bici Deriva PsicoGeografica alla RiScoperta del Naviglio

Non puoi percorrere la via
	  prima di essere diventato la Via stessa
	  
	  Hugues de Payen
::: Premessa

Interpretare l'identità di lunga durata

L'approccio territorialista interpreta il degrado ambientale
(e l'insostenibilità del modello di sviluppo che lo produce)
come conseguenza di un sistematico processo di deterritorializzazione
che caratterizza la forma metropoli contemporanea;
ovvero di destrutturazione delle relazioni e proporzioni
fra ambiente fisico, costruito e antropico;
ricerca perciò la soluzione al problema della sostenibilità
nella promozione di Atti Territorializzanti che ricostruiscano,
in forme nuove,
queste relazioni.
Questi atti non riguardano solo la cura dell'ambiente naturale,
dal momento che *il territorio non esiste in natura*:
esso è un esito dinamico, stratificato, complesso
di successivi cicli di civilizzazione;
è un complesso sistema di relazioni fra comunità insediate
(e loro culture)
e ambiente.
È dunque l'azione della società insediata, 
nel suo produrre e strutturare il territorio,
a costruire buone o cattive relazioni con l'ambiente
e di conseguenza buoni o cattivi equilibri ecosistemici...
L'individuazione dell'identità territoriale...
è fondamentale per avviare processi di riterritorializzazione. [1]
::: Presentazione

ITINERARIO NOSTALGICO (RiVeduto & corretto)

ALLA RISCOPERTA DEL NAVIGLIO

L'antica cerchia dei Navigli di Milano

bici Un tipico mezzo a trazione umana
nei pressi del ponte delle Gabelle


Quaranta[Settanta]quattro anni fa s'incominciò a coprire il Naviglio,
il vecchio canale che da secoli recingeva Milano,
e che aveva avuto funzioni difensive,
insieme col muraglione fortificato,
e poi funzioni utilitarie, come via d'acqua navigabile...
i tramonti incantevoli che si rispecchiavano nelle acque
fra la piazza Cavour e la chiesa di San Marco,
i magnifici giardini che ornavano le vie 
Francesco Sforza, Visconti di Modrone, San Damiano, Senato;
i ponti antichi, le torri, le porte e le pusterle
che difendevano la città medioevale.
A chi voglia oggi avere un'idea 
dell'antico aspetto delle contrade cittadine
lambite dal canale, con un fascino vagamente veneziano,
con le barche che navigano nell'abitato
ed i ponti che si specchiano nelle acque,
rimangono il Naviglio Grande,
nel tratto San Cristoforo,
e una parte di quello di Pavia.
E [la] Darsena di porta Ticinese
Ma si tratta di immagini scialbe
rispetto a quelle che il fossato cittadino presentava,
coi bei giardini dai quali scendevano sulle acque 
festoni di rampicanti e di fiori,
i vetusti palazzi patrizi, 
le torri, 
le porte fortificate medioevali.
Anche le case modeste, i magazzini
e le <<sostre>> di alcuni tratti,
avevano un tono pittoresco 
che i Navigli superstiti non hanno.
Sei ponti principali varcavano le acque,
in corrispondenza con le sei porte.
Oltre a queste,
si aprivano nelle mura dieci accessi secondari, detti Pusterle:
quella di Sant'Ambrogio, 
la Giovia, 
quella della Azze, 
di San Marco o Beatrice,
quella Nuova,
di Monforte,
la Tosa,
quella di Sant'Eufemia,
quella della Chiusa,
dei Fabbri o Fabbrica,
ciascuna con un ponticello.
Ogni ponte prendeva nome dalla rispettiva porta.
Oltre la cerchia del Naviglio si stendevano i sobborghi,
sorti lungo le strade importanti,
all'ombra di chiese particolarmente venerate...
Ad ogni ponte, ad ogni <<chiusa>> del canale, in città,
c'erano gli immancabili mendicanti,
i venditori ambulanti,
i suonatori d'organetto,
i vecchi pescatori con la lenza o con la <<bilancella>>
(e non prendevano nulla, ovviamente, ma passavano il tempo serenamente).
E c'erano anziani pensionati e giovani sfaccendati 
che sostavano a guardare l'acqua...
I vecchi milanesi rimpiansero il loro canale e,
alla vigilia della sua scomparsa,
alcuni pittori ne fissarono gli aspetti più notevoli
e qualche buon fotografo ne documentò le bellezze... [2]
così ho pensato di effettuare una deriva psicogeografica che avesse come obiettivo principale quello di documentare la progettualità territoriale che si è posata su quest'importantissimo elemento (il naviglio). sono così partito dalle antiche photo presenti sull'"itinerario nostalgico alla riscoperta del naviglio" e le ho riproposte al presentefuturo.

e allora son saltato sulla bici
e sono andato alla ricerca
del naviglio sepolto
seguendo, come un segugio,
le tracce storiche dimenticate dalla distruzione territoriale.
le "ley lines" che mi hanno accompagnato,
che han phatto da filo conduttore tra le tracce,
sono immagini phantastiche di piccoli spazi verdi,
piazzette, 
viali alberati,
una pista ciclopedonale continua
& altre amenità varie:
elementi qualitativamente vitali
di un'unica visione eterogenea.
questo MIO futuro presente 
è stato ciò che psicogeograficamente
ho sostituito (atto riterritorializzante)
al nulla attraversato.
la cosa buffa è che 
la deriva è iniziata subito con un tono delirante.
all'"omphalo" di partenza, la darsena,
c'era un gruppo di vecchietti 
che assisteva agli scavi della cooperativa "loggia".
mi sono fuso insieme a loro
e ho scoperto che SONO STATI TROVATI!
i reperti archeologici di età romana ci sono
e forse questo sarà la salvezza di questo bellissimo luogo,
o almeno lo spero,
dal momento che pareva che gli unici impedimenti al maxiporkeggio
erano proprio rappresentati dallo scomodo vincolante passato.
mi son così trovato a discorrere di
politica, malaffare, potere (+o- okkulto)
con un simpatico signore jugoslavo
e, ad un certo punto... 
non riuscivo + a stare in piedi, 
mi mancava equilibrio, forse anche la terra;
gli argomenti erano mutati...
la politichetta 
era ora vista dagli occhi della SUA esperienza REALMENTE vissuta...
dio, alieni, okkultismo, presenze invisibili...
non con l'angolatura dei massimi sistemi, bensì, ripeto,
dalla visione di uno che con tutta questa robbba c'ha avuto a che fare
per ESPERIENZA DIRETTA...
giuro!
:)
questo è stato il contorno all'inizio della "deriva psicogeografica":

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Last modified: Wed Jun 22 17:02:23 CEST 2005