And so this is Christmas

(N.d.Laus: questa fanfic ha molti riferimenti a Canto di Natale, di Charled Dickens. Se non lo avete mai letto, non preoccupatevi. A un certo punto Françoise ne farà un riassunto a Joe. E poi non c'è un briciolo di azione. Almeno a Natale un po' di pace...)

di Laus

 

L'albero
La parte
L'orfanotrofio
Apertura di sipario
Chiusura di sipario
Il vischio

 

 

L’albero

 

 

<<E’ veramente enorme.>>, commentò Bretagna <<Se non fossi tu, ce ne sarebbero voluti venti di uomini per portarlo>>.

Geronimo sdraiò il grosso albero che aveva portato in spalla in mezzo allo spiazzo erboso di fronte alla casa e cominciò a togliere i rami spezzati: <<L’ho preso nella foresta.>>

<<Non pensavo che pensassi all’albero di Natale, Geronimo.>>, commentò Jet sorpreso.

<<Mi ha salvato la vita.>>, disse Geronimo controllando il suo lavoro ormai ultimato.

<<Come sarebbe a dire?>>, chiese Joe guardandolo perplesso.

Geronimo restò silenzioso alcuni secondi: <<Stavo facendo un’escursione fra le montagne qui intorno, in cerca di legna. Si è verificata una frana e un grosso masso si è staccato e stava rotolando verso di me. Quest’albero lo ha fermato, ma il suo tronco si è spezzato ed è caduto.>>

<<Non saresti morto per così poco.>>, intervenne Chang.

<<Ma l’albero non lo sapeva.>>, ribatté Geronimo.

<<Potremmo farne un albero di Natale sul serio.>>, propose Jet.

Albert lo guardò divertito: <<Non sei un po’ grande per queste cose?>>

<<Jet ha ragione. Non mi sembra che sia Natale senza un albero.>>

<<Sarebbe fantastico!>>, disse Bretagna schioccando le dita <<Lei cosa ne dice professore?>>

Gilmore guardava il grande albero perplesso. Dopo qualche istante di silenzio alzò le spalle: <<Io non festeggio il Natale. Ma se voi volete farlo, non ho niente in contrario.>>

<<Lei non festeggia il Natale?>>, chiese Bretagna perplesso <<E perché mai?>>

<<Perché è di religione ebrea, razza di idiota!>>, gli spiegò poco amichevolmente Jet, beccandosi una rigorosa gomitata da Albert <<Ehi, ma che accidenti ho detto?!>>

<<Si dice “ebraica”, Jet. “Religione ebraica”.>>, spiegò Gilmore sorridendo bonariamente <<Comunque, lo ripeto, non ho niente in contrario se voi volete festeggiarlo. In fondo il Natale non è più una festa solamente cristiana. Viene festeggiato in tutto il mondo.>>

Bretagna fece una specie di posa teatrale: <<Già, una festa che ispira pace e bontà nell’animo degli uomini.>>, disse <<A Natale siamo tutti più buoni e ben disposti verso il prossimo. Grazie a Dio, è Natale!>>, concluse alzando le mani e gli occhi al cielo, quasi stesse pregando sul serio.

Qualcuno si mise a ridere.

<<Ehi, ma ero serio io.>>, disse Bretagna risentito.

<<Che ne dici, Geronimo?>>, chiese Françoise al pellerossa.

Geronimo la guardò un attimo, poi spostò gli occhi sull’albero che giaceva inerte a terra. Restò in un pensieroso silenzio qualche istante.

<<Quest’albero morirà. Non si può salvare.>>, disse <<Françoise, fanne un bellissimo albero di Natale e lui morirà felice. Io gli farò una base perché possa stare in piedi.>>

<<Ti aiuterò anch’io a fargli la base, Geronimo.>>, disse Punma inginocchiandosi e studiando il tronco che mostrava i segni evidenti di una stroncatura netta.

<<Allora è deciso!>>, esultò Bretagna alzando le braccia al cielo <<Quando cominciamo?>>

<<Quando avremo di che addobbarlo.>>, rispose Joe incrociando le braccia sul petto.

La delusione si dipinse sul volto dell’attore: <<Eh?>>

<<Joe ha ragione.>>, convenne Françoise <<Non abbiamo nemmeno una palla.>>

<<Vorrà dire che andremo a comprare tutto il necessario.>>, disse Jet.

Bretagna non stava più nella pelle: <<Che aspettiamo allora?! Muoviamoci, su!>>

Jet guardò Albert perplesso: <<Chi è che è grande per queste cose?>>

 

 

La parte

 

 

<<Wow, è venuto veramente bene.>>, commentò Jet <<A vederlo sdraiato non sembrava così alto. Sarà almeno tre metri!>>

<<Esattamente sono tre metri e dieci.>>, precisò Françoise ammirando il suo lavoro con le mani sui fianchi <<E’ stata una faticaccia, ma ne è valsa la pena. Però manca il tocco finale.>>

Jet si voltò verso di lei, guardandola perplesso: <<Cosa manca a quest’albero? E’ perfetto.>>

<<Non è vero che è perfetto.>>, rispose lei inginocchiandosi davanti a un cartone e cominciando a cercare qualcosa <<Per renderlo perfetto ho bisogno del tuo aiuto.>>

Françoise si rialzò e porse a Jet alcuni oggetti: una ghirlanda luminosa, dei festoni argenati.

<<Dovrei metterli io?>>, chiese Jet guardando gli oggetti che aveva fra le mani.

<<E chi ci arriva lassù?>>, chiese lei sorridendo.

Jet guardò prima gli addobbi e poi la punta dell’albero. Quindi si alzò lentamente in volo, fino ad arrivare a poter lavorare bene, e cominciò a mettere le cose al loro posto, sistemando, per prima cosa la ghirlanda luminosa sulla punta dell’albero e fissandocela. Poi lasciò scendere delicatamente il filo fino a terra, in modo che non rompesse qualche pallina. Quindi cominciò a sistemare i festoni.

<<Li devo mettere tutt’intorno?>>, chiese posando la cima di uno sul ramo.

<<Certo.>>, rispose Françoise <<Basta che mi arrivi ad un’altezza a cui io possa arrivare.>>

Jet cominciò a girare intorno all’albero, per due o tre volte. Poi atterrò delicatamente a terra, sistemando l’ultima estremità. Françoise, a quel punto, riprese il lavoro da dove aveva finito lui, sistemando altri festoni intorno all’albero, fino in fondo.

<<Finito?>>, chiese Jet quando lei ebbe sistemato l’ultimo.

Françoise scosse la testa: <<Non ancora. Manca il tocco finale.>>

Prese dal cartone qualcos’altro e lo porse a Jet. Erano delle confezioni con dei fili d’argento dentro: <<Questi cosa sono?>>

<<Capelli d’angelo.>>, rispose lei <<Si attaccano alla punta e scendono giù fino in fondo. Danno un effetto bellissimo. Stai attento, perché si ingarbugliano facilmente.>>

<<Come faresti senza di me?>>, chiese lui alzandosi nuovamente in volo.

<<Beh, userei lo scaleo, ma tu sei più comodo.>>

Jet aprì una scatola e prese delicatamente tra le dita la striscia argentata orizzontale che li teneva tutti insieme: <<Guarda, che se fai tanto l’ironica ti faccio davvero usare lo scaleo.>>

Françoise rise: <<Adesso dividili in più parti e comincia a disporle sulla punta facendoli scender giù fino in fondo.>>

Jet obbedì, sistemando la prima cascata. Françoise prese le estremità da sotto e cominciò ad allargarle disponendole sull’albero. E così fece per tutte le altre. Dovettero metterne alcune anche più sotto della punta, perché le cascate erano troppo corte per l’albero.

Sceso a terra, Jet ammirò il lavoro: <<Effettivamente adesso è perfetto. Certo, che ti abbiamo lasciato fare tutto da sola.>>

<<Nessun problema.>>, disse Françoise mettendo le scatole vuote dentro il cartone e richiudendo <<A me piace fare queste cose. Attacca quella spina.>>

Jet guardò a terra, verso una presa lì vicino, dove c’era una spina che giaceva staccata. La prese in mano e la infilò nella presa e l’albero, come per magia, si illuminò di tanti colori intermittenti.

<<Wow!>>, disse Jet a bocca aperta.

<<Fantastico.>>

<<Eh sì. Bisogna ammettere che hai fatto un bel lavoro, Françoise.>>

Jet e Françoise si voltarono nella direzione da cui venivano le voci. I loro compagni e il professor Gilmore erano in piedi e guardavano l’albero meravigliati.

<<Adesso sì che è Natale!>>, esclamò Bretagna alzando le braccia al cielo quasi in segno di esultanza.

<<Ah Bretagna.>>, disse Françoise scuotendo la testa <<Natale non lo fa un albero grande e tutto illuminato. Lo fa lo spirito con cui lo vivi.>>

<<Ammetterai che un albero così bello fa tutto un altro effetto.>>, rispose lui avvicinandosi.

<<Beh, sì. Ma…>>, lei si guardò intorno <<Ma dov’è Joe?>>

Gli altri si guardarono attorno a loro volta, come se si accorgessero soltanto adesso che effettivamente mancava qualcuno.

<<Forse sarà uscito per comprare gli ultimi regali.>>, suggerì Jet.

<<No.>>, disse Françoise sospirando <<Li aveva comprati già tutti. Lo so per certo. Chissà dove si è cacciato.>>

Si accorse della lieve punta di irritazione che aveva nella voce e si disse di calmarsi. Solo che non le faceva piacere che sparisse senza nemmeno avvertirla. Poi alzò la testa di scatto, come se avesse sentito qualcosa <<E’ tornato proprio adesso.>>

Effettivamente, dopo qualche istante, si sentì la porta principale aprirsi e sbattere. Joe comparve poco dopo in sala, con ancora il giubbotto addosso, mentre stava cercando di sfilarsi i guanti.

<<E’ meraviglioso.>>, disse guardando l’albero.

Françoise lo guardò, incrociando le braccia sul petto: <<Dove sei andato?>>

Joe ebbe un sussulto nel sentire il tono della domanda e nel vedere lo sguardo nei suoi occhi: <<Beh…>>

<<Buongiorno, il mio nome è Maya Kitajima[1].>>

L’attenzione si spostò da lui alla ragazza che era apparsa dietro di lui: aveva un giaccone e una sciarpa indosso, e sopra di essi ricadevano i lunghi capelli neri.

Joe incontrò di nuovo lo sguardo di Françoise e si sentì morire: <<Non è quello che pensi.>>, disse sottovoce, solo con le labbra, alzando una mano verso di lei quasi in un gesto di difesa.

<<Bene, allora spiegami quello che è.>>, rispose lei, sempre solo a labiale, con lo sguardo piuttosto irritato.

La ragazza si guardò intorno, come se cercasse qualcuno. E il suo sguardo si illuminò quando puntò in direzione di Bretagna: <<E’ proprio lui!>>, esclamò.

Bretagna si guardò indietro, pensando che la ragazza si riferisse a qualcun altro. Non vedendo nessuno, si puntò un dito al petto dicendo: <<Lui sarei io?>>

<<Tu sei il grande Bretagna.>>, disse lei avvicinandosi quasi incredula <<Il grande attore shakespeariano. Ho tutte le video cassette dei suoi spettacoli.>>

Bretagna sorrise, senza sapere se essere lusingato o cosa: <<Beh, piacere di conoscerti, Maya.>>

<<Quando Joe mi ha detto di conoscerti non ci credevo!>>

La fronte di Françoise si corrugò ulteriormente nel sentire che lo aveva chiamato per nome[2].

Bretagna guardò Joe in cerca di aiuto e spiegazioni. Lui fu ben felice di cogliere l’appello: <<Beh, Maya è un attrice.>>, disse allargando le braccia <<Ogni anno, a Natale, insieme alla sua compagnia, fa uno spettacolo di beneficenza per l’orfanotrofio nel quale siamo cresciuti. E’ lì che ci siamo incontrati stamattina e, beh, hanno un piccolo problema.>>

Bretagna tornò a guardare la ragazza: <<Sei un’attrice?>>, chiese Bretagna squadrandola da capo a piedi.

Maya annuì: <<Sì… cioè, è più esatto dire che mi piacerebbe diventare un’attrice. La nostra compagnia è composta per lo più da dilettanti, ma nel nostro piccolo ce la caviamo.>>

<<E quale sarebbe il problema?>>, chiese Bretagna incuriosito.

<<Beh…>>, Maya restò silenziosa alcuni istanti, come cercando le parole più adatte <<L’attore che doveva fare il personaggio principale della rappresentazione di quest’anno si è fratturato una gamba cadendo dalle impalcature per preparare il palco…>>

Bretagna strinse gli occhi, quasi accigliandosi: <<E voi vorreste che io prendessi il suo posto? Ho indovinato?>>

Maya strinse le labbra: <<Sì, lo so. E’ una richiesta folle. Mi rendo conto che un attore importante come lei non possa recitare con un gruppo di dilettanti come noi. Ma... ho pensato che tentar non nuoce.>>, poi restò silenziosa alcuni secondi e riprese <<Non se la prenda con Joe. Sono io che ho insistito per vederla.>>

<<Hai detto che è per beneficenza…>>

Maya annuì: <<L’offerta è libera. Tutti i soldi raccolti saranno devoluti all’orfanotrofio.>>

<<Quando si dovrebbe tenere questo spettacolo?>>, chiese Bretagna.

Una piccola scintilla di speranza apparve negli occhi di Maya: <<Ehm… stasera… prima della messa di mezzanotte.>>

<<Stasera!?>>, esclamò Bretagna incredulo.

Maya alzò le ciglia quasi le dispiacesse: <<Sì… è anche per questo che avremmo bisogno di un attore abbastanza bravo da poter imparare la parte in fretta.>>

Bretagna deglutì: <<E quale parte sarebbe?>>

<<Ebenezer Scrooge!>>, rispose prontamente Maya.

Gli occhi di Bretagna si spalancarono: <<Rappresentate A Christmas Carol[3]?!>>

Maya abbassò la testa: <<Mi rendo conto che non è una parte entusiasmante e stimolante, ma…>>

<<Stai scherzando?>>, disse Bretagna giubilante <<Mia madre mi raccontava sempre la storia del vecchio Scrooge a Natale, davanti al caminetto acceso. Aaahh…>>, gli occhi di Bretagna cominciarono a brillare <<Sarò più che lieto di prendere parte a questa rappresentazione. E poi, se è per beneficenza…>>, concluse guardando le facce accondiscendenti degli altri.

Maya era incredula e non riusciva a contenere la gioia: <<Sta dicendo sul serio?>>

<<Certo che dico sul serio! Su, non c’è tempo da perdere. Procurami un copione. E poi dovrò provare almeno una volta con voi…>>

Maya tirò fuori una specie di libro dalla borsa: <<Tenga. Mi sono permessa di portare una copia, nell’evenienza che lei avesse accettato.>>

Bretagna prese il libro fra le mani e lo sfogliò: <<Bene. Dammi un paio d’ore e lo saprò a memoria.>>, disse <<E naturalmente oggi pomeriggio dovremo provare.>>

<<Certo!>>, esclamò Maya che non stava più nella pelle <<Alle 5 può andare bene?>>

<<Sarà perfetto.>>, disse Bretagna. Poi il suo volto cambiò immediatamente, prendendo un’espressione torva <<Che mondo di pazzi!>> aveva cominciato a recitare <<Al diavolo i tuoi felici Natali! E cos’è mai il Natale?! Un giorno in cui si è più vecchi di un anno, ma non più ricchi di un’ora.>> muoveva le mani intorno a sé in modo plateale, dando forza alle sue parole <<Quegli imbecilli che corrono in giro dicendo “Buon Natale” andrebbero fatti cuocere insieme con il loro budino!>>

Gli altri restarono a guardarlo a bocca aperta, increduli. Albert, Françoise e Jet conoscevano bene quella storia. Ma anche chi la conosceva poco o niente come Joe, Chang, Punma e Geronimo, per un attimo, avevano visto o immaginato davanti a sé il vecchio e taccagno Ebenezer Scrooge.

<<Ha già imparato la parte a memoria!>>, esclamò Jet incredulo.

<<No, la sa a memoria. E’ diverso.>>, disse Albert.

<<Sono esterrefatta.>>, disse Maya <<Era perfetto.>>

Bretagna sorrise: <<Bene. Allora ci vediamo oggi pomeriggio alle 5, per le prove.>>

Maya sembrava quasi commossa: <<Io… io non so come ringraziarla.>>

<<Beh, fai del tuo meglio stasera e per me non ci sarà ringraziamento più grande.>>, disse Bretagna <<A proposito. Che parte fai?>>

<<La signora Cratchit. E la vecchia fidanzata di Scrooge nel Natale passato. Non pensavo che un attore famoso come lei accettasse di lavorare con dei dilettanti.>>, disse Maya <<Mi ha stupito. La mia stima per lei è centuplicata.>>

Bretagna fece un gesto con la mano come a dire che era una cosa da nulla: <<Anch’io ho cominciato con gli spettacoli di beneficenza e come dilettante.>>, disse <<E’ bello sapere che c’è ancora gente così piena di entusiasmo.>>

<<Beh, allora è meglio che vada…>>, si rivolse verso Joe <<mi riaccompagni tu?>>

Joe annuì: <<Certo. Vieni anche tu Françoise?>>

La ragazza lo guardò torva: <<Perché dovrei venire anch’io?>>

Joe alzò gli occhi al cielo: <<Perché voglio farti vedere una cosa.>>

<<Ma…>>, le parole le morirono in gola. Era arrabbiata e avrebbe voluto mandarlo a quel paese <<Va bene. Verrò con voi.>>

 

 

L’orfanotrofio

 

 

<<Il signor Bretagna è veramente è una persona meravigliosa.>>, disse Maya sporgendosi in avanti facendo spuntare la testa nei posti anteriori <<Ti ringrazio di avermelo presentato, Joe.>>

<<Sei tu che hai insistito per venirlo a trovare e parlargli. Io ti avevo detto che, secondo me, non avrebbe accettato.>>, disse <<Però sono felice di essermi sbagliato. Lo spettacolo è salvo.>>

<<Tuttavia ti devo un favore… oh, siamo arrivati.>>

Joe parcheggiò dentro un alto recinto di pietre. L’insegna fuori dal cancello recitava “Orfanotrofio Santa Chiara”.

Tutti e tre scesero dalla macchina. Françoise si guardò intorno. Era una costruzione piuttosto ben fatta, in intonaco bianco. Sembrava nuova.

<<Beh, io vi devo lasciare.>>, disse Maya congedandosi <<Vado a dare la bella notizia. Arnoud,>>, disse rivolgendosi alla ragazza <<Joe è un ragazzo meraviglioso. Hai scelto bene. Vi saluto.>>

<<A stasera.>>, disse Joe salutandola con la mano.

Françoise era troppo frastornata per spiccicare una sola parola: <<Lei… lei sapeva?>>

Joe alzò gli occhi al cielo, come se facesse il finto tonto: <<La prima cosa che mi ha chiesto quando ci siamo rivisti è stata: “Allora, l’hai trovata una che ti vada bene?”. E io le ho parlato di te.>>, poi lasciò che le parole le si imprimessero bene a mente prima di continuare <<Io e Maya siamo solo vecchi amici. Siamo cresciuti insieme in questo orfanotrofio. Tra di noi c’è soltanto una sincera amicizia.>>

Françoise si portò una mano alla tempia, come se le facesse male: <<Ti credo. La mia gelosia…>>, si rivolse verso di lui, sorridendo <<Perdonami.>>

<<Mah, effettivamente avrei dovuto dirtelo… vieni con me.>>

Joe si incamminò verso l’entrata e Françoise lo seguì. Passarono la porta e la suora che stava di guardia al portone alzò gli occhi dal suo Vangelo e li squadrò entrambi. Poi i suoi occhi si illuminarono.

<<Joe, sei tornato.>>

<<Buongiorno, suor Lucia.>>, rispose il ragazzo sorridendo <<Questa è una delle suore che erano qui già quando c’ero io.>>, disse presentando la donna a Françoise.

<<Già. Ero appena arrivata quando venisti tu. E questa dev’essere la tua fidanzata.>>, disse guardando Françoise e sorridendo <<Avevi ragione. E’ una ragazza incantevole.>>

<<Piacere. Il mio nome è Françoise.>>, rispose la ragazza <<Lei mi mette in imbarazzo.>>

<<Posso farle fare un giro per l’orfanotrofio?>>

La religiosa annuì: <<Certo. Aspettate, vi accompagno. Suor Mariaaaa.>>

Un’altra suora, molto più giovane, uscì fuori da una porta pochi istanti dopo: <<Desidera?>>

<<Dai un’occhiata tu qui. Io torno tra un po’.>>

La giovane suora annuì: <<Va bene, suor Lucia.>>

Suor Lucia si rivolse nuovamente a Joe e Françoise: <<Venite con me.>>

La suora li portò fino a una porta che dava sul piccolo giardino esterno. Era pieno di giochi e di bambini. Un gruppetto di bambini stava giocando a baseball dietro una recinzione.

Uno di loro alzò gli occhi verso di loro:<<Ehi, guardate! E’ tornato Joe!>>

Nel giro di pochi secondi una folla di bambini festanti si radunò attorno al ragazzo, tanto che Françoise e suor Lucia furono costrette a tenersi a distanza.

<<Ci hai portato altri regali, Joe?>>, chiese un bambino tirandolo per la giacca.

<<No, però posso giocare con voi.>>, rispose il ragazzo arruffandogli i capelli <<Allora, andiamo?>>

Solo allora Françoise capì e si sentì un verme, anche solo per aver dubitato per un attimo di lui: <<Joe a Natale porta i regali a questi bambini.>>

Non era una domanda, ma suor Lucia confermò: <<Sì. Da quando guadagna bene e se lo può permettere, lo fa ogni anno. Ma questo è il meno. Elargisce anche grosse donazioni. Se non fosse stato per lui, avremmo chiuso da tempo. Qualche tempo fa questo edificio lo avevamo in affitto. E’ grazie a lui se abbiamo potuto acquistare il terreno e rimettere tutto a nuovo.>>, disse <<Non si è dimenticato di dove è cresciuto e da dove viene. Ha sempre avuto un animo generoso e non si è smentito. I bambini gli vogliono bene come a un fratello maggiore. E’ il loro eroe.>>

Françoise guardò la suora scuotendo la testa: <<Io non ne sapevo niente. E pensare che ho dubitato di lui… che stupida!>>

La suora sorrise benevolmente, e poi tornò a guardare Joe, che stava insegnando a un bambino come si impugnava una mazza da baseball: <<Non credo che potrà accompagnarla. Ma, se lo conosco abbastanza bene, credo che l’abbia portata qui per farle vedere dove è cresciuto. Se a lei va bene, l’accompagno io.>>

Françoise sorrise: <<Certamente. Ma mi dia del tu, per favore. Potrebbe essere mia madre.>>

<<Semmai la sorella di tua madre che si è fatta suora.>>, disse sorridendo suor Lucia e facendo ridere Françoise <<Vieni con me.>>

La suora la accompagnò attraverso i corridoi, facendole vedere i dormitori, la mensa e specificando sempre se un qualche luogo avesse una relazione particolare con Joe: dove avesse rotto qualcosa, dove fosse caduto per terra correndo per i corridoi, dove andava a nascondersi quando voleva piangere senza farsi vedere da nessuno, le fece vedere degli album di vecchie fotografie e le presentò le suore che avevano conosciuto Joe sin da quando era un bambino.

Alla fine tornarono nel giardino, dove Joe stava ancora giocando con gli altri bambini a baseball. Le due si sedettero su una panchina, guardandoli giocare.

<<Com’era Joe da bambino?>>, chiese Françoise.

Suor Lucia sorrise: <<Più o meno come adesso. Prendeva sempre la parte dei più deboli. Non ammetteva le ingiustizie. Purtroppo soffriva molto per il fatto di essere un meticcio.>>, sospirò profondamente <<Gli altri bambini lo prendevano in giro per le sue origini, lo isolavano. Erano in pochi quelli che volevano essere suoi amici. E così, spesso, dovevo andarlo a cercare in tutti quei buchi che ti ho mostrato. Purtroppo il fatto di essere sempre rigettato dagli altri lo portò su una strada sbagliata. Ma non fu tutta colpa sua. Fu una reazione a una vita ingiusta. Ma adesso è cambiato. E’ se stesso.>>, la religiosa si rivolse verso Françoise sorridendo <<E gran parte del merito è tuo.>>

Françoise scosse la testa: <<Io non ho fatto niente…>>

<<No, no.>>, disse la religiosa interrompendola <<Tu hai fatto tantissimo. Tu l’hai accettato per quello che è. Gli hai dato comprensione, fiducia in se stesso, affetto, amore. Tutte cose che a lui sono sempre terribilmente mancate. Quell’aria triste e malinconica che aveva sempre sul volto ha lasciato il posto al sorriso. Se c’è qualcosa in cui è cambiato è quello: ha una visione della vita positiva. Oh, sta venendo qui.>>

<<Parlavate male di me?>>, chiese Joe aggiustandosi il giubbotto.

<<Passavamo il tempo.>>, disse suor Lucia alzandosi insieme a Françoise <<Hai trovato decisamente la ragazza adatta a te, Joe. Guarda di non farla scappare.>>

<<Non ci penso nemmeno.>> rispose lui sorridendo <<Adesso dobbiamo andare.>>

<<Certo. Vi accompagno.>>

La suora li accompagnò fino all’uscita e restò a guardarli sulla soglia mentre si dirigevano verso la macchina.

<<Ti devo chiedere scusa.>>, ammise Françoise quando Joe fu salito ed ebbe chiuso la portiera <<Non avevo capito niente.>>

Joe mise in moto: <<Beh, anch’io avrei dovuto spiegare.>>, disse <<Ma il mio passato non è qualcosa di cui mi piaccia parlare. Forse… inconsciamente… preferisco evitare che tu lo conosca.>>

<<Io non ho paura di niente che appartenga a te.>>

Joe sorrise: <<E io ti ringrazio anche per questo. Ti amo, Françoise.>>

Non era la prima volta che glielo diceva, ma ogni occasione la faceva sussultare e, in qualche modo, la stordiva.

Sorrise e si sporse verso di lui fino a incontrare le sue labbra per un breve bacio. Poi si scostò, rimanendo con la bocca molto vicina alla sua e passandoli una mano fra i capelli: <<Ti amo anch’io, Joe.>>

 

   

Apertura di sipario

 

 

Joe accompagnò Bretagna all’orfanotrofio, insieme a Françoise. Il palco era stato approntato in una parte del giardino, da cui si poteva accedere anche dalla strada. Françoise e Joe si erano seduti nella platea vuota. Ai lati di ogni fila c’erano degli emanatori di calore che attutivano almeno un po’ la sensazione del freddo.

<<Françoise, tu conosci la trama di questa commedia?>>, chiese Joe.

<<Certo. In Europa è un classico. Una volta ricordo che lo recitammo a scuola, alle elementari.>>, rispose lei <<Io avevo la parte del Fantasma del Natale Passato.>>

<<Me la racconti a grandi linee?>>

Françoise annuì: <<Beh, parla di un vecchio spilorcio di nome Ebenezer Scrooge. Un uomo che non ama il Natale, che non ne riesce a comprendere lo spirito perché è solo attaccato al suo denaro. La notte della vigilia il fantasma del suo vecchio socio defunto, Marley, viene a fargli visita. Marley, o meglio, il suo fantasma trascina una lunga e pesante catena che rappresenta tutti gli errori commessi in vita. E’ venuto per avvertire Scrooge a cambiare, prima che sia troppo tardi. Quella stessa notte tre fantasmi, il Fantasma del Natale Passato, quello del Natale Presente e quello del Natale Futuro vengono a far visita a Scrooge, facendogli percorrere tutta la sua vita, fino al futuro, quando tutti saranno felici della sua morte. Questo fa comprendere a Scrooge i suoi errori e gli fa capire lo spirito del Natale. A grandi linee è questo.>>

Joe sorrise: <<Sono curioso di vedere la storia rappresentata. Sembra divertente.>>

Intanto, dietro le quinte, Bretagna stava conoscendo i suoi colleghi.

<<Vi presento il signor Bretagna. Farà la parte di Scrooge.>>, disse Maya, presentando poi a Bretagna ogni membro della compagnia.

<<E’ un onore poter recitare con lei. E lo dico a nome di tutta la nostra piccola compagnia.>>, disse Takeshi, colui che aveva la parte di Bob Crachit.

<<Sono io a essere felice di poter lavorare con voi. Posso dare un’occhiata al palco?>>

<<Certamente.>>, disse uno che si chiamava Akira e che impersonava sia il Fantasma del Natale Presente che il fantasma di Jacob Marley <<Venga con me.>>

Lo portò sul palco. Bretagna salutò Joe e Françoise e si guardò intorno.

Sembrava soddisfatto: <<Anche se è un lavoro artigianale sembra ben fatto. Complimenti allo scenografo.>>

<<Grazie.>>, disse Maya.

<<Sei tu la scenografa?>>, chiese Bretagna stupito.

<<Beh, non possiamo permettercene una di ruolo.>>

<<No, anzi.>>, disse Bretagna <<Hai fatto un ottimo lavoro. Non vedo l’ora di iniziare. Che aspettiamo?>>

Le prove cominciarono. Bretagna aveva veramente imparato la parte a memoria e sembrava perfettamente a suo agio su quel piccolo palco. Poco a poco la sua intesa con gli altri attori aumentava. Dava consigli su come poter far meglio le scene e dare più credibilità alle battute e ai personaggi. E lo faceva sempre con garbo. Mai con saccenza. E gli altri raccoglievano ben volentieri i consigli dell’esperto attore. Stava sempre attento a non elevarsi esageratamente sopra gli altri, secondo la regola che un lavoro di gruppo non deve diventare un monologo.

Alle sette e mezzo le prove si conclusero e gli attori si rintanarono dietro le quinte per prepararsi allo spettacolo, che iniziava alle nove.

Joe e Françoise si alzarono.

<<Ti va di andare a mangiare qualcosa da queste parti?>>

<<Certo.>>

Andarono a mangiare qualcosa di veloce in un piccolo ristorante lì vicino. Quando uscirono era ancora presto. Mancavano tre quarti d’ora.

<<Facciamo due passi?>>, propose Françoise.

Joe le porse il braccio, che lei prese sotto il suo ben volentieri.

Camminarono in silenzio per qualche minuto. Faceva freddo, ma era una serata piacevole. E l’aria natalizia si respirava a pieni polmoni.

<<Mi stai portando da qualche parte in particolare o sembra a me?>>, chiese Françoise accorgendosi che Joe camminava secondo un itinerario preciso.

<<Azz… mi hai scoperto.>>, disse Joe fingendosi deluso <<Comunque ormai siamo arrivati. Guarda.>>

Françoise, che aveva tenuto gli occhi fissi su di lui, non si aspettava quello che si vide davanti. Era come se la città, con tutte le sue luci, fosse ai loro piedi.

<<E’… è una vista meravigliosa.>>, disse lei facendo qualche passo avanti per vedere meglio e guardandola a bocca aperta.

<<Suor Lucia non lo sa, ma a volte sgattaiolavo fuori la notte e venivo a vedere la città da qui. Mi sentivo come se fossi stato il re del mondo.>>, disse Joe avvicinandosi e fermandosi accanto a lei <<A un bambino basta poco per sentirsi grande.>>

<<E’ veramente fantastica.>>, disse lei senza riuscire a staccare gli occhi da quel panorama.

<<Tu sei fantastica.>>, precisò lui posando una mano sulla sua spalla e attirando la sua attenzione quel tanto che bastava per poterla baciare.

Lei non fece niente per resistere, ma, anzi, si lasciò trasportare da lui e perdersi nell’abbraccio che seguì. Un abbraccio così forte che sembrava chiederle di non andarsene mai dalla sua vita.

Non riuscì a capire quanto tempo restarono in quella posizione. Quando l’abbraccio si sciolse, si scambiarono un bacio più breve di quello di prima e si incamminarono verso il palco.

Quando arrivarono trovarono il pienone.

<<Ma quanta gente è venuta?>>, commentò Joe incredulo.

<<Ah, eccoli. I nostri amici sono là.>>, disse Françoise indicando col dito in una direzione.

Si avvicinarono. Avevano preso posto in una fila centrale della platea. Solo Geronimo era rimasto in piedi accanto alle sedie, perché erano troppo piccole per lui le file. In braccio teneva Ivan, che sembrava ben sveglio e vigile.

<<Ah, eccovi.>>, disse Jet <<Vi abbiamo lasciato due posti. Siamo stati bravi, eh?>>

Joe e Françoise si sedettero tra i ragazzi e il dottor Gilmore. Proprio nel momento in cui si furono accomodati, dal sipario chiuso uscì Bretagna in persona. Era già vestito da Scrooge.

<<Buonasera a tutti.>>, esordì allargando le braccia <<E, soprattutto, buon Natale. Voi verrete sapere chi sono. Ma il mio nome poco importa. Io, per voi, stasera, sono Ebenezer Scrooge, il protagonista della storia che vi andremo a raccontare. Vogliamo, stasera, in questa magica notte, cercare di spiegarvi lo spirito del Natale. Ma prima di cominciare, vi ricordo che questo è uno spettacolo di beneficenza e che l’offerta è libera. Alla fine dello spettacolo noi passeremo fra di voi con dei contenitori in mano nei quali voi porrete le vostre offerte. Più darete, più avrete compreso lo spirito natalizio e il messaggio che vi vogliamo trasmettere stasera. E guarda caso, la storia che vi raccontiamo stasera, è quella di un vecchio taccagno e… beh… ne trarrete voi le conseguenze. Buon divertimento.>>

Bretagna si inchinò, raccogliendo l’applauso scrosciante del pubblico, soprattutto dei bambini. Li aveva già conquistati. Quindi rientrò dietro il sipario, che dopo pochi istanti si aprì nell’ufficio di Scrooge. Si vedevano lo stesso Scrooge, seduto davanti a un caminetto acceso con un piccolo fuoco e, in quella che doveva essere un’altra stanza, un altro personaggio, seduto a un piccolo scrittoio, intento a scrivere qualcosa, rattrappito dal freddo che il minuscolo fuoco che ardeva nel suo camino non poteva assolutamente combattere.

Una voce narrante cominciò a introdurre la storia: <<Marley era morto, tanto per cominciare…>>

 

 

Chiusura di sipario

 

 

Bob Crachit guardava Scrooge mortificato. Il suo datore di lavoro sembrava veramente arrabbiato per il ritardo del suo impiegato.

<<Che cosa significa?>>, disse Scrooge con la solita voce adirata col mondo <<Lo sa che è in ritardo? Venga qui, per favore.>>

<<Mi dispiace moltissimo signore.>>, disse Bob avvicinandosi a testa bassa <<Ma è l’unica volta. Sa…abbiamo fatto festa ieri sera.

<<Non sopporterò più a lungo questa situazione. Perciò…>>, disse Scrooge <<… Tanto per cominciare le aumenterò lo stipendio!>>, concluse dandogli una pacca sulle spalle e cominciando a ridere.

Bob lo guardava incredulo, come se fosse impazzito. Allungò la mano sul righello per darglielo in testa e chiamare aiuto, ma la risata del vecchio gli sembrava cordiale e sincera.

<<Buon Natale, Bob.>>, disse Scrooge al suo impiegato <<Che questo augurio possa valere anche per tutti quelli passati. Le aumenterò lo stipendio e aiuterò anche la sua numerosa famiglia, che ne ha tanto bisogno. Ma di questo ne parleremo oggi con comodo. Davanti a un bel ponce natalizio. Intanto, caro Bob, vada a comprare un secchio di carbone.>>

Bob non se lo fece ripetere due volte e uscì in fretta dall’ufficio e Scrooge si sedette soddisfatto sulla sedia.

<<Scrooge era cambiato.>>, intervenne la voce narrante <<Mantenne tutti i propositi fatti quella fredda mattina di Natale, e molto di più. Fu un vero padre per Tiny Tim[4], che non morì e divenne un buon amico, zio, padrone, cittadino e uomo.

Alcuni risero di quel cambiamento improvviso, ma Scrooge li lasciò ridere. Sapeva che tutte le cose buone, all’inizio, destano l’ilarità di certa gente. Ma, così, pensava Scrooge, è molto meglio che siano occupati a ridere piuttosto che a fare di peggio.

Egli non ebbe più niente a che fare con gli spiriti e visse in pace con gli amici e con gli estranei, festeggiando ogni anno il Natale con allegria, e facendo del bene a tutti.>>

Il sipario si chiuse lentamente. Dopo qualche secondo, scrosciarono gli applausi della gente. Allora il sipario si riaprì, mostrando tutti gli attori in fila, l’uno accanto all’altro. Ognuno di loro, uno da un lato e poi uno dall’altro, fece un paio di passi in avanti, per raccogliere le ovazioni del pubblico. L’ultimo applauso, quello di Bretagna, durò un’eternità. Dopodiché gli attori cominciarono a passare tra il pubblico con i loro contenitori, che si riempirono ben bene. Fu Bretagna stesso a passare dai suoi amici.

<<Vi siete divertiti, ragazzi?>>, chiese prendendo soldi e applausi da tutte le parti.

<<Sei stato bravissimo, Bretagna.>>, gli disse Françoise.

<<Una forza del palcoscenico.>>, aggiunse Jet.

<<Troppo buoni. Su, ora siate anche generosi.>>

Fu un successo, in tutti i sensi. Dietro le quinte gli attori si abbracciarono l’un l’altro per la riuscita dello spettacolo. Bretagna, di ritorno col suo contenitore stracolmo, fu accolto come un eroe.

C’era anche Yusaku, l’attore che doveva impersonare Scrooge e che si era rotto una gamba. Era lì, sulla sedia a rotelle, per complimentarsi con i suoi amici e con il suo sostituto: <<E’ stato un bene che mi sia fatto male.>>, disse stringendo al mano a Bretagna <<Non avrei potuto essere perfetto come lei.>>

<<Non dire sciocchezze…>>

<<E’ tutto merito suo.>>, gli disse Maya.

<<No, siete stati tutti bravissimi.>>, rispose lui <<Conosco qualche impresario qui in Giappone. Secondo me avete tutti il talento per fare strada. Soprattutto voi, Maya e Takeshi. Siete stati fantastici.>>

<<Veramente farebbe questo per noi?>>, chiese Maya che pensava di sognare.

<<Sì, certamente.>>, disse <<Ma dovete promettermi che ogni anno farete il vostro spettacolo di Natale.>>

<<Certo che lo faremo.>>, disse Takeshi.

<<Bene… allora, ora non ci resta che andare alla messa di mezzanotte.>>

 

 

Il vischio

 

 

I cyborgs e il dottor Gilmore si ritrovarono a casa.

<<Bene! E adesso scartiamo i regali.>>, disse Jet sfregandosi le mani e avvicinandosi all’albero.

<<Ehi ehi ehi. Stai un po’ calmo.>>, disse Joe fermandolo.

Jet lo guardò come un bambino deluso.

<<Intanto dovremmo decidere un criterio, un ordine.>>, disse Françoise.

<<Andiamo per numero.>>, propose Jet.

Un po’ tutti lo guardarono malissimo.

<<Sì, era un’idea stupida. Lo ammetto.>>

<<E poi non l’ordine di chi riceve il regalo, ma di chi lo dà.>>, specificò Albert.

Gilmore li guardava incuriosita: <<Come avete fatto i regali?>>, chiese.

<<Beh,>>, spiegò Bretagna, <<abbiamo fatto un sorteggio. Ognuno doveva pescare il nome di colui a cui avrebbe fatto il regalo. Dando un budget massimo.>>

<<Interessante.>>, disse Gilmore lisciandosi la barba <<Sono curioso di vedere gli abbinamenti che sono saltati fuori.>>

<<Facciamo, che ognuno se li prende da soli. Tanto ci sono i bigliettini sopra col nome.>>, propose Albert.

I cyborgs si guardarono l’un l’altro facendo cenni di assenso.

<<Bene, prima il più vecchio.>>, disse Chang avvicinandosi all’albero.

<<Cosa!?>>, esplose Jet <<Non è giusto.>>

Chang non lo stette neanche ad ascoltare e lesse i cartellini attaccati alle scatole fino a che trovò quello con il suo nome.

Era un piccolo pacchetto a forma di parallelebipedo incartato di rosso, coi il nastro giallo. Lo scosse, per sentire se si muoveva qualcosa. Infine cominciò a scartarlo, stando attento di non rovinare la carta.

<<Mamma mia, quanto sei lento!>>, gli fece notare Bretagna impaziente.

<<Sta’ zitto tu. Questo è un momento importante.>>, lo zittì Chang continuando nel suo lavoro certosino.

Una volta tolta la carta, però, rimaneva un anonimo cartone marrone. Chang lo guardò perplesso. Poi lo aprì e apparve una meravigliosa pipa in radica.

<<Ooohhh… mi serviva proprio. E’ bellissima.>>, disse rigirandosela tra le mani come se fosse oro <<Chi devo ringraziare?>>

Punma alzò la mano: <<Buon Natale, Chang.>>

<<Bene, togliti di mezzo. Adesso tocca a me.>>, disse Bretagna avvicinandosi all’albero come un cane affamato alla pappa.

Trovò il suo regalo quasi subito. Era un cubo, incartato di blu, con nastro bianco e rosso. Non fece tutti i complimenti che aveva fatto Chang nel scartarlo. Strappò via carta e nastro e apparve un’anonima scatola bianca. Bretagna la aprì e ne tirò fuori un cappello a tesa.

<<Wow, è fantastico!>>

<<Per il tuo cranio pelato.>>, disse Albert.

<<Me lo hai regalato tu?>>

<<Già… e adesso cerchiamo il mio.>>, rispose lui avvicinandosi all’albero.

Ne prese uno incartato di nero, con nastro giallo e rosso. Tolse la carta e ne uscì fuori un cartone. Lo aprì e cominciò a rovistare tra la carta da giornale: <<Cos’è? Una caccia al tesoro?>>, disse dopo un po’ che rovistava <<Aspetta, forse…>>

Tirò fuori un pezzo di carta da giornale un po’ rigonfio e lo scartò: <<Lo sapevo. Che bei guanti. I miei erano ormai lisi e consunti.>>

<<Buon Natale, Albert.>>, disse Françoise sorridendo.

<<Lo immaginavo che eri stata tu. Ci hai indovinato in pieno.>>

<<Geronimo, è il tuo turno.>>, gli disse Bretagna invitandolo ad avvicinarsi all’albero.

Il gigante si avvicinò all’albero e si accucciò. Il suo pacchetto era incartato di bianco, con nastri rossi e blu. Era un pacco vagamente cilindrico piuttosto grosso, anche in mano sua. Lo esaminò qualche secondo, quindi lo aprì. Dovette togliere un po’ di carta, nel quale era avvolto. Ne venne fuori un enorme pezzo di legno scuro.

<<Che cos’è quel coso?>>, chiese Jet.

Geronimo se lo rigirò un po’ fra le mani e sorrise: <<E’ un magnifico pezzo di ebano. Potrò farne una bellissima figura intagliata.>>

<<Mi fa piacere di averci indovinato.>>, disse Ivan volteggiando per aria con la sua culla <<Buon Natale, Geronimo.>>

<<Non è che gli hai letto nel pensiero?>>, disse Jet <<Guarda che non vale.>>

Punma intanto si era avvicinato all’albero e stava cercando il suo regalo. Trovò un pacchetto incartato di nero, con nastro rosso e verde. Aveva un forma irregolare. Punma lo scartò con cura e ne tirò fuori un oggetto di legno chiarissimo.

<<Geronimo, questa è opera tua.>>, disse Punma guardando il gigante.

<<Spero che sia abbastanza rassomigliante a quel leone[5].>>

<<E’ identico!>>, disse Punma rigirandoselo fra le mani <<Grazie, grazie davvero.>>

<<E adesso è il mio turno!>>, disse trionfante Jet avvicinandosi all’albero a grandi passi.

<<Ehem.>>

Jet si voltò verso Françoise supplichevole: <<Non puoi fare uno strappo?>>

Françoise sorrise: <<No.>>

<<Va bene.>>, disse Jet sospirando <<Quello blu coi nastri rossi e bianchi.>>

Françoise lo fulminò con lo sguardo: <<Così mi togli tutto il gusto della sorpresa.>>

<<Così fai prima.>>, ribatté lui <<E aprilo per vedere cosa c’è dentro!>>

Françoise prese il suo pacchetto a forma di parallelepipedo. Poi ne prese un altro, notando che c’era una busta col suo nome scritto sopra.

<<Perché due?>>, protestò Jet.

<<Perché uno è mio, forse?>>, rispose Joe ironico.

Françoise stava studiando il pacchetto di Jet: <<Cos’è? Un completino intimo provocante?>>

Jet storse le labbra: <<Quelli fatteli regalare dal tuo boyfriend. Su, apri. E poi non è un po’ troppo pesante?>>

Françoise tolse l’incartamento: <<Il mio profumo…>>, si rivolse a Jet <<Dove l’hai preso. Non sono mai riuscita a trovarlo qui in Giappone.>>

<<A New York si trova.>>

<<Grazie, veramente.>>, disse Françoise <<Mi sentivo persa.>>

<<E l’altro?>>, chiese Jet incuriosito.

<<Scordatelo che lo apro davanti a voi.>>

<<Va bene>>, disse Jet <<E adesso largooooo.>>

C’erano rimasti solo pochi pacchetti, quindi fu facile trovare il suo, incartato di bianco con nastro rosso e blu. Lo scartò avidamente. La sua faccia non fece nulla per nascondere le delusioni.

<<Chaaang!>>

<<Non ti piace?>>, chiese il cinese fumando con la sua nuova pipa <<E pensare che ne hai bisogno di saggezza.>>

<<Fa’ vedere.>>, disse Joe avvicinandosi e prendendo il libro di mano a Jet <<Oh, un libro di massime dei filosofi cinesi. Auguri.>>, disse rendendoglielo e dandogli una pacca sulla spalla.

Joe si avvicinò all’albero e prese uno dei tre pacchetti rimasti. Poi ne vide un altro a suo nome, scritto in una calligrafia inconfondibile, e prese anche quello: <<Non oso immaginare cosa mi abbia regalato Bretagna.>>

<<Uomo di poca fede.>>

Joe scartò il pacchetto, bianco con nastro rosso: <<Wow!>>

<<Ti mancava solo quella, vero? L’ho fatta arrivare direttamente da Woking.>>

Joe si rigirò la scatola tra le mani: <<Erano anni che cercavo il modellino in scala di questa McLaren. E’ perfetto.>>

<<Neanche tu ci fai sapere cosa ti ha regalato Françoise?>>, chiese Jet

<<Bravo, hai indovinato.>>

Il pacchetto rimasto prese il volo verso Ivan, che se ne stava sospeso per aria.

<<Guarda, che è delicato.>>, lo avvertì Joe.

Ivan fece posare delicatamente il pacco rosso su un tavolo e fece aprire la carta: <<E’ fantastica.>>, disse dando l’impressione che perfino i suoi occhi si illuminassero <<Da tempo volevo una scacchiera di alabastro come questa.>>

<<Mi fa piacere che ti sia piaciuta.>>

<<Questi altri due pacchi da parte per chi sono?>>, chiese Gilmore indicandoli.

Françoise si avvicinò e ne prese uno, porgendolo al professore: <<Da parte di tutti noi.>>, disse <<Abbiamo pensato di farglielo ugualmente, anche se lei non festeggia il Natale.>>

Gilmore prese il pacchetto: <<Io non so cosa dire.>>

<<Non dica niente. Lo scarti!>>, lo incitò Jet.

Il professore scartò accuratamente il pacchetto e aprì la scatola di plastica che ne uscì: <<Ma… voi siete pazzi. Questa penna…>>, la prese in mano e la girò fra le mani <<E’ in oro bianco e giallo. E ci sono anche le mie iniziali sopra. E’ un regalo bellissimo.>>

Françoise si chinò e prese anche l’altro pacchetto. Si avvicinò a Geronimo e glielo porse.

<<Per me?>>, chiese il pellerossa incredulo.

<<Buon compleanno.>>, gli disse lei sorridendo <<Da parte di tutti noi.>>

Geronimo sorrise. Era il suo “grazie”. Il pacchetto era di media grandezza. Lo scartò con cura e ne estrasse una custodia di pelle rigida. La aprì: <<Questo sì che è un coltello.>>

<<Il tuo ormai aveva la lama troppo consumata.>>, disse Joe.

Geronimo sorrise a suo modo: <<Grazie, grazie veramente.>>, disse tirandolo fuori dalla custodia e ammirandone la lama <<Ne farò buon uso.>>

<<Aaaahhh.>>, urlò Jet con gli occhi sbarrati <<Ci siete sotto, ci siete sotto.>>

<<Ma cosa stai blaterando?>>, chiese Albert, un po’ a nome di tutti.

<<Siete sotto il vischio, proprio sotto.>>

Joe e Françoise, che erano fermi sotto una porta piuttosto ampia che dava sull’ingresso, alzarono gli occhi ed ebbero conferma di essere proprio sotto il vischio.

<<Ma chi ce l’ha messo?>>, chiese Joe.

<<Io! E chi sennò?>>, rispose Jet <<Non è Natale senza vischio! Su, devi baciarla.>>

<<Cosa?!>>

<<In Francia non abbiamo quest’usanza.>>, intervenne Françoise.

<<Ma qui siamo internazionali.>>, ribatté Jet <<Su, porta male altrimenti.>>

Joe guardò prima Jet, poi Françoise. Ci rifletterono ancora un attimo, in un gioco di sguardi che riuscivano a capire solo loro. Poi si avvicinarono l’uno all’altro e si baciarono proprio sotto il vischio.

<<Non credo che ci sia bisogno di noi, in questa casa.>>, disse il Fantasma del Natale Passato guardando la scena dalla finestra.

<<Già.>>, disse il Fantasma del Natale Presente <<Andiamo a cercare persone che debbano veramente comprendere lo spirito natalizio. Non sei d’accordo anche tu?>>

Il Fantasma del Natale Futuro si limitò ad annuire. Poi alzò gli occhi al cielo, spingendo i suoi compagni a fare altrettanto.

<<Ooohh, c’è Santa Claus con le sue renne.>>, disse il Fantasma del Natale Passato, indicando la luna dove si vedeva la figura del carro trainato dalle renne.

<<Ehi, lassù!>>, urlò il Fantasma del Natale Presente <<Notte di lavoro anche per te, eh?>>

Santa Claus li vide e agitò la mano in segno di saluto, continuando a dare sferze alle renne: <<Già. Buon lavoro e Buon Natale!>>

<<Buon Natale anche a te e a tutto il mondo!>>

 

F I N E

P.s: Buon Natale e Felice 2004.

 

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[1] Vi ricorda nessuno? Niente viene per caso. Aspettate e vedrete ^^.

[2] In Giappone il chiamare una persona col proprio nome è indice di una grande confidenza.

[3] E’ il titolo originale di Canto di Natale, il celeberrimo racconto di Charles Dickens.

[4] Il figlio storpio di Bob, che nel Natale futuro visto da Scrooge era morto.

[5] Vedi Episodio #38 della seconda serie televisiva.