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ATRIAtri è una città Abruzzese in provincia di Teramo a pochi chilometri dal mare.
Fu fondata dai Piceni in questo luogo strategico per il controllo del commercioe si chiamava Hatria; appunto per la sua posizione a terrazza sul mare, si pensa che il nome del mare Adriatico derivi proprio da Hatria. ATRI - ARTE: LE CHIESE
Atri è una interessante città d´arte e conserva, all´interno della
Cattedrale, il più grande e meglio conservato ciclo pittorico
del rinascimento abruzzese: gli Affreschi del coro di Andrea
Litio. Il Chiostro ed alcuni locali annessi ospitano il Museo
Capitolare.
Confinante con la Cattedrale è la barocca Chiesa di S. Reparata (patrona della città), realizzata da Giovan Battista Gianni nel 1741. Cattedrale di Atri
Sulla facciata è presente
un´artistica Statua della Santa del XIV secolo.
All´interno è conservato un baldacchino ligneo, opera del maestro atriano
Carlo Riccioni che lo realizzò tra il 1677 e il 1690.
Esiste una similitudine tra questo baldacchino e quello bronzeo di
S. Pietro a Roma in quanto lo stesso Riccioni fu tra gli allievi del Bernini.
La Chiesa di S. Agostino, sorta nei primi anni del trecento, presenta un bel portale gotico-rinascimentale, opera del maestro Matteo da Napoli e databile intorno al 1420. Quest´arco presenta due statue sopra i capitelli, S. Caterina e un Santo Monaco, mentre in alto si trova il Padre Eterno e sotto S. Agostino. Singolare è una lumaca scolpita dal maestro Matteo a ricordo della sua proverbiale lentezza. L´interno ad una sola navata, conserva un affresco, la Madonna delle Grazie, di Andrea de Litio. Questa chiesa, oggi sconsacrata, è stata restaurata ed adibita ad Auditorium. Chiesa di San Francesco
La Chiesa di S. Francesco, situata su corso Adriano,
fu costruita probabilmente grazie al beato Fra Filippo Longo
di Atri, compagno di S. Francesco, intorno al 1230, e
ristrutturata dall´architetto Fontana di Penne nel 1716.
Vi si accede salendo una scenografica scalinata a doppia
rampa barocca.
L´interni a croce latina, ha otto cappelle laterali decorate
con pregevoli opere in stucco settecentesco di scuola napoletana.
La Chiesa di S. Chiara, fondata nel XIII secolo fu ristrutturata a fondo nel XVI secolo. Sulla facciata in laterizio si apre un portale di stile quattrocentesco. L´interno, ad una sola navata, contiene la Cappella Maggire dell´Immacolata, dei primi decenni del Seicento, in stucco dorato. Il Convento, contiguo sul fianco destro della chiesa, fu fondato da una compagna di S.Chiara nel XIII secolo, ed è ancora sede delle Clarisse.
La Chiesa di S. Nicola, fondata nell´XI secolo è stata
ricostruita nel 1256 e rimaneggiata nel tempo.
L´interno, a tre navate con abside semicircolare, conserva a
sinistra dell´ingresso sul fonte battesimale, un pregevole
affresco di Andrea de Litio, circa del 1440.
La Chiesa di S. Giovanni Battista, conosciuta anche con il nome di S. Domenico, fu costruita nel 1322 e poi largamente modificata nel XVI e nel XVIII secolo. La facciata si presenta nella parte inferiore con un´alternanza di cotto e pietra sulla quale si apre un bel portale del XIV secolo. L´interno, dove è più evidente il rifacimento settecentesco, è ad una sola navata con otto cappelle laterali e altari in stucco. Una delle cappelle a destra Chiesa di San Nicola
detta Cappella del Rosario,
presenta un altare ligneo del 1629. Dietro l´altare maggiore ci
sono tre tele di Giuseppe Prepositi
del 1789.
Nel soffitto c´è un vasto affresco raffigurante il
Trionfo di S. Domenico di Giovan Battista Savelli del 1724.
ATRI - ATRE: TEATRO
Tra le tante opere d´arte, Atri ha anche un maestoso teatro.
Il Teatro Comunale, inaugurato il 25 gennaio 1881, ricalca all´esterno la Scala di Milano, l´interno invece sembra rifarsi al "S. Carlo" di Napoli, con tre
ordini di palchi
e loggione. È da tutti è considerata la "bomboniera"
per
la sua dimensione (300 posti circa) e per l´eccezionale acustica.
Il salone del teatro ospita l´Archivio Museo "Antonio Di Iorio" che conserva manoscritti, epistolario e biblioteca di questo musicista abruzzese. ATRI - ARTE: MUSEI
Ad Atri ci sono quattro musei:
il Museo capitolare, il Museo etnografico, il Museo "Antonio Di Jorio" ed il Museo Archeologico Civico Capitolare "De Galitiis - De Albentiis - Tascini". Il Museo capitolare fu fondato, su iniziativa di Mons. Raffaele Tini nel 1912. L´edificio che ospita il museo, fu più volte rimaneggiato nel corso della sua storia. Il Monastero dei Benedettini sorto all´inizio (sec. XII) divenne più tardi (sec.XV) residenza dei canonici e poi (sec. XX) sede del Museo.
L´ultima trasformazione radicale si ebbe negli anni ´60 sotto
la direzione del soprintendente Guglielmo Matthiae che
ristrutturò tutto l´edificio demolendo e ricostruendo ex novo
l´ala nord dello stesso.
Vi furono sistemati più razionalmente tutti gli oggetti esposti, compresi gli armadi scolpiti da Carlo Riccione che, dopo la demolizione della sacrestia e del coro interno, furono ricostruiti e sistemati nei primi 2 locali del nuovo museo. Il Chiostro
Un´ultima definitiva ristrutturazione, si è avuta nei primi mesi
del 1994, quando, grazie alla Soprintendenza ai B.A.A.A.S.,
alla Regione Abruzzo e alla Fondazione Tercas,
ciascun Ente per le proprie possibilità economiche e per le
proprie competenze, si è potuto definire secondo i nuovi dettami
della museologia, un nuovo impianto di fruizione che può ben
dirsi all´avanguardia per i suoi principi formativi e progettuali.
Il Museo in questi ultimi anni si è arricchito di donazioni private come la raccolta di ceramiche V. Bindi donata dal figlio Dott. Gaetano e la raccolta di arte lignea di Tommaso Illuminati donata dagli eredi dello stesso. Il Chiostro
Entrando dal cancello si accede al Chiostro che fu
costruito nei primi del Duecento. Le colonne stroncate al di
sotto dell´attuale pavimentazione testimoniano periodi più
antichi (seconda metà del sec. XII). È una costruzione in
laterizio a due ordini di arcate a tutto sesto e a sesto
acuto in un sol lato basale.
Al centro un pozzo a base ottagonale cinquecentesca abbellito con volute nel 1763. Questo chiostro, costruito con il Monastero e che è uno
dei più antichi della Regione,
presenta un lapidario con reperti di varia provenienza ed
epoca storica.
Scendendo per una gradinata si attraversa un atrio, eretto verso il 1460, con volte a crociera, dove tra l´altro è possibile ammirare 2 mosaici pavimentali: uno del II sec. d. C. con motivi geometrici in bianco e nero, l´altro con tessere in bianco e nero fine II sec. prima metà del III sec. d.C. Si giunge poi nella Cisterna romana, che ha un portale e 4 finestre strombate con archivolto del XII-XI sec. opere scultoree queste tra le più antiche di Atri, che ornano il lato d´ingresso.
Di forma rettangolare, misura 24,20 metri in larghezza e 26 metri in lunghezza.
Fu usata prima come cisterna pubblica (età repubblicana),
successivamente come piscina limaria (età imperiale) in rapporto con
il complesso superiore delle Terme. I 2 condotti in fondo a sinistra,
dai quali affluiva l´acqua dagli ambienti sovrastanti, sono del III-IV sec. a.C.
Le pareti periferiche, anch´esse del III-IV sec a.C, sono costruite in opera quadrata, mentre il resto in laterizio. Tra il Trecento e il quattrocento alcune pareti furono affrescate da Maestri Locali: 29 opere tra cui la "Maiestas Domini" con il Cristo in mandorla e 2 gruppi di Santi e Sante. Nell´ingresso ci sono 2 grandi reliquiari francescani del XVII sec. in legno, Cisterna romana del II secolo d.C.
con reliquie che provengono dalle catacombe romane;
3 portaceri lignei del XVI sec. di buona
fattura; lungo le scale una discesa dello Spirito Santo fine
XVI sec. e una serie di 6 candelieri e croce in legno dorato
con Cristo in argento.
Nel mezzo della prima sala c´è un inginocchiatoio, con simbolo francescano, intarsiato a legni vari del XVIII sec; una coppia di Angioletti con portacandele in legno dorato; 3 busti reliquiari del XVII sec. raffiguranti "S. Prospero", "S.Colomba" e "S. Fedele" in legno scolpito e dorato; 2 armadi e 3 ante, in noce di Carlo Riccione tra cui "S. Cecilia", "S. Chiara" e "Vanità del potere". Un frammento di balaustra, in legno scolpito, del XVII secolo, raffigurante "l´Annunciazione" e un olio su tela "Coro interno dei canonici" di Giuseppe Verdecchia, artista locale. La terza sala è dedicata all´Arte Tessile sacra. Vi si trovano paramenti sacri: pianete, stole, piviali, mitrie del periodo barocco e rococò (sec. XVII e XVIII) in seta, velluto, broccato e damasco con filature in argento e oro. Da notare il tappeto rosso ricamato in argento donato nel 1732 al cardinale Troiano Acquaviva dalla regina d´Inghilterra. Presenti: una coppia di altarini La Maddalena e S. Giovanni, in legno scolpito ed olio su tela del XVIII sec. e una serie di 2 busti reliquiari: S. Maurizio, S. Diodato in legno scolpito e dorato del XVII sec. e una statua della Maddalena. Nella quarta sala ci sono 2 tavole Natività e Flagellazione attribuite a Pedro de Aponte, pittore di Saragozza, che seguì il Re Ferdinando il Cattolico durante la sua visita a Napoli, ove dovette ottenere l´incarico per le dette tavole dal Duca d´Atri Andrea Matteo III d´Acquaviva. Madonna col Bambino Maiolica invetriata di Luca della Robbia Sec.XV
La maestosità degli elementi architettonici fanno ritenere le
2 opere nell´alveo culturale bramantesco-mediterraneo, in un
periodo 1500-07, quando il De Aponte "aveva già avvertito
l´importanza dell´apporto del Bramantino, il primo uomo nuovo
di Lombardia" (F. Bologna, Napoli, 1978); al centro di esse una
grande tavola Madonna col Bambino e Santi dei primi del ´500,
opera vicina ai modi di Antonio Solario detto "lo Zingaro";
l´imponente statua di S. Antonio Abate in legno scolpito, dorato
e dipinto del XVI sec.; trittico con nella predella 12 apostoli
in legno scolpito, intagliato, policromato e dorato e le statue
Madonna col bambino e i Santi Giovanni Battista e Biagio, di
scuole veneto-friulane del sec. XVI; Polittico Madonna col
bambino, S. Giovanni Battista, S. Pietro, S. Paolo, S. Giovanni
Evangelista, in legno scolpito, intagliato, policromato e dorato
della fine del ´400; Ancona lignea policromata di grande pregio:
S. Giacomo e 18 formelle
che rappresentano scene della vita del
Santo, opera della prima metà del ´400 della bottega dei
Moranzon, con una predella in basso attribuita a Iacobello del
Fiore, con dodici figure di Santi e Sante; Olio su tela, copia
da Lelio Orsi: Madonna della Ghiara del 1569, che richiama molto
nei volumi e nelle forme Michelangelo; Scultura lignea, Madonna
col bimbo, arte abruzzese, di elevato valore artistico del 1200:
la Madonna viene rappresentata con tono popolaresco come una
rustica matrona.
Nella sala 5, ai lati dell´ingresso, Angelo Annunciante
e Vergine Annunciata, olii su tela di un pittore napoletano.
Sulla destra, 2 statue in legno scolpito del XVI sec.
raffiguranti SS. Pietro e Paolo della fine del XVI sec,
un olio su tela Madonna col bambino e i santi Benedetto
e Bernardo attribuito a Francesco Allegrini, un´altra statua
in legno scolpito della prima metà del XVII sec. S. Reparata
protettrice di Atri. Una pala d´altare Resurrezione, olio su
tela applicata su tavola della fine del XVI sec. Deposizione,
olio su tela della seconda metà del XVI sec., di un pittore
napoletano.
Entrando nella sala 6 sulla destra c´è un tabernacolo dipinto, in legno intagliato del XVII sec. proveniente dalla chiesa di Una delle sale espositive del Museo
S. Domenico. In successione: La Vergine, S.Gioacchino,
e S. Anna, olio su tela opera di un anonimo pittore fiorentino
del primo ventennio del XVI sec., sensibile all´influenza
di Raffaello, arricchita da una preziosa cornice d´epoca;
"S. Francesco" e "S. Leonardo" attribuiti a Ippolito Borghese,
pittore umbro attivo nel meridione d´Italia a partire dagli
ultimi anni del sec. XVI; Sacra Famiglia e i Santi Ignazio
da Loyola e Girolamo, olio su tela, di Geronimo Cenatempo,
pittore napoletano, seguace di Luca Giordano.
Madonna Immacolata con ai piedi dei puttini, statua in legno
scolpito e dipinto, napoletano della fine del XVIII sec. Beato
Francesco Ronci, olio su tela della Fine del XVIII sec. e
la Cattura di Cristo, olio su tela del XVIII sec. copia di
un´incisione di G.B. Pasqualini del 1621, desunta a sua volta
dall´originale del Guercino, ora al Fitzwilliam Museum di
Cambridge.
Nella sala 7, appena entrati, sulla destra, c´è il Diploma di Laurea di Francesco Antonio Saverio Grue, datato 1798, Al centro, in vetrine modulari, dalla particolare forma a capanna, sono esposti i 100 pezzi della raccolta VincenzoBindi costituiti da piatti , mattonelle, piastrelle, vasi prevalentemente di Castelli, ma anche di altre scuole, khgkglg Croce processionale di Mastro Giovanni da Rosarno Sec. XVI
rappresentanti pressochè l´intera storia della ceramica d´Abruzzo,
dagli inizi del XVI sec. al XIX.
Sulla destra in vetrine della stessa tipologia di quelle
centrali, altre ceramiche di Castelli e di officine di ceramica
popolare abruzzese, raccolte e conservate negli anni dai
canonici del Capitolo Cattedrale. Sono presenti mattoni
maiolicati che provengono dal soffitto di S. Donato in Castelli,
opere dei Grue (Francesco, Carlantonio, Francesco Antonio
Saverio, Anastasio, Liborio, Francesco Saverio e
Niccolò Tommaso), dei Gentili (Carmine, Giacomo e
Berardino). Non mancano i Cappelletti: Nicola (1691-1767)
e Fedele (1874-1920), Gernaldo Fuina e tante altre ceramiche
di autori non determinati ed altre più recenti costituenti la
cosidetta ceramica povera.
Maiolica di Saverio Grue (1731-1799)
Nel mezzo, solitaria, La Madonna col Bimbo maiolica bicolore,
invetriata, attribuita a Luca della Robbia ed eseguita verso
il 1470. In fondo 2 grandi vasi policromi di Francesco Saverio
Grue (1720-1755) rappresentanti "Natività" e
"Adorazione dei Magi" determinati ed altre più recenti
costituenti la cosidetta ceramica povera.
Nella sala 8, in due vetrine un Reliquario a Croce in argento
sbalzato,
cesellato,
dorato, con smalti e niello del 1435 e la stupenda
Croce in cristallo di Rocca, un lavoro di scuola veneziana
della fine del XIII sec. proveniente dalla chiesa S. Francesco
in Atri: un pezzo tra i più prestigiosi del Museo e tra i più
ammirati sia nella Mostra dei Tesori dei Musei Diocesani
Italiani a Roma nel 1986, che nella Mostra "Omaggio a S. Marco"
tenutasi nell´Appartamento del Doge, Palazzo Ducale, a Venezia
dall´ottobre 1994 all´aprile ´95. Di fronte alle 2 croci, in una
grande vetrina, opere dei fratelli Ronci, orafi atriani,
tra le quali spiccano il busto S. Reparata realizzato nel ´600
e un calice del 1602 di Valerio Ronci in argento cesellato e
dorato. Sulla destra 6 dipinti, olii su tela, raffiguranti scene
della vita di Gesù di Serafino Tamburelli (Atri 1680-1750),
della scuola di Francesco Solimena, che servirono da guida
per le tele della Chiesa S. Domenico e che provengono dalla
stessa Chiesa.
Al centro la grande Croce processionale in argento sbalzato e
dorato, eseguita in Atri, nel 1518 da Mastro Giovanni di Rosarno
di Calabria. Pastorale dei primi del Quattrocento, di oreficeria
gotica di derivazione francese, in argento sbalzato, cesellato e
niello. Nelle vetrine è esposto un altissimo numero di pezzi di
argenteria e oreficeria sacra che coprono un arco temporale che
va dalla fine del Duecento alla prima metà del Novecento.
Spiccano in una di queste vetrine, un pastorale in avorio
intagliato fine XIII sec., usato dai primi vescovi atriani e
un riccio di pastorale, sempre in avorio intagliato, in origine
dipinto, con un agnello e un drago, risalente agli inizi del XIV
sec.
La sala 9 contiene opere del primo novecento, scolpite
dall´atriano Tommaso Illuminati, fratello dell´insigne umanista
Prof. Luigi Illuminati, nato in Atri nel 1883 e che compì la
sua maturazione artistica sotto il Ferrari e il Bazzani a Roma.
Vi si notano pezzi in legno, bronzo e terracotta raffiguranti
fiori, figure sacre e teste di personaggi.
Tra queste: l´Annunciazione, altorilievo in noce del 1926,
Contadino umbro, semibusto in bronzo del 1922.
Nel Museo etnografico ci sono testimonianze appartenenti ad ambiti assai diversi, da quelli strettamente legati alla cultura agro-pastorale a quelli di archeologia industriale fino a momenti della realtà urbana del territorio. La raccolta è così ordinata: - coltivazione della vite e produzione vinicola; - strumenti agricoli quali carri, aratri, erpici, gioghi, attrezzi vari per la preparazione del terreno, ed una pressa in legno di quercia di notevoli dimensioni per la produzione dell´olio.
La sezione di archeologia industriale è testimoniata da varie
macchine: da un´antica filanda in ghisa dei primi del 1900
proveniente da Biella (NO), rappresenta una delle prime forme
di industrializzazione verso il centro-meridione d´Italia;
vi è inoltre una delle prime macchine per la produzione
della liquirizia locale, oltre a macchine calcolatrici
degli anni 1950/1960.
Per quanto concerne la realtà urbana del territorio, essa è Museo civico etnografico
documentata nel seguente modo: dalla ricostruzione
di un´antica cucina, a due camere da letto con antiche
suppelletili ottocenteschi, ad un laboratorio di calzolaio,
uno di falegnameria con la presenza di un antico tornio,
fino ad una sartoria dove troviamo oltre a vestiti d´epoca,
macchine da cucire, un telaio, e un´antica misura a palmi
datata 1694.
Un´altra sezione è dedicata al telegrafo, con strumenti vari un´altra è dedicata al cinema con una macchina per proiezioni degli anni venti, oltre ad un proiettore per lastre e diverse macchine fotografiche. Nella sezione religiosa troviamo immagini sacre a stampa o dipinte oltre ad una piccola statua ottocentesca di San Nicola di Bari e ad un crocifisso in ferro battuto dei primi del ´800 recanti i simboli della "Passione di Gesù". Vi sono poi testimonianze dei ceramisti di Castelli (Te), con la ceramica povera che va dal 1800 ai giorni nostri, tra questi vi è una giara con una lunga iscrizione e la data 17/07/1872. Una sezione poi è dedicata all´emigrazione, in essa vi sono oggetti, strumenti, foto, indumenti, degli atriani emigrati tra il 1950 ed il 1960 per le miniere di carbone a Boussou in Belgio. Nel museo, troviamo inoltre, testimonianze dell´attività di decoratori e stuccatori con attrezzi e modelli in stucco oltre ad una sezione dedicata alla musica con varie radio, un grammofono, un armonium dei primi del ´800, un violino del 1874, un mandolino con decorazioni in madre perla, e strumenti antichi per musica bandistica reclutati in loco, della prima metà del ´900, giacché Atri è stata tra le prime città d´Abruzzo ad avere un complesso bandistico già dal 1806.
L´Archivio - Museo "Di Jorio" di Atri, inaugurato il
14 Dicembre 1996, è l´Archivio musicale più ricco d´Abruzzo,
con oltre cinquecento opere manoscritte dal Maestro Antonio
Di Jorio di Atessa (1890 - 1981).
Ha come scopi la conservazione e la diffusione dell´Opera di Antonio Di Jorio e si compone di tre sezioni cartacee (opere manoscritte, biblioteca privata, del maestro e un ricco epistolario comprendente lettere di personaggi illustri) e di una sezione espositiva (cimeli e ricordi personali). È di proprietà del Comune di Atri, per effetto di donazione da parte della figlia e unica erede del maestri Di Jorio. Le musiche di Antonio Di Jorio sinora pubblicate sono: - Suspiro (arie italiane, e napoletane; soprano Maura Maurizio, pianista Marco Moresco); - La musica da camera (artisti vari); Locali del Museo Antonio Di Jorio
- L´infinito (romanze e canzoni italiane,
Concezio Leonzi, pianista Marco Della Sciucca);
Locali del Museo Antonio Di Jorio
- L´Abruzzo sinfonico di
Antonio Di Jorio (Orchestra Sinfonico di
Pescara diretta da Donato Renzetti);
- La musica Sacra (messe per coro maschile e orchestra d´archi "Aristotele Pacini" di Atri, direttore Concezio Leonzi); - La magia dell´Operetta (2003) (arie scelte dalle più famose operette di Antonio Di Jorio). L´Archivio ha sede nell´elegante salone del teatro Comunale,
L´Archivio ha sede nell´elegante salone del teatro Comunale,
il cui balcone si affaccia su Piazza Duomo,
tra le più suggestive d´Abruzzo.
Nel Museo Archelogico Civico Capitolare "De Galitiis - De Albentiis - Tascini" è suddiviso in tre sale. La prima sala è un omaggio alla figura e all´opera dell´ing. Vincenzo Rosati, direttore dell´antica Scuola di Arti e Mestieri dell´Orfanotrofio di Atri. Reperti del Meseo Archelogico
Dalla fine dell´800 egli, su incarico di Edoardo Brizio
direttore del Museo Archeologico di Bologna e degli
scavi governativi fino al territorio abruzzese,
dedicò la sua attività di studioso di archeologia agli
scavi nella zona di Atri e in territori limitrofi,
provvedendo alla raccolta dei numerosi materiali
ivi recuperati. In Atri, vanno soprattutto citati i
ritrovamenti dei cunicoli di Porta Cappuccina,
delle piscine romane sotto il Palazzo Ducale e
la Cattedrale , il tempio romano e le necropoli
protostoriche di Colle della Giustizia e della Pretara.
In una grande vetrina quadripartita sono oggi sistemati
numerosi reperti di diversa provenienza, in alcuni
casi purtroppo ignota (ariballos, laghynos, kantharos,
balsamari). Gli altri materiali provengono dai
territori di Atri (anelli di collana, pendagli
di varie forme e tipologie, bracciali, armille, spade,
punte di lancia), da Penne, da Arsita, ex Bacucco e
dal tempio italico di Colle S.Giorgio,
presso Castiglione Messer Raimondo.
La seconda sala, dedicata alla Preistoria del territorio
abruzzese, illustra i manufatti di cui si sono serviti gli
uomini primitivi, dal Paleolitico (circa 300.000 anni a.C.)
fino ad arrivare alla prima età del
Ferro (ca. 1000 - 750 a .C).
Reperti del Meseo Archelogico
Sono state realizzate
riproduzioni di oggetti di diversa natura, tra le quali
strumenti in selce e osso del Paleolitico Inferiore, Medio
e Superiore; vasi in argilla depurata dipinta del tipo
noto dai villaggi neolitici (circa V - IV millennio a.C.)
di Catignano (PE) e Ripoli (TE); ceramica dell´età del rame
decorata a squame e incisioni; due asce in bronzo e ceramica
dell´età del Bronzo finale e della prima età del Ferro
variamente decorata. Le testimonianze archeologiche
Reperti del Meseo Archelogico
del territorio di Atri provengono dagli scavi dell´insediamento
di Colle Maralto, che risale alla fine dell´età del Bronzo
e agli inizi dell´età del Ferro: sono presenti frammenti
di ceramica fine e di impasto.
Nei pannelli didattici
si trovano approfondimenti sulle fasi cronologiche e
sulle tecniche di scheggiatura della selce, sui
processi agricoli, sulla manifattura della ceramica e
dei metalli.
La terza sala, sicuramente la più suggestiva grazie
all´esposizione di due sepolture integre scavate nei
primi del ´900, raccoglie i risultati degli scavi condotti
dalla Direzione
degli scavi
d´Antichità per l´Emilia e le
Marche (estesa fino alla provincia di Teramo), con a capo
Edoardo Brizio, coadiuvato fin dal 1895 da Vincenzo Rosati
e Luciano Proni.
I reperti archeologici, rinvenuti nelle 35 sepolture
scavate all´epoca nelle due Necropoli di Atri di Colle
della Giustizia e Pretara,
furono sottoposti negli anni
Settanta alle prime delicate opere di restauro. Solo 22
sono però le sepolture i cui corredi sono oggi esposti
in vetrina, probabilmente appartenuti a due o tre nuclei
familiari e databili intorno ai primi tre quarti
del VI sec a C. Quelli maschili sono 6, completi del tipico
armamento da guerriero composto da teste di mazza,
coltelli, punte di lancia, pugnali ad antenne. Le restanti
sepolture, tutte femminili e infantili, sono divisibili in
due gruppi numericamente equivalenti. Esse contengono
fuseruole, fibule in bronzo e ferro, placche di
cinturone, collari, ganci a omega, bulle,
Reperti del Meseo Archelogico
diversi tipi di pendagli a
batocchio, tubicini, perle di pasta vitrea e conchiglie,
contenitori ceramici di diversa forma e grandezza.
ATRI - ARTE: PALAZZO ACQUAVIVA
Il Palazzo Acquaviva, edificato nel ´300 su una cisterna
romana, è stato ampiamente ristrutturato nel XVI secolo.
Fu costruito dalla famiglia Acquaviva, duchi di Atri
dal XIV al XVIII secolo.
Oggi poche cose restano dei fasti del passato, tra cui alcuni affreschi delle volte. Attualmente il Palazzo è sede del Municipio e ospita alcune sale museali come il Museo Didattico degli Strumenti Musicali Medievali e Rinascimentali. |
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