CAMMINARE CON CRISTO

Testo: Efesini 4, 1

« Io dunque, il prigioniero per il Signore, vi esorto a camminare nel modo degno della vocazione a cui siete stati chiamati »

Vi esorto a camminare

L’apostolo Paolo scrive la sua lettera agli Efesini mentre si trova in prigione, incatenato a causa della sua predicazione. Egli, che aveva percorso in lungo e in largo il mondo allora conosciuto per predicare la buona notizia della salvezza per mezzo di Cristo, si trova ora incatenato proprio a causa di questa predicazione. Pur essendo impedito nei suoi movimenti il suo spirito libero non conosce però momenti di sosta. Non potendo predicare la Parola direttamente a viva voce, egli affida il suo messaggio di salvezza alla parola scritta che invia alle chiese sotto forma di epistole per mezzo dei suoi più stretti collaboratori. Paolo, infatti, è convinto profondamente che, nonostante le sue catene « la Parola di Dio non può essere incatenata » (2 Ti 2, 9); la prorompente vitalità di questa Parola investe le persone e le trasforma facendo loro superare qualsiasi impedimento fisico.

Così l’apostolo Paolo, pur non potendosi muovere a causa della sua prigionia, non può fare a meno di esortare gli Efesini e indirettamente tutti noi a « CAMMINARE». Questa parola è usata molto spesso nel Nuovo Testamento in senso figurato per indicare che la vita del cristiano non è caratterizzata dall’immobilismo, ma è una vita dinamica, sempre in movimento, che deve continuamente progredire nella via della salvezza indicataci da Dio.

Del resto spesso Gesù si rivolge a coloro che si avvicinano a lui dicendo loro semplicemente: «SEGUITEMI ». Questo invito è stato da lui rivolto a quasi tutti gli apostoli che non hanno avuto alcun indugio ad abbandonare ogni cosa per seguirlo. A coloro che volevano seguirlo, Gesù non prometteva ricchezze ed onori, ma soltanto abnegazione e sacrifici perché egli stesso non aveva dove posare il capo.

Molti non ebbero alcuna esitazione ad accogliere il suo invito perché avevano intravisto nel Maestro colui che poteva condurli oltre i confini della loro vita terrena. Tanti altri invece preferirono ignorare le sue parole perché troppo attaccati alle cose materiali della loro esistenza terrena.

Così, ad esempio, il giovane ricco, pur essendo un uomo religioso in quanto metteva in pratica i comandamenti di Dio, si allontanò da Gesù con il volto triste perché riponeva tutta la sua fiducia nelle proprie ricchezze e non seppe rinunziare ad esse.

Gesù, dunque, con il suo invito a seguirlo, vuole farci intraprendere un cammino accanto a Lui, un cammino però accidentato, pieno di ostacoli, ma che, se viene percorso con costanza fino alla fine, ci condurrà inevitabilmente verso la vita eterna.

Se esaminiamo la Parola di Dio, ci accorgiamo che la storia della salvezza è costellata da un continuo partire ed incamminarsi verso un luogo stabilito da Dio. Così Abramo, al comando di Dio, lascia la sua casa, i suoi parenti, la sua terra e s’incammina verso una meta che lui stesso non conosceva. Negli esempi di fede riportati al capitolo 11 del libro degli Ebrei troviamo scritto ai vv 8 e 9: «Per fede Abramo, quando fu chiamato, ubbidì per andarsene verso il luogo che doveva ricevere in eredità; e partì non sapendo dove andava »

Il popolo ebraico stesso, chiamato da Dio per mezzo di Mosè, abbandonò l’Egitto, dove si trovava in schiavitù, e si avviò attraverso il deserto verso la terra promessa. Dopo aver vagato per 40 anni nel deserto, dopo aver sofferto la fame e la sete, dopo mille peripezie, dopo molte cadute e tradimenti, alla fine i figli di coloro che erano partiti arrivarono in Palestina, nella Terra Promessa ai loro padri.

Allo stesso modo la vita del cristiano può essere paragonata ad un Esodo: Il credente esce dal suo stato di peccatore e si avvia nel cammino tracciato da Cristo per giungere alla fine nella dimora celeste preparata da Dio. Egli è consapevole che questa vita terrena non è la sua dimora definitiva, ma soltanto un breve pellegrinaggio per giungere alla dimora eterna. Questo ci viene spiegato dall’apostolo Paolo con bellissime parole nei versetti che possiamo trovare in 2 Corinzi 4, 16 fino a 5, 10.

in modo degno della vocazione . . .

Ma come dobbiamo camminare? Paolo ci esorta a «camminare in modo degno della vocazione alla quale siamo stati chiamati ». Ci sono infatti vari modi di camminare. Paolo scrivendo ai Filippesi dice che «alcuni camminano da nemici della croce» (Filippesi 3, 18-21). Giovanni afferma che si può continuare a camminare nelle tenebre (1 Giovanni 1, 6-7).

La via nella quale Cristo ci invita a camminare è una sola ed è quella che lui stesso ha tracciato per noi con il suo sacrificio sulla croce e con la sua gloriosa resurrezione. Gesù infatti disse: « Io sono la Via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Giovanni 14, 6). Non ci possono essere alternative, se ci avviamo per la via indicataci da Gesù e la percorriamo con costanza fino in fondo, alla fine troveremo la Casa Eterna che Dio ha preparato per i suoi figli.

Viceversa se cerchiamo altre strade che ci vengono dettate dal nostro cuore e dalla nostra ragione, che a prima vista ci sembrano migliori, sapremo senz’altro dove inizieremo il nostro cammino, ma non sapremo dove esse alla fine ci condurranno. In Proverbi troviamo scritto: « Vi è una strada che all’uomo sembra diritta, ma che finisce per condurre alla morte» (Pr 14, 12; 16, 25) «Chi confida nel proprio cuore è uno stolto, ma chi cammina saggiamente sarà salvato » (Pr 28, 26). Nel Salmo 1, 1 il salmista proclama «Beato l’uomo che non cammina nel consiglio degli empi, non si ferma nella via dei peccatori e non si siede in compagnia degli schernitori».

Gesù quindi nell’invitarci a seguirlo ci esorta ad abbandonare ogni nostro interesse terreno. Dobbiamo abbandonare le nostre idee personali che ci tengono ancora legati al nostro vecchio mondo, dobbiamo abbandonare la nostra superbia umana che ci spinge a scelte diverse da quelle proposteci da Dio, dobbiamo abbandonare il nostro vecchio uomo con tutti i suoi difetti, modellato secondo le regole di questo mondo ed indossare le vesti della nuova creatura che è stata creata ad immagine e somiglianza di Dio.

Molti Ebrei in occasione dell’esodo abbandonarono l’Egitto e si avviarono verso la terra promessa, ma la maggior parte di essi non giunse mai a destinazione perché durante il cammino preferirono seguire le proprie vie anziché quelle indicate da Dio. L’apostolo Paolo mette in guardia anche noi contro questa triste eventualità portando come esempio proprio l’esodo del popolo ebraico dall’Egitto. Egli ci dice che l’esempio del popolo ebraico è stato riferito per nostro insegnamento e per nostra ammonizione. Paragonando il passaggio del Mar Morto al battesimo cristiano, egli afferma che pur avendo effettuato questo passaggio obbligatorio, molti non giunsero mai alla Terra Promessa a causa delle loro ribellioni e dei loro numerosi tradimenti.

Aver creduto, essersi ravveduti ed essere stati battezzati rappresenta quindi soltanto l'inizio del nostro cammino verso la salvezza. Noi eravamo estranei e nemici a causa delle nostre opere malvage. Ma Dio ci ha riconciliati con Lui facendoci comparire davanti a sé santi, irreprensibili e senza colpa per mezzo del sacrificio espiatorio di Gesù Cristo a patto però che noi perseveriamo «nella fede, essendo fondati e fermi, senza essere smossi dalla speranza dell'Evangelo » che abbiamo udito e che è stato predicato ad ogni creatura che è sotto il cielo (Cl 1, 21-23).