di Marta
Françoise entrò
nella sua stanza buttando distrattamente la giacca sul letto e avviandosi
velocemente verso il bagno, aveva una gran voglia di fare una bella doccia e
lasciarsi coccolare per un po’ dall’acqua…sperava potesse aiutarla a
cacciar via tutti i pensieri che le turbinavano nella mente.
Passò
accanto alla parte a specchio dove, alla sbarra in legno, erano appese le sue
scarpette da danza ormai logore, avrebbe dovuto comprarne un altro paio ma non
avrebbe avuto senso…tanto non avrebbe più danzato per nessuno tranne che
per se stessa; un sorriso amaro le increspò appena le labbra mentre lasciava
che il suo sguardo vagasse per la stanza, quasi a cercare un appiglio contro
la tristezza e lo sconforto che la stava inghiottendo. La grande finestra che
dava sull’oceano era spalancata e la brezza marina irrompeva piacevolmente
nell’ambiente portando un po’ del profumo del mare, guardò le foto alle
pareti, poche a dir la verità, l’ultima risaliva a gennaio di quell’anno
il giorno del suo compleanno. Aveva compiuto 23 anni e i suoi amici le avevano
regalato un bellissimo golfino bianco al quale Bretagna e Chang avevano
aggiunto un bel mazzo di rose, bianche anch’esse, e poi la sorpresa più
bella…una delicata ballerina in legno intagliata da Geronimo. Françoise si
era commossa fino alle lacrime per quel dono così apparentemente semplice ma
così azzeccato e frutto di un pensiero che il gigante buono aveva dedicato
solo a lei….magari Joe avesse fatto altrettanto! Invece si era limitato a
farle gli auguri con un rapido bacio sulla guancia che sapeva molto di obbligo
e poco di amicizia…meno che mai di amore.
Sfiorò
con lo sguardo la ballerina sistemata sul comodino accanto al letto, poi
accese lo stereo e le note di Ciaikovski si diffusero armoniose nella stanza.
L’acqua
fresca della doccia e le note allegre dello Schiaccianoci avevano riportato un
po’ di serenità nel suo cuore, anche se era difficile cacciar via quella
sensazione di inadeguatezza che la accompagnava in ogni missione e che la
faceva sentire un peso per i suoi compagni piuttosto che un membro della
squadra, tutti quanti si erano sempre prodigati per rassicurarla e farla
sentire parte della “banda” ma, una volta usciti dalle quattro mura del
Centro Gilmore, tutti i loro buoni propositi sembravano svanire nel nulla; non
che la trattassero male, è ovvio, sapeva che tutti le volevano un gran bene
eppure quando c’era da agire sul serio la lasciavano sempre indietro, con la
scusa di rimanere a controllare la zona e di coprirgli le spalle… già… o
forse era piuttosto un “ non starci tra i piedi”? Per non parlare poi del
comportamento indecifrabile di Joe che alternava momenti di dolcezza che la
stordivano ad altri in cui la trattava come se fosse invisibile; erano ormai 4
anni che si conoscevano eppure, pensò con amarezza Françoise, Joe non era
entrato una sola volta nella sua stanza, non sapeva quale fosse il suo piatto
preferito né quali fossero i suoi interessi oltre la danza… era stupido
farsi problemi per una cosa simile, eppure erano giorni che ci pensava su e più
lo faceva più si sentiva strana, inquieta… le faceva male, doveva
ammetterlo.
Aveva
pensato più volte di chiedere al dottor Gilmore di potenziare le sue capacità
di difesa ma aveva paura… paura che un nuovo intervento potesse costarle
un’ altro pezzetto di quella vita “quasi-umana” che conduceva, aveva
paura di perdere la capacità di amare.
Uscì
dalla doccia e si infilò l’accappatoio, poi si buttò sul letto senza
nemmeno asciugarsi i capelli, tanto non rischiava certo di prendere un
raffreddore!
Lasciò
i suoi pensieri liberi di tornare indietro nel tempo, prima della sua
trasformazione in cyborg… la scuola di danza, gli allenamenti estenuanti, la
dieta ferrea, Cathrine e le loro chiacchiere, i loro sogni, i primi amori e
poi… il nero, l’odore pungente dell’etere, la testa che le scoppiava, le
bende, i ferri, la rivelazione e la presa di coscienza di non essere più
quella di prima, di non essere più Françoise Arnoud ma il prototipo 003…
quanto odiava quella sigla! Quei tre numeri maledetti che le avevano portato
via tutto nel giro di una notte cancellando per sempre la speranza di potersi
svegliare da quell’incubo orrendo che era diventata la sua vita, poi aveva
incontrato gli altri prototipi, altri ragazzi come lei strappati alle loro
vite per il progetto criminale del Fantasma Nero che avevano deciso di
ribellarsi, e lei si era unita a loro perché le era sembrata l’unica cosa
giusta da fare… l’unica cosa che potesse dare un senso alla sua esistenza
come cyborg,anche se non le avrebbe più ridato i suoi 19 anni. L’arrivo di
Joe aveva rappresentato il motivo che le aveva impedito di suicidarsi. Aveva
deciso di farla finita con tutto e con tutti, con le guerre, i morti, gli
attacchi, i cyborg, i Fantasmi Neri…non ne poteva più, rivoleva la sua
vita, ma sapeva che era un desiderio irrealizzabile ormai, per questo aveva
deciso di togliersi di mezzo, non sarebbe mancata a nessuno in fin dei
conti…..ma Joe le aveva sconvolto i piani, e la vita.
“EHI
GENTE!!!La cena si raffredda,volete scendere?!”
“Arriviamo
Chang, arriviamo….cosa c’è di buono?”
“Oden!”
“Cosa?!…ancora
quelle stupide polpettine di carne?!…..ma lo sai che le odio!!!”
“
Albert, mi dispiace ma il frigo è vuoto e con quel poco che c’era gli oden
sono il massimo che ho potuto tirar fuori,quindi accontentati!!”
“
Se non le vuoi le mangio io 004!!”
“
Non ci provare nemmeno Bretagna!!! Ho una fame che mangerei anche un attore da
strapazzo come te!”
“
La vostra è tutta invidia messere…..”
Le
risate che provenivano dalla sala da pranzo arrivavano un po’ attutite al
piano di sopra, Joe stava scendendo in quel momento e si trovò a scuotere la
testa rassegnato di fronte ai continui battibecchi tra 007 e il resto del
gruppo, Bretagna era sempre il primo a far confusione e a ridere di tutto e di
tutti, qualità che Joe gli invidiava non poco perché gli consentiva di
vivere più serenamente di lui la sua condizione di cyborg. Passò davanti
alla porta di Françoise e si fermò un attimo indeciso sul da farsi,
probabilmente lei era già scesa o forse no, avrebbe dovuto dirle qualcosa,
qualcosa per farla star meglio ma non riusciva proprio a farlo. Si era
comportato da perfetto stronzo con lei, lo sapeva benissimo, eppure non
riusciva a varcare quella soglia e entrare nella sua stanza a chiederle scusa
perché sarebbe stato come entrare nelle sua vita e nel suo cuore, e Joe non
voleva che succedesse… anche se era già accaduto da tempo. Abbassò il
braccio e scese velocemente le scale, forse le sarebbe passata da sola anche
questa….
“Bhè?
Dov’è Françoise?… Joe l’hai vista per caso ? “
“No…
non so dove sia Jet, e poi mi spiegate perché lo chiedete sempre a me dov’è?
Cosa sono, la sua guardia del corpo?….”
“Ok…ok
amico ho capito… vado io a vedere, voi iniziate pure o questi cosi si
raffredderanno e diventeranno immangiabili!… senza offesa Chang, ma proprio
non li digerisco sti’ oden…preferisco un bell’hamburger…”
“Ehi…Françoise…ci
sei?… oh, guarda che io entro eh, non sono mica timido come Joe…”
Jet
entrò piano nella stanza senza accendere la luce, aveva immaginato che la
ragazza stesse dormendo quindi non aveva voluto disturbarla; la guardò un
attimo sorridendo, era proprio carina….e Joe era un grande, grandissimo
imbecille! Si avvicinò al letto e le mise la giacca sulle spalle,poi richiuse
piano la porta dietro di sé e tornò all’allegra confusione del piano di
sotto.
“Allora?”
“
Si è addormentata, non ho voluto svegliarla…tanto non si perde nulla!!”
“Già..bhè,
vorrà dire che mangerò io la sua parte, ok?”
“Eh
no Bretagna!! Tu hai già divorato quelle di Ivan, quindi queste mi
spettano!!!”
“
Facciamo a metà Geronimo?!?”
Il
ragazzo sbuffò, era inutile discutere con 007 quando si trattava di cibo.. in
un modo o nell’altro doveva sempre averne più lui che gli altri!!! Prese i
suoi 2 oden guardando Bretagna di traverso, mentre Punma e gli altri avevano
ripiegato su un po’ di insalata e qualche frutto mentre il povero Chang era
sempre più avvilito dallo scarso successo che riscuoteva la sua cucina.
Quella
sera Joe non partecipò molto alle chiacchiere degli altri, un po’ per la
stanchezza, un po’ per i pensieri che gli affollavano la mente, primo fra
tutti lei… doveva davvero chiederle scusa per averla rimproverata così
duramente in missione? E’ vero, aveva esagerato però aveva i suoi
motivi,aveva rimproverato spesso anche gli altri quando sbagliavano qualcosa,e
nessuno di loro se l’era presa più di tanto, anche perché sapevano che
aveva ragione… il più delle volte. Perché allora si sentiva così in colpa
verso Françoise? Lei era come gli altri, doveva smetterla di vederla come una
ragazza! Françoise era un cyborg come tutti loro, e come loro doveva
accettare le critiche quando erano giuste e pensare alla missione da svolgere
e non a inseguire chissà quali fantasticherie… era proprio perché aveva
sempre la testa fra le nuvole che si cacciava sempre in un mare di guai e
toccava a loro rischiare la vita per salvarla, in fondo le chiedeva solo un
po’ più di attenzione in quello che faceva, non era poi così difficile!
Lasciò
gli altri alle prese con una partita di calcio in TV e salì in camera sua,
aveva bisogno di riposare e di pensare. Passò di nuovo davanti alla stanza di
Françoise ma, questa volta, non si fermò nemmeno. Jet aveva detto che
dormiva,no? Bene, almeno sarebbe riuscito ad evitarla fino alla mattina
dopo… e forse per quell’ora le sarebbe passato tutto e sarebbe tornata la
Françoise di sempre.
Aprì
la porta della stanza ed entrò senza nemmeno accendere la luce, il chiarore
lunare era più che sufficiente a illuminare una camera spoglia, anonima, non
c’erano foto sulle pareti, nessun ricordo, nessun oggetto che potesse dire
chi fosse Joe Shimamura, solo alcuni CD e un casco da pilota… tutto il resto
della sua vita era stato cancellato.
Si
buttò sul letto, le cuffie del CD alle orecchie e le canzoni che si
susseguivano una dopo l’altra senza senso, non riusciva ad ascoltare le
parole dato che la sua mente era occupata dal pensiero di cosa fare domattina,
come comportarsi con Françoise? Cosa avrebbe trovato in quegli occhi chiari e
sinceri? Rabbia?…no, la rabbia non era certo un sentimento che apparteneva a
Françoise. Joe sperava semplicemente di trovarla come al solito: sorridente e
calma come il mare d’estate.
La
mattina sorse chiara e luminosa, l’estate era vicinissima ormai e tutto
sembrava più bello e più vivo sotto la luce di un sole caldo e luminoso.
Françoise si era alzata molto presto, era scesa in cucina prima dell’alba e
ora se ne stava sul balcone a guardare il mare con una tazza di caffè fra le
mani, non sapeva cosa fare, cosa pensare….aveva passato la notte ad
analizzare secondo per secondo il suo comportamento in missione, e più ci
pensava meno trovava un appiglio che potesse giustificare quel rimprovero così
duro da parte di Joe, aveva fatto esattamente quello che lui le aveva
ordinato: infiltrarsi in quel club come cameriera, carpire informazioni sui
reali scopi di quell’elegante circolo per affaristi e riferirle a loro.
Aveva scoperto il sotterraneo dove custodivano le armi da contrabbandare, li
aveva guidati fin lì senza far loro sparare un colpo, ed era stata
rimproverata per cosa? Per non aver sentito, nel bel mezzo di un tifone
tropicale con vento che sfiorava i 150 Km/h, quello che sembrava un tuono ma
si era rivelata un’esplosione di una piccola carica che aveva ferito di
striscio Jet il quale, per altro, non si era nemmeno lamentato. Altre volte
altri membri del gruppo avevano commesso errori ben più grossolani, ma Joe
non si era mai sognato di definirli “buoni a nulla”! Aveva di nuovo voglia
di piangere, ma cercò di ricacciare in dietro le lacrime tenendosi occupata
con la colazione da preparare agli altri, aprì il frigo ma lo trovò
desolatamente vuoto, sbuffò ora le sarebbe toccato andare in città a fare la
spesa per quell’esercito di lupi famelici che erano i suoi compagni. Scrisse
velocemente una piccola lista di ciò che mancava
per essere sicura di non dimenticare nulla: fiocchi d’avena per
Albert e Punma, muffins per Jet e Bretagna, arance in quantità per Geronimo,
naturalmente dell’ottimo tè per l’esigentissimo 007 e per il Dottor
Gilmor, e poi brioches e biscotti e… si fermò un secondo con la penna a
mezz’aria prima di annotare frettolosamente “J: uova e mele. Torta”.
“Ehi
Françoise!! Mattiniera come sempre,eh ?!?….Ti sei riposata?”
“
Sì, grazie Bretagna… c’è del caffè caldo se vuoi, purtroppo il tè è
finito, ma sto andando a far spesa!”
“
Oh, grazie Françoise! Il tuo caffè è sempre ottimo!…Di’, vuoi che ti
accompagni in città?”
“No,
non ce n’è bisogno ti ringrazio! Resta pure qui a goderti un po’ di
riposo!!”
“
E tu? Non ti riposi mai?”
“
Se voi altri mangiaste di meno eviterei di dover andare a fare la spesa
praticamente ogni giorno!… e mi riposerei di più!!”
Bretagna
assunse un’espressione colpevole e lei non potè fare a meno di sorridergli
ringraziandolo mentalmente per averle donato un po’ di buon umore. Lo lasciò
alle prese con il giornale del mattino e andò in camera a vestirsi, gli altri
si stavano svegliando a scaglioni: sentì Chang canticchiare le sue arie
d’opera sotto la doccia, Geronimo spalancare la finestra e inspirare
profondamente l’aria fresca del mattino, ecco Jet che si stiracchiava nel
letto borbottando quanto fosse duro il materasso e Albert che accendeva lo
stereo prima ancora di aprire tutti e due gli occhi! Solo la stanza di Joe era
silenziosa, probabilmente lui era già in piedi ed era fuori a correre come
faceva di solito ma Françoise si impose di non pensarci, prese le chiavi
della macchina e uscì.
“BUONGIORNO
TRUPPA!….ehi,007 che ci fai solo soletto qui? E la colazione?!?”
“
Niente colazione oggi, ci siamo pappati tutto! Françoise è appena uscita per
andare a fare la spesa, quindi dovrai arrangiarti Albert! Vuoi del caffè?”
“No
se è fatto da te! Senza offesa amico ma sei proprio negato!… che dice il
giornale?”
“Al
solito… guerre, conferenze di pace, guerre….”
“
Ho capito, lascia perdere ok?…Ciao Geronimo, ben alzato!!… caffè?”
“
caffè?!?… e le mie arance?”
“Niente
arance bello! L’ultima se l’è pappata Punma ieri sera!”
Sul
volto del giovane pellerossa si dipinse un’espressione di rassegnata
tristezza, agguantò una mezza banana che era sopravvissuta alla cena
precedente e la buttò giù con un po’ di caffè sperando di rifarsi con il
pranzo. Pian piano scesero anche gli altri che persero istantaneamente il buon
umore nel vedere Bretagna con un grembiulino bianco e un vassoio con del
quasi-caffè, accoglierli sorridente in cucina... per quella mattina non ci
sarebbe stata nessuna colazione. L’unico ad apparire quasi sollevato da
questo fatto era Joe, che aveva ancora la possibilità di decidere come
comportarsi con Françoise visto che lei, sicuramente, era uscita per fare la
spesa; aveva più o meno deciso di scusarsi per averle dato dell’incapace,
ma non ne era ancora del tutto convinto per questo l’idea di avere un po’
di tempo extra per rifletterci su lo rallegrava.
“Ragazzi,
potete venire un momento nel salone per favore….”
Il
dottor Gilmore li aveva riuniti tutti per discutere con loro una notizia
appena arrivatagli dal porto vicino: una nave senza nessun contrassegno
identificativo era attraccata all’alba e nessuno si era presentato per
reclamare il carico che, sostenevano i marinai, doveva essere piuttosto
prezioso a giudicare dalle guardie armate che avevano immediatamente
circondato la banchina. Il fatto che aveva allarmato l’anziano scienziato
era la strana, e certamente non casuale coincidenza di quell’arrivo
misterioso con lo svolgersi di
un’incontro segreto tra il presidente della S.net corporation con un ex
generale russo ora passato dalla parte dei terroristi,
nella villa dell’imprenditore.
“
Vorrei che andaste a dare un’occhiata a quella nave ragazzi, non mi piace
l’idea di quell’affarista senza scrupoli e quel mercenario che discutono
tra loro con una nave fantasma nel porto, sento puzza di bruciato!”
“
BENISSIMO! Andiamo subito dottore!…Avanti, muoviamoci!!!”
“
Ehi Joe aspetta! Dobbiamo avvertire Françoise!!”
“Non
c’è tempo! E poi non c’è bisogno che venga anche lei… meno siamo meno
daremo nell’occhio, specie al porto dove di ragazze se ne vedono poche!…
andiamo!!!”
Gli
altri si guardarono un momento, indecisi sul da farsi, non ritenevano giusta
la decisione di Joe di non avvisare la ragazza ma, d’altra parte era vero
che lo scalo merci di un porto non era certo il posto per una signorina e la
presenza di 003 avrebbe potuto attirare attenzioni sgradite su tutti loro…
forse Joe aveva ragione.
“Aspettate…vengo
con voi! Voglio verificare alcune cose..”
“
Ma dottore! Potrebbe essere pericoloso per lei!”
“Non
credo Punma… e poi non vi starò tra i piedi, farò finta di essere un
comune nonno che porta il suo nipotino a vedere le navi… chissà che Ivan
non scopra qualcosa di interessante… Su, non guardatemi così andiamo! E
state tranquilli! Voi fate il vostro lavoro con serenità e non pensate a me,
non correrò nessun rischio!!”
Erano
ormai le cinque del pomeriggio e nessuno aveva fatto ritorno alla base. Quello
che nel corso della mattina era solo un sospetto ora era diventato una
certezza: non erano affatto andati a fare una passeggiata, erano in missione.
Senza di lei. Dire che fosse arrabbiata è riduttivo, Françoise non si era
mai sentita tanto furiosa in vita sua, salì nella sua stanza e iniziò a
danzare fino a sfinirsi, provò e riprovò le stesse sequenze di esercizi per
tre ore prima di crollare esausta a terra ma la fatica sembrava non riuscire a
placare quella rabbia sorda che sentiva covare nel cuore, l’avevano lasciata
a casa, erano andati in missione chissà dove e non avevano nemmeno tentato di
mettersi in contatto con lei…allora quello che Joe aveva detto era vero, lei
era solo una buona a nulla!
Si
prese la testa fra le mani e cominciò a piangere di rabbia e di dolore, un
pianto irrefrenabile che la fiaccò ulteriormente ma che riuscì a restituirle
un minimo di lucidità.
Si
alzò sostenendosi alla sbarra, si tolse le scarpette e la maglia che
indossava, ne prese una pulita e si rinfrescò, poi iniziò ad ordinare le sue
cose meccanicamente, per non pensare, per non lasciare spazio a quella rabbia
che era tornata prepotente e che le chiedeva solo di spaccare tutto; fuori
calavano le prime ombre della sera, mentre nuvole nere si ammassavano
all’orizzonte, tra poco sarebbe piovuto.
Françoise
scese in cucina e guardò la torta che aveva preparato per Joe, prese il
piatto e lo scagliò a terra con violenza…un tuono lontano l’avvertì
dell’arrivo di un temporale, ma lei non ci fece nemmeno caso, guardava i
resti di quella torta come se fossero quelli del suo cuore, ed era esattamente
così.
Mezzanotte.
La pioggia continuava a cadere da ore, schiaffeggiando violentemente i vetri
della grande villa sul mare, Françoise era rannicchiata sul divano al buio,
gli occhi chiari incollati alla porta d’ingresso che non voleva saperne di
aprirsi e mille pensieri che le riempivano la testa: rabbia, paura, ansia,
tristezza, la sommergevano a ondate lasciandola ogni volta più debole e sola
che mai.
Un
rumore sotto di lei, sotto l’alta rupe di roccia che sosteneva l’edificio
l’avvertì che i suoi amici erano rientrati, guardò l’orologio: le due.
Sentì l’ascensore sotterraneo muoversi lentamente sui pistoni e iniziare la
sua corsa verso l’alto, poi la porta nello studio del Dottor Gilmore
scorrere silenziosa sui binari e i passi di 9 persone farsi strada nelle ombre
della notte.
“Com’è
andata la missione?”
La
sua voce era calma,dura e fredda ed ebbe l’effetto di una folata di vento
gelido sugli altri che erano appena entrati nella stanza. Probabilmente non si
aspettavano di trovarla lì, o forse non si aspettavano quella freddezza da
lei.
“Allora?
Cos’è siete diventati sordi? Com’è andata la vostra missione?”
“Bene.
Abbiamo sgominato una possibile nuova alleata dei Fantasmi Neri.”
Perché
la voce di Jet era così bassa? Se lo chiese anche il ragazzo mentre scrutava
nel buio il viso di Françoise aspettando una qualche reazione da parte sua,
ma lei era immobile, sembrava quasi che non respirasse pensò 002, e si sentì
improvvisamente un perfetto stronzo.
“Françoise….ascolta….”
“Non
c’è bisogno che mi dica nulla, Dottore mi creda…..”
“..
Lascia che ti spieghi, per favore….”
“
Spiegarmi?E cosa? Che siete andati al porto e poi alla villa che sta sopra la
collina, la seconda a destra, quella con il cancello nero e la piscina con la
cascata?…E’ questo che mi deve spiegare? O forse vorreste essere così
gentili da dirmi perché non mi avete avvisato di questa missione? In fondo
ero già in città, sarebbe bastato un secondo per localizzarmi ma, visto che
non l’avete fatto, deduco che non ce ne sia stato tempo…vero?”
“No.
003 ascolta…..”
Joe
non riuscì a finire la frase. Françoise gli aveva dato uno schiaffo
violentissimo guardandolo con disprezzo….
“Io
non sono 003, hai capito? NON SONO UN ROBOT DANNAZIONE!!!… Pensavo di aver
trovato una famiglia dopo quello che mi hanno fatto, ma mi sono
sbagliata……”
Detto
questo lasciò la stanza senza voltarsi, gli altri sentirono la sua porta
sbattere violentemente e poi più nulla, solo il temporale che non accennava a
calmarsi.
Joe
era rimasto immobile. La guancia gli faceva un male cane, ma non era nulla di
fronte allo strano senso di vuoto che avvertiva dentro, guardò gli altri come
per accertarsi che fosse tutto reale, vide il Dottor Gilmore invecchiato di 10
anni sedersi pesantemente sul divano, la testa fra le mani e un’espressione
di dolore sul volto, sentiva lo
sguardo degli altri su di lui,come se si aspettassero chissà cosa, ma Joe non
sapeva cosa fare… era tardi per le scuse. Geronimo corse in cucina a
prendere un bicchiere d’acqua per l’anziano scienziato e vide i resti
della torta per terra, gli venne da piangere al pensiero di quello che doveva
aver provato lei nel momento in cui l’aveva scagliata a terra… l’aveva
fatta per Joe, era il suo modo di fare pace e di chiedergli scusa… il cesto
della frutta era pieno di arance….le aveva comprate per lui, c’erano anche
i muffins di Jet e quella schifezza di tè che adorava Bretagna… lei aveva
pensato ad ognuno di loro….e loro l’avevano lasciata a casa.
“Ragazzi…
venite qui… svelti… Joe,anche tu….”
“Lasciami
in pace….cos’è, è esplosa la cucina?….”
“
Smettila di fare l’idiota Joe!!… Geronimo ha ragione, devi venire qui
anche tu….”
Di
malavoglia si alzò e seguì Punma in cucina, anche lui vide i resti della
torta a terra e la guancia dove lei lo aveva schiaffeggiato sembrò diventare
di fuoco… perché era andata a finire in quel modo?
Françoise
passò il resto della notte a scrivere e a fare i bagagli. Ormai aveva deciso.
Anche se tutti le avevano chiesto scusa sinceramente non le bastava più,
aveva capito che non faceva parte in tutto e per tutto della squadra e, cosa
più dolorosa, che Joe la considerava solo un maledetto robot da ricognizione
e nient’altro. Poteva sperare che lui ricambiasse ciò che provava lei? No.
Le sue speranze si erano infrante contro un muro freddo e duro, proprio
com’era accaduto alla torta finita sul pavimento.
Chiuse
le due lettere che aveva scritto, controllò i bagagli e si avviò silenziosa
per le scale, dormivano tutti,nessuno l’avrebbe vista andar via e nessuno
l’avrebbe fermata…lanciò u ’ultimo sguardo alla stanza di Joe,come se
sperasse di vederlo correre fuori, abbracciarla e dirle di non lasciarlo ma
sarebbe rimasto solo un bel sogno, nulla di più. Infilò la lettera sotto la
porta di Jet e lasciò l’altra sul tavolo del salone,diede un bacio
silenzioso a Ivan e si chiuse per sempre la porta dietro le spalle.
Un
taxi l’aspettava in fondo alla strada per portarla dritta all’aeroporto,
voleva andare lontano, il più lontano possibile dal dolore che provava.
Joe
non aveva chiuso occhio. Non poteva dormire. Il dolore non gli dava tregua,
non tanto la guancia che portava il segno esterno di quell’orribile serata,
quanto il suo animo,il suo cuore sembrava volersi spaccare tanto si sentiva in
colpa e responsabile di tutto quello. Perché non aveva avuto il coraggio di
dirle che gli dispiaceva averla rimproverata? Perché non l’aveva avvertita
della missione? Perché continuava a chiamarla 003?… voleva proteggerla e
l’aveva ferita più profondamente di qualsiasi arma, come aveva potuto
arrivare a tanto?… gli aveva perfino fatto la torta di mele… la sua
preferita… Françoise… perché?
“SCENDETE!!!PRESTO
SCENDETE!!!”
La
voce concitata di Chang tirò tutti giù dal letto, ammesso che qualcuno
avesse dormito quella notte, e li riunì tutti nel salone con i volti tirati e
stanchi, la maggior parte di loro avevano intuito il perché di quella sveglia
rumorosa,ma avevano paura di ammetterlo perciò fissavano il piccolo cinese
con aria interrogativa, pregandolo quasi di dare una risposta diversa a quella
che tutti già immaginavano…
“E’…
è di Françoise… è per noi… io… io non me la sento… tieni Bretagna,
leggila tu… per favore.”
007
prese la lettera e la aprì, la calligrafia delicata di Françoise prese forma
davanti ai suoi occhi,mentre la sua voce tremava un poco mentre leggeva ciò
che non avrebbe mai voluto:
Cari
amici,
vi
prego di perdonarmi per il dispiacere che sto per dare a molti di voi, ma ho
preso una decisione. Me ne vado. Lascio la squadra di cui non ho mai fatto
parte fino in fondo per colpa della mia debolezza e della mia incapacità, non
sono indispensabile e non lo sono mai stata perciò ho deciso di riprendermi,
per quello che posso, la mia vita.
Mi
mancherete tutti, tantissimo, ma non posso più restare qui. Spero che
capirete il perché di questa mia decisione e la sofferenza che mi procura, io
volevo essere una di voi, lottare al vostro fianco e proteggervi come fate con
me, ma non sono in grado e non voglio rischiare ancora di mettere in pericolo
uno di voi per la mia stupidità. Perdonatemi. Perdonatemi per non essermi
accorta prima di che peso fossi diventata per voi e per la riuscita delle
missioni che ci vengono affidate, avete un fardello pesante sulla spalle, e
non avete bisogno che io vi aggiunga anche il mio peso.
Vi
voglio bene, credetemi…siete tutto per me e non vi dimenticherò mai: Jet,
puoi riprenderti i tuoi CD, sono in camera mia sul letto; Albert grazie per
avermi insegnato un po’ di tedesco e per avermi portato a cavallo; Geronimo,
sei una persona meravigliosa! …grazie ancora per il bellissimo dono che mi
hai fatto…Punma,ti auguro di portare la pace alla tua gente e di vedere la
tua meravigliosa Africa finalmente in pace, sarai sempre nel mio cuore per le
grandi lezioni di umanità che mi hai dato, ti devo moltissimo.
Bretagna,Chang….grazie
di cuore per avermi portato a vedere il balletto, per le rose e per le mille
risate che mi avete regalato! Siete fantastici!…
Dottore,
Ivan…..mi dispiace.
Joe,avevi
ragione. Su tutto. Addio.
Vi
voglio bene. Addio.
Françoise
“E
adesso?…Che facciamo?….”
“Non
lo so!! Chiedilo al genio,qui!… è lui che l’ha rimproverata e le ha detto
che era una buona a nulla!!”
“EHI!…
finiscila Punma!… vediamo di non complicare le cose… la colpa non è solo
di Joe, è di tutti!! Ognuno di noi
ha la sua parte di colpa in questa storia, quindi non giudichiamo.”
“
Come puoi dire una cosa simile Albert?! Ti sei dimenticato di quello che le ha
detto “mister sensibilità” l’altro giorno? Mi sarei arrabbiato persino
io, figuriamoci lei!… E’ vero ,noi tutti abbiamo le nostre colpe, ma chi
ha sbagliato più di tutti è Joe!”
“ORA
FINITELA!… è anche per questo che se n’è andata! Siamo tutti pronti a
darci la colpa uno con l’altro, e saremmo una squadra ?Ma finiamola!!”
Jet
uscì dal salone e si rinchiuse in camera sua, aveva visto prima di scendere
la lettera di Françoise e voleva solo leggerla in santa pace, sperava che lei
avesse lasciato qualche indicazione su dove trovarla ma non ne era poi così
convinto. La rigirò un paio di volte tra le mani, quasi avesse il dubbio che
non fosse per lui ma per Joe… no, Françoise non si sarebbe mai confusa,
nemmeno in un momento simile.. l’aveva scritta
a lui, non c’erano dubbi:
Caro
Jet,
non
sgranare gli occhi come fai di solito…so che non ti aspettavi questo da me,
ma non sapevo a chi altro dirlo. Io e te non abbiamo legato subito, siamo
molto diversi e ci siamo scontrati più volte, ma da quando ho imparato a
conoscerti ho capito che persona splendida sei, e che grande amico io abbia
trovato!
Jet,
tu sai quello che io provo per Joe, tutti lo sapete….non mi è mai riuscito
di avere un segreto da quando vi conosco!.. e in questo momento ne sono
felice! Io non sono riuscita a scalfire la corazza che Joe si è costruito, ci
ho provato con tutte le mie forze ma ho fallito anche in questo, non so se lui
soffrirà per la mia partenza ma non credo, per lui non sono altro che 003….
Stagli
vicino Jet, te ne prego. Io non sono riuscita a donargli un po’ di serenità,
a fargli capire che non ci hanno tolto tutto, anche se le nostre vite si sono
interrotte bruscamente noi ci siamo ancora, i nostri ricordi e i nostri
sentimenti sono ancora vivi; io avrei voluto vederlo correre ancora, vederlo
ridere e giocare a football con te, ma lui non vuole farlo, non vuole più
essere umano… Jet non permettere che faccia una cosa simile,ti prego! Non
permettergli di distruggere tutto quello che ha di buono dentro di sé…non
permettergli di rendersi incapace di amare…. Io lo amerò per sempre, perché
non posso fare diversamente, mi è entrato nel cuore e nell’anima e niente
riuscirà a portarmelo via… il mio più grande desiderio è quello di
saperlo felice… anche se non sarà più accanto a me…. questo è l’unico
modo di amarlo che mi è rimasto.
Addio
Jet e grazie… grazie per essere quello che sei, grazie per avermi fatto
conoscere la musica rock, grazie per avermi portata al cinema e per essermi
stato ad ascoltare quando ne avevo bisogno. Ti voglio bene Jet….ti voglio
bene.
La
tua Françoise
La
rilesse decine di volte, ogni volta notava la traccia di una lacrima in più e
ogni volta aumentava la sua voglia di prendere a pugni quell’idiota di Joe!
“Jet…Jet…ci
sei amico?”
“Sì…
che c’è Geronimo?”
“Il
dottor Gilmor ci aspetta di sotto, vuole vederci tutti… ehi,ma ti senti
bene?”
“No.
Per niente… ma non ti preoccupare, mi passerà… dov’è Joe?”
“
Si è chiuso in camera sua, gli ho detto di scendere ma mi ha mandato al
diavolo… mi fa una gran rabbia!!”
“Adesso
ci penso io… JOE!! APRI QUESTA PORTA! SUBITO!”
“LASCIAMI
IN PACE!!”
Jet
la sfondò con una spallata, afferrò Joe per colletto e lo trascinò
letteralmente verso la stanza di Françoise…
“Che
stai facendo? Jet lasciami!! MI HAI SENTITO?”
“Ti
ho sentito benissimo… adesso sentimi tu invece razza di imbecille che non
sei altro! ENTRA… ENTRA HO DETTO! ”
“Mi
spieghi perché devo entrare qui?… che senso ha?”
Jet
gli mollò un pugno,era troppo.
“
CHE SENSO HA?! MA TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE DICI? IL SENSO E’ QUESTO,
JOE: se tu ci fossi entrato prima qui
dentro lei non sarebbe andata via!! ECCOLO IL TUO FOTTUTO SENSO!!!”
Lasciò
Joe per terra e uscì sbattendo la porta, come poteva essere così ottuso da
non rendersi conto di quello che le aveva fatto? Geronimo lo guardò con
approvazione, anche lui aveva capito quali erano le intenzioni di Jet ma, al
contrario di lui, questa volta non era molto ottimista.
Scesero
nel salone e 005 si affrettò subito a spiegare il perché dell’assenza di
Joe indorando un po’ la pillola per evitare altri guai, gli altri sembravano
poco convinti della sua versione ma lasciarono stare, ora avevano altro a cui
pensare.
Il
Dottor Gilmore aveva il viso stanco, gli occhi lucidi tradivano la sua
disperazione e il suo scoramento per non essere stato capace di prevenire
quella fuga, in parte si sentiva colpevole anche lui, colpevole di aver
trasformato Françoise in qualcosa che non era né un cyborg né un uomo…
non aveva la forza degli altri, non aveva la resistenza degli altri… il
tocco leggero della mano di Punma lo riscosse dai suoi pensieri, il ragazzo
gli fece un sorriso di comprensione che l’anziano scienziato ricambiò con
calore.. l’avrebbero riportata a casa.
“Allora
dottore?Come vuole che ci comportiamo? “
“
Non lo so ragazzi… credetemi,
davvero non lo so…”
“
Non vuole cercarla allora?!”
“No!
Non ho detto questo Chang… voglio che lei torni qui ma…”
Fu
Geronimo a finire la frase per lui…
“Ma
vuole darle un po’ di tempo, e soprattutto vuole darlo a Joe per rendersi
conto dei suoi errori…”
“Crede
davvero sia una buona idea, Dottore? Insomma, Joe è…è un incostante! Non
ha mai capito quanto Françoise tenesse a lui e l’ha sempre trattata con
sufficienza… e se non si svegliasse mai? Se davvero non gli importasse nulla
di lei?… noi la perderemo per sempre… perderemo la nostra piccola
ballerina….”
“No
lo so… ragazzi non lo so davvero… anche tu, Bretagna hai ragione, Joe è
un punto interrogativo… ascoltate, lascio a voi la decisione. Non posso
darvi ordini sui vostri sentimenti, quindi avete carta bianca, decidete voi
come volete agire… qualunque cosa scegliate avrete il mio appoggio
incondizionato. Mi fido di voi tutti e so che la riporterete a casa. E ora
scusatemi, è stata una lunga notte e le mie vecchie ossa hanno bisogno di
riposo….”
Joe
era ancora lì, nel punto esatto in cui il pugno di Jet lo aveva spedito: sul
pavimento, accanto al letto di Françoise. Era nella sua stanza. Si guardò
intorno e vide tante piccole cose che gliela ricordavano, in ogni oggetto
c’era un po’ di lei, un po’ dei sui ricordi e della sua vita prima di
essere un cyborg. Un poster con il famoso quadro delle “ballerine” di
Degas, Cd di musica classica con i suoi balletti preferiti: il lago dei cigni,
Giselle, Schiaccianoci… quante volte l’aveva vista incantata davanti alla
televisione ad osservare attenta ogni passo di quelle ragazze di cui lei, una
volta, aveva condiviso la stessa passione…
Guardò
i suoi libri, da quando Françoise aveva la passione per i fantasy?… quante
cose non sapeva di lei… accese lo stereo,aspettandosi le note di un violino
o roba simile,invece ne uscì la voce inconfondibile di Axl Rose… mio Dio,
Françoise che ascolta i Guns n’ Roses! A Joe venne quasi da ridere, doveva
essere l’influsso nefasto di Jet ad averla portata su quella strada… un
tempo piacevano molto anche a lui, ricordava ancora il concerto a cui aveva
assistito a Los Angeles insieme a Jet.. era stato fantastico!…Si ritrovò a
canticchiare sotto voce “November Rain”, mentre continuava a vagare per la
stanza di Françoise….
When
I look into your eyes
I
can see a love restrained
But
darlin’ when I hold you
Don’t
you now I feel the same
Aprì
il suo armadio, era pieno di abiti bianchi, maglioncini, pantaloni,
gonne…tantissime erano bianche, altre rosa chiarissimo, altre di un azzurro
intenso come i suoi occhi… adorava i colori chiari… forse gliel’aveva
anche detto una volta ma lui non vi aveva prestato molta attenzione…
We’ve
been through this such a long time
Just
tryn’ to kill the pain
Cambiò
velocemente canzone, non gli piaceva quello che quella voce estranea gli stava
dicendo, cosa ne sapeva lui di amore e di dolore? Su display del Cd apparve
“track 2”, Joe schiacciò play e le note di una chitarra elettrica
fendettero l’aria intorno a lui, entrandogli nel cuore come lame di
ghiaccio…aveva riconosciuto subito la canzone…era perfetta per Françoise…”Sweet
child o’ mine”….mandò ancora avanti, “Patience”… dannazione,
sembrava che anche il CD volesse fargli la predica!… ”Don’t cry”…
”Estranged”… merda, perché c’erano solo quelle canzoni?…”Nothing
else matters”… i Metallica… ci mancava solo questa…..era furioso
eppure non riusciva a spegnere lo stereo, quelle canzoni rappresentavano
qualcosa anche per lui, erano i suoi ricordi, le sue emozioni…si sentiva
invadere dai ricordi che aveva cercato di seppellire per anni….
“Joe…
come stai?”
“Jet…
cosa avete deciso?”
“Te
lo dirò dopo… come va il viso?… ti ho dato un bel pugno, scusa….”
“Me
lo sono stra-meritato!… hai fatto bene a sbattermi qui dentro… sono stato
uno stronzo,vero?”
“Posso
essere sincero? Sì, sei stato un grandissimo stronzo Joe!… ma puoi ancora
cambiare, se lo vuoi…”
“
CAMBIARE? E come? Pensi che possa tornare indietro? Pensi che possa far finta
di non essere diventato quello che sono? NON CI RIESCO! NON POSSO!… non
posso dimenticare Jet… non posso dimenticare quello che mi ha detto….”
“
Chi Joe? Di chi parli?”
“Lascia
perdere…non farmelo ricordare ancora,ti prego…lasciami in pace…andate a
cercarla e riportatela a casa…muovetevi!”
“Eh
no! Non puoi scaricarti la coscienza così! Se andiamo a cercarla andiamo
TUTTI e TUTTI la riporteremo a casa, perché TUTTI vogliamo riaverla qui con
noi! Non puoi tapparti qui dentro e sperare che tutto passi in silenzio Joe!
Noi altri siamo sicuri di quello che vogliamo, ma tu?…non andremo da nessuna
parte amico, non finché tu non avrai fatto i conti con te stesso e avrai
preso la tua decisione…”
“
Che significa? Mi stai ricattando forse? E se io non volessi venire con voi,
che succederebbe? La lascereste andar via così?… IO NON VOGLIO QUESTA
RESPONSABILITA’!! “
L’aria
fresca dell’oceano entrò prepotentemente nella piccola camera d’albergo,
costringendo la sua ospite a riscuotersi dai suoi tristi pensieri. Françoise
si alzò e accostò un poco la finestra, lo sguardo ancora perso al di là di
quella distesa di acque tumultuose davanti alle coste di Normandia, verso
casa, verso un altro mare, un’altra finestra….sospirò triste mentre
terminava di disfare i suoi bagagli, la ballerina in legno aveva già preso il
suo posto accanto al letto, la foto del suo compleanno era capovolta sul
copriletto e qua e là la pellicola si era sollevata per via delle lacrime che
vi erano cadute sopra. Non avrebbe mai pensato di provare un dolore e una
nostalgia tanto forte… si sentiva sola come non lo era mai stata, e per un
attimo le venne voglia di tornare indietro ma poi ripensò al perché della
sua decisione e concluse che no, non poteva più tornare in un posto dove la
persona che amava più di se stessa la ignorava come fosse un fantasma. Il
pensiero di Joe le fece ancora più male, così cercò di scacciare dalla sue
mente il ricordo del suo viso, dei suoi occhi, della sua voce… si impose di
ascoltare il canto del mare e dei gabbiani, il sussurro del vento e la vita
che scorreva tranquilla in quel piccolo paesino arrampicato su una manciata di
scogli lontano dal mondo e dai suoi guai. Decise di uscire e prendere un po’
d’aria prima della cena, le prime ombre si avvicinavano furtive dalle
montagne e il porticciolo si preparava silenzioso a un’altra notte di attesa
nella speranza di un mare più calmo e di una pesca migliore.
Le
stradine l’accolsero protettive nel loro candido abbraccio fatto di
semplicità e gesti antichi, bambini che si rincorrevano e vecchie che
chiacchieravano tra loro degli anni ormai perduti della loro giovinezza, le
piccole botteghe piene di colori la sbirciavano con bonarietà, quasi
invitandola ad abbandonare quello sguardo triste e smarrito e godere di quella
semplice normalità che le offrivano, ma lei non era ancora pronta a lasciar
andare i suoi ricordi, non era ancora pronta per saltare nel vuoto di una vita
da cyborg senza i suoi amici e senza Joe.
Rientrò
in albergo per la cena, la sala era moderatamente affollata, c’erano alcune
famiglie e una comitiva di turisti tedeschi che creavano una piacevole
confusione, la proprietaria accolse Françoise con un sorriso e la fece
accomodare in un tavolino un po’ defilato, accanto a una delle grandi
finestre che guardavano l’oceano; Françoise cercò di concentrarsi sul menù
ma le parole sembravano sfuggirle dalla mente, così prese solo una minestra e
un po’ di verdura che non finì nemmeno…
“Mademoiselle,
volete del dessert? C’è la nostra specialità: torta di mele!… dovete
provarla, vi assicuro che non ve ne pentirete!”
“
No, merci….siete davvero gentile madame, ma non ne ho voglia…”
“
Mais se non avete quasi toccato cibo! Andiamo, qualcosa di dolce vi aiuterà a
sentirvi meglio!!”
“
IO NON VOGLIO SENTIRMI MEGLIO!!”
Lasciò
di corsa la sala da pranzo, sotto gli occhi sconvolti della proprietaria e
degli altri avventori, solo la comitiva tedesca non aveva fatto caso a lei,
forse non avevano capito cosa avesse gridato quella bella ragazza bionda!
Françoise
si chiuse in camera e si buttò sul letto in lacrime, non era riuscita a
controllare quello scatto improvviso e se ne vergognava, quella signora voleva
solo essere gentile con lei come poteva immaginare quali ricordi fossero
legati alla parola “ torta di mele”? Doveva scusarsi assolutamente, ma ora
non ne aveva più la forza… era stanca di dover pensare prima agli altri e
poi a lei, adesso voleva solo dormire… dormire e dimenticare per un po’ la
sua pena, dormire e sognare Joe che la veniva a prendere per riportarla a
casa, Joe che le diceva di amarla, Joe che la baciava… Joe…
Le
ali del sonno, pietose, vennero a dare sollievo al suo cuore ferito,
cullandola insieme al mormorio delle onde che cantavano per lei una dolce
melodia, fatta di sale, di spruzzi, di vento e di pioggia che erano sempre le
stesse, in qualsiasi parte del mondo…
L’alba
arrivò uguale a tutte le altre, se possibile gli apparve ancora più fredda e
distante da quando era accaduto tutto il casino… o forse da quando aveva
iniziato quel viaggio dentro se stesso… La notte era stata un inferno, non
aveva chiuso occhio e, quelle rare volte che provava a dormire lo stesso sogno
veniva a tormentarlo, a ricordargli cosa fosse in realtà. Già, perché Joe
aveva smesso di considerarsi come un essere umano da tempo, da quando aveva
rivisto lei… da quando si era illuso di poter tornare indietro nel tempo o,
almeno, di poter vivere quasi come un ragazzo normale, di poterla ancora amare
come aveva fatto anni prima… ma lei gli aveva sbattuto in faccia la verità,
e da quel momento in poi lui non era più Joe Shimamura, era diventato il
prototipo n. 009, un robot, una macchina… una cosa, non più un uomo. Scagliò
rabbiosamente il cuscino contro la parete, colpendo il cestino della carta e
rovesciando il suo contenuto sul pavimento, sbuffando si alzò per
raccoglierlo e lo sguardo gli cadde su alcuni pezzi di carta strappati e
appallottolati che solleticarono la sua curiosità e la sua speranza di
trovarvi qualche indicazione su dove fosse finita Françoise. Non riuscì a
leggere molto, erano cancellati vigorosamente in più punti e in altri
l’inchiostro si era sciolto in quelle che, presumibilmente, erano lacrime
formando una macchia bluastra assolutamente incomprensibile; le poche parole
che lesse erano sicuramente riferite a lui e lo fecero sentire ancora peggio…
So che non sono altro che
un rob…, ma se vuoi puoi
farcela…lo so, io credo…, non lasciarti… Adieu.
Fissò
quell’ultimo frammento di carta. Adieu. Françoise gli aveva detto addio.
Restò lì, seduto per terra accanto al cestino con quel pezzetto di carta in
mano, guardandolo come a chiedergli una risposta a tutto quello; avvertì
nuovamente quel senso di vuoto profondo che lo aveva colpito quando Françoise
lo aveva schiaffeggiato, e si ritrovò a chiedersi il perché di quella
tristezza che lo aveva avvolto e che lo faceva sentire così terribilmente
solo in quella stanza non sua, in quella vita non sua, in quell’amore non
suo… Françoise lo amava veramente?… anche lei diceva di amarlo davvero e
poi… no, non sarebbe accaduto di nuovo. Mai.
“Joe…posso
entrare?”
“
….venga pure dottore….”
“
Joe… ascolta… Ivan è sveglio, possiamo trovarla e andare a riprenderla…
se vuoi…”
“
PERCHE’ LO CHIEDE A ME?!… Ci sono altre 7 persone di là che sono pronte a
partire al minimo cenno, perché volete per forza la mia benedizione? Andate a
riprendervela e riportatevela a casa la vostra Françoise! MA CHE ACCIDENTI
VOLETE DA ME?!”
L’uomo
sospirò affranto, non sapeva cosa rispondere a quella domanda rabbiosa, perché
lui non aveva una risposta… credeva che a Joe importasse di riaverla a casa,
ma forse si era sbagliato… forse Joe era molto meno umano di quanto avesse
sperato… richiuse la porta alle sue spalle e tornò dagli altri sconfitto,
non sapeva come guardarli in faccia…
“Non
verrà, vero Dottore?”
“No…
no Chang, non verrà….”
“BASTA!
NON SI PUO’ ANDARE AVANTI COSI’! NON PUO’ COMPORTARSI IN QUESTO
MODO!!… ADESSO GLIENE DICO QUATTRO!!”
“FERMO
ALBERT!! Non facciamo sciocchezze! Pestarlo non servirà a fargli tornare un
po’ di cervello, questo è sicuro!… Jet, tu sei quello che lo conosce da
più tempo, prova tu a parlarci…”
“…
lo conoscevo Bretagna… adesso non lo riconosco più, ma ci proverò lo
stesso, l’ho promesso a Françoise… voi intanto localizzatela, poi
decideremo…”
Lo
videro uscire dal salone e salire lentamente le scale, nessuno di loro sapeva
cosa avrebbe potuto fare o dire a Joe, ma speravano tutti che potesse aiutarlo
a capire, a ritrovare se stesso...
Geronimo
lasciò la sala e uscì in giardino, sedette sotto un albero e iniziò a
pregare nella sua lingua i suoi dei perché illuminassero quei giorni così
bui per tutti loro, perché li aiutassero a capire e a capirsi di più, per
essere più uniti…per essere più umani…
“Che
sta facendo, Albert? “
“
Credo che stia pregando Chang…..pregando per noi tutti…”
“
Spero davvero che i suoi dei lo ascoltino, perché questa volta siamo messi
davvero maluccio caro mio…”
“
Già! Altro che Romeo & Giulietta! Quei due sono dei principianti in
confronto ai nostri Joe & Françoise!….”
Punma
e gli altri sorrisero alla battuta del compagno, allentando per un po’ la
tensione che si era creata tra loro, poi ognuno tornò a immergersi nei propri
pensieri, gettando occhiate ansiose al piccolo Ivan e alle scale…speravano
di avere buone notizie da almeno una delle due direzioni.
Jet
non si preoccupò di bussare, spalancò la porta ed entrò. Joe tentò di
fermarlo sapendo già dove sarebbe andato a parare, ma lui fu più veloce e lo
spinse di forza sul letto accostando poi la sedia in modo da guardarlo dritto
negli occhi.
“Che
vuoi?”
“Voglio
sentirti parlare Joe. Voglio che mi dici quello che ti passa per la testa.
Voglio che mi racconti cosa ti ha detto Mayumi due mesi fa…”
“Come…
come fai a sapere di lei?! CHI TE L’HA DETTO?”
“Tu.
Non te lo ricordi più? Un giorno sei tornato qui che camminavi a due metri da
terra e mi hai detto che avevi rivisto la “tua tifosa più bella” e lei ti
aveva chiesto di uscire… ti ritorna la memoria adesso?”
“Sì…
ma non ho voglia di discuterne.”
“
EH NO!! Adesso mi hai davvero stufato lo sai? Sono due mesi che ti comporti di
merda con tutti, specie con Françoise perciò, visto che questa è una delle
ragioni per cui lei se n’è andata, NE DISCUTIAMO ECCOME!… Non me ne andrò
di qui finché non mi dirai tutto Joe… a te la palla amico….”
Joe
lo guardò con aria supplichevole, ma Jet fu irremovibile, anzi si accomodò
meglio sulla sedia e si preparò ad ascoltare quello che l’amico aveva da
dirgli… era arrivata la resa dei conti, pensò tristemente Joe. Cercò di
raccogliere le idee e le forze per dire tutto, il pensiero di mentire a Jet
per farlo andar via di lì l’aveva sfiorato per un attimo ma Joe si era reso
conto che, volente o nolente, adesso aveva un disperato bisogno di lui e dei
suoi consigli, mentire non sarebbe servito a niente avrebbe solo peggiorato le
cose.
“…quella
sera, quando sono uscito con lei mi sentivo così bene, mi sentivo come se il
tempo non fosse mai passato e io fossi ancora un pilota famoso e corteggiato,
volevo esserlo con tutte le mie forze e così le ho mentito…le ho detto che
ero sparito dalle corse perché ero entrato nei Servizi Segreti, una specie di
James Bond insomma…”
“
E immagino avrai concluso la serata come James Bond… sbaglio?”
“
Quasi. Non sono andato a letto con lei, se è questo che vuoi sapere!… ma ho
passato la notte a casa sua, ci siamo baciati… nient’altro. Solo un
bacio… poi lei mi ha parlato di quel suo amico, quel giornalista
indipendente… sapevi che Mayumi era una fotografa, vero?”
“
Sì… mi ricordo che quando stavate insieme lei aveva il pallino di
fotografare tutto… mi dava sui nervi quando te la portavi appresso nei
box… lei e quella sua macchina fotografica!!”
“Già…..
comunque, mi ha chiesto di aiutarli. Jhon, il suo amico, era in Africa per un
reportage sui signori della morte, i commercianti di organi… si era messo
nei guai, l’avevano arrestato e condannato a morte e l’ambasciata
americana non voleva saperne di intervenire…”
“
Così quando tu le hai detto che eri una spia lei ha colto la palla al
balzo…..”
“
Non potevo non aiutarla Jet!! Io… io credevo che mi amasse ancora…
volevo… volevo credere che fosse così…”
“
E sei partito senza dirci nulla… lasciandoci qua a spaccarci la testa per
cercarti mentre tu facevi Lawrence d’Arabia fra cammelli e piramidi!!…
avrei dovuto suonartele molto prima… vai avanti, qualcosa mi dice che il
meglio deve ancora venire!…”
L’aria
era fredda e umida quella mattina nonostante fosse giugno inoltrato faceva
piuttosto fresco e grosse nuvole nere aleggiavano minacciose sulle acque
agitate dell’Oceano. Françoise uscì presto e si diresse verso il
promontorio, desiderosa di tranquillità e solitudine. Doveva prendere altre
decisioni importanti, forse ben più importanti di quella di lasciare il
gruppo. Erano già due giorni che era lontana e nemmeno Ivan aveva tentato un
contatto con lei… possibile che nessuno sentisse la sua mancanza?
Si
sedette su una piccola roccia piatta che sovrastava l’oceano impetuoso, il
golfino di lana che le avevano regalato per il suo compleanno era un’esigua
barriera nei confronti del vento che spirava lassù, ma lei non ci fece
nemmeno caso; doveva decidere se tornare a Parigi, a casa o cambiare
definitivamente aria e vita. Già, ma per andare dove? E per fare cosa?
L’unica cosa che aveva sempre fatto era ballare, ma non aveva mai lavorato
sul serio, cosa poteva dire a un potenziale datore di lavoro, ”salve, mi
chiamo Françoise Arnoud, sono un’ex ballerina di danza classica e un
cyborg!…” Le avrebbero riso in faccia di sicuro!
Il
muso peloso di un collie la riportò bruscamente alla realtà, il cane le era
andato vicino leccandole piano la mano e guardandola con gli occhioni pieni di
curiosità, quasi le stesse chiedendo il perché di quell’aria triste, Françoise
gli fece una carezza sorridendo mentre il cane la guardava riconoscente per
avergli dimostrato un po’ d’interesse.
“
Che ci fai qui solo soletto,eh? Sei in cerca di una risposta anche tu o ti sei
semplicemente perso?… Ma lo sai che sei davvero bello?… cosa vuoi, un
altro po’ di coccole?… e va bene!”
“
Aragorn!..Oh, mademoiselle, perdonnè moi… spero che il mio cane non
l’abbia spaventata!!… sono desolato, mi spiace!”
“No.
Non c’è problema! Non mi sono spaventata, amo i cani e poi questo
cucciolone qui è davvero simpatico!… Non c’è problema, davvero!!”
“
Oh.. vi ringrazio!…Scusatemi ancora, ma è la prima volta che lo lascio
libero e non mi obbedisce molto ancora… è un po’ indisciplinato, vero
Aragorn?…comunque, io mi chiamo Damian.. e voi?”
“Françoise.
“
“
Siete francese allora?”
“Oui!…perché
voi non…”
“No!!
Io sono uno yankee purissimo!! Abito a New York!!….”
“Veramente?
Bhè, complimenti per il vostro francese allora! E’ perfetto!!… come mai
siete finito in questo eremo?”
“Sono
uno scrittore… cioè cerco di essere un scrittore, e sono venuto qui in
cerca di ispirazione e per documentarmi un po’ sulle leggende del luogo;
vorrei scrivere un libro fantasy ispirato a questa terra… sapete, in America
non ci sono posti così suggestivi!… siete mai stata a New York?”
“
No. Ma mi piacerebbe moltissimo
vederla, deve essere una città affascinante….”
“Oh
lo è….se non soffrite di mal di testa è veramente splendida, in caso
contrario vi sconsiglio di rimanerci per più di due ore, specie nel traffico
della 5th Avenue!!”
“Bhè,
anche Parigi non scherza a traffico e caos, credetemi!!”
“
Ehi, dammi del tu!! Mi fai sentire un vecchio bacucco!!… non sono ancora così
ammuffito, ho appena 26 anni!!,… un quarto di secolo e un anno… non sono
molti,no?”
“Hai
ragione!!… siamo quasi coetanei sai?Io ho 23 anni…”
“
Sei una bimbetta allora!!… ehi, ti va di fare un giro qui intorno? Aragorn
sta cominciando a dar segni di noia e, sinceramente, io sto morendo di freddo
a star fermo qui!!”
“…
va bene… andiamo…”
Camminarono
chiacchierando piacevolmente per il resto della mattinata, Damian aveva una
conversazione brillante e spiritosa, avevano molte cose in comune prima fra
tutti la passione per la lettura che li impegnò in una dissertazione sul
significato metaforico del “Signore degli Anelli” di Tolkien
che li condusse fino all’albergo di Françoise con ancora metà degli
argomenti da sviscerare. Fu naturale trovarsi a cena, Damian le propose un
piccolo ristorante sul porto dove lui andava spesso con i suoi amici e Françoise
fu lieta di immergersi per qualche ora nella confusione del locale, e nella
bella compagnia degli amici di Damian formata in massima parte da aspiranti
scrittori e artisti americani e non che erano arrivati lassù per studiare e
godersi un po’ di pace.
Tornò
in albergo all’una passata, scortata affettuosamente da Damian e da Kevin
che la salutarono con un improvvisato baciamano e la promessa di rivedersi
l’indomani per una gita nell’entroterra a caccia di guerrieri ed elfi
dalle orecchie a punta. Una volta sola, Françoise dovette riconoscere di
essersi divertita molto, di essersi sentita normale come mai le era capitato e
la nostalgia che l’aveva invasa la mattina era solo un ricordo, una piccola
macchia nera che le rovinava un po’ il quadro ma che, nell’insieme, non la
infastidiva più di tanto, ormai aveva capito che non sarebbe venuto nessuno a
cercarla, quindi tanto valeva
iniziare a dimenticare tutto….
La
gita fu piacevolissima, la compagnia di Damian e dei suoi numerosi amici non
le dava il tempo di pensare troppo ai suoi guai in più, tra le ragazze della
comitiva, c’erano due ballerine del New York Ballet con le quali Françoise
aveva perfino improvvisato un balletto tra i verdi prati di Normandia.
“Allora,
mademoiselle, ti stai divertendo con questa banda di squinternati?!”
“Oh
sì!! Moltissimo… sul serio, è davvero una gran bella brigata!!”
“
Benissimo!! Ehi AJ, che ne dici, invitiamo anche lei alla tua festa
stasera?”
“
Mi pare il minimo fratello!! E non provare a dire di no, mi offenderesti a
morte bambina!!”
“Dai
Françoise! Non farti pregare, ci divertiremo!!… Le feste di AJ, in
qualsiasi parte del mondo, sono memorabili!!”
Kimberly,
una delle due ballerine, le riuscì a strappare il tanto sospirato sì accolto
con una valanga di applausi e fischi dal resto della comitiva, evidentemente
questo AJ doveva essere un vero anfitrione!!
Tornarono
al paese che erano quasi le sette di sera, lasciarono Françoise in albergo e
Damian le diede appuntamento per le nove in punto, “a quell’ora”, le
disse, “ sentirai le mie trombe elfiche risuonare per la valle dell’Anduin….”
E Françoise aveva riso di cuore e salutato l’elfo-Damian con un profondo
inchino.
Si
avviò canticchiando nella sua stanza, l’idea di una festa le dava una nuova
sferzata di ottimismo anche se, doveva ammetterlo, conosceva davvero
pochissimo il suo ospite e non era certo sua abitudine andare a feste “alla
cieca” ma, visto che il resto sembrava davvero gente a posto, concluse che
anche lo strambo rapper-scrittore AJ Warren non poteva certo
essere Satana in persona! Iniziò a prepararsi quando un ronzio e una
vocina familiare nella sua testa la fecero balzare istantaneamente
dall’altra parte del mondo…
“
I…Ivan…”
“
Ciao Françoise ! “
“ Che
cosa vuoi, Ivan ?Stai cercando di localizzarmi?”
“No…non
lo farei mai se tu non volessi…volevo solo sentirti, sapere se stai bene e
dirti che ci manchi tantissimo…”
“…mi
manchi anche tu piccolino, davvero… ma non tornerò... mi dispiace… e ora,
per favore, lasciami stare e non chiamarmi più… ti prego…”
“
Come vuoi… Françoise, ti voglio bene…”
Non
rispose. Aspettò che il contatto telepatico con 001 si interrompesse e poi
lasciò le lacrime libere di
scendere sulle sue guance…
“ALLORA?!?L’hai
trovata?…Ivan, sai dov’è?”
“
Sì… è in Normandia, un paese piccolo, sul mare… non so il nome, ma c’è
una grande faro sul promontorio a est, l’albergo è bianco con l’insegna
di legno scuro, il nome… il nome è… “Locande du
Griphone”… non posso dirvi nient’altro…”
“
Bhè, è già qualcosa no?… Avanti, diamoci da fare e troviamo questo
paese… dobbiamo essere pronti a partire se Jet….”
“
Se Jet riesce a convincermi?”
“JOE!!…
dannato figlio di p… ancora un altro po’ e venivo su a riempirti di calci!
IDIOTA!!”
“EHI!
Vacci piano Albert… insultami se non riuscirò a farmi perdonare da lei… e
da tutti voi… mi dispiace, sul serio…”
“Ok,
ok…adesso niente drammoni shakesperiani per favore!Non abbiamo tempo… a
noi basta che tu abbia messo un po’ di sale in quella tua testaccia
vuota!… quello che dirai alla nostra Giulietta è affar tuo Romeo….”
“
Bretagna ha ragione,ma se non fai pace e ti comporti come si deve con lei Joe,
giuro che ti darò una lezione che ti ricorderai per sempre….”
“
Lo immagino Geronimo… lo
immagino… tranquilli, non ho nessuna intenzione di prenderle da voi,quindi
farò di tutto per riportarla a casa…”
“
Bentornato amico…”
005
lo abbracciò di slancio e fu imitato dagli altri , felici di aver ritrovato
il loro compagno e di averlo visto di nuovo sereno e combattivo com’era
sempre stato, se aveva preso la decisione che tutti si auguravano avevano
molto più di una speranza di riportare a casa Françoise.
Quelle
che seguirono furono ore molte frenetiche. A bordo del Dolphin Punma e Chang
studiavano attentamente le riprese satellitari delle coste di Normandia per
individuare il promontorio descritto da 001, Bretagna e Geronimo si occupavano
di tracciare una rotta aggiornata ogni 5 minuti che fosse la più veloce
possibile e Albert teneva costantemente d’occhio i livelli di energia dei
propulsori del Dolphin, probabilmente era la prima volta che il velivolo
doveva sopportare una simile velocità di crociera e per un tempo così
prolungato: Joe spingeva i motori come se avesse Satana in persona attaccato
alle costole! L’unico apparentemente tranquillo era Jet che se ne stava
appisolato sul sedile accanto a Joe dato che aveva : “Già sudato sette
camicie per convincere l’idiota a muoversi”, quindi era giusto che si
riposasse un po’!
Visitarono
ben 8 paesini prima di trovare quello giusto, ormai a sera inoltrata. Bretagna
andò direttamente alla “ Locande du Griphone” per chiedere informazioni
su Françoise mentre gli altri giravano il paese sperando di incontrarla.
“Mademoiselle
Arnoud… perché lo volete sapere, monsieur?”
“
Ehm..ecco, sono suo fratello!! Mi aveva dato appuntamento al porto ma non
l’ho vista e così…è qui che alloggia?”
“..Siete
davvero il fratello della signorina?!.. Non le somigliate per nulla, comunque,
oui…vostra sorella alloggia qui ma è uscita circa mezz’ora fa.”
“
E non vi ha detto dove andava per caso? Sa, non vorrei che ci stessimo
rincorrendo per il paese….”
“Dunque…
è uscita con degli amici, credo andasse a una festa ma non so di più
monsieur, je suis desolée….”
“Merci
madame! Siete stata davvero gentile… au revoire….”
Bretagna
trovò il resto del gruppo che lo aspettava al porto e si sentì subito molto
in colpa per non essere riuscito a sapere praticamente niente su Françoise,
gli dispiaceva specialmente per Joe…adesso che si era finalmente deciso lei
gli sfuggiva sotto il naso!
“Allora,
grande attore, hai saputo niente?”
“
Sì e no 004…”
“
Oh, senti 007 non cominciare a parlare come uno dei tuoi assurdi monologhi
teatrali! L’hai trovata o no?”
“
Non ti scaldare Albert! Non l’ho trovata in albergo ma la proprietaria mi ha
detto che è andata a una festa con alcuni amici….”
“Festa?..
Amici?… Sei sicuro Bretagna?”
“Secondo
te mi inventerei le cose,Jet?”
“No!
Non volevo dire questo è che…bhò, mi sembra strano che Françoise sia
andata a una festa con degli sconosciuti…”
“
Magari è gente che conosceva Jet!… Non ti ricordi che ci parlava sempre
della Normandia perché ci veniva da bambina con i genitori?… magari sono
vecchi amici…”
“Hai
ragione Chang… non ci avevo pensato!”
“
Bhè?! E adesso come la troviamo?”
L’ovvia
domanda di 006 lasciò tutti un po’ interdetti, onestamente non sapevano
davvero come trovarla, non avevano uno straccio di indizio, non conoscevano il
paese e non sapevano una parola di dannato francese… e non c’era nemmeno
001 con loro!
Joe
prese a misurare il terreno a grandi passi, il cuore in tumulto per la paura
di averla persa per sempre, paura di non poterle dire quello che aveva deciso,
paura di sentirsi dire di nuovo “ stammi lontano”, com’era già successo
con Mayumi… doveva trovarla! Ad ogni costo…
“
Avanti! Dobbiamo farci venire un’idea!! Possibile che nessuno in questo
paese sappia dov’è questa festa?!”
“uhmm…
forse la risposta ci è appena passata accanto, a circa 80 all’ora….”
Albert
indicò l’auto sportiva che si allontanava velocemente dal paese e prendeva
una strada interna,
presumibilmente verso le colline, aveva intravisto il guidatore e
dall’aspetto aveva capito subito che si trattava di un ragazzo giovane,
sulla ventina e decisamente quel tipo di gente che si incontra a una festa,
propose quindi di seguire l’auto e sperare che le sue intuizioni si
rivelassero esatte.
Damian
era stato puntualissimo: alle nove in punto lo strombazzare allegro della sua
macchina l’aveva riscossa dalla malinconia che il contatto con Ivan le aveva
provocato, aveva tanto desiderato sentirlo ma non ne aveva previsto gli
effetti… si impose di non pensarci e di godersi la serata il più possibile.
Al resto avrebbe pensato una volta sola.
La
villa che AJ aveva preso in affitto per la festa era semplicemente
spettacolare: immersa nel verde delle colline aveva un bellissimo giardino con
una piscina da sogno, uno splendido salone arredato con eccentrico gusto,
fatto di contrasti e accostamenti stilistici ai limiti dell’impossibile, il
tutto inserito in una costruzione vittoriana con alte colonne bianche e grandi
finestre dai pesanti tendaggi barocchi. Entrarono dal lungo viale illuminato
dalle fiaccole e vennero avvolti dal ritmo martellante del rap, Kimberly e Ann
si tapparono le orecchie ridendo e rimpiangendo gli eleganti balli di corte
del 700, mentre Damian tamburellava le dita sul volante e ritmo di musica e
Françoise cercava solo di non farsi venire l’emicrania e di escludere il
suo super-udito almeno per quella sera!
AJ
li salutò con calore, presentandoli a circa 100 persone dai nomi che
sembravano venir fuori direttamente da una qualche antica tribù celtica o
robe simili: Cj-spider, Dr. Groove, Mad hat ecc. Françoise si sentiva un
po’ spaesata in mezzo a quella confusione ma poteva contare sulla compagnia
di Kimberly e Ann e sulla discreta corte di Damian che la lusingava spesso con
battute che nascondevano galanti complimenti che la facevano arrossire spesso.
Poco
dopo li raggiunse Kevin con al
seguito il suo abituale stuolo di corteggiatrici, che lui congedò
immediatamente non appena ebbe posato gli occhi su “quella meraviglia di
fanciulla bionda” che era Françoise.
“Ragazza
mia, stai veramente bene!… hai davvero stile!!”
“
Non per niente sono di Parigi! La capitale dello stile caro Kevin!!…
comunque grazie, anche tu non sei male, nonostante tu sia “solo” un
newyorkese!”
“
Come sarebbe “solo” un newyorkese?!? E ti pare poco!! Damian, ti prego
soccorrimi, ne vale il buon nome della nostra Grande Mela!!”
“Ah
no !Lo sai che non mi immischio mai nei tuoi battibecchi modaiol-patriottici!!…
sei tu lo stylist del jet- set, io sono solo un povero scrittore
squattrinato!… e ora, se volete scusarmi, tento di arrivare al bar, che
vuole del beveraggio? Ragazze?”
“E
a me non lo chiedi? Solo perché non ho gli occhioni azzurri o verdi come
queste signorine qui mi escludi? Ahhhh…e io che credevo di essere il tuo
migliore amico! Oh, destino crudele….”
Françoise
rideva con un’ombra di malinconia che le pesava sul cuore, il piccolo
siparietto tra Damian e Kevin era così simile ai continui botta e risposta di
Bretagna e Jet… quanto le mancavano….
Verso
le tre di notte,dopo aver ballato per ore con Kevin, Damian, Kimberly e Ann,
Françoise si sedette un po’ sulle sdraio a bordo piscina per riposarsi e
prendere un po’ d’aria fresca, la musica alta le aveva fatto venire un
po’ di mal di testa ma per ora riusciva ad escludere il super udito
abbastanza bene, cosa che le era impossibile con la super vista con la quale
aveva appena notato, in una delle camere ai piani superiori, alcuni degli
amici di AJ spartirsi della coca come se fosse zucchero. La cosa non le
piaccque per niente,tanto più che c’erano già state un paio di quasi-risse
subito sedate per colpa dell’alcool che scorreva a fiumi, se adesso
cominciavano anche a sniffare sarebbe successo il finimondo!… per fortuna
che Damian e gli altri sembravano assolutamente immuni a quel genere di
passatempi!
“ACCIDENTI
CHE BEL TUGURIO!!… devono essere belli ricchi questi amici di Françoise!!”
“
PORCA VACCA! Avete visto quant’è lungo il viale? Sarà quasi 1Km… è
spettacolare!!”
“E
piantatela voi due!! Sembra che non avete mai visto una casa!!… Bretagna,
rimettiti gli occhi a posto.. sei un orrore! Anche tu Punma… datti un
contegno amico!!”
“Bleah…
rappettari!…c’era da immaginarselo!!!”
“
Che ti aspettavi, Jet?! Una banda di metallari con croci e catene appese al
collo?… il metal è morto fratello, il futuro è nel rap! Peace man!”
“
Non hai mai capito un tubero di musica Bretagna!!… e non ci capirai mai
nulla, se continui a passare dai tuoi Queen a Eminem!!”
“Parlate
tu e Albert che non fate che assordarci con quello strazio di heavy-metal!!…
siete antichi!!”
“MA
LA VOLETE PIANTARE!!! Non siamo qui per fare i critici musicali!! Datevi una
svegliata e cerchiamo di trovarla….”
“In
mezzo a questo casino ci vorranno ore!… e io ho una gran sete!!”
” CHANG! Smettila di lamentarti sempre e datti da fare!!… Se la trovate
fatemi un fischio, ok? Muovetevi!!”
“
AGLI ORDINI BOSS!!…Vieni Chang, cerchiamo anche il bar nel frattempo…”
“Jet,
come la troviamo qui in mezzo?”
“Stai
calmo Joe! Prima o poi spunterà fuori vedrai… ho un’idea,andiamo su per
la scale dall’alto avremo una visione più aperta magari riusciamo a
individuarla…in fondo carina com’è non passa certo inosservata!”
Joe
fece una risatina sarcastica e tornò a concentrarsi sulla folla, non sapeva
bene perché ma quel commento di Jet lo aveva quasi infastidito… si poteva
perfino dire che era geloso all’idea che qualcuno
la trovasse carina o tentasse di provarci!
“Françoise,
mi accompagneresti in bagno? Mi si è spostata una lente a contatto e non vedo
niente!.. ho bisogno di uno specchio e di qualcuno che mi guidi tra la
folla!!”
“
Va bene… Damian ci vediamo alla macchina, ok? Vieni Kimberly, dammi la mano
così non rischio di perderti!!”
Si
avviarono insieme sgomitando tra la folla fino a raggiungere le scale dal lato
opposto a quello dove si trovavano Joe e Jet, Françoise non li aveva visti e
continuava a chiacchierare allegramente con Kimberly mentre salivano le scale
alla ricerca di uno dei tanti bagni di quella reggia. Passando accanto a tre
ragazzi che se ne stavano comodamente appoggiati al parapetto Françoise colse
dei commenti piuttosto pesanti su entrambe, seguiti da un lungo fischio di
approvazione che fece voltare anche Kimberly, Françoise fece per portarla via
ma due dei tre uomini le chiusero la strada, mentre l’altro rimasto alle
loro spalle si avvicinava a Kimberly sorridendo..
“
Allora… ma cosa abbiamo qui? Due belle bamboline che se ne vanno in giro da
sole… no, no, no! Non ci siamo proprio!… Qui ci vogliono subito degli
accompagnatori, vero fratelli?… Su,facciamo divertire queste bambine come si
deve…”
“
Perché non vai a farti fottere, stronzo?”
“O-H-O!
La signorina dagli occhi verdi è piuttosto aggressiva… mi piacciono le
gattine che graffiano prima di farsi fare le coccole….”
Françoise
recuperò immediatamente il suo istinto di cyborg e spinse violentemente quel
tipo lontano da Kimberly, gli altri due le si fecero ancora più vicini e si
accorse che adesso Kimberly tremava un poco… anche lei aveva capito quale
fosse l’idea di divertimento di quei tre.
Dietro
di loro, a circa 2 metri c’era la porta semi aperta di un bagno con
all’interno un’altra porta con la chiave… se fosse riuscita a spingere
Kim là dentro e farla chiudere a chiave avrebbe anche potuto sbarazzarsi dei
tre, in fondo era pur sempre un cyborg e la sua forza era sicuramente maggiore
di quella di una ragazza qualunque… poteva anche farcela. Con una bella
spinta si liberò dei due che le chiudevano il passaggio e lanciò
letteralmente Kim nel bagno,urlandole di chiudersi a chiave e non uscire, poi
con una gomitata ben assestata fece cadere il primo assalitore, il più alto
le afferrò il braccio destro cercando di girarlo ma lei fu più rapida e gli
afferrò il polso facendogli compiere una torsione innaturale che costrinse il
ragazzo a mollare la presa.
“
PUTTANA! Mi ha storto il polso questa stronza!!… Adesso ti faccio vedere io,
K-Yo , Tin Tin, datemi una mano… ora mi sono veramente incazzato…”
“Oh…
guarda un po’ lì… sulle scale, quelle due ragazze che stanno
salendo…”
“Dove?…
Non le vedo Jet!”
” Quelle due, una ha dei pantaloncini bordeaux,
l’altra dei jeans e un top bianco.. la vedi?”
“Sì!!
E’ Françoise!!… è lei… .com’è… com’è felice….Jet credi
che… insomma che diritto ho io di riportarla in quell’inferno che è la
nostra vita? Guardala, non l’ho mai vista più bella
e più serena di così… non posso toglierle tutto solo perché…”
“
Ti ha dato di volta il cervello per caso? Mi hai fatto stare una notte intera
sveglio a sputare consigli manco fossi un oracolo, finalmente riesco a farti
rinsavire e a cavarti di bocca i tuoi veri sentimenti e adesso? Non vuoi più
riportartela a casa? MA SEI IMPAZZITO?!”
“….Jet
io… io ho paura dannazione! Ho paura che lei non voglia più saperne di
tornare a casa… ho paura che non voglia più saperne di me…”
“
E FAREBBE BENISSIMO!!!… non dovrei dirtelo, ma mi ha lasciato una lettera
Joe, una lettera stupenda in cui dice delle cose meravigliose di te… Joe lei
ti ama davvero, non smetterà mai di amarti ma tu devi svegliarti! Guardati in
giro, credi che lei appartenga a questa gente, credi che possa bastare una
festa e qualche complimento a farle dimenticare la tua faccia da idiota?…Io
non credo. Joe, riportala a casa… non aver paura… MERDA!!!MUOVITI!!!
COORRI!”
Jet
aveva intravisto parte della scena che si era svolta dall’altro lato della
balconata e si era lanciato verso i tre che, nel frattempo, avevano spinto
Françoise dentro una stanza. Joe fece rapidamente due più due e azionò
l’acceleratore, mentre Jet faticava non poco a tenere i suoi reattori
inchiodati a terra tanta era la paura per quello che poteva accadere a Françoise
se non fossero arrivati in tempo…
“Adesso
noi ci divertiremo un po’, bambolina… giusto fratelli?… Sai, non dovevi
davvero storcermi il polso in quel modo.. mi piacciono un sacco le ragazze con
un po’ di spina dorsale… mi fanno eccitare…”
Cercò
di accarezzarle il viso ma Françoise si abbassò velocissima e cercò di
mollargli un calcio sui “gioielli di famiglia”, ma K-Yo
la bloccò a metà traiettoria con un pugno sul fianco che le mozzò il
respiro, facendola afflosciare su se stessa nel tentativo di riprendere fiato,
individuò subito lo scatto di un coltello a serramanico dietro di lei
e cercò di voltarsi rapidamente e afferrarlo ma Tin- Tin era un maestro con
quell’affare e in due secondi gliel’aveva puntato dritto alla gola,
fermandosi pericolosamente a giocherellare con le spalline sottili del top che
indossava.
Françoise
iniziava ad aver paura sul serio, si trovava al centro della stanza e la porta
le era completamente sbarrata, la finestra era troppo lontana per essere usata
come via di fuga e nella stanza non c’era nulla che potesse essere usato
come arma…non poteva certo sparargli visto che non aveva la sua pistola…
Un colpo alle sue spalle le fece girare la stanza come una trottola, tentò
disperatamente di non cadere in ginocchio ma avvertiva un dolore tremendo alla
base del collo, si impose di non perdere i sensi ma non riuscì più a
reggersi in piedi, sentì la lama fredda di Tin-Tin sfiorarle la pelle e poi
la stoffa leggera del suo top volare via e due mani spingerla con violenza
verso il letto; lottò con tutte le sue forze,gridando, piangendo, scalciando,
ma non riusciva a tenerli lontano da lei, avvertì di nuovo l’acciaio della
lama ma questa volta il bersaglio erano i jeans…urlò una sola volta:
”JOE!”
“Qualcosa”
spaccò il naso a Fun boy, poi fu la volta del braccio di K-Yo e infine toccò
a Tin-tin vedere il suo bel coltello spezzarsi in due e la punta andarsi a
conficcare sulla sua coscia sinistra facendolo barcollare all’indietro
lontano dal letto, un calcio potente lo sbatté in ginocchio mentre si premeva
la ferita sulla coscia, K-Yo cercò di aiutarlo ma fu sbattuto contro la
parete e scivolò a terra come uno straccio bagnato, Fun boy rimediò un altro
pugno questa volta in pieno stomaco e finì ad imprecare a terra accanto ai
suoi compari e finalmente potè guardare in faccia il suo assalitore: un Joe
furente che continuava a tempestarli di calci….
“BASTAARDI!!
MALEDETTI FIGLI DI PUTTANA! IO VI AMMAZZO… BAASTARDI…”
“JOE!!
FERMATI!! BASTAA!!… basta, è finita fermati!! FERMO!!!… portala via di
qui!! PORTALA VIAA!!”
Jet
lo prese per le spalle scuotendolo violentemente finché non vide la furia nei
suoi occhi calmarsi e lasciare il posto alla razionalità, Joe lo guardò
quasi come se non lo riconoscesse poi si allontanò da lui qualche passo e girò
lo sguardo verso Françoise, Jet lo vide impallidire e stringere violentemente
i pugni mentre i suoi occhi scrutavano attenti il viso rigato di lacrime della
ragazza in cerca di un cenno che gli consentisse di avvicinarsi a lei e
portarla via da lì; Françoise era immobile, le braccia strette intorno al
busto per coprirsi,le gambe ancora penzoloni dal letto, i jeans strappati sul
lato sinistro e le braccia coperte di graffi e lividi,segno della sua
disperata difesa. I suoi occhi chiari fissavano Joe con un’espressione
indecifrabile, tremava come una foglia ed era pallidissima, Joe avrebbe voluto
solo stringerla forte e portarla lontano da tutto ma aveva paura di
avvicinarsi adesso che lei era così sconvolta, la chiamò piano, pianissimo
appena un sussurro che solo lei poteva sentire, poi si fece più vicino fino a
quando potè allungare le braccia e sollevarla per portarla via; nel momento
in cui le sue mani le sfiorarono le braccia
Françoise si aggrappò a lui con tutte le forze piangendo
disperatamente, Joe le mise la giacca sulle spalle poi la sollevò tra le
braccia e uscì dalla stanza. Quando passarono accanto a Jet Françoise alzò
un po’ la testa e gli disse solo “Kimberly…il bagno…”, poi tornò a
nascondere il volto tra le braccia di Joe, 002 le fece un mezzo sorriso e le
accarezzò piano la testa poi si rivolse a Joe:
“
Portala in albergo, ci vediamo domattina… penserò io ad avvisare gli
altri...”
Il
ragazzo si limitò ad annuire poi azionò il suo congegno di accelerazione e
scomparve. Ora
doveva pensare solo a lei.
Arrivò
in albergo come un’ombra silenziosa portata dal vento, disattivò
l’acceleratore solo quando furono sulle scale buie che portavano alle
camere, lì nessuno poteva vedere i segni sul corpo di Françoise e le lacrime
che si erano asciugate sulle guance di Joe.
Entrò
nella stanza e la distese piano sul letto coprendola delicatamente, sembrava
addormentata ma Joe sapeva
benissimo che non era così, Françoise era semplicemente sotto shock per
quello che le avevano fatto e stava tentando in tutti i modi di controllare la
ridda di emozioni che le affollavano cuore e mente; non aveva il coraggio di
dirle nulla, non sapeva cosa dirle per aiutarla perciò si limitò a sedersi a
terra, la schiena appoggiata al letto e una mano che stringeva quella di Françoise.
Dopo un po’ la sentì muoversi e mettersi a sedere sul letto, si alzò di
scatto ma lei sembrava non averlo nemmeno visto, teneva lo sguardo basso e le
mani stringevano forte la coperta che Joe le aveva messo addosso mentre si
avviava silenziosa verso il bagno, Joe la chiamò ma lei non si voltò
nemmeno, si chiuse la porta alle spalle e rimase sola.
Fece
scivolare piano la coperta dal suo corpo cercando di prepararsi a ciò che
avrebbe potuto vedere ma fu tutto inutile, quando i suoi occhi scesero ad
incontrare i graffi e i lividi che aveva sulle braccia, sul seno, sui fianchi
esplose tutta la rabbia e il terrore che aveva provato in quei momenti.
Joe
sentì un rumore di vetri in frantumi e un grido soffocato provenire dal
bagno, spalancò la porta e trovò Françoise sul pavimento, tra i vetri dello
specchio rotto che piangeva disperatamente continuando a ripetere “perché?...
perché?”, Joe si sentì morire perché non sapeva cosa risponderle, si
sentiva in colpa per averla lasciata sola per così tanto tempo e per non aver
avuto il coraggio di prenderla tra le braccia quando tutto questo non era
accaduto, per non averle chiesto scusa quella maledetta sera, per aver creduto
alle parole sprezzanti di Mayumi e alle sue accuse di essere solo un “pezzo
di metallo ambulante”, per averla tenuta lontana con la scusa di
non farla soffrire… per non essere stato capace di evitarle quello
strazio. Si inginocchiò accanto a lei e l’abbracciò stretta, il contatto
con la sua pelle nuda e ferita lo colpì con una violenza feroce, sentiva il
cuore spaccarsi per la rabbia e il dolore mentre tutte le lacrime che aveva
sempre cercato di nascondere iniziavano a venire fuori e scivolavano
silenziose sulle spalle tremanti di Françoise, mentre Joe la supplicava di
perdonarlo per tutto il male che le aveva causato.
Pian
piano Françoise si calmò, i suoi singhiozzi cessarono e il suo viso si
sollevò piano ad incontrare gli occhi di Joe che le sorrideva dolcemente,
quel sorriso gli morì sulle labbra quando vide l’espressione fredda dei
suoi occhi che preludeva ad una domanda che non si sarebbe mai aspettato:
“
Che ci fai qui, 009?”
Lui
la guardò, poi trasse un profondo respiro prima di risponderle perché sapeva
che dalla sua risposta dipendeva tutto quanto, se sbagliava adesso l’avrebbe
persa per sempre.
“Sono…
sono venuto qui per chiederti di tornare a casa con… me.”
“E
perché dovrei tornare a casa? Con te poi….dimmi,
009… perché dovrei tornare?”
“Perché
mi manchi Françoise!! Perché manchi a tutti quanti, perché fai parte della
squadra e ti rivogliamo con noi!!”
Lei
fece un sorriso amaro….
“Sono
un membro della squadra? E da quando? Da quando non vi preparo più il caffè?
Da quando non mi alzo più nel cuore della notte per calmare i pianti di Ivan?
Da quando non faccio più le torte di mele?… Da quand’è che sono parte
della squadra 009?”
“
Da sempre… sono io che ho sbagliato Françoise… ti prego, perdonami…
sono stato uno stronzo con te ma non volevo che… che tu soffrissi per colpa
mia…”
“Oh!
Questa è bella davvero!! Non volevi che soffrissi….fantastico,grazie! Che
pensiero gentile!! Peccato che tutto questo si sia tradotto nell’essere
ignorata costantemente per due mesi, nell’essere esclusa da tutte le
missioni in cui non serviva un radar… è questo che intendi tu per non far
soffrire qualcuno?…Bhè, ti informo che questo metodo è sbagliato perché
TU MI HAI FATTO SOFFRIRE!! MI HAI FATTO SOFFRIRE IN UN MODO ATROCE… 009….
e ora esci di qui, vorrei farmi una doccia se non ti dispiace…”
Joe
obbedì. Lei gli aveva detto di uscire…di starle lontano… proprio come
aveva fatto Mayumi… ma questa volta, chissà perché, gli faceva ancora più
male sentire con che freddezza Françoise pronunciava non il suo nome ma
quelle tre maledette cifre che gli ricordavano sempre di essere una
macchina…
Sotto
la doccia Françoise tentava di rimettere in ordine le proprie emozioni. Joe
era lì, era venuto a riportarla a casa, l’aveva salvata… allora perché
l’aveva trattato con quella freddezza? Voleva metterlo alla prova? Guardò
nel profondo del proprio cuore e capì che, qualunque cosa gli avesse detto
non poteva far finta di niente e nascondere quello che in realtà provava per
lui: anche se l’aveva fatta soffrire davvero tanto lei lo amava, amava tutto
di lui anche quel carattere così indecifrabile che lo rendeva così sfuggente
e che lo faceva sembrare sempre lontano mille miglia dal mondo. Una parte di
lei però voleva essere sicura che le parole di Joe fossero vere, che
lui la rivoleva a casa perché le mancava e desiderava stare con lei,
voleva che Joe le dicesse la verità… una volta per tutte. Uscì dalla
doccia e infilò l’accappatoio, poi rientrò nella sua stanza cercando Joe
con lo sguardo. Lo vide seduto sulla piccola panca che fungeva da davanzale
per la finestra (avete presente di cosa parlo? Quelle finestre con i sedili
sotto, che si vedono in qualche film….rendo l’idea?!?^^’), le gambe
piegate contro il busto e lo sguardo perso nella caligine che precede
l’alba, gli sembrò bellissimo e fragile come mai prima d’ora. Si avvicinò
a lui e aspettò che la notasse, ma Joe sembrava di nuovo lontanissimo e lei
dovette fare un piccolo colpo di tosse per riportarlo nella stanza…
“A
cosa pensi? “
“Uh?…
a tante cose Françoise… ho la testa piena di roba e vorrei solo dimenticare
tutto….”
“
Anche… .anche me?”
“
NO!…tu sei l’unica cosa bella della mia vita… anche se non te l’ho mai
detto né dimostrato… vorrei dimenticare alcune scelte che ho fatto, alcune
cose che mi hanno detto e che ho detto io, vorrei poter cancellare tutto e
ricominciare da capo…”
“Vorresti
tornare indietro e non essere quello che sei?”
“
… no… semplicemente vorrei non aver fatto del male a tanta gente… vorrei
non aver fatto del male a te… Non posso tornare ad essere un ragazzo
qualsiasi, perché se lo facessi tu non saresti qui, non ti avrei mai
conosciuta e…… e forse sarebbe stato un bene per te…”
“
Io non credo. Joe, non vuoi dirmi veramente quello che ti sta
succedendo?”
“…
è buffo sai, dovrei essere io a chiederti come ti senti, e farti sfogare e a
preoccuparmi per te dopo quello che ti è successo, e invece sono qui come un
imbecille a piangerti sulla spalla per l’ennesima volta… mi dispiace…”
“
Non preoccuparti per me, non è successo nulla di irreparabile… i lividi e i
graffi spariranno tra pochi giorni, e anche il ricordo di quei momenti svanirà…
prima o poi… e… e poi credo che sia ora che tu mi dica la verità Joe,
sono stanca delle tue mezze frasi buttate qui e lì e dei tuoi silenzi
ostinati! Se davvero vuoi che torni a casa con te devi darmi un motivo più
valido del semplice “mi manchi”…credo di averne diritto!”
Joe
la gurdò per un lungo istante come per cercare in lei le risposte a quelle
domande che lo tormentavano da quando l’aveva incontrata, Joe sapeva già la
risposta che gli avrebbe dato Françoise… lui era pronto ad accettare quella
risposta?
Spostò
di nuovo lo sguardo sul sole che sorgeva e respirò profondamente, le parole
iniziarono ad uscire a fatica, basse appena sussurrate… ricordi, emozioni,
dubbi affioravano lenti dal silenzio che li aveva avvolti per tutto quel tempo
e si infrangevano contro il cuore di Françoise come onde sulla riva mare; per
quasi tre ore Françoise visse e respirò come Joe, trascinata dal vortice
delle sue parole in un appartamento freddo e spoglio al centro di Tokyo, di
fronte ad una ragazza dagli occhi verdi che Joe aveva amato prima di essere
cyborg e che sperava provasse ancora lo stesso amore per lui, assaporò il
gusto un po’ amaro di un bacio dato per illudere e l’ostinata convinzione
che non fosse affatto così. Vagò per il deserto respirando sabbia e calore,
sorretta solo da quell’illusione alimentata da un bacio ormai distante, vide
le stelle splendere fredde e lontane nel cielo d’Africa, poi sentì quel
freddo scenderle dritto fino nell’anima, corroderla fino a farla spaccare in
mille frammenti di ricordi perduti: “io non ti amo più Joe. Non posso amare
un robot! Ti ho baciato solo perché sapevo che era l’unico modo per
convincerti ad aiutarci, ma non posso stare con te… tu sei morto per me…
dentro di te non c’è più niente, sei solo un ammasso di fili e circuiti,
pensi davvero di poter amare qualcuno?… Sei una macchina ormai, una macchina
bellissima che può far del bene agli altri… ma pur sempre una macchina…
stammi lontano… STAMMI LONTANO HO DETTO!”.
Il dolore. Il dolore puro e
assoluto di quegli attimi la investì come un maremoto, scaraventandola di
nuovo nel vuoto che anche lei conosceva, quel vuoto creato da quei tre numeri
maledetti: 009… 003… 002… erano tutti uguali: freddi,
impersonali, meccanici.
Riuscì a comprendere
alcune scelte di Joe, altre le sembrarono assurde e crudeli, rivisse quei
momenti prima della sua fuga: lo schiaffo violento, le parole dure, la
lettera, il senso di vuoto e la rabbia che lo aveva accompagnato e poi,
lentamente , iniziò a tornare se stessa e a guardare Joe con i suoi occhi
chiari e limpidi come il cielo sopra di loro…
“Joe… tu non sei una
macchina… nessuno di noi lo è. E’ vero, non siamo più fatti solo di
carne e sangue, abbiamo fili e circuiti che ci corrono per tutto il corpo, ma
non abbiamo perso i nostri ricordi, i nostri sentimenti, le cose in cui
crediamo sono sempre le stesse, sappiamo ridere, piangere, odiare… e
amare… Guardati adesso Joe, prima quando mi hai stretto tra le braccia al
bagno… tu stavi piangendo, stavi piangendo come me… credo di non averti
mai visto piangere in 4 anni… Joe tu per me non sei mai stato tanto fragile
e umano come adesso… io… io…”
Lui la zittì con un cenno
della mano, non si sentiva ancora pronto per quelle parole… aveva ancora
paura. Sentì le braccia di lei circondargli leggere le spalle, i suoi capelli
ancora umidi sfiorargli il viso e il suo respiro leggero che gli scendeva sul
collo.. in mezzo a quei respiri sottili Joe riuscì a distinguere due parole:
“Je t’aime”.
Fu come trovarsi in mezzo
ad un ciclone. Sentiva il suo cuore galoppare nel petto e le braccia di lei
tremare mentre pronunciava quelle parole, Joe capì quanto fossero sincere e
reali solo quando le prese la mano stringendola forte nella sua, com’erano
piccole le sue dita eppure ricambiavano la sua stretta con altrettanta
forza… una forza che le veniva dal cuore. Finalmente la sua mente registrò
appieno il significato di tutto quello, di tutta la sua vita, quel “ Je t’aime”
era una domanda silenziosa che aspettava da Joe una risposta. E finalmente si
rese conto che di risposte ce n’era soltanto una.
Si sciolse dall’abbraccio
di Françoise solo per girarsi a guardarla negli occhi, le accarezzò piano il
viso e sentì il suo respiro fermarsi mentre le guance si coloravano di rosso,
com’era bella nella luce rosata dell’alba… L’attirò piano a sé,
cingendole la vita in un abbraccio dolce e forte allo stesso tempo, Françoise
adesso tremava visibilmente e Joe la guardò preoccupato:
“ Perché tremi
adesso?… Françoise se ti da fastidio che io….”
Lei scosse la testa con
decisione e si accoccolò tra le sue braccia cercando quel calore che le
mancava da tanto tempo, Joe la strinse ancora più forte accarezzandole piano
la testa poi le sollevò il mento e si fermò nei suoi occhi limpidi che gli
rimandarono la sua immagine con una dolcezza infinita…
“Françoise… Aishiteru… I love you…”
Françoise scoppiò in un
pianto dirotto, le sue mani stringevano con forza la stoffa della maglia di
Joe come se avesse paura che lui potesse svanire da un momento all’altro,
sentì il tocco leggero delle sue dita sulle guance rigate di lacrime e poi
quello dolcissimo delle sue labbra. Quando si separarono rimasero a lungo a
guardarsi negli occhi, Françoise adesso non
piangeva più ma aveva un sorriso dolcissimo che le illuminava il viso,
guardò Joe ancora incredula poi spostò la testa da un lato
scrutandolo con attenzione:
“ Ehi…cosa c’è?
Perché mi guardi così adesso?”
“ Niente. Mi chiedevo
solo se saresti svanito o se è tutto vero….”
“ Non svanirò, te lo
prometto. Ti ho lasciata sola per troppo tempo, adesso voglio farmi
perdonare…”
“ Allora dimmelo ancora,
ti prego!”
“Dirti cosa?… Che ti
amo?… Ti amo Françoise Arnoud, ti amo e voglio che tu torni a casa con me,
perché non riesco a pensare di stare senza di te, so quanto ti ho fatto
soffrire e, credimi, vorrei tornare indietro e cancellare tutto ma purtroppo
non posso, posso solo giurarti che farò di tutto perché non accada mai più,
posso solo giurarti che ti amo come non ho mai amato nessun’altra nella mia
vita….”
La baciò di nuovo con una
passione che la travolse e la sorprese allo stesso tempo, sentiva le mani di
Joe correre veloci sul suo corpo ma con dolcezza, quasi temessero di farle del
male e Françoise sapeva quali fossero i reali timori di Joe in quel momento;
per un attimo rivisse l’aggressione alla festa, e sentì le carezze brutali
di quei tre su di lei, il freddo della lama di Tin-tin, la risata sguaiata di
Fun-boy e le parole pesanti di K-yo, i segni sul suo corpo tornarono a
bruciarle come fuoco e la paura tornò ad affacciarsi nel suo cuore, aprì gli
occhi e si trovò a specchiarsi nello sguardo caldo di Joe e la paura
scomparve così com’era venuta. Si scostò un po’ da lui, fece un respiro
profondo per darsi un po’ di coraggio e mascherare il rossore che le
colorava le guance, poi chiuse gli occhi e lasciò parlare il suo cuore:
“Joe…io……ti prego,
fai l’amore con me, toglimi questi lividi
dal corpo ti prego… non lasciare che mi brucino ancora… amore mio,
ti prego….”
Aveva ricominciato a
piangere silenziosa, Joe le asciugò le lacrime con un bacio poi la prese tra
le braccia e la tenne stretta finché non si calmò, poi la baciò ancora
dolcemente prima sulle labbra e poi sul collo, la sentiva tremare sotto le sue
mani ma sapeva che non era paura era la stessa emozione indefinibile che aveva
travolto lui nel momento in cui l’aveva baciata. La prese in braccio e
l’adagiò piano sul letto senza mai smettere di baciarla, l’accappatoio di
lei si aprì come la corolla di un fiore mentre la maglietta di Joe volava via
leggera sul pavimento, i segni bluastri sul corpo di Françoise lo colpirono
come un pugno nello stomaco facendogli salire due piccole lacrime che ricacciò
rapidamente in dietro, iniziò ad accarezzarla piano senza mai smettere di
baciarla, lei gli stringeva forte la mano mentre l’altra correva leggera
lungo le sue spalle e la schiena…
TOC
“Joe!… ehi Joe… ci
sei?”
Jet era in piedi davanti
alla porta chiusa della stanza di Françoise. Erano le 10:30 e iniziava a
preoccuparsi un po’ visto che Joe non aveva fatto sapere più nulla,
non voleva impicciarsi dei fatti loro
ma solo sapere come stava Françoise….e, all’occorrenza, rinfrescare la
memoria a Joe nel caso in cui gli fosse venuto un improvviso attacco di
amnesia circa un certo discorso che avevano fatto due, anzi ormai tre notti fa
in camera di Françoise a proposito di sentimenti celati….
La porta si aprì piano e
Jet per poco non scoppiò a ridere nel vedere la faccia di Joe mezza assonnata
e con un’espressione ebete stampata sopra che lo guardava di traverso e si
affrettava a richiudere la porta della stanza dietro di lui.
“BUONGIORNO
FRATELLO!!”
”SSHHH!! Vuoi parlare piano idiota!!… Non voglio svegliarla!… si può
sapere che ci fai qui?”
“Sono
venuto a vedere come andavano le cose… a giudicare dalla tua faccia mi
sembra piuttosto bene ma, dato che non ho voglia di beccarmi un pugno sul naso
di prima mattina, non ti chiederò niente quindi metti giù quella mano e non
guardarmi come se volessi incenerirmi… così va meglio… Che hai intenzione
di fare? Noi saremmo anche pronti a partire…”
“
No, voglio restare qui con lei per un altro paio di giorni… voi tornate alla
base, va bene?”
“Ok,
ma almeno faccela salutare!… solo un ciao ciao e poi te la lasciamo tutta
per te, ok?”
“E
va bene…mi sembra giusto…, allora ci vediamo… uhhmm,che….che ore sono
Jet?”
“
Sono le 10:30 mio caro….come mai hai perso la concezione del tempo?!… ok,
ok, ok! !Ho afferrato.. la smetto!!… come sei permaloso sta mattina!!… Ci
vediamo tra 2 ore al porto, ok?”
“
Ok… e ora sparisci!… E NON DIRE UNA PAROLA!! CHIARO!!”
“
Chiarissimo!!… a dopo… ehi,Joe… lei sta bene,vero?”
“Sì
Jet. Sta bene. Stai tranquillo.”
“
Sono felice per voi, sul serio! A dopo… e non fate tardi!!”
Joe
si richiuse la porta alle spalle e tornò a sdraiarsi accanto a Françoise che
gli sorrise dolcemente.
“Ma…
ma tu non stavi do… dormendo?”
“
No. Avevo gli occhi chiusi ma ero sveglia da un po’… e così ti sei
portato dietro tutta la banda,eh?”
“
?”
“
C’era Jet qui fuori… non puoi negarlo! E giù in strada ci sono Geronimo e
Albert… vuoi sapere altro?”
“
No. Mi arrendo!… possibile che devi avere le orecchie così lunghe tu? Mai
che ti si possa fare una sorpresa!”
“
Quale sorpresa?”
“
Restarcene qui un paio di giorni io e te soli, senza il resto della banda…
che ne dici?”
“
Uhmm…. e perché vorresti restare qui io e te soli?… vuoi farti perdonare
per non avermi considerato per due mesi?!”
“
…pensavo di essermi fatto perdonare stanotte…”
Françoise
diventò bordeaux e gli diede un bel pizzico sul braccio che lasciò un
vistoso segno rosso, poi si voltò dall’altra parte facendogli la
linguaccia. Joe l’abbracciò da dietro dandole dei leggeri baci sulla
schiena e accarezzandole piano le braccia, lei si mosse nel suo abbraccio e si
girò per guardarlo fingendo di essersi offesa e godendosi l’espressione
ferita di Joe. Era uno spasso. Poi lui la baciò con dolcezza e il mondo
intorno a loro scomparve di nuovo.
Com’era
bello mentre dormiva. Françoise lo osservava accarezzandogli piano il
braccio, studiando ogni minimo particolare del suo viso , si sentiva felice
come non lo era mai stata anche se aveva un po’ paura su come sarebbe andata
a finire “dopo”… una volta rientrati alla base come si sarebbe
comportato Joe? L’avrebbe trattata come se non fosse accaduto nulla tra loro
o no? E lei? Come si sarebbe comportata?… Il suo timore più grande era di
rappresentare una preoccupazione in più nelle missioni, aveva paura che
quell’amore che li aveva uniti adesso avrebbe potuto metterli in pericolo in
missione e portarli a correre rischi maggiori solo per proteggersi a vicenda;
doveva fare in modo di essere più autonoma da lui e per farlo avrebbe dovuto
impegnarsi un po’ di più e allenarsi meno nella danza e più nel
combattimento… a metà di queste riflessioni un pensiero la fece arrossire e
ridere allo stesso tempo: erano le 12:20, avevano 10 minuti per vestirsi e
arrivare al porto dagli altri e sperare che il loro ritardo passasse indenne
al fuoco di battute che già prevedeva…
“Joe…
ehi dormiglione… svegliati!…JOE!!”
“
Uh?… che c’è?… perché mi hai svegliato?”
“Perché
abbiamo esattamente 10, anzi 9 minuti per vestirci e andare al porto….”
“
Al porto?… JET!!!… accidenti… dobbiamo sbrigarci, ma perché non mi hai
svegliato prima?”
“
Ci ho provato!… hai il sonno pesante, lo sai?”
“….io
avrei un’altra teoria…. ma ora non te la posso spiegare mademoiselle!”
“
Eh no! Ora me la dici questa tua teoria….”
“uhmm… non lo so… ho
paura delle conseguenze…”
Lei
lo guardò con aria interrogativa mentre lui si alzava rapidamente e andava a
recuperare la sua maglietta dal pavimento, con la coda dell’occhio la vide
alzarsi dal letto con il lenzuolo drappeggiato intorno al corpo e avviarsi
verso il bagno, quando gli passò accanto gli fece un piccolo sorriso e si
richiuse la porta alle spalle, dopo un po’ sentì la sua voce sopra il
rumore della doccia:
“
Allora,questa teoria? Guarda che ti sento benissimo anche da qui!!”
Joe
scosse la testa e sorrise, era così tremendamente bello vivere in quel modo
accanto a lei, svegliarsi accanto a lei e vederla sorridere, si pentì di non
averle confessato prima quali fossero i suoi sentimenti ma forse, pensò, era
stato meglio così perché adesso aveva la certezza di amarla e di saperla
amare nel modo giusto.
“EHI!!
Sto aspettando… smettila di rigirarti quella povera maglietta tra le mani e
rispondimi!”
“
E va bene… l’hai voluto tu, ma poi non dirmi che sono sempre il solito…
se non ti ho sentito significa che dormivo tanto profondamente è perché mi
sono stancato troppo ultimamente….”
Françoise uscì dal
bagno e gli tirò contro una asciugamano ridendo:
“
Sei sempre il solito Joe!!!…Merde! Sono le 12:35 muovitiiii!”
Arrivarono
al porto trafelati, avevano ben 10 minuti di ritardo che si sarebbero tradotti
in 10mila battutine sarcastiche da parte di tutto il gruppo, Joe immaginava già
Bretagna e Jet sfregarsi le mani al pensiero di quello che avrebbero potuto
dire per metterli in imbarazzo….ma la sua immaginazione non poteva certo
competere con la realtà….
Un’enorme
mazzo di rose bianche accolse Françoise che fu letteralmente sommersa dagli
abbracci dei suoi amici, Bretagna le stampò due baci sulle guance mentre Jet
se la tenne stretta stretta per un po’ prima di “passarla” a Geronimo e
a Albert.
“
Che bello riaverti con noi Françoise!!!”
“Già,
Punma ha ragione, non puoi immaginare che schifo di colazioni che ci ha fatto
fare quest’imbecille di un inglese!… ci sei mancata da morire
piccolina!”
Françoise
sorrise felice ad Albert, mentre Bretagna faceva finta di offendersi e
scaldava i “motori” per il round successivo..
“
Ehi ragazzi! Ma non avete visto com’è bella oggi la nostra Françoise?!
E’ raggiante… dì un po’, che avete combinato voi due?… è la prima
volta che vedo Joe con la faccia assonnata… cos’è, non avete dormito?!”
Françoise
divenne fucsia e cercò di ignorare Bretagna, mentre Joe si limitò a
guardarlo di traverso, ma l’inglese non aveva intenzione di mollare tanto
facilmente…
“
Sai che hai ragione 007?!!… Joe, ti vedo davvero distrutto, risenti ancora
del fuso orario?”
“Albert,
non ti ci mettere anche tu…”
“A
far cosa? Noi ci stiamo preoccupando per te! Vero ragazzi?!”
Gli
altri annuirono ridendo mentre Joe tentava di ribattere in qualche modo ma finì
solo per dare la stura ad un’altra serie di frecciatine micidiali che fecero
arrossire ancora di più sia lui che Françoise .
“Dai
piantatela adesso! In fondo non sono affari nostri….”
Françoise
sorrise grata a Jet ma il sorriso le morì sulle labbra quando il ragazzo
proseguì nel suo discorso:
“
… adesso sarà meglio andarcene e lasciare i due piccioncini a godersi la
loro vacanza romantica! Mi raccomando Joe, comportati bene…..”
“Già!
E riposati amico….CIAO CIAO PICCIONCINI…..”
Rimasero
lì, nel mezzo della piazzetta con le facce rosse come due aragoste a guardare
i loro amici che se ne andavano ridacchiando tra loro, si guardarono per un
attimo poi scoppiarono a ridere anche loro… quello era stato solo un
assaggio di quello che li aspettava una volta tornati a casa!
Rientrarono
in albergo per mettere i fiori in acqua e poi uscirono di nuovo per fare una
passeggiata, avevano talmente tante cose da dirsi che 2 giorni sembravano
anche pochi; arrivarono fino al promontorio dove Françoise aveva incontrato
Damian e rimasero lì per ore, seduti sulle rocce a parlare.
“Joe..
cosa pensi di fare una volta tornati a casa?”
“
A cosa ti riferisci?”
“
A noi due… cosa succederà quando torneremo alla base?… finirà tutto?”
Joe
la guardò per un po’ prima di risponderle, in realtà non aveva ancora
pensato a quello ma era più che sicuro di alcune cose:
“
Françoise… ti prometto che non finirà nulla, non mi comporterò come se
non fosse accaduto nulla tra noi, sarebbe inutile! Loro sanno già tutto
l’hai visto anche tu… e poi… non voglio far finta di niente, non posso
far finta di non averti detto che ti amo, di averti baciata, di aver fatto
l’amore con te… è impossibile!….”
“Anch’io
non posso dimenticare queste cose Joe ma… non mi riferivo a questo, o meglio
non solo a questo… Joe io… io mi chiedevo come ci comporteremo nelle
missioni d’ora in poi, se tu mi lascerai di nuovo a casa perché non vuoi
che mi accada nulla… se tutti i momenti bellissimi che abbiamo trascorso qui
possano essere d’intralcio nel nostro lavoro…”
“
So cosa vuoi dire. Hai paura che quello che provo per te mi porti a correre
rischi più alti solo per proteggerti, vero?”
“Sì.
E lo stesso vale per me. Non voglio che questo sentimento che ci lega diventi
una minaccia per noi…”
“Non
può essere una minaccia Françoise! Se non ti amassi non sarei venuto fin
quassù per riportarti a casa e questa è stata la missione più difficile
della mia vita… se sono riuscito a portare a termine questa non vedo come
tutto ciò possa rappresentare una minaccia per il futuro! Devi solo
promettermi che non farai cose avventate solo per venirmi
dietro e che rispetterai i miei ordini, capito testa dura?”
“Sì
signore!… ma solo se tu mi prometti che smetterai di andar dietro a tutte le
ragazze che incontri caro il mio James Bond…”
“
Non ti preoccupare… il caso è chiuso ormai, nel mio cuore ci sei soltanto
tu Françoise!…Ti amo…”
“
Anch’io ti amo Joe…”
La
baciò a lungo con una dolcezza infinita, tenendola stretta tra le braccia e
affondando il viso nei suoi capelli dorati, in quel momento si sentì vivo
come non gli succedeva da moltissimo tempo, si sentiva sereno e felice. Felice
di averle detto quelle due semplici parole che aveva nascosto per anni nel suo
cuore, felice di averla vista sorridere e piangere di gioia tra le sue
braccia… chissà perché gli vennero in mente le parole di una canzone e gli
sembrarono assolutamente perfette in quel momento….”And nothing else
matters”.
F
I N E
Note:
Avrete
notato quanto siano lunghi I miei titoli all’inizio di ogni parte…il perché
è semplice, sono tutti pezzi di canzoni che la mia mente malata ha usato per
scrivere questa FF. Mi spiego meglio, ho cercato di associare ad ogni diverso
stato d’animo una canzone, una frase particolare che potesse dare la
dimensione dell’evento che i personaggi vivono, non so se ci sono riuscita
questo spetta a voi dirlo! Spero che tutti conosciate le canzoni che ho
citato,comunque eccovi un piccolo elenco con traduzione:
Il
titolo è, e qui a Pia brilleranno gli occhi!!, La mitica Nothing else matters
dei Metallica… cosa vuol dire? “e nient’altro importa”…..
[1] “Could it be any
harder?”, The Calling trad. “potrebbe
essere più difficile”….
[2]
“Fragile”- Sting trad: “ la
pioggia scenderà come lacrime dalle stelle, ancora e ancora, e la pioggia ci
dirà quanto siamo fragili.”
[3]
“Angel”-Aerosmith trad: “ sono sola e non so se riuscirò a superare la
notte, sono in lacrime e queste lacrime sono per te…voglio il tuo
amore…vorrei rompere i muri tra di noi….”
[4] “ Estranged”-
Guns n’ Roses trad. „
non troverò mai nessuno che ti sostituisca, credo che questa volta dovrò
rendermene conto e (stare) senza di te questa valta….”
[5]
“I’m with you”- Avril Lavigne trad. “Sto aspettando nel
buio….sono con te”
[6]”
Who wants to live forever”- Queen trad:
“ sfiora le mie lacrime con le tue labbra, sfiora il mio mondo con le
dita….e potremmo amare per sempre…”
[7] “Nothing else
matters”-Metallica trad. “…e
nient’altro importa”.
Aspetto
con ansia i vostri commenti gente!! Ci conto!!!!
Bacioni
Marta