In Iraq sono stati barbaramente uccisi dei soldati italiani. Il nostro primo pensiero deve andare ai famigliari a cui esprimere cordoglio e solidarietà. La tragedia, ci colpisce molto più da vicino di altri fatti identici, per la condivisa appartenenza a uno stesso Paese. Anche per questo, la solidarietà è più forte. La partecipazione al dolore di chi rimane senza gli affetti, deve però essere accompagnata da una profonda riflessione con noi stessi. L'aver colto il limite estremo della morte, della sofferenza e della disperazione deve farci comprendere che ogni volta che un essere umano muore per volontà, per decisione e ad opera di un altro essere umano l'unico sentimento che dovremo sperimentare è lo sgomento che si prova di fronte all'assurdo. E se qualcuno proverà a dirci che "la guerra è questo" noi ci dovremo domandare se ciò può essere motivo di rassegnazione. Dovremo chiedere a noi stessi se ci si può rassegnare all'idea che i rapporti tra esseri umani vengano esercitati con le armi. Dovremo chiedere a noi stessi se "la guerra" sia ancora l'espressione più alta della ragione umana o non sia, piuttosto, un'assurda disumanità, non giustificata da nessuna difficoltà o problema. E se ci rassegneremo all'idea che "la guerra è questo" sapremo anche che, quando si deciderà di fare una guerra o parteciparvi, dovremo essere preparati al crimine ed alla morte. Sapremo anche che il nostro cordoglio è un sentimento infondato. Il nostro orrore è un'emozione vacua. Perché non c'é guerra senza morte. Non quella naturale, che inevitabilmente conclude la vita di ogni essere umano, ma una morte che per alcuni avrà il sapore di una vittoria, di un obiettivo perseguito e raggiunto e per altri sarà dolore, sofferenza e morte. Perché la guerra è questo. E' morte e dolore, evitabili. E' la morte assurda che ha colpito soldati in guerra, è la distruzione di ciò che ha creato l'uomo, è la vittoria di chi pensa che la guerra serva ad affermare i propri diritti, è il dolore immenso di genitori, mogli e figli che ora piangono quei morti.

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