Meno fondi per lo

sminanento umanitario nel mondo

 
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A leggere certe cifre, c'è di che rimanere perplessi. Cosa fa impensierire, in particolare, sono le risorse economiche che l'ultima legge finanziaria del Governo italiano, quella per il 2004, ha destinato al Fondo per lo sminamento umanitario nel triennio 2004 - 2006. Il Fondo, istituito con legge 58/2001, per il triennio 2001-2003 ha potuto disporre di una dotazione finanziaria di 29 miliardi di lire, pari a circa 15 milioni di euro. Nel 2003, attraverso il Fondo sono stati finanziati interventi in Angola, Azerbaigian, Bosnia, Croazia, Iraq, Yemen e vari Paesi centroamericani. Lo stesso, in un quadro di più generale riduzione dei fondi destinati alla cooperazione, per il triennio considerato dalla finanziaria 2004 ammonta a circa 2,5 milioni di euro. Si potrebbe pensare: "l'emergenza mine è ridotta!" Niente affatto, se si considera che nel corso del 2002 - 2003, nel mondo, sono state circa 35.000 le vittime delle mine antiuomo, per la maggior parte civili! I "tagli" sono stati decisi mentre, nel contempo, si destinavano nuovi fondi per il prolungamento della presenza militare italiana in Iraq e, tendenza degli ultimi anni, si aumentavano quelli a disposizione del Ministero della Difesa. Tutto ciò, potrebbe essere descritto come una porta sbattuta in faccia a quanti continuano a rimanere mutilati o uccisi dalle mine negli 82 Paesi ancora disseminati di questi micidiali ordigni. Solo 24 di questi sono in uno stato di guerra e solamente il 15% delle vittime è stato identificato come militari mentre il restante sono civili. I Paesi con il maggior numero di vittime per lo scoppio di mine sono stati la Cecenia (5.695) e l’Afghanistan (1.286), seguiti dalla Cambogia (834), dalla Colombia (530), dall'India (523), dall'Iraq (457), dall'Angola (287), dal Ciad (200), dal Nepal (177), dal Vietnam (166), dallo Sri Lanka (142), dal Burundi (114), dalla Birmania (114) e dal Pakistan (111). L'Italia, che ha contribuito al proliferare di queste armi di distruzione ad azione differita, negli ultimi anni si è distinta per l'impegno profuso sia per quanto riguarda la messa al bando delle mine sia per le azioni umanitarie aventi lo scopo di alleviare gli effetti dei danni provocati dalle stesse. Tuttavia, nonostante la certezza che tale opera, sicuramente, non può ritenersi ancora compiuta, oggi da parte del Governo italiano si assiste ad un'inspiegabile elusione della responsabilità morale di sostenere adeguatamente la bonifica dei territori minati e l’assistenza alle vittime. Tutto ciò avviene mentre l'esperienza ha dimostrato che, nella maggior parte dei casi, la prospettiva temporale per liberare le popolazioni colpite dalla minaccia delle mine è lunghissima. Numerose Agenzie internazionali di sminamento hanno denunciato il fatto che, agli attuali livelli di finanziamento, ci vorrebbero 200 anni per bonificare tutto il territorio della Bosnia – Erzegovina e, purtroppo, in 48 paesi i programmi di assistenza e reinserimento sono carenti mentre in almeno altri 25 non esistono programmi di prevenzione. (gennaio 2004)