CENNI DI STORIA della BIRMANIA

Per facilitare la localizzazione precisa delle varie civiltà e etnie è possibile cliccare sui nomi propri linkati per richiamare la carta politica del paese contenente i nomi in vigore prima dell'ultima variazione decisa dall'attuale Giunta militare.

 

LE ORIGINI

In un antico racconto indiano si narra di un regno di nome Suvannabhumi, regno che potrebbe essere identificato con il paese abitato dal popolo mon e situato nella Birmania meridionale. Anche se si tratta solo di una leggenda, resta comunque l'accenno più antico all'odierna Birmania e quindi merita di essere ascoltato.

Sembra così che nel III secolo a.C. il grande re indiano Asoka, fervente buddista, avesse inviato a Suvannabhumi alcuni suoi monaci con lo scopo di convertire al buddhismo la popolazione lì residente. I monaci vi arrivarono proprio mentre si stava per consumare per l'ennesima volta la tragedia che voleva che, ogni volta che al re del paese nasceva un bambino, un terribile mostro marino uscisse dal mare per divorarlo. I monaci che stavano per assistere alla tragedia, ebbero la prontezza di spirito di pronunciare il Brahmajala, uno dei discorsi di Buddha, riuscendo così a mettere in fuga il mostro. Il re riconoscente si convertì immediatamente al buddhismo, seguito da tutto il suo popolo.

Prendiamo questa notizia per quello che può valere, ma resta comunque un interessante spunto per capire quando e come il buddismo abbia attecchito in Birmania fondendosi con le religioni animiste locali.

Invece le prime notizie documentate sulla Birmania risalgono al 128 a.C. con un semplice accenno ad una strada che univa la Cina con l'Asia occidentale passando per la parte settentrionale dell'attuale Myanmar. Questa terra era abitata dagli Ai-lao, un popolo primitivo che usava forarsi il setto nasale e deformarsi le orecchie con dei pesi.

I primi abitanti della Birmania che abbiano lasciato qualche traccia di sè sono i PYU ( P'iao), etnia risalente al IV secolo d.C., con un regno con capitale a Prome (attuale Pyay) situato lungo il corso del fiume Irrawaddy. I pyu possono essere considerati l'avanguardia dei birmani veri e propri, e anche la loro lingua, come quella dei birmani, apparteneva al ceppo tibeto-birmano. Dai resti archeologici si deduce che questi pyu professavano più religioni, fusesi poi in un sincretismo tra induismo, buddhismo Mahayana e buddhismo Hinayana.

Il regno dei pyu sembra che sia stato disciolto verso l'830/840 a seguito di un intervento delle vicine etnie cinesi che abitavano nello Yunnan.

Durante il regno dei pyu, un'altra importante etnia, quella dei MON, di origine indonesiana, si era sistemata nel territorio dell'attuale Myanmar, in una zona a est dell'Irrawaddy, dando vita a due regni, uno con capitale Hamanvati (odierna Pegu) e uno con capitale Thaton. I mon, popolo raffinato e gioviale, saranno quelli che influenzeranno, sia culturalmente che artisticamente, tutte le successive fasi della civiltà birmana.

Bisogna però arrivare al IX secolo per trovare i BIRMANI veri e propri, una popolazione proveniente dal territorio compreso tra il deserto di Gobi e il Tibet a seguito di prepotenti invasioni dei mongoli, che si installa nella Birmania centrale fondandovi un regno con capitale Pagan (odierna Bagan). Sarà questa etnia quella che poi darà il nome moderno all'intero paese: la traslitterazione in caratteri latini del loro nome originario, bamar, porta a Burma in inglese e poi a Birmania in Italiano. Anche l'attuale nome del paese, Myanmar, deriva da questa etnia: essi erano chiamati anche mranma o myanma e a questo si è ricollegato il Governo del paese nella recente fase di ridenominazione al fine di cancellare ogni ricordo dell'epoca coloniale inglese.

Queste tre dunque sono le etnie principali che danno origine all'antica Birmania: i pyu, i mon e i birmani. E mentre la prima scompare prima della fine del primo millennio senza far più parlare di sé, le altre due, i birmani e i mon, saranno quelle che con una serie di lotte pressoché continue e alterni periodi di predominio, costituiranno le linee guida della storia della Birmania sino ai tempi moderni.

 

L'IMPERO DI PAGAN (1044 - 1287 )

Nonostante che i birmani fossero presenti nel territorio sin dal IX secolo, il loro regno acquistò importanza solo a partire dal 1044 con l'avvento di re Anawratha che creò il primo stato birmano unitario con capitale Pagan. Sotto di lui si registrarono pericolose invasioni dei vicini khmer che lo costrinsero a mettere da parte per un momento le consuete lotte con i mon, per far fronte al comune nemico, alleandosi appunto con il regno mon di Pegu. Naturalmente, una volta sventato il pericolo dei khmer, i birmani sull'onda dell'entusiasmo ne approfittarono per passare alla conquista dell'altro regno mon, quello di Thaton, dando inizio così ad una fusione tra mon e birmani che comunque non troverà mai una definitiva conclusione. In linea di massima possiamo dire che i birmani avevano il sopravvento numerico e i mon quello culturale e artistico.

Durante il regno di Anawaratha si registrarono i primi contatti con Ceylon, contatti particolarmente determinanti per la successiva diffusione del buddhismo theravada in Birmania, per l'avvenuta adozione del canone pali (lingua singalese) per il Tripitaka (l'insieme delle scritture religiose buddhiste) e infine per la costruzione di massicce pagode tra le quali la Shwezigon.

Il successore di Anawaratha fu il figlio Kyanzittha che nel 1086 riuscì a sostituirsi al padre intrecciando un'alleanza con l'ex re mon di Thaton. Anche sotto il suo regno l'integrazione tra le due etnie continuò a svilupparsi anche se sempre caratterizzata dalla schiacciante supremazia della cultura mon come si può vedere dall'architettura religiosa del periodo. Tra i tanti templi edificati, tutti in stile mon, è doveroso ricordare l'Ananda, rimasto sino ad oggi uno dei simboli guida dell'architettura di Pagan.

Dopo re Alaungsithu, al quale dobbiamo la costruzione del tempio di Thatpinnyu, viene re Narathu che nel 1165 subisce l'onta di una sconfitta da parte di un esercito singalese seguita da un breve interregno di qualche anno.

Finalmente nel 1174 re Narapatisithu riuscì a riprendere in mano la situazione e dette il via al vero dominio birmano. Sotto di lui ebbe inizio anche l'utilizzo delle iscrizioni sui templi in lingua birmana e fiorì un nuovo stile architettonico, denominato appunto birmano ( templi di Sulamani, Htilominlo e Gawdawpalin ) caratterizzato da grandi portali che lasciano passare la luce, colori vivaci negli interni e da una accentuazione dell'elemento verticale.

In campo religioso continuarono i contatti con le dottrine buddhiste singalesi, tanto da arrivare ad una scissione nel mondo buddhista e poi alla definitiva scelta birmana per la dottrina Theravada o Hynaiana.

E' particolarmente significativo evidenziare che questa scelta di fede ha contribuito in maniera determinante al mantenimento del buddhismo in Birmania contro la successiva espansione dell'islamismo. Al contrario infatti, nei paesi con buddhismo Mahayana, come erano la Malesia e l'Indonesia, l'islamismo riuscirà a scalzare la precedente religione e a sostituirsi ad essa.

Gli ultimi re di Pagan, come Natonmyr nel 1211 e Narathinapate nel 1256, continuarono nella costruzione di templi e pagode, delle quali ricordiamo Pahabodi, Htiliminlo e Mingalazedi.

 

DAI MONGOLI A PAGAN AGLI SHAN AD AVA

Nella seconda metà del XIII secolo l'espansione del regno mongolo di Kublay Kan arrivò sino alla conquista dello Yunnan con conseguenti inevitabili conflitti di confine con i birmani anche se tra le terre del regno di Pagan e quelle dei mongoli c'era una zona abitatat dalla popolazione thai degli shan. I mongoli, come di loro abitudine e in forza della loro potenza, mandarono a chiedere un tributo al re di Pagan. Lo sprezzante rifiuto di quest'ultimo dette il via all'invasione tartara della Birmania che determinò la fuga del re da Pagan. Di questo ne approfittarono sia il confinante Arakan per proclamarsi indipendente, sia i soliti mon per una loro ennesima ribellione al mai accettato dominio dei birmani. I mongoli misero sul trono di Pagan un re di loro gradimento.

A questo punto della storia entrarono quindi in scena due nuove etnie, quella thai degli SHAN, un popolo bellicoso e guerriero che viveva ai confini con Yunnan e Siam e che la discesa dei mongoli obbligò a scendere verso occidente alla ricerca di nuovi spazi lungo le rive dell'Irrawaddy, e quella degli ARAKANESI, una popolazione di origine bengalese il cui regno, costituito da 500 chilometri di costa nel golfo del Bengala, ebbe a lottare sia contro i birmani a oriente sia contro il Bengala dei Moghul a occidente.

E furono proprio gli shan che nel 1298 riuscirono ad impadronirsi di Pagan cacciando il re insediatovi dai mongoli e divenendo negli anni successivi, insieme ai birmani, i dominatori di tutta la Birmania settentrionale e centrale.

Una parte di birmani però non accettando la spartizione del potere con gli shan decise di cercare nuovo spazio verso sud, scontrandosi prima con i mon di Pegu e infine trovando finalmente un po' di pace insediandosi a Toungoo dove dettero vita ad un nuovo regno.

Intanto gli shan nel 1312 trasferirono la capitale del regno prima da Pagan a Pinja e poi, superando nel 1335 una lite di famiglia che dette origine ad un nuovo regno shan con capitale a Sagaing, nel 1364 ad Ava dando il via al principato omonimo.

 

DAL 1364 AL 1752, REGNI BIRMANI, MON E SHAN

Continua il tormentone con il regno di Ava (birmani e shan) che invano tenta di assoggettare i mon di Pegu: la soluzione finale sembrava a portata di mano nel 1415 quando i birmani, ormai vicini a sconfiggere definitivamente i Mon ai quali era rimasto soltanto Pegu e il porto di Mortaban, si videro costretti a tornare precipitosamente ad Ava minacciata da una ribellione degli shan perdendo così l'occasione per una vittoria decisiva.

Un nuovo cambiamento di potere in Cina, verso il 1373 la dominazione dei mongoli ha termine con l'avvento della dinastia Ming influenza le croniche lotte etniche in Birmania tra i regni di Arakan, Ava (shan e birmani ), Pegu (Mon e birmani ), Toungoo (birmani e karen) fino a sfociare nel 1445 in una invasione della Birmania alla disperata ricerca di sbocchi al mare verso sud. Per qualche tempo i cinesi assumono così una certa sovranità sul regno di Ava fino al 1527 quando gli shan la riconquistano cacciando gli stranieri.

 

Nella prima metà del XVI secolo, grazie al piccolo regno di Toungoo, fondato verso il 1300 dai birmani transfughi da Pagan, si assiste ad una riunificazione della Birmania. Il suo re, Tabinshweti, prima libera Ava dagli shan e poi rivolge le sue attenzioni al residuo regno mon di Pegu che nel frattempo doveva vedersela anche con le mire dei siamesi di Changmay e Ayutthaya.

I mon avevano da qualche tempo spostato la loro capitale a Martaban e vivevano un periodo di pace e prosperità, contenti di potersi dedicare allo sviluppo delle loro inclinazioni culturali: a questo periodo risalgono la riparazione ed elevazione della pagoda di Shwe Dagon nei pressi dell'odierna Rangoon, la costruzione del porto di Syrian e l'incremento dei rapporti con Ceylon con lo scopo di aumentare la diffusione della dottrina buddhista Hynaniana.

Intanto cominciano ad apparire nelle zone dell'Asia sud-orientale, i primi viaggiatori europei. E sarà con l'aiuto dei portoghesi che nel 1535, re Tabinshweti, invade il delta dell'Irrewaddy e assoggetta l'intero regno mon di Pegu.

La serie di successi tonifica i birmani che, prima con Bayinnaung e poi con suo figlio Nanda Bayin, tentano invasioni dell 'Arakan, del Siam e del Laos senza però riuscire ad ottenere successi definitivi e completi perché sempre richiamati in patria nel momento più bello dalle continue rivolte dei mon a Pegu e degli Shan ad Ava.

Re Bayinnaung riuscì comunque a dare una parvenza di unificazione del regno birmano, anche se i singoli regni accorpati, l'Arakan, il Laos, Ava, Pegu, Toungoo, Chiangmai e Ayutthaia in Siam, non rinunciarono mai al loro desiderio di completa indipendenza. E forse per farsi perdonare delle tante vite umane distrutte per appagare la sua sete di conquista, costruì numerose pagode e mantenne diverse comunità di monaci.

Sotto il suo successore, re Nanda Bayin, i siamesi di Ayutthaia nel 1587 impedirono l'ennesima invasione birmana e ottennero l'indipendenza piena dando il via allo smembramento del regno birmano. Nel 1592 poi un nuovo tentativo di invasione birmana venne nuovamente bloccato dando il via addirittura ad una inversione di tendenza: da allora in poi saranno infatti i siamesi ad invadere la Birmania, cominciando con la conquista del porto di Martaban.

Lo smembramento del regno birmano continuò poi con l'indipendenza di Chiengmai e infine con una serie di liti interne tra Prome, Toungoo, Ava e Pegu, governate da fratelli del re, ai quali poi si aggiunse l'Arakan, che portarono a nuovi frazionamenti culminati con la caduta di Pegu nel 1599 che sancì la fine del regno birmano unificato.

Con l'avvenuta disintegrazione del regno birmano si intensificarono anche gli effetti delle influenze degli europei. Primo tra tutti il portoghese De Brito che arrivò addirittura ad una alleanza matrimoniale facendo sposare suo figlio con la figlia del re di Martaban.

Nonostante tutto i birmani non desistettero dai loro desideri di ricostituzione dell'impero e nel 1608 il re Anaukpethun riconquistò Prome, Toungoo e Syriam. Di nuovo galvanizzati i birmani ritrovarono interesse per Chiengmai rinunciando però a mire sul Laos e su Ayutthaia. Durante questa fase la capitale del regno venne spostata da Ava a Pegu per poi tornare ad Ava.

Inevitabilmente i mon non sopportarono più di tanto la dominazione birmana e infatti una loro ennesima insurrezione culminò nel 1752 con l'occupazione di Ava e la deposizione dell'ultimo re della dinastia di Toungoo. I mon tornarono così a Pegu convinti di aver definitivamente sistemato i birmani. Ma non sapevano che a Martaban già si stava preparando un risveglio nazionale.

Mentre aumentano gli interessi commerciali in Birmania da parte degli olandesi, degli inglesi e dei francesi, tornano in prima linea i già vissuti problemi di confine con la Cina: ora è la volta dei Ming che, scacciati dai Manciù, si riparano nello Yunnan e chiedono aiuti agli shan.

 

 

 

LA DINASTIA BIRMANA DI KONBAUNG (1752 - 1824)

Ma il predominio mon durò pochissimo. Un capo ribelle birmano, Aungzeya, divenuto poi Alaungpaya, nel 1754 riuscì in breve tempo a mettersi a capo di un movimento nazionale costringendo i mon a lasciare Ava e a rifugiarsi a Prome e dando così inizio alla dinastia birmana di Konbanug. Alaungpaya proseguì nelle sue riconquiste con Prome, Toungogo e Dagon: qui celebrò una grande festa nella pagoda Shwedagon e vi intraprese la costruzione di una nuova città con l'intenzione di farne il porto principale del regno, città che in segno di buon auspicio, chiamò Rangoon , la fine della contesa. Alla ricostituzione del precedente regno unificato birmano mancavano però Pegu e Syriam che erano ancora in mano mon.

Nel frattempo le sempre più frequenti e interessate intromissioni di francesi e inglesi comunque non interferivano direttamente nella eterna guerra tra birmani e mon.

Nel 1756 l'ennesimo tentativo birmano di riconquistare Syriam, e nel 1757 Pegu, ebbero finalmente successo ma come da copione i mon continuarono a non darsi per vinti.

Poi, sull'onda dell'entusiasmo, i birmani riprovarono con l'invasione del Siam verso Ayutthaia, riuscendo a conquistare Chiengmai, Vientane e la stessa Ayutthaia che nel 1767 venne distrutta e incendiata.

Queste conquiste birmane finirono però per impensierire i vicini cinesi dello Yunnan che prima attaccarono i birmani favorendo così la riconquista di Ayutthaia da parte dei siamesi nel 1768, e poi, forse anche perché infastiditi dalle turbolenze dei principati shan e credendone artefici i birmani, intrapresero una serie di campagne tendenti ad invadere la Birmania e Ava in particolare.

Iniziarono nel 1766 con l'invasione dello stato shan di Kentung, invasione prontamente bloccata grazie all'intervento dell'esercito birmano di Ava che riuscì a ricacciare i cinesi nello Yunnan. Ma i cinesi non si dettero per vinti e così l'anno successivo tornarono in forze ad invadere la Birmania riuscendo ad arrivare a pochi chilometri da Ava, dove i birmani però ottennero una nuova orgogliosa vittoria e ricacciarono per la secondo volta gli invasori stranieri. Nel 1769 un terzo tentativo che ebbe lo stesso risultato militare portò infine alla conclusione di una pace cino-birmana che dette il via a cordiali e produttive relazioni tra i due paesi.

Ma ormai anche il regno unificato sotto la dinastia di Konbaung era destinato a disintegrarsi. Anno dopo anno i birmani dovettero rinunciare al Siam, al Laos, a Chiengmai, e a seguito dell'ennesima insurrezione mon, subire l'assedio e l'incendio di Rangoon.

Nel 1782, a seguito di un intrigo di palazzo, salì al trono Bodawpaya, fratello minore del re deceduto, che si rivelò un abile statista nonostante che la sua prima preoccupazione fosse stata quella di eliminare fisicamente ogni possibile pretendente al trono. Poi, come si usava, per farsi perdonare di tanto spargimento di sangue, costruì una nuova pagoda a Sagaing.

Bodawpaya trasferì la capitale a Amarapura nel 1783, e dimostrando la validità delle sue capacità amministrative istituì il primo registro generale delle entrate.

In campo militare non volle essere da meno dei predecessori e si dedicò alla riconquista dell'Arakan che divenne una provincia birmana: fu lui che nel 1785 volle che la famosa statua di Mahamuni, presente nell'Arakan sin dai primi anni dell'era cristiana, venisse portata a Mandalay dove è tuttora visibile e primaria meta di pellegrinaggio.

La conquista dell 'Arakan dette anche inizio alle relazioni commerciali e diplomatiche con la Gran Bretagna che nel frattempo aveva colonizzato l'India.

Non contento dell'Arakan, il re partì poi alla conquista del Siam e di Chiengmai, incassando però un ennesima sconfitta, a seguito della quale, per farsi perdonare, costruì alcune pagode a Mingun.

Con il passare del tempo gli incidenti di frontiera tra l'Arakan birmano e il Bengala britannico aumentarono contribuendo a rendere sempre più tese le relazioni tra Inglesi e Birmani. Questi incidenti erano causati dal fatto che i patrioti arakanesi, per sfuggire alla dominazione birmana, si rifugiavano a Chittagong in Bengala provocando l'inevitabile richiesta birmana ai britannici di rifiutarne l'asilo, richiesta che naturalmente i britannici non potevano accogliere. Come se queste complicazioni diplomatiche non bastassero i birmani poi partirono alla conquista dell'Assam innescando così, alla fine nel 1824, un conflitto che verrà poi definito la prima guerra anglo-birmana.

 

 

BIRMANIA, PROVINCIA BRITANNICA (1824 - 1885)

Gli inglesi, confidando anche in un appoggio da parte dei mon contro i loro eterni nemici birmani, occuparono subito Rangoon rimanendovi però intrappolati fino alla fine del monsone. I mon stranamente rifiutarono l'appoggio ai britannici e addirittura non approfittarono del momento per ribellarsi ai birmani. Poi, nonostante una superiorità numerica dell'esercito birmano, gli inglesi riuscirono a continuare l'avanzata e a conquistare Prome, alla quale seguirono Syriam, Martaban e Mergui.

La morte di Bandula, valido generale birmano, e l'occupazione inglese di Prome, terrorizzarono i regnanti di Amarapura che, anche a seguito di una nuova sconfitta militare, si videro costretti ad accettare pesanti condizioni: il trattato di Yandaro del 1826 prevedeva la cessione dell 'Arakan, dell'Assam, del Tenasserim e di altre regioni, il pagamento di un forte indennizzo e l'obbligo di ospitare un residente inglese ad Amarapura.

La sconfitta con la Gran Bretagna ebbe gravi ripercussioni sulla storia della Birmania: la sua potenza militare e il suo prestigio erano ormai irrimediabilmente rovinati.

Le clausole del trattato prevedevano uno scambio di ambasciatori, ma i birmani trovarono sempre una scusa qualsiasi per evitare di mandare un loro rappresentante a Calcutta, molto probabilmente perché il re birmano trovava riduttivo il fatto di aver a che fare con la Gran Bretagna tramite una sua colonia è cioè con l'India anziché direttamente con la regina.

Il re birmano, scosso dalla sconfitta, nel 1835 fu dichiarato incapace e sostituito dal fratello Tharrawaddy. Quest'ultimo, appena insediato sul trono, annunciò il ripudio del trattato con la Gran Bretagna, e ignorando fino all'offesa il residente inglese ad Amarapura, lo costrinse a trasferirsi a Rangoon. Ormai una seconda guerra anglo-birmana sembrava inevitabile, ma la Gran Bretagna era già impegnata in Afghanistan e quindi nonostante il mancato rispetto degli accordi da parte dei birmani, la pace continuò.

Nel 1846 il re morì e venne sostituito da Pagan Min. Seguì un periodo di tirannia e atrocità. Un ultimatum inglese richiedente il rimborso dei danni di guerra subiti non ottenne risposta dai regnanti di Amarapura e quindi fu inevitabile nel 1852 una nuova occupazione militare da parte dei britannici di Rangoon e Martaban.

Nel 1853 salì sul trono birmano un nuovo re, Mindon, che si rivelò un fervente buddista e assolutamente contrario alla guerra e alla violenza. Questo portò finalmente ad un miglioramento dei rapporti anglo-birmani e la Gran Bretagna procedette con l'unificazione delle varie zone birmane occupate in una unica provincia della Birmania britannica con capitale Rangoon. Rangoon venne così sviluppata dagli inglesi tanto da divenire poi il maggior porto d'imbarco del riso del mondo intero.

A questo punto il regno rimasto al re birmano Mindon comprendeva solo il paese d'origine d'eccellenza dei birmani più le zone montuose settentrionali abitate dagli shan, chin e kachin. Mindon seppur consapevole della sua attuale debolezza dovuta soprattutto all'avvenuta perdita di ogni accesso al mare, nel golfo del Bengala con la perdita dell'Arakan e nel mar delle Andamane con la perdita di Pegu, preferì accettare la situazione dedicandosi all'approfondimento della religione buddista, provvedendo a trasferire nel 1857 la capitale a Mandalay, ove fece costruire la sua nuova residenza all'interno di una cinta muraria quadrata di due chilometri di lato. Abbellì la città di numerosi edifici religiosi tra i quali la incredibile Kuthodaw paya costituita da una grande pagoda centrale circondata da altre 733 piccole contenenti ciascuna una lastra di marmo eretta verticalmente che recano incisi in caratteri birmani tutti i versi del Tripitaka, i tre canestri della bibbia buddista e cioè il Sutta, il Vinaya e l'Abhidammapitaka.

Nel frattempo il grande mercato della Cina cominciò a far gola agli europei, inglesi in testa seguiti dai francesi, i quali cominciarono a studiare l'opportunità di costruire una strada che arrivasse in Cina passando appunto dalla Birmania.

Sempre sotto re Mindon fu eretto un nuovo hti (ombrello tempestato di gemme del valore all'epoca di 62.000 sterline che ancora oggi è sulla cupola) sulla sommità della pagoda Shwedagon a Rangoon.

Sempre in questo periodo iniziarono rapporti commerciali con l'Italia mentre la Francia dimostrava sempre più interesse verso il Tonchino.

Nonostante tutto però i rapporti anglo-birmani proseguirono con molte difficoltà e ogni scusa era buona per litigare. Come lo fu la famosa "questione delle scarpe" sollevata dal rappresentante inglese, arrabbiato per il fatto di essersi dovuto togliere le scarpe e mettersi seduto per terra di fronte al re birmano a Mandalay.

Nel frattempo re Mindon morì e fu sostituito da re Thibaw. Fortunatamente per la Birmania la Gran Bretagna era all'epoca impegnata militarmente sia in l'Afghanistan che contro gli zulù in Africa e quindi un nuovo intervento bellico veniva continuamente rimandato.

Alla fine però una richiesta di danni avanzata dal re birmano ad una società inglese che commerciava in legname, venne presa a pretesto dai britannici per marciare su Mandalay nel 1885. In due settimane Mandalay fu conquistata e re Thibaw si arrese senza condizioni.

 

 

 

LA BIRMANIA BRITANNICA (1886/1942)

Dal 1° gennaio 1886 la Birmania venne ufficialmente unita all'impero britannico dell'India. Le successive annessioni degli stati shan, chin e del Tenasserim portarono ad alcuni problemi diplomatici con la Cina che riteneva la Birmania suo stato vassallo in forza di un tributo che, affermavano i cinesi, periodicamente i re birmani erano soliti pagare. Gli inglesi riuscirono poi a dimostrare che in realtà questo pagamento di tributo altro non era che uno scambio di doni reciproco tra birmani e cinesi e quindi si arrivò ad un pacifico accordo anglo-cinese.

La Gran Bretagna commise il grave errore di annettere la Birmania all'impero Indiano. Questo comportò il tentativo di copiare in Birmania l'apparato amministrativo indiano. E così si trovarono a dover fare i conti con l'individualismo birmano: in Birmania l'unico modo per fare qualcosa era di farlo secondo le consuetudini birmane; la gente delle campagne continuava a vivere come aveva sempre fatto. Pochi furono quelli che si trasferirono in città.

L'esercito birmano non si arrese e si disperse nella foresta dando vita ad una guerriglia continua mentre l'abolizione della monarchia portò a cinque anni di disordini.

Altro fatto negativo fu che le autorità britanniche, forse per rispetto all'India, dovettero assumere in Birmania un atteggiamento negativo rispetto alla religione buddista e questo provocò ribellioni anche da parte dei monaci e della loro suprema autorità che era il Thathanabaing. Altro problema sorse proprio con le scuole religiose che videro sempre più ridursi il numero degli allievi a favore delle scuole laiche.

Nel 1920 il sentimento nazionale della popolazione birmana raggiunse il massimo della rabbia e, a seguito di manifestazioni di protesta, la Gran Bretagna dovette accettare di estendere anche alla Birmania la cogestione come nelle altre provincie indiane. Il regime di cogestione, o diarchia, durò sino al 1937 quando la Birmania venne finalmente separata dall'India. Il governo birmano era così sottoposto al diretto controllo di un Ministro inglese.

Gli effetti economici della dominazione britannica si videro soprattutto nell'aumento della produzione del riso del quale la Birmania divenne uno dei principali esportatori mondiali, tanto da farlo risultare una delle voci più importanti del suo bilancio, il notevole aumento di lavoratori immigrati indiani, l'intenso sfruttamento delle enormi foreste di tek e legno ferro impiegato nella costruzione di carrozze ferroviarie, lo sfruttamento delle miniere di piombo, argento e petrolio e lo sviluppo dei trasporto fluviali nonché la costruzioni di strade e ferrovie.

L'URTO DEL GIAPPONE (1942 - 1945)

Il mese successivo all'attacco giapponese a Pearl Harbor, nel gennaio del 1942 i giapponesi invasero la Birmania su due fronti, il Tenasserim e Pegu. Il 7 marzo gli inglesi dovettero abbandonare Rangoon e ritirarsi a Prome. Ad aprile tutta la valle dell'Irrawaddy era in mano nipponica. I funzionari inglesi e indiani fuggirono in India. A questo periodo risale la famosa costruzione della "ferrovia della morte" (cosiddetta per le migliaia di uomini adibiti al lavoro forzato che vi morirono) che doveva collegare la Birmania a Bangkok e che diventerà famosa con il film Il ponte sul fiume Kway. Da rilevare in questo periodo l'esistenza di un solo movimento di resistenza e precisamente quello dei karen, aiutati dai britannici. Di minore importanza fu la costituzione di un piccolo movimento di resistenza di ispirazione comunista.

Nel 1943 i giapponesi fecero della Birmania un paese formalmente indipendente ma in sostanza retto da un regime fantoccio alle loro dipendenze.

Tra tutti i paesi occupati dai giapponesi la Birmania fu quello che soffrì di più: molte città ridotte in cenere da incursioni aeree prima dell'invasione; pozzi petroliferi e vie di comunicazioni distrutte. Arresto totale delle esportazioni di riso.

I giapponesi avevano costituito e organizzato un esercito nazionale birmano posto sotto il comando di Aung San. Quest'ultimo però, segretamente in contatto con i britannici di Lord Mountbatten, non appena la potenza giapponese cominciò a disintegrarsi, avanzò in fretta con il suo esercito verso Rangoon riuscendo a conquistarla il 1 maggio del 1945. Nei mesi successivi i giapponesi continuarono a perdere terreno sia in Birmania che in tutte le altre zone occupate fino al 10 agosto quando capitolarono definitivamente accettando le condizioni di resa imposte dagli alleati.

 

IL DOPOGUERRA (1945/1950)

I Birmani accolsero con gioia la vittoria degli inglesi, confidando però nel mantenimento di quella specie di indipendenza ottenuta sotto il giogo giapponese. Gli inglesi invece, una volta tornati, rivelarono che avrebbero accordato alla Birmania il pieno autogoverno ma nell'ambito del Commonwalth inglese . Aung San invece che era ormai il leader incontrastato birmano, mirava ad una piena indipendenza. Oltre al problema dell'indipendenza c'erano anche i problemi materiali di ricostruzione del paese e delle sue strutture commerciali. Il paese era in preda al caos. Aung San nel 1946 fu nominato presidente del consiglio. Vennero fuori i problemi dei gruppi etnici non birmani e cioè i karen, shan, cachin, chin, che reclamavano una indipendenza o quanto meno non volevano dover sottostare ai birmani. Aung San si rivelò comunque capace di dominare la situazione e forse se non fosse stato ucciso insieme ad altri e la definitiva indipendenza del paese che venne deliberata dal 4 gennaio 1948. sei ministri del suo governo nel 1947 da sicari assoldati dal rivale U Saw, sarebbe riuscito a mettere tutti d'accordo. Morto Aung San, mancò al paese un leader in grado di sostituirlo. Il suo vice, Thakin Nu, fece quello che poteva arrivando anche a far approvare una nuova costituzione e a negoziare con la Gran Bretagna l'uscita dal Commonwealth

Nonostante la grave crisi del paese, i problemi etnici sempre più pressanti, su tutti quello con l'etnia dei karen, l'assassinio di un membro del governo, Thakin Nu riuscì con la sua limpida onestà a ridare fiducia al paese.

L'INDIPENDENZA (1945 - 2002)

Dal 1950 al '53 sorsero alcuni incidenti diplomatici con la Cina comunista, sfociati anche in piccoli scontri militari, causati dal fatto che alcuni cinesi nazionalisti, riparati nello Yunnan, spesso sconfinavano nelle terre birmane per sfuggire ai comunisti.

Nel 1953 la situazione economica continuava a peggiorare. Gli aiuti economici degli americani erano ormai cessati. La ridistribuzione delle terre tra i contadini, in misura esigua per la verità, non dette i risultati sperati. E poi era sempre più forte il problema delle etnie. La salvaguardia dell'unità nazionale passò avanti a tutto il resto. La costituzione riconosceva ai Karen e agli shan il diritto alla secessione solo dopo il decimo anno. I karen non soddisfatti tentarono un'uscita anticipata con la forza per costituire un loro stato indipendente. La stessa soluzione avrebbero potuto adottarla gli arakanesi dell'Arakan e i mon del Tenasserim. Il premier U Nu si trovò costretto a prepararsi ad accogliere queste richieste. Successive crisi all'interno del governo portarono al comando U Ba Swe e sfociarono infine nel 1958 in una richiesta al generale Ne Win, comandante in capo dell'esercito, di assumere il potere per pacificare il paese nell'attesa di poter indire nuove elezioni.

Il governo militare dimostrò subito un'efficienza e una integrità che sembravano dimenticate. E così fu che le elezioni furono rinviate e Ne Win si vide prorogare il mandato dal parlamento.

Nel 1960 ci furono finalmente le elezioni che videro, grazie all'appoggio della chiesa buddista e del cittadino medio contrario ai militari, la schiacciante vittoria del partito di U Nu che ridivenne primo ministro.

Ma i soliti problemi tornarono al pettine e alla fine nel 1962 ci fu il colpo di stato dei militari che rimisero a capo dello stato il generale Ne Win che con il Partito unico del programma socialista birmano guidò il paese per gli anni successivi.

Tra il 63 e il 66 furono nazionalizzati i principali settori dell'economia. Le guerriglie etniche e comuniste continuarono e il paese di isolò sempre di più in campo internazionale. Nel 1974 viene proclamata la repubblica socialista ma, acuite anche dalla fine della guerra del Vietnam, aumentarono le tensioni interne e alla fine del 74 si verificarono a Rangoon gravi incidenti.

Comunque tra scontri e movimenti separatisti si arriva sino al 1988 quando a Rangoon si ebbero violenti scontri tra polizia e dimostranti con 30 morti. I successivi disordini obbligarono Ne Win a chiedere le dimissioni. Ma subito dopo un nuovo colpo di stato militare portò al potere lo SLORC con a capo il generale Saw Maung che provvide subito a reprimere disordini e manifestazioni al prezzo di oltre 1000 morti.

Nel 1989 la Birmania cambiò nome in Myanmar, chi dice per togliere qualsiasi indicazione etnica nel nome senza privilegiare quindi i birmani, anche se questa ipotesi cozza con il fatto che l'altro nome dei birmani era appunto mranma o myanma.

Nel 1990 si svolgono elezioni democratiche indette dal regime militare, con la schiacciante vittoria dell'opposizione guidata da Aung San Suu Kyi, la figlia dell'eroe nazionale Aung San. Saw Maung, che evidentemente non aveva previsto tale risultato, dichiara che il parlamento seppur regolarmente eletto, viene congelato e che l'esercito resta al potere sino alla formulazione di una nuova costituzione. I leader dell'opposizione vengono arrestati.

Nel 1991 Aung San Suu Kyi riceve il premio Nobel per la pace ma nonostante questo continua ad essere tenuta agli arresti domiciliari. Non può tornare in Inghilterra, dove aveva vissuto sino a poco prima insieme al marito inglese e ai due figli, perché, sapeva che una volta uscita, non le sarebbe stato più possibile rientrare nel paese.

Nel maggio del 2002 la Giunta militare al potere concede finalmente ad Aung San Suu Kyi la piena libertà consentendole anche di andare a Mandalay. Questo fa ben sperare per il futuro del paese, sia in termini di democrazia che in termini economici: evidentemente la giunta spera che in cambio della riacquistata libertà, la Signora Aung dia il via libera agli indispensabili aiuti umanitari dall'estero.

BREVE AGGIORNAMENTO: ad oggi, dicembre 2006, dobbiamo notare che le previsioni "ottimistiche" espresse quattro anni fa non sono ancora sfociate in cambiamenti positivi in quanto la situazione politica è addirittura, se possibile, peggiorata. Ci viene infatti fatto notare che Aung San Suu Kyi e' nuovamente, da alcuni anni, agli arresti domiciliari. Addirittura la giunta militare sta creando dei problemi persino per le visite che dovrebbe farle il suo medico personale, limitandole di fatto ad una visita al mese quando lei ne avrebbe una necessita' piu' frequente.

 

 

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