A Nicola Calipari
 
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Il dizionario della lingua italiana De Mauro, alla voce GIUSTIZIA recita: valore, principio etico che consiste nel riconoscere e rispettare i diritti di ogni singolo individuo, valutando correttamente i meriti e le colpe di ognuno.

 

Il dizionario della lingua italiana De Mauro, alla voce EROE recita: chi dà prova di straordinario coraggio e generosità; chi si sacrifica per un ideale.

 

In questi giorni, sono in molti a porsi la domanda: perché è morto Nicola Calipari? Sappiamo che è morto per salvare la vita a Giuliana Sgrena. E' morto da eroe! Ma perché? Perché è stata sacrificata una vita per salvarne un'altra? Sempre in questi giorni, stiamo assistendo all'ennesimo esercizio di vuota retorica che contraddistingue i nostri potenti, ogni qualvolta si presenti l'occasione giusta. Qualsiasi fatto, fornisce l'alibi per giustificare la conquista di una telecamera, di uno spazio televisivo, di alcuni minuti radiofonici, di poche righe su un giornale! Purtroppo, non fa differenza se essa sia il passaggio di una cometa o la morte di un uomo! E, purtroppo, c'è qualcosa di peggiore della morte di Nicola Calipari! E' la vuota retorica e l'ipocrisia con cui vengono chieste delle "scuse", come si fa quando per sbaglio qualcuno rovescia dell'olio o fa cadere un piatto. E' la vuota retorica e l'ipocrisia che rendono inutile anche la morte di un "eroe"! E' la vuota retorica e l'ipocrisia esercitate per offuscare la ragione e generano nebbia nelle coscienze collettive! Oggi è successo a Nicola Calipari! Oggi è toccato a noi "piangere"! Ma quanti si soffermano a pensare a quello che è successo ieri? La morte di Nicola Calipari è solamente l'atto finale di una violenza che dura dall'inizio di questa assurda guerra e che calpesta tutte le regole del diritto internazionale, la convenzione di Ginevra, i codici militari e perfino le più elementari regole di umanità. Sono decine gli "innocenti", come Nicola Calipari, che quotidianamente sono vittime di una guerra che aveva lo scopo di trovare armi atomiche che non c'erano, armi chimiche che non c'erano, arsenali batteriologici che non c'erano. E oggi, questi virtuosi della retorica e dell'ipocrisia sono capaci di "etichettare" ogni minimo sussulto di DIGNITÀ con l'etichetta di "antiamericanismo"! Oggi, queste "cicale" sono capaci di etichettare come "antiamericani" tutti quelli che reclamano GIUSTIZIA: per la famiglia Calipari ma anche per tutte le famiglie irachene che hanno perso padri, madri, figli, figlie, fratelli e sorelle a causa di una guerra che e' servita solamente a uccidere, gettando semi di odio che hanno trasformato il popolo italiano, amico del mondo intero, in sessanta milioni di bersagli a cui promettere tragedie e morte. Uccidere un uomo innocente ad un posto di blocco non e' un "tragico errore", come vogliono farci credere, ma un CRIMINE DI GUERRA che deve essere perseguito, magari da quella Corte Penale Internazionale che gli Stati Uniti d'America si ostinano a rifiutare, proprio loro che poi vogliono "esportare" la democrazia. Infatti, si inventano la Commissione congiunta d'inchiesta! E noi, i nostri potenti, giù a darci pacche sulle spalle, a congratularci! Che brava opposizione che non alza i toni della discussione! Che onestà d'intenti politici, senza inutili polemiche! Che popolo orgoglioso, che ancora una volta si commuove dei propri assurdi morti! Ma chi ricorda la tragedia del Cermis? 3 febbraio 1998: quattro militari, ufficiali dell’aeronautica militare americana, nel corso di un assurdo gioco, con il loro apparecchio scesero volutamente a bassa quota durante un’esercitazione nella zona di Cavalese, in Val di Fiemme. Tranciarono un cavo della funivia ed urtarono la cabina dell’impianto che precipitò al suolo. 20 morti: sette tedeschi, cinque belgi, tre italiani, due austriaci, due polacchi e un’olandese. L'equipaggio era composto dal pilota e comandante Richard J. Ashby, dal navigatore e ufficiale alle contromisure elettroniche capitano Joseph P. Schweitzer, dai navigatori capitano William L. Raney e capitano Chandler P. Seagraves. Una commissione parlamentare italiana, li condannò tutti per strage. Diverso il verdetto della giustizia americana: radiati dai Marines, senza pensione, i piloti Richard Ashby e Joseph Schweitzer ma solo per condotta disonorevole, per aver cioè distrutto o nascosto le immagini riprese dalla loro videocamera durante il volo "gioco". I navigatori Seagraves e Raney non furono incriminati. Di più: a novembre del 2002 Seagraves è stato promosso dal grado di capitano a quello di maggiore. Al suo collega William Raney l'esercito americano ha invece riservato encomi per le operazioni svolte nel 2002 nel nord Iraq, nelle zone vietate agli aerei iracheni di Saddam Hussein. Il 10 marzo 1999, dopo l'assoluzione dei militari coinvolti nella strage, Massimo d'Alema dichiarava alla Camera dei Deputati: "ho sottolineato, nel corso del colloquio con il Presidente Clinton, l'esigenza irrinunciabile che eventuali responsabilità superiori a quelle finora indagate possano venire accertate prontamente, con il massimo di completezza... L'adesione convinta del Presidente degli Stati Uniti a questa nostra richiesta significa che i nostri due governi convengono che le responsabilità della tragedia debbano essere accertate in tutta la loro interezza, senza alcuna zona d'ombra... Per questo complesso di ragioni non intendo commentare nel merito il verdetto della Corte marziale statunitense che lo scorso 4 marzo ha prosciolto da ogni accusa il pilota dell'aereo". Oggi, i parenti delle vittime stanno ancora aspettando GIUSTIZIA ma noi abbiamo nuovi virtuosi della politica italiana a ricoprire il ruolo di chi chiede di accertare le responsabilità! C'è da scommettere che sono gli stessi che domani ricopriranno volentieri anche il ruolo di chi si asterrà dal commentare eventuali sentenze assolutorie. (marzo 2005)