di Morgana
Un
lungo sibilo sussurrò l'avvertimento nelle orecchie radar di Françoise, lei
si guardò intorno, in quel freddo e tetro magazzino dove avevano appena
scovato, grazie all’aiuto del piccolo Ivan, un laboratorio segreto
dell'organizzazione dei Fantasmi Neri ad Izu. In una frazione di secondo
controllò dove si trovassero gli altri, quindi girandosi verso l'uscita urlò
"Tutti fuori, sta per esplodere!". Li sentiva correre dietro di lei,
ma l'esplosione li sorprese che erano ancora all'interno del corridoio. Fu
catapultata fuori, volò tra sassi e detriti infuocati, non smettendo mai di
sentire gli altri, alcuni li vedeva davanti a sé, frazioni di secondi, toccò
terra violentemente e rotolò un paio di metri sul terriccio sabbioso, sassi e
rovi la ferirono nella caduta. Finalmente il suo corpo cominciò a rallentare
e riprese il controllo dei muscoli. Chiuse gli occhi qualche secondo per
ritrovarsi con se stessa, poi li riaprì per ritrovare gli altri. Vide subito
Bretagna che si stava ricomponendo, nel volo aveva deciso di trasformarsi in
palla per rimbalzare con meno danno, poco più lontano Chang si massaggiava la
schiena dolorante. Jet era riuscito a frenarsi con i suoi propulsori e ora
stava tornando con Punma in braccio, lievemente ferito. Geronimo quasi non era
nemmeno caduto. Albert giunse strascicando una gamba un po' più danneggiata
del resto del corpo.
Françoise
li guardò tutti serena, ma poi ebbe un sussulto e il sorriso si gelò sul
viso.
"Dov'è
Joe?" chiese a Jet colpito dalla domanda. Tutti si guardarono intorno.
Françoise cercò di alzarsi, Bretagna l'aiutò, con la sua vista lo cercò
ovunque, ma non c'era. Ripercorse tutto quello che era successo, cercò di
ricordare tutto quello che aveva sentito, i loro passi mentre correvano verso
l'uscita, ma non riusciva a distinguerli.
Lui con la sua accelerazione poteva uscire senza problemi, cosa poteva
averlo fermato, dov'è che ha smesso di seguirli? Possibile che non abbia
sentito l'avvertimento? A tutte queste cose pensò Françoise mentre gli altri
cercavano in giro, seduta per terra con le mani a reggersi la testa e i
pensieri.
"Dove sei Joe? Dove sei?" ripeteva piano come una preghiera.
Le
ricerche non avevano dato alcun frutto, Jet sorvolò l'intera area, ma per
miglia e miglia di Joe non c'era alcuna traccia, Gilmour li aveva raggiunti
subito col Dolphin per curarli, uno ad uno uscivano dalla sala medica con
qualche arto fasciato, nessuno di loro riportò ferite gravi e nessuno volle
riposarsi qualche minuto, appena Gilmour li dimetteva, uscivano a cercare Joe.
Françoise
continuò a rielaborare le immagini nella sua memoria, cercando di capire dove
fosse avvenuto il distacco, quando e come l'aveva perso dal suo raggio visivo
e uditivo, ma non riusciva a distinguere le informazioni e cominciò a pensare
che fosse tutto inutile.
Successivamente
decise di tornare al magazzino, le fiamme erano ormai state domate, la paura
cominciò a farla tremare, ma trovò il coraggio per andare avanti.
Le
pareti bruciavano, il caldo era quasi insopportabile, l'odore di agenti
chimici andati a fuoco era nauseante anche per un cyborg come lei. Si guardò
intorno senza sapere bene cosa cercare, ma con la speranza di non trovare
assolutamente niente lì dentro, perché se avesse trovato qualcosa di Joe lei
sarebbe andata in pezzi come uno specchio colpito da un sasso. Albert la seguì,
non voleva lasciarla sola, sapeva quello che stava provando, a poco a poco
anche gli altri le andarono incontro dentro quel cumulo di detriti.
C'erano
vetri ovunque, mobili che fumavano, ormai a malapena riconoscibili.
Françoise,
ormai tornata nel Dolphin, aspettava notizie dai compagni.
Passarono
le ore, come minuti, mentre se ne stava seduta al suo posto, braccia
incrociate e occhi spaventati. Gilmour la vide e le andò incontro "Françoise"
disse "stai tranquilla, lo troveremo!" lei non rispose e non alzò
lo sguardo verso di lui.
"Sono
sicuro" aggiunse il dottore "Che se gli fosse accaduto qualcosa Ivan
si sarebbe svegliato e ci avrebbe avvertito, ma lui dorme tranquillo e questo
deve farci ben sperar..."
"Ivan
è solo stanco, l'individuazione di questo magazzino l'ha stremato, non
riusciva a trovare il punto preciso, non ricorda? Per farlo aveva usato tutte
le sue energie, gli ci vorranno giorni perché recuperi"
"Ma
si sarebbe svegliato.."
"Forse
ha paura di farlo, forse sa già cosa è successo e non vuole dircelo"
"Françoise,
non lo pensare..."
"Dobbiamo
pensare a tutte le possibilità!" la sua voce si fece fredda e tagliente,
si alzò dalla sedia sentendo che Punma stava rientrando ed ebbe un brivido
vedendo cosa portava con sé.
"E'
tutto quello che ho trovato" disse Punma posando frammenti più o meno
grandi della sciarpa di Joe e della sua divisa.
"Il
laser l'ho trovato molto più distante insieme alla cinta" aggiunse
vedendo che Gilmour li aveva presi in mano "Mi dispiace, ma di Joe non c'è
traccia".
Françoise
davanti a lui non disse nulla, si voltò verso la finestra, con la mano destra
tormentava un piccolo ciondolo a forma di goccia e la sua catenina, un regalo
che Joe le aveva fatto qualche giorno prima di questa missione, quando l'aveva
vista un po' rattristata per aver dovuto nuovamente rimandare il loro
matrimonio per partire, le aveva detto: "Non preoccuparti, al ritorno
organizzeremo tutto"
"Joe,
non è per questo..."
"E
allora cosa? Non ho cambiato idea, ti amo e voglio sposarti e i ragazzi non
vedono l'ora di festeggiare"
"Hai
ragione, l'attesa renderà quel giorno ancora più bello" sorrise, poi
Joe prese da una tasca la catenina e gliel'allacciò al collo mentre lei era
girata.
"Ma...
Joe! Perché?"
"Non
c'è un perché, l'ho vista e l'ho pensata al tuo meraviglioso collo!"
era riuscito di nuovo a farla sorridere e si era sentita una stupida per
essersi preoccupata più per se stessa che non per l'esito della missione.
Strinse
gli occhi per non piangere, la catenina fra le sue dita cedette
improvvisamente rompendo la chiusura. Se la ritrovò fra le mani, con quella
piccola goccia che sembrava un lacrima, non riuscì più a controllarsi, corse
disperata nella sua stanza come una furia.
"Povera
ragazza!" sussurrò Gilmour.
"Joe
sta bene, me lo sento, domani perlustreremo i villaggi qui intorno, qualcuno
potrebbe averlo visto o comunque sapere qualcosa" disse Jet animato da
una forte speranza.
"Si,
hai ragione, lo cercheremo ovunque e lo troveremo!" disse battendo i
pugni sul tavolo Albert.
Anche
gli altri si unirono a loro contagiati ormai dalla stessa speranza.
Gilmour sorrise vedendoli, come un padre soddisfatto dei suoi figli.
La
prima cosa che vide riaprendo gli occhi fu una stella cadente, scese veloce in
diagonale sopra di lui, con il palmo delle mani tastò il terreno, sentiva
sabbia bagnata e sassi, cercò di alzarsi, ma il dolore era troppo forte,
aveva freddo, un'ondata più forte lo bagnò, aveva ancora più freddo, il
vento gelido serale pungeva la pelle, sentì delle voci in lontananza prima di
svenire di nuovo.
"Guarda
papà... è un uomo!" disse una ragazza bruna avvicinandosi di corsa a
Joe svenuto sulla battigia.
"Yumi,
è pericoloso, stai indietro!"
"Ma
papà, sta male..."
"Stai
indietro, ho detto, ci penso io" Disse l'uomo robusto scansandola poi
prese il polso di Joe, non sentendo alcun battito, guardò la figlia con aria
desolata.
"Poverino!"
disse lei scoppiando a piangere e in quel momento Joe si mosse, dolorante.
"Papà,
ma si muove, guarda!"
"E'
vero, strano, non sentivo il battito, Ehi! Ragazzo, mi senti? Come ti
chiami?"
"J.....Joe...."
"Non
ti affaticare Joe, ora ti portiamo a casa!" l'uomo lo prese fra le
braccia, sentì il suo corpo freddo e si meravigliò che fosse ancora in vita,
apparentemente non aveva nessuna importante ferita, pensò che fosse uno
straniero sopravvissuto a un naufragio.
Yumi
intanto corse ad aprire la porta di una vecchia casetta blu un po’
scolorita, il padre adagiò con cura Joe su uno dei letti mentre sua figlia
accese il fuoco nel camino, lo coprirono con coperte molto spesse, Joe era
quasi nudo.
Il
calore lo fece subito star meglio, riaprì gli occhi e ringraziò i due per
averlo aiutato.
"Caro
Joe non preoccuparti, è un piacere, io mi chiamo Kinnosuke e lei è mia
figlia Yumi".
"Piacere
mio" la voce era quasi un sussurro.
"Papà,
non stancarlo, tieni Joe, ti ho preparato una zuppa di alghe, ti farà
bene"
Joe
cercò di alzarsi, ma non ci riuscì, allora Yumi lo imboccò con un cucchiaio
di legno, mentre Kinnosuke ravvivava il fuoco.
"Allora
ragazzo, cosa ti è successo?"
"Io
veramente... non me lo ricordo..."
"Non
ricordi? Proprio niente?"
"No...
io.. non so nemmeno dove siamo..."
"Beh...
allora provo ad aiutarti, siamo nell'isola di Miyakejima nell'arcipelago di
Izu, quest'isola è stata completamente evacuata qualche anno fa a causa del
vulcano Oyama in attività, mi ha sorpreso vederti sulla riva, siamo
pochissimi ad essere tornati qui senza comunicarlo alle autorità,
probabilmente sei un naufrago..."
"No..
io... ricordo che stavo scappando da..."
"Da
cosa?" chiese incuriosito Kinnosuke.
"Da
un riformatorio..."
"Da
un riformatorio?"
"Si...io...
vivevo in un riformatorio..."
"E
dove? Forse a Izu?"
"Izu?
No... non ricordo proprio"
"Izu
è a pochi km da qui, non so se ci sono riformatori, è una penisola
abbastanza grande, se sei fuggito in mare probabilmente la corrente ti ha
trasportato fin qui. Quanti anni hai ragazzo?"
"18...19...credo,
non ricordo"
"Che
hai combinato di così grave per finire in quel postaccio?"
"Non
ricordo..." Rispose sempre più smarrito Joe.
"Hummm...
domani devo tornare a Izu, posso avvertire qualcuno se vuoi..."
"Chi?"
"I
tuoi genitori, amici... non so!"
"No,
io sono orfano!"
"Mi
dispiace, ma non hai nemmeno un amico da chiamare?"
"Papà
non lo stancare, è pallido, lo vedi? Ha bisogno di riposo!" disse
premurosamente Yumi.
"Mi
dispiace Kinnosuke, non ricordo niente di più..."
"Va
bene, considerando che sei fuggito da un riformatorio, non credo sia il caso
di avvertire le autorità, domani io e Yumi andremo a fare provviste, ti
conviene non muoverti di giorno se ti vedono ti portano via, è proibito stare
qui. In serata faremo ritorno, nell'armadio ci sono diversi vestiti, quando ti
sentirai meglio potrai cambiarti, fai come fossi a casa tua!"
"Grazie,
siete molto gentili, vi devo la vita!"
"Ora
riposa tranquillo, buonanotte!"
"Buonanotte
Joe!" gli sorrise Yumi.
"...notte!"
sussurrò lui addormentandosi.
La
mattina seguente i cyborg si svegliarono tutti alle prime luci dell'alba, Jet
volle avvertire Françoise delle loro ricerche e lei decise di unirsi subito
al gruppo, la notte l'aveva calmata, le era finalmente nata la speranza che
Joe fosse vivo e voleva trovarlo a tutti i costi.
Jet
le disse: "Non temere, lo ritroveremo e lo riporteremo a casa, te lo
prometto, non può mica sempre scappare questo ragazzo!"
La
ragazza non poté fare a meno di sorridere poi disse: "Lo so Jet, se non
avessi voi, basta questo a rassicurarmi!"
la strinse forte a sé, la sua sorellina adottiva, le voleva un bene che era
difficile spiegare, vero e proprio amore fraterno.
Si
divisero in gruppi: Jet, Françoise, Bretagna e Chang si avviarono in città.
Geronimo, Albert e Punma controllarono i villaggi vicini.
Gilmour
rimase al Dolphin, Ivan continuava a dormire tranquillo, sembrava davvero non
essersi accorto di nulla, eppure non poteva essere così.
Nel
frattempo su un motoscafo che da Miyakejima stava giungendo ad Izu, Yumi
chiese:
"Papà,
come possiamo aiutare Joe?" aveva lo sguardo innocente di una ragazzina
di 16 anni.
"Yumi..."
sospirò Kinnosuke.
"Papà!
Che c'è?"
"Tesoro,
quel ragazzo è fuggito da un riformatorio, oggi dobbiamo scoprire qualcosa
sulla sua identità..."
"Ma
papà, che dici?"
"Figlia
mia, non possiamo sapere, se fosse un criminale? Un violento? Io devo
proteggerti"
"Ma
Joe è buono, me lo sento!"
"A
vederlo tutto sembrerebbe tranne che cattivo, piccola mia, ma se così non
fosse non potrei mai perdonarmi per la leggerezza delle mie scelte, devo
quindi informarmi, non dirò a nessuno di lui, ma devo sapere la verità".
"Papà
promettimi che farai attenzione..."
"Stai
tranquilla!" le accarezzò la guancia osservandola, aveva gli stessi
tratti di sua madre, alla sua età, una bellissima ragazza bruna che lo colpì
per la sua dolcezza e innocenza, se ne innamorò perdutamente. Ma presto il
dolore per la sua prematura scomparsa si riacutizzò, distolse lo sguardo
dalla figlia e si accorse che il punto di attracco del loro motoscafo era
ormai vicino.
"Yumi
prendi la corda presto!" le disse e lei corse a ripetere quei gesti che
da anni ormai facevano quasi ogni giorno, quando dopo la notte passata nella
loro casa tornavano alla realtà in una città che non riuscivano ad amare.
Non
c'era passante che potesse sfuggire a Jet, correva incontro ad ognuno con in
mano la foto di Joe chiedendo se l'avessero visto, Françoise nel frattempo
osservava le reazioni e cercava di ascoltare il più possibile i commenti di
chi stava lì intorno... "E' un bel ragazzo"... "No, no mai
visto"... "Assomiglia a mio fratello"...”Se lo trovo prima
io, posso tenerlo?”… "Se l'avessi incontrato dieci anni fa pure,
pure"... "Senta giovanotto non ho bisogno di niente"...
"No, no uno così me lo ricorderei"... "Mi dispiace, spero lo
ritroviate presto..." e così via... senza riuscire a trovare nessuna
informazione valida.
Ogni
tanto qualcuno li indirizzava verso gruppi di turisti nelle vicinanze, altri
al porto, ma erano sempre tentativi a vuoto.
"Françoise...
Jet... dateci qualche buona notizia almeno voi!" disse Bretagna correndo
con Chang al suo fianco, visibilmente demoralizzati.
"No,
amici, purtroppo nessuna novità, aspettate, si avvicina qualcuno, faccio un
altro tentativo prima di andare via, aspettate qui!" disse Jet avviandosi
verso una ragazzina mora che camminava dall'altro lato della strada.
"Ciao,
scusami, posso chiederti un favore?"
"Certo,
dimmi!"
"Vedi
questa foto? E' di un mio carissimo amico, siamo in vacanza qui e si è perso,
l'hai per caso visto?"
La
ragazza ebbe un brivido, tentò in tutti i modi di nasconderlo, solo Françoise
ne fu colpita osservandola da lontano.
"Yumi!
Ti ho detto mille volte di non dar retta agli estranei!" urlò un signore
uscendo da un negozio, era proprio Kinnosuke.
"Hai
ragione scusami..." poi rivolgendosi a Jet "mi dispiace, ma non ho
mai visto questo ragazzo! Papà andiamo dai è tardi!"
"Ehi!
Se doveste vederlo questo è il nostro numero" disse Jet porgendo la foto
di Joe a Yumi, lei la guardò un attimo, dietro c'era scritto un numero e un
nome "Françoise Arnoud" l'accartocciò nel pugno e la gettò via
quando nessuno poté vederla.
Kinnosuke
guardò di sfuggita la foto e riconobbe Joe, ma non disse nulla finché non
arrivarono al porto, una volta saliti sul loro motoscafo, si rivolse alla
figlia: "Yumi, quei ragazzi cercavano Joe, sei riuscita ad avere
informazioni su di lui?"
"Papà,
erano sicuramente guardie del riformatorio in borghese. Non gli ho detto
nulla!"
"Mi
sembravano seriamente preoccupati per lui!"
"Lo
sguardo di quella donna... quella che era con loro, uno sguardo cattivo non
l’avevo mai visto!"
"A
me sembrava solo triste!"
"Mi
ha squadrata da capo a piedi!"
"Yumi,
ho sentito in giro e nessuno sa nulla di un riformatorio qui intorno, né
tanto meno di una fuga..."
"Papà,
non credi a Joe?"
"Non
dico questo, ma è probabile che confonda i pochi ricordi che ha con qualche
esperienza passata."
"E'
un motivo in più per fidarsi di lui e aspettare che si riprenda"
Kinnosuke
scosse la testa di fronte alla testardaggine della figlia, diresse il
motoscafo lontano, viaggiava molto lentamente perché non si sentisse troppo
il motore, al buio completo per non farsi vedere.
Se
li avessero scoperti gli avrebbero sequestrato il motoscafo e probabilmente
lui sarebbe finito in carcere per aver aggirato le leggi che vietano il
ritorno nella sua isola a causa del pericoloso vulcano.
Ma
non potevano fare a meno di tornarci entrambi. Nonostante il pericolo. Perché
in quell'isola c'erano nati, perché in quell'isola i loro sogni si erano
concretizzati e un giorno la lava se li era tutti portati via, ormai era una
sfida tra loro e quel maledetto vulcano. Non potevano lasciare che vincesse
lui. Ma non erano i soli a tornare di notte, ai più saranno sembrati ottusi,
testardi, scellerati, in realtà erano solo innamorati dei loro ricordi,
attaccati alle loro radici.
La mamma di Yumi morì in una delle prime esplosioni dell'Oyama, cercando di scappare dal suo ufficio, situato a pochi km dal vulcano. Kinnosuke non s'era mai rassegnato, non poteva ancora tornare in quella zona, ma aveva giurato che prima o poi sarebbe andato a dare degna sepoltura a qualsiasi cosa fosse appartenuta alla donna che da sempre aveva amato.
Finalmente
giunsero sull'isola, Yumi corse a casa, mentre il padre nascose la barca
dietro alcune siepi strategiche.
"Joe....come
ti senti?" chiese al ragazzo sdraiato sul divano che si era voltato
sentendola arrivare.
Kinnosuke
immediatamente entrò dalla porta con diversi pacchi fra le mani e lo salutò
allo stesso modo.
"Sto
meglio, ho dormito tutto il giorno, tanto non sapevo che altro fare, avrei
voluto tagliarvi un po' di legna per il camino, ma mi sono ricordato che non
ci si deve far vedere di giorno e allora sono rimasto
a letto!"
"Hai
mangiato poco ragazzo, non c'era niente di tuo gradimento?" disse
Kinnosuke guardando il paniere che gli avevano lasciato in cucina.
"No,
anzi, ho assaggiato ed è tutto buonissimo, ma non ho molta fame
sinceramente!"
"Non
fa niente Joe, quando ne avrai voglia saprai dove cercare!" disse
sorridendo Yumi.
Kinnosuke
li guardò pensando che fossero carini insieme, ma un pensiero lo tormentava
da quando erano ripartiti da Izu, quelli che cercavano lo gli erano sembrati
bravi ragazzi come lui e si sentiva in colpa per non averli aiutati. Poi pensò
che sua figlia aveva bisogno di stare con qualcuno più giovane, nell'isola
era la più piccola ormai. Generalmente chi tornava non portava con sé i
figli. Quindi decise di lasciarle ancora un po' di tempo, almeno fin quando
non si fosse ripreso del tutto.
"Kinnosuke...
sei pensieroso? Se sono un problema, dimmelo!"
"Ma
no, che dici, sei un caro ragazzo, è solo che... vorrei io aiutarti di più...
sei riuscito a ricordare qualcos'altro?"
Joe
scosse la testa "No, proprio nulla, vedo solo... immagini, a cui non so
dare un senso, e un nome..."
"Un
nome?"
"Si...
ho sognato spesso di una ragazza, credo si chiami Françoise, ma non so
proprio chi sia, non ho mai conosciuto nessuno con questo nome o almeno non
ricordo proprio, però il suo viso...è così familiare!"
Yumi
si ricordò improvvisamente del nome sulla foto che le avevano dato poco
prima. Scosse la testa e smise di pensarci.
"Papà,
smettila di torturarlo, lasciamo che la memoria torni un po' alla volta!"
Kinnosuke
obbedì, in realtà non molto convinto.
Cenarono
e poi andarono a dormire.
Per
tutta la notte Joe sognò ancora di Françoise, spesso nel sonno la chiamava,
la sua voce si faceva sempre sofferente quando pronunciava il suo nome. Yumi
lo sentiva e non riusciva a dormire, colta da pensieri tutt'altro che
piacevoli e una strana gelosia.
Kinnosuke
invece si convinse sempre di più che doveva far qualcosa per quel ragazzo, ma
non sapeva proprio cosa.
La
mattina seguente Joe li aiutò a riparare i mobili in casa, distrutti dai
numerosi smottamenti che spesso li colpivano a causa del vulcano. Yumi non era
molto felice, avrebbe preferito che riposasse, ma Joe non ce la faceva più a
star sdraiato nel letto e Kinnosuke era felice di avere un aiuto.
"Joe"
lo chiamò Kinnosuke, quando la figlia finalmente uscì qualche minuto dalla
loro stanza.
"Dimmi..."
"Ho
visto che qualcuno ti cerca in città, sono dei ragazzi, dicono di essere tuoi
amici..."
"Papà!"
lo interruppe Yumi rientrando "Joe, non dargli retta, erano sicuramente
le guardie del riformatorio, e c'era una donna con uno sguardo di ghiaccio,
forse è proprio quella Françoise che sogni, sono sicura che sia una guardia,
chissà quanto male ti ha già fatto!"
Il
ragazzo era terribilmente confuso, non riusciva proprio a capire, a ricordare.
"A
me non sembrava cattiva..."
"Papà
smettila, non vedi che lo confondi, finché non ricorderà cosa è accaduto,
perché esporlo al pericolo?"
"Io...io
non lo so... io non ricordo chi sia Françoise..."
"Lo
vedi? Ora l'hai confuso ancora di più!"
"Mi
dispiace Joe!" disse l'uomo mettendogli la mano destra sulla spalla
"Ma penso tu abbia bisogno di ricordare e voglio solo aiutarti!"
Joe
ormai era sopraffatto dai pensieri e dalle immagini che vorticavano nella sua
testa senza dar tregua, non capiva, vedeva persone sconosciute sorridergli,
altre combatterlo. Fuori era ormai notte e così uscì di corsa dalla casa dei
suoi ospiti e si sedette su uno scoglio riparato da sguardi indiscreti. La
luce della luna era molto forte, essendo piena, guardò le stelle sopra di
lui.
"Non
lo so..." sussurrò a se stesso "Non lo so chi sono io, chi sono
quelli che mi cercano, non so chi è quella ragazza... (Françoise) non so chi
è....però.... però mi manca!" si accorse di piangere solo quando le
lacrime arrivarono alle sue mani. "Perché mi dovrebbe mancare se fosse
una persona cattiva? Perché? Perché mentre guardo il cielo sento che mi
manca qualcuno, qualcuno forse lo guardava con me un tempo? E chi? (Françoise)...
chi è? (é Françoise) Ma dov'è? (Françoise)" sentiva quel nome nella
sua testa, come un martello che scandisce ogni parola col suo battito.
Françoise...Françoise...Françoise...Françoise...Françoise...Françoise...Françoise...Françoise...Françoise...
"Françoise?"
"Dimmi
Jet!" disse lei trasalendo, se ne stava seduta sulla panchina della
rotonda centrale a guardare l'oceano di Izu.
"A
che pensi?... Si lo so che è una domanda stupida..." disse guardando
l'espressione un po' ironica di lei "...ma il fatto è che... mi sembri
più tranquilla oggi e vorrei sapere... sì... insomma... se hai..."
"Se
ho scoperto qualcosa?"
"Si!"
"Non
lo so, solo una sensazione... positiva!"
"Che
vuoi dire?"
"Ricordi
quella ragazza, l'ultima a cui hai chiesto di Joe, ieri?"
"Certo
che la ricordo, una delle più scostanti e irritanti a cui abbia chiesto!
Perché?"
"Ha
riconosciuto Joe al primo sguardo!"
"Cosaaaa?"
disse Jet alzandosi in piedi di scatto "Ma perché non me l'hai detto?
Dovevamo seguirla...dovevamo...ma insomma siamo stati tutto il giorno in giro
oggi e me lo dici solo ora?"
"No
Jet, stai tranquillo, sono sicura che presto avremo sue notizie, non capisci?
Joe è vivo e solo questo mi basta a sentirmi bene, non sappiamo dove sia,
certo, ma quella ragazza e suo padre lo sanno e sono sicura che uno dei due
verrà a cercarci presto!"
"Ma
se è così, perché Joe non dice loro di venire da noi?!"
Françoise
scosse la testa "Non lo so, ma posso ipotizzare che non sia
cosciente!"
"Allora
avrà bisogno di noi quanto prima!"
"Si!
Ma senza rischiare, potrebbero fargli del male per paura di noi!"
"Hai
ragione... che dobbiamo fare? Stare qui ad aspettare?"
"No,
li ho visti partire con un motoscafo di nascosto, dobbiamo cercare nelle isole
qui intorno, ma con prudenza senza farci notare troppo, non sappiamo che
intenzioni abbiamo e il padre mi è sembrato come se volesse dirci qualcosa,
si, sono sicura che non abbia cattive intenzioni, ma per paura potrebbe fare
sciocchezze!"
"Va
bene, faremo come dici tu!" Jet l'abbracciò di slancio, sul suo viso
tornò il sorriso
"Lo
so, quando torna la speranza è già una vittoria, vero? Ti senti come se
all'improvviso tutto il calore del mondo ti scaldasse!" disse lei.
"Si,
è proprio così che mi sento...!"
"Vai
a dirlo anche gli altri, io ero ancora dubbiosa, per questo non l'ho detto
subito, non volevo illudere nessuno, ma riflettendoci tutt'oggi
ho capito che non erano solo sensazioni le mie, ora ne sono
convinta!"
Jet
corse via, si sentiva come un bambino a cui la mamma ha appena detto che può
andare a giocare fuori dopo giorni costretto a letto per malattia.... si
sentiva di nuovo vivo!
Mentre
lui raggiungeva gli altri, Françoise rimase ancora un po' a guardare le
stelle "lo so... lo sento... ti manco, mi manchi, lo so, che sei vivo,
che mi stai cercando, arriverò io, arriverò presto, amore mio!"
"Io
sono stanco... forse sarebbe meglio arrendersi all'evidenza...ohhhh.... il mio
amico Joe..... ohhh.... come sono disperato" urlò guardando al cielo
Bretagna, nella posa drammatica che lo contraddistingue. Il suo animo teatrale
lo porta a vivere le situazioni come vivesse sempre su un palco e come se
tutto il mondo fosse suo spettatore.
"Bretagna
ora smettila, non devi nemmeno pensarci!" sbuffò Chang boccheggiando la
sua pipa.
"Ohhh....
poveri noi... che faremo senza lui!"
"Adesso
smettila, cominci ad essere seccante!"
"Ecco
lo vedi? Il nostro gruppo si dividerà, non riusciremo ad andare avanti e Françoise...
ohhh .... povera ragazza.... come farà da sola?"
"Sei
veramente uno stupido Bretagna, non starò a sentirti un minuto di più!"
Chang fece per uscire dal Dolphin quando venne sopraffatto dall'irruenta
entrata di Jet nella stanza che gli scaraventò la porta addosso spalmandolo
sulla parete.
"Ohi...
ohi.. .ohi... che male... ma sei matto?" si lamentò il povero cinese.
"Hei!
Amici! Ho una splendida notizia, Joe è vivo, l'abbiamo trovato!"
"Cooooosaaaaaa?
Dici sul serio, Jet?"
"Si,
Bretagna, è vivo, Françoise ne è sicura!"
"Ahhh....
che meraviglia, non ne ho mai dubitato!" strillò entusiasta Bretagna
"Ma
sentilo...!" commentò Chang accarezzandosi la testa ancora dolorante.
"Shh...
non dire niente, ero solo in preda allo sconforto...!" bisbigliò
l'inglese.
In
quel momento anche Punma, Geronimo e Albert rientrarono dal loro giro.
"Jet
che hai da strillare? Hai forse buone notizie?"
"Certo
che si! Fra poco verrà Françoise e vi racconterà tutto, ma sappiate che
presto riabbracceremo Joe!"
L'atmosfera si scaricò di tutta la negatività e l'ansia che fino a poco prima li aveva circondati. Finalmente su i volti distesi cominciò a nascere il sorriso della speranza.
"Dottor
Kaimika... dottore, ho una sorpresa per lei!"
"Cosa
strilli, Hisaki? Ho sempre odiato le sorprese, raramente sono quello che ti
aspetti!"
"Le
assicuro che le piacerà!"
"E
va bene, avanti, mi auguro che tu abbia ragione!" disse bruscamente.
"Guardi
questa foto!" il ragazzo la posò fra le mani dello scienziato che con
gli occhi fuori dalle orbite fece un salto appena riconobbe chi vi era
ritratto "Ma! Ma questo è 009!"
"Esatto!"
"Va
bene, e allora? So benissimo com'è fatto, che cosa vuol dire questa
foto?"
"Guardi
dietro!"
Il
vecchio la girò "Françoise Arnoud... Ah! 003! C'è anche un numero di
telefono! Ma dove l'hai presa?"
Hisaki
sorrise compiaciuto di sé poi aggiunse "E'
stato 002 in persona a darmela, non ci crederà, ma hanno perso 009, lo stanno
cercando ad Izu distribuiscono queste foto alla gente per cercare notizie su
di lui!"
"Bene,
molto bene! Avevi ragione ragazzo, è davvero una bella sorpresa!" ghignò.
“E
ora che facciamo? Dobbiamo assolutamente trovarlo e incastrare quei criminali
una volta per tutte, vero dottore?”
“Dobbiamo
essere cauti, sono molto pericolosi, ricordatelo, Hisaki!”
"Ma
cosa possiamo fare? E se fingessimo di averlo noi per incastrarli? Se
offrissimo un riscatto..."
"No,
no... dobbiamo studiare prima le loro mosse. Domani andiamo insieme ad Izu, li
cercheremo, seguiremo, poi cercheremo anche 009 e vedremo come agire, ma se
riusciremo a eliminare lui, poi
sarà più semplice eliminarli tutti!"
“Ma…
ma dottore, non dobbiamo consegnarli alle autorità?”
“Scherzi?
Sono troppo potenti, ucciderebbero tutti e fuggirebbero ancora, è questo che
vuoi? Bisogna eliminarli subito, va nel magazzino e prendi il fucile laser,
qualche binocolo e le provviste, sbrigati!”
Il
ragazzo non era molto convinto, ma obbedì lo stesso.
"Noi
ci troviamo qui, vedete? Questo è tutto il territorio della penisola di Izu e
queste le 7 isole del suo arcipelago, fra le più importanti
Niijima, Kozushima e Miyakejima famosa per il suo vulcano in attività..."
"L'Oyama?"
"Esattamente
Albert, lo conosci?"
"Ricordo
che anni fa volevo fare un'escursione su quel monte, ha un panorama stupendo,
ma poi si è risvegliato di colpo e quindi rinunciai".
"Infatti
io escluderei quell'isola è praticamente impossibile avvicinarsi, le autorità
lo vietano" s'intromise Geronimo nella discussione, tutto il gruppo era
seduto intorno al tavolo delle riunioni sul Dolphin, insieme a Gilmour.
"Ma
forse... proprio per questo quei due andavano in motoscafo in modo
furtivo..." disse Françoise.
"Humm...
potrebbero essere tanti i motivi!" borbottò Gilmour.
"Secondo
me potremmo prima visitare Nijima è molto piccola e lasciare per ultima
Miyakejima che si estende per oltre 55km quadrati e..."
"Andiamo
basta così, affidiamoci all'istinto di Françoise, è la cosa migliore!"
"Jet,
mi dispiace, ma preferisco affidarmi a calcoli ben precisi!" disse
Albert.
I
due si scambiarono un’occhiata molto poco amichevole.
"Ragazzi
non mi sembra il caso di litigare per cose simili, faremo come dice Punma, è
lui l'esperto di strategie e lo seguiremo!" sorrise Françoise mentre
parlava, il gruppo si calmò, anche se Albert e Jet non si guardarono più per
tutto il tempo della riunione.
Dopo
che Punma ebbe illustrato il piano ognuno fu libero di distrarsi come meglio
credeva.
Jet
uscì come una furia dal Dolphin, Françoise fece per andargli dietro, ma
Albert le chiese di non andare "Lascia, devo parlarci io!".
Albert
non dovette cercarlo molto a lungo, era seduto sotto un albero non troppo
lontano dal Dolphin, gli si avvicinò lentamente.
"Testa
di rapa, possibile che tu sia sempre così impulsivo?"
"E
tu così arrogante?"
"Ok,
amico! Siamo tutti nervosi, abbiamo bisogno di attaccarci alla speranza che
Joe sia vivo, ma non dobbiamo per questo illudere Françoise, dobbiamo fare un
passo alla volta e seguire il piano alla lettera! E se non fosse vivo? Ci
pensi? Come faremo con lei? Dopo averla tanto illusa?"
Jet
si ammutolì.
"Sai
una cosa..."
"Cosa..."
"Non
ho mai avuto paura di morire, anzi, da quando ho scoperto di essere un cyborg
ho sempre pensato che la morte fosse una specie di liberazione da questa vita
fatta solo di combattimenti, cattiverie, rimorsi, nostalgie, solitudini... ma
ora, ora è diverso, ora considero solo questa la mia vita, e voi siete i miei
amici, è difficile per me ammetterlo, ma ho paura di perdervi, non voglio
vedervi soffrire, non voglio che stiate male… insomma io… vi voglio
bene."
Jet
sorpreso guardò l'amico accanto a lui, era la prima volta che si esponeva così
personalmente, la prima volta che confidava una sua paura a qualcuno.
L'avevano sempre considerato il più duro, introverso, quello che non si apre,
che non ha paura di nulla e avevano sempre sbagliato. Ora il grande uomo di
ghiaccio tedesco era di fronte a lui in tutta la sua umiltà di uomo che
invece ha paura per le persone che ama.
Jet
gli sorrise poi disse “Se ti abbracciassi?”
“Provaci
e ti uccido!”.
Albert
ricambiò il sorriso rispondendo, poi in lontananza videro Gilmour guardarli
compiaciuto e inizialmente finsero di tornare a batti beccare poi scoppiarono
a ridere in un abbraccio liberatorio.
"Buongiorno
Joe, hai dormito bene stanotte?" disse la ragazzina chinandosi verso il
suo ospite sdraiato sul divano.
"Ciao
Yumi! Abbastanza bene, mi sento sempre meglio!"
"Bene!"
sorrise.
"Vorrei
tanto fare due passi sotto il sole, è veramente stressante restare chiuso in
casa con questo bel tempo!"
"E'
vero, ma non si può, se ci vedessero sarebbero guai, ci porterebbero
via!"
"Lo
so, per questo pensavo che domani potrei accompagnarvi ad Izu..:"
"No,
non pensarci neanche!" rispose seccata la ragazza.
"Yumi,
ma che ti prende?"
"Primo,
tu non stai ancora bene!"
"Io
sto benissimo, ho bisogno di muovermi!"
"Non
è vero e comunque lì ci sono le guardie del riformatorio che ti
cercano!"
Joe
scosse la testa (E' vero, se mi trovassero chissà come potrebbero punirmi,
però... io devo capire, devo ricordare, quel viso, ogni volta che lo vedo nei
miei sogni mi sento così male, una fitta di tristezza, se solo sapessi chi è!)
"A
che pensi, Joe?"
Joe
la guardò perplesso "Pensavo a quella ragazza, a Françoise!"
"Pensi
ancora a lei? Chissà che male ti ha fatto!"
"Smettila!"
urlò con molta rabbia, Yumi cominciò a piangere "Scusami, non volevo
spaventarti, ma... lo sento che lei non è cattiva, anzi io devo
trovarla!"
"Come
puoi essere così poco riconoscente? Ti abbiamo aiutato, io ti ho curato, ma
tu non mi credi, l'ho vista io con i miei occhi, ha lo sguardo di ghiaccio e
l'ho sentita ordinare di trovarti per ucciderti, perché non mi credi???"
A
Joe parve di mancare, non riusciva a credere a quelle parole, eppure nei suoi
sogni Françoise era una ragazza dolce e lui sentiva di provare qualcosa per
lei, anche se ancora non capiva esattamente cosa, ma Yumi ne era così
convinta che non poté far a meno di crederle.
"Se
davvero è così ti crederò!" disse rassegnato mentre l'abbracciava per
calmarla "Dai Yumi, non piangere, non volevo... perdonami!"
"Io
non ti piaccio Joe?"
Sbarrò
gli occhi colpito dalla domanda "Yumi, ma tu sei..."
"Ho
solo 3 anni meno di te!!"
Come
fare a spiegarle che si sentiva molto più adulto di quello che sembrava? Che
si sentiva il peso addosso di molti più anni?
"Yumi...
mi dispiace” disse “Io ti voglio bene e ti sono grato di tutto quello che
hai fatto per me in questi giorni, ma non posso... davvero non posso
amarti!"
La
ragazzina pianse ancora più forte e scappò via di casa sfuggendo alla presa
di Joe.
"Yumi...
Yumi dove diamine vai? Ti vedranno!" le urlò il padre afferrandola per
il braccio "Ma che diavolo ti prende? E' pieno giorno, vuoi che ci
scoprano?"
"Lasciami
in pace, papà!"
"Che
è successo!"
"Non
è successo niente!"
"Andiamo
a casa! Forza!" la trascinò all'interno e vide che Joe era seduto al
tavolino con le mani a coprirsi gli occhi.
"Joe
almeno tu puoi dirmi che è successo?"
Joe
non parlò, Yumi si divincolò dalla presa e si chiuse nella sua stanza, a
quel punto Joe alzò gli occhi e parlò.
"Mi
dispiace Kinnosuke, mi dispiace tanto ferire Yumi, ma io non posso
amarla!"
"Ma...
ahh... ora capisco tutto, quella ragazzina è più testarda di sua madre alla
sua età!"
"Io...
io sono così confuso... Yumi dice di aver visto quella ragazza, dice che è
cattiva e mi vuole uccidere, eppure..."
"Eppure?"
"Eppure
io sento che non è così... sento che lei...che io... non riesco nemmeno io a
capire cosa sento!"
"Joe,
Yumi è una bambina, è sola e si è attaccata a te, ma tu devi ritrovare la
memoria e vivere la tua vita, non fartene una colpa!"
"Non
so più che fare!"
"Sei
come un figlio per me e ti parlo da padre, devi scoprire la verità, qualunque
sia!" sorrise Kinnosuke, il suo viso pallido e increspato da molte rughe
lasciò andare un bel sorriso caloroso, doveva esser stato un bel ragazzo e i
suoi occhi tristi dimostravano quanto fosse addolorato per la morte prematura
di sua moglie.
Joe
chinò la testa con un cenno di ringraziamento, poi attraversò la sala e
guardò fuori dalla finestra.
"Domani
andrete ad Izu?" chiese.
"Domani
in città ci sarà una parata in onore delle guardie locali, non ti conviene
esporti troppo, lascerò anche Yumi a casa stavolta. Ti prometto che se troverò
quei ragazzi che ti cercano m'informerò e ti farò sapere!"
"Stai
attento però, non si può sapere..."
"Tranquillo
tu figliolo, so badare a me stesso!" una pacca sulla spalla di Joe e poi
Kinnosuke prese la strada della cucina per preparare qualcosa di buono per la
cena.
Joe
continuò a guardare dalla finestra il cielo del pomeriggio di una giornata
come tante altre, si sentiva sempre più solo.
"Niente
da fare! Abbiamo setacciato palmo a palmo tutta l'isola, qui non c'è!"
disse un corrucciato e stanco Chang al resto della compagnia.
"Non
preoccuparti, vedrai che lo troveremo, se non è qui, sarà in un'altra isola
intorno!" l'ottimismo di Françoise poteva abbattere qualsiasi pensiero
negativo.
"Quindi
Niijima possiamo depennarla..." disse Punma trafficando con il suo
taccuino.
"Che
ne dite di provare a Miyakejima?" domandò Jet.
"Non
vorrai mica andarci ora, vero? Io sono stanco, ho fame... non ce la faccio più,
mi sono trasformato in 8 animali diversi e quando poi ho preso le sembianze di
uno scopettone per controllare in una casa sospetta la signora che abita lì
mi ha strapazzato per pulire tutta casa, che dolore!" si lagnò Bretagna.
Gli
altri scoppiarono a ridere.
"Che
avete da ridere!" sbottò "Lo so solo io quanto fa male tutto quel
tempo a testa in giù a spazzare, ho ancora la nausea!"
"La
smetti o no di lagnarti?" irruppe Albert un po' bruscamente.
"Ehi...
calmatevi un po' tutti e state zitti, lasciate che Punma ci dica cosa
fare!" sentenziò Geronimo.
Punma
ci rifletté appena un secondo poi disse: "Amici, dobbiamo per forzare
aspettare la notte per raggiungere Miyakejima, perché è proibito andare
sull'isola a causa del vulcano, ho studiato nella mappa un percorso più
nascosto, dovremmo agire in fretta e molto silenziosamente. Al riguardo
proporrei a te, Bretagna, di anticiparci per una prima perlustrazione in tarda
serata..."
"Oh...no!
Dovrò di nuovo trasformarmi in gabbiano?"
"Dai
sei l'unico che può arrivare lì un po' prima che faccia notte!" Jet gli
diede una pacca sulla spalla sinistra e ammiccò, Bretagna capì e guardò
Françoise ormai con i pensieri lontana km da loro, fissava un punto impreciso
oltre l'orizzonte e non parlava più da un pezzo.
"Ok,
ok... vado a prepararmi allora... sarà un po' strano un gabbiano con lo
zainetto?"
"Prova
a trasformarti in cicogna così lo metti nel becco e non parli più!"
Scoppiarono
a ridere un po' tutti alla battuta di Jet, tranne Françoise ancora in una
specie di trance.
"Ragazzi,
direi di prepararci un po' tutti per la partenza, vi consiglio abiti molto
scuri e comodi... e non vi portate tutta casa negli zaini!" ordinò
sorridendo Punma.
Quando
un po' tutti furono via Bretagna si avvicinò all'amica.
"A
Londra si dice... un Penny per i tuoi pensieri!"
Françoise
si girò e sorrise "Non sto pensando a nulla!"
"Ma
come no? E allora che fai? Guardi il cielo?"
"Esatto!!!
Preferisco lasciare la testa sgombra da qualsiasi pensiero in questo
momento!"
"Sei
ancora sicura che lo ritroveremo?"
"Si!
Non temere, lo ritroveremo, molto presto, ora andiamo a prepararci!"
"Françoise..."
"Dimmi!"
"Lo
so che sembro sempre un buffone però... manca anche a me Joe!"
l'imbarazzo del povero Bretagna la colpì.
"Tu
non sei un buffone!" gli disse baciandolo sulla guancia, l'inglese diventò
ben presto tutto rosso.
"Ohhh....ohhhhh....
un bacio dalla francesina....vale più di ogni altra cosa! Ohhh...ohhh...mi
gira la testa!"
Françoise
non poté trattenersi dal ridere, poi si avviarono al Dolphin per prepararsi
alla partenza.
"Li
ho trovati! Ho sentito tutto!" urlò Hisaki entrando in una specie di
Camper.
"Li
ho sentiti anche io!"
"Ma
Dottore! Mi ha mandato fuori a cercarli e poi..."
"Con
le mie apparecchiature radar li ho trovati molto prima di te, è stata una
fortuna che siano rimasti fuori dal Dolphin a parlare, altrimenti non avremmo
potuto ascoltarli!"
Hisaki
sbuffò un po' troppo rumorosamente
"Diamine!
Ragazzo devi portare rispetto, hai capito! Non è una gara, tu devi obbedire
agli ordini!"
"Bene!
Cos'altro ordina? Devo partire per Miyakejima?"
"Li
seguiremo entrambi!"
"E
se li seguisse da solo?"
"Hisaki
non stuzzicare la mia pazienza!"
"Ma
come ci andiamo lì? Non abbiamo un motoscafo!"
"Tu
non preoccuparti, so io come raggiungere l'isola!" disse premendo un
pulsante e avviando il camper nella direzione di un monte poco lontano.
Silenziosi
e quasi invisibili i sette cyborg salparono con i motoscafi da Niijima in
piena notte, lasciarono i motori spenti per non farsi sentire e remarono in
maniera costante per non agitare troppo il mare. Bretagna invece era partito
un paio d'ore prima. Arrivò a destinazione al tramonto. Diede una prima
occhiata alle case sparse sull'isola, parevano tutte abbandonate, eppure si
era accorto di almeno una decina di motoscafi nascosti dietro alcune siepi.
Cercò il punto d'attracco migliore per i suoi compagni e poi vi sistemò un
segnale a infrarossi invisibile ad occhio nudo, ma che Françoise poté
individuare subito da lontano, indicandolo agli altri. Sempre molto
silenziosamente attraccarono a Miyakejima. Françoise guardò attentamente
ogni casa, dentro e fuori, con la sua super vista finché ebbe un sussulto
"Joe!" sussurrò.
"Dov'è?"
chiese Jet.
"Dentro
quella piccola casa blu che si affaccia sul mar... sta uscendo. Presto,
nascondiamoci!" si buttarono tutti dietro la siepe continuando a guardare
in direzione della casa.
Poco
distante da loro, dietro alcune rocce, "Eccoci qua! Non è stato faticoso
vero?" Kaimika fece capolino.
"Ma
Dottore, lei da quanto tempo è a conoscenza di questo sotterraneo!"
"Hisaki,
svegliati, Miyakejima è una base dei Fantasmi Neri, il vulcano non è attivo,
siamo stati noi a causare l'esplosione per sgomberare quest'isola".
"Ma...
ma io avevo molti amici qui... alcuni sono morti... io..."
"Sta
zitto, stupido! Guarda là è 009! Prendi il fucile presto!"
Hisaki
obbedì e gli passò il fucile che il dottore posò piano sulla roccia
puntandolo su Joe e continuando a
osservarlo.
“Allora
nemmeno loro sono dei criminali…” sussurrò Hisaki.
“Sono
i peggiori criminali che esistano, si sono ribellati alla nostra
organizzazione e hanno ucciso molti dei nostri, maledetti, li abbiamo creati
per conquistare il mondo e loro hanno deciso di scappare e ostacolarci, la
pagheranno cara! Molto cara!” Ruggì lo scienziato.
"Joe!"
"Yumi...
che fai qui!"
"Joe,
perdonami per oggi, non avrei dovuto..."
"Non
preoccuparti!" sorrise.
"Dove
stai andando?"
"A
guardare le stelle!"
"Lo
fai ogni sera... ma perché? Pensi a lei?"
"Io...
non lo so, so solo che mi va di guardare le stelle"
"Posso
guardarle con te?"
"Yumi..."
"Ti
prego!"
"Va
bene, vieni sediamoci qui, senza allontanarci troppo!"
Si
sedettero in riva al mare su uno scoglio un po' più alto degli altri.
"Papà
domani andrà ad Izu, non vuole portarmi, va a cercarli vero?"
"Veramente
ha detto che non ci porterà entrambi a causa di una parata militare!"
"Humm...
ci credo poco!"
"Yumi,
tuo padre vuole aiutarmi a scoprire la verità!"
Françoise
aveva sentito anche troppo, in silenzio si avvicinò ai due, quando fu
abbastanza vicina lo chiamò "Joe!"
Intanto
dietro la roccia. "Ma guarda che bel siparietto, è arrivata anche 003,
chissà dove sono gli altri! Eh! Eh! Eh! Li scoverò tutti!" ghignò il
Dottore.
Hisaki
continuò a fissarlo in silenzio.
Yumi
si rialzò di scatto mentre Joe fissava Françoise senza parlare.
"Cosa
facciamo noi?" chiese Bretagna ai compagni "Aspettiamo senza
disturbarli!" rispose Albert.
"Joe...
sono io, Françoise!"
Lui
non rispose.
"Ti
abbiamo cercato per giorni, non mi riconosci?" dopo qualche secondo di
silenzio aggiunse "I tuoi amici sono dietro quella siepe, siamo venuti
per riportarti a casa, sei rimasto ferito in un'esplosione, proprio non
ricordi? Ti abbiamo perso, ma ora siamo qui, Joe, tu sei uno di noi."
Gli
altri cyborg uscirono dalla siepe, ma rimasero fermi sorridendogli.
"Fantastico,
tutti a portata del mio bel fucile laser, ci metterò un attimo a
colpirli!" borbottò ancora Kaimika... dal suo nascondiglio.
"Joe...
Joe, stai attento, ti sta ingannando!"
Françoise
guardò stupita la ragazzina di fronte a lei "Yumi…"
"Stai
zitta!"
"Credimi,
Non voglio far del male a Joe, sono l’ultima persona al mondo che gliene
farebbe perché.. io... io lo amo!"
Lui
la guardò stupito e sconvolto, ma in quel momento Françoise sentì
nuovamente un sibilo strano nelle sue orecchie, ci mise un attimo a
ricollegarlo allo stesso suono che udì giorni prima nel laboratorio prima
dell'esplosione "Scappate via....viaaaaaaaaaaa!" urlò spingendoli
in acqua poco prima che il laser li colpisse, ma fu colpita nel suo disperato
tentativo.
"NOOOOOOOOOOOOOOOO"
urlò Joe guardandola cadere in acqua svenuta e nuotò per soccorrerla.
Nel
frattempo dietro le rocce.
"Ora
presto, un colpo anche a loro" il dottore voltò in fretta il fucile
laser contro gli altri cyborg, ma qualcosa lo colpì subito alla testa
facendolo quasi svenire, perse il fucile che cadde poco lontano da lui, si
volto a guardare il ragazzo che l’aveva colpito.
"Hisaki,
che fai? Maledetto! Ma ti ucciderò!"
"Maledetto
sia tu, hai ucciso tutti i miei amici!!!"
"Fermati
ragazzo!" disse Jet prendendolo, mentre Albert puntò la sua mano contro
scenziato... che a sua volta recuperò il fucile, ma Albert fu più veloce e
gli sparò prima che facesse lo stesso.
Il
ragazzo scoppiò a piangere "Ha ucciso tutti i miei amici! Tutta colpa di
questo maledetto vulcano!!"
"Ragazzo
calmati! Chi sei?"
"Sono
Hisaki Asamura, sono...ero un allievo del dottor Kaimika, ma sono nato in
quest'isola, son dovuto partire dopo che il vulcano ebbe distrutto la mia
casa, ucciso i miei parenti e molti dei miei amici, il dottore mi accolse nel
suo laboratorio dicendomi che fra le altre cose, stava studiando un modo per
fermare il vulcano, stasera ho
scoperto invece che proprio lui e la sua organizzazione crearono le esplosioni
che hanno distrutto la mia vita!"
Jet
guardò in lontananza Joe appoggiare Françoise sulla riva della spiaggia poi
disse "Hisaki vieni con noi, forse puoi aiutarci a salvare la nostra
amica!".
Ben
presto accorsero tutti vicino a Françoise e Joe.
Anche
Kinnosuke era ormai lì, vide sua figlia piangere poco più distante e corse
ad abbracciarla per consolarla "Ti ha salvato la vita, non si deve mai
giudicare una persona senza conoscerla, i pregiudizi uccidono la gente!"
"Papà...
non volevo, morirà?"
Kinnosuke
guardò la ferita al fianco sinistro di Françoise, notò qualcosa di strano,
ma evitò di farlo capire alla figlia "Preghiamo perché sopravviva,
figlia mia!"
Joe
continuava a stringere fra le braccia Françoise, ancora priva di sensi,
mentre gli altri gli erano ormai tutti intorno.
"Joe...
ora ti ricordi di noi?" chiese Jet avvicinandosi.
Lui
alzò gli occhi incrociando quelli del suo amico "Jet dov'è Gilmour?
Dobbiamo portarla da lui al più presto!" le lacrime gli rigarono il
viso.
"Punma
l'ha avvertito via radio, sarà qui presto, Ivan purtroppo continua a
dormire!"
"Ma
come facciamo? Sta male! Il mio dispositivo di accelerazione è rotto, portala
tu da lui!"
"Aspettate,
prima di spostarla dobbiamo proteggere la ferita, l'acqua di mare può
danneggiare i cir.... i tessuti interni" si corresse Hisaki guardando
Kinnosuke, la figlia e quei pochi abitanti clandestini dell'isola accorsi
incuriositi dopo l'esplosione del laser.
"Chi
è lui?" chiese Joe facendolo avvicinare a Françoise.
"Un
allievo dello scienziato che ci ha teso l’agguato, è lui che l'ha fermato
quando stava per colpirci di nuovo, lascialo fare, è a posto!"
"Joe,
mi dispiace, io non immaginavo cosa realmente facesse Kaimika, parlava sempre
di voi come di criminali, io non immaginavo, mi sono fidato, ma Jet e Albert
mi hanno detto tutto, ora voglio rimediare!" prese dal suo zaino un
piccolo aspiratore con cui ripulì la ferita dalla sabbia e la salsedine, poi
la coprì con delle garze. Intanto il Dolphin arrivò sull'isola e Jet subito
portò Françoise al suo interno affinché Gilmour la curasse.
"Dottore,
posso fare qualcosa?"
"Ivan,
di buon ora!"
"Mi
scusi dottore, ma non riuscivo a svegliarmi!"
"Lo
so nella scorsa settimana ti abbiamo stancato oltre il dovuto, non
preoccuparti!"
"Ma
avevate bisogno di me qui stavolta e io non c'ero, posso fare qualcosa per
Françoise?"
"No,
figliolo, raggiungi i ragazzi e vedi se hanno bisogno loro di te!"
"Va
bene, però..."
"Cosa?"
"Sento
Françoise, la sua presenza, vuole sapere come sta Joe!"
"Credo
stia bene, tranquillizzala, ora ricorda tutto!"
Ivan
sorrise poi sparì dalla stanza.
Jet
intanto aveva subito raggiunto gli amici sulla spiaggia.
"Jet!"
"Dimmi
Albert!"
"Se
è vero che l'Oyama è una base dei Fantasmi Neri..."
"Dobbiamo
distruggerlo!"
"Si,
dobbiamo!"
"Fermi!
Non possiamo distruggere il vulcano, Hisaki ci indicherai il sotterraneo da
dove siete passati, vero?"
"Certo,
anche subito!" rispose il ragazzo a Joe.
"Bene!
Albert, Jet chiamate gli altri, distruggiamo la base, ma l'isola deve
riprendere a vivere normalmente!"
"Joe
forse tu è il caso che rimanga qui..."
"Sono
in obbligo verso le persone che mi hanno accolto, curato e aiutato, so che
Françoise capirà!" disse avviandosi verso il vulcano seguito da Hisaki
e Albert, Jet poco più lontano con gli altri appena chiamati.
Hisaki
indicò loro il passaggio, ma prima di entrare Joe lo chiamò "No, tu non
puoi entrare, noi possiamo fuggire in fretta, tu torna da Gilmour e vedi se
puoi aiutarlo!"
"Lo
farò!" disse il ragazzo correndo al Dolphin.
"Joe...
anche tu non dovresti entrare, l'accelerazione è danneggiata!"
"Beh,
amico, tu stammi vicino, quando si tratterà di scappare portami via."
Rispose a Jet.
L'amico
sorrise "Va bene, ma non cominciare a perderti per favore!"
"Non
perdermi tu!" sorrise.
"State
tranquilli a Joe penserò io!" dal nulla comparve Ivan.
"Ben
alzato Ivan! Sonno pesante?" ironizzò Albert.
"Non
è colpa mia! Scusatemi!"
"Non
preoccuparti, ora portaci nel centro del vulcano dove viene tutto
controllato." disse Joe.
Ivan
annuì e fece subito strada.
Attraversarono
il buio cunicolo grazie anche a Chang che con il suo fuoco lo illuminò a
dovere.
Arrivarono
in una grande stanza circolare piena di macchine in funzione.
"Questa
è sicuramente la centralina del vulcano!" disse Punma, anche Ivan ne era
sicuro.
"Credete
di riuscire a fermare l'attività vulcanica?" chiese Joe
"Possiamo
provarci, con l'aiuto di Ivan sarà più facile" rispose trafficando
subito in quel mare di pulsanti mentre il piccolo sembrava ormai in una specie
di trans "Qui c'è un timer... questo....ah questo è il programma
periodico dei terremoti..." borbottavano fra loro.
"Joe,
ho visto in altre stanze che ci sono molte altre macchine! disse Geronimo.
"Non
toccatele finché non saremo sicuri di non interferire col vulcano!"
Punma
e il piccolo cyborg continuavano a provare sequenze di codici, quando ad un
certo punto una spia rossa si accese e dallo schermo comparve un "Finish
Program"
"Ecco
fatto amici, ora il vulcano è al sicuro!"
"Bene
ragazzi ottimo lavoro, ora dividetevi e distruggete tutti i macchinari!"
Albert
piazzò bombe un po' ovunque poi urlò "Ora tutti fuori, presto!!!"
Corsero
verso l'uscita mentre una serie di esplosioni cominciò a sentirsi nelle cavità
più profonde, decine e decine di piccoli boati che si avvicinavano
velocemente.
Quando
furono tutti fuori videro l'Oyama tremare un po' in superficie, poi
assestarsi.
Rimasero
un po' in silenzio per sentire eventuali altre esplosioni, poi Joe fece cenno
ad Albert che con una carica di dinamite fece esplodere l'entrata del
sotterraneo chiudendolo per sempre.
"Ben
fatto amici miei!" disse stringendosi a loro in un abbraccio.
"Bentornato
Joe!" gli dissero loro in coro.
Joe
guardò il rosso sole del tramonto spegnersi pian piano nel mare blu scuro.
Nel cielo comparivano le prime stelle, cominciò a contarle e a pensare che
ormai erano passati diversi giorni da quando aveva ripreso coscienza di se
stesso e di ciò che era.
In
quei pochi giorni in cui aveva dimenticato di essere un cyborg, in cui era
convinto di essere un uomo normale come tutti gli altri, aveva sentito un
vuoto dentro incolmabile.
Il
vuoto dell'amicizia e dell'amore. Si era sentito molto più solo di quando,
appena scopertosi cyborg, la rabbia aveva preso il sopravvento sui suoi
sentimenti. C'era tanta rabbia, ma c'era la consapevolezza di non esser soli,
c'erano i suoi amici, c'era lei. Lei, Françoise, la sua luce, qualunque cosa
accadesse, c'era lei.
Ma
quando non aveva più ricordi, anche se lo avevano aiutato e accolto in una
casa persone molto gentili, lui si sentiva solo e vuoto. Si sentiva perduto.
Ora
era di nuovo se stesso e ora più che mai capiva il valore della sua vita e di
quella dei suoi amici. Perché la sua vita era questa che stava vivendo, un
cyborg, non un mezzo robot, ma qualcosa che era molto più di un uomo. E ora
che riusciva ad accettarsi così, riusciva a capire il suo valore e la sua
forza, poteva finalmente chiudere con il suo passato e con le sue paure.
Sorrise
alla luna che fece capolino dietro una piccola nuvola. Ci vide riflessa la sua
Françoise e sorrise ancora.
"Joeeeee!"
Yumi lo chiamò correndogli incontro, Kinnosuke la seguiva più lentamente.
"Siete
tornati finalmente!" disse Joe alzandosi e andandogli incontro.
"Abbiamo
fatto una lunga camminata, non è stato facile!"
"Lo
immagino, se fossi venuto..."
"No,
Joe, dovevamo andare da soli!" lo interruppe Kinnosuke.
"Papà
io vado a preparare qualcosa di buono per tutti!"
"Certo
Yumi vai pure!" la ragazza corse via e Kinnosuke invitò Joe a sedersi
con lui sulla spiaggia.
"Grazie,
Joe!"
"Sono
io che devo ringraziarvi..."
"No,
è grazie a te e ai tuoi amici se è finito l'incubo dell'Oyama, se ho potuto
finalmente seppellire mia moglie o almeno qualcosa che le apparteneva! Ora qui
possiamo tornare a vivere. Ieri le autorità hanno dato il consenso per la
ricostruzione della nostra isola, finalmente non dovremo più
nasconderci!" L'uomo aveva le lacrime agli occhi, ma era un pianto di
gioia e di liberazione.
"Kinnosuke,
se non fosse stato per voi, non sarei sopravvissuto..."
"Joe,
lo so che non sei... cioè, che sei un cyborg"
Il
ragazzo ebbe un sussulto
"Stai
tranquillo, non lo dirò a nessuno, sarà un nostro segreto, l'ho capito
quando ho visto le ferite di Françoise!"
"Io..."
"Non
devi spiegarmi nulla, ciò che hai fatto per noi qui è molto più importante
di tutto il resto e poi sei come un figlio per me, te l’ho già detto, non
me ne importa nulla di quello che sei fatto esteriormente, io so che sei una
brava persona, che le siete tutti, questo mi basta Joe, il resto non ha
importanza!"
Joe
si lasciò prendere dalla commozione.
"Questa
è la prova che sei una brava persona" continuò Kinnosuke guardandolo
"Un robot non può piangere! Ripartirete presto, vero?"
"Penso
domani!"
"Stasera
festeggeremo con gli altri del villaggio, non potete mancare, siete i
festeggiati!" sorrise.
"Non
mancheremo!"
Kinnosuke
gli diede una pacca sulla spalla poi si alzò, quando Joe fece per seguirlo lo
fermò dicendo: "No, rimani qui, stanno arrivando visite!"
Joe
si girò in direzione dello sguardo di Kinnosuke e la vide, avanzava
lentamente verso di lui, rimase rapito da quella visione che non si accorse
quando Kinnouke si allontanò.
"Posso
sedermi accanto a te?"
"Dovresti
essere a letto!"
"Non
cominciare anche tu, sono stanca di riposarmi, e non dirmi che è una
contraddizione in termini, perché non importa!"
Joe
l'attrasse a se in un abbraccio.
"Sei
la solita testarda!"
"Se
non fossi stata testarda..."
Lui
sorrise e la baciò aggiungendo "Adoro la tua testardaggine!"
Rimasero
ancora un po' abbracciati a guardare le stelle come da sempre facevano, non più
soli, poi raggiunsero gli altri nei festeggiamenti per la rinascita di
Miyakejima.
Il
giorno dopo partirono verso una nuova avventura.
F I N E
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N.B.
L’isola di Miyakejima, come
Izu, l’Oyama e tutto l’ambiente narrato in questa storia, esistono
realmente.