Maher Arar
 
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E' stata pubblicata su alcuni quotidiani italiani pochi giorni fa. La stessa che, già da molto tempo, era oggetto di particolari attenzioni da parte di numerosi network online, italiani ed esteri. E' la storia di Maher Arar, cittadino canadese di origine siriana, felicemente sposato, padre di una bimba di 6 anni e di un bimbo di quasi due, dipendente della bostoniana Math Works. La vicenda apre numerosi interrogativi, se mai ce ne fosse ancora bisogno, sulla bontà delle intenzioni del presidente americano Bush della "guerra" ad Al Qaeda ma, soprattutto, sul come condurla. La conseguenza, invece, è una serie di inchieste che oggi coinvolgono il governo canadese e i suoi servizi segreti, i servizi segreti americani, la Giordania e la Siria. E, naturalmente, la vita stessa di Maher Arar. Quella vita che, fino al pomeriggio del 26 settembre 2002, si era svolta fra una famiglia felice e un ottimo lavoro, in un paese dove la libertà ed i diritti dell'individuo sono garantiti da una carta costituzionale! Quel giorno, Arar si trovava al Kennedy Airport di New York in attesa del volo per Ottawa. Proveniva dalla Tunisia, dove aveva trascorso un periodo di vacanza con la famiglia. Aveva dovuto anticipare il rientro, lasciando la famiglia in vacanza, per urgenti impegni di lavoro. All'aeroporto, fu avvicinato dagli agenti dell'immigrazione, perquisito e trattenuto. Perché? Era sospettato di essere un membro di Al Qaeda! Gli elementi di sospetto? La CIA e la FBI tirarono fuori dalle loro banche dati questa storia: un cugino della madre di Arar era stato membro del gruppo estremistico dei Fratelli musulmani. Inoltre, il fratello di un collega di Arar (il collega aveva firmato da garante per il contratto di affitto di Arar) si riteneva conoscesse un egiziano il cui fratello era menzionato in un documento di Al Qaeda. Due associazioni così assurde che è difficile anche comprenderle! Eppure è così! E' come se io, modesto e invisibile impiegato, dovessi scoprire che il fratello di mio nonno ha un figlio (che è il cugino di mia madre) che è un camorrista! Il figlio del fratello di mio nonno, quest'ultimo padre di mia madre! Purtroppo, parentela mai conosciuta, quanto meno per la lontananza generazionale e che non saprei neanche se è ancora vivente! Poi, come se non bastasse, scopro che frequento una mia collega il cui fratello conosce un tizio il quale, a sua volta, ha un fratello che, da un pentito, è stato accusato di appartenere alla nuova camorra organizzata! E' meglio che evito di andare in America! Potrei rischiare l'arresto, con l'accusa di essere un mafioso! C'è veramente di che ridere se non fosse che, in conseguenza di queste assurde associazioni, la vita di Arar venne sconvolta! Infatti, dal momento dell'arresto gli furono negati i più elementari diritti civili! Chiese subito un avvocato ma gli fu negato perché "non era cittadino americano"! Chiese di avvertire la famiglia ma gli fu concessa una telefonata solamente cinque giorni dopo l'arresto! Dall'aeroporto fu trasferito in una prigione di Washington dove gli agenti dei servizi segreti non riuscirono a far ammettere nulla, delle accuse a lui mosse! Ed è a questo punto che iniziò una delle fasi più oscure della vicenda! E' confermato da interviste rilasciate da autorevoli professori di diritto costituzionale americano nonché esponenti della CIA che, spesso, i servizi segreti americani fanno ricorso all'aiuto di paesi stranieri per ottenere confessioni tramite... tortura! Questo tipo di "operazione" ha addirittura un nome convenzionale: consegne straordinarie! Arar venne consegnato, attraverso il governo giordano, al governo siriano che lo rinchiuse in un carcere per 10 mesi! Dopo mesi di torture, Arar fu costretto a firmare un documento in cui ammetteva di "essere stato in un campo di addestramento in Afghanistan"! Fu rilasciato, senza alcuna spiegazione, alla fine dello scorso anno. Tornò a casa con 20 chili in meno e il ricordo di inimmaginabili sofferenze. Al suo rientro in Canada, Arar negò nuovamente qualsiasi collegamento con il terrorismo e, munitosi di un buon avvocato, fece pressione su Ottawa per chiedere un'inchiesta sulla sua vicenda. Alla fine del mese di gennaio di quest'anno, Maher Arar ha ottenuto un'inchiesta pubblica sulle circostanze che hanno portato alla sua deportazione in Siria, nonostante fosse stato arrestato in America! E, dalle prime indagini, si delinea un quadro a dir poco inquietante! Infatti, sembrerebbe certo che non solo le autorità americane hanno informato il Canadian Security Intelligence Service dell'intenzione di deportare Arar ma che Ottawa avrebbe in concreto approvato la decisione. Naturalmente, il ministro degli Esteri Bill Graham ha affermato che il Canada non è stato né informato né consultato. Anche in America, il caso Arar ha suscitato reazioni sdegnate nell'opinione pubblica, tant'è che il Segretario di Stato USA Colin Powell ha promesso di far piena luce su tutta la vicenda. Naturalmente, questo perché Arar ha, comunque, denunciato il governo americano per averlo deportato in Siria ben sapendo che sarebbe stato torturato. Arar ha inoltre sporto denuncia contro la Giordania, dove dice di avere subito pestaggi quotidiani, nonché contro la Siria, per le torture subite. A questo punto c'è da chiedersi: ma noi, facciamo parte di quel mondo che si è arrogato il diritto di "esportare la democrazia"? (marzo 2004)