LE COSE DI LASSÙ
(Colossesi 3, 1-4)
«Se dunque siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo è seduto alla destra di Dio.
Abbiate in mente le cose di lassù, non quelle che sono sulla terra,
perché voi siete morti e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio.
Quando Cristo, che è la nostra vita apparirà, allora anche voi apparirete con lui in gloria»
Ricollegandosi direttamente con quanto aveva già detto al cap.
2 ai vv. 12-13, in cui aveva parlato della sepoltura dell’uomo vecchio e
peccatore e della sua risurrezione a nuova vita, nel battesimo, mediante
la fede in Cristo, Paolo ora trae la necessaria conseguenza: «Se dunque
siete risuscitati con Cristo», ora tutto il vostro interesse, la vostra
attenzione, i vostri pensieri, i vostri desideri, le vostre aspirazioni,
il vostro comportamento, l’intero vostro essere, anima spirito e corpo, non
può essere rivolto che verso un’unica direzione: il cielo, e
cioè «le cose di lassù»
Anzi Paolo dice addirittura che non solo noi dobbiamo «cercare le cose
di lassù», ma queste cose devono essere l’oggetto principale
dei nostri pensieri: «abbiate in mente le cose di lassù».
Non più le cose terrene, di questo mondo che passa, ma le cose che
riguardano il cielo, il quale deve essere la meta verso la quale aspiriamo
con tutte le nostre forze.
Anche ai Filippesi Paolo scrive (Fl 3, 20) che la nostra cittadinanza non
è in questo mondo, ma nei cieli ed è lì che dobbiamo
assolutamente concentrare tutte le nostre aspirazioni. Pur vivendo in questa
terra, noi qui siamo soltanto di passaggio, in quanto la nostra dimora definitiva
sarà il cielo, ed è appunto per questa dimora definitiva dei
cieli che noi dobbiamo prepararci.
Paolo invitandoci a guardare verso il cielo, è in perfetta sintonia
con Cristo, il quale a sua volta ci invita a riporre le nostre speranze non
nelle cose effimere di questo mondo che procurano solo dolore e sofferenza,
ma nei cieli dove il nostro tesoro sarà custodito senza deperire e
senza procurarci inutili affanni. Rimangono infatti indelebilmente incise
nei nostri cuori le sue famose parole:
«Non vi fate tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano,
e dove i ladri sfondano e rubano, anzi fatevi tesori in cielo, dove né
tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non sfondano e non rubano.
Perché dov’è il vostro tesoro, là sarà anche
il vostro cuore» (Mt 6, 19-21)
«Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte» (Mt 6, 33).
Tornando al nostro brano di Cl 3, Paolo ci vuole far comprendere che se la
nostra vita cristiana inizia per noi con il sacrificio di Cristo, tale vita
sarebbe imperfetta e del tutto inutile se non ci fosse poi il desiderio e
l’impegno costante da parte nostra di guardare verso la meta finale che Gesù
ha preparato per noi. Se viviamo in Cristo, al quale siamo stati uniti nel
battesimo e mediante il quale abbiamo vinto il male e le forze della malvagità
di questo mondo disubbidiente, allora dobbiamo indirizzare le nostre energie
verso due impegni primari, ben precisi e tra loro collegati: Cercare le cose
di lassù, avere in mente le cose di lassù.
Cercare le cose di lassù.
Gesù ha promesso: «Chi cerca trova» (Mt 7, 7-8). Una ricerca
richiede implicitamente la volontà di raggiungere l’obbiettivo prefissato.
L’obiettivo della ricerca delle cose di lassù ci viene agevolato
in modo particolare dal fatto che noi siamo rinati a nuova vita mediante
la fede nel sacrificio di Cristo. Chi è risuscitato dentro di sé
col Signore, è già entrato nella nuova dimensione della salvezza
che fra breve si compirà del tutto ed ha quindi un nuovo ed esclusivo
centro di interesse, un diverso scopo da raggiungere in funzione del quale
imposterà tutta la sua vita. Ne consegue che nella preghiera, nello
studio della Parola di Dio, nei rapporti fraterni, nella predicazione del
vangelo, nella santificazione personale, chi ama Dio, cercherà continuamente
in Cristo la forza, lo spirito, l’esatta direzione, la più profonda
comprensione, la coerenza che gli consentiranno di essere degni del cielo,
cioè della nuova dimora che Dio ha preparato per i suoi figli.
Viceversa chi non cerca non potrà mai trovare perché non si
sforza neppure di porsi questo obiettivo. Da questa mancanza di ricerca e
quindi di intenso desiderio per cose di lassù non può che derivarne
rilassatezza, approssimazione, superficialità che spinge tanti cosiddetti
“credenti” a vivere un cristianesimo da un punto di vista unicamente terreno,
come se nulla fosse cambiato nella loro vita.
Avere in mente le cose di lassù
Quando uno vuole cercare qualcosa, prima di tutto deve averla presente dentro
di sé, deve averla presente nella sua mente. Soltanto dopo averla
presente nella sua mente, egli sentirà il desiderio di cercarla. Quando
cerchiamo qualcosa vuol dire che dentro di noi è sorto un interesse
per questa cosa. Per questo motivo, appunto, Paolo aggiunge: «Abbiate
in mente le cose di lassù, non quelle che sono sulla terra»
Gesù, che era un profondo conoscitore della natura umana, disse: «dov’è
il vostro tesoro, lì sarà pure il vostro cuore» (Mt 6,
21). Siccome il cuore è la sede dei nostri pensieri e dei nostri interessi,
è ovvio che se noi ci faremo un tesoro nei cieli, lì sarà
pure il nostro cuore ed il nostro interesse. Chi trova i tesori di Cristo
e se ne riveste, desidera immergere il proprio animo nelle cose di Dio, vuole
averle nel proprio cuore continuamente come oggetti preziosi di valore incalcolabile,
da custodire gelosamente. Ricordate le brevi parabole di Gesù sul
tesoro nascosto e sulla perla trovata? Le troviamo in Mt 13, 44-46. Una volta
trovato questo tesoro o questa perla, si vende ogni cosa e si acquista questo
tesoro o questa perla preziosa.
Ma perché dobbiamo cercare ed avere in mente le cose di lassù,
piuttosto che le cose terrene? Paolo ce lo spiega al versetto 3:
«perché siete morti e la vita vostra è nascosta in Cristo»
Come un morto non può più essere coinvolto nelle cose di questa
terra, così chi è morto con Cristo non può più
vivere le cose delle terra alla maniera di quelli della terra. Contemplando
il trono di Dio, ci si sottrae al pericolo di essere compromessi con le cose
di questa terra. Il cristiano è uno che si separa dal mondo, ma non
scappa fisicamente da questo mondo, non si sottrae ai suoi doveri isolandosi
come un eremita. Vive in questo mondo, ma con quel necessario distacco che
gli permette di vincere le avversità, i mali, di superare qualsiasi
difficoltà perché ha lo sguardo rivolto con speranza verso
orizzonti migliori. Si nutre della Parola di Dio, ma al tempo stesso condisce
i cibi insipidi di questa terra con il sale della fede, della speranza e
dell’amore. Pur vivendo in questa terra, pur soffrendo con pazienza i mali
di questo mondo, è felice perché ha raggiunto la pace con Dio
e quindi un armonioso equilibrio interiore.
Visto dal di fuori questo modo di essere e di pensare potrebbe sembrare “pazzia”, come “pazzia” potrebbe sembrare il messaggio della croce che il
cristiano predica e vive. Anche se il mondo non se ne rende conto, perché
non lo sa e non lo vede, colui che vive una nuova vita in Cristo possiede
dentro di sé la pienezza di ogni cosa. La realtà profonda dell’animo
di colui che si è affidato a Cristo appare però come velata,
nascosta al mondo, proprio come nascosta e velata era la pienezza della sapienza
di Dio che si era incarnata in Gesù, e moltissimi non se ne accorsero
e moltissimi ancora oggi continuano a non accorgersene.
Il cristiano può sembrare un fallito, uno che non sa vivere secondo
le regole del gioco, imposte dal principe di questo mondo; uno che ha riposto
ogni sua fiducia ed ogni sua speranza in una persona finita miseramente sulla
croce. Ma il percorso quotidiano del vero credente è invece intimamente
illuminato da una luce così intensa e divina che egli stesso a volte
non se ne rende pienamente conto. Basta pensare che ogni credente è
grande per Dio. Ricordate cosa disse Gesù di Giovanni Battista? «In
verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto mai nessuno
più grande di Giovanni Battista; ma il minimo nel regno dei cieli
è più grande di lui» (Mt 11, 11). Il minimo nel regno
dei cieli, il più umile, il più piccolo, il piu’ trascurabile
agli occhi del mondo, è invece agli occhi di Dio addirittura più
grande di Giovanni Battista.
Per questo motivo il vero credente deve porre la massima attenzione nel proprio
cammino, deve continuamente farsi guidare dal suo Signore ed essere costantemente
a lui fedele anche nel piccole cose, per poter essere poi giudicato degno
di ereditare le grandi cose di Dio.
Tutto questo avrà naturalmente un coronamento finale:
«Quando Cristo, che è la nostra vita, apparirà, allora anche voi apparirete con lui in gloria»
Il ritorno di Cristo, la sua manifestazione finale, farà scomparire
ogni velo residuo, porterà in piena luce tutto il bene e tutto il
male. Allora chi si è davvero rivestito di Cristo brillerà
come il sole della stessa luce divina di cui brillano gli angeli del cielo.
Le sofferenze del cammino terreno, l’inimicizia, il disprezzo, l’indifferenza
e lo scherno, apparteranno ad un lontano passato e si riveleranno delle piccole
cose rispetto all’immensità della gloria di Dio di cui saremo investiti.
Non ci sono parole umane adatte a descrivere questa gloria, ma Pietro ci
dice che alla fine noi diventeremo nientemeno che partecipi della natura
divina (2 Pt 1, 3-4).
Cessando di essere ciò che siamo stati nel nostro passato di peccatori
ed accettando di essere ciò che il Signore vuole che noi siamo,
partecipiamo durante tutta la nostra vita alla morte ed alla resurrezione
di Cristo, preparando l’ascensione alla gloria di Lassù. La stessa
morte fisica non sarà più per noi un doloroso distacco, un
salto nel buio, ma un glorioso ingresso in un mondo meraviglioso. Come scriveva
Paolo ai Filippesi, Il cristiano è contento di rimanere in questa
vita finché questa sua permanenza sarà utile alla propria e
all’altrui salvezza, ma è contento anche e a maggior ragione di partire,
perché è consapevole che la pienezza della comunione con il
Signore si attuerà soltanto oltre la vita terrena. La propria vita
terrena non la vive più per se stesso, ma per colui a cui ha deciso
di appartenere mediante il battesimo. Se il cristiano ha costruito la sua
vita terrena nell’amore di Dio e del prossimo, se si è costruito un
tesoro nei cieli, egli potrà ora guardare con speranza e con serenità
al suo viaggio verso l’eternità.