Per non dimenticare
 
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Era il 27 gennaio 1945 quando Auschwitz fu conquistato e le porte del luogo del male assoluto furono aperte, dai "liberatori", alle coscienze del mondo intero. Furono i soldati dell'Armata rossa i primi ad arrivare al campo di concentramento ed a liberarne i sopravvissuti. Non riuscivano a credere a quello che vedevano: pochi vivi che sembravano morti e tanti cadaveri ghiacciati dall'inverno rigidissimo di quel luogo. Auschwitz, la testimonianza degli spietati meccanismi dello sterminio di massa, operato dai tedeschi nel corso della seconda guerra mondiale. A partire dal primo maggio del 1940, Auschwitz fu il regno di Rudolf Franz Ferdinand Hoess, ex SS ed ex appartenente alle formazioni Totenkopf "teste di morto". Prima responsabile della gestione dei campi di concentramento nazisti e poi destinato a quello di Auschwitz. Un campo costruito in quel luogo non per caso: era il punto d'incontro di ben quattro linee ferroviarie ed era un posto isolato e poco popolato. Hoess fu l'artefice delle ricerche per perfezionare i sistemi di sterminio di massa, altrove praticati con sistemi "rudimentali": dai gas di scarico, provenienti dai tubi di scappamento dei camion, convogliato con appositi tubi all'interno dei cassoni dove erano stipati i prigionieri alle mitragliatrici multiple. Sistemi non sufficienti per il nuovo compito che Hoess doveva svolgere: sterminare migliaia di persone al giorno. Un primo esperimento, condotto su 850 militari russi prigionieri, fu effettuato nell'autunno del 1941 a Birkenau, poco lontano dal campo di Auschwitz, anche detto Auschwitz II: furono chiusi in un locale sotterraneo nel quale fu diffuso del potente "insetticida". L'esperimento riuscì e da quel momento si costruirono altre stanze stagne: si stima che furono 70.000 i morti, poi cremati all'aria aperta, in quel periodo. Ma il vero sterminio di massa inizia nel 1942 quando ai due campi di Auschwitz (Auschwitz e Birkenau) si aggiunge anche quello di Monowitz, detto Auschwitz III, nonché una quarantina di campi di piccole dimensioni e fabbriche di industriali tedeschi. Questi ultimi attratti dalla possibilità di produrre, grazie alla mano d'opera gratuita ed abbondante degli ebrei deportati. Infatti, circa il 30% dei deportati venne impiegato nelle fabbriche mentre il restante, vecchi, bambini e malati, fu destinato alle camere a gas. Comunque, anche per chi lavorava, la sorte non era migliore: ne morivano decine al giorno, per la fatica e gli stenti. In breve tempo il complesso dei campi di concentramento di Auschwitz si sviluppò in maniera impressionante: vennero prolungate le linee ferroviarie, per far giungere i vagoni fino alle camere a gas. Furono aumentati i forni crematori, fino a costruirne 46 che, in 24 ore, riuscivano ad incenerire fino a 12.000 cadaveri. Formulare cifre esatte sui morti di Auschwitz non è possibile: le stime più attendibili parlano di circa 2 milioni. Ascoltare i racconti di chi è sopravvissuto ad Auschwitz lascia allibiti: chi lavorava aveva una vita media fra tre e sei mesi; mangiava, teoricamente, 350 grammi di pane al giorno e un litro di zuppa vegetale. 4 volte a settimana c'erano anche 20 grammi di carne a testa. Tuttavia, le stime sull'alimentazione sono teoriche perché parte del cibo veniva rubato dalle SS. Il peso medio degli internati era di 40 chili. Dormivano in baracche senza riscaldamento, in tre per pagliericcio e con una coperta spesso consunta e insufficiente a riscaldare. Vestivano di stracci rovinati a strisce bianche e blu. Ad Auschwitz operarono anche medici come Josef Mengele che condusse esperimenti diabolici come sterilizzazioni, castrazioni e ricerche genetiche sui gemelli. Oggi, ricorre il sessantesimo anniversario della liberazione dei prigionieri di Auschwitz ed è la Giornata Italiana della Memoria. Come ogni ricorrenza, anche questa sollecita in tutti noi un esame su quanto è stato fatto in questi anni e su quanto si potrà ancora fare in futuro. L’antisemitismo, a sessant’anni da allora, non è certamente scomparso e spesso riaffiora, alimentato da vecchi pregiudizi antiebraici, teologici oppure genericamente razzisti. Spesso, questi pregiudizi sono frutto di un'ignoranza profonda, intesa come non conoscenza della storia. Sono molte le conferenze, cerimonie e mostre in programma in numerose città. Il calendario completo delle manifestazioni è consultabile sul sito dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane. Inoltre, segnalo il sito della Shoah Foundation che contiene, dopo anni di ricerche, una raccolta multimediale con circa 52.000 testimonianze raccolte in 52 paesi, tra i sopravvissuti ed i testimoni dell'Olocausto. Infine, Carlo my site vuole ricordare questa giornata proponendo ai suoi visitatori due brani che testimoniano tutto l'orrore vissuto dai deportati nei campi di concentramento nazisti. Tutti e due sono sono opera dello scrittore Primo Levi che fu deportato ad Auschwitz dal dicembre del 1944 e fino al gennaio del 1947. Il primo brano è tratto dal libro "Se questo è un uomo". Il secondo brano fu scritto "In Onore degli italiani caduti nei campi di sterminio nazisti" per l'inaugurazione del Memorial Italiano ad Auschwitz del 1988 e di cui si può leggere il testo intero nel sito della Fondazione Memoria della Deportazione. Per non dimenticare... (gennaio 2005)