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Queste sono le belle sensazioni vissute da Pia e Roberto del nord Italia, in vacanza con una coppia di amici nel gennaio 2004 e che ho avuto il piacere di conoscere proprio qui, in Costa Rica. Grazie ragazzi per condividere con me e con chi entra in questo sito i ricordi di questo viaggio! Ps. anche le foto sono loro.

 

UN GIOIELLO "VERDE" IMMERSO NEL MONDO LATINO-AMERICANO

Durante il volo di rientro da San José a Milano, meditavo, accanto a mia moglie, sul bilacio della permanenza per un intero mese in Costarica trascorso nello scoprire le sue “verdi” meraviglie.

Il primo approccio era avvenuto con l’altipiano e la valle centrale dove si trova San José e tutte le altre cittadine come Alajuela Heredia, Cartago, ecc.

Alla variopinta realtà della capitale, dove si trova di tutto, dal Teatro Nazionale, realizzato con la collaborazione di italiani, al Museo de Oro dove sono custoditi reperti di rara bellezza, realizzati appunto in oro, dalle primitive popolazioni che hanno abitato questo lembo di terra che collega il nord al sud America. Va menzionato anche il piccolo mercatino di artigianato locale nei pressi del Castello ove si concentrano i manufatti, per la gioia dei turisti, provenienti dai diversi angoli del paese.

Molto pittoresco e da non perdere, con le dovute precauzioni, è anche il Mercado Central, ove si scopre il primo e più genuino contatto con la popolazione indigena locale.

Allontanandosi dal capoluogo però si inizia ad apprezzare la vera meraviglia del Costarica. Si passa dalla pace incantata del villaggio di Orosi con la sua antica chiesetta con basso campanile, tutta bianca, testimone della fede cattolica che ancora pervade l’ intero paese, agli spettacolari vulcani spenti: l’Irazu a 3400 m ed il Poas a 2740 m. In essi si ammirano gli spettacolari crateri, con relativo laghetto interno di un bellissimo colore verde smeraldo, attorniato dalle fumarole di zolfo ancora sbuffanti, il tutto immerso in una spettacolare vegetazione tropicale, adattatasi alla quota. Altezza che, anche ai turisti, con le sue frequenti nuvole di passaggio, rammenta che ci si trova sul tetto del Costarica.

La Foresta pluviale, Braulio Carrillo, ad una cinquantina di chilometri dalla capitale, verso la costa Atlantica, dà un piccolo esempio di come doveva essere il territorio prima della sua civilizzazione. Qui il contatto col la natura, sia piante che animali, è veramente eccezionale e le soluzioni proposte dalle attrezzature del Parco per apprezzarne gli aspetti sono uniche al mondo. La teleferica che scivola tra le cime degli alberi quasi ad accarezzarne le fronde è uno spettacolo unico.

Oltre a questo gioiello  “verde” al centro della nazione, va accostato anche il “verde” che si affaccia sulle sue spiagge, in parte incontaminate, lungo il lato Pacifico del Costarica.

La memoria rivive le belle ore trascorse ammirando il mare lungo gli sconfinati arenili e le evoluzioni dei pellicani nella inesauribile ricerca di cibo o nel recarsi nelle rocciose isolette, davanti alle spiagge, per trascorrervi la notte lontano da pericoli; ricorda l’incontro, attraversando un fiume, con un branco di coccodrilli, di notevoli dimensioni, che il cartello segnalava come pericolosi; fa esaltare l’incontro con quello che sembrava un cane travolto da un’auto e che ad un attento esame si è rivelato invece essere un formichiere; si esalta nel ricordare il passaggio di 5 papagalli coloratissimi in volo che ci hanno attraversato la strada.

 

L’esperienza più toccante è stata comunque il partecipare ad una escursione notturna, nel Parco Nazionale Marino “Las Baulas” di Guanacaste, ove ogni notte arrivano, tra novembre e marzo, dall’oceano Pacifico sulla spiaggia grande di Tamarindo, diverse tartarughe giganti a deporre le loro uova. Dopo aver scavato una buca, aver compiuto la loro missione e dopo averla accutaramente richiusa, ritornano, sfinite e stanche, lentamente al mare.

Tutte queste senzazioni uniche, non sono da meno invece degli altri incontri avuti nel parco Manuel Antonio, ubicato lungo la costa pacifica, ove terra e mare si fondono e dove si ammirano, ogni sera, i più straordinari tramonti, in religioso silenzio. Le strutture del parco permettono una agevole visita cui si può associare un bagno in questo mare di smeraldo attorniato da spiagge candite cui fanno da muti testimoni: scimmie, iguane, coati, cervi, ecc.

Mentre rammentavo tutte queste meraviglie che avevo incontrato mi stavo per dimenticare dei piccoli grandi disagi che avevo avuto per raggiungere questi luoghi.

Le strade, lontano dalla capitale, sono cosparse di buche nell’asfalto, quando questo c’è, altri menti si viaggia sullo sterrato. Spesso lungo le spiagge la strada si trasforma in “pista” sulla sabbia per cui viaggiare con il 4x4 è indispensabile. I distributori di benzina, allontanandosi dalla capitale, si fanno sempre più rari per cui la prudenza nel rifare il pieno deve essere massima. Il constatare che, per l’accesso ai parchi, ci sono 2 prezzi. Uno per i residenti e l’altro per i turisti; poco male anche se si tratta del quintuplo per questi ultimi. Il dover sempre fare attenzione ai resti di denaro perché loro, ridendo, si sbagliano spesso. Non ho mai visto inoltre tante inferriate alle finestre e fili spinati sulle sommità dei muri in vita mia, anche se devo confessare che non ci è mai accaduto nulla di spiacevole.

Mentre meditavo su tutti questi contrasti l’aereo atterrava nel freddo e nella nebbia di Milano facendomi piombare d’improvviso nella reatà italiana che mi avrebbe accompagnato sino al prossimo viaggio. 

R.P. Gardolo

 

                                                                                                                          

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