io dovrò sicuramente vergognarmi di fronte all'udienza della corte. Quando Sakkya, il re degli Dei, venne a conoscenza di questo, inviò subito Martali, un dio, ad aiutare il principe. Martali assunse le forme di un uccello dorato e volò dal dito del principe a quello di Shin Miyar e lì restò. Da questo movimento, il principe Kommarbaya fu capace così di scegliere quello giusto.

VIAGGIO DI RITORNO A BAYAR

Il re di Ngwetaung dette allora al principe la mano di sua figlia in matrimonio, mormorando: " Mio genero è veramente meraviglioso". Dopo qualche tempo, il principe chiese il permesso al re di Ngwetaung di poter tornare al proprio paese. Appena ottenuto il permesso, intraprese il viaggio di ritorno al paese di Bayar, portando via con sé Shin Myayr. Quando arrivarono là, seppero che il re di Bayar nel frattempo era morto e così il principe Kommarbay gli succedette sul trono.

(Storia liberamente tradotta dal testo in inglese tratto da un libretto illustrato in vendita all'ingresso della pagoda delle Grotte di Pindaya)

Torna alla Home Page